Crossover
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Autore: Odinforce    29/12/2015    3 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 28. Il prezzo della miticità

 

« È come aveva predetto Oogway: tu sei... il Guerriero Dragone. Hai portato la pace nella valle e anche... in me! Grazie... grazie Po! Grazie... »

Po aprì gli occhi, pochi istanti dopo aver sentito quella voce risuonare nelle sue orecchie. Non poteva non ricordare il momento in cui il suo maestro aveva finalmente riconosciuto il suo valore.

Peccato solo che Shifu non fosse là con lui, in quel momento. Po era infatti da solo, disteso su una gran quantità di sabbia rossastra bagnata dal mare.

« Ugh... ragazzi? Ah, che mal di testa » brontolò mentre si rimetteva in piedi. « Ehi, dove siete? »

Nessuno rispose. Ovunque voltasse lo sguardo, il panda non vide nessuno nei paraggi.

« Eeehi! » gridò. « C’è nessuno? Jake! Sora! Ed! Amici, dove siete? »

Ancora una volta, non ebbe risposta. Sconsolato, si voltò verso il mare, dal quale era inequivocabilmente arrivato: nell’acqua bassa galleggiavano ancora frammenti del Titanic, la nave in cui si trovava insieme ai suoi compagni prima che affondasse.

Un pensiero orribile cominciò ad affiorare nel suo cuore. Doveva esserci un motivo se Po era arrivato da solo su quella spiaggia: forse era l’unico sopravvissuto al naufragio.

« No... no! »

Crollò in ginocchio, rivolto verso il mare. Non voleva crederci, ma non aveva nulla che dimostrasse un aspetto più ottimistico della realtà. Po era nuovamente solo, ancora prigioniero su un altro mondo per volere del suo inafferrabile padrone... e per quanto ne sapeva, i suoi amici potevano essere tutti morti. Non ricordava di essere mai stato così addolorato in vita sua, nemmeno quando Tai Lung minacciava la Valle e lui non sapeva ancora combattere... né quando ricordava i giorni del suo triste passato, lo sterminio della sua famiglia.

Poi, quando fu troppo, aprì gli occhi e strinse i pugni.

« No... non può finire così » dichiarò, rimettendosi in piedi. « Sei il Guerriero Dragone, sei tosto, sei mitico... sei... superaffamato! Argh, non c’è tempo! Rifletti, Po, rifletti... che cosa farebbero gli altri? Che cosa farebbe il maestro Shifu? Be’, lui direbbe “Panda! Smetti di lagnarti, muovi quel gigantesco sedere che ti ritrovi e riprendi a camminare!” Sì, esatto, farò così... mi rimetterò in cammino. Vi ritroverò, amici... ve lo prometto! »

E Po si rimise in marcia, guidato dalla sua stessa decisione. Lasciò subito quella spiaggia solitaria, addentrandosi in un territorio del tutto nuovo: ovunque era una distesa di terra rossa, battuta dal vento e infinita alla vista; grandi rocce spuntavano solitarie dal terreno, le cui dimensioni variavano da quelle di un divano a quelle di una casa.

Un forte vento soffiava da sud e si abbatteva su di lui con raffiche frustanti, costringendolo a camminare a testa bassa per proteggersi gli occhi. Camminava in silenzio, assorto nel paesaggio che lentamente si rivelava. A parte il vento, l’ambiente era colmo di quiete, ma non riusciva ugualmente a suscitargli alcun pensiero tranquillo. Non riusciva a non pensare a cosa fosse accaduto agli altri Valorosi: possibile che fosse l’unico sopravvissuto? No, non voleva crederci: dopo tutte le cose mitiche che aveva fatto insieme a loro, era certo che una cosuccia come un naufragio non li avrebbe mai fermati. Lui lo dimostrava apertamente, dopotutto... se lui era scampato al disastro, anche gli altri dovevano avercela fatta.

Ma dove si erano cacciati?

Po viaggiò per diverse ore, ma il paesaggio non mutò di una virgola; solo il vento si limitò ad attenuarsi. Ormai era ridotto allo stremo delle forze, tanto che aveva dovuto raccogliere un bastone per riuscire ad avanzare; il suo stomaco brontolava da un pezzo, ma non sapeva come riempirlo. Oltretutto, aveva perso in mare il sacco con le provviste, e in quel mare di desolazione non si vedeva neanche una briciola di qualsiasi prodotto commestibile. Non aveva scelta, doveva resistere e proseguire... dopotutto, aveva sentito dire che il Guerriero Dragone fosse in grado di sopravvivere per settimane nutrendosi solo con l’acqua di una singola goccia di rugiada... poteva e doveva essere all’altezza della fama dei suoi predecessori!

Cinque minuti dopo...

« Oh, ma chi voglio prendere in giro? » lamentò, dopo essersi accasciato a terra per l’ennesimo crampo allo stomaco. « Non resisterò un minuto di più, se non metto qualcosa sotto i denti... dov’è il dannato carretto degli spaghetti di papà quando ne ho davvero bisogn…oh? »

Spostò lo sguardo appannato verso un gruppo di rocce alla sua destra. Come in un sogno ad occhi aperti, Po vide esattamente ciò di cui stava parlando: il carretto degli spaghetti di suo padre, incastrato tra le rocce e colmo di provviste! E come per magia, Po si rialzò in piedi per tuffarsi con rapidità fulminea sulla preda.

« Hahaha!!! Stramitico! » esultava, girando intorno al carretto per ammirarlo. Non aveva idea del perché si trovasse laggiù, ma la sua presenza era davvero provvidenziale: in quel drammatico frangente, il carretto equivaleva a un’oasi in un deserto... non avrebbe potuto chiedere di meglio.

Mentre calava la sera, Po si era accampato tra un ammasso di rocce per rifocillarsi. Grazie alle provviste recuperate dal carretto, era stato in grado di cucinare una pentola abbondante di spaghetti in brodo. In quel momento, tuttavia, il panda faceva del suo meglio per non abbuffarsi come al solito: il suo enorme appetito era infatti dovuto il più delle volte al tentativo di distrarsi dallo sconforto che lo affliggeva... ma per una volta cercava di controllarsi. Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere un po’ dell’ottimismo di Sora, o della tenacia di Lara... o una qualsiasi delle qualità dei suoi nuovi amici.

Chissà dove saranno finiti...

Stava vuotando la sua ciotola, quando udì un rumore nelle vicinanze. Alcuni sassolini rotolarono giù dalla grande roccia a cui era appoggiato: Po rimase in guardia per un po’, ma non accadde nulla; scrollò le spalle e abbassò la guardia, ma proprio in quel momento i suoi occhi scorsero un’ombra muoversi rapida nei pressi del fuoco. Po tornò in guardia, tenendo lontana la paura con ogni fibra del suo animo. Non era più solo... ma questo non significava che fosse un bene.

E quando vide una grossa sagoma felina fare capolino tra le ombre delle rocce, non ebbe più dubbi.

« Tai Lung! Raaaah! »

Il panda si scagliò subito su di lui, senza dargli un attimo di guerra. Troppe volte era stato colto di sorpresa in passato, ora ne aveva abbastanza; con tutta la sua furia, cominciò a colpire ogni parte dell’intruso che riuscì a raggiungere. Questi riuscì a difendersi, dando prova della sua conoscenza del kung fu. I due si affrontarono tra le ombre, dove la visibilità era scarsa... ecco perché Po non si rese conto subito della verità.

« Ehi... fermo, aspetta! »

Po era troppo impegnato a sferrare colpi in ogni direzione per ascoltarlo. Alla fine, l’avversario riuscì a colpirlo in faccia con un tremendo uppercut, facendolo volare all’indietro per diversi metri. Po atterrò vicino al fuoco, ma si rialzò subito e tornò alla carica: l’intruso venne dunque allo scoperto, e quando il panda si accorse della verità frenò la sua corsa.

Non era Tai Lung, né un leopardo delle nevi. Era una tigre, ritta sulle zampe posteriori e dal fisico agile; indossava solo un paio di pantaloni scuri e portava un ciondolo a forma di zanna intorno al collo. Il suo sguardo era serio, minaccioso, ma non malvagio.

Po rimase a fissarlo, sorpreso. Non conosceva quel tipo, ma era certo che dovesse provenire dal suo mondo. Conosceva persino il kung fu, e questo lo rendeva di fatto un abile guerriero.

« Oh... ehm, scusami » fece il panda, imbarazzato. « Ti avevo scambiato per un altro. »

« Già, me ne sono accorto » commentò la tigre, massaggiandosi una spalla dove era stato colpito poco prima. « Però, sei uno che picchia forte... qual è il tuo nome? »

Po si rilassò. Ormai fu chiaro che quel tipo non avesse intenzioni ostili, perciò passò subito alle presentazioni.

« Io sono Po, della Valle della Pace. »

« Io sono T’ai Fu. »

Entrambi furono colti da un’immensa dose di stupore nel giro di un istante.

« T’ai Fu? » ripeté Po, emozionato. « Quel T’ai Fu? Il mitico guerriero del Clan della Tigre? Quello che ha padroneggiato tutti gli stili del kung fu e sconfitto il diabolico Maestro Dragone? »

T’ai Fu ricambiò con un tono identico.

« Po? Quel Po? Il mitico Guerriero Dragone? Quello che ha sconfitto il terribile Tai Lung e liberato la città di Gong Ming? »

« Sì! »

« Proprio io. »

Po esultò senza riuscire a trattenersi, mentre T’ai fece un sorriso enorme a trentadue zanne. Il panda si avvicinò a lui, stringendogli la zampa con vigore.

« Mitico! Ho sempre sognato di incontrare un eroe come te! » esclamò Po, senza mollare la presa. « Scusami ancora se ti ho attaccato, ti ho scambiato per il mio nemico... accomodati pure, ti offro un piatto di spaghetti! »

« Be’, grazie... ne sono onorato. Anch’io sono lieto di conoscere un eroe come te. »

Poco dopo, i due erano seduti davanti al fuoco, intenti a consumare il resto degli spaghetti nella pentola. Ognuno appariva entusiasta di trovarsi a cenare insieme all’altro: Po e T’ai Fu provenivano dallo stesso mondo, e nella loro Cina la fama di entrambi aveva fatto il giro della nazione. Le chiacchiere e le voci di paese avevano tuttavia deformato di parecchio la verità dietro le loro imprese, perciò i due guerrieri cominciarono dapprima a raccontare la propria storia. Po fu il primo, e parlò a lungo di ciò che aveva fatto prima e dopo essere diventato il Guerriero Dragone; le sue origini, lo sterminio del suo clan ad opera di Lord Shen, la vita con il padre adottivo, i giorni trascorsi al Palazzo di Giada e le imprese compiute successivamente, fino al suo arrivo su Oblivion. T’ai Fu ascoltò ogni cosa senza fiatare, visibilmente ammirato.

« Hai compiuto imprese davvero nobili, Guerriero Dragone » commentò la tigre alla fine. « Ciò che mi ha colpito di più, soprattutto, sono le somiglianze che accomunano la tua vita alla mia. »

« Che vuoi dire? » domandò Po.

« Anche io sono un sopravvissuto, un orfano e un prescelto. Tanto tempo fa, il Clan della Tigre era il più potente della provincia, e comandava di fatto su tutti gli altri con saggezza e rispetto. Ma il Maestro Dragone, ultimo superstite del suo clan, era assetato di potere: il suo primo bersaglio fu il Clan della Tigre, e sterminò tutta la mia gente. Io sopravvissi al massacro perché a mio padre fu predetto un futuro incerto su di me, e per non correre rischi mi aveva fatto allontanare. Fui cresciuto in un monastero dai panda, finché non fui scoperto dal Maestro Dragone; lui era ancora una minaccia per tutta la nazione, così iniziai un viaggio per diventare più forte e, nel frattempo, scoprire le mie origini. »

T’ai si alzò in piedi, mettendosi in posa da combattimento.

« Ho imparato molte tecniche dai vari clan che popolano la mia regione: Mantide, Scimmia, Gru, Leopardo » ed eseguì una mossa di ogni stile mentre parlava, « e naturalmente ho acquisito il potere del mio stesso clan. SiFu, l’ultimo maestro del Clan della Mantide, mi ha istruito inoltre sulle vie del potere supremo, la forza del Chi. Quando tornai nel mio luogo d’origine, fui pronto per affrontare il Maestro Dragone: fu una dura lotta, ma alla fine quel mostro morì per mano mia. Giustizia fu fatta, e gli spiriti del mio clan poterono riposare in pace. »

Si voltò a guardare Po, ancora seduto accanto al fuoco. I suoi occhi erano colmi di meraviglia e ammirazione, come se avesse appena ascoltato la sua fiaba della buonanotte preferita.

T’ai Fu aveva ragione, i due avevano molto in comune. Forse era stato il destino a farli incontrare... ma entrambi avrebbero preferito circostanze diverse, non potevano negarlo.

« Ehm... e poi cos’hai fatto? » chiese Po.

« Dopo aver sconfitto il mio nemico, avevo un solo desiderio: ricostruire il mio clan » rispose T’ai, che di colpo divenne cupo. « Non è facile però, se sei l’ultimo sopravvissuto di un’intera razza. Ho iniziato perciò un nuovo viaggio, alla ricerca di altre tigri nella regione... ma finora non ho avuto alcun risultato. Forse sono davvero l’ultimo rimasto, e il mio clan non può avere un futuro. »

« Io non ne sarei così sicuro » intervenne Po con un sorriso. « Non sei l’ultimo rimasto. Sono certo che la mia amica, il Maestro Tigre dei Cinque Cicloni, sarebbe felice di conoscerti. »

T’ai spalancò gli occhi per la sorpresa.

« Il Maestro Tigre? Una... femmina? »

« Oh sì. Avete molto in comune, sai? Sarò lieto di presentartela, quando torneremo a casa. »

« Già... tornare a casa. »

T’ai sembrò incupirsi ancora di più, abbandonando l’emozione per l’ultima, lieta notizia.

« Mi sembra di trovarmi qui da un’eternità » mormorò, fissando l’oscurità che ricopriva il cielo. « Ho quasi dimenticato com’è fatto il sole; è incredibile come questo posto riesca a farci provare nostalgia per le piccole cose quotidiane a cui siamo abituati. Se solo sapessi come fare per tornare a casa... »

« È accaduto anche a te, allora? » domandò Po. « Quel Nul ti ha preso per farti combattere in una battaglia? »

T’ai Fu annuì.

« Ero con un gruppo di eroi provenienti da altri mondi » spiegò. « Il giovane Spyro del villaggio dei Draghi; il silenzioso ma prode Crash Bandicoot; l’intrepido Croc, e il possente Donkey Kong. Avevamo formato un’alleanza per affrontare i nostri storici nemici, richiamati dalla morte per volere di Nul; nel mio caso, significava affrontare il Maestro Dragone ancora una volta. Fu una battaglia tremenda, con un solo vincitore e superstite... io. Lo ricordo bene: il Maestro Dragone, ridotto allo stremo delle forze, aveva liberato una quantità enorme di Chi, provocando un’esplosione che coinvolse tutti quanti, alleati e nemici; io mi salvai per miracolo, ma per i miei compagni non potei fare nulla.

« Quando ripresi i sensi, era tutto finito... ma non la mia prigionia in questo mondo caotico. Ho vagato a lungo, in cerca di quel maledetto di Nul o di altri mezzi per tornare a casa, ma invano: sono stato aggredito svariate volte dagli esseri senza volto, e per sfuggirgli mi sono tenuto lontano dalla città. Ma le cose hanno continuato solo a peggiorare, finché non mi sono perduto in questa landa desolata. »

Po rimase in silenzio, sconvolto per quanto aveva appena sentito. Quel racconto non era molto diverso dalla terribile esperienza subita da Dylan Dog, l’uomo che aveva conosciuto giorni addietro ai confini del Cimitero dei Mondi... ma diversamente da lui, T’ai era ancora in piedi, determinato a tornare a casa. Un eroe che non si era ancora arreso alla terribile realtà di Oblivion.

Come lui.

« Voglio farti una promessa, T’ai » dichiarò Po, alzandosi in piedi. « Prometto... che ti riporterò a casa, anche a costo della vita. Così giura il Guerriero Dragone, onorato di combattere al tuo fianco nella battaglia che ci attende. »

T’ai Fu lo fissò sbalordito, ma poi sorrise.

« Grazie, amico... e intendo ricambiare con la stessa promessa. Prometto che ti riporterò a casa, anche a costo della vita. Così giura T’ai Fu, figlio di Lau Fu, maestro del Clan della Tigre, onorato di combattere al tuo fianco nella battaglia che ci attende. »

I due si diedero la mano, sigillando così il patto.

 

Il giorno seguente, Po e T’ai Fu si rimisero in viaggio, insieme. Il vento aveva ripreso a soffiare su quella landa desolata, e il paesaggio rimase a lungo identico durante il cammino: per i due guerrieri fu comunque un viaggio più tranquillo, poiché trascorsero il tempo conversando su argomenti leggeri. Dal momento che si erano trovati molto d’accordo fin dalla sera precedente, non potevano fare a meno di parlare sulle loro avventure e tecniche di kung fu preferite. La compagnia di T’ai fu per Po un autentico toccasana, e lo trovò estremamente simpatico: lo stupì soprattutto il fatto che fosse un tipo molto esuberante, nonostante le apparenze; finora aveva sempre creduto che le tigri fossero tutte serie, orgogliose e suscettibili... come dimostrato dal Maestro Tigre.

« ...e con una rapida mossa, ho steso la principessa Loto » diceva T’ai nel frattempo. « Era una guerriera formidabile, la degna erede del Clan del Leopardo... un po’ troppo assetata di sangue per i miei gusti, ma una tipa così non me la scorderò facilmente. »

« Oh, spero che tu non le abbia fatto troppo male » commentò Po preoccupato.

« Sono certo che fosse abituata a batoste peggiori. Ad ogni modo ci sono andato piano, sicuro... anche se non sembra, sono un gentiluomo con le... oh? »

Non finì la frase, a causa del nuovo elemento che attirò l’attenzione di entrambi. Po e T’ai erano giunti, quasi senza accorgersene, nei pressi di una gigantesca costruzione: era una piramide a gradoni, alta, nera e antica, circondata da un anello di formazioni rocciose. Il vento si era attenuato improvvisamente ancora una volta, rendendo in qualche modo l’ambiente ancora più inquietante per i due guerrieri. Il silenzio era quasi assoluto, spezzato di tanto in tanto dal gracchiare di corvi e avvoltoi che svolazzavano nei paraggi.

« È davvero enorme » disse Po, alzando di parecchio lo sguardo per osservare la struttura. « Avevi mai visto una roba simile, T’ai? »

« No » rispose la tigre, incrociando le braccia. « Nemmeno il regno del Maestro Dragone aveva un’aria così terrificante. Sicuramente proviene da un altro mondo... ormai ho imparato che Nul ha realizzato così il suo regno, con pezzi di mondi lontani. »

« Se è così, quel tipo ha davvero un pessimo gusto. Ehi, guarda, qui c’è scritto qualcosa! »

Po aveva indicato la lastra di pietra ai loro piedi. Essa recava un’incisione, sopra un simbolo che raffigurava la testa di un drago con la lingua di fuori. Né Po né T’ai riuscivano a capire cosa ci fosse scritto, ma quando misero piede sopra il simbolo, la scritta brillò di luce rossa e cambiò forma, diventando comprensibile.

 

SONO ARGUS, DIO ANZIANO DEL REGNO DI EDENIA.

OSSERVA LA MIA OPERA, O GUERRIERO, E SCEGLI.

SALVEZZA INGLORIOSA, O VITTORIA SUPREMA.

SCALA LA PIRAMIDE E COMBATTI IN MORTAL KOMBAT,

E PORRAI FINE ALLA GUERRA.

 

I due guerrieri restarono in silenzio per un po’, cercando di capire il senso di quella frase.

« Uhm, secondo te che significa? » chiese Po, rivolgendosi a T’ai.

« Non ne sono sicuro » rispose lui. « Non ho mai visto nulla del genere in vita mia. Non ci capisco un granché, ma questo posto sembra trasudare morte e distruzione da ogni pietra di cui è fatto. »

« Deve aver attirato molti guerrieri. »

« Già... forse anche questa è opera di Nul: un altro campo di battaglia, realizzato allo scopo che vediamo scritto qui. Deve far parte della sfida che lancia a tutti coloro che porta nel suo mondo. »

Po lanciò un’altra occhiata alla piramide, combattuto tra due emozioni diverse: timore e speranza.

« E se fosse vero? Forse è davvero possibile porre fine alla guerra, scalando questa piramide. Se lassù ci aspetta un torneo, o una sfida... se la vinciamo, forse potremmo tornare a casa. »

T’ai non rispose subito. Rimase con le braccia incrociate per un po’, terribilmente serio; poi parve ammorbidirsi e sorrise, trovandosi d’accordo con l’idea di Po.

« Potresti avere ragione » commentò. « Dopotutto, vale la pena provare... non vedo alternative migliori in questo momento, a parte quella di rimetterci in cammino su questo deserto. »

Po annuì con coraggio.

« Mitico! Andiamo, allora, cosa stiamo aspettando? »

I due proseguirono senza ulteriori indugi, puntando verso i gradini della piramide. Tuttavia, non appena furono di fronte al cammino che li avrebbe condotti fino alla cima, i due guerrieri si resero conto di un nuovo, tremendo dettaglio a uno scenario già inquietante.

Cadaveri. Decine di corpi giacevano alla base e lungo i gradini della piramide. Alcuni erano quasi intatti, ma molti altri erano spezzati o macellati in modo cruento, il cui sangue imbrattava l’antica pietra su cui giacevano. Un gran numero di vite distrutte, ora ridotte a cibo per corvi e avvoltoi.

Po e T’ai Fu osservarono quello scempio con occhi carichi di orrore. Per entrambi era come rimettere piede al Cimitero dei Mondi, dov’erano gettati i resti di ogni battaglia precedente. Po non aveva mai visitato in vita sua luoghi così ricolmi di morte e devastazione, e avrebbe dato qualsiasi cosa pur di non ripetere più l’esperienza. Ma una volontà superiore sembrava costringerlo a sopportare orrori inimmaginabili.

« Io... credo di stare per vomitare! » sussurrò il panda, coprendosi occhi e bocca con entrambe le mani.

« Per i miei antenati! » esclamò T’ai, inorridito quasi quanto l’amico. « Che massacro... ed erano tutti guerrieri come noi. »

Avanzarono con cautela su per i gradini, cercando di ignorare tutti quei morti, ma non fu facile. Erano dappertutto: uomini, donne e altre creature ignote, riversi sulla pietra; spezzati, massacrati e ricoperti di sangue. Occhi spenti rivolti al cielo o strappati via con la forza, arti mozzati e ossa fracassate... resti in decomposizione di potenti guerrieri che avevano messo piede sulla piramide prima di loro. Fortunatamente Po era troppo impegnato a fare le scale per preoccuparsi di tutta quella gente, mentre T’ai continuava a gettare occhiate su ogni cadavere nelle vicinanze: non riconobbe nessuno, ma alcuni di loro attiravano la sua attenzione. Vide un ninja, vestito da capo a piedi con un’uniforme nera e azzurra, il corpo in parte bruciato e trafitto da un pugnale legato a una fune. Una donna dai lunghi capelli rossi, vestita con corti abiti bianchi in stile orientale e armata di una spada enorme; non sembrava ferita, ma la sua pelle era ricoperta da simboli rossi, apparentemente marchiati con il fuoco. Un uomo muscoloso dalla pelle verde e lunghi capelli rossicci, vestito solo con pantaloncini marroni; giaceva sulla schiena, la testa quasi completamente girata all’indietro.

« Uff » borbottò Po lungo la salita, visibilmente affaticato. « È questo il mio vero nemico... le scale! »

I due compagni erano quasi arrivati alla cima, ma la via era bloccata da una coppia di cadaveri. Stavolta Po e T’ai assunsero un’aria più stupita che orripilata: uno era un uomo grasso e occhialuto, dai capelli castani e vestito con una semplice camicia bianca e pantaloni verdi; l’altro era un pollo gigante dalle piume gialle. Non sembravano affatto guerrieri, ma entrambi erano malconci e coperti di sangue; giacevano immobili uno sull’altro, come se si fossero uccisi a vicenda a suon di botte.

I due compagni rimasero fermi a fissare quella scena per alcuni secondi, poi proseguirono aggirando quell’ennesima coppia di cadaveri.

In cima alle scale trovarono un ultimo corpo, quello di un giovane muscoloso dai capelli castani. Indossava un karate gi bianco dalle maniche strappate all'altezza delle spalle, un paio di guanti di protezione, una cintura nera e un hachimaki rosso sulla fronte. Lui appariva il meno malconcio di tutti, ma Po e T’ai Fu non avevano comunque la minima idea di cosa avesse passato quel personaggio: non potevano neanche immaginare quale sfida avesse affrontato, né quanti nemici avesse sconfitto prima di arrivare in cima. L’unica cosa certa era la sua morte, avvenuta a pochi metri dalla fine del cammino.

Superarono anche questo, per arrivare finalmente in cima. Consisteva in una semplice pedana da combattimento, di forma ottagonale con al centro l’emblema del drago che avevano visto ai piedi della piramide; ad ogni angolo era posta una torcia infuocata che illuminava l’ambiente, affinché le tenebre non dominassero. Po e T’ai Fu si guardarono attorno solo per pochi secondi, poi si resero conto di non essere soli sulla pedana: al centro di essa, infatti, c’era qualcuno, anche se in quel momento dormiva della grossa. 

Po lo riconobbe subito.

« Tai Lung? »

Il leopardo aprì subito gli occhi, emettendo un forte grugnito. Si alzò lentamente in piedi, fissando il suo rivale con aria soddisfatta.

« Bene, bene... chi non muore si rivede, panda » ringhiò, e nel frattempo si dava una stiracchiata. « Era ora che ti facessi vivo da queste parti. »

« Cosa? » fece Po, perplesso. « Che vuoi dire? Mi stavi aspettando? »

« Da parecchio, a quanto pare » commentò T’ai Fu. « Deve averne approfittato per schiacciare un pisolino. »

Tai Lung lanciò un’occhiataccia alla tigre, ma poi tornò a concentrarsi su Po.

« Quando io e i miei alleati abbiamo saputo che la tua banda si era separata, ognuno di noi è andato per la sua strada. Io mi sono messo subito sulle tue tracce, naturalmente: non potevo sprecare l’occasione di beccarti in solitario. Sapevo che un posto del genere avrebbe attirato prima o poi la tua attenzione, così ho aspettato con pazienza il tuo arrivo. Finalmente... possiamo terminare ciò che abbiamo iniziato, senza che i tuoi amichetti possano interferire! »

Il leopardo si mise in guardia non appena ebbe finito di parlare, pronto a combattere. Po fece altrettanto, ma T’ai Fu intervenne.

« Dunque tu sei Tai Lung. Ho sentito molto parlare di te, prima e dopo la tua ribellione. »

Tai Lung tornò a guardarlo, e inaspettatamente sorrise.

« Bene... è un piacere essere riconosciuto da qualcuno. E chi sei tu? »

« Sono T’ai Fu, figlio di Lau Fu. So di non avere nulla a che fare con la faida tra voi due, ma non posso restare a guardare se un pazzo vuole uccidere un mio amico. Sarò lieto di affrontarti! »

« T’ai Fu? » ripeté il leopardo, meravigliato. « Oooh, magnifico! Anch’io ho sentito molto parlare di te... benissimo, questa è davvero una fortuita coincidenza. »

« Coincidenza? Non capisco. »

Tai Lung abbassò la guardia e si avvicinò di qualche passo, gonfiando il petto con orgoglio.

« Il prode guerriero del Clan della Tigre, colui che ha sconfitto il Maestro Dragone » dichiarò. « Sì, conosco bene la tua storia. E si dà’ il caso, inoltre, che il potere di quello stesso dragone, che tu hai sconfitto di nuovo in questo stesso mondo, si trova ora dentro di me! »

Po e T’ai Fu si scambiarono un’occhiata sorpresa.

« Il potere di un drago non muore insieme alla creatura in cui dimorava » proseguì Tai Lung. « Io l’ho recuperato prima che andasse perduto: prima di arrivare qui vagavo nel Cimitero dei Mondi, in cerca di qualcosa con cui poter annientare Po una volta per tutte. È stato laggiù che ho trovato la carcassa del Maestro Dragone: quella bestia era ormai morta, ma il suo cuore pulsava ancora di energia... l’incredibile forza del drago, potente oltre ogni immaginazione! Un potere simile non meritava di essere gettato come immondizia... così, senza indugiare un istante di più, ho ingoiato il cuore! »

Po emise un verso disgustato.

« Oh, ma che schifo, Tai Lung! Hai mangiato della spazzatura! »

« Uhm, temo che non sia stata una spazzatura qualsiasi » intervenne T’ai Fu. « Ho sentito dire che mangiando il cuore di un drago è possibile ottenere un grande potere... se è vero, temo che affronteremo una battaglia molto dura. »

Tai Lung scoppiò a ridere. C’era qualcosa di strano nella sua voce, ora lo sentivano chiaramente... era come sentire due suoni diversi provenire da un’unica gola. Due bestie furiose impazienti di emergere dalla loro tana.

« È proprio quello che mi aspetto, ragazzi. Ho atteso a lungo questo momento, e finalmente è arrivato... sarà uno scontro epico! »

Il leopardo tacque, e contemporaneamente emise una scarica d’energia che provocò un forte spostamento d’aria tutt’intorno. Po e T’ai fu furono sbilanciati per un attimo, ma poi tornarono in guardia.

« È diventato ancora più forte dell’ultima volta » disse il panda, facendosi serio. « La vedo molto brutta. »

La tigre, invece, sorrideva.

« Molto bene, folle di un leopardo » disse, scrocchiandosi le nocche. « Se vuoi uno scontro epico, ti accontenterò. Dopotutto, hai cominciato tu! »

I due guerrieri scattarono in avanti, gettandosi all’attacco su Tai Lung. Questi fece lo stesso, lanciandosi in corsa come una belva inferocita; i tre vennero a contatto nello stesso momento, e il duello infuriò subito sulla Piramide di Argus. Tai Lung si concentrò su Po come al solito, attaccandolo con tutta la sua forza: pugno, calcio, pugno, pugno, ancora calcio; il panda capì di essere nei guai al secondo colpo, così forte da spezzare la sua difesa. Il colpo successivo lo prese in pieno stomaco; sentì parecchio dolore, come quando Voldemort gli aveva scagliato la maledizione. T’ai Fu cercò di intervenire, ma il leopardo riuscì a toglierlo di mezzo con una zampata. L’ultimo colpo fu così forte da spazzar via Po, mandandolo a sbattere contro una colonna.

Tai Lung si avvicinò subito a lui, minaccioso come sempre.

« Hehehe... come ci si sente ad essere superati, eroe? » sghignazzò, guardandolo dall’alto. « Guardami bene... ora sono io il Guerriero Dragone! »

Po cercò di rimettersi in piedi, ma il nemico stava già sferrando il colpo di grazia...

Wham!

Tai Lung crollò a terra, preso in piena faccia da un tremendo calcio rotante. T’ai Fu apparve di fronte a Po e lo aiutò a rialzarsi, con immenso sollievo dell’amico.

« Uff, grazie! C’è mancato poco, stavolta... »

« Lo so, è davvero un avversario terribile. »

Il ringhio furioso di Tai Lung attirò la loro attenzione.

« Tai Lung... come ho già detto, ho sentito molto parlare di te » intervenne T’ai Fu. « Sei noto soprattutto come un traditore e un assassino... ma ora vedo che sei anche un ladro. Hai rubato un potere che non ti sei guadagnato, rinnegando per sempre gli insegnamenti del tuo maestro. Non sei degno del potere, né dell’onorevole forza del kung fu! »

Il leopardo ringhiò ancora più forte, mentre i suoi occhi brillavano di rosso fuoco.

« Nessuno ha chiesto il tuo parere, marmocchio! »

Un attimo dopo si scagliò sulla tigre. I due ripresero lo scontro: Po non riuscì a intervenire, e fu costretto a osservare l’incredibile velocità con cui l’amico e il nemico si affrontavano. La tecnica di T’ai era formidabile: cominciò con una serie di pugni per poi finire l’attacco con un nuovo calcio rotante; Tai Lung riuscì tuttavia a difendersi, lo afferrò per un piede e lo lanciò lontano. T’ai Fu cadde a terra di peso, rimanendo stordito per qualche istante di troppo.

« Ammira il potere del drago! »

Tai Lung spalancò le fauci, e da esse eruppe un’enorme palla di fuoco, sparata a gran velocità contro il suo avversario. T’ai Fu non fece in tempo a scansarsi, ma non ce ne fu bisogno; Po intervenne in un attimo, e con una mossa che non riuscì a distinguere deviò la palla di fuoco, spedendola fuori dalla piramide.

Tai Lung era allibito.

« Non è possibile... come diavolo hai fatto? »

« Oh, ti ho sorpreso, non è vero? » commentò Po, divertito. « Riprovaci, così te lo spiego! »

Il leopardo perse la pazienza e ruggì furioso ancora una volta; sputò un’altra palla di fuoco, dritta contro Po, ma lui rimase dov’era, inspirando profondamente.

Pace interiore...

Mosse un piede all’indietro, poi protese le mani in avanti: T’ai Fu e Tai Lung lo videro chiaramente mentre afferrava il fuoco con le mani, e lo scagliava lontano dopo una giravolta.

Tai Lung era rimasto dov’era, impietrito per lo stupore ormai alle stelle.

« Ben fatto, amico! » intervenne T’ai Fu, che si fece avanti approfittando del momento. La tigre balzò addosso al leopardo, usando una nuova combinazione di mosse: Tai Lung apparve in difficoltà, ma resistette ancora. Po notò come i due si affrontassero con lo stesso stile di combattimento: T’ai Fu stava quindi usando lo Stile del Leopardo, che lui stesso diceva di aver padroneggiato in passato. Poi, quando vide che la tecnica non era più efficace sul nemico, T’ai cambiò ancora: da leopardo divenne mantide, imitando le sue movenze con le mani; sferrò una serie di colpi, poi balzò all’indietro e creò una sfera luminosa, sparandola contro Tai Lung. Questi la respinse, pur rimanendo ancora più sorpreso di prima.

« Il Colpo di Chi, la tecnica segreta del Clan della Mantide... allora è vero! »

Stavolta T’ai Fu non si perse in chiacchiere, e riprese ad attaccare. Balzò addosso al nemico, che si preparò a spazzarlo via con una zampata; T’ai lo schivò e tornò a terra, rotolando tutt’intorno come se fosse una palla. Il leopardo cercò di acchiapparlo, ma era troppo veloce; Po fissò la scena, quasi divertito: sembrava di vedere un grosso gatto cercare di acchiappare un gomitolo di lana! Inoltre riconobbe la tecnica, lo Stile della Scimmia.

« Mitico! »

Nel frattempo T’ai rimbalzò diverse volte su Tai Lung, picchiando forte sulla sua testa; tornò infine a terra e rotolò tra le gambe dell’avversario, finendolo con un poderoso calcio nelle parti basse. Il leopardo lanciò un urlo tremendo.

« Grrrr... maledetto! Aspetta solo che ti prendo... ti farò a pezzi! »

« Non dimenticarti di me, bello. »

Tai Lung si voltò, appena in tempo per vedere Po sferrargli un pugno in faccia. Tai Lung vide le stelle ma non cadde; cercò di contrattaccare ma T’ai fu lo ostacolò ancora una volta, bloccandogli il braccio. La tigre avanzò e, muovendosi in modo fluido come un serpente, lo colpì al collo, respingendolo. Aveva cambiato stile ancora una volta, riconobbe Po, sempre più ammirato.

L’azione di T’ai non si era ancora conclusa. Mentre Tai Lung indietreggiava, stordito per gli ultimi colpi, la tigre faceva un balzo enorme verso di lui. Il leopardo, tuttavia, cercò di intercettarlo: T’ai Fu aveva commesso un errore; in aria era un bersaglio troppo facile. Tai Lung sputò quindi un’altra palla di fuoco, sicuro di centrarlo in pieno. T’ai sorrise mentre, ancora sospeso in aria, assumeva la posa di un uccello in volo e le sue mani brillavano; la sua caduta verso il basso rallentò, riuscendo così a schivare il fuoco del drago.

« No...! »

Fu l’unica parola che Tai Lung riuscì a pronunciare, mentre l’impavida tigre atterrava con grazia di fronte a lui, nella posa tipica dello Stile Gru. Rimase fermo dov’era, impietrito ancora una volta per lo stupore, e si prese in pieno il colpo finale di T’ai Fu: un potentissimo uppercut infuocato che lo spedì a diversi metri d’altezza. La tigre rimase al suo posto, mani sui fianchi, ascoltando soddisfatto il grido del nemico che si faceva sempre più flebile. Poi fece un passo indietro, e pochi secondi dopo Tai Lung ricadde nello stesso punto, con una tale forza da frantumare il pavimento.

Po emise un lungo fischio, ormai dominato da un mix di emozioni positive, soprattutto il sollievo e l’ammirazione. Il suo amico T’ai era stato formidabile in quegli ultimi minuti di lotta: aveva tenuto testa a Tai Lung con una combinazione fenomenale di vari stili, a lui molto familiari.

Tigre, Scimmia, Mantide, Vipera e Gru... gli era parso di combattere ancora una volta insieme a Cinque Cicloni.

« Wohooo! Sei stato mitico, T’ai! Anzi, tostissimo! »

« Grazie, amico » rispose la tigre con un sorriso. « Ma non voglio prendermi tutto il merito, anche tu sei stato davvero in gamba. Mi hai sorpreso parecchio con la tua tecnica, poco fa... il maestro Shifu ti ha insegnato davvero bene. »

« Grrr... questo... non lo salverà. »

Po e T’ai abbassarono subito lo sguardo, inorriditi. Tai Lung aveva ripreso conoscenza e si stava rimettendo in piedi: il suo corpo sembrava ardere come braci, poiché si era fatto rovente e brillava di rosso; i suoi occhi erano dorati e abbaglianti come fari, evidenziando uno sguardo più folle che mai.

« Maledetti... voi non vi salverete! » ruggì furioso. « Voi... morirete! La furia del drago si abbatterà su di voi e vi ridurrà in ce... oh? Ma dove andate? »

I due guerrieri non erano rimasti a guardarlo né ad ascoltarlo. Erano scattati in due direzioni opposte, correndo a gran velocità agli angoli della pedana; nello stesso istante, Po e T’ai balzarono contro le colonne e sfruttarono la spinta per scagliarsi nuovamente su Tai Lung. I loro pugni protesi in avanti si scontrarono nello stesso istante sulla faccia del nemico, una guancia ciascuno: la faccia del leopardo parve appiattirsi per la forza tremenda che lo aveva investito, tale da provocare un nuovo spostamento d’aria. Non era riuscito ad evitarlo, per la stanchezza, la rabbia e la sorpresa che annebbiavano i suoi sensi.

E non era ancora finita.

Tai Lung crollò sulle ginocchia, mentre il suo corpo continuava ad ardere. Po e T’ai Fu arretrarono di qualche passo, poiché il calore che emetteva si era fatto insopportabile: era come trovarsi davanti a una fornace.

« Argh... che mi succede? » lamentò il leopardo, come in preda a un forte dolore. « Sto bruciando... aaargh! »

« Cavolo » osservò Po, inorridito. « Sta andando a fuoco! »

« Allora è vero... che sciocco » disse T’ai Fu, serio. « Se dobbiamo credere alle storie di chi ha ingoiato il cuore di un drago per ottenerne il potere, allora è vero anche il resto. Nessuno è mai sopravvissuto a lungo dopo avere acquisito quella forza, il corpo è troppo debole per sopportarlo. Mi sorprende che tu abbia resistito così a lungo, Tai Lung... ma il tuo corpo ferito non è più in grado di contenere quel potere! »

Tai Lung non osò replicare, a causa dell’atroce sofferenza da cui era dominato. Credette ad ogni parola, perché non aveva alternative... eppure trovò ugualmente la forza per rimettersi in piedi.

« Allora è così... per me è la fine » sussurrò gelido. « Ma... posso ancora fare qualcosa... oh, sì! Se deve essere la fine... allora vi porterò con me! Rrraaaargh! »

Fuoco e fiamme eruppero dal suo corpo, come un vulcano in eruzione. La pietra sotto i loro piedi tremò e si spaccò, l’aria iniziò a vibrare e a farsi sempre più calda. Tai Lung stava dando fondo a tutto il suo potere, in un ultimo, disperato attacco suicida: in pratica, stava per esplodere. Questo bastò a cancellare dai volti di Po e di T’ai la soddisfazione di aver avuto la meglio sul nemico... perché tra pochi istanti sarebbe andato tutto in cenere!

T’ai si voltò a guardare Po, e in un attimo prese una decisione. Gli sorrise con orgoglio, poi gli consegnò un rotolo di pergamena tirato fuori dalla cintura. Il panda osservò il dono, perplesso, ma nel frattempo la tigre si era scagliata su Tai Lung, bloccandolo per i polsi.

« T’ai! Che stai facendo? » gridò Po.

« A te che sembra, palla di pelo? Ti sto salvando la vita! »

Le mani di T’ai Fu brillarono di azzurro: stava concentrando il Chi per sopportare l’incredibile forza sprigionata dal nemico, ormai sul punto di collassare. Tai Lung cercò di liberarsi dalla presa, ma invano: la tigre rimase dov’era, sopportando l’estremo calore che investiva entrambi.

« Urgh... Devi ascoltarmi, Po! » urlò T’ai. « Scappa! Fuggi il più lontano possibile! E porta con te il rotolo... contiene i segreti delle mie tecniche. Vedi di impararle... consideralo il mio lascito! Diventa più forte, sconfiggi Nul e torna a casa! »

« Ma... ma... »

Po era incredulo di fronte a quella nuova, terribile realtà. T’ai Fu aveva deciso di sacrificarsi!

« No, non posso lasciarti qui! » esclamò disperato. « Ci siamo scambiati una promessa, ricordi? »

« Certo che me la ricordo... urgh... ho promesso che ti avrei aiutato a tornare a casa, anche a costo della vita... e lo sto facendo! Ora vai! »

Po non si mosse, e nel frattempo Tai Lung continuava a ruggire e a dimenarsi. Le fiamme avanzavano, devastando sempre di più l’area circostante. T’ai liberò una maggiore quantità di Chi, trattenendo l’energia del drago il più possibile.

« T’ai... »

« Non preoccuparti per me! Va... va bene così. È stato... un grande onore combattere al tuo fianco. Mi spiace solo... di non aver potuto conoscere la tua amica... il Maestro Tigre. Quando tornerai a casa... salutala da parte mia, va bene? »

Po finalmente annuì, e strinse la presa sul rotolo.

« Grazie, amico! »

T’ai gli sorrise per l’ultima volta.

« Grazie a te... fratello. »

Il panda si voltò e prese a correre, dirigendosi verso le scale. L’ultimo ruggito di Tai Lung squarciò l’aria. Un inferno di fiamme esplose pochi attimi dopo, mentre Po lasciava la pedana e scendeva il più in fretta possibile; inciampò tra i cadaveri e cadde in avanti. L’onda d’urto lo investì in pieno, facendolo ruzzolare senza alcun controllo giù per le scale. La Piramide di Argus andò in pezzi, dalla cima fino alla base, sbriciolata dall’esplosione come se fosse di cartone.

Po toccò infine il suolo, con un atterraggio tutt’altro che morbido. Il panda rotolò per diversi metri fino a sbattere contro una colonna, che frenò la sua corsa. Alle sue spalle, nel frattempo, tornava tutto a tacere: l’esplosione era cessata, lasciando solo rovine e silenzio tutt’intorno. Di quella grande piramide e dei valorosi guerrieri caduti non restava altro che macerie.

« Ugh... »

Po cercò di rialzarsi, ma era troppo debole. La caduta e l’onda d’urto avevano fatto più male di quanto immaginasse. Fu sul punto di perdere conoscenza, quando all’improvviso sentì un rumore.

Sembrava un applauso. Alzò lo sguardo appannato e vide un nuovo individuo, apparso come dal nulla: un uomo vestito con un lungo soprabito bianco, il cui volto era celato completamente da un cappuccio; due ali nere da uccello spuntavano dalla sua schiena.

« Complimenti, Po » dichiarò lo sconosciuto, terminato l’applauso. « Sei sopravvissuto. »

« T...T’ai » sussurrò il panda, confuso. « T’ai Fu... »

« Morto » disse lo sconosciuto. « Ha dato la sua vita per salvare la tua. »

« No... no! »

L’uomo alato s’inginocchiò accanto a Po, mentre lui versava lacrime per l’amara verità appena appresa.

« Non potevi fare nulla » sussurrò. « È stato molto coraggioso... ha preferito assicurarsi che almeno uno di voi due tornasse a casa. Un gesto ammirevole, senza dubbio. »

« Ma tu... che ne sai? Chi diavolo... sei? »

« Io sono Nul. »

Po sgranò gli occhi per la sorpresa.

« Sei venuto per riportarmi a casa? »

Nul scosse la testa.

« No. Purtroppo non mi hai capito, a quanto pare. Ho detto che sei sopravvissuto... non che hai vinto. Ma guarda il lato positivo: sto per inviarti in un posto dove avrai buona compagnia. »

Tacque, e nel frattempo afferrò la mano di Po.

Poi tutto il mondo divenne buio, e il panda perse infine conoscenza.

   
 
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