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Autore: An13Uta    29/12/2015    1 recensioni
Molto,molto tempo fa,in un'epoca in cui si perde la memoria,vi era un forte regno,dove le rose crescevano in ogni città.
Per ordine regio,tutte quelle esistenti non potevano avere petali se non gialli e rossi. Si diceva che in quel modo, anche se lontana,la regina potesse controllare tutto coi suoi occhi di fuoco,e si pettinasse i capelli biondi col vento che scuoteva leggermente i fiori.
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Rivisitazione della Saga del Male in versione Utaite
Genere: Commedia, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine, Utaite Vari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Sempre





-Regina?-.
La ragazza bionda si voltò,mantenendo il comportamento altezzoso che aveva con tutti.
Gli occhi rossi,appena socchiusi,balenarono sul viso del suo servo personale,incaricato di prendersi cura di lei ed esaudire ogni suo desiderio.
-Tutti gli ospiti se ne sono andati.-la bocca del giovane si aprì in un sorriso dolcissimo,-Se lei desidera...-.
Kuro batté le mani,entusiasta. Aveva aspettato tutto il pomeriggio che le udienze e i vari incontri coi nobili del regno finissero per quel momento.
-Andiamo,andiamo,andiamo!-esclamò febbricitante,non vedendo l'ora di iniziare.
-Da questa parte allora,vostra Altezza.-.
-Quante volte devo ripeterti che per te sono solo o la Regina o Kuro-chan?-lo rimproverò la sovrana.
Il servo si limitò a ridacchiare. Era molto divertente farsi riprendere per quel motivo che suonava così futile alle orecchie degli altri.
I due andarono in un salone. In un angolo giaceva,poggiato su uno sgabello,un piccolo grammofono d'ottone.
Il ragazzo caricò la manovella un paio di volte e tornò dalla sua regina. Una volta che si furono presi per mano,un po' tentennante,la bionda appoggiò i piedini rinchiusi nelle scarpe dal tacco un po' tozzo su quelli del servo.
Improvvisarono una specie di ballo in coppia a tempo della musica cantata dallo strumento fino a che Kuro non perse l'equilibrio e cadde.
Tenchou portò la mano alla bocca tentando di soffocare un risolino divertito. La giovane sovrana se ne accorse subito facendo un'espressione strana,tra l'acido e il divertito,e lo scalciò indietro.
Il servo si ritrovò sul pavimento,una delle scarpe presa in ostaggio dalla ventiduenne bionda già scappata sulle scale per non venire presa.
Sbuffando pur mantenendo il sorriso sulle labbra,il rosso si tolse la superstite per essere più comodo e le corse dietro, intenzionato a divertirla.
Della scarpa non gli importava più di tanto.


C'era una storia che la bambina del villaggio attorno alla reggia che fabbricava i centrini di lana raccontava spesso.
Era sempre la stessa,raccontata a chiunque si fermasse a vedere il suo lavoro.
-Sai che c'è una storia,sulla punta della mia lingua?-diceva sempre così,-Aspetta solo di essere raccontata...-.
Kuro correva come un fulmine su quelle scale,e Tenchou faceva quasi fatica a starle dietro.
-Un giorno nacque una bambina in un villaggio.
Era una bambina preziosa e tutti avevano paura che arrivassero i ladri e la portassero via.
Allora si misero d'accorso e la rinchiusero in una grande, grandissima montagna d'avorio.-.
Sembrava sempre una fiaba come un'altra.
Tutti si aspettavano i cattivi arrivare,il principe salvare la povera ragazza.
-La bambina crebbe e si sentiva sola.
Solo una persona arrivava a portarle cibo e acqua nella sua bellissima prigione,e faceva sempre in modo che la bimba preziosa non lo vedesse.
Ma lei si sentiva tanto tanto sola...
Avrebbe dato tutto pur di avere un amichetta.-.



La regina sembrava sempre un passo avanti a lui. Stringeva trionfante la scarpa nella mano destra e rideva, contrastando il pensiero che correva nella mente del suo amico più fidato.


-Un giorno la ragazzina sentì una vocina tanto carina e tanto simile alla sua che le parlava.
Era così felice,e la vocina era così gentile,che le rispose subito e divennero amiche in men che non si dica.-.
La dolcezza del momento veniva subito stroncata.
-In realtà la ragazzina era così sola e così disperata per amicizia che era impazzita.
La vocina che sentiva era un'invenzione per superare la sua terribile solitudine.
La sua testolina andava su e giù mentre sussurrava frasi velocissime,rivolgendosi all'accetta appesa al muro,proprio davanti a sé.-.
Tutti erano scossi da un brivido,agghiacciati.
La bambina che faceva centrini non smetteva di avere il suo sorriso e di lavorare,raccontando la storia.



-Fatti pure esplodere il petto se vuoi,tanto non riavrai mai la tua scarpa!-.


-E un giorno vide una bambina carina proprio davanti a lei che le sorrideva,brillando.
“Io sono una bambina preziosa”,ella disse,frutto della matta immaginazione della povera ragazzina,“E mi sento tanto sola,rinchiusa nella mia grande,grandissima montagna d'avorio. Ti va di essere amiche?”.
La ragazzina aveva preso l'accetta,annuendo e sorridendo.
“Che bello,”esclamò,“Adesso non sarò più sola!”.
E si tagliò a metà.-.
Silenzio.
Nessuno fiatava.
Aspettavano tutti il principe,che però non arrivava.
Attendevano lo stregone che riportava in vita la ragazza.
Ma la bimba dei centrini non parlava più,e sorrideva,con lo sguardo vacuo puntato nel nulla.
-E finisce così?-si azzardava a chiedere qualcuno.
La bimba fermava il suo lavoro e osservava l'interlocutore.
Dava la stranissima impressione di non vedere nulla.
-Sì.-annuiva,-Finisce così. La trovarono la mattina dopo in un piccolo lago rosso che sorrideva spaccata a metà.
Faceva paura.
Ma non capivano il loro sbaglio e ogni bambina preziosa era messa nella grande,grandissima montagna d'avorio.
Non è mai arrivato nessuno ad aiutarle.
E poi sono spariti tutti. Come,non lo so. Ma le bambine preziose ci sono ancora e vengono messe ancora in quelle grandi,grandissime montagne d'avorio.
Anche se a volte non sembrano montagne d'avorio,o non sono grandissime,o non sono grandi.
E a dir la verità,-concludeva,tornando a intrecciare la lana, -Le bambine preziose non credo esistano.
Solo bambine rinchiuse,destinate a stare sole per sempre.-.
Era il “per sempre” a spaventare.



Tenchou afferrò finalmente il braccio della fuggitiva, trascinandola a terra con sé.
Risero entrambi,e le loro risate aleggiarono candide e leggere come quelle dei bambini.
-D'accordo,hai vinto,Tenchou! Come premio eccoti la scarpa destra.-.
-Grazie,Kuro-chan. Ora torniamo giù a prendere l'altra,o sarò costretto a zoppicare fino alla vostra camera.-.
Kuro sbuffò allegra,aiutandolo a rialzarsi e scendendo con lui verso la sala.
Era anche per questo che era diventato suo servo.
Subito,da quei pochi secondi che avevano passato al loro primo incontro – ricordava ancora quei grandi occhi rossi che lo avevano catturato,ignorando la loro origine reale – si era accorto di come lei fosse una bambina preziosa,pronta ad essere segregata in una grande,grandissima montagna d'avorio,sola fino a diventare pazza.
Era diventato il servo di Kuro per offrirle un compagno di giochi con cui passare un'infanzia mai avuta,per non lasciarla cadere preda ad una solitudine più grande di lei, capace di consumarla.
Per farle tenere quel sorriso innocente,quasi infantile,per il resto della sua vita.
Per questo le sarebbe stato accanto,sarebbe stato il suo migliore amico,al suo fianco anche nei momenti più duri.
Per sempre.


 
   
 
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