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Autore: starmoon    29/12/2015    1 recensioni
L'aeroporto è pieno di passeggeri, tra i tanti una famiglia entra velocemente dalla porta di vetro dell'ingresso. Emma Swan corre veloce verso la biglietteria, dietro di lei Killian Jones cammina con un passo più moderato, trascinando con se due grossi trolley. Emma appoggia le braccia sul bancone prendendo dalla borsa i soldi per i biglietti. La ragazza da dietro il bancone osserva la donna muoversi con velocità. Emma da i soldi dopo averli contati.
Emma: quattro biglietti per Storybook
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti, questo capitolo l'ho scritto un pò velocemente tra una festa e l'altra, spero vi piaccia e scusatemi se trovate alcuni errori di ortografia, l' ho letto più volte, ma molti mi sfuggono, vi lascio alla lettura. Baci.


 

He is...

 

 

Eve porge una tazza di caffè fumante alla sorella, ha le mani intorpidite, Lizzie le sente gelate al tocco, le sedie bianche e scomode dell'ospedale non hanno aiutato le due a dormire durante quelle poche ore notturne. Emma si avvicina alle figlie, non voleva che restassero per tutta la notte, ma entrambe, con grande stupore dei genitori aveva insistito. I due le avevano lasciate fare visto che per una volta con grande sorpresa erano d'accordo, Emma e Hook erano rimasti li, svelti, a vegliare su di loro per tutta la lunga notte, i dottori davano poche notizie sul nuovo sconosciuto, Emma era sempre più convinta che centrasse qualcosa con tutta la faccende degli oggetti trovati. 

Emma: dovreste andare a casa, vi chiamo se ci sono dei miglioramenti 

La madre le guarda, nonostante non abbia dormito sembra quasi non aver risentito delle ore piccole, le guarda in modo amorevole.

Eve: cosa ha detto il dottore?

Liz segue il discorso delle due, sembra parecchio stanca, ma non fa che credere che lui la conoscesse, ne era sicura. Si stringe nel giubbotto nero, vuole solo riposare, ma prima di tutto vuole delle risposte. 

Emma: la sua ferita era grave l'hanno operato d'urgenza, ci vorrà un po' prima di svegliarsi 

Eve annuisce, si alza da quella sedia che l'ha tormentata per tutta la notte. Emma prende il giaccone della figlia più piccola e lo porga a Eve, la bruna lo mette senza fare storie, di certo oggi di scuola non se ne sarebbe parlato. Liz invece rimane ferma, non si alza da quella sedia. Ha la testa china e lo sguardo altrove, forse nemmeno a sentito cosa sua madre le ha detto. 

Emma: Lizzie?

Liz: andate voi, io voglio restare qui 

Emma sospira, è tutta la notte che cerca di convincerla, ma era più difficile a dirsi che a farsi. Killian si avvicina alla famiglia, si siede accanto alla figlia bionda. La guarda con i suoi occhi saggi, erano anni che Killian sapeva come gestire le sue figlie, soprattutto la maggiore. C'era un legame speciale tra loro due, forse perché Lizzie le ricordava troppo sua moglie, non solo per via del suo aspetto, era come avere una piccola Emma davanti a se.

Killian: facciamo così, tu vai a casa, fai un pisolino ti cambi e poi ti riaccompagno qui, promesso 

Liz lo guarda, sa benissimo che suo padre mantiene sempre le sue promesse, non le ha mai mentito. Annuisce, Emma guarda Hook, è sempre affascinata dal modo in cui lui si prende cura delle sue figlie, ha un modo tutto suo, riesce sempre ad ottenere dei risultati, cosa che lei ultimamente non riesce a fare. 

I tre se ne vanno, lei si avvicina ad uno dei medici, la ferita era strana, sicuramente non una pistola, era chiaramente stata una spada, i vestiti la riportano alla foresta incantata. James Whale, ormai direttore dell'ospedale di Storybook si volta richiamato dal suono della voce della donna. 

Whale: non c'è bisogno che ti dica che questo tizio non viene di certo da questo mondo 

Emma: la ferita?

Emma è diretta, non gli interessano i giri di parole in questo momento, vuole solo chiarezza. 

Whale: ferita all'addome nel lato sinistro, sembra che sia recente, se non lo avessero trovato sarebbe morto questa notte

Emma è veramente confusa, un uomo proveniente da un mondo diverso, possibilmente la foresta incantata, appare improvvisamente nel loro mondo. Poi c'era quel fattore che Eve continuava a ripetere: è troppo simile a Liam. Lo aveva ripetuto per tutto il tragitto lungo l'ospedale, Liz invece era fin troppo silenziosa, come se sapesse qualcosa che non le aveva detto, stranamente Eve le teneva il gioco. Il continuo ostentare di Liz di rimanere con il ragazzo non la rendeva tranquilla, sapeva che le figlie non le dicevano tutto, ma ormai queste erano questioni delicate. 

 

 

Eve porge un cambio alla sorella, una maglione rosa e un fuso' nero, lo appoggia sul lavabo asciutto del loro bagno, è dipinto di un rosa candito, il suo colore preferito. Liz è sotto la doccia. Eve non resiste, era troppo curiosa. Si siede sul pavimento, ha bisogno anche lei di un momento di tranquillità. Lascia scivolare i piedi nudi lungo le mattonelle, fino quasi a toccare il mobile dove tengono le tovaglie. 

Eve: Liz?

La sorella mugugna qualcosa dalla doccia, Eve sa di avere la sua attenzione, ma esita un attimo, ha un po' paura di parlare in questo momento. Poi fa un grosso sospiro prendendo poi aria. 

Eve: perché non hai detto alla mamma che sembra conoscerti?

Liz si ferma, smette di accarezzare il corpo con il bagnoschiuma. Apre di poco la tenda, tanto da mostrare solo il viso, i capelli biondi bagnati sono leggermente più scuri, gli occhi verdi lucidi, pensierosi. 

Liz: se lo avessi fatto lei non mi avrebbe mai dato le risposte di cui abbiamo bisogno, mamma tende sempre a proteggerti non dicendoci mai tutto 

Eve non può che concordare, si stringe la gambe al petto guardandola. 

Eve: quindi adesso che facciamo?

Liz la guarda un secondo, pensa, sta pianificando qualcosa. Ha un espressione tipica in questi momenti, anche da piccola quando pensava a qualcosa si perdeva nello sguardo per dei secondi, come se fosse in un mondo tutto suo, Eve non aveva mai ben capito cosa facesse di preciso, se pensasse o pianificasse, ma aveva imparato a darle il suo spazio, finendo con gli anni nel allontanarsi troppo, era stata questa la realtà dei fatti tra le due, il loro essere così differenti che aveva spaccato un legame fortissimo. Eve abbassa gli occhi, non le piace perdersi nel pensare queste cose. 

Liz: andremo in ospedale e faremo in modo di essere sole quando si sveglierà…questa città ha qualcosa di strano 

Eve annuisce, anche per lei le cose non era chiaramente come sembrano, sembra quasi un posto al di fuori del mondo. Ricorda che anche quando venivano a trovare i nonni da piccole la cittadella era un posto diverso, aveva qualcosa che nessuna città aveva, un tocco quasi magico. Eve si alza dal pavimento, anche lei dovrebbe rinfrescarsi con un doccia. Liz rimane sola nel bagno, esce dalla doccia attorcigliando alla vita l'asciugamano bianco panna. Si guarda allo specchio, non sa cosa pensare, toglie con la mano i capelli che le ricadono sul volto solleticandola. Nella sua mente non ha altro che confusione, risente il suono del il suo nome pronunciato da quel ragazzo, una voce così calda, famigliare, così disperata. Scuote il capo, non può essere Liam, non avrebbe senso, ne logica e lei non crede nelle storie di magia. Alza il volto verso l'alto, la luce piazzata ai lati dello specchio è bianca, forte, ma una delle due difetta. Ritorna a guardare il suo profilo, è ora di darsi una mossa e asciugare i capelli, d'inverno fa davvero freddo. 

 

 

Jackson è in classe, è strano essere a scuola senza quella che ormai è diventata la sua compagna fissa. Sbruffa  più volte, annoiato, non vede nemmeno Eveline, chiaramente è successo qualcosa. Il prof deve ancora entrare in classe, controlla il telefono, le aveva mandato una decina di messaggi, iniziava seriamente a preoccuparsi. Si alza, ha bisogno di risposte, di mettersi il cuore in pace e continuare la giornata in tranquillità. Il corridoio è decisamente movimentato, ma in ogni scuola è così. La classe di Neal è proprio alla fine del corridoio del piano superiore, in fin dei conti è solo tre anni più grande di loro, al quarto anno, un altro semestre e probabilmente sarebbe andato via, non aveva mai pensato a cosa sarebbe stata della band una volta che il maggiore del gruppo sarebbe andato via, Jackson scuote il capo, non vuole pensarci, ha ancora un anno con lui e Connor. La porta è aperta e si sente chiacchierare, capisce che nemmeno da lui la lezione è iniziata, entra trovandolo seduto sul banco a parlare con una ragazza carina. Neal richiamava davvero molto successo tra le donne, forse era il fascino ereditato dal principe azzurro, si ritrovò a pensare il ragazzo. Neal lo nota e chiude la discussione con la ragazza scendendo dal tavolo e raggiungendo l'amico. 

Neal: Jackson che ci fai da queste parti?

Neal è curioso, non si avvicinava mai li, diceva che era per i vecchi, Neal non si offendeva, ma era sorpreso di vederlo li. Jackson tamburella con i piedi, sembra che qualcosa lo turba. 

Jackson: E' tutta la mattina che mando messaggi a Lizzie e non risponde, vorrei solo sapere se sta bene tutto qui 

Neal sorride involontariamente, è felice che si preoccupi per sua nipote in un modo così genuino e buono, proprio come è fatto lui. Perché Jackson  è quell'amico che c'è sempre, sa ascoltare, anche quando non sembra. 

Neal: vorrei aiutarti, ne so meno di te, so solo che i miei mi hanno detto che hanno tutto sotto controllo 

Neal è poco convinto, non ha mai creduto a tutto quello che i genitori gli raccontano, o meglio sa benissimo quando gli nascondono qualcosa, ma ormai nonostante tenti di scoprire la verità, sa che con loro è una causa persa, tendono a fare gli eroi, sempre. 

Layla: guarda chi si vede 

Layla spunta da dietro le spalle di Neal, sono in classe insieme. Neal la guarda, non si era mai avvicinata a lui, ma da quando ha provato per l'organizzazione, non fa che fargli domande. 

Jackson: Layla 

Layla: non sei accompagnato dalla tua Bonnie, Clyde?

Jackson fa una faccia buffa, non sa perché ma in fondo Layla la sempre considerata una ragazza per bene, è strano che ultimamente sia così accanita contro le gemelle. Si limita a sorridere non dandole una risposta. 

Jackson: vado in classe è già suonata la campana 

Layla lo guarda scettica, non ha sentito nulla, Neal trattiene a stento una risata, si copre la bocca con la mano sinistra. 

Neal è di nuovo li, in palestra, ormai ci passa più tempo che in classe, ma avevano richiesto la lista delle canzoni, stranamente c'era solo Hanna, ma Neal ormai non si stupisce più di trovarla sempre indaffarata. Neal sa già che la discussine andrà a finire in una specie di sfida, avanza cercando di fare meno rumore possibile con i piedi, ma essendo una palestra l'eco arriva fino a lei. Hanna alza gli occhi blu e lo nota, non si scomoda dalla sedia, anzi ritorna a guardare quei fogli come se fossero una cosa di vitale importanza. Neal scuote il capo divertito, Hanna lo diverte, lo incuriosisce. 

Neal: allora a chi devo lasciare le canzoni?

Hanna non dice nulla, senza alzare lo sguardo indica un punto impreciso della scrivania. Neal annuisce e poggia il foglio sulla scrivania, resta un attimo fermo. Hanna senta ancora la sua presenza vicina, alza lo sguardo, in effetti è proprio di fronte a lei. 

Hanna: vuoi qualcosa?

Il figlio dei Charming si morde il labbro inferiore, non lo fa spesso, ma lei lo rende agitato in tutti i sensi, sono poche le persone che gli fanno perdere le staffe. 

Neal: in classe non ci vai mai?

Hanna alza le sopracciglia, poi sbuffa riabbassando il capo, gli occhi celesti di lui la fissano e lei in un certo senso si sente in imbarazzo. Neal ha capito che non vuole parlare, ma gli piace punzecchiarla, si allontana nuovamente, gli sembra quasi di vivere un dejia-vù. 

 

 

 

 

In ospedale i nostri eroi sono tutti riuniti, incuriositi e più che certi che il ragazzo abbia molte risposte alle loro domande. Killian non c'è, è a casa a controllare le figlie, sono grandi, ma non se la sente di lasciarle sole, non dopo la lunga notte che hanno passato. Emma si alza da quella sedia che anche a lei sembra una vera tortura, non si spiega perché in un ospedale dove la gente deve passare ore mettano posti così scomodi. Avanza verso la finestra, la persiana fina permette di vedere il ragazzo ancora convalescente, ogni tanto i medici entrano per controllare i monitor, è una questione delicata, sa soltanto questo. Regina le si avvicina, le due sono ormai in un punto di fiducia massima, se c'è una persona che può aiutare Emma lei sa benissimo che questa persona è Regina. 

Regina: hanno detto per quanto ancora resterà... beh addormentato?

Emma: un paio di ore o giorni, non si può sapere con certezza, so solo che sa qualcosa 

Regina: i suoi vestiti indicano chiaramente che proviene dalla foresta incantata

Whale si avvicina alle due, ha gli indumenti del ragazzo in mano. 

Whale: ho trovato qualcosa che sono sicuro vi interesserebbe molto 

Whale prende dalla tasca del ragazzo una fede, d'oro, sembra un piccolo ramo intrecciato, non di certo una che si usa nel mondo normale. E' bellissima, fiabesca, fuori dal mondo, ha una luce viva, propria. Emma la prende tra le mani, le sembra di percepire amore, come se le stesse comunicando tutto l'amore che si sono promessi gli sposi, nonostante non abbia idea di chi siano. Ha un certo potere, può percepirlo, come se racchiudesse qualcosa di forte. 

 

 

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Neal è seduto sulle scale che portano al piano di sopra, la sua casa è totalmente addobbata per il Natale, ma dei suoi non c'è traccia. Ha la chitarra in mano, suona qualche accordo, le cose si sono fatte sospette, i suoi genitori sono sempre in casa, ma da quando sua sorella è tornata gli stanno nascondendo qualcosa. Incuriosito si alza appoggiando sulle scale la chitarra color nocciola. Avanza verso il piano di sopra, senza esitare entra in camera da letto, non ha paura di essere beccato, sa inventare facilmente scuse credibili. Tutto sembra normale, ma sa benissimo che i suoi sono pessimi nel nascondere le cose, infatti gli basta un occhiata fugace alla camera per capire che c'è qualcosa di nuovo in quella camera, proprio vicino la specchiera di sua madre, un carillon, lo aveva visto da un'altra parte, ma non in questo mondo ne era sicuro. Lo aprii, non c'era la tipica ballerina a ballare, Neal spalancò gli occhi, la figura bellissima e bionda di sua sorella ballava con il marito: Hook, indossava un vestito da pirata.

 

https://www.youtube.com/watch?v=DIKxR-4C_dM

 

I due iniziano a girare e dal carillon esce un suono dolce, malinconico, Neal lo prende tra le mani, quel suono gli ricorda qualcosa, non ricorda molto dei suoi primi anni di vita, ma sa benissimo di non trovarsi nello stesso posto, è come se il suono lo riportasse indietro, in quei precisi momenti. Ricorda vagamente dei prati immensi, piedi di verde, una cosa molto rara nel mondo reale, ricorda colori vivaci. Ricorda stanze differenti dalle mura di una casa, ma non riesce mai a focalizzare il tutto. Sospira, si sente amareggiato, il suono smette lasciandogli una sensazione di vuoto, lo riposa sulla superficie del cassettone dei genitori, sopra ad un centrino decorato. Si volta, sente delle voci provenire dal piano di sotto. 

Snow: Neal non sembra sia in casa 

David: non si sa mai potrebbe sentirci 

I due sussurrano, Neal cerca di trattenere una risata, ma è difficile immaginarsi i suoi due genitori in stile spie. Si avvicina alle scale, facendo attenzione a non farsi vedere. Il pavimento in parquet fa poco rumore per fortuna. 

David: dobbiamo scoprire cosa sta succedendo in questa città 

Neal corruccia la fronte, sapeva che qualcosa non andava, i coniugi erano veramente pessimi nel nascondere le cose. Tranne in circostanze essenziali. Scende le scale, non è il tipo che lascia passare le cose, ama i confronti e detesta la poca chiarezza. Arriva in cucina dai due, finalmente i tre sono uno di fronte all'altro, Neal li guarda, ha uno sguardo serio, vuole risposte, lo sanno bene i due, si guardano in volto sconvolti, non credevano che questo momento sarebbe arrivato così in fretta, il giorno in cui il piccolo Neal sarebbe stato coinvolto nelle battaglie di famiglia. I tre sono seduti a tavola, Snow ha insistito per farlo sedere, nonostante le repliche del secondogenito, Neal alla fine ha dovuto cedere. Seduto di fronte ai genitori ascolta la loro storia, hanno poco chiaro pure loro quello che succede, ma sa che inevitabilmente qualcosa sta arrivando, lo aveva percepito appena era arrivato l'inverno. Sospira guardando suo padre, l'eroe delle favole, da quello che gli raccontava sua madre da piccolo, una coppia di eroi anzi, anche se lui vede solo i suoi genitori, in tutte le loro sfaccettature, sia buone che cattive. 

Neal: quindi non farete niente?

David: non sappiamo con cosa abbiamo a che fare Neal 

Neal annuisce, si alza di botto dal tavolo, i due si guardano preoccupati mentre il figlio esce dalla cucina. 

David: abbiamo fatto bene?

Snow: mentire ad Emma ci aveva portato a perderla, non faremo lo stesso con lui 

Snow si alza, è sempre più convinta di essere nel giusto, in fondo, pensa David, non ha così tutti i torti. Neal cammina lungo la strada, sa dove deve andare, sa come muoversi, lui è impulsivo, ma ha sempre avuto un intuito per certe cose. Le porte dell'ospedale si muovono in maniera automatica, Emma è proprio li, al piano terra, sta prendendo un caffè dalla macchinetta, anche lei ci sta capendo poco. Si volta notando la presenza di Neal, i due nonostante siano fratelli hanno legato poco, Emma di lui non sa molto, a differenza di lui che ascolta sempre i racconti dei suoi genitori, anche se loro non lo pensano. Neal si avvicina a passo svelto. 

Neal: voglio vederlo 

Emma corruccia la fronte, non può impedirglielo, anche perché lui già sta procedendo verso la segreteria, lo raggiunge camminando a passo svelto cercando di non fare cadere a terra il caffè, arriva tardi, Neal è già di fronte alla stanza, dal vetro è rimasto immobile, era ancora privo di sensi, ma Neal poteva già immaginare il colore dei suoi occhi. I lineamenti erano identici, certo un paio di anni in più, era come se fosse suo fratello maggiore. Scuote il capo, non è possibile. Si volta verso di Emma. 

Neal: sto solo facendo una teoria okay? ma non avete pensato a dei viaggi del tempo 

Emma si ferma, la sua mente riceve in ritardo la frase, o meglio la deve elaborare, quello che dice sembra essere surreale, ma poi le viene in mente il viaggio con Hook nel passato, è possibile che stia succedendo di nuovo. Si avvicina alla stanza guardando il fratello, non lo avrebbe mai detto, ma per una volta doveva dare ascolto a qualcun altro. I due in si guardano complici, nessuno ci era arrivato fin ora. 

Emma: sei intelligente 

Neal si porta le mani sulla poca barba spuntata, chiaramente in imbarazzo, sorride cercando di nasconderlo con la mano, un chiaro gesto di timidezza. 

Neal: grazie

Emma sorride, orgogliosa di suo fratello, era la prima conversazione seria che avevano mai avuto in tutti questi anni, è stato un momento importante per entrambi, e loro lo sanno bene. Era nata una nuova alleanza, Emma deve solo imparare a fidarsi di lui e lui di lei. 

 

 

Liz apre gli occhi, è sul letto, su di lei solo una semplice coperta di lana azzurrina chiara. Eveline dorme sul letto, la stanchezza alla fine aveva preso il sopravvento. Nota che in casa sua non c'è nessun rumore, suo padre forse è andato via, scende velocemente le scale, rischia di cadere negli ultimi scalini, ma riesce con un salto a farcela, apre la porta di casa, il freddo della sera è abbastanza evidente, si stringe le spalle, suo padre in effetti è in cortile, ecco perché non lo aveva sentito, Hook le spiega che sta sistemando la macchina, in effetti Hook prende molto alla leggera la questione del ragazzo misterioso, ma sa che sta a cuore alle figlie. 

Hook: non volevo svegliarti 

Liz: devi accompagnarmi in ospedale, per favore 

Liz lo guarda, lo sta pregando, una cosa che non fa mai, non chiede mai aiuto, Hook lascia andare la pezza fatta d'olio, le sorride, non riesce proprio a dire di no alle sue bambine. 

Hook: salta su 

Liz corre fino al corridoio, ricorda benissimo la strada, ci ha fatto avanti e indietro per tutta la notte. Raggiunge sua madre, nota che ci sono tutti, persino Neal. Si ferma di colpo, non sapeva che anche lui era coinvolto, i due si guardano, Neal non sa perché ma si sente colpevole e confuso allo stesso tempo. 

 

https://www.youtube.com/watch?v=hyBz5OvfUGE&spfreload=10

 

Eveline si sveglia, è tardi, sono le undici, il suo telefono è pieno di messaggi, uno di questi è di Liam, prende il telefono è lo legge velocemente, le chiede di vederla, ma ormai è quasi tardi, si alza comunque scendendo le scale, si mette il giubbotto, non facendo caso nemmeno che nessuno è in casa. Arriva fino da Granny's, Liam è proprio li, anzi sta uscendo dal locale, lei gli spunta davanti, vuole sapere cosa voleva. 

Eve: Liam, mi dispiace mi sono addormentata e…

Liam: lascia perdere 

Liam avanza, ma lei lo blocca costringendolo a voltarsi. 

Eve: mi dispiace, per prima per oggi 

Eve sorride, cerca di essere convincente, è davvero dispiaciuta. 

Liam sospira, le crede. Eve lo legge nei suoi occhi, è più tranquillo, vorrebbe poterlo baciare in questo memento, non gli era mai sembrato così perfetto, Tom aveva ragione, lo aveva sottovalutato. Eveline smette di pensare, si avvicina a lui e lo fa, appoggia le sue labbra su di lui. Liam è chiaramente confuso, ma risponde al bacio, poggia le sue mani sulla schiena di lei. Eve si sente al settimo cielo, Liam le da emozioni nuove, emozioni che nessun ragazzo le aveva mai dato, si sente viva, si lascia trasportare da quel bacio al sapore di menta fresca, si stacca da lui riprendendo a respirare, sorride felice. Liam sorride di rimando, era raro che una ragazza prendeva l'iniziativa, piacevolmente sorpreso si sfiora le labbra. Aveva preso una mentina per nascondere l'odore del fumo, sorride a quanto sia ironica la sorte. Il telefono di Eveline suona, è sua sorella, da tanto non vedeva il nome di Elizabeth comparire sul piccolo schermo. 

Eve: devo andare vieni con me

 

 

I macchinari iniziano a muoversi in maniera diversa, Liz aveva chiesto di rimanere e il dottore aveva dato il via libera, ma solo ad una persona. Liz si alza, il ragazzo si muove lentamente, si sente intontito, fiacco, per via di tutti i medicinali che ha in corpo, Liz si affretta a raggiungerlo, vuole rassicurarlo. Il ragazzo apre gli occhi, seppur con fatica, sbatte più volte le palpebre. Non riesce a credere ai suoi occhi, si sente confuso, decisamente non crede che sia la realtà. 

- Lizzie…non- parla a fatica, come se non avesse più forze, dopotutto è normale dopo un operazione come quella subita. 

- non può essere vero…non può averlo fatto 

il ragazzo scuote il capo, è agitato. Si guarda intorno, è nel mondo umano, lo riconosce benissimo. 

Liz: ascoltami, guardami…ci sono io 

Liz gli prende il volto tra le mani, non sa perché lo fa, non è nemmeno da lei prendere il volto di uno sconosciuto tra le mani, ma è come naturale. Lui si ferma di colpo guardandola, è come se stesse vedendo un fantasma o qualcosa del genere. 

Liz: come sai il mio nome? 

- devo fermala…devo fermarla 

Lui torna ad agitarsi, si muove alzandosi, Liz cerca di non guardare il fisico statuario del ragazzo, ma è più forte di lei. Liz alza lo sguardo nei suoi occhi, lo sa, è lui, i suoi occhi, li riconoscerebbe ovunque, non può sbagliarsi, per quanto assurdo possa sembrare, ma sa che è lui. 

Liz: chi devi fermare? Liam 

Liz è più autoritaria, deve farlo o altrimenti non attirerà mai la sua attenzione. Liam si ferma di colpo, sorpreso dal fatto che lo abbia detto così, senza nemmeno avere un briciolo di dubbio.

Liz: sono i suoi occhi, sei tu 

Liam sente il cuore andare a mille, lo stesso Liz, c'è tensione. Sembrano due treni che corrono sempre più veloci, Liz lo guarda, non può smettere di farlo.

Liz: chi devi fermare?

Lui tentenna, ma non sa che altro fare, forse così cambierà le cose nel futuro.

Liam: te 

Liz spalanca gli occhi, Liam inizia a sentirsi male, non è stato un bene agitarsi in quel modo, i dottori entrano mettendolo nuovamente a letto. Liz indietreggia, anche perché la obbligano ad uscire. Eve e Liam sono li, insieme, il ragazzo è stato appena informato, non crede nemmeno lui a quello che vede. Liz nota le mani intrecciate di Eveline e Liam, perde un battito, è confusa, disorientata, si allontana da tutti i presenti, Emma e Hook la richiamano, non gli piace che vada in giro la sera da sola, ma Liz non li ascolta, in questo memento ha bisogno solo di un amico e loro non sono d'aiuto. Liam lo guarda, nonostante possa vedere ben poco è sorpreso dalla somiglianza con quello sconosciuto, avanza un paio di passi, i dottori non gli permetteranno di entrare, ma gli basta per guardarlo, l'altro Liam, quello venuto dal futuro lo guarda, in un attimo di lucidità, lo guarda serio in volto, poi sviene nuovamente, Whale lascia calare la morfina dalla flebo voltandosi verso le infermiere. 

Whale: tenetelo d'occhio 

Liam fa dei passi indietro, Hook si avvicina al ragazzo, l'aveva visto entrare mano con mano con Eveline e la cosa non gli piaceva affatto, lo guarda indagatore e abbastanza restio, Emma si avvinca prima che Hook possa fare una scenata epica. 

Emma: sei Liam giusto?

Il ragazzo annuisce, poi si volta un attimo indietro ancora confuso.

 

Il bosco di Storybook è buio, un nero pece, si sente solo un rumore strano, quasi un tuono, ma innaturale. Dal niente sbuca fuori un volto. Due occhi azzurrissimi, profondissimi, un trucco fortemente marcato, di nero, il rossetto rosso sangue. Il vestito nero ricamato lascia scoperto il collo e le spalle. Con calma la donna avanza, bella, di una bellezza fuori dal comune, uno sguardo glaciale, spietato. Al collo ha una collana, un piccolo ciondolo, una mezzaluna con una piccola pietra celeste incastonata, piuttosto comune è totalmente diversa dal vestito che indossa. Ha un portamento regale, avanza, non sembra portare nemmeno un mantello, nonostante il gelo che c'è nel bosco. Uno sguardo apatico , sembra come non contenere un 'anima, cammina trascinando il lungo vestito nero . cadono dei petali neri, forse un ingrediente dell'incantesimo. Porta una corono, non tipica delle regine, ma nemmeno delle principesse, sembra quasi una ninfa, bellissima, ogni umano ne sarebbe folgorato all'istante. Sparisce nell'ombra del bosco, proprio come è arrivata. 

 

 

Liz si trova di fronte alla porta, non sa di preciso che cosa dirà, ma in questo memento ha bisogno di lui, la porta si apre, un Jackson mezzo assonnato la guarda non capendo, ma non chiede nulla, fa spazio lasciandola entrare. 

Jackson: va tutto bene?

Liz non dice nulla, si avvicina al ragazzo abbracciandolo, Jackson la stringe a se, come solo un amico sa fare, non chiede più niente, tutto quello che può fare per aiutarla in questo momento è starle vicino. 

Jackson: ho qualcosa per te, volevo dartelo a natale ma viste le circostanza te lo do ora 

Jackson si abbassa, chinandosi sotto l'albero di natala decorato di tutti i colori, tipico di lui. Liz sorride, almeno lui riesce a tirarla su di morale senza far nulla. Prende da sotto di esso un pacchetto piccolo, il più piccolo, ma per Liz il più prezioso. Jackson si siede di fianco a lei nel divano. Il ragazzo le sorride, è felice e spera solo che le piaccia. Liz lo prende tra le mani, curiosa per come è sempre stata, lo scarta, facendo attenzione a non rovinarlo. Il pacchetto contiene un contenitore nero, tipico della bigiotteria. Liz lo apre, una mezzaluna con un piccolo brillante azzurro, una pietra lavorata, qualcosa di meraviglioso. 

Jackson: mi ricordava te non potevo non comprarla 

Liz entusiasta la porta al collo, Jackson l'aiuta a metterla. 

Liz: non la toglierò mai

Liz la tocca con le mani, è la cosa più preziosa che avesse mai potuto ricevere, sorride, vuole davvero bene a Jackson, per un attimo il pensiero che forse un giorno dovrà tornare a New York le sembra una cosa brutta, forse per lui sarebbe rimasta. Un amico, quello di cui aveva più bisogno. 

Liz guarda l'orario, ormai sono le undici passate, sicuramente i suoi saranno preoccupatissimi. Belle le porge una tazza piena di cioccolata calda, non aveva mai conosciuto la madre di Jackson, una persona meravigliosa, era questo il primo pensiero della ragazza. Si era offerta di riaccompagnarla a casa non appena avrebbero finito di bere. Belle è una donna pacata, molto diversa da Jackson, stranamente nessuno dei due aveva menzionato il padre del ragazzo, ma Liz non voleva intromettersi nei loro affari, come Jackson non la pressa, vuole fare lo stesso con lui. Sorride ad una battuta del migliore amico mentre Belle si siede sulla poltrona accanto al divano. La casa è accogliente, stile classico, in legno, una tipica casa in periferia. Liz gira il contenuto quasi nero della tazza, aveva un profumo davvero invitante. Soffia bevendone poi un sorso. 

Liz: è buonissima…- Liz tentenna non sa di preciso come chiamarla.

Belle: chiamami Belle 

La bionda non è sicura, in fondo è sempre una persona più grande di lei. Ma poi sorride. 

Liz: è buonissima Belle 

Belle felice le sorride alzandosi dal tavolo in modo da lasciare spazio ai due amici, è contenta che Jackson abbia trovato un'amica. Si allontana verso la cucina. 

Liz: non mi avevi detto che tua madre è così dolce? 

Jackson: tutti amano mia madre 

Jackson fa una faccia saccente, Liz prende un cuscino dal divano tirandoglielo in faccia divertita. 

 

Liam rientra a casa, non sa di preciso cosa sia successo, ha ancora la testa confusa, il soggiorno è completamente buio, non ce la fa ad arrivare fino alla camera da letto, si butta sul divano poggiando con forza il telefono sul tavolino di fronte. Guarda il soffitto, gli occhi azzurri completamente persi, non si era mai sentito più confuso e in tutto questo doveva aggiungerci anche il bacio con Eveline, era stato inaspettato, non ci aveva nemmeno mai pensato a quello che poteva provare per lei o per sua sorella. Liam si alza di colpo, non capisce perché le venga in mente Liz quando lui ha baciato Eve. Si mette seduto portando le mani sul volto, stanco, forse dormire non era poi una idea così cattiva. Si alza lasciando li il telefono, non ha voglia di sentire nessuno in questo momento. Sale le strette scale che lo portano al piano di sopra, suo padre sicuramente già dorme, lui avanza ancora fino alla fine del corridoio, nella sua stanza. 

 

Eve sente un rumore, da sotto le coperte calda dove era appena entrata. Non vuole alzarsi, il letto è troppo accogliente. Quando sente i passi verso la sua stanza capisce che si tratta di sua sorella, in quel momento non pensa più al freddo del pavimento o dell'aria gelata che c'è nell'intera stanza. Si toglie la coperta di scatto, in effetti Liz è proprio li, indossa ancora il cappotto ed è appena entrata, ha le scocche rosse e il naso del medesimo colore. Eve avanza verso di lei, ha un'espressione curiosa sul volto. I capelli scuri legati in una coda alza e morbida per la notte, il trucco è sparito dal suo volto, ci tiene alla cura della pelle. Liz si toglie finalmente il cappotto, un po' le dispiace toglier via quel calore dal corpo, ma l'impazienza nel volto di sua sorella è qualcosa che non può attendere. Una volta messo il pigiama rose si siede sul letto di Eve, le due sono una accanto all'altra, erano anni che non erano così, che non si confidavano tra loro. Liz non sa da dove iniziare a raccontare, non sa nemmeno come spiegarle quello che il ragazzo le ha detto, fa fatica a chiamarlo Liam, perché è come se lo fosse, ma allo stesso tempo non è il suo Liam, non di questo tempo. Appoggiata al morbido cuscino cerca di spiegarle la cosa, ma Eve fa fatica a seguirla, anche lei trova assurdo ogni cosa che la gemella le sta raccontando. Spalanca gli occhi più volte confusa. 

 

Belle mette la tazza sporca all'interno del lavandino, sospira pensando che domani è un altro giorno di lavoro. Si ferma un attimo, le sembra di aver sentito un rumore, di scatto si volta, sobbalza, per fortuna non ha la tazza in mano altrimenti sarebbe caduta a terra in mille pezzi. Le viene da urlare, ma la figura con un gesto alla mano le toglie la voce. E' Liz, dal futuro, ma Belle non la riconosce, forse perché diversa da quella dall'aspetto angelico che ha adesso. Elizabeth le si avvicina, è seria in volto, ma non riesce a capire se sia cattiva o meno. 

Liz: abbiamo molto di cui parlare 

Liz ha un tono di voce pacato, autoritario, ma calmo, come se quell'espressione senza sentimenti non le appartenesse. Belle non sa dire quale sia la sua vera natura, ma in questo momento vorrebbe solo fuggire di li, sente lo sguardo gelido di lei sul suo corpo. Il vestito nero si trascina in ogni movimento che fa, seppure minimo. Belle la guarda terrorizzata, mentre lei alza la mano verso di lei.  

  
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