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Autore: Sinnheim    30/12/2015    2 recensioni
Versione 2.0, modificata ed arricchita.
Primo volume della serie "A Dance of Light and Shadow".
Seguendo il consiglio della preside Faragonda, una Bloom adulta e segnata dagli eventi, decide di scrivere un diario sui fatti accaduti cinque anni prima, una tragedia che l'ha cambiata per sempre. La Bloom allegra e spensierata di una volta ormai non c'è più ma, attraverso la scrittura, riuscirà a trovare un po' di pace.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bloom, Daphne
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Dance of Light and Shadow'
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CAPITOLO 9: L'ARTE DELLA GUERRA

 

 

 

Fu un addio silenzioso quello dato alla preside Faragonda e alla preside Griffin, così come fu un viaggio silenzioso quello sulla nave da guerra. Ci volevano cinque ore di viaggio a massima velocità per arrivare su Eden e, né io né Timmy, avevamo molta voglia di parlare. Ci scambiammo giusto qualche parola, l'essenziale, quel che era necessario dire in un momento tanto cruciale quanto tragico.

Il ragazzo aveva l'aria decisamente cupa e abbattuta, sconvolta potrei dire. Non avevo nessun diritto di fargliene una colpa, così mi diedi un doloroso pizzicotto per zittire le voci maligne della mia corruzione. "Alla prima occasione ti ucciderà", "Gli fai a dir poco schifo", "Fallo fuori ora che puoi". Sembravo un domatore di leoni in gabbia con le bestie, le tenevo a bada a colpi di frusta.

«Bloom... sai... noi siamo tuoi amici. Potevi... insomma, potevamo aiutarti».

Le sue parole sembravano sussurri, come se non volesse farmi male alle orecchie. La sua dolcezza mi fece sorridere.

«Non potevo, Timmy. Sei stato informato su tutto quello che è successo... davvero mi avresti permesso di fare questo? Di mutilarmi così?»

Stranamente, il mio tono di voce era tranquillo, mi sentivo piuttosto bene e riposata. Lui ci pensò sopra qualche secondo, ponderando i pensieri e le parole.

«No… hai ragione».

Rimanemmo in silenzio qualche minuto, poi ripresi a parlare.

«E poi... non sono sola, sai. Ho potuto testare i miei poteri solo una volta prima di diventare Orphan, ma ho scoperto di poter usare un poco i poteri delle ragazze. Sai, no... per via delle loro Fiamme del Drago. Quindi, in qualche modo, è come se loro fossero con me».

Timmy annuì muto, aveva capito cosa volevo dire. Il tempo passava pigramente, dopo un po' feci la domanda che più mi premeva sul cuore.

«Appena scenderò da questa nave tu informerai tutti, vero?»

Il volto del pilota si contrasse in una smorfia nervosa, beccato sul fatto come un ladro.

«Hanno il diritto di sapere, Bloom. Sky è disperato. Se tu dovessi... se tu morissi, almeno sono tutti preparati. E a-anche se tu sopravvivessi, saranno comunque pronti a… diciamo… ad abituarsi alla nuova te».

Era un ragionamento pulito e corretto, niente da dire. Appoggiai la testa allo schienale e tirai un sospiro rilassato: tutto era come doveva essere, ogni pezzo del puzzle era al suo posto.

Eden si presentò a noi bellissimo, verde come uno smeraldo e macchiato qua e là da tinte blu. Era una vista magnifica, anche perché era un pianeta piuttosto piccolo e grazioso, si potevano apprezzare molte sfumature di colore. Certo... se non fosse stato per l'enorme calotta di ghiaccio che deturpava il globo proprio al suo centro.

«Timmy, sono là. Non dovresti avere problemi ad atterrare, la barriera è stata distrutta. Atterra fuori dal ghiaccio, nasconditi bene e… prega per me».

Lui eseguì tutto alla lettera e, nel giro di un'ora scarsa, eravamo sulla superficie rigogliosa di vita, con la rampa della nave abbassata pronta a lasciarmi andare.

«Bloom, aspetta! Tieni questo. È un indicatore di vitalità... è un microchip piccolissimo, non ti darà nessun fastidio. Quello mi notificherà se... se il tuo cuore smette di battere».

Lo misi in tasca, poi guardai Timmy con davvero tanto, tanto affetto.

«Grazie di tutto, amico mio... so di averti chiesto tanto oggi. Se io morissi qui, scappa il più velocemente che puoi, salvati. E racconta a tutti la mia storia».

Il ragazzo strinse i denti frustrato e pianse, mentre io mi trasformai e volai via. Mi osservai un poco mentre mi dirigevo sul campo di battaglia: il mio vestito era normale, a parte sfumature nere che lo macchiavano qua e là, non era vistoso come credevo. A quel punto non mi importava più, non mi importava assolutamente niente. Non avevo paura. Volevo solo il loro sangue.

Erano davanti ad un altare di ghiaccio dove era riposta la Fiamma del Drago di mia sorella, furibonde, imprecando senza fine.

«Quattro mesi solo per corromperla a metà! Sono stanca!» urlò Stormy dando un calcio a un sasso ghiacciato. Aizzò una nube di nervosismo tra le sorelle.

«Icy, sei sicura che ne valga la pena? La Fiamma rimane comunque difficilissima da manipolare per chi non è un Custode, non siamo nemmeno sicure che funzioni!»

La strega del ghiaccio aveva l'aria di una che non dormiva da settimane: io sarò anche stata un mostro dalle fattezze umane, ma lei era la follia incarnata.

«Smettetela! Tutte e due! Avete idea di quanto tempo ci voglia per farlo da sole? Nemmeno una vita! Quindi non rompete le palle e tornate a lavoro!»

Si lagnarono in coro nello stesso identico momento. Sarebbe stata una scenetta divertente se io non fossi arrivata furiosa come non mai. Sui loro volti apparve una sola, grottesca smorfia alla mia vista.

«Oh, santo... Bloom? Sul serio

Icy mi accolse con un'eccitazione isterica: le si leggeva in faccia che moriva dalla voglia di sapere cosa avevo combinato per arrivare fin da loro da sola. Le voci nella mia testa ripresero ad urlare forte, aumentando il mio forte senso di repulsione e disgusto, ma dovevo, dovevo resistere. Le fissai con occhi scarlatti e glaciali allo stesso tempo.

«Sono qui per riprendere ciò che mi appartiene di diritto. Mi avete costretta a spezzare la vita del sangue del mio sangue, ora voglio la vostra. Vi farò provare sulla pelle quello che ho dovuto subire io».

Quelle tre risero forte, come loro consuetudine. Mi volevano sfottere fino alla fine.

«Davvero? Tu e quale esercito?» disse Stormy, acida.

Icy si avvicinò e mi squadrò da capo a piedi con attenzione, notando i cambiamenti della mia persona. Sfoderò un sorrisone sadico e, per la prima volta, la vidi davvero meravigliata per qualche cosa.

«Non ci posso credere! Sei una Orphan!»

Mi innervosii al suono di quella parola che, ormai, mi identificava, e feci una smorfia di tensione.

«E tu come lo sai?» dissi cercando di mantenere un atteggiamento sicuro. Non dovevo cedere alle provocazioni.

«Siamo al corrente delle ricerche della Griffin, cosa credi! Sappiamo tutto sulla corruzione, e… per gli dei, è proprio vero che le grandi menti pensano allo stesso modo!»

Iniziai ad avere un brutto presentimento: le voci mi dicevano che, da lì a poco, avrei perso il lume della ragione. Non so perché, ma... sapevo che avevano ragione. Quella volta dicevano il vero.

«Cosa... cosa vuoi dire?»

«Voglio dire, mia cara Bloom, che anche noi abbiamo corrotto una Fiamma del Drago. Quella di Daphne» disse Icy fermandosi per un attimo e, dal ghigno di scherno che le era stampato in volto, passò ad una smorfia rabbiosa, «Siamo stanche di te, siamo stanche di voi! Di tutto questo insulso Universo! Abbiamo acquisito poteri giganteschi, è vero, ma siamo solo in tre. È un'impresa troppo grande anche per noi quella di distruggere tutto con le nostre mani, di spazzare via il marcio che affligge questa realtà. Così, beh, abbiamo avuto una grande idea: corromperemo interamente la Fiamma del Drago di tua sorella ed evocheremo un Drago Primordiale Oscuro! Come il primo generò l'Universo, questo da noi creato porterà l'apocalisse! Costruiremo un nostro mondo dove nessuno oserà mettere in dubbio il nostro diritto di esistere. Diritto che voi ci avete portato via in quel limbo infernale».

Le tre streghe si guardarono con dolore, si potrebbe anche pensare di... provare pietà per loro. Avevamo davvero fatto la cosa giusta rinchiudendole lì?

«Sussurri senza vita ci tediavano al buio senza poter far nulla. Nessun contatto, nessun calore, nemmeno la possibilità di vedere le mie sorelle. Ogni momento di detenzione era una prova della mia non esistenza. Della nostra non esistenza».

La voce di Icy era ruvida e rancorosa, sentii un moto di angoscia nel petto. Se fosse successo a me e a Daphne, probabilmente sarei impazzita. Però, non potevo. Non potevo dimenticare ciò che fu, cosa fui costretta a fare, il dolore patito.

Quindi, volevano la fine di tutto? Sì, era senza dubbio una cosa spaventosa, dovevo assolutamente fermarle con ogni mezzo. Però, non fu la pressione della responsabilità che mi fece perdere ogni controllo sulla mia mente: alzai il capo e, dietro di loro, notai la luce della Fiamma del Drago di Daphne... spaccata a metà dall'oscurità.

“È così che sono fatta dentro?"

La fissai con occhi grandi, sconvolti, folli potrei dire. La guardai, la guardai ancora, come si guarda il Diavolo in persona.

«Voi... voi...» dissi con voce era quasi impercettibile, rotta, ma non mi fermai, «mi avete fatto uccidere mia sorella... mi avete costretta a mutilare il mio corpo e la mia mente... e ora... mi state dicendo che... ciò che rimane di Daphne voi lo avete... trasformato... in un abominio?»

Mi sorrisero tutte e tre, con malvagità inaudita.

«Esatto Bloom. Un abominio, proprio come te».

Avevo passato molto del mio tempo a combatterla, la corruzione: ricacciavo indietro le voci, cercavo di stare calma, di convincermi che il male che mi affliggeva non era del tutto reale, che non ero io.

Invece, in quel momento, mi resi conto che ero davvero io, era la Bloom vera e propria che stava urlando come un'ossessa, che si ricopriva di fuoco azzurro fino a diventare tutt'uno con le fiamme, che rendeva torrida l'aria, che si stringeva la testa tra le mani piangendo lacrime nere.

Non si capiva davvero dove finisse Bloom e dove iniziasse quel rigurgito di fuoco: l'unica cosa distinguibile in quell'ammasso blu erano i miei occhi scarlatti roventi di cieca furia.

Le streghe rimasero qualche secondo interdette, poi si alzarono in volo e si misero in guarda. Lo stesso feci io.

Commisi il primo, madornale errore: eravamo uno contro tre e io ero totalmente fuori controllo. Non persi tempo ad elaborare una strategia vincente come avrei dovuto fare: mi lanciai a capofitto sperando di arrostire tutto ciò che avevo davanti.

Male, molto, molto male.

Stormy non si fece pregare: approfittò subito della mia mossa azzardata per scaricarmi addosso un fulmine di un voltaggio tale da bucare letteralmente la mia difesa magica. Fu velocissima, spietata, non vidi nemmeno arrivare il colpo che mi ritrovai completamente paralizzata: i muscoli urlavano di dolore, si irrigidirono con una tale violenza da farmi avere le convulsioni, lì, a mezz'aria.

Le mie ali si rifiutarono di muoversi, così iniziai a precipitare come un peso morto. Lo schianto a terra fu micidiale. L'adrenalina causata dal colpo mi fece rinsavire quel tanto che bastava per reagire all'attacco di Darcy, il quale si concatenava perfettamente a quello della sorella.

Evocò i giganteschi tentacoli neri che avevo sbriciolato il mio castello su Domino e me li sguinzagliò contro, cercando di maciullare il mio corpo privo di difese; con sforzo disumano, creai la mitica barriera elettrica di Tecna, ricoperta anch'essa di fiamme azzurre, e mi ci raggomitolai dentro: le enormi masse oscure si schiantarono pesantemente contro di essa, venendo spaccate sia dall'energia cybernetica della gabbia, sia dal fuoco blu scaturito dalla mia Fiamma del Drago.

La strega urlò frustrata: continuò a martellare senza sosta la mia unica difesa sperando di fare breccia. Era solo questione di minuti, dovevo pensare in fretta a cosa fare.

"Stupida, stupida idiota! Daphne non avrebbe mai commesso un errore simile, per questo motivo doveva sopravvivere lei! S-stupida testarda anche lei! Lei è quella razionale un corno!"

Mi lamentai furiosamente con me stessa, mi sentivo così incapace da meritare la sconfitta.

Respirai profondamente, cercando di calmarmi. Non era il momento di farsi prendere dai rimpianti, dovevo pensare lucidamente. Di attaccare direttamente non se ne parlava, già stato fatto, era finita male; creare un diversivo richiedeva tempo, tempo che non avevo, fu scartato anche quello.

Stavo iniziando a perdere le speranze, quando mi tornò in mente il combattimento contro Daphne. Il famiglio draconico non era una cattiva idea: era potente e veloce, ma richiedeva una gran quantità di energia. Come sfruttarlo al meglio?

Icy, nel frattempo, non muoveva un muscolo: si gustava la situazione da lontano, come se fosse di troppo in quello scontro. Vedendo quella scena, all'improvviso ebbi l'idea.

"Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima. Dividi et impera. Separa le streghe e avrai la vittoria in pugno".

La barriera di Tecna era al limite, dovevo ingegnarmi e darmi una svegliata. Mi accovacciai, pronta a scattare via: mentre i tentacoli sferravano gli ultimi colpi, io accumulai il Morphix di Aisha intorno a me, pronto ad essere modellato.

Mi mossi nel momento esatto in cui la breccia fu creata: scappai via con velocità inaudita, volando a bassissima quota per ottenere l'accelerazione necessaria per poi salire vertiginosamente all'altezza delle nemiche.

Era questione di secondi: o era esecuzione perfetta o era sconfitta, non avevo vie di mezzo. Iniziai furiosamente a creare il famiglio draconico, doveva raggiungere la massima potenza o non avrebbe funzionato.

Come previsto, Darcy si stava riprendendo dal faticoso assalto alla mia barriera, le uniche che potevano attaccare erano Stormy e Icy. Il Morphix che avevo creato era sufficiente per costruire dieci scudi che iniziarono ad orbitare intorno a me. Non avrebbero mai retto più di un colpo, dovevo sfruttare quel tempo per generare il mio drago.

La strega delle tempeste lanciò delle saette imponenti distruggendone tre, uno dopo l'altro; ogni onda d'urto destabilizzava la mia concentrazione, rallentando il processo di creazione. Per sopperire almeno in parte, mi misi in posizione fetale per attutire meglio i colpi, permettendo anche al mio fuoco di agglomerarsi più velocemente.

Dovevo fare due cose difficilissime allo stesso tempo, ad oggi non so nemmeno io come ci riuscii. Icy che, fino a quel momento, se ne stava in disparte a guardare, capì cosa avevo in mente di fare e iniziò ad agitarsi con le sorelle.

«Stormy, Darcy, quella bastarda sta per evocare un drago! Dobbiamo distruggere quegli scudi immediatamente!»

Senza aspettare repliche, la strega dei ghiacci cominciò a bombardare le difese insieme alle compagne, sbriciolandole completamente.

"Oh cazzo... il drago non è ancora finito..."

Il piccolo famiglio azzurro rimase aggrappato alla mia mano, guardandomi con occhi bianchissimi: non era completo, dovevo guadagnare tempo. Scesi in picchiata verso il terreno, ma Icy non mi lasciava respiro: nel momento in cui toccai il suolo, la strega formò una lancia enorme di ghiaccio, aspettando il momento giusto per scagliarmela addosso.

Mi accorsi del colpo in arrivo e, prontamente, misi le mani a terra generando una colonna di fiamme blu che intercettò il proiettile ghiacciato, facendolo squagliare all'istante. Se mi avessero costretta a usare tutta quell'energia, non me ne sarebbe rimasta abbastanza per completare il famiglio.

"Devo proteggermi con incantesimi che non consumano Fiamma del Drago".

Non avevo molta scelta: il piccolo drago ruggì mentre mi sotterravo viva insieme a lui in una bara di radici e piante. Grazie al mio potere, risultarono essere molto più resistenti di quelli di Flora. Sentivo le streghe urlare, i colpi scuotere la terra, ma quelli non cedettero: ebbi il tempo di potenziare il famiglio al massimo della sua portata. Gli baciai delicatamente il muso rovente, non mi arrecava nessun danno.

"Per Daphne".

Il mio nascondiglio esplose letteralmente in aria: io e la mia creatura ci librammo in aria fieri, col cuore pieno di orgoglio e assetati di vendetta.

Il mio piano stava procedendo bene. La fortuna mi aveva assistita ma, in quel momento, doveva darmi l'aiuto maggiore. Lanciai una bolla sonora in mezzo alle tre nemiche: onde sonore ad altissime frequenza le avrebbero spazzate via, allontanandole le une dalle altre in modo causale.

Il colpo fu fragoroso: osservai con estrema attenzione come le mie prede si sarebbero posizionate. Icy e Darcy rimasero, tutto sommato, insieme, mentre Stormy fu nettamente separata dalle sorelle.

"Ora o mai più".

Mi scagliai verso le streghe del gelo e dell'oscurità, mentre sguinzagliai il famiglio a fare le poste all'altra: ingaggiai con entrambe, lanciando palle di fuoco e fuochi fatui come una furia, mentre il drago tediava l'avversaria con il suo immenso corpo infuocato.

Icy e Darcy si difendevano maledettamente bene: la prima bloccava ogni mio colpo con lastre di ghiaccio, la seconda creando illusioni di sé stessa, celando il suo vero corpo. Dovevo tenere duro quanto più possibile e aspettare il momento giusto, l'errore fatale.

Quello che non sapevano le streghe, era che tra me ed il famiglio c'era un legame mentale oltre che magico: stavo tenendo occupate le mie nemiche ma, allo stesso tempo, stavo monitorando anche la terza strega.

Dopo minuti interminabili, finalmente cadde nella mia trappola: il drago spazzò l'aria con la coda, destabilizzando Stormy quel tanto che bastava per morderle il braccio destro con gran forza. Le sue urla furono terribili. Il fuoco stava ustionando la sua carne nel profondo, potevo sentirne la puzza.

"Ora!"

Effettuai una vera e propria trasfigurazione corporea. Era un incantesimo che avevo letto nel tomo: praticamente, io e il famiglio ci scambiammo di posto, lui divenne me e io divenni lui. Le fauci che stavano bloccando il braccio della strega divennero invece la mia mano sinistra, comparvi davanti la sua faccia come un demone. Tutte trattennero il respiro come a voler fermare il tempo.

Caricai una sfera infuocata nella mano destra e gliela schiantai sul petto, con tutto l'odio che mi portavo dentro come un veleno. Ironico, la uccisi come uccisi mia sorella.

Stormy non emise un suono: il suo respiro era un rantolio, il cuore aperto in due come un frutto maturo. Il buco nero che si era creato si riempì velocemente di sangue: la puzza di bruciato e di ferro ematico mi riempivano il naso, causandomi conati di vomito ed euforia insieme.

Quello fu il mio primo e vero omicidio... Daphne, di certo, non la conto come tale. Il cadavere della strega delle tempeste cadde a terra mentre io rimasi lì, in aria, a contemplare il mio operato, incurante del dolore atroce che avevo inflitto alle sorelle.

«Fa male, eh?» chiesi loro, riprendendo fiato, «questo è ciò che meritate».

Ordinai al famiglio di tornare da me: eravamo due contro due.

Darcy si scagliò contro di me, urlante: incrociò le braccia e accumulò intorno al suo corpo una materia oscura densissima, la quale prese forma e si divise in numerosi spettri grotteschi.

Mi davano la caccia in modo spietato. Cercai di schivare verso sinistra uno dei tanti, ma Icy bloccò il mio spostamento con una lastra di ghiaccio contro la quale sbattei la testa, mandandomi tra le braccia degli oscuri esseri: il fuoco di cui ero ricoperta non poteva bruciare la materia nera di cui erano composti, così rimasi stretta tra le loro spire senza possibilità di replica.

Vedendo che la situazione si stava mettendo male, ordinai al famiglio di ostacolare Icy con tutte le risorse che aveva, così da lasciarmi il tempo per occuparmi della sorella.

Darcy mi si avvicinò in lacrime, maledicendo il mio nome con tutta l'intenzione di uccidermi e vendicare Stormy, ma io risi, oh sì, risi forte. Accadde tutto nel giro di pochissimi secondi: usai il potere di Stella ed emanai una luce violentissima dal mio corpo, accecando entrambe le streghe che urlavano di rabbia.

Sfruttai la corruzione della mia Fiamma e penetrai come un sistema circolatorio negli spettri neri. Anche il mio era potere oscuro, seppur in parte. Una volta infestata tutta la materia che mi teneva bloccata, feci letteralmente liquefare dall'interno gli esseri neri, mi liberai dalla loro morsa e mi avvinghiai alle spalle di Darcy, stringendole la gola con il braccio destro e tenendola ferma con l'altro.

Le fiamme del mio corpo iniziarono ad ardere viva la strega, la quale urlava in un modo osceno e terrificante, cercando di divincolarsi con quanta più forza poteva.

Icy, terrorizzata, cercava in ogni modo di liberarsi del famiglio che stava egregiamente facendo il suo lavoro. Il suo elemento magico era nettamente svantaggiato contro l'impetuoso fuoco blu del drago, ogni attacco veniva detronizzato senza sforzo.

Sorrisi maligna. Inebriata da tutto quell'orrore, lasciai che, per qualche secondo, la corruzione prendesse possesso delle mie emozioni, un po' per non rendermi conto dell'atrocità che stavo facendo, un po' per sfinitezza.

«Sbrigati, Icy, o la tua sorellina muore!»

Non avevo mai visto la strega dei ghiacci così presa dal panico e inerme in vita mia. Non servirono a niente tutti i tentativi fatti: Darcy era a due passi da lei, ma non poteva raggiungerla. Poteva solo vederla morire.

La mia prigioniera era diventata una grottesca figura dalle fattezze non proprio umane: il volto era liquefatto quasi fino all'osso, sangue e carne erano un tutt'uno indecifrabile, disgustoso. Senza pietà né empatia, semplicemente mi stancai di sentirla urlare: davanti agli occhi furiosi e addolorati di Icy, aumentai finalmente l'intensità delle mie fiamme e Darcy spirò tra le mie braccia.

La lasciai cadere vicino al cadavere di Stormy. Fissai la strega dei ghiacci per quella che sembrò un'eternità, senza rimorso. Ero diventata un demonio senza amore.

«Questo è quel che ho sofferto per causa vostra. Questo è quel che vi meritate» dissi di nuovo quelle parole, ridendo di gusto, beandomi di quell'onnipotenza che sentivo scorrere nelle vene.

Come già accadde in passato, lo scontro finale vedeva noi, storiche rivali, fronteggiarsi all'ultimo sangue. Nonostante tutto io pretendevo uno scontro equo, così decisi di congedare il mio famiglio.

Icy urlò, disperata. Dal terreno spuntarono stalagmiti giganti che promettevano di infilzarmi se non mi fossi mossa velocemente: volai leggera come l'aria lasciando scie azzurre dietro di me, sfuggendo ai ghiacci che mi inseguivano.

Evitai l'ultima stalattite roteando su me stessa e sfiorando la punta aguzza di pochi millimetri, completando la piroetta con un bolide di pura energia che scagliai dritto verso la strega. Velocissima, bloccò con un muro di ghiaccio la mia sfera infuocata che si disintegrò all'impatto.

Vedendomi illesa, Icy diede fondo a tutta le sue risorse ed evocò una vera e propria tormenta glaciale, talmente potente che avrebbe inghiottito l'intero pianeta. Le mie fiamme si spegnevano e si riaccendevano in continuazione, i miei movimenti erano rallentati e, talvolta, bloccati.

Dovevo assolutamente fermarla, o avrebbe avuto la meglio: evocai un drago azzurro, molto piccolo, ma estremamente caldo, molto più del famiglio di prima, il quale mi avvolse tra le sue spire subendo i danni del gelo al posto mio.

Mi mossi velocemente. Icy non poteva muoversi dall'epicentro della tempesta e questo fu la sua rovina: diedi fondo a tutta l'energia che mi rimaneva e la usai per lanciarmi contro di lei a tutta velocità, la atterrai con il mio peso le bloccai i polsi, mentre la mia creatura teneva ferme le sue caviglie. Dissi solo poche parole mentre lei malediceva me e tutta la mia stirpe. Era spacciata.

«Questo succede quando osi sfidare il Drago di Domino. Addio».

Usai un incantesimo che sviluppai nel periodo in cui avevo acquisito il Believix, la Supernova. Lasciai che l'intero flusso magico della Fiamma del Drago si concentrasse in un punto del mio corpo: una luce azzurra iniziò a caricarsi e iniziò ad espandersi, sempre di più, come per l'appunto una stella che sta per morire.

Raggiunto il culmine, la luce tornò immediatamente verso di me, per poi esplodere in una sfera gigantesca di energia e fuoco, una deflagrazione violentissima e di una potenza indescrivibile, tanto che un vortice di fuoco continuò a fendere ogni cosa per parecchi chilometri e per parecchi minuti.

Quando tutto fu finito e le mie fiamme finalmente si estinsero, mi alzai a fatica ritta in piedi e mi guardai intorno: ghiaccio e arida devastazione convivevano insieme sul campo di battaglia, ma la Fiamma del Drago di Daphne sembrava illesa.

Delle streghe, non rimaneva che polvere. Ero sola in un campo desolato di morte, la morte che io avevo portato. La tormenta di ghiaccio, entrata a contatto con la Supernova, generò una pioggia gelida, quasi dolorosa sulla pelle.

Alzai gli occhi alla volta celeste e allargai le braccia, per prenderne il più possibile: quell'acqua piena di odio e rancore sembrò lavare via il mio peccato, come se il cielo mi baciasse la fronte nonostante il mostro che ero diventata. Era bellissimo.

  
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