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Autore: Digg550    01/01/2016    0 recensioni
Il racconto è ambientato moltissimi anni dopo la caduta di Voldemort e le imprese del celebre Ragazzo che è Sopravvissuto sono scritte su qualsiasi libro di Storia della Magia. Intanto, Harry Potter o per meglio dire Harry Albus Potter si prepara al suo primo anno a Hogwarts. Si tratta di un ragazzo che vive in un periodo lontano dalle incredibili gesta del suo bisnonno, Harry James Potter e che, nonostante il nome, non gli somiglia granché. Suo nonno, Albus Severus Potter, è divenuto Ministro della Magia e non ci sono pericoli all'orizzonte. Contrariamente alla sua famiglia, il giovane Potter non si sente Grifondoro e lo confessa solo alla cugina Elisabeth, la quale non si preoccupa molto delle sue parole e lo tranquillizza prima di partire. Però, arrivato a scuola, avrà una grandissima sorpresa fin da subito.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Neville Paciock, Nuova generazione di streghe e maghi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Quella notte Harry non riuscì a dormire molto. Anche se si trovava sotto le coperte da tante ore, il sonno non prendeva il sopravvento. Pensava alla tranquillità della cuginetta, che riposava nella stanza accanto, alla sua paura per lo smistamento e, allo stesso tempo, era emozionato perché, da lì a poco, avrebbe varcato, per la prima volta, l'ingresso del castello. Si addormentò verso le due del mattino e si svegliò alle otto, dopo aver supplicato la madre affinché gli concedesse ulteriori cinque minuti di sonno. Aveva le occhiaie: simbolo che non era riuscito a stare tranquillo durante la notte e perciò non aveva quasi chiuso occhio. Andò a sedersi al tavolo per la colazione. Su di esso era presente una tovaglia bianca con su scritto, a carattere grande, la parola 'Hogwarts'. Le prime quattro lettere erano in rosso, le restanti erano colorate con una tonalità dorata. Nonostante vedesse quell'oggetto ogni mattina, quel giorno gli fece un certo effetto. I colori della casata di Godric Grifondoro prima di partire assomigliavano a un pugnale per il ragazzo. Nella notte aveva anche riflettuto molto anche  sulla questione dello smistamento e aveva rafforzato, a suo sfavore, l'idea di non appartenere ai rosso-oro. Mangiò solo qualcosina dell'abbondante colazione che aveva preparato Susie, sua madre. Intanto, Eisabeth lo guardava preoccupata. Poco dopo, decise di rivolgersi a lui, quasi sussurrando: erano seduti vicini e perciò era più facile bisbigliare senza farsi udire. "Harry, che cosa ti prende? Non hai una faccia molto sveglia. Quanto hai dormito?" la bambina lo stava studiando e, nella sua mente, aveva già la risposta alla domanda. "Poco, non sono riuscito a chiudere occhio per molto tem..." non riuscì a concludere il pensiero perché Albert, il padre, si intromise. "Cosa avete da parlottare, ragazzi? Harry, vai in camera tua e prendi i bagagli, Elisabeth lo ha già fatto." lo rimproverò il padre con tono severo, suo tipico in queste situazioni. Poi, quando il giovane Potter stava per alzarsi dalla sedia, Albert aggiunse: "Sicuro di aver preso tutto, Harry?". Il ragazzo annuì e si diresse in camera sua. Da una parte era contento di aver trovato una scusa per fuggire dall'interrogatorio della cugina, ma sapeva che, una volta sul treno, non sarebbe potuto scappare. Aprì la porta e si ritrovò nella sua stanza. L'idea di lasciarla non era molto piacevole: per lui era sempre stata come il suo regno personale dove egli dominava incontrastato. La camera era piuttosto piccola ma accogliente. Sulle pareti vi erano due poster della sua squadra preferita di quidditch e alcune fotografie di quando era in tenera età. Sulla scrivania, dall'aria molto antica e rivestita in legno di faggio, erano presenti alcuni fogli di pergamena, un calamaio e, poco distante, una gabbia vuota. Quest'ultima apparteneva a Rewart, il gufo di famiglia. Quando Harry era andato con la madre a Diagon Alley, l'aveva supplicata di comprargli un esemplare per uso personale da utilizzare una volta a scuola. Purtroppo, siccome già avevano Rewart, non c'era bisogno di un altro volatile. Susie aveva proposto al figlio di acquistare un gatto, ma egli declinò l'offerta perché preferiva di gran lunga un barbagianni o una civetta. 

Il ragazzo portò le valigie nel soggiorno e, successivamente,il padre caricò, sia le sue sia quelle di Elisabeth, nel bagagliaio di un'automobile volante che Albert aveva richiesto al Ministero. I babbani avevano già fatto enormi passi avanti nella tecnologia dall'epoca del primo Harry Potter. Infatti, le autostrade erano state tutte, o quasi, tolte per far spazio alla vegetazione. Ormai le macchine viaggiavano nel cielo e questo aveva reso vietato, per i maghi, andare in giro su una scopa vista la maggior probabilità, anche di notte, di essere visti. Le strade normali erano rimaste e alcune macchine ancora viaggiavano a terra per le vie cittadine o per i quartieri, ma erano veramente poche. Inoltre, le vetture volanti erano anche ecologiche e il problema dell'inquinamento era stato quasi completamente debellato. Harry ed Elisabeth si accomodarono sui sedili posteriori e Albert si mise alla guida. Viaggiavano a un'altezza neppure troppo elevata: erano a circa cinque metri da terra. Arrivarono nel giro di pochi minuti alla stazione di King's Cross. Essa era rimasta immutata nella struttura, ma i treni più lenti ormai andavano alla velocità di cinquecento chilometri orari. Tra la gente che passava, si vedevano alcune famiglie accompagnate dai loro robot personale che eseguivano ogni loro ordine. Esso poteva andare dal fare battute per far ridere i suoi padroni al trasportare i bagagli fungendo da facchino. In sostanza, erano gli elfi domestici dei babbani.  I tre si fecero largo tra i binari. L'orologo segnava le undici meno un quarto. Appena Harry vide il muro che divideva i binari nove e dieci, ebbe un tuffo al cuore: ne aveva solamente sentito parlare, ma vederlo dal vivo gli faceva provare sia gioia che paura. Albert prese parola: "Ragazzi, immagino che sappiate cosa bisogna fare.". I due annuirono e Harry si offrì volontario per andare per primo. Controllò che nessun babbano stesse badando a lui e oltrepassò la parete. Si ritrovò vicino a un grande treno rosso: l'espresso per Hogwarts. Alcuni istanti dopo arrivò anche Elisabeth e raggiunse il cugino. "Harry è... magnifico!" esclamò la piccola. Nessuno dei due aveva comprato degli animali e questo rese più pratica la loro entrata sul mezzo di trasporto. Dopo cinque minuti di ricerca, finalmente, trovarono uno scompartimento libero. Entrarono e si sedettero. Prima che potessero dire una parola, la porta si aprì nuovamente. Sulla soglia vi era una ragazza di media altezza con capelli biondi, lisci e lunghi e le labbra carnose che sorrideva loro. "Scusate l'intrusione, gli altri scompartimenti sono quasi tutti occupati, potrei prendere posto in questo?" domandò, incerta. I cugini si guardarono e la invitarono ad entrare. La ragazza si presentò con il nome di Jasmine Fergusin. "Piacere Jasmine, lei è mia cugina Elisabeth Kingsart, per gli amici Elisa" Harry lasciò che la cugina rivolgesse un sorriso e un cenno di saluto alla nuova arrivata, poi continuo "Io mi chiamo..." si fermò. Dire quel nome era difficile per lui. Non se ne era mai reso conto, ma davanti a una sconosciuta avrebbe fatto un certo effetto. Jasmine, incuriosita dal blocco del ragazzo, lo invitò a continuare. Per quanto egli si sforzasse, non riusciva a trovare il coraggio di dirle il suo nome. Elisabeth, spazientita, si rivolse a lui con tono severo: "Dai, se non lo dici entro cinque secondi, svelerò io stessa il tuo nome". Harry deglutì e la nuova arrivata divenne più curiosa. "Va bene..." esordì seccato, per poi prendere un bel respiro e continuare "... come stavo dicendo... mi chiamo Harry Potter, Harry Albus Potter.". La ragazza si portò le mani alla bocca e sbarrò gli occhi, poi disse: "Scusami, non me l'aspettavo, è un piacere conoscerti Harry." "Non ti preoccupare, il mio nome fa questo effetto...". Visto il clima di tensione che si era creato, Elisabeth decise di cambiare discorso e si misero a parlare delle aspettative per il loro primo anno a Hogwarts. A Jasmine non piaceva il quidditch, cosa che dispiacque un po' ai cugini, e, anche lei, era purosangue. Rivelò che sua madre era una Corvonero e suo padre apparteneva ai Grifoni. Secondo il suo parere, era dibattuta proprio fra queste due casate e non vedeva l'ora di ascoltare il responso del cappello. Nel momento in cui stavano parlando delle loro bacchette,  una signora grassottella di mezza età aprì la porta dello scompartimento. Aveva i capelli neri e ricci, qualcuno bianco si poteva già intravedere. Parlò con tono dolce, quasi materno: "Salve ragazzi, gradite qualcosa?" le bambine dissero di non avere fame, ma Harry, da bravo gentiluomo, offrì a entrambe una cioccarana e, perciò, ne acquistò tre in tutto. Il ragazzo trovò la figurina di suo nonno e una sorta di sorriso gli si formò in volto. Albus Severus Potter era una delle poche persone della famiglia ad avere la sua stima, oltre al bisnonno si intende, ed erano l'unico parente, oltre Elisabeth, con cui andasse davvero d'accordo. Oramai ne aveva una dozzina di figurine raffiguranti l'attuale Ministro, ma, ogni volta, provava sempre una gran sopresa quando lo trovava. A sua cugina un altro Albus, Albus Silente. A volte Harry si dimenticava che il suo secondo nome era il medisimo anche del più importante Preside di Hogwarts mai esistito. Infine, Jasmine trovò Godric Grifondoro e si chiese, pensierosa: "Sarà un segno? Finirò nei rosso-oro?". Harry sperò vivamente che quello valesse anche per lui, non essere nella casata della sua famiglia sarebbe stato tragico.

Il tempo passò in fretta e , quando mancava ormai poco all'arrivo, i due cugini erano diventati già molto amici con la ragazza appena conosciuta. I tre andarono a cambiarsi per indossare le divise. Uscirono dal treno e una donna con voce austera e forte irruppe nella notte: "I ragazzi del primo anno mi seguano.". Harry si voltò e la vide. Da lontano l'avrebbe potuta scambiare per un uomo e anche bello muscoloso. Aveva una corporatura molto robusta e non era molto alta di statura. Il suo atteggiamento era rude e molte rughe, insieme ad alcune ferite e cicatrici, le segnavano il volto. I capelli, raccolti in una coda di cavallo, era di uno strano grigio scuro. L'unica bellezza di quel corpo erano gli occhi di color ceruleo. Condusse fino al lagonero gli studenti, i quali si divisero in gruppetti e salirono su una barca. Erano diretti all'enorme castello. Da fuori appariva maestoso, le torri mettevano quasi paura. I tre ragazzi erano a bordo con la stessa signora che li aveva accompagnati fin lì. Quest'ultima si rivolse a loro: "Ciao ragazzi," la sua voce erano leggermente più dolce rispetto a prima " nel caso in cui voi non mi conosciate, io sono Miss Ramusel e sono la guardiacaccia qui a Hogwarts da ormai trent'anni.". Harry non potè trattenersi, la curiosità lo stava assalendo: "Mi scusi, Miss Ramusel, potrei sapere chi è il suo precedessore?". La donna lo guardò, al tempo stesso incuriosita ed incredula. "Possibile che voi giovani siate così ignoranti? Si tratta di Rubeus Hagrid" ora quadrava tutto: il padre gli aveva accennato all'amicizia di suo nonno con il guardiacaccia e, in quel momento, si spiegò anche perché Albus avesse dato quel secondo nome al figlio. Albert Rubeus Potter, si era sempre domandato perché quel particolare nome e adesso aveva la conferma. Ben presto arrivarono a destinazione e affrettarono il passo per giungere in orario all'ingresso del castello.
   
 
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