Libri > Divergent
Segui la storia  |       
Autore: Deline    31/12/2015    1 recensioni
LoneWolf è un’infiltrata del Dipartimento all’interno della recinzione. La sua missione è semplice: trovare i Divergenti e proteggerli fino all’ordine di trasferimento. Per questa sua missione può contare sulla copertura di due fazioni: Pacifici e Abneganti. Tuttavia chiede di essere assegnata alla fazione degli Intrepidi con la mansione di sorvegliante degli Esclusi per aver una maggiore libertà di movimento all’interno della recinzione.
Dopo non essere riuscita a fermare l’attacco agli Abneganti, LoneWolf è certa che verrà sollevata dall’incarico ma, il generale Walter Crowe, capo della sicurezza del Dipartimento decide di concederle una seconda possibilità e un nuovo incarico: liberare Tris e portarla al Dipartimento.
LoneWolf riuscirà a liberare Tris, tenuta prigioniera nella fazione che tanto teme e che per lei rappresenta un grande pericolo a causa del suo doloroso passato?
“DESCENDANT” è una mia rivisitazione della saga di Divergent. Sebbene il racconto sia ambientato immediatamente dopo l’attacco al quartier generale dei Candidi (Insurgent) consiglio vivamente di leggere prima tutta la saga.
Mi scuso da subito per la lentezza che ci metterò ad aggiornarla ma ho dato più priorità alle due versioni de "Lo specchio Vuoto"
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tris, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 La piccola intercapedine tra il soffitto del magazzino e il pavimento della sala riunioni era illuminata solo dal debole fascio di luce di una piccola torcia elettrica e il monitor di un computer portatile. Su di esso scorrevano immagini di Eruditi impegnati ad esaminare dati e a scambiarsi opinioni eccitati come se avessero fatto una grande scoperta scientifica.
Il loro nuovo e infallibile siero era stato sconfitto dalla giovane Tris, che ora giaceva immobile sulla sedia, mentre altri Eruditi prendevano da lei campioni di sangue e subito correvano a infilarli nei sofisticati macchinari del laboratorio.
Sembravano automi guidati da una mente collettiva, si muovevano in modo armonico, come su binari invisibili e la loro sincronia era quasi inquietante. Nessuno di loro urtava un collega, anche se i loro occhi erano fissi su fascicoli e blocchi per gli appunti.
Una squadra di programmatori era già operativa per capire se ci fossero problemi con il programma usato dal computer per gestire le simulazioni. Parlottavano tra di loro continuando a indicare il monitor del computer scuotendo la testa increduli. Si poteva quasi immaginare i loro pensieri: una semplice macchina che osava ribellarsi ai suoi creatori, alla genialità dei loro cervelli di Eruditi, una cosa inaudita.
Nel laboratorio regnava un caos calmo, nessuno si scomponeva, sebbene erano visibilmente eccitati, tutti parevano tranquilli e si muovevano lentamente. Un branco di cervelloni rachitici, con enormi occhiali e capelli unti che avrebbero potuto andare avanti così all’infinito: analizzare il programma, le registrazioni e i fluidi corporei della giovane Intrepida, discutere i dati raccolti senza trovare il minimo errore e poi ricominciare tutto daccapo.
Tante piccole fedeli e industriose formichine che lavorano sotto lo sguardo attento della loro venerata regina Jeanine…quella stronza e i suoi schiavetti non scopriranno mai come sono entrata nel loro supercomputer” pensò Lonewolf mentre faceva ruotare dolcemente la testa per dare sollievo alla sue vertebre cervicali.
Aveva passato le ultime due ore sdraiata in quella minuscola e polverosa intercapedine per cercare un modo di inserirsi nel programma della simulazione, interagire con Tris e destarla dallo stato in cui era caduta dopo aver vissuto una settimana imprigionata in quel crudele gioco da Eruditi.
Lonewolf aveva provato a scuotere la giovane Intrepida manipolando gli ostacoli della simulazione, ma purtroppo la mente di Tris era ormai troppo provata per riuscire a reagire da sola e così decise di ignorare il protocollo e aggiungere alla simulazione qualcosa di creativo: se stessa.
Una scelta azzardata visto che tutte le visioni venivano registrate dal computer. Inserendo se stessa qualcuno l’avrebbe sicuramente riconosciuta. Erano passati otto anni dal suo ultimo incontro con Jeanine Matthews ma non era cambiata così tanto da non essere riconosciuta, soprattutto da quella donna con una memoria fuori dal comune.
Lonewolf pensò di mostrarsi a Tris come una specie di creatura a metà tra un angelo e una fata, scegliendo il candore e la purezza del bianco come colore predominante, non solo per la leggera tunica ma anche per occhi, capelli e tonalità della pelle. Nessuno l’avrebbe riconosciuta, neanche i suoi vecchi compagni di fazione.
Cercò di apparire rassicurante come una madre e di guidare i suoi pensieri fuori dalla simulazione, farle ricordare luoghi e avvenimenti vissuti, in modo che potesse cogliere la differenza tra realtà e sogno. Sebbene il nuovo siero era stato migliorato a tal punto da far sembrare reale la simulazione, non era in grado di far rievocare alla mente cose fondamentali per capire che quello che Tris stava vivendo non era reale. Il dolore, i sapori e gli odori erano evanescenti al confronto con la realtà. Il siero apriva molte porte, ma quella che rende vividi i ricordi restava impenetrabile, solo Tris avrebbe potuto accedervi, se solo si fosse fermata a ricordare la sua vita. L’obiettivo di Lonewolf era proprio questo, far aprire quella porta alla giovane Intrepida.
Quando, durante il primo contatto mentale, riuscì solo ad aprire in fessura quella porta, Lonewolf pensò che avrebbe fallito per l’ennesima volta, ma quando decise di spingersi oltre, di creare un dialogo con Tris, finalmente riuscì a spalancare quella porta e far svegliare la ragazza.
Adesso, per gli Eruditi, Tris era diventata la loro Divergente migliore, l’unica che era riuscita a sopravvivere una settimana attaccata a quella macchina infernale. Gli altri quindici Divergenti catturati insieme a lei durante l’irruzione allo Spietato Generale, erano tutti morti. I più deboli e anziani avevano ceduto nel giro di qualche giorno mentre gli altri erano durati al massimo cinque giorni. Solo il bambino era sopravvissuto quanto Tris ma solo grazie agli interventi di Lonewolf. Durante le pause si travestiva da Erudita e gli somministrava farmaci per aiutare il piccolo a sopravvivere. Adesso che gli Eruditi avevano occhi solo per Tris, Lonewolf si chiese cosa ne sarebbe stato di quel povero bambino, quanto quel piccolo cuoricino avrebbe resistito alla paura di vivere nei propri incubi peggiori. Doveva continuare a mantenerlo in vita fino al momento di mettere in atto il piano di fuga di Tris. In questo momento, con il laboratorio pieno di Eruditi, sarebbe stato inutile fare qualsiasi cosa, doveva attenersi al piano e sperare nella forza di quel bambino.
L’operazione “Sleeping Beauty” era andata finalmente a buon fine. Lonewolf doveva fare rapporto al generale Crowe, prima che il virus che creava errori di accesso alle registrazioni, fosse neutralizzato dall’esercito di cervelloni e che quindi trovassero le immagini della sua proiezione.
Avviò il programma per la videoconferenza e poco dopo sul monitor del suo computer apparve il volto di uomo dai lineamenti duri, non aveva più di quarantacinque anni, ma le profonde rughe attorno ai suoi occhi verdi, lo facevano sembrare molto più vecchio.
«Lone, ci sono novità?» disse in tono severo ma con sguardo dolce.
«Sì, generale Crowe. L’operazione “Sleeping Beauty” è stata conclusa con successo»
L’uomo nello schermo esultò stingendo il pugno e poi si rivolse a Lonewolf: «Complimenti, sapevo che ci saresti riuscita»
«Grazie generale Crowe» disse Lonewolf cercando di mostrasti più professionale possibile.
Dentro di lei era ancora vivo il ricordo del suo fallimento nell’impedire l’attacco agli Abneganti e il rammarico di aver dato una grossa delusione, non solo al Walter Crowe suo superiore, ma anche al signor Crowe che l’aveva accolta al Dipartimento e trattata come una figlia.
Il fatto che non fu del tutto colpa sua non le era né di aiuto né di conforto.
Il giorno dell’attacco avrebbe dovuto essere concentrata e prudente, era il momento più importante della missione, ma la sua debolezza umana prese il sopravvento sulla sua razionalità. Pensò che infondo rilassarsi prima della battaglia l’avrebbe resa più calma e lucida, avrebbe alleviato l’insopportabile agitazione che sentiva crescere dentro di lei nelle ore precedenti la simulazione. Accettò stupidamente uno dei giochi di Eric: farsi legare i polsi alla testiera del letto con delle corde.
Si maledisse per non aver capito subito le intenzioni dell’uomo: tenerla fuori dall’attacco. Eric non si era mai curato di prepararle neanche una tazza di caffè, ma quella mattina le preparò parecchie fette di pane tostato che lasciò accanto a lei, sul comodino, insieme ad acqua e frutta. Lonewolf pensò che fosse un comportamento insolito ma ormai la sua mente era offuscata dalla lussuria. Solo quando l’uomo si alzò, si rivestì e se ne andò senza liberarla, capì che era una trappola.
«Chiamami Walter, non siamo in un film di guerra» disse l’uomo sorridendole dolcemente. Lonewolf amava quel sorriso, era sempre stato il suo piccolo paradiso sin da quando scappò dall’esperimento di Chicago. Quell’uomo duro con il sorriso dolce fu la prima persona che vide quando, ormai stremata dalla lunga fuga, si accasciò davanti al cancello del Dipartimento. Fu Walter Crowe ad ospitarla nella sua casa e a starle vicino nei momenti difficili, non le diede solo un tetto e appoggio morale ma anche un ottimo addestramento militare che le permise di infiltrarsi con successo negli Intrepidi.
Lonewolf ignorava di essere il più grande successo del generale Crowe. Quell’uomo aveva trasformato una mite Pacifica in una vera guerriera, tecnicamente parlando, perché una buona parte del lavoro era stata fatta dalla determinazione e la forza d’animo di Lone.
Lone, così preferiva chiamarla Crowe. Anche se lei aveva scelto Lonewolf, lupo solitario, come suo nome in codice, per amore del suo mentore decise di presentarsi come Lone ad Eric, il capofazione degli Intrepidi, il primo giorno dell’iniziazione.
«Come procede l’operazione “MS-R41.3”?» le domandò Crowe.
«Non bene. Non ho riscontrato cambiamenti significativi purtroppo»
«Però hai notato cambiamenti, giusto?» chiese con una curiosità che la lasciò perplessa. Era una normale operazione che andava avanti da anni e che non era di grande importanza né per Crowe né per il Dipartimento, solo a lei importava davvero di quel progetto, eppure lui si era sempre mostrato molto più interessato del dovuto.
«Molto pochi e non sufficienti. Forse il dosaggio è ancora troppo alto. A mio parere dovremmo provare il PEA-121.18, so che è ancora in fase sperimentale ma…»
«No, è prematuro, dobbiamo aspettare ancora» la interruppe Crowe.
«Perché?» domandò Lone contrariata.
«Non conosciamo la reazione del soggetto. La città è sull’orlo di una rivolta, non possiamo permetterci lavoro extra. Dovrai aspettare che il Dipartimento intervenga e sistemi le cose come è già accaduto in passato»
Sul computer, nella finestra accanto a quella della videoconferenza, Lone vide apparire le immagini della donna diafana vestita di bianco che lei aveva usato come proiezione di se stessa per svegliare Tris.
Gli Eruditi finalmente avevano individuato l’intrusione e sapevano che chiunque si fosse inserito nel loro computer doveva trovarsi all’interno dell’edificio. Era arrivato il momento di scappare.
«Walter, hanno individuato il mio accesso al loro computer, devo andarmene di qui prima che mandino i loro gorilla a ispezionare l’edificio» disse Lone rimanendo calma.
«Va bene, vai, ci aggiorneremo quanto sarai in un posto sicuro»
«Ok. Qui Lonewolf, passo e chiudo» disse sorridendo.
«Come, come?» ribatté ridacchiando Crowe e avvicinò la mano all’orecchio come se non avesse sentito bene quello che la donna gli stava dicendo.
«Qui Lone, passo e chiudo, Walter» si corresse ridendo e poi chiuse il programma per la videoconferenza.
Prima di scollegarsi dal circuito di sorveglianza diede un ultimo sguardo al monitor del suo portatile.
Jeanine Matthews stava ordinando a Eric di far bloccare tutti gli ingressi e iniziare l’ispezione dell’edificio. Lone non si preoccupò molto, ora che parte della sua fazione si era unita con quella degli Eruditi nessuno avrebbe fatto caso a una Intrepida che camminava per i corridoi del loro quartier generale. In ogni caso doveva stare attenta, oltre a Jeanine c’erano altri Eruditi che avrebbero potuto riconoscerla e smascherarla.
Lone infilò il computer nella sua borsa e strisciò lungo il condotto di areazione, apprezzando per la prima volta la sua corporatura minuta che le rendeva semplice muoversi in quello spazio così stretto. Sbucò nella piccola sala riunioni che gli Eruditi avevano trasformato in un deposito armi dopo che la loro fazione si era unita con quello che restava degli Intrepidi.
Uscì tranquillamente e camminò lungo il corridoio, nessuno faceva caso a lei, era solo una della loro nuove guardie private. Ogni tanto incrociava lo sguardo di uno di quei fastidiosi topi da biblioteca, che la guardava dall’alto verso il basso, come a voler sottolineare le loro differenze. Lone faceva parte della fazione dei tanti muscoli e poco cervello mentre loro erano i geni assoluti, loro erano la mente e gli Intrepidi solo il braccio.
«Cosa ci fai qui?» sentì domandare da una voce alle sue spalle.
Si voltò, Eric era in piedi dietro di lei e la stava osservando con sguardo torvo.
«Ho sentito che la Rigida si è svegliata, ero curiosa di…»
«Hai scelto di essere assegnata alla sorveglianza degli Esclusi, non dovresti trovarti qui» la interruppe Eric.
Aveva ragione, sebbene si fosse classificata prima, lei aveva scelto una delle peggiori mansioni ed Eric non ne aveva mai compreso fino infondo il motivo. Pensò che fosse a causa della sua fazione di origine, gli Abneganti, ma lei non aveva un carattere da Rigida, sembrava nata per essere Intrepida e il suo test attitudinale lo confermava.
«Ha resistito una settimana e si è svegliata, è un avvenimento senza precedenti, non riuscivo ad aspettare la fine del turno per conoscere tutti i dettagli»
«Molti Divergenti si sono nascosti tra gli Esclusi e tu ora dovresti essere a dar loro la caccia invece di ficcanasare dove non devi» esclamò Eric rabbioso.
Lone sapeva che gran parte della rabbia era provocata da quello che aveva fatto poco prima Tris. Sputare in faccia a Eric, umiliarlo in quel modo l’aveva trovata una cosa divina, Tris si era conquistata tutta la sua stima, anche se purtroppo, quello che la giovane aveva fatto, sarebbe ricaduto sulle spalle di Lone. Conosceva bene Eric e sapeva che un tale affronto lo avrebbe reso intrattabile per parecchio tempo, non molto, quanto bastava perché fosse lei a pagarne le conseguenze.
«Chiedo scusa signore, non si ripeterà più» disse Lone abbassando lo sguardo mentre pensava a quello che avrebbe dovuto subire quella notte.
Lo sguardo di Eric si fece meno truce, si avvicinò a lei e le sollevò il mento con le dita.
«Hey dolcezza…»
«Non chiamarmi dolcezza, sai che lo odio. Non sono una scialba bambolina con un nome insulso come Harmony o Destiny o Melody!» sbottò furente Lone.
Eric scoppiò a ridere ripensando a tutte le volte che l’aveva chiamata con uno di quei nomi sciocchi, che anche lui detestava, solo per vederla andare su tutte le furie.
«Chi può dirlo, magari è davvero così che ti chiami. Non mi hai mai detto il tuo vero nome» 
«Mi sarei già buttata nello strapiombo se fosse stato tra quelli»
«Sono il tuo capofazione, potrei ordinarti di dirmelo»
«Potresti andartelo a cercare negli archivi, sei un ex Erudito, dovresti trovarti ancora a tuo agio tra le scartoffie»
«Ora sono un Intrepido, mia cara ex Rigida» disse Eric avvicinandosi di più a Lone.
«Dimmi, te ne sei andata di tua volontà o perché ti volevano cacciare?» le domandò palpeggiandole il sedere.
«Il mio test attitudinale ha dato come risultato Intrepida» rispose allontanando la mano di Eric che stava indugiando un po’ troppo sul suo fondoschiena.
«Non serviva un test, bastava scoparti per capire che non eri una Rigida» le sussurrò all’orecchio in tono lascivo.
«Devi farti la tua solita sveltina o posso tornare al mio lavoro?» gli chiese in tono quasi annoiato. Ormai si era abituata e rassegnata a compiacere i pruriti sessuali di Eric.
«Vai pure, ci divertiremo più tardi»
Eric la guardò andare via soffermandosi a osservare il suo sedere sodo e pregustando già quello che le avrebbe fatto alla fine del turno. Dopo che la Rigida l’aveva umiliato davanti a tutti, aveva bisogno di rilassarsi e non conosceva posto migliore per farlo se non tra le gambe di Lone.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Divergent / Vai alla pagina dell'autore: Deline