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Autore: la luna nera    02/01/2016    8 recensioni
Un tempo esisteva un regno minuscolo e pacifico, affacciato sul gelido mare artico. Il Cuore di Ghiaccio, antico amuleto la cui origine si perde nella notte dei tempi, garantì pace e prosperità fino al giorno in cui il giovane erede al trono compì il gesto che avrebbe cancellato ogni cosa, compresa la sua memoria.
Una lunga avventura lo attende e lo fa vagare senza una meta ben precisa per le fredde lande gelate alla ricerca del suo sconosciuto passato. E il destino lo porta nel piccolo villaggio di Beflavik dove qualcosa sembra esserci veramente......
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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QUALCOSA INSOLITO NELLA NOTTE ARTICA
 
 
 
 
 

 
Terminato il pranzo e prima di occuparsi della preparazione del tempio per la funzione, Ranja scese nell’archivio alla ricerca di qualche testo interessante con cui occupare le lunghe giornate in attesa della breve stagione del sole che non tramonta mai. Spalancò le due finestre per far entrare nel locale la poca luce del giorno prima che venisse sopraffatto dall’oscurità del nord. Incredibilmente davanti ai suoi occhi comparve il ragazzo dallo sguardo di ghiaccio.
La ragazza tentò di chiudere la finestra invano, con un agile balzo lui saltò dentro. Ranja indietreggiò visibilmente spaventata, sentiva le gambe tremare ma qualcosa nella sua testa le suggeriva di non urlare, piuttosto di ascoltare le ragioni che avevano spinto il ragazzo a compiere quel gesto apparentemente incomprensibile. Quello si preoccupò solo di chiudere la finestra e si avvicinò con passo calmo e tranquillo alla ragazza che si fece coraggio provando a parlargli.
“Si può sapere chi sei e che cosa vuoi?”
“Se te lo dico, tu indietro cosa mi dai?”
“Dove vuoi arrivare?”
“Al mio passato.”
Restò stupita da quella risposta, tutto si aspettava da quel tizio, ma non le parole che aveva pronunciato. Forse aveva davvero bisogno di aiuto per qualcosa di veramente importante, un qualcosa che lei non sentiva di conoscere.
“E credi che io sia in grado di aiutarti?”
“Forse.” Le si era avvicinato terribilmente, i loro corpi erano separati si e no da un paio di centimetri. “Qui manca un libro, vero?”
“Non ho avuto il modo di controllare niente, ho a mala pena aperto le finestre e tu sei piombato qui all’improvviso.”
“E non vuoi dare un’occhiata assieme a me?”
Non rispose perché la sua faccia si era fatta pericolosamente vicina.
“Non vuoi aiutare il vecchio Burian che vaga da anni alla ricerca del suo passato?”
Sentì le sue mani passarle dietro ed afferrarle la vita avvicinandola al suo corpo. Istintivamente portò i palmi sul petto di lui, pronta a spingerlo via in caso di mosse troppo azzardate. Sentì un gran freddo provenire dal corpo di Burian, se aveva ben capito era quello il suo nome, sembrava che al posto del sangue scorresse dell’acqua gelida e che ogni suo muscolo fosse fatto di neve pur essendo concreto al tatto.
“Allora? Non mi vuoi aiutare, bellezza?”
Stava forse tentando di sedurla?
Non ebbe il tempo di pensarci poiché in un attimo si trovò le labbra di Burian incollate sulle sue. E se dapprima la cosa l’aveva fatta rabbrividire per la repentinità del gesto e per l’inconsueto gelo avvertito in quel contatto, qualcosa mutò gradualmente man mano che i secondi passavano.
E la cosa valeva per entrambi.
Se lui aveva scelto di baciarla con l’effettivo scopo di sedurla e scoprire ciò che voleva, adesso si sentiva rapito e catturato. La cosa era reciproca: Ranja non riusciva a capire cosa c’era di tanto meraviglioso in tutto quello che stava vivendo! Come poteva uno, di cui a mala pena conosceva il nome, sconvolgerla a quel modo?! Perché non si era ribellata a quel bacio che, anzi, stava iniziando a corrispondere con gran piacere?
I loro corpi si trovarono ben presto stretti in un meraviglioso abbraccio, sembrava che si fossero amati da sempre e che quel sentimento improvviso e sconvolgente avesse riempito i loro cuori come una valanga senza lasciare scampo.
L’aria del locale, da fredda e gelida, sembrava scaldarsi inspiegabilmente man mano che quel bacio andava avanti. Sì, perché nessuno dei due pareva avere intenzione di porre fine a quel momento di improvvisa passione.
Fu il rumore della porta dell’archivio che, scricchiolando, li fece allontanare: si guardarono in faccia con occhi increduli poiché nessuno dei due era in grado di dare una logica spiegazione all’accaduto…. Che cosa potevano significare le sensazioni provate? Così forti da far perdere ad entrambi il senno?
“Ranja?” Aryus scese nel locale con la moglie Dilia. “Che cosa ci fai qui? Che cosa ci fa questo delinquente?!”
“Ehi, ehi! Piano con le parole!”
“Silenzio!”
“Papà, posso spiegarti…”
“Non adesso Ranja, non adesso.” L’uomo era rosso di collera. Si avvicinò ai due giovani, guardò prima la figlia poi Burian. “Tu….” Gli puntò il dito all’altezza del naso. “Non farti vedere mai più da queste parti. Hai già visto con i tuoi occhi che in questo archivio ciò che cerchi non c’è, quindi ti consiglio di andare altrove e alla svelta. Sono stato abbastanza chiaro?!”
Quello, per niente intimorito, piegò l’angolo destro della bocca. “E tu credi di spaventarmi? Io non prendo ordini da nessuno, ho sempre fatto di testa mia e così continuerò a fare. Qui c’è qualcosa, lo sento, e non sarai certo tu a fermarmi.”
Si avvicinò alla finestra da cui era entrato, la aprì e con un agile salto uscì fuori.
Un colpo di vento gelido scompigliò i capelli della ragazza che non sapeva cosa dire al padre per giustificarsi.
“Ti ha messo le mani addosso quel bastardo.”
“No.”
“E cosa sono queste macchie?”
Ranja osservò che, in corrispondenza della vita dove Burian l’aveva tenuta per stringerla a sé e in gran parte dell’abito c’erano dei segni: sembrava che il tessuto del suo vestito fosse stato a contatto con dell’acqua. “Io… non ne ho idea…” Notò pure che nel punto del pavimento su cui era stato il ragazzo c’erano delle macchie di umidità mai viste prima.
“Non voglio che tu rimetta più piede qui, siamo intesi?!”
Abbassò lo sguardo annuendo in silenzio.
“E soprattutto non voglio che tu veda di nuovo quel farabutto. E’ chiaro?!”
Di nuovo annuì.
“Fila subito in camera tua a cambiarti, poi raggiungici nel tempio che fra mezz’ora inizia la funzione.”
La ragazza obbedì e fece quanto il padre le aveva ordinato senza fiatare e continuando a tenere la testa bassa.
 
 
Passavano i giorni, ma il ricordo di quel bacio era sempre impresso nella mente di Ranja che non smetteva mai di sperare nel ritorno di Burian: si metteva spesso ad osservare la riva del mare nella speranza di scorgerlo a passeggio, oppure quando si recava in giro con la madre guardava in tutte le direzioni nel tentativo di vederlo fra la gente.
Che veramente fosse andato via?
 
 
Il vento del nord quella notte spazzava il mare artico e portava con sé qualcosa di magico che impediva a Ranja di prendere sonno. Era abituata alle tempeste polari e non era affatto spaventata dall’ululato del vento che soffiava attraverso le piccole case del villaggio, eppure quella notte c’era un qualcosa di strano ed insolito. Scese da letto, indossò la pesante vestaglia dopo aver acceso la lanterna sul comodino, infilò le pantofole e si diresse verso la cucina: lì sul tavolo vide la chiave dell’archivio. Pensò fra sé e sé che  era molto strano poiché suo padre la conservava gelosamente, specie dopo quel giorno in cui l’aveva colta lì dentro con Burian. Sapeva di non doverlo fare, sapeva che se suo padre l’avesse scoperta sarebbero stati guai seri, ma in quella stanza c’era qualcosa da scoprire che la stava chiamando attraverso la misteriosa voce del vento. Afferrò la chiave e scese le scale giungendo rapidamente e in totale silenzio davanti alla grande porta di legno che, come uno scrigno, custodiva libri e testi su cui erano riportate le cronache di Beflavik e delle zone circostanti. Aprì con mano ferma e determinata facendo attenzione a non provocare alcun rumore, entrò in punta di piedi illuminando come meglio poteva l’ambiente. Sulle pareti si allungavano lo ombre dei libri e degli scaffali dando vita a figure non troppo rassicuranti, tuttavia non si lasciò intimorire e passò lentamente in rassegna tutti gli angoli per verificare che ogni volume fosse al suo posto. Effettivamente tutto pareva in ordine: i rotoli e le pergamene contenenti invocazioni e preghiere, i registri degli abitanti di Beflavik su cui venivano rispettivamente annotati i nuovi nati, i matrimoni e i decessi. Più in là c’erano alcuni testi riguardanti leggende e storie fantastiche facenti parte del patrimonio culturale e folkloristico delle loro terre, ognuno dei quali perfettamente in ordine numerico. Poi la sua attenzione fu catturata dalle ante di vetro leggermente socchiuse che custodivano il libro più vecchio della loro raccolta: a dire la verità non era troppo antico perché non superava neanche i cento anni, ma suo padre diceva sempre che lì c’era la storia di quel luogo quando Beflavik ancora non esisteva. Sapeva infatti che i suoi genitori erano stati i primi a stabilirsi lì una decina di anni fa e che poi altre persone si erano unite gradualmente dando vita al villaggio attuale. Ma quasi nessuno conosceva ciò che vi si trovava un tempo, perché quel luogo era apparentemente disabitato e perché ogni qual volta lei chiedesse qualcosa a riguardo al genitore, questi finiva sempre col cambiare discorso.
Quel libro non c’era più.
Ricordò le parole origliate per caso alcuni giorni fa quando suo padre parlava appunto di un libro che non doveva essere trovato: da chi? Forse da lei oppure da Burian? L’aveva nascosto di proposito?
Dall’esterno il vento sembrava aumentare di intensità, pareva volerla esortare a lasciare quell’ambiente con i suoi violenti ululati che spingevano forte sulle ante delle finestre. Un brivido percorse la schiena della ragazza, perciò decise di tornare indietro prima che suo padre si accorgesse di quanto aveva scoperto. Sempre il totale silenzio raggiunse la cucina, depositò la chiave sul tavolo e dopo alcuni istanti vide la figura di suo padre entrare in quell’ambiente.
“Papà….”
“Cosa fai alzata?”
“Io… Avevo sete e poi non riuscivo a dormire a causa del vento.”
“Vento?” L’uomo si guardò attorno.
Inspiegabilmente l’aria all’esterno era calma, tutta quella specie di tempesta era scomparsa quasi all’improvviso. “Forse l’ho sognato.” Abbassò lo sguardo, era evidente che qualcosa di anomalo era accaduto in quei minuti precedenti. “Torno a letto, buonanotte papà.”
Rientrò nella sua camera sentendosi sempre gli occhi del padre incollati addosso. Chiuse la porta appoggiandosi alla parete tentando di riflettere su quanto scoperto, poi la sua attenzione fu catturata dall’insolita luminosità proveniente dall’esterno: aprì la finestra e davanti ai suoi occhi si presentò la più bella aurora boreale mai vista in vita sua.
 
 
Il cielo risplendeva di lunghe scie di luce contrastanti con l’oscurità della volta celeste. Era una danza fuori dal tempo che fin dagli albori dell’umanità affascina ed inquieta lo spettatore che non può resistere ad un tale spettacolo. Archi e lunghe scie di luce quasi bianca si incrociavano nel cielo formando insoliti cerchi vagamente riconducibili alla forma di un cuore circondato da ulteriori pennellate luminose che a loro volta di intersecavano fra di loro.
“Bello spettacolo, vero?”
“Burian?” Ranja scoprì con grande sorpresa il ragazzo appoggiato al muro della sua abitazione.
“Sorpresa di vedermi?”
“Sì, credevo te ne fossi andato.”
Piegò l’angolo sinistro della bocca guardando per un attimo la neve al suolo per poi riportare la sua attenzione sul cielo. “Non sono il tipo che si fa intimorire tanto facilmente. Io so per certo che qua c’è qualcosa che mi riguarda e voglio scoprirlo ad ogni costo.”
Lei preferì non rivelargli del libro scomparso dall’archivio e continuò a guardare l’aurora boreale in silenzio fino a che la natura decise che era il momento di terminare quello spettacolo. Il cielo era di nuovo buio con le uniche piccole fonti di luce di ogni notte, cioè le stelle.
“E’ meglio che torni a dormire adesso, potresti prendere freddo.”
Si voltò verso di lui. “Tu hai un posto dove ripararti?”
“Certo. Adesso ce l’ho.” Si scostò dal muro e si mise davanti a lei. “Promettimi di aiutarmi a trovare il mio passato.” La fissava negli occhi debolmente illuminati dalla luce delle stelle.
Sorrise. “Lo farei volentieri, ma non so com…..”
Burian le serrò le labbra con le sue baciandola in modo candido ed apparentemente innocente.
Poi scomparve nella notte lasciandola con il cuore in fiamme.
 
 
 



Buon 2016 a tutti!
Spero che queste feste che, ahimé, stanno per terminare siano trascorse in modo piacevole per ognuno di voi.
In questo terzo capitolo iniziano ad emergere delle cose inusuali che mettono qualche dubbio nella testa di Ranja. E sembra proprio che suo padre nasconda qualcosa che non vuole rivelare né alla figlia né a Burian.
 
Ringrazio di tutto cuore voi che avete inserito la storia in una delle liste. Non siate timidi, lasciate un commentino piccolo piccolo! Per me sarebbe un immenso piacere interagire con voi lettori!
Ed ovviamente GRAZIE a chi ha già recensito e vorrà continuare a farlo.
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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