Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: MimiRyuugu    30/12/2015    4 recensioni
“Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo Giulia. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora.
Sesto anno. Anna Alvis Haliwell, Giulia Wyspet ed Hermione Granger si apprestano ad iniziare il penultimo anno ad Hogwarts. Ma tanti cambiamenti si prospettano per loro. A quali avventure andranno incontro i nostri Tre Uragani?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ma buonasera...notte...giorno. Ma buon! XD
Nono tranquille, non sono eterea e nemmeno un'allucinazione da abboffate natalizie u.u dopo un anno (che vergogna D:) finalmente mi sono decisa a riprendere in mano la mia adorata FF. La difficotà principale è che l'ho scritta cinque anni fa (e quindi si, vi ho fatto aspettare nonostante sia completa) e io sono cresciuta, sono cambiata.
Però avevo io stessa bisogno di un po' di sano diabete alla Wyspet, per cui sono tornata 'a casa'. E Hogwarts è esattamente questo. Anche perchè ve lo ricordate no? Che 'a Hogwarts chi chiede aiuto lo troverà sempre'. Non si nota che ho riletto i libri, nooo *coro sarcastico*
Ma basta premesse per la mia coda di paglia e veniamo al dunque! 

Avvertenze: questa ff la scrissi nel 2009, anno in cui impazzavano i Tokio Hotel (e in cui impazzava prenderli in giro, mea culpa.) e Twilight andava di moda. Stavolta sono pure in pari con l'atmosfera natalizia! *^* solito OCC, diabetanza e tante diottrie perse <3

In questo capitolo troviamo Supernatural dei Flyleaf, The Girl That All Bad Guys Want dei Bowling for Soup, Hide and Seek (i vecchi tempi di The OC regnano XD) degli Imogean Heap, I Caught Myself del Paramore ed infine Never Think di quel vampiro sbrilluccicoso che altri non è se non Robert Pattinson (però è bella la canzone nè u.u ps. la canzone vera inizia quando son più o meno arrivati sulla Guferia, siccome metà canzone è solo suonata XD).

Inoltre volevo avvisarvi che: grazie ad una mia carissima amica ho scoperto il magico mondo delle playlist di Spotify, per cui se mi cercate sotto il solito fantasioso nome di mimiryuugu, troverete tutte le tracce musicali di ogni fan fiction dei Tre Uragani *^*

Spero che il capitolo vi piaccia e speriamo non sia anche l'ultimo prima di secoli, oltre che l'ultimo del 2015 (primo e ultimo, per le mutande di Merlino!). 
Buona lettura <3



Ventitreesimo Capitolo 

Durante la notte la neve non smise un attimo di scendere. La bufera si era calmata, lasciando i piccoli fiocchi cadere nella loro tranquillità. Un silenzio avvolgeva l’intero giardino. La piovra si era oramai arresa al freddo. Gli ultimi sprazzi di vento facevano muovere le fronte al ritmo di un valzer pacato e magico. Nonostante nulla producesse rumore, qualcuno non riusciva a dormire. Giulia si rigirava nel letto. Billy Joe dormiva appallottolato accanto a lei, il musetto appoggiato al cuscino. La ragazza lo guardava senza prestarvi veramente attenzione. Si era svegliata all’improvviso pochi minuti prima. Non sapeva il perché. Forse, si era finalmente accorta che il Natale era passato. Oppure aveva fatto un sogno particolarmente intenso. Giulia si alzò piano dal letto scostando le coperte. Il freddo le si insinuò da sotto i pantaloni del pigiama. Ed i piedi a contatto con il pavimento gelato la fecero rabbrividire. Si mosse piano verso la finestra. Sedendosi poi sul davanzale con una leggerezza strana. Non le era naturale. Eppure non si accorgeva nemmeno dei gesti che stava facendo. Forse stava ancora sognando. Una volta che i piedi si staccarono dal pavimento gelido, Giulia sospirò. Lasciandoli a ciondoloni. Le braccia ben salde ai lati dei fianchi. Iniziò a guardarsi intorno. La stanza era avvolta nel buio. Her headaches are constant increasing in pain each passing day. Anna dormiva nel suo letto. Le coperte strette a lei. Nemmeno James era riuscito ad infiltrasi fra loro per raggiungere la sua padrona. Ed ora giaceva a terra addormentato. Qualche volta emetteva un ringhio soffocato per l’irritazione. Giulia scosse la testa divertita. She cant even manage to stand on her own its gotten so bad. Grattastinchi se ne stava beato ai piedi del letto di Hermione. Il prefetto si era addormentata con le coperte ancora sulla testa. Persisteva in quella posizione per evitare il più minimo contatto con il freddo. Il povero gatto non aveva nemmeno provato a varcare il muro di piumone. Arrendendosi così ad un misero posticino nel posto più sicuro e caldo possibile. You think in saying there’s no use in praying but still she bows her head so she can say. Giulia sobbalzò. Aveva ancora gli occhi intenti a scrutare nel buio. Quando aveva sentito qualcosa piombarle in grembo. Tirò un sospiro di sollievo vedendo la palla di pelo strusciarsi su di lei. “Che spavento che mi hai fatto prendere Billy Joe!” lo rimproverò sottovoce. Il gatto alzò il musetto. Per poi bloccarsi a guardare la sua padrona negli occhi. La ragazza sospirò. “Scusa se ti ho svegliato…” si scusò poi Giulia. Facendogli una carezza sulla testolina. Billy Joe scese dalle sue gambe. Posizionandosi poi nel piccolo spazio rimasto sullo stretto davanzale. Thank you for just one more day. Giulia lo seguì con lo sguardo. Il gatto fissò i suoi occhi al di fuori della finestra. Forse guardavano il giardino in cerca di qualche preda scura in mezzo a tutto quel bianco. Oppure scrutavano con inquietudine proprio la neve. “Billy Joe?” lo chiamò piano la ragazza. Il diretto interessato non si voltò. Si limitò a tirare indietro le orecchie. Giulia alzò piano un ginocchio. Si voltò senza fare rumore. Per poi aggiungere anche l’altra gamba, ritrovandosi così in ginocchio sulla fredda pietra. La finestra era abbastanza grande da consentirle di tenere la schiena pienamente dritta. Billy Joe rimase immobile fissando fuori. “Non ti piace tutta quella neve eh?” commentò la ragazza sottovoce. Il micio finalmente si voltò a fissarla. Supernatual patience graces her face and her voice never raises. Giulia gli rivolse un sorriso. “Non è male…anche se con tutto quel pelo forse è fastidiosa…” continuò. Il gatto bloccò ancora le sue iridi su quelle della sua padrona. Sembrava uno sguardo di rimprovero. A cui la ragazza non seppe resistere. “Mi conosci fin troppo bene…” sussurrò divertita. Billy Joe si spostò piano dalla sua postazione. E piano picchiò la testa contro la gamba di Giulia. Come se volesse spronarla a parlare. “Sai…è stato un bel Natale...anche se non l’ho trascorso con i miei non mi dispiace…c’erano Anna ed Hermione con me…e anche Severus…la mia seconda famiglia…” iniziò a ragionare lei. Il gatto le diede ancora un colpetto sulla gamba. La ragazza scosse la testa. All because, of a love, never let go of. “Tu lo sai vero Billy Joe? Dovresti capirlo prima di me che qualcosa non va nell’aria…” aggiunse. Poi guardò verso il suo interlocutore in segno di risposta. “Ho paura…sento che tutto sta cambiando…però…io…devo essere forte vero?” disse ancora. Il felino si avvicinò al vetro della finestra. Il suo sguardo era tornato a scrutare il giardino. Gli occhi nocciola di Giulia fecero lo stesso. “Questo potrebbe essere stato l’ultimo Natale tranquillo…forse l’ultimo che ho potuto festeggiare con loro…” sussurrò. Poi si voltò per qualche secondo verso i letti delle sue amiche. Billy Joe le puntò addosso le iridi. Luminescenti in mezzo a quel buio. He has every reason to throw up his fists in the face of his God who let his mother die. “Possibile che per colpa di un fanatico egoista il mondo sia destinato a un così grande cambiamento? Non è necessaria una distinzione in base all’appartenenza…Severus è un Mezzosangue, eppure ha un cuore buono e gentile…quella è una vera virtù...perché versare sangue innocente per un nuovo mondo in cui regnerà la meschinità e l’oppressione?” disse piano la ragazza. Billy Joe si lasciò sfuggire un miagolio sommesso. “Voldemort non capisce…anche se la sua è una grande potenza, anche ammesso che crei questo mondo, non riuscirà a rimanerne sempre lui il solo sovrano…qualcuno avrà il coraggio di spodestarlo prima o poi…” obbiettò ancora Giulia. Il felino si avvicinò piano a lei, per poi appoggiarle una zampa su un ginocchio. Through all the prayers and tears, she still passed in pain anyway. “Lo so…è inutile che mi arrabbi…però...” sbuffò in risposta la ragazza. Billy Joe strusciò piano la sua testa contro la gamba della sua padrona. Giulia lo guardò. Se voleva che quel mondo in cui aveva vissuto per sedici anni non crollasse doveva contribuire. Si era fatta una promessa prima di andare a combattere al Ministero con gli altri alla fine del quinto anno. Lei voleva combattere per la pace. Non voleva che nessuno soffrisse, ma soprattutto voleva proteggere loro. A cui voleva più bene che a se stessa. I suoi genitori, le sue amiche, Severus. Sapeva di non avere molte possibilità. Non era nemmeno arrivata alla maggiore età. Eppure era decisa. You think in saying there’s no use in praying but still he bows his head so he can say. “Mi impegnerò per proteggerli…quando Eveline nascerà voglio che viva in un mondo sereno…lo farò ad ogni costo! Devo solo aspettare il momento giusto…quando anche Anna ed Hermione saranno pronte…il cambiamento ci sarà!” affermò convinta Giulia. Billy Joe parve confortato dalla determinazione della sua padrona. Così le saltò in grembo. “Non mi sono dimenticata di te, stai tranquillo…” aggiunse la ragazza divertita. Poi guardò un’ultima volta fuori. Il giardino sembrava davvero un posto incantato. Più del solito ovvio. Dall’alto di dove si trovava il dormitorio Grifondoro si aveva una vista stupenda. Thank you for ending her pain. Giulia prese Billy Joe fra le braccia. Lo strinse con delicatezza. Per poi liberare le sue ginocchia oramai intorpidite dalla dura roccia. “È meglio se andiamo a nanna ora…” suggerì. Dovevano essere quasi le due. La ragazza si avviò piano al suo letto. Liberò il gatto dalla sua presa e si voltò a guardare le sue amiche. Anna doveva essersi rigirata nel sonno. La coperta le era scesa ai fianchi, così si era raggomitolata verso il bordo del letto per cercare calore. Giulia la raggiunse, sorridendo intenerita. “Spero che tu e Draco viviate per sempre assieme…Elizabeth ed Eveline dovranno sostituirci nelle escursioni notturne…” sussurrò. Poi le rimboccò piano il piumone e il resto degli strati. Supernatural patience graces his face and his voice never raises. La ragazza aggirò il letto di Anna ed andò da Hermione. Le mani non reggevano più la presa della coperta, che oramai le ricadeva pesante sugli occhi. Giulia le scoprì il viso e la sistemò in modo da evitare spifferi. Concedendo anche a lei un sorriso dolce. “Farai la scelta giusta Herm…Ron ti starà sempre accanto…anche perché senza Rose chi farà copiare i compiti di Pozioni a Eveline e Elizabeth?” commentò. Poi le fece una carezza sulla guancia, tornando finalmente al suo letto. All because of a love never let go of. Billy Joe l’aspettava impaziente. Giulia si infilò sotto le coperte. Dando ancora una veloce occhiata fuori dalla finestra. Sperava che almeno per il resto della notte la neve ricoprisse con il suo manto ovattato anche il suo cuore. Voleva ignorare i brutti pensieri che le occupavano sempre di più la testa. O almeno nasconderli. Sperando che non diventassero mai realtà. Never let go of.
Le ragazze dormirono senza altre interruzioni. La sera prima il prefetto non si era ricordato di impostare la sveglia. Fu la prima a svegliarsi. “Per Merlino che dormita! Non mi sentivo così stanca dai giorni dei G.U.F.O.!” esclamò Hermione, aprendo veloce gli occhi. Poi si lasciò andare in uno stiracchiamento. Sentiva le gambe stranamente indolenzite. Dopo aver riaperto le palpebre per qualche minuto per focalizzare la stanza, capì cosa le era successo. Grattastinchi si era spaparanzato finendo per sdraiarsi sulle sue gambe, credendo forse di non essere per nulla pesante. Piano il prefetto fece rotolare più in la l’enorme palla di pelo in modo da riuscire ad alzarsi. Per sbaglio puntò gli occhi sulla sveglia. La fissò incredula per qualche secondo. Poi sbarrò gli occhi. “Non è possibile! La sveglia deve essere impazzita!” strillò. Nemmeno il tempo per ricontrollare l’orario che un cuscino l’aveva già presa in piena testa. “Ma è modo di svegliare le persone questo Herm?! Sembri Bill Kaulitz che fa le prove per un concerto!” sbottò irritata Anna, tirandosi su la coperta fino alla testa. Giulia era saltata a sedere nel momento stesso in cui aveva sentito la voce della sua amica. Gli occhi ancora aperti a metà. “Herm…cosa succede?” chiese ancora assonnata. “Cosa succede? Succede che abbiamo una pazza maniaca in camera con noi!” rimbeccò convinta Anna. La faccia coperta dal piumone per evitare di incontrare la luce. “Ragazze è tardissimo! Non ho messo la sveglia ieri sera!” esclamò ancora Hermione. Poi saltò giù dal letto e sfrecciò in bagno. Giulia scosse la testa divertita. Piano si alzò dal suo letto per far svegliare a forza la castana. Dopo qualche minuto passato tra suppliche ed insulti, le due raggiunsero il prefetto in bagno. Hermione era davanti allo specchio. Si stava sistemando la fascia in modo che non le si bagnasse la frangia. Giulia prese un pettinino dal ripiano accanto al lavandino e raccolse il ciuffo ribelle da una parte. Poi si aggiunse al prefetto. Anna le guardava con gli occhi ridotti a fessure. Non si era nemmeno messa gli occhiali. “Herm…tu sei tutta psicopatica…” sbottò, spingendo in la Giulia. Il prefetto sbuffò. “Non voglio ridurmi a svegliarmi all’ora di pranzo ogni giorno! Altrimenti quando ricominceranno le lezioni non riuscirò più a riprendere il mio ritmo biologico…” spiegò convinta. La castana si raccolse con una fascia la frangia. Evitando accuratamente di lanciare qualcosa di contundente all’amica. “Avanti, avanti! Non è bene litigare la mattina presto!” esordì Giulia, con tono pacato. “Non ho di certo iniziato io…” sbuffò Hermione. Anna la fulminò con lo sguardo. La terza sospirò. Passarono dei minuti di silenzio. Fino a quando la castana sputò nel lavandino, dopo essersi lavata i denti. Il prefetto scosse la testa esasperata. Subito l’altra le rivolse un ghigno. Giulia guardò curiosa l’amica. “8 o'clock, Monday night and I'm waitin’ to finally talk to a girl a little cooler than me…” iniziò a canticchiare Anna. Hermione la ignorò, continuando ad asciugarsi il viso dopo un’ondata di acqua gelata. “Her name is Nona, she's a rocker with a nose ring, she wears a two way, but I'm not quite sure what that means...” continuò la castana. Sempre guardando di sottecchi la diretta interessata. Giulia sorrise divertita. Il prefetto unì le mani sotto al rubinetto aperto, poi si portò l’acqua al viso. Cercava ancora di non dar peso all’amica. “And when she walks, all the wind blows and the angels sing…” ghignò Anna, buttando da parte un asciugamano. Per poi scambiarsi uno sguardo d’intesa con Giulia. “She doesn't notice me!” aggiunse subito quest’ultima. Hermione sbuffò spazientita. “Cause she is watchin' wrestling creamin’ over tough guys…” sibilò Anna. Avvicinandosi al prefetto. “Listenin' to rap metal  turntables in her eyes…” la raggiunse Giulia. Hermione le guardava spazientita. Quella mattina si era già svegliata con la luna storta. Forse da Anna se lo aspettava, ma che Giulia le desse anche corda era davvero snervante! “It's like a bad movie, she is lookin' through me…” mugugnò ancora la prima, con aria finta sofferente. La seconda le poggiò una mano sulla spalla. “If you were me, then you'd be screaming "Someone shoot me!"” aggiunse poi, unendo due dita a mo di pistola. Il prefetto si tolse seccata la fascetta. “As I fail miserably, tryin' to get the girl all the bad guys want…” ghignò Anna, parandosi davanti alla vittima. Hermione boccheggiò indignata. Si voltò verso Giulia in cerca di aiuto. Ma l’amica alzò le spalle. “She's the girl all the bad guys want!” cantò infine in coro con la castana. Per poi scoppiare entrambe in una grossa risata. Il prefetto tirò un urletto esasperato ed uscì dal bagno. “Avanti Herm! Non te la prendere!” cercò di consolarla Giulia, buttando accanto al lavandino il fermaglio. “Che permalosa! Ti stavamo solo prendendo un po’ in giro…” commentò ancora Anna. Quando le due tornarono in camera, Hermione era immersa nel suo baule. “Che fai?” chiese la castana, trotterellandole accanto. “Cerco dei vestiti per poter uscire a fare colazione…anzi, pranzo oramai…” rispose secca. Anna ridacchiò soddisfatta. Per poi dirigersi al suo baule. Giulia fece lo stesso. “Cosa si fa oggi pomeriggio?” chiese. Era quasi sicura che la prima sarebbe andata da Draco. Mentre la seconda sarebbe andata in biblioteca. “Forse me ne vado a fare i compiti…” rispose timida Anna, vergognandosi quasi. Hermione interruppe la sua ricerca solo per alzare la testa e guardarla a bocca aperta. “Herm chiudi quella bocca…ti entrano le mosche…” sbuffò la castana, nascondendosi dietro a un mucchio di maglie appena tirate fuori dal baule. “Ora mi spiego perché nevica…Anna Alvis Haliwell che vuole fare i compiti…in vacanza poi! Questa è da segnare!” commentò sorpresa Hermione. “Che c’è di strano? Voglio fare del mio meglio in Pozioni…così Potter non mi potrà più superare…” sbottò convinta, analizzando una felpa. il prefetto la guardò quasi commossa. “Allora è deciso, tutte in biblioteca per oggi pomeriggio…” sentenziò Giulia. Le amiche voltarono gli occhi dubbiose. “Non vai da Piton oggi?” chiese subito Anna. La ragazza scosse la testa. “Preferisco fare i compiti…ci vedremo stasera…” spiegò sorridente. “Tu cosa fai stasera Herm?” chiese d’improvviso Anna. Il prefetto alzò le spalle. In realtà sapeva bene cosa avrebbe fatto. Sarebbe dovuta andare nella stanza dello Specchio delle Brame. Per vedere se il suo futuro fosse cambiato. Se avesse dovuto dar ragione al suo cuore, perdonando così il bradipo con le lentiggini. Le tre si cambiarono e prepararono le borse con i libri. Una volta che furono pronte Giulia prese a braccetto le amiche e le trascinò in Sala Grande. Come ogni giorno di vacanza, non c’era nessuno. Gli Uragani si sedettero al solito tavolo Grifondoro. “Certo che c’è stata proprio una pigrizia tempestiva…” osservò Anna, guardandosi in giro. “Non usare parole di cui non conosci il termine…” sibilò piano Hermione. La castana le rifilò un’occhiataccia. Per poi sfogarsi su una povera brioche ignara. Giulia perlustrava il tavolo insegnanti. Erano come al solito i più necessari. La McGranitt aveva scalato di qualche posto. Pentendosene subito per essere finita accanto a Lumacorno. Mentre questo cercava di coinvolgere la professoressa in una discussione sugli addobbi natalizi, Piton se ne stava seduto dalla sua parte. Mangiava con disinteresse il suo pranzo. Aveva notato arrivare in sala le tre ragazze, ma aveva cercato di non alzare lo sguardo. Sapeva che se avesse incontrato quei due occhi nocciola le sue guance si sarebbero colorate in un modo poco dignitoso. Dopo la notte passata, non doveva stupirsene. Si sentiva talmente stupido che non si era nemmeno concesso di godere del sogno che lo aveva intrattenuto quella notte. Il più bel sogno che avesse fatto da mesi. E poi si ricordava ancora cos’era successo la notte della vigilia. Ogni rametto di vischio glielo ricordava. Senza accorgersene aveva voltato lo sguardo. Piton si maledì per essersi perso in quei ridicoli pensieri. Giulia invece sorrise. Rivedendo finalmente quelle iridi nere. Anche se non si erano visti per un solo giorno a lei sembrava molto di più. Salutò il professore con un piccolo cenno della mano. Il diretto interessato fece un sorriso sghembo. Solo quando Piton distolse lo sguardo da lei, la ragazza sentì la voce di Anna. “Giulia!! Mi ascolti?! Hai finito di flirtare a distanza con il pipistrello?!” sbottò. Lei sobbalzò di poco e si voltò rossa in viso. Hermione scosse la testa esasperata. Il tatto della castana lasciava parecchio a desiderare. “Mi passi quel pasticcino? Mi sta chiamando da mezzora!” sbuffò ancora quest’ultima. Giulia annuì ancora imbarazzata. Prese il dolce e provò a passarlo ad Anna. Ma il prefetto fu più svelta. Lo prese e lo mangiò in un solo boccone. La castana ringhiò piano. “Chiamata terminata…c’è stato un problema di linea…” ironizzò Hermione. Giulia ridacchiò divertita. “Herm…tu devi smetterla di frequentare la Parkinson…” sentenziò inorridita Anna. Il prefetto ghignò felice della reazione. Poi tornò a suo pasto. Dopo aver bevuto una tazza di caffè ciascuna, le tre si decisero ad iniziare il pomeriggio dedito allo studio. Nonostante fosse un giorno di festa, la biblioteca era aperta. I tre uragani si accomodarono al tavolo più vicino agli scaffali. Con la lista dei compiti accanto. L’unica che rimase concentrata fino all’ora di cena, fu Hermione. Anna si perse più volte. Dopo aver finito il tema di Pozioni si lasciò distrarre da ogni cosa. Mentre Giulia qualche volta la seguiva, nonostante cercasse di appliarsi per il tema di Difesa. Arrivate le 19.00, la bibliotecaria le cacciò quasi in malo modo. Così furono costrette ad andare a poggiare le borse in dormitorio e tornare in Sala Grande. I tavoli non erano deserti come a pranzo. Però gli studenti rimasti si potevano benissimo contare sulle dita. Dopo aver saziato la loro fame, le ragazze tornarono in camera per prepararsi alla sera. “Herm che fai allora?” le chiese Anna. Stava cercando qualcosa nel baule. Vestiti più pesanti forse. Il prefetto alzò le spalle. Non sapeva se confidare alle sue amiche il suo vero programma. Si sentiva abbastanza stupida. “Ecco…forse…vado a fare un giro…” rispose vaga. Sedendosi di peso sul letto. Giulia la guardò dubbiosa. “Non devi fare il giro da prefetto anche stasera…non c’è nessuno!” osservò. Per poi tirare su la zip della felpa con le solite orecchie da gatto. Hermione abbassò lo sguardo. “Lo…so…infatti…devo andare in un posto…” precisò. La castana le rivolse uno sguardo curioso. Appoggiando il risultato della sua ricerca nel baule. Il prefetto arrossì. “Hai un appuntamento?” ipotizzò subito stupida Giulia. Hermione scosse la testa decisa. Anna si tolse la gonna e la lasciò sul pavimento. Si vestì esattamente come il giorno prima. La felpa di Jack che l’avvolgeva in un caldo abbraccio. “Allora, parli oppure dobbiamo usare le maniere forti?” protestò poi, brandendo un cuscino. Il prefetto puntò gli occhi sui suoi stivali. “Ecco…vado…nella stanza dello Specchio delle Brame…” disse finalmente. Le amiche strabuzzarono gli occhi. “Perché?” chiese semplicemente sbigottita la castana. Hermione sospirò. “Ho bisogno di conferme…voglio…voglio vedere se quel futuro che ero convinta di poter vivere c’è ancora…” spiegò. Giulia ed Anna si scambiarono uno sguardo perplesso. “Hai paura che non ci siate più tu e Ron nel riflesso?” chiese la seconda. La prima le diede una gomitata nel fianco. Il prefetto alzò gli occhi verso le due. “Voglio sapere se devo continuare a stare male o mettermi il cuore in pace…” aggiunse. La castana scosse la testa. “Quindi se non ci vedrai Ron ti arrenderai?” chiese. Hermione annuì. Solo pensare ad un opzione simile le metteva i brividi. “Santo Manson, che cavolate che dici Herm!” sbottò ancora Anna. Il prefetto strabuzzò gli occhi incredula. “L’hai detto tu stessa no? Ron si è messo con Lavanda per ripicca… secondo me gli sei talmente mancata in queste vacanze che appena ti vedrà ti inchioderà al muro…” esordì la castana. Hermione arrossì. “Grazie per il romanticismo Anna…comunque anche secondo me gli manchi…e poi diciamocelo, chi sopporterebbe ancora Lavanda? Penso che Ron preferisca abbandonare il suo orgoglio che continuare a sentire quella vocetta stridula…” le diede ragione Giulia. Il prefetto sorrise. Scattò in piedi con un po’ più di sicurezza. “Herm…e se nello specchio ci vedi la futura famigliola Weasley, che fai? Gli mandi messaggi subliminali che si deve scusare?” commentò ancora Anna. Aveva iniziato ad allacciarsi i pesanti anfibi. Su una gamba sola. Tenendosi con una mano alla spalla di Giulia. “Penso che…ci parlerò…forse cercando un compromesso le cose si sistemeranno…” rispose timida Hermione. La castana aprì bocca per replicare. Ma Giulia le fece segno di stare zitta. Se questo era quello che la loro amica voleva, era meglio lasciarla fare. “E tu invece, vai nei sotterranei?” disse subito la ragazza, rivolta ad Anna. quest’ultima ghignò. “Potrei farti la stessa domanda…” rimbeccò. Giulia arrossì e distolse lo sguardo. “Comunque no…prima ho inviato un bigliettino a Draco…spero che gli sia arrivato…ci vediamo in atrio alle nove…” spiegò poi la castana. Si stava avvolgendo il collo in una morbida sciarpa nera. “Da quando non vuoi seppellirti sotto un caldo piumone?” osservò Hermione. Anna alzò le spalle. “C’è la neve…voglio approfittarne…” sorrise. Le amiche si guardarono stupite. “Questo mi sa tanto di appuntamento romantico…” sentenziò Giulia. La castana sbuffò. Anche se il colorito che era apparso sulle sue guance la tradiva. “Appuntamento romantico…appuntamento romantico…” iniziò a cantilenare Hermione. “Zitta o ti faccio ingoiare un calzino…e comunque voglio solo fare un giro fuori…” sbottò Anna irritata. Giulia sorrise. “Posso chiederti un favore?” le disse subito. La castana annuì. “Posso avere l’esclusiva della Guferia?” precisò. “Certo…anche tu in vena di passeggiate con Serpeverde eh?” sorrise divertita Anna. L’amica arrossì ancora. “Però se non state attenti finirete per incontrarvi…il coprifuoco per le vacanze è allargato, ma c’è!” commentò veloce Hermione. La castana le diede una pacca sulla spalla. “Non ho mica detto che staremo in mezzo al giardino…faremo una passeggiata…” obbiettò. “Appuntamento romantico…” tossicchiò Giulia. Anna le rifilò l’ennesima occhiataccia. Continuando a parlare dei programmi per quella sera, le tre finirono di prepararsi. Anna e Giulia erano avvolte nei loro cappotti. La prima, nel giubbotto di pelle. La seconda, nel solito cappotto nero, lungo un po’ più su del ginocchio. Hermione invece era armata di decisione. Uscirono dalla camera che erano le 20.50. Fecero la strada assieme fino ad un corridoio prima dell’atrio. Il prefetto si staccò da loro per poter seguire la strada che l’avrebbe condotta al suo obbiettivo. Invece Giulia proseguì con Anna ancora per qualche passo. Poi dovette svoltare e dirigersi verso i sotterranei. Così la castana si ritrovò da sola. Bruciò in pochi minuti la distanza che la separava dall’atrio. Quando svoltò l’ultimo angolo, lo vide subito. Le scappò un sorriso. Draco era appoggiato ad una colonna. Avvolto nel suo cappotto più pesante. Aveva un taglio classico, nero e lungo fino a coprirgli le ginocchia. Cozzava abbastanza con il suo chiodo di pelle. Anna trotterellò con passo leggero fino a lui. “Buonasera Malfoy…” lo salutò, facendo un piccolo inchino. Where are we. Il ragazzo si voltò. Per poi scuotere la testa stupito. “E io che pensavo di avere un appuntamento con una mia ammiratrice…che delusione…” commentò finto seccato. Anna lo fulminò con lo sguardo. “Cos’è, sei anche cieco ora?! Vuoi i miei occhiali? Guarda che mi sono firmata nel messaggio!” rimbeccò. Draco ghignò soddisfatto della reazione. What the hell is going on. “Se proprio vuoi me ne vado…anzi guarda, vado a chiamarti Pansy…sarà felicissima di uscire con te…” sbottò ancora la castana. Il biondo si lasciò andare ad una risata. Mentre Anna si voltava infastidita. Fece qualche passo in avanti, ma Draco la afferrò subito per un braccio. Poi la portò veloce a se. “Che stupida che sei Haliwell…” la canzonò. Lei tentò di divincolarsi dalla stretta. Ma il ragazzo la teneva inchiodata a se. Così dopo qualche tentativo si arrese. In uno sbuffo. The dust has only just began to fall. Il biondo la tenne ancora fra le sue braccia. Anna chiuse piano gli occhi. Draco si chinò piano. Le scoprì un orecchio. “Farò la figura dell’idiota però…mi sei mancata…” le sussurrò. Per poi darle un bacio sulla fronte. La castana aprì di scatto gli occhi. Aveva le guance in fiamme. “A…anche tu…” cercò di rispondere. Passò qualche minuto. Il cuore aveva preso a batterle forte. E stretta com’era a lui era in grado di sentire anche quello del ragazzo. Battevano all’unisono. Crop circles in the carpet, sinking, feeling. D’improvviso Anna si divincolò dalla presa. Allontanandosi poi di qualche passo da Draco. Lui la guardò divertito. “Basta cose melense!” sbottò sicura la castana. Il ragazzo si lasciò scappare ancora una risata. “Allora, come mai questa improvvisa voglia di uscire?” le chiese poi, cercando di ricomporsi. Anna alzò le spalle. “C’è la neve…” disse solo. Il biondo la guardò come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo. In effetti era così. Spin me around again and rub my eyes, this can't be happening. Draco se n’era stato tappato in camera tutto il giorno per evitare il freddo. Poi all’improvviso gli era volato sul naso un messaggio. Aveva tirato un sospiro di sollievo nel sapere che lei lo cercava. Aveva avuto quasi paura che stesse ripensando alla proposta che le aveva fatto alla vigilia. Un rumore distrasse il biondo dai suoi pensieri. Anna stava raggiungendo il giardino trotterellando. When busy streets a mess with people would stop to hold their heads heavy. Draco la seguì piano. C’era qualcosa di strano in lei. Sembrava un folletto. “Avanti! Che lento che sei!” lo prese in giro la ragazza. Fermatasi a qualche passo tra la neve. Il biondo scosse la testa divertito. Camminava piano. Le mani in tasca per ripararle dal gelo. La castana sbuffò spazientita. E proseguì per ancora qualche passo. Hide and seek. “Tanto non mi prendi!” lo provocò ancora. Iniziando a correre. Draco continuava ad osservarla. “Se speri che io ti insegua puoi scordartelo…” commentò maligno. Anna si fermò all’istante. Voltandosi stizzita. “Draco Malfoy, sei davvero uno Schiopodo!” rimbeccò delusa. Il biondo scosse la testa. “E tu Anna Alvis Haliwell sei un’ingenua…” ghignò soddisfatto. La castana lo guardò dubbiosa. Poi, quando lo vide avanzare veloce, capì che l’aveva presa in giro. Trains and sewing machines? Anna ricominciò a correre, cercando di sfuggirgli. Era stato davvero sleale stavolta! D'altronde però, cosa si poteva aspettare da un Serpeverde incallito? Draco la rincorreva come se nulla fosse. Era anche troppo lenta per lui. Solo voleva giocare ancora un poco. Come un leone con la sua preda. All those years they were here first. La ragazza continuò a sfuggirgli. I pesanti anfibi affondavano nella neve fresca. Lasciando impronte. I fiocchi bianchi non avevano ancora smesso di cadere. Dopo qualche minuto, Draco si decise. Si era stufato di correre. Si diede lo slancio e in pochi secondi la raggiunse. Anna si voltò giusto il tempo per vederlo arrivare. E gettarsi in bomba su di lei. Oily marks appear on walls where pleasure moments hung before the takeover, the sweeping insensitivity of this. Caddero entrambi con un tonfo. Affondando fra le impronte ancora fresche. “Così non vale! Sei stato sleale!” sbottò Anna. Cercando di togliersi di dosso il ragazzo. Draco scosse la testa divertito. Poi si alzò appoggiando le mani accanto alle braccia della castana. Lei puntò gli occhi scuri su quelli di ghiaccio del biondo. Si guardarono per qualche minuto. Still life. Draco si chinò e unì piano le labbra con quelle di Anna. Si stupì di sentirle calde. Le sue erano gelide. La ragazza chiuse gli occhi. Avvolgendogli il collo con le braccia. Era diventato oramai un gesto inconscio per lei. Hide and seek. Il bacio durò qualche minuto. Anche se per tutti e due era stato solo un breve istante. Anna voltò piano lo sguardo. Alla sua destra una mano del ragazzo era immersa nella neve. Si stava arrossando. “Hai…hai freddo?” gli chiese. Poi però, senza aspettare una risposta, la ragazza vi poggiò la sua mano. Draco sorrise. Un silenzio ovattato calò fra i due. Anna si sentiva un po’ stupida a dir la verità. E per cosa poi? Perché si era appena accorta che lui le era mancato davvero. Per interrompere quel silenzio, o più semplicemente i suoi pensieri, fu lei a parlare per prima. “Sai…stavo pensando…di…tingermi…diventare mora…” disse senza pensare. Trains and sewing machines. Il biondo la guardò un poco sorpreso. “E perché?” le chiese. La castana teneva lo sguardo fisso sulle loro mani. “Ho sempre voluto avere i capelli neri…non sarebbe male…” rispose distratta. Draco scosse la testa. “Tua madre non ti farebbe più entrare in casa…” commentò divertito. Anna socchiuse piano gli occhi. “Verrei a vivere con te…” rispose solo. Oh, you won't catch me around here. Il ragazzo sorrise. Si abbassò fino ad appoggiare la fronte contro quella di lei. “Sei già bella così…non serve che ti tingi i capelli…” aggiunse. Anna arrossì e chiuse gli occhi. “Lo dici solo perché non credi che io starei bene con un altro colore…” sbuffò. “No…dico solo la verità…e poi…se dovessi andarmene, come farei a riconoscerti?” si lasciò sfuggire. La castana sbarrò gli occhi. “A…andare? Dove?” chiese, forse con troppa preoccupazione nella voce. Draco si voltò di poco per non farsi intrappolare da quei tunnel scuri. Non voleva mentirle. Non ancora. Blood and tears they were here first. “Draco…Draco rispondimi!” lo chiamò Anna. La voce aveva iniziato a tremarle. Mentre il ragazzo aveva chiuso gli occhi. Il suo cuore era stretto in una morsa. Hmm what you say, oh that you only meant well, well of course you did. “Draco…cosa…cosa vuol dire? Dove devi andare?” ripetè ancora la ragazza. Il biondo si insultò mentalmente. Che codardo che era! Riaprì gli occhi. E quando la vide gli si strinse ancora il cuore. Anna aveva gli occhi lucidi. Hmm what you say, hmm that it's all for the best, of course it is. I suoi occhi di ghiaccio si sciolsero. Era stato uno stupido. Se l’era già detto. Dieci. Cento. Mille volte. Eppure non era mai bastato per placare il suo senso di colpa. “D…Draco…per favore…rispondimi…cosa…cosa sta succedendo?” gli chiese ancora la ragazza. Il biondo diede una fugace occhiata al suo braccio sinistro. Hmm what you say that it's just what we need, you decided this. Forse quello era il momento. Doveva confessarle tutto. L’avrebbe fatta piangere. Lo sapeva. Ma era stufo di mentirle. Però aveva paura. Non voleva perderla. Se dopo il racconto Anna non avesse più voluto aver niente a che fare con lui? Allora si che avrebbe potuto gettarsi in pasto a Voldemort. L’ennesima supplica lo distrasse dai suoi pensieri. “Draco…cosa…cosa c’è? Perché dovresti andare via? Santo Manson rispondimi!” lo pregò ancora la ragazza. Hmm what you say, what did she say. Il biondo tornò a puntare il suo sguardo su quello di Anna. Aveva ancora gli occhi spalancati. Lucidi. Non ce la faceva a sopportare quella visione. Era troppo. Prese un profondo respiro. Per poi cercare di rendere i suoi occhi più neutri possibili. Con lei non era molto bravo a nascondere i suoi sentimenti. O almeno. Non più. Ransom notes keep falling at your mouth. “Anna…io…” iniziò a dire. La castana rimase in silenzio. Si sentiva sprofondare. Il cuore le batteva a mille. Aveva paura. Forse tutte le sue supposizioni erano esatte. Oppure Draco la stava solo prendendo in giro ancora. L’avrebbe preso a pugni in ogni caso. Però nel suo profondo sperava si stesse prendendo gioco di lei. Mid-sweet talk, newspaper word cut outs. Il biondo chiuse gli occhi. Era un codardo. Uno stupido. Stava facendo del male a se stesso. E a lei. Maledì quello stupido tatuaggio oscuro che stava placido sul suo avambraccio. Cosa avrebbe dato pure di tornare indietro. Di rifiutare la proposta. Ed invece no. Era stato un ragazzino egoista e impulsivo. Speak no feeling no i don't believe you. “Anna…io…stavo scherzando…non vado da nessuna parte…” disse. Non se n’era nemmeno reso conto. Le parole gli erano uscite dalle labbra senza il consenso della sua testa. Forse era stato il suo cuore a farlo agire. Anna non era pronta. Quello non era il momento adatto. O semplicemente, non lo sarebbe stato mai. You don't care a bit you don't care a bit. La ragazza tirò un sospiro di sollievo. Avrebbe voluto davvero prenderlo a pugni. Ma non ci riuscì. Di scatto avvolse ancora il collo del biondo con le braccia. E lo portò a se. “Sei davvero perfido…non farlo più…” lo implorò. Draco annuì. Alzò di poco la testa e le diede un bacio sulla fronte. You don't care a bit. “Promettimi che non andrai via…” sussurrò ancora Anna. Il biondo sussultò. “Avanti…stavo scherzando…” cercò di liquidarla. Ma la castana non si lasciò persuadere. “Draco…promettimelo…” ripetè. Non era una richiesta. Ma una supplica. You don't care a bit. “Promettimi che non mi lascerai…” disse piano Anna. Il biondo appoggiò ancora la fronte sulla sua. “Prometto che non ti lascerò…” promise. You don't care a bit. “Promettimi che non mi abbandonerai…” aggiunse ancora la ragazza. “Prometto che non ti abbandonerò…” ripetè Draco. You don't care a bit. “Quello che ti ho chiesto l’altra sera...ecco…dicevi sul serio?” gli chiese la castana. Il biondo la guardò dubbioso. “Quanto ti ho chiesto se…moriresti con me…” precisò lei. Il ragazzo annuì. “Davvero?” esclamò Anna. Draco sorrise. “Si…non ti ricordi? Finchè morte non ci separi…” sussurrò infine. Poi la baciò. D’impulso. Un bacio dolce. Quasi sofferente. Mentre anche i suoi occhi di ghiaccio, diventavano lucidi. You don't care a bit.
Nel frattempo, lontana dalla neve e dalle promesse, Hermione percorreva l’ennesimo corridoio. Le sembrava di camminare da un’infinità di tempo. Però in realtà erano passati solo pochi minuti da quando si era staccata dalle sue amiche. I corridoi le parevano senza fine. Il silenzio che le aleggiava intorno contribuiva all’inquietudine che sentiva addosso. E più si avvicinava alla meta, più rallentava inconsciamente il passo. Guardava davanti a se. Ma in realtà non prestava attenzione a dove stesse veramente andando. Tanto che per poco si scontrò con una parete. Quando sentì la punta del naso contro qualcosa di gelido sobbalzò. Sbattè le palpebre e si rese conto di essere arrivata. Il prefetto deglutì sonoramente. Il cuore le batteva a mille. Quando il respiro le si fece pesante si portò una mano alla gola. Poi scosse la testa violentemente. “Andiamo Hermione…è solo una stanza…ne hai viste così tante in vita tua…avanti…puoi farcela…” si auto incoraggiò. Fece un passo in avanti verso quel luogo. Che non sapeva perché, le faceva paura. Down to you, you're pushing and pulling me down to you. Forse si stava avvolgendo nel suo solito pessimismo. Non era da dare per scontato che quello che l’attendesse sarebbe stato un mero futuro. Non era certa di vedere nel riflesso qualcos’altro di differente da loro. Un piccolo sorriso non potè far altro che apparire sul suo viso. Era più rilassata. Sapendo che avrebbe rivisto Rose la confortava. Quei lunghi capelli rossi. Gli occhietti vispi. E il piccolo ancora senza nome. Che pretendeva di farsi abbracciare dal papà. Ammesso che ancora ci fosse stato. But I don't know what I. Quest’ultimo pensiero la innervosì ancora. Non poteva fare a meno di rilassarsi. Finchè non avrebbe saputo le cose con certezza, non si sarebbe crogiolata nell’ottimismo. Così, un passo dopo l’altro lo raggiunse. Quella sagoma imponente coperta da un telo logoro. Lo specchio era come lo ricordava. Più alto di lei. Anche troppo. Incombeva su di lei come un peso. Hermione prese un sospiro. Allungò una mano e sfilò il telo. Gli occhi le si chiusero d’istinto. Era stato il cuore a farli reagire così. Now when I caught myself, I had to stop myself, I'm saying something that I should have never thought. Quando il prefetto li riaprì, ciò che vide la fece impallidire. Rimase a bocca spalancata. Le braccia improvvisamente buttate lungo i fianchi. Il riflesso rappresentava soltanto lei. Pian piano i suoi occhi si riempirono di lacrime. Subito Hermione si allontanò. Senza rendersene conto, si sedette sui gradini li accanto, con le ginocchia attaccate al petto. Un tremolio involontario si impadronì di lei. La ragazza si prese la testa fra le mani. Oramai le lacrime le scorrevano sulle guance. Non era riuscita a trattenerle. Lo shock era stato troppo. Si era illusa da sola. Aveva avuto fino alla fine una speranza. Piccola. Minuscola. Eppure l’aveva fregata lo stesso. Now when I caught myself, I had to stop myself, I'm saying something that I should have never thought of you, of you. E ora cos’avrebbe fatto? Tante insidiose domande iniziarono ad invaderle la testa. Troppe. Allora era davvero finita? Non avrebbe mai potuto tornare indietro? Non avrebbe più rivisto Ron sorriderle dolcemente? Non avrebbe più sentito la sua voce pronunciare quel nomignolo a cui oramai si era affezionata? Non avrebbe più potuto guardarlo con occhi felici? Non avrebbe più potuto ricordare quel bacio con gioia? Secondo le sue supposizioni no. E man mano che i secondi passavano, le domande si moltiplicavano. Rimbalzandole sulle pareti celebrali come boomerang. Scontrandosi fra di loro. Non aveva mai avuto un caos mentale così vasto. Non si era mai sentita così persa. Così. Sola. You're pushing and pulling me down to you, but I don't know what I want, no I don't know what I want. Eppure sapeva benissimo di non esserlo. C’erano le sue amiche. Però non poteva negare a se stessa che una parte del suo cuore era di qualcun’altro. Quel cuore che ora le faceva male. Tanto da farle sperare che scoppiasse per lasciarla libera dal dolore. E le domande continuavano a tamponarle il cervello. Era la sua voce a farle. Quella piccola vocetta triste che non voleva sentire. Non le sembrava nemmeno irragionevole essere innervosita dalla sua stessa voce. Hermione si sentiva sul punto di scoppiare. Voleva fermare tutto. In preda alla crisi di disperazione si premette le mani sulle orecchie. Digrignando i denti. Fu allora che la sentì. Un’altra voce, fra le tante. Non era la sua. Era chiara. Limpida. Felice. “Mamma…” la chiamava. Così la ragazza si lasciò cadere le mani in grembo e si voltò. Sbarrando gli occhi. You got it, you got it some kind of magic. Hermione si alzò piano. Non tremava più. Non era più arrabbiata. Era solo. Sbalordita. Quello che le si proponeva davanti era una scena troppo agognata. E lei. Rose. La guardava. Una manina a mezz’aria. Hypnotic, hypnotic you're leaving me breathless. La ragazza si avvicinò piano. Tendendo anche lei una mano verso lo specchio. Non voleva fare movimenti bruschi. Aveva paura che tutto si sarebbe dissolto. Eppure sembrava così concreto. Quella visione era anche meglio di quello che aveva visto l’ultima volta. Rose, sorridente. Aveva preso la mano ad una donna. Hermione la riconobbe subito. Come non riconoscere il proprio riflesso? Anche se era cresciuta, era sempre lei. I hate this, I hate this you're not the one I believe in. Al suo fianco poi. Nella sua spropositata altezza. Con i soliti capelli rossi. Le lentiggini sul viso ancora da giovane uomo. Ed il bambino scalciante in braccio. Ron. La ragazza si avvicinò tanto da poggiare una mano sul freddo specchio. Nulla cambiò al tocco delle sue dita. Ne era così contenta che le sembrò che il suo cuore si risvegliasse. Da un coma profondo. Da una tomba di tremenda disperazione. Allora non tutto era perduto. Ora sapeva cosa doveva fare! E l’avrebbe fatto al più presto. With God as my fitness.
In un altro corridoio, una figura saltellava allegra. Giulia danzava quasi. Facendo larghi passi. Era quasi inciampata due volte. Si era catapultata su qualche parete dopo dei giri su se stessa. Però il suo umore non dava segni di cedimento. Così quando arrivò alla porta oramai famigliare, bussò con energia. All’inizio nessuno le diede risposta. Poi una voce tuonò. “Avanti…” rispose Piton biascicando seccato. Giulia entrò sorridendo. Richiuse la porta alle sue spalle dolcemente. Per poi salutare con una mano il suo professore, che se ne stava come al solito alla scrivania. “Buonasera signorina Wyspet…la vedo estremamente disperata…” la salutò sarcastico. La ragazza trotterellò da lui. In modo che potesse osservarla meglio. Subito l’uomo si accorse di un particolare. “Esce stasera?” le chiese. Alzando un sopracciglio. Giulia rise. “Signorina Wyspet…non mi faccia illudere inutilmente che abbia perso la voce…” la supplicò acido. Lei scosse la testa. “No…non esco…” precisò poi. Piton la guardò dubbioso. La ragazza lo guardò cercando di non arrossire. Il professore rimase in silenzio per qualche minuto. Mentre rimetteva in ordine i pezzi. “Dunque…gioia incontenibile, cappotto pesante…eppure non esce…deduco che sia diventata pazza signorina Wyspet…” ragionò lui. Giulia trattenne una risata. Si avvicinò. E timida gli prese la manica più vicina della casacca. “Noi…usciamo…” spiegò spiccia. Severus la guardò divertito. “Cosa le fa pensare che io decida di assecondarla? Sta anche nevicando…” sbottò. Giulia trattenne le dita sulla stoffa della manica. “Perché…ecco…voglio portarla in un bel posto!” sorrise. Piton sbuffò. “E poi non ci sono studenti! Potrà state tranquillo…” aggiunse la ragazza. Il professore le rivolse un’occhiata. “Ha proprio pensato a tutto…” commentò. Lei arrossì ed abbassò lo sguardo. Severus la fissò per qualche minuto. Forse sarebbe stata una buona occasione per rivelarle il sogno. Dopotutto lei gli aveva raccontato cosa aveva visto nello specchio. Ci aveva pensato molto. Ed aveva deciso che era la cosa giusta da fare. “E va bene…glielo concedo, ma solo per stasera…” sospirò il professore. Alzandosi dalla poltrona. Giulia gli sorrise felice. Lasciandogli la manica. Così con un colpo di bacchetta Piton fece apparire un mantello pesante sulle sue spalle. “Spero per lei che sia un posto speciale per davvero…” commentò acido. Probabilmente solo per mantenere un poco della reputazione che fra poco sarebbe crollata. La ragazza annuì. Poi uscì dalla stanza seguita da Piton. Percorsero lentamente i sotterranei. E ancora i corridoi che li separavano dal giardino. Il professore camminò sempre qualche passo dietro di lei. Lo divertiva vederla trotterellare. Inciampando di qua e di la. Lo scalpiccio delle scarpe sulla pietra dura. E la gonna che seguiva ogni suo movimento. Le mani congiunte dietro la schiena. Proprio come una brava bambina. I due uscirono all’aperto. Giulia non esitò ad affondare nella neve. Nonostante sapesse che le sue vecchie Converse di tela non avrebbero retto al bagnato. Severus esitò. Tutto quel bianco non lo convinceva molto. La ragazza si fermò e si voltò con una piroetta. Sbilanciandosi un po’ troppo sul fianco. “Andiamo professore! Siamo quasi arrivati!” lo chiamò sorridente. Piton non potè far altro che immergersi fra i fiocchi. Quel giorno si sentiva estremamente buono. E non era per nulla da lui. Forse anche un po’ protettivo. Aveva un’insieme di emozioni che gli albergavano nel cuore che non sapeva nemmeno di avere. Forse era stata quell’atmosfera così intima della vigilia a risvegliarle. Eppure provava l’enorme impulso di raggiungere veloce la ragazza. Tirarla a se. E stringerla fra le sue braccia. “Ancora qualche passo professore!” lo chiamò d’improvviso lei. Severus si coprì il viso con un braccio. Facendo finta di ripararsi dai fiocchi. In realtà voleva solo nascondere il colore sulle sue guance. Giulia lo guardò curiosa. Poi riprese a camminare. Anche se non era facile trotterellava. Era già scivolata un paio di volte. Ma finché non cadeva, non c’era problema. Così, troppo impegnato a nascondere le sue emozioni, Piton non si accorse della destinazione. Quando arrivarono ai piedi della Guferia Giulia si fermò. Il professore la guardò piuttosto perplesso. “Ebbene, questo è il posto?” chiese con una smorfia. La ragazza annuì ancora sorridente. Severus fece per aprire la bocca. Ma Giulia fu più veloce. Ed iniziò a salire le scale. “Dovrei salire in quel covo di gufi e piume?” sbottò acido Piton. “Mi segua e vedrà!” rispose la ragazza senza fermarsi. Così ancora una volta Severus dovette assecondarla. Almeno per tenerla d’occhio. Sbadata com’era, era capace di scivolare sulle scale e volare giù. Dopo qualche minuto la coppia arrivò in cima. Giulia spalancò la pesante porta di legno ed entrò nella stanza dei gufi. Era da molto che non ci veniva. Il professore la seguì riluttante. La ragazza sorrise, guardandosi in giro soddisfatta. I gufi se ne erano andati tutti a casa con i padroni. Per cui quella era una stanza vuota. Rimanevano solo i cornicioni a strapiombo sul giardino. E qualche piuma qua e la. “Dunque, cosa avrebbe mai di speciale questo posto?” commentò ancora Piton. Era entrato subito dopo di lei. Ora che erano in uno spazio ridotto, le sensazioni erano ancora più forti. “Ha tanti ricordi…” rispose Giulia. Appoggiandosi ad un cornicione. Quello centrale. Le arrivava poco sopra i fianchi. Severus rimase zitto. Sapeva che lei voleva spiegare cosa significasse quel posto. E sapeva anche che non sarebbe riuscito a dissuaderla. Quindi rimase in piedi e braccia incrociate, osservandola curioso. “All’inizio io, Anna ed Herm venivamo qui come ogni studente, solo per mandare le lettere…ma ad un certo punto, Anna lo ha trovato un buon nascondiglio…” iniziò a dire. Piano Giulia appoggiò le mani sul freddo cornicione. Piton annuì. “Io l’ho seguita di conseguenza, mentre ad Herm non è mai piaciuto…lei preferisce rintanarsi in Sala Comune, oppure in camera…comunque Anna veniva qui tutte le volte che voleva stare da sola con il suo mp3…ovviamente lei non ha paura delle altezze…lo dimostra quante volte la McGranitt l’ha richiamata per averla trovata in bilico con i piedi a mezz’aria qui su…” proseguì la ragazza. Facendo un piccolo salto per sedersi sul cornicione. Severus trasalì di poco. “Sa professore…prima che iniziassimo a conoscerci veramente venivo anche io spesso qui…oramai Anna aveva trovato Draco, quindi questo era diventato il mio posto…un giorno mi sono chiesta come facesse Anna a starsene in bilico a metri di altezza…così ci provai anche io…” proseguì Giulia. Poi tirò piano su una gamba. Piton rimase impietrito. “Imitai Anna e salii in piedi su questo cornicione…” aggiunse lei. Con un altro gesto fulmineo tirò su anche l’altra gamba. E pian piano, tenendosi con le mani alla colonna li accant, si tirò su. I fiocchi di neve le frustarono il viso. Mentre Severus la guardò incredulo. “Signorina Wyspet scenda di li…” la richiamò subito. Giulia gli sorrise. “Non c’è nulla di cui preoccuparsi…” lo rassicurò. Ma il professore avanzò di qualche passo. “Avanti, scenda immediatamente! Sono un suo docente dopotutto, ed è mio dovere evitare ogni comportamento irresponsabile da parte sua!” la rimproverò. La ragazza si voltò verso il giardino. Staccando una mano dalla colonna che la sosteneva. “Professor Piton…sa che cos’ho visto quando mi sono voltata verso il giardino?” gli chiese. Severus continuava a guardarla preoccupato. Sarebbe bastato un passo falso. E lei sarebbe volata giù. Però non fu capace di proferire parola. Forse era troppo preoccupato per la visione che gli si presentava. “Signorina Wyspet…” iniziò a dire poi. Giulia lasciò cadere un braccio contro il fianco. Lo sguardo fisso verso il lago. “Io…quel giorno…ho visto lei…” sussurrò. I should never think what's in your heart, what's in our home. Severus la guardò stupito. “È stato allora che ho capito che lei veniva a leggere in riva al lago…pian piano mi sono avvicinata…ed è stato grazie al coraggio di arrampicarmi qui su che l’ho vista…ecco perché questo è un posto speciale per me…” concluse piano. Giulia gli dava le spalle. Però Piton era sicuro che fosse arrossita. D'altronde nemmeno lui era rimasto impassibile. Il suo cuore vacillò per qualche minuto. So I won't. “Davvero un bel racconto signorina Wyspet…però ora venga giù di li…” la chiamò ancora. Con più freddezza di quanta volesse dimostrarne. La ragazza si voltò. Le guance arrossate. E quel sorriso timido. Senza pensarci Piton si avvicinò ancora fino ad esserle di fronte. “La prego signorina Wyspet…scenda…” ripetè. Per poi congiungere le iridi scure a quelle nocciola di lei. You'll learn to hate me but still call me baby. Giulia rimase immobile. Guardando il suo principe. Mentre Severus pregava perché gli desse ascolto. Rimasero così per qualche minuto. Finché lui si decise. Allungò piano le braccia, poggiando le mani sui fianchi della ragazza. Per poi sollevarla ed attirarla a se. A terra. Senza che se ne rendesse conto il cuore aveva comandato i sui gesti. Ed ora si ritrovava quella fata con la testa sul suo petto. Oh love so call me by my name. Giulia aveva chiuso piano gli occhi. Rossa in viso come non mai. Il cuore le batteva all’impazzata. Le paure di quella notte sembravano lontane. Era felice. Perché era fra le sue braccia. Ed in quel momento, a lei bastava. Non sentiva nemmeno i fiocchi di neve attorno a se. Il vento gelido non le frustava la pelle. Sarebbe rimasta così per sempre. And save your soul. Fu Piton a dover rompere il contatto. “Signorina Wyspet, non lo faccia mai più! È pericoloso!” la rimproverò. Staccandosi da lei. Giulia si sentì frastornata per il brusco ritorno alla realtà. Rimanendo a guardare il professore per qualche minuto. Poi il vento la fece rabbrividire. Severus lo notò. “Ha freddo?” le chiese. La ragazza scosse la testa timida. Il professore le sorrise divertito. “Sta tremando…” commentò poi. Giulia abbassò lo sguardo imbarazzata. Save your soul before your to far gone. Piano Piton si avvicinò. Era arrivato il momento. Sentiva che doveva dirglielo. Non era giusto tenersi tutto per se. “In verità signorina Wyspet…anche io dovrei raccontarle una cosa…” iniziò a dire. La ragazza alzò la testa. Con espressione stupita. “Prima però sarà il caso che ci ripariamo da questa specie di bufera…” osservò secco. Giulia guardò dispiaciuta intorno a se. Il professore sbuffò. Le andò vicino. E sistemandosi il mantello si sedette con la schiena contro la parete del cornicione. Poi allargò un braccio tenendo un lembo del mantello. Cercando di ignorare quell’imbarazzo che lo stava per rapire. La ragazza sorrise e si sedette accanto a lui. Severus le mise il lembo del mantello sulle spalle. E Giulia si strinse a lui. “Allora, che cosa voleva dirmi?” gli chiese curiosa. Piton tossicchiò. Before nothing can be done. “Vede…questa notte ho fatto un sogno...e riguardava…noi…” iniziò a raccontare il professore. Giulia lo guardò a bocca aperta. Per poi arrossire. “D…davvero?” sussurrò poi felice. Severus annuì. Alzando lo sguardo per non incrociare quello di lei. Era davvero troppo imbarazzante. I'll try to decide when she'll lie in the end. “Ho visto…Eveline…proprio come me l’aveva descritta lei…il sogno non era in un contesto ben preciso…c’eravamo solo noi…io, lei e la bambina intendo…” proseguì Piton. La ragazza sorrise. “E cosa facevamo?” gli chiese curiosa. Severus non potè fare a meno di abbassare lo sguardo. Gli occhi nocciola di Eveline e di sua moglie se li ricordava bene. Come se fossero stati davvero li con lui. “Penso fosse stato uno sprazzo di vita comune…Eveline ci trotterellava attorno…come fa sempre lei…con i suoi capelli neri al vento…e la frangetta ribelle…mentre lei signorina Wyspet…mi stava accanto…” le rispose Piton. Mentre l’immagine delle loro mani unite gli riaffiorava nella mente. I ain't got no fight in me in this whole damn world so hold off. Quando Severus puntò gli occhi su quelli di Giulia sobbalzò. Erano lucidi. “Signorina Wyspet? Ho forse detto qualcosa di male?” esclamò rammaricato. La ragazza scosse la testa. Senza riuscire a trattenere le lacrime. Iniziarono a scorrere limpide sulle sue guance. “M…mi scusi professore…” si scusò con la voce tremula. Asciugandosi il viso con una manica del cappotto. Piton la guardava preoccupata. Non sapeva cosa fare. “Che cos’ha?” si lasciò sfuggire. Giulia abbassò lo sguardo. “Ecco io…sono…sono felice…” sussurrò. Poi si buttò fra le braccia del professore. She should hold off it's the one thing that I've known. Severus si lasciò sfuggire un sospiro. “È davvero incorreggibile signorina Wyspet…mi fa sempre preoccupare per nulla…” sbottò poi. “Mi…mi scusi…” singhiozzò ancora la ragazza. Piton scosse la testa divertito. Allungò una mano ed iniziò ad accarezzarle la testa. “Infondo il sogno è stato come una premonizione no? Normalmente non credo a queste cose…però per lei potrei fare un’eccezione…” sussurrò poi. Giulia singhiozzò più forte. “Avanti…non c’è bisogno di fare così…” commentò acido il professore. Once I put my coat on I coming out in this all wrong. “Lo…lo so…però…però…sono talmente felice che il cuore mi batte fortissimo…sembra che stia per scoppiare…” disse la ragazza, stringendosi ancora a lui. Le guance di Severus si colorarono. “Ripensandoci il futuro sarà una bella sfida…come farò a badare a due bambine come lei ed Eveline? Finirò per diventare pazzo come voi…” osservò divertito. Giulia sorrise di poco. Le lacrime ancora non accennavano a smettere di scendere. She standing outside holding me saying oh please. “Avanti la smetta di piangere! Non è il caso!” sbottò ancora il professore. La ragazza cercò di trattenersi. “Ora basta signorina Wyspet…voglio un suo sorriso, immediatamente!” ordinò sicuro Severus. Giulia alzò di poco la testa. “Ancora non ci siamo…cosa dice a sua discolpa?” brontolò lui. La ragazza lo guardò qualche minuto. Poi chiuse gli occhi. “Ti amo Severus…” sussurrò timida. I'm in love. Il professore ne rimase stupito. Il suono di quelle parole. Dette dalla persona che amava. Non poteva sprecare un momento così. Nemmeno Silente sarebbe stato così lento da lasciarselo scappare. Così lo fece. Finalmente. Per buttare via del tutto la pesante armatura che gli circondava il cuore. “Ti amo anche io Giulia…” le rispose. I'm in love.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MimiRyuugu