Fu un
addio silenzioso quello dato alla preside Faragonda e alla preside
Griffin,
così come fu un viaggio silenzioso quello sulla nave da
guerra. Ci volevano
cinque ore di viaggio a massima velocità per arrivare su
Eden e, né io né
Timmy, avevamo molta voglia di parlare. Ci scambiammo giusto qualche
parola,
l'essenziale, quel che era necessario dire in un momento tanto cruciale
quanto
tragico.
Il ragazzo
aveva l'aria decisamente cupa e abbattuta, sconvolta potrei dire. Non
avevo
nessun diritto di fargliene una colpa, così mi diedi un
doloroso pizzicotto per
zittire le voci maligne della mia corruzione. "Alla prima occasione ti
ucciderà", "Gli fai a dir poco schifo", "Fallo fuori ora
che puoi". Sembravo un domatore di leoni in gabbia con le bestie, le
tenevo a bada a colpi di frusta.
«Bloom...
sai... noi siamo tuoi amici. Potevi... insomma, potevamo
aiutarti».
Le sue
parole sembravano sussurri, come se non volesse farmi male alle
orecchie. La
sua dolcezza mi fece sorridere.
«Non
potevo, Timmy. Sei stato informato su tutto quello che è
successo... davvero mi
avresti permesso di fare questo? Di mutilarmi
così?»
Stranamente,
il mio tono di voce era tranquillo, mi sentivo piuttosto bene e
riposata. Lui
ci pensò sopra qualche secondo, ponderando i pensieri e le
parole.
«No…
hai
ragione».
Rimanemmo
in silenzio qualche minuto, poi ripresi a parlare.
«E
poi...
non sono sola, sai. Ho potuto testare i miei poteri solo una volta
prima di
diventare Orphan, ma ho scoperto di poter usare un poco i poteri delle
ragazze.
Sai, no... per via delle loro Fiamme del Drago. Quindi, in qualche
modo, è come
se loro fossero con me».
Timmy
annuì muto, aveva capito cosa volevo dire. Il tempo passava
pigramente, dopo un
po' feci la domanda che più mi premeva sul cuore.
«Appena
scenderò da questa nave tu informerai tutti, vero?»
Il volto
del pilota si contrasse in una smorfia nervosa, beccato sul fatto come
un ladro.
«Hanno
il
diritto di sapere, Bloom. Sky è disperato. Se tu dovessi...
se tu morissi,
almeno sono tutti preparati. E a-anche se tu sopravvivessi, saranno
comunque
pronti a… diciamo… ad abituarsi alla nuova
te».
Era un
ragionamento pulito e corretto, niente da dire. Appoggiai la testa allo
schienale
e tirai un sospiro rilassato: tutto era come doveva essere, ogni pezzo
del
puzzle era al suo posto.
Eden si
presentò a noi bellissimo, verde come uno smeraldo e
macchiato qua e là da
tinte blu. Era una vista magnifica, anche perché era un
pianeta piuttosto
piccolo e grazioso, si potevano apprezzare molte sfumature di colore.
Certo...
se non fosse stato per l'enorme calotta di ghiaccio che deturpava il
globo
proprio al suo centro.
«Timmy,
sono là. Non dovresti avere problemi ad atterrare, la
barriera è stata
distrutta. Atterra fuori dal ghiaccio, nasconditi bene e…
prega per me».
Lui
eseguì
tutto alla lettera e, nel giro di un'ora scarsa, eravamo sulla
superficie
rigogliosa di vita, con la rampa della nave abbassata pronta a
lasciarmi
andare.
«Bloom,
aspetta! Tieni questo. È un indicatore di
vitalità... è un microchip
piccolissimo, non ti darà nessun fastidio. Quello mi
notificherà se... se il
tuo cuore smette di battere».
Lo misi in
tasca, poi guardai Timmy con davvero tanto, tanto affetto.
«Grazie
di
tutto, amico mio... so di averti chiesto tanto oggi. Se io morissi qui,
scappa
il più velocemente che puoi, salvati. E racconta a tutti la
mia storia».
Il ragazzo
strinse i denti frustrato e pianse, mentre io mi trasformai e volai
via. Mi
osservai un poco mentre mi dirigevo sul campo di battaglia: il mio
vestito era
normale, a parte sfumature nere che lo macchiavano qua e là,
non era vistoso
come credevo. A quel punto non mi importava più, non mi
importava assolutamente
niente. Non avevo paura. Volevo solo il loro sangue.
Erano
davanti ad un altare di ghiaccio dove era riposta la Fiamma del Drago
di mia
sorella, furibonde, imprecando senza fine.
«Quattro
mesi solo per corromperla a metà! Sono stanca!»
urlò Stormy dando un calcio a
un sasso ghiacciato. Aizzò una nube di nervosismo tra le
sorelle.
«Icy,
sei
sicura che ne valga la pena? La Fiamma rimane comunque difficilissima
da manipolare
per chi non è un Custode, non siamo nemmeno sicure che
funzioni!»
La strega
del ghiaccio aveva l'aria di una che non dormiva da settimane: io
sarò anche
stata un mostro dalle fattezze umane, ma lei era la follia incarnata.
«Smettetela!
Tutte e due! Avete idea di quanto tempo ci voglia per farlo da sole?
Nemmeno
una vita! Quindi non rompete le palle e tornate a lavoro!»
Si
lagnarono in coro nello stesso identico momento. Sarebbe stata una
scenetta
divertente se io non fossi arrivata furiosa come non mai. Sui loro
volti
apparve una sola, grottesca smorfia alla mia vista.
«Oh,
santo... Bloom? Sul serio?»
Icy mi
accolse con un'eccitazione isterica: le si leggeva in faccia che moriva
dalla
voglia di sapere cosa avevo combinato per arrivare fin da loro da sola.
Le voci
nella mia testa ripresero ad urlare forte, aumentando il mio forte
senso di
repulsione e disgusto, ma dovevo, dovevo
resistere. Le fissai con occhi scarlatti e glaciali allo stesso tempo.
«Sono
qui
per riprendere ciò che mi appartiene di diritto. Mi avete
costretta a spezzare
la vita del sangue del mio sangue, ora voglio la vostra. Vi
farò provare sulla
pelle quello che ho dovuto subire io».
Quelle tre
risero forte, come loro consuetudine. Mi volevano sfottere fino alla
fine.
«Davvero?
Tu e quale esercito?» disse Stormy, acida.
Icy si
avvicinò e mi squadrò da capo a piedi con
attenzione, notando i cambiamenti
della mia persona. Sfoderò un sorrisone sadico e, per la
prima volta, la vidi
davvero meravigliata per qualche cosa.
«Non
ci
posso credere! Sei una Orphan!»
Mi
innervosii al suono di quella parola che, ormai, mi identificava, e
feci una
smorfia di tensione.
«E
tu come
lo sai?» dissi cercando di mantenere un atteggiamento sicuro.
Non dovevo cedere
alle provocazioni.
«Siamo
al
corrente delle ricerche della Griffin, cosa credi! Sappiamo tutto sulla
corruzione, e… per gli dei, è proprio vero che le
grandi menti pensano allo
stesso modo!»
Iniziai ad
avere un brutto presentimento: le voci mi dicevano che, da
lì a poco, avrei
perso il lume della ragione. Non so perché, ma... sapevo che
avevano ragione.
Quella volta dicevano il vero.
«Cosa...
cosa vuoi dire?»
«Voglio
dire, mia cara Bloom, che anche noi abbiamo corrotto una Fiamma del
Drago.
Quella di Daphne» disse Icy fermandosi per un attimo e, dal
ghigno di scherno
che le era stampato in volto, passò ad una smorfia rabbiosa,
«Siamo stanche di
te, siamo stanche di voi! Di tutto
questo insulso Universo! Abbiamo acquisito poteri giganteschi,
è vero, ma siamo
solo in tre. È un'impresa troppo grande anche per noi quella
di distruggere
tutto con le nostre mani, di spazzare via il marcio che affligge questa
realtà.
Così, beh, abbiamo avuto una grande idea: corromperemo
interamente la Fiamma
del Drago di tua sorella ed evocheremo un Drago Primordiale Oscuro!
Come il
primo generò l'Universo, questo da noi creato
porterà l'apocalisse! Costruiremo
un nostro mondo dove nessuno oserà mettere in dubbio il
nostro diritto di
esistere. Diritto che voi ci avete portato via in quel limbo
infernale».
Le tre
streghe si guardarono con dolore, si potrebbe anche pensare di...
provare pietà
per loro. Avevamo davvero fatto la cosa giusta rinchiudendole
lì?
«Sussurri
senza vita ci tediavano al buio senza poter far nulla. Nessun contatto,
nessun
calore, nemmeno la possibilità di vedere le mie sorelle.
Ogni momento di
detenzione era una prova della mia non esistenza. Della nostra
non esistenza».
La voce di
Icy era ruvida e rancorosa, sentii un moto di angoscia nel petto. Se
fosse successo
a me e a Daphne, probabilmente sarei impazzita. Però, non
potevo. Non potevo
dimenticare ciò che fu, cosa fui costretta a fare, il dolore
patito.
Quindi,
volevano la fine di tutto? Sì, era senza dubbio una cosa
spaventosa, dovevo
assolutamente fermarle con ogni mezzo. Però, non fu la
pressione della
responsabilità che mi fece perdere ogni controllo sulla mia
mente: alzai il
capo e, dietro di loro, notai la luce della Fiamma del Drago di
Daphne...
spaccata a metà dall'oscurità.
“È
così
che sono fatta dentro?"
La fissai
con occhi grandi, sconvolti, folli potrei dire. La guardai, la guardai
ancora,
come si guarda il Diavolo in persona.
«Voi...
voi...» dissi con voce era quasi impercettibile, rotta, ma
non mi fermai, «mi
avete fatto uccidere mia sorella... mi avete costretta a mutilare il
mio corpo
e la mia mente... e ora... mi state dicendo che... ciò che
rimane di Daphne voi
lo avete... trasformato... in un abominio?»
Mi
sorrisero tutte e tre, con malvagità inaudita.
«Esatto
Bloom. Un abominio, proprio come te».
Avevo
passato molto del mio tempo a combatterla, la corruzione: ricacciavo
indietro
le voci, cercavo di stare calma, di convincermi che il male che mi
affliggeva
non era del tutto reale, che non ero io.
Invece, in
quel momento, mi resi conto che ero davvero io, era la Bloom vera e
propria che
stava urlando come un'ossessa, che si ricopriva di fuoco azzurro fino a
diventare tutt'uno con le fiamme, che rendeva torrida l'aria, che si
stringeva
la testa tra le mani piangendo lacrime nere.
Non si
capiva davvero dove finisse Bloom e dove iniziasse quel rigurgito di
fuoco:
l'unica cosa distinguibile in quell'ammasso blu erano i miei occhi
scarlatti
roventi di cieca furia.
Le streghe
rimasero qualche secondo interdette, poi si alzarono in volo e si
misero in
guarda. Lo stesso feci io.
Commisi il
primo, madornale errore: eravamo uno contro tre e io ero totalmente
fuori
controllo. Non persi tempo ad elaborare una strategia vincente come
avrei
dovuto fare: mi lanciai a capofitto sperando di arrostire tutto
ciò che avevo
davanti.
Male,
molto, molto male.
Stormy non
si fece pregare: approfittò subito della mia mossa azzardata
per scaricarmi
addosso un fulmine di un voltaggio tale da bucare letteralmente la mia
difesa
magica. Fu velocissima, spietata, non vidi nemmeno arrivare il colpo
che mi
ritrovai completamente paralizzata: i muscoli urlavano di dolore, si
irrigidirono con una tale violenza da farmi avere le convulsioni,
lì, a
mezz'aria.
Le mie ali
si rifiutarono di muoversi, così iniziai a precipitare come
un peso morto. Lo
schianto a terra fu micidiale. L'adrenalina causata dal colpo mi fece
rinsavire
quel tanto che bastava per reagire all'attacco di Darcy, il quale si
concatenava perfettamente a quello della sorella.
Evocò
i
giganteschi tentacoli neri che avevo sbriciolato il mio castello su
Domino e me
li sguinzagliò contro, cercando di maciullare il mio corpo
privo di difese; con
sforzo disumano, creai la mitica barriera elettrica di Tecna, ricoperta
anch'essa
di fiamme azzurre, e mi ci raggomitolai dentro: le enormi masse oscure
si
schiantarono pesantemente contro di essa, venendo spaccate sia
dall'energia
cybernetica della gabbia, sia dal fuoco blu scaturito dalla mia Fiamma
del
Drago.
La strega
urlò frustrata: continuò a martellare senza sosta
la mia unica difesa sperando
di fare breccia. Era solo questione di minuti, dovevo pensare in fretta
a cosa
fare.
"Stupida,
stupida idiota! Daphne non avrebbe mai commesso un errore simile, per
questo
motivo doveva sopravvivere lei! S-stupida testarda anche lei! Lei
è quella
razionale un corno!"
Mi
lamentai furiosamente con me stessa, mi sentivo così
incapace da meritare la
sconfitta.
Respirai
profondamente, cercando di calmarmi. Non era il momento di farsi
prendere dai
rimpianti, dovevo pensare lucidamente. Di attaccare direttamente non se
ne
parlava, già stato fatto, era finita male; creare un
diversivo richiedeva
tempo, tempo che non avevo, fu scartato anche quello.
Stavo
iniziando a perdere le speranze, quando mi tornò in mente il
combattimento
contro Daphne. Il famiglio draconico non era una cattiva idea: era
potente e
veloce, ma richiedeva una gran quantità di energia. Come
sfruttarlo al meglio?
Icy, nel
frattempo, non muoveva un muscolo: si gustava la situazione da lontano,
come se
fosse di troppo in quello scontro. Vedendo quella scena, all'improvviso
ebbi
l'idea.
"Ma
certo, come ho fatto a non pensarci prima. Dividi et impera. Separa le
streghe
e avrai la vittoria in pugno".
La
barriera di Tecna era al limite, dovevo ingegnarmi e darmi una
svegliata. Mi
accovacciai, pronta a scattare via: mentre i tentacoli sferravano gli
ultimi
colpi, io accumulai il Morphix di Aisha intorno a me, pronto ad essere
modellato.
Mi mossi
nel momento esatto in cui la breccia fu creata: scappai via con
velocità inaudita,
volando a bassissima quota per ottenere l'accelerazione necessaria per
poi
salire vertiginosamente all'altezza delle nemiche.
Era
questione di secondi: o era esecuzione perfetta o era sconfitta, non
avevo vie
di mezzo. Iniziai furiosamente a creare il famiglio draconico, doveva
raggiungere la massima potenza o non avrebbe funzionato.
Come
previsto, Darcy si stava riprendendo dal faticoso assalto alla mia
barriera, le
uniche che potevano attaccare erano Stormy e Icy. Il Morphix che avevo
creato
era sufficiente per costruire dieci scudi che iniziarono ad orbitare
intorno a
me. Non avrebbero mai retto
più di un
colpo, dovevo sfruttare quel tempo per generare il mio drago.
La strega
delle tempeste lanciò delle saette imponenti distruggendone
tre, uno dopo
l'altro; ogni onda d'urto destabilizzava la mia concentrazione,
rallentando il
processo di creazione. Per sopperire almeno in parte, mi misi in
posizione
fetale per attutire meglio i colpi, permettendo anche al mio fuoco di
agglomerarsi più velocemente.
Dovevo fare
due cose difficilissime allo stesso tempo, ad oggi non so nemmeno io
come ci
riuscii. Icy che, fino a quel momento, se ne stava in disparte a
guardare, capì
cosa avevo in mente di fare e iniziò ad agitarsi con le
sorelle.
«Stormy,
Darcy, quella bastarda sta per evocare un drago! Dobbiamo distruggere
quegli
scudi immediatamente!»
Senza
aspettare repliche, la strega dei ghiacci cominciò a
bombardare le difese
insieme alle compagne, sbriciolandole completamente.
"Oh
cazzo... il drago non è ancora finito..."
Il piccolo
famiglio azzurro rimase aggrappato alla mia mano, guardandomi con occhi
bianchissimi: non era completo, dovevo guadagnare tempo. Scesi in
picchiata
verso il terreno, ma Icy non mi lasciava respiro: nel momento in cui
toccai il
suolo, la strega formò una lancia enorme di ghiaccio,
aspettando il momento
giusto per scagliarmela addosso.
Mi accorsi
del colpo in arrivo e, prontamente, misi le mani a terra generando una
colonna
di fiamme blu che intercettò il proiettile ghiacciato,
facendolo squagliare
all'istante. Se mi avessero costretta a usare tutta quell'energia, non
me ne
sarebbe rimasta abbastanza per completare il famiglio.
"Devo
proteggermi con incantesimi che non consumano Fiamma del Drago".
Non avevo
molta scelta: il piccolo drago ruggì mentre mi sotterravo
viva insieme a lui in
una bara di radici e piante. Grazie al mio potere, risultarono essere
molto più
resistenti di quelli di Flora. Sentivo le streghe urlare, i colpi
scuotere la
terra, ma quelli non cedettero: ebbi il tempo di potenziare il famiglio
al
massimo della sua portata. Gli baciai delicatamente il muso rovente,
non mi
arrecava nessun danno.
"Per
Daphne".
Il mio
nascondiglio esplose letteralmente in aria: io e la mia creatura ci
librammo in
aria fieri, col cuore pieno di orgoglio e assetati di vendetta.
Il mio
piano stava procedendo bene. La fortuna mi aveva assistita ma, in quel
momento,
doveva darmi l'aiuto maggiore. Lanciai una bolla sonora in mezzo alle
tre
nemiche: onde sonore ad altissime frequenza le avrebbero spazzate via,
allontanandole le une dalle altre in modo causale.
Il colpo
fu fragoroso: osservai con estrema attenzione come le mie prede si
sarebbero
posizionate. Icy e Darcy rimasero, tutto sommato, insieme, mentre
Stormy fu
nettamente separata dalle sorelle.
"Ora
o mai più".
Mi scagliai
verso le streghe del gelo e dell'oscurità, mentre
sguinzagliai il famiglio a
fare le poste all'altra: ingaggiai con entrambe, lanciando palle di
fuoco e
fuochi fatui come una furia, mentre il drago tediava l'avversaria con
il suo
immenso corpo infuocato.
Icy e
Darcy si difendevano maledettamente bene: la prima bloccava ogni mio
colpo con
lastre di ghiaccio, la seconda creando illusioni di sé
stessa, celando il suo
vero corpo. Dovevo tenere duro quanto più possibile e
aspettare il momento
giusto, l'errore fatale.
Quello che
non sapevano le streghe, era che tra me ed il famiglio c'era un legame
mentale
oltre che magico: stavo tenendo occupate le mie nemiche ma, allo stesso
tempo,
stavo monitorando anche la terza strega.
Dopo
minuti interminabili, finalmente cadde nella mia trappola: il drago
spazzò
l'aria con la coda, destabilizzando Stormy quel tanto che bastava per
morderle
il braccio destro con gran forza. Le sue urla furono terribili. Il
fuoco stava
ustionando la sua carne nel profondo, potevo sentirne la puzza.
"Ora!"
Effettuai
una vera e propria trasfigurazione corporea. Era un incantesimo che
avevo letto
nel tomo: praticamente, io e il famiglio ci scambiammo di posto, lui
divenne me
e io divenni lui. Le fauci che stavano bloccando il braccio della
strega
divennero invece la mia mano sinistra, comparvi davanti la sua faccia
come un
demone. Tutte trattennero il respiro come a voler fermare il tempo.
Caricai
una sfera infuocata nella mano destra e gliela schiantai sul petto, con
tutto
l'odio che mi portavo dentro come un veleno. Ironico, la uccisi come
uccisi mia
sorella.
Stormy non
emise un suono: il suo respiro era un rantolio, il cuore aperto in due
come un
frutto maturo. Il buco nero che si era creato si riempì
velocemente di sangue:
la puzza di bruciato e di ferro ematico mi riempivano il naso,
causandomi
conati di vomito ed euforia insieme.
Quello fu
il mio primo e vero omicidio... Daphne, di certo, non la conto come
tale. Il
cadavere della strega delle tempeste cadde a terra mentre io rimasi
lì, in
aria, a contemplare il mio operato, incurante del dolore atroce che
avevo
inflitto alle sorelle.
«Fa
male, eh?»
chiesi loro, riprendendo fiato, «questo è
ciò che meritate».
Ordinai al
famiglio di tornare da me: eravamo due contro due.
Darcy si
scagliò contro di me, urlante: incrociò le
braccia e accumulò intorno al suo
corpo una materia oscura densissima, la quale prese forma e si divise
in
numerosi spettri grotteschi.
Mi davano
la caccia in modo spietato. Cercai di schivare verso sinistra uno dei
tanti, ma
Icy bloccò il mio spostamento con una lastra di ghiaccio
contro la quale sbattei
la testa, mandandomi tra le braccia degli oscuri esseri: il fuoco di
cui ero
ricoperta non poteva bruciare la materia nera di cui erano composti,
così
rimasi stretta tra le loro spire senza possibilità di
replica.
Vedendo
che la situazione si stava mettendo male, ordinai al famiglio di
ostacolare Icy
con tutte le risorse che aveva, così da lasciarmi il tempo
per occuparmi della
sorella.
Darcy mi
si avvicinò in lacrime, maledicendo il mio nome con tutta
l'intenzione di
uccidermi e vendicare Stormy, ma io risi, oh sì, risi forte.
Accadde tutto nel
giro di pochissimi secondi: usai il potere di Stella ed emanai una luce
violentissima dal mio corpo, accecando entrambe le streghe che urlavano
di
rabbia.
Sfruttai
la corruzione della mia Fiamma e penetrai come un sistema circolatorio
negli
spettri neri. Anche il mio era potere oscuro, seppur in parte. Una
volta
infestata tutta la materia che mi teneva bloccata, feci letteralmente
liquefare
dall'interno gli esseri neri, mi liberai dalla loro morsa e mi
avvinghiai alle
spalle di Darcy, stringendole la gola con il braccio destro e tenendola
ferma
con l'altro.
Le fiamme
del mio corpo iniziarono ad ardere viva la strega, la quale urlava in
un modo
osceno e terrificante, cercando di divincolarsi con quanta
più forza poteva.
Icy,
terrorizzata, cercava in ogni modo di liberarsi del famiglio che stava
egregiamente
facendo il suo lavoro. Il suo elemento magico era nettamente
svantaggiato contro
l'impetuoso fuoco blu del drago, ogni attacco veniva detronizzato senza
sforzo.
Sorrisi
maligna.
Inebriata da tutto quell'orrore, lasciai che, per qualche secondo, la
corruzione prendesse possesso delle mie emozioni, un po' per non
rendermi conto
dell'atrocità che stavo facendo, un po' per sfinitezza.
«Sbrigati,
Icy, o la tua sorellina muore!»
Non avevo
mai visto la strega dei ghiacci così presa dal panico e
inerme in vita mia. Non
servirono a niente tutti i tentativi fatti: Darcy era a due passi da
lei, ma
non poteva raggiungerla. Poteva solo vederla morire.
La mia
prigioniera
era diventata una grottesca figura dalle fattezze non proprio umane: il
volto
era liquefatto quasi fino all'osso, sangue e carne erano un tutt'uno
indecifrabile, disgustoso. Senza pietà né
empatia, semplicemente mi stancai di
sentirla urlare: davanti agli occhi furiosi e addolorati di Icy,
aumentai
finalmente l'intensità delle mie fiamme e Darcy
spirò tra le mie braccia.
La lasciai
cadere vicino al cadavere di Stormy. Fissai la strega dei ghiacci per
quella
che sembrò un'eternità, senza rimorso. Ero
diventata un demonio senza amore.
«Questo
è
quel che ho sofferto per causa vostra. Questo è quel che vi
meritate» dissi di
nuovo quelle parole, ridendo di gusto, beandomi di quell'onnipotenza
che
sentivo scorrere nelle vene.
Come
già
accadde in passato, lo scontro finale vedeva noi, storiche rivali,
fronteggiarsi
all'ultimo sangue. Nonostante tutto io pretendevo uno scontro equo,
così decisi
di congedare il mio famiglio.
Icy
urlò,
disperata. Dal terreno spuntarono stalagmiti giganti che promettevano
di
infilzarmi se non mi fossi mossa velocemente: volai leggera come l'aria
lasciando scie azzurre dietro di me, sfuggendo ai ghiacci che mi
inseguivano.
Evitai
l'ultima stalattite roteando su me stessa e sfiorando la punta aguzza
di pochi
millimetri, completando la piroetta con un bolide di pura energia che
scagliai
dritto verso la strega. Velocissima, bloccò con un muro di
ghiaccio la mia
sfera infuocata che si disintegrò all'impatto.
Vedendomi
illesa, Icy diede fondo a tutta le sue risorse ed evocò una
vera e propria
tormenta glaciale, talmente potente che avrebbe inghiottito l'intero
pianeta. Le
mie fiamme si spegnevano e si riaccendevano in continuazione, i miei
movimenti
erano rallentati e, talvolta, bloccati.
Dovevo
assolutamente fermarla, o avrebbe avuto la meglio: evocai un drago
azzurro,
molto piccolo, ma estremamente caldo, molto più del famiglio
di prima, il quale
mi avvolse tra le sue spire subendo i danni del gelo al posto mio.
Mi mossi
velocemente. Icy non poteva muoversi dall'epicentro della tempesta e
questo fu
la sua rovina: diedi fondo a tutta l'energia che mi rimaneva e la usai
per
lanciarmi contro di lei a tutta velocità, la atterrai con il
mio peso le
bloccai i polsi, mentre la mia creatura teneva ferme le sue caviglie.
Dissi
solo poche parole mentre lei malediceva me e tutta la mia stirpe. Era
spacciata.
«Questo
succede quando osi sfidare il Drago di Domino. Addio».
Usai un
incantesimo che sviluppai nel periodo in cui avevo acquisito il
Believix, la
Supernova. Lasciai che l'intero flusso magico della Fiamma del Drago si
concentrasse
in un punto del mio corpo: una luce azzurra iniziò a
caricarsi e iniziò ad
espandersi, sempre di più, come per l'appunto una stella che
sta per morire.
Raggiunto
il culmine, la luce tornò immediatamente verso di me, per
poi esplodere in una
sfera gigantesca di energia e fuoco, una deflagrazione violentissima e
di una
potenza indescrivibile, tanto che un vortice di fuoco
continuò a fendere ogni
cosa per parecchi chilometri e per parecchi minuti.
Quando
tutto fu finito e le mie fiamme finalmente si estinsero, mi alzai a
fatica
ritta in piedi e mi guardai intorno: ghiaccio e arida devastazione
convivevano
insieme sul campo di battaglia, ma la Fiamma del Drago di Daphne
sembrava
illesa.
Delle streghe,
non rimaneva che polvere. Ero sola in un campo desolato di morte, la
morte che io avevo portato. La
tormenta di
ghiaccio, entrata a contatto con la Supernova, generò una
pioggia gelida, quasi
dolorosa sulla pelle.
Alzai
gli
occhi alla volta celeste e allargai le braccia, per prenderne il
più possibile:
quell'acqua piena di odio e rancore sembrò lavare via il mio
peccato, come se
il cielo mi baciasse la fronte nonostante il mostro che ero diventata.
Era
bellissimo.