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Autore: tini fray    29/12/2015    1 recensioni
TRATTO DAL 18esimo CAPITOLO
"Alec sorrise in modo beffardo e lo stregone non riuscì a ribattere quando si avvicinò lentamente fronteggiandolo.
Il cervello di Magnus aveva staccato la spina ed era andato alle Hawaii con un volo diretto da Idris.
Alec non sembrava... Alec."
Ambientato alla fine di COLS.
E se nuove persone entrassero a fare parte della vita del cacciatore moro e Magnus, geloso più che mai, non fosse più così sicuro della sua decisione?
Malec/Clace/Sizzy
SPOILER DI TMI E DI TID
*FANFICTION IN REVISIONE DAL PRIMO CAPITOLO*
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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~~Piccola premessa:
Flashback
Flashback nel Flashback


La tensione era così densa da poter essere tagliata facilmente con un coltello.
Gli sguardi di Padre e figlio erano incatenati, e si sfidavano come a incitare l'altro a fare la prossima mossa, la mossa fatale.
Le guardie fuori dalla porta rimanevano all'erta, attendendo un minimo segnale per poter intervenire.
Mentre c'era chi invece attendeva un miracolo.
Christopher Iceblood era rannicchiato dietro una colonna, mentre stringeva spasmodicamente le ginocchia al petto, mordendosi con tanta forza il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.
Era completamente bloccato, non aveva la più pallida idea di che cosa fare.
Eppure sapeva che tutto quello che stava succedendo era nato da lui, e che avrebbe dovuto fare qualcosa per sedare quello che stava per nascere, però era completamente inerme, poteva solamente vedere il risultato della somma dei suoi errori compiersi davanti ai suoi occhi, senza poter fare nulla.


Quando a 10 anni suo padre, il re di una contea nei pressi di Vladivostock, l'aveva lasciato in custodia al suo Parabatai, per partire per una missione dalla quale si pensava non sarebbe mai tornato, Christopher aveva vissuto un vero e proprio shock.
La madre, Kathrina Iceblood , lo aveva consolato, promettendogli che sarebbero tornati e che gli avrebbero portato molti regali e giochi dal nuovo mondo, ossia il luogo nel quale si stavano per avventurare.
Ma Chris era sempre stato un ragazzo molto intelligente e non si era mai lasciato ingannare dalle false speranze.
Aveva sempre saputo che i suoi genitori non sarebbero mai tornati.
All'inizio l'impatto con la sua nuova vita era stato drammatico.
Una nuova città, una nuova dimora, una nuova famiglia.
Il fatto che fosse la famiglia del suo migliore amico l'aveva leggermente aiutato, ma non aveva lenito il trauma della distanza.
Christopher si era trasferito dai Blackraven, la casata più nobile e antica di tutta la Russia, nonché casata del suo migliore amico: Gideon Blackraven.
Già dal primo giorno, Gideon lo aveva accolto come fosse suo fratello da sempre e l'aveva trattato come tale per tutti gli anni a venire.
E così aveva fatto anche Lord Blackraven, il padre di Gideon, nonchè ultimo discendente, insieme al figlio, della nobilissima casata dei Blackraven.
Chris, perció, dall'età di 10 anni  in su aveva vissuto con loro due, anzi, più con Gideon che con il Lord, poiché era sempre preso da impegni di massima importanza che lo portavano ad allontanarsi dal palazzo per lunghi periodi o a rimanere chiuso nella sala del Trono a discutere con i dignitari di Corte per ore e ore, e queste ore a volte si tramutavano in giorni.
Questa cosa non sembrava dispiacere a Gideon, o almeno in apparenza.
A differenza di Chris, sempre alla ricerca del calore familiare o di una figura amica, Gideon alternava momenti di repulsione ai più rari momenti di sopportazione, seppure minima, del genere umano.
All'apparenza poteva sembrare un bambino viziato, essendo anche uno dei pochi bambini apparententi alle famiglie più ricche del regno, insieme a Christopher.
Ma a differenza di quest'ultimo, che era cresciuto in una famiglia piena di calore e di affetto, Gideon era cresciuto senza sapere minimamente cosa significasse amare, o almeno poteva immaginarlo dai numerosi libri che leggeva in cui si parlava di storie d'amore e romanticherie del genere.
La morte precoce della madre lo aveva scosso profondamente, e da allora non si poteva più vedere sul suo volto un sorriso che non fosse di circostanza o un ghigno di perfidia, cosa non molto normale per un bambino di 10 anni.
Si diceva che Gideon non avesse mai pianto, neanche quando cadendo durante i pesanti allenamenti a cui il padre lo sottoponeva si faceva male, forse per paura di ciò che il padre gli avrebbe fatto se l'avesse visto piangere.
Fattosta che Gideon non aveva mai versato una lacrima.
A differenza di Chris, che era ironicamente considerato da suo padre un piagnucolone.
Un'altra cosa in cui Christopher e Gideon erano completamente diversi era la lettura.
Avresti potuto rinchiudere Gideon per ore, giorni, settimane, in una stanza con decine di libri e ritrovarlo allegro e pimpante come quando ad un bambino regalano della cioccolata come premio.
Christopher non capiva come facesse, lui appena entrava in contatto con un libro impazziva!
Gli ritornavano sempre in mente i maestri scorbutici e bisbetici da cui aveva dovuto essere istruito e i loro libri vecchi e rovinati, che odoravano di muffa.
Aveva sempre odiato i libri, e lo studio.
Cosa che Gideon invece amava follemente: la conoscenza, lo scoprire cose nascoste a chiunque altro.
Questo lato di Gideon aveva sempre affascinato Chris: il suo lato avventuriero, misterioso, criptico, in un certo senso, anche affascinante..


'Cioè.. Non affascinante, interessante.' Si corresse subito mentalmente Christopher, mentre tentava di distrarsi da quello che stava accadendo dentro la Sala del Trono lasciandosi vagare nei ricordi.


Data la differenza dei loro caratteri all'inizio la loro convivenza era stata leggermente.. Caotica.
Cioè, vedersi un giorno per settimana, oppure per mese, a seconda degli impegni delle loro famiglie, era fattibile e molto rilassante; ma dover vivere 24 ore su 24 con un Gideon sempre silenzioso e rilassato, come se nulla lo turbasse, era stata una vera e propria tortura per i primi periodi.
La vita di Christopher subito dopo l'allontanamento dai genitori era stata completamente stravolta.
La notte aveva continuamente incubi e si svegliava ansimante ed urlante, si guardava terrificato intorno e riprendeva ad urlare quando ricordava che i suoi genitori erano molto lontani e che probabilmente non sarebbero più tornati.
Allora Gideon, ogni notte, si alzava dal suo letto, sgattaiolava fuori dalla sua stanza e dentro quella di Chris, cercando di calmarlo.
E dopo si addormentavano nello stesso letto, perché, a detta di Chris, i mostri che gli facevano visita mentre dormiva sarebbero potuti tornare.
E così successe per tutte le notti a venire.
Anche quando Chris non aveva più gli incubi, Gideon sgattaiolava nella sua camera e raccontava a Chris delle storie pazzesche su stregoni e fate, fino a quando entrambi non si addormentavano per la stanchezza.
E così li ritrovava Emily, la governante della casa, quando entrava per sistemare le camere dei principini.
Ogni volta che li vedeva un sorriso spontaneo nasceva sul suo volto, grata che le sue preghiere si fossero avverate.
Finalmente Gideon aveva trovato qualcuno che era in grado di reinsegnargli ad amare.
Rimboccava ai principini le coperte e depositava un bacio sulla fronte di entrambi, socchiudendo le finestre per evitare che la luce del primo giorno desse loro fastidio agli occhi.

Il cuore di Chris fece un balzo a quei ricordi così dolci e dolorosi.

Crescendo Gideon era diventato la sua luce guida, nonostante si dovesse parlare più di una luce tenebrosa e misteriosa più che di una luce abbagliante, gioiosa e piena di allegria.
E così Chris era diventato lo stesso per Gideon, anche se non ne era ancora del tutto consapevole.
Col tempo avevano imparato ad amare i difetti e i pregi dell'altro e da allora erano indivisibili.
Peró, dopo quel periodo di assestamento ne seguì un altro che scosse il loro rapporto.
Lord Blackraven che faceva già parte del consiglio di Idris, stava assumendo durante il tempo un ruolo sempre più importante e fondamentale, perciò era costretto a muoversi spesso verso la capitale degli Shadowhunters, a volte portandosi i due ragazzi a volte no.
Ma quando Lord Blackraven venne nominato Inquisitore al consiglio dovettero trasferirsi definitivamente a Idris, con la servitù, dove si stanziarono nel palazzo che apparteneva alla famiglia della madre di Gideon.
Essendo Inquisitore, Lord Blackraven oltre all'amministrazione del suo regno aveva sulle sue spalle anche quella di Idris.
Non sembrava dispiacergli, nonostante fosse molto pesante.
E non sembrava dispiacergli neanche stare lontano da suo figlio così tanto tempo, ignorandolo completamente.
Chris non aveva mai avuto niente a ridire su tutto quello, perché non voleva immettersi in quella faccenda, sapeva che il Lord era una persona molto severa, se non ai limiti del sadismo, ma Gideon non ne aveva mai parlato e Chris sapeva che non l'aveva mai fatto perché gli faceva troppo male parlare di quello che provava, perciò aveva deciso di aspettare con pazienza.
Poi, quando divennero Parabatai, il loro legame si intensificó ancora di più.
Chris non sentiva nessuna differenza peró, riusciva sempre a capire quello che passava nella testa di Gideon senza bisogno del loro legame parabatai.
Erano uniti come i due lati di una medaglia.
Quando Chris stava male, Gideon era sempre in camera sua a curarlo, e quando arrivava la cameriera che portava al principino malato degli infusi per il raffreddore o la febbre, il Principe la liquidava con un "Ci penso io", e la cameriera obbediva, nascondendo un sorrisetto.
Questa abitudine non era mutata con il passare degli anni.
Ma quando fu Gideon ( che era più grande di Chris di qualche anno) a raggiungere la maggiore età ci fu un altro tipo di scompiglio, un ulteriore cambiamento nel loro modo di vivere.
Se da ragazzo Gideon partecipava raramente alle riunioni del consiglio, raggiunta la maggiore età, ossia il momento in cui il peso della successione del Regno poteva essere rilasciato su di lui in qualsiasi momento e per qualsiasi tipo di imprevisto, Gideon dovette partecipare abitualmente a tutti i consigli, e Chris si ritrovava da solo nella sua camera ad aspettarlo.
Ma non rimaneva mai con le mani in mano, scendeva in cucina e, con l'aiuto di Emily, preparava il dolce preferito di Gideon che, quando tornava in camera sua, lo ritrovava sulla sua scrivania da lavoro, sotto delle leggere stoffe per non farlo guastare in caso Gideon avesse ritardato.
E, ovviamente e immancabilmente, di lato al dolce stava un biglietto con la grafia di Chris.
"Una grande ricompensa per un grande, futuro Re."
~Christopher Iceblood
Eppure Chris non poteva sapere che la ricompensa di Gideon non fosse tanto il dolce ma piuttosto chi l'aveva preparato.
Tutto l'affetto che Chris depositava verso Gideon rendevano il principe sempre più aperto e più caloroso, cambiamento che venne notato da tutti a Idris.
Il colpo d'ascia che aveva spezzato il loro rapporto era stato l'arrivo di un nuovo consigliere reale alla corte.
Lord Blackraven non riusciva più a sostenere il peso del controllo di due regni, e Gideon ancora era inesperto, aveva bisogno di qualcuno che controllasse le spese, le tasse e quel milione di altre cose che lui da solo non poteva fare.
Aveva bisogno di qualcuno di fidato a cui affidare metà del peso.
Quando il Re aveva annunziato l'entrata in consiglio di un ulteriore consigliere del Re stesso nessuno aveva obiettato, e soprattutto Chris non avrebbe mai potuto pensare che quel consigliere sarebbe stata la sua rovina.
E non avrebbe mai potuto pensare, come dopotutto tutti gli altri membri del consiglio, che questo nuovo aiutante sarebbe stato niente popo di meno che Vladimir Tepes, uno dei primi vampiri creati.
Da quando aveva varcato l'entrata principale del palazzo per la prima volta lo sguardo di Gideon non si era più allontanato dalla figura del vampiro.
Chris in quel periodo aveva fatto di tutto per riavere l'attenzione del parabatai su di sè, non aveva mai smesso di cucinargli dolci, e la maggior parte delle volte quelle torte erano rimaste intatte a raffreddarsi sul tavolo della camera del futuro Re.
Aveva tentato di parlare con lui, cercare di chiarire, ma Gideon non rimaneva mai in camera sua e beccarlo da solo era praticamente impossibile.
O era attorniato da consiglieri, o da Vladimir, oppure era uscito per cavalcare, oppure le ultime due cose insieme.
Chris sentiva la gelosia divorarlo come un mostro verde che non faceva altro che ripertergli "lui è meglio di te."," preferisce lui a te, è ovvio", "sei solo un fardello buttato davanti alla sua porta all'età di 10 anni. Avrebbe dovuto rimandarti indietro appena arrivato".
Chris aveva vissuto gli ultimi anni nella gelosia e nel terrore che Gideon potesse non tenere più a lui.
Fino a quando, un giorno, non avvenne un episodio che lo scombussoló nel profondo.
I suoi genitori erano tornati.

 

Le porte si spalancarono improvvisamente e Chris ebbe un sussulto.
La sua testa scattó verso la sala con un movimento quasi sovrumano.
Vide Lord Blackraven uscire fuori dalla sala calmo, come se fino a poco fa non stesse discutendo animatamente col figlio, e incamminarsi nel corridoio fino a  fuori dal palazzo, ignorando Chris.
Chris si alzó in piedi, e cercando Gideon entró nella sala.
Lo vide appoggiato allo stipite del balcone, che guardava al di fuori con aria persa.
"...Gideon?" Chiese insicuro Chris, avvicinandosi a lui. "Tutto bene?".
Passó qualche secondo prima che ricevesse risposta, da una voce che sembrava provenisse dall'oltretomba e non dal suo migliore amico.
"Chris, credo che dovresti andartene."
Però non era quello che si aspettava di sentire.
"Cosa?" Fece Chris, stufato più che stupito, Gideon lo trattava in quel modo freddo da un bel po', aveva iniziato ad abituarsi, non a farselo piacere, ma ad abituarsi.  "Va bene, evidentemente non vuoi parlarne ora e ti capisco, ti aspetto in biblioteca, vieni quando avrai voglia di parlarne." Chris si giró e fece per uscire dalla Sala.
"Intendevo che dovresti andartene dal palazzo."
Chris si congelò sul posto, sentendo un brivido percorrergli la colonna vertebrale.
La voce di Gideon era innaturalmente fredda, perfino per lui.
Gideon lo stava cacciando?
Sentì le mani tremare, e cercó di parlare, sopprimendo la delusione, ma la gola sembrava bloccata.
Tuttavia sembrava non sarebbe servito parlare, Gideon stava continuando senza bisogno del suo intervento.
"Credo che sia arrivato il momento che tu ti ricongiunga con i tuoi genitori, dopotutto saresti dovuto rimanere qui temporaneamente, non a vita. Sapevi che prima o poi saresti dovuto andare via." Disse Gideon con voce piatta e assolutamente inespressiva.
Non che non avesse mai questa espressione monotona, ma Chris riusciva sempre a leggere fra le righe, quella volta non ci riuscì.
"Gideon..." Riuscì solamente a dire Chris, sentendo le lacrime salire agli occhi.
Stava per essere cacciato di casa, dalla sua famiglia, di nuovo. Gideon lo stava allontanando, ancora di più di quanto non avesse fatto prima.
Sapere che Gideon si era distanziato leggermente da lui per l'arrivo di Vladimir che l'aveva coinvolto particolarmente andava bene a Chris fino a quando sapeva di avere un vantaggio su Vladimir.
Conosceva Gideon da più tempo e riusciva a leggere dentro i suoi occhi ogni minimo sbalzo d'umore.
Ma adesso... Sembrava non riuscire più a riconoscerlo.
Istintivamente portó la sua mano sulla runa parabatai, e sentì la forza flebile del loro legame.
"È stato tuo padre." Disse Chris, fu più un'affermazione che una domanda. "È stato tuo padre a constringerti, non è così Gideon?". Esclamó con voce imperiosa.
Sentì Gideon sospirare, come se stesse cercando di trattenere i soliti istinti che lo incitavano a fare qualcosa e allo stesso tempo ascoltare la sua ragione, che lo intimava di non ascoltare gli istinti.
"No, ti sbagli. Non é stato mio padre. Semplicemente credo che sia giusto che adesso le nostre strade si dividano."
Chris sentì il suo cuore distruggersi in mille pezzi, anzi, sentì come se mille cuori nel suo petto si stessero spezzando contemporaneamente.
'Non può dire sul serio...' Pensó Chris tentando di ricordarsi come si respirava.
'Non può abbandonare il suo parabatai per un vampiro qualunque.. Non può'.
Chris aveva gli occhi pieni di lacrime, e mentre cercava affannosamente di respirare aveva solamente una certezza in mente: in qualche modo si sarebbe vendicato del vampiro che gli aveva portato via il suo Parabatai.
Si sarebbe vendicato di Vladimir Tepes.
Corse fuori dalla sala senza guardarsi indietro, ma se l'avesse fatto avrebbe visto la sua immagine riflessa in uno specchio, Gideon stava piangendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Boom.
Un altro pugno sul sacco.
Boom.
Un ennesimo pugno sul sacco.
Le nocche delle mani sanguinavano senza sosta ma lui non le sentiva quasi più.
Boom.
Continuó a torturarsi, cercando di cacciare dalla mente le immagini e i ricordi che aveva appena visto.
Era una sensazione estenuante, avere quei flash improvvisi senza riuscire a capire di che cosa si trattino e perché ti sconvolgano così a fondo.
Era come essere stati un'altra persona e non ricordarselo.
Con tutti i flash che aveva avuto fino a quel momento era riuscito a stilare una piccola lista di cose che era riuscito a capire su Christopher Iceblood:
•Era uno sfigato;
•Era stato abbandonato nelle mani di una famiglia apparentemente instabile mentalmente;
•Aveva un Parabatai psicopatico che aveva una strana propensione per tutto ciò che era oscuro e misterioso;
•Era uno sfigato;
•Cucinava torte a non finire, avrebbe potuto insegnare a Isabelle Lightwood a cucinare, così finalmente Alec avrebbe smesso di cucinare sempre e solo pancake e nient'altro;
•Era uno sfigato, per di più friendzonato.
Aveva avuto una vita molto infelice, e Jonathan in quanto a vite infelici era il Capo indiscusso.
Tiró un altro pugno al sacco, demoralizzato, ripensando a sua sorella che se la faceva felicemente con il biondino, Isabelle Lightwood che faceva maratone di Star Wars a non finire col vampiro migliore amico di sua sorella, l'altro vampiro che sembrava molto un'anima solitaria in pena, e infine Alec, Magnus e Vladimir.
Quello era il trio più inesplicabile.
Alec era innamorato di Magnus, indubbiamente dati gli occhi a cuoricino che gli venivano ogni volta che vedeva lo stregone, ed era indubbiamente ricambiato da quest'ultimo.
Ma c'era Vladimir di mezzo, che era innamorato di Alec, beh, non proprio innamorato, una specie di mezza infatuazione, che ancora non sapeva spiegarsi per bene.
Ancora non capiva se questo sentimento era ricambiato o no.
E poi c'era lui, Sebastian aka Jonathan Morgenstern.
Il solito incompreso.
Tiró un altro pugno violentemente al sacco, come se volesse sradicarlo.
Un altro pugno, un altro pugno.
Un altro pugno ancora.
Sentiva le mani e le braccia gridare pietà, ma non osava smettere.
Non smise neanche quando sentì la porta della palestra aprirsi e il rumore di piccoli passi avvicinarsi.
"Hey.. Sebastian."
Riconobbe subito la voce di sua sorella, Clary, oh da quanto tempo non vedeva la roscia, proprio da quella mattina.
"Dimmi Clarissa." Disse continuando a tirare pugni al sacco, senza girarsi neanche a guardarla.
"Tutto a posto?" Chiese Clary titubante osservandolo, sentiva che c'era qualcosa che non andava, e sentiva anche che le importava di Sebastian, dopotutto non era colpa sua se Valentine aveva deciso di divertirsi al piccolo chimico con suo figlio e con il sangue di demone.
Poi in quel periodo stava cambiando, e chissà perché sentiva che in qualche modo centrava Alec.
"Tutto a posto. Eh.." Ripetè Sebastian fermandosi un attimo e poggiandosi al sacco. Poi un moto di rabbia lo riprese. "Ti sembra che sia tutto a posto?".
Riprese a tirare pugni al sacco.
Clary lo vedeva così arrabbiato e non sapeva come fermarlo e cosa a dirgli.
"Sebastian.." Lo richiamò, ma lui non la sentiva, continuava a tirare pugni al sacco.
Ad un certo punto Clary vide i suoi occhi quasi illuminarsi, non seppe descrivere l'emozione che vi lesse, ma lo vide aumentare la forza che serbava nei pugni e di li a poco dopo il sacco si sradicó dalla sua presa al soffitto e voló di qualche metro più in là.
Vide Sebastian ansimare pesantemente con i muscoli delle braccia e del collo tesi e contratti, e con le nocche sanguinanti.
Clary era senza fiato, ancora non riusciva a capire come avrebbe dovuto agire nei suoi confronti, così lo chiamò.
"Sebastian..." Lo chiamò con voce più incerta di prima, mentre lui abbassava lo sguardo a terra immerso nei suoi pensieri.
"Vieni con me, così ti medico." Disse Clary, alla vista delle sue mani insanguinate e tumefatte, non riusciva a vederlo in quello stato.
Sebastian non annuì neanche, la seguì senza fiatare.

 

 

 

 


Entrarono nella stanza di Clary in silenzio.
Clary fece segno a suo fratello di seguirla in bagno e mentre gli lavava via il sangue dalle ferite cercava di capire cosa gli stesse succedendo.
Cosa alquanto complicata, dato che Sebastian era rinchiuso in una rocca di ferro e sembrava non dare segno di nessuna emozione apparente.
"Hai l'iratze con te?" Gli chiese mentre finiva di sciaquargli le mani.
"No, medicale e basta. Non voglio usare l'iratze." Chiese Sebastian con uno sguardo risoluto che preoccupò Clary.
Perciò gli disse di sedersi sul letto mentre cercava qualcosa con cui poterlo curare.
Trovò delle garze aperte.
'Meglio di niente.' Pensó Clary, tornando in camera sua e sedendosi sul letto con le garze.
"Non ho come cicatrizzare le ferite, perciò si potrebbero riaprire. Posso solamente fasciartele." Disse Clary, più a se stessa che a Sebastian, dato che lui sembrava non ascoltarla per niente, come se le mani non fossero le sue.
Clary prese delicatamente le mani di Sebastian nelle sue, iniziando a girare la garza intorno.
"Allora.." Inizió Clary, studiandolo attentamente. "Cosa succede? Stamattina, dopo la scenata con Jace mi sei sembrato parecchio strano, e dopo qualche ora ti vedo a pestare a sangue, letteralmente, un sacco da Box."
Sebastian non alza lo sguardo da terra.
Clary rimase in silenzio per un po'.
Stava per aprire bocca, quando una voce che sembrava venire dall'oltretomba la fermò.
"Lo odio." Disse semplicemente Sebastian, con tutto il disprezzo del mondo nella sua voce.
"Chi?" Chiese automaticamente Clary, fermandosi dal mettere la garza per dedicare tutta l'attenzione al fratello.
"Chi ci ha fatto tutto questo. Chi ha fatto di me un mostro, chi ha diviso la nostra famiglia, chi ti ha costretto a vivere all'oscuro della tua vera natura, chi mi ha reso un barattolo per contenere l'anima di un vecchio, chi mi ha costretto a crescere solo e senza nessuno. Lo odio." Disse Sebastian, Clary vide i suoi occhi diventare lucidi ma non risusciva a capire se si trattasse di rabbia o di tristezza.
Rimase per un attimo senza parole, cosa rara per lei.
"A-anch'io odio Valentine, ma non per questo noi dobbiamo-"
"Oh no, io non sto parlando di Valentine." Disse Sebastian, Clary rimase per un attimo interdetta.
"Ci dev'essere per forza qualcuno al di sopra di noi che ci controlla, che ci costringe, che nonostante noi con le nostre poche forze ci mettiamo in piedi questo qualcuno ci ributta a terra e ci schiaccia. E io odio questo qualcuno, per tutto il male che ci ha fatto." Disse Sebastian, guardando finalmente Clary negli occhi.
La rossa era pietrificata, non sapeva cosa dire o fare.
"Sebastian voglio che mi ascolti attentamente. Forse ci sarà qualcuno, il fato, il destino, Raziel, che ci controlla e che ci demoralizza fino a mollare. Ma non devi mai buttarti giù, ricordati che non sei mai solo, nessuno è mai solo, è solo chi crede di esserlo e chi vuole esserlo. Tu non sei solo. Tu hai me e hai mamma che stiamo iniziando a conoscerti per quello che sei veramente. Hai Alec, che ti guarda come se tu fossi un cucciolo di foca smarrito e ti protegge come se fosse la tua guardia del corpo. Hai tante persone che tengono a te, è per loro che devi combattere." Disse Clary guardando Sebastian negli occhi.
Per i primi momenti del discorso pensava di stare andando bene, vedeva una scintilla di speranza nei suoi occhi, ma ad un certo punto vide lo sguardo di Sebastian incupirsi, come se avesse detto qualcosa di sbagliato.
"Non capisci. È questo il punto. Voi non state conoscendo Jonathan Morgenstern, voi state conoscendo Christopher Iceblood." Disse Sebastian scattando in piedi, con la medicazione fatta a metà.
Clary finalmente capì qual'era il problema che affliggeva suo fratello.
"No, Seb. Solamente il sangue che ti scorre nelle vene è di Christopher, il resto è tutto del Jonathan Morgenstern che Valentine non ha mai compromesso.
Questo sei tu. Christopher Iceblood non c'è mai stato. I suoi sono solo ricordi." Disse Clary raggiungendolo e prendendogli la mano, cercando di dargli forza.
Sebastian non era ancora molto convinto.
"E.. Alec?" Chiese Sebastian, Clary all'inizio non capì. "Alec si sta... 'Affezionando' a me perché io sono Christopher Iceblood, il parabatai di Gideon, no?".
Clary alzó gli occhi al cielo.
"No, Alec si sta affezionando a Jonathan, non a Christopher. Tiene a te come tu tieni a lui. Christopher e Gideon c'entrano solo fino ad un certo punto." Disse Clary, con un sorriso confortante.
"Vorrei davvero sapere qual'è questo punto di cui parli." Disse retoricamente e mestamente Sebastian, guardando fuori dalla finestra.
Clary sospiró.
'Lo vorrei sapere anch'io' pensó la rossa.

 

 

 

 

 

 

 

"Allora, di che cosa si tratta?" Chiese Alec, seguendo Isabelle ed entrando nella biblioteca con passo veloce, con Jace al seguito.
Appena Isabelle li aveva avvertiti dicendo loro che forse Magnus aveva trovato qualcosa che avrebbe potuto aiutarli entrambi erano corsi con lei a vedere la novità.
Alec raggiunse il fianco di Magnus, vedendolo teso e irrigidito.
Gli poggió una mano sulla spalla, cercando di stabilire un contatto con lui e quest'ultimo gli rivolse un'occhiata stanca, ma piena di affetto.
Entrambi erano stanchi e stravolti, soprattutto Alec, ma sapevano tutti e due che ne sarebbero usciti, insieme.
Alec rafforzó la stretta sulla spalla di Magnus.
"Forse dovremmo aspettare che Raphael torni." Disse Simon. Allo sguardo confuso di Jace e Alec continuó. "È andato a chiamare Sebastian e Clary."
"Non dovremmo aspettare anche Jia e Vladimir?" Chiese Isabelle, avvicinandosi a Simon e Magnus, che osservavano il libro che lo stregone studiava da ore.
"Credo che sia meglio che questo rimanga un nostro segreto, per ora, poi decideremo se divulgarlo ai membri del Consiglio." Disse Magnus, con aria circospetta.
Molti non capirono questa sua decisione, ma la rispettarono.
"Eccoci qui." Esclamó Clary entrando come un razzo rosso nella stanza, posizionandosi di lato a Jace.
"Cosa avete trovato?" Chiese Sebastian con aria ansiosa e trafelata, probabilmente per la corsa.
Si mise di lato ad Alec.
Quest'ultimo sentì che c'era qualcosa che non andava, era da qualche quarto d'ora che lo sentiva, ma non ci aveva fatto caso, ancora non abituato a queste nuove sensazioni, pensando dipendessero da Gideon.
Si giró a guardare Sebastian e vide nei suoi occhi una traccia di stanchezza e spossatezza.
Intravide qualche macchia scarlatta sulle mani e gli afferró i polsi, tirandoli verso di sè e osservando le fasciature.
"Cosa diamine hai fatto??" Esclamó Alec fissando Sebastian negli occhi e attirando l'attenzione degli altri.
Sebastian si sentì troppo osservato, non aveva voglia di discutere di quello che provava in quel momento con Alec di fronte a tutto il Dream Team, come lo chiamava lui.
"Non avrai rotto anche tu una finestra, vero? Perché ho Parabatai che prendono a pugni finestre?* Jia ci farà pagare tutte le spese prima o poi." Disse Alec girando delicatamente le mani di Sebastian nelle sue, cosa che provocó non pochi brividi piacevoli, troppo piacevoli, a quest'ultimo.
"Niente.. Ho solo.. Fatto un pó di Box." Disse Sebastian, cercando di non dargli troppo peso, facendo finta di nulla.
Gli altri distolsero lo sguardo dal siparietto che si era creato, tranne Magnus, che fissò i due ancora per un pó, cosa che non sfuggì a Sebastian.
Alec non distolse lo sguardo dagli occhi di Sebastian come a dirgli "dopo ne parliamo".
Il Morgestern gli sorrise flebilmente, ma in modo sincero.
Alec si giró verso Magnus, attendendo che iniziasse a spiegare.
Magnus comprese, e sospiró rassegnato.
"Stiamo aspettando che Raphael smetta di guardarsi allo specchio." Disse ironicamente lo stregone.
"Ci sono troppi vampiri in questo palazzo, mi servirebbe proprio un altro stregone." Esclamó Magnus, proprio quando Raphael stava entrando nella biblioteca.
"Ringraziando Dios, no, non ci sono altri stregoni come te." Esclamó Raphael, raggiungendo il tavolo.
"Pensa a Luke, poveretto, i Lupi Mannari sono in minoranza." Disse Clary mentre Simon annuiva approvando.
"Va bene, basta temporeggiare." Esclamó Sebastian stizzito, era ansioso di sapere di cosa si trattasse quella cosa così importante.
Magnus lo guardó stizzito come se anche solo il fatto che respirasse lo infastidisse, e forse era proprio così.
"Ho trovato una pagina nella quale è descritto un metodo che si può utilizzare per comunicare con i morti."
Disse Magnus arrivando dritto al punto, osservando le espressioni degli altri.
Espressioni varie coloravano i volti dei ragazzi nella stanza.
"V-vorresti evocare Gideon Blackraven?" Disse con voce forse un tantino terrorizzata Simon, che si era rivelato essere molto spaventato dalla figura così potente e mistica di Gideon Blackraven.
Tutti si guardarono, chi terrorizzato, chi stranito, chi, come Alec, che non ci stava capendo più niente.
"Come puoi evocare una persona morta che è dentro di me?" Chiese Alec al suo ragazzo, guardandolo negli occhi.
"Sa tanto di esorcismo." Disse Raphael, con quell'aria da menefreghista, suo marchio di fabbrica.
"Non voglio evocare nessuno." Disse Magnus, zittendoli tutti. "Ho detto comunicare, non evocare."
Tutti assunsero sguardi ancora più confusi.
"Sarebbe impossibile comunicare con Gideon Blackraven, perché la sua anima è dentro Alec. E comunque non stavo pensando a Gideon.." Disse Magnus con voce più bassa rispetto al solito.
Tutti lo guardarono ansiosi, sopratutto Sebastian, con una domanda che galleggiava apertamente nell'aria senza essere espressa esplicitamente da nessuno. 'Chi?'
Alec vide il suo sguardo incupirsi.
"Ragnor Fell."

 

 

 

Angolo delle CRAZY:
Woooow, ci si rivede. Finalmente.
Sembra passata una vita.
Allora, vi spiego, questo capitolo è stato un vero e proprio parto.
Complicato come pochi.
Dovevo riuscire a catalogare tutte le idee che affollavano la mia mente e metterle in ordine, perciò forse ce l'ho fatta.
Ho una parabatai scansafatiche che non fa il proprio dovere ma che poltrisce tutto il giorno, perciò...
Volevo riuscire ad aggiornare prima che finisse l'anno, e purtroppo non sono ironica😂😂😂 poiché fra un po' arriverà capodanno.
Perciò colgo l'occasione per fare a tutti i più sinceri auguri di Buon Anno❤️
~Tini Fray

  
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