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Autore: la luna nera    27/12/2015    8 recensioni
Un tempo esisteva un regno minuscolo e pacifico, affacciato sul gelido mare artico. Il Cuore di Ghiaccio, antico amuleto la cui origine si perde nella notte dei tempi, garantì pace e prosperità fino al giorno in cui il giovane erede al trono compì il gesto che avrebbe cancellato ogni cosa, compresa la sua memoria.
Una lunga avventura lo attende e lo fa vagare senza una meta ben precisa per le fredde lande gelate alla ricerca del suo sconosciuto passato. E il destino lo porta nel piccolo villaggio di Beflavik dove qualcosa sembra esserci veramente......
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NEL TEMPIO DI ODINO
 
 
 
 
DIECI ANNI DOPO
 
Ranja terminò di intrecciare i suoi lunghi capelli, indossò il mantello cerimoniale ed uscì dalla sua stanza per raggiungere il Tempio dove suo padre Aryus, gran Sacerdote di Odino, stava per celebrare la funzione per il popolo di Beflavik, il piccolo paese affacciato sul mare del nord la cui popolazione aveva iniziato a vivere stabilmente poco meno di dieci anni prima. Scese le scale e fece il suo ingresso nel Tempio da una porta laterale, terminò di accendere le candele e si mise seduta in attesa dell’inizio della funzione. Il tempio era composto da una grande nicchia che conservava la statua di Odino, davanti alla quale c’era un altare su cui il sacerdote deponeva ceri ed offerte da parte dei fedeli. Fra questo e l’effige del dio c’era il grande braciere del Sacro Fuoco che ardeva perennemente fornendo oracoli ed ammonimenti interpretati dal ministro del culto. Un elegante colonnato divideva questa parte dell’ambiente  da quella in cui si radunavano le persone per assistere alle funzioni religiose che si stavano disponendo ordinatamente nelle panche in attesa che il rito iniziasse.
Non appena il sacerdote Aryus fece il suo ingresso nella zona sacra del tempio in compagnia della moglie Dilia, tutti si alzarono in piedi intonando inni volti ad onorare Odino. Ranja seguiva con attenzione e devozione ogni istante della funzione, tuttavia nell’aria c’era qualcosa di insolito quel giorno. Percepiva una strana sensazione nel cuore, come se stesse per accadere qualcosa di grosso che la riguardasse molto da vicino. Questa sua percezione pareva essere confermata dal Fuoco Sacro che produceva strane fiamme dal colore molto meno intenso del solito: erano di un giallo estremamente pallido e nella parte inferiore brillavano delle lingue di fuoco azzurrognole che si disponevano circolarmente attorno a quelle predominanti come a formare una corona. Gli occhi del padre erano incollati su quella visione, era evidente che poteva vedere ciò che l’oracolo di Odino stava mostrando e dalla sua espressione non era niente di buono. Per di più l’aria si era fatta di colpo fredda e gelata, come se da qualche finestra entrasse il vento del nord, ma erano tutte ben chiuse e non c’erano tracce di spifferi o fessure.
Tutto ad un tratto le fiamme tornarono normali, ma Aryus respirava affannosamente, non riusciva quasi ad alzarsi in piedi perciò pregò la moglie di recitare le preghiere conclusive e congedare la folla dei fedeli. Così tutti quanti si apprestarono a lasciare l’edificio sacro facendo ritorno alle proprie abitazioni in modo calmo e ordinato. Restava solo una persona in fondo al locale, appoggiata in un angolo poco distante dal portone. Dilia chiese alla figlia di invitare il giovane rimasto nel tempio ad andarsene mentre lei si sarebbe occupata del padre che ancora non si era ripreso dal malore. La ragazza ubbidì e si diresse verso quel tipo sconosciuto: non c’erano tantissimi abitanti in quel piccolo villaggio, li conosceva tutti e lui non era di Beflavik, ne era certa. Man mano che si avvicinava al ragazzo, sentiva il freddo impossessarsi delle sue ossa, eppure non c’era un alito di vento in quel luogo. Lo sconosciuto alzò gli occhi verso di lei e come se ne rese conto Ranja si sentì completamente paralizzata: nel suo sguardo c’era il ghiaccio.  Come per un oscuro incantesimo le sue gambe si fecero pesantissime, impedendole di avvicinarsi oltre.
Non poteva nascondere a se stessa che quell’individuo le metteva ansia e paura, non per il suo aspetto fisico, ma piuttosto per un qualcosa di misterioso che aleggiava attorno alla sua figura: il suo sguardo in particolare aveva qualcosa di inquietante, come se la sua anima o il suo cuore fossero prigionieri di una spessa coltre di ghiaccio. Gli occhi del ragazzo, blu come il mare, la fissavano incessantemente rendendola incapace di portare a termine il compito richiestole dalla madre, ma in qualche modo doveva pur chiedergli di uscire per poter chiudere il portone del tempio prima che la notte artica scendesse sul villaggio.
Si fece coraggio. “Senti….”
Quello corrucciò lo sguardo nel tentativo di intimorirla.
“Devo chiederti di uscire….” Deglutì. “Devo chiudere.”
“Qui c’è un archivio, non è vero?” Il ragazzo rispose con una domanda che non aveva niente a che fare con la richiesta della ragazza.
“Devi tornare domani, adesso è tardi e devo chiudere.”
Si scostò dalla parete muovendo alcuni passi verso di lei che indietreggiò. “Ti ho chiesto se avete un archivio e se c’è voglio vederlo adesso. Non m’importa se devi chiudere, capito?”
Ranja se la diede a game rifugiandosi nella zona vicino all’altare nella consapevolezza che se le cose avessero preso una brutta piega, poteva contare sulla piccola porta che l’avrebbe condotta dai suoi genitori. Urtò inavvertitamente un vaso che si rovesciò a terra provocando un forte rumore amplificato dall’eco che richiamò Aryus, ripresosi dal malore, e Dilia. Come si accorse della presenza dei genitori, Ranja si andò a nascondere fra le braccia della madre mentre il padre fissò quel tipo che imperterrito continuava a chiedere di visionare l’archivio del tempio senza fornire una valida giustificazione alla sua richiesta.
“Il destino ha preso la sua via…” Mormorò Aryus. “L’oracolo di Odino preannunciava la discesa del Vento del Nord sulla nostra vita perché quello che un tempo era, possa tornare ad essere.”
Le due donne si guardarono in faccia non comprendendo il significato di quelle parole.
“Posso vedere questo dannato archivio?!” Il ragazzo iniziava a dare segni di impazienza.
“Domani mattina allo scoccare delle dieci.” La risposta di Aryus fu lapidaria, ma il misterioso giovane accettò seppur contrariato.
 
Durante la cena il silenzio più totale ristagnava nella semplice cucina in cui Ranja stava consumando il pasto serale con i genitori: aveva la certezza che suo padre sapesse qualcosa su quel ragazzo, chi fosse, da dove provenisse e il motivo per cui chiedeva con insistenza dell’archivio storico di Beflavik. Tuttavia lo vedeva talmente scuro in volto che evitò di rivolgergli domande inopportune e si ritirò nella sua camera una volta terminata la cena.
Quella notte i cieli del nord furono illuminati da una spettacolare aurora boreale che incendiava l’aria di lunghissime scie dai colori verdi, poi volgenti al blu per sfumare sul rosso e riprendere incessantemente con quel meraviglioso gioco di luci e colori tanto inquietanti quanto affascinanti. Era un fenomeno abbastanza comune per quelle latitudini, eppure c’era qualcosa di assolutamente spettacolare che aveva caratterizzato lo spettacolo che per tutta la notte era stato di compagnia a coloro che invece di farsi vincere dal sonno erano rimasti col naso all’insù nel contemplare la forza delle luci del nord.
 
Allo spuntare del nuovo giorno Ranja fu incaricata di alcune commissioni dai genitori: doveva passare dallo spaccio del villaggio per acquistare del pane, poi recarsi in sartoria per portare a rammendare alcuni abiti cerimoniali che, a suo giudizio, non ne avevano bisogno e infine dal porticciolo per prenotare dello stoccafisso per i giorni a venire. Tutti questi compiti non le erano mai stati richiesti, sembrava che i suoi genitori non la volessero in casa quella mattina, nonostante queste supposizioni uscì di casa con il sorriso sulle labbra.
Fece tutto quello che le era stato richiesto con tranquillità finendo per incontrare la sua cara amica Arvika a poca distanza dalla sua abitazione, cosa che le permise di vedere il misterioso giovane uscire dalla porta laterale del tempio.
“Chi è quel tipo?” Arvika non lo aveva mai visto prima.
“Non ne ho idea. Si è presentato ieri al termine della funzione chiedendo con una certa insistenza dell’archivio.”
“E perché?”
Ranja restò muta scuotendo la testa non sapendo davvero cosa rispondere all’amica. Il ragazzo si mosse nella loro direzione tenendo sempre lo sguardo fisso sulla ragazza la quale, esattamente come il giorno prima, iniziò a sentire freddo nelle ossa con le gambe incapaci di muoversi. Le raggiunse guardando prima una poi l’altra in totale silenzio, dopo di ché riprese la sua strada senza dire niente, lasciandole stupite e con mille domande per la testa.
“Vuoi che ti accompagno a casa?”
Ranja spostò gli occhi sull’amica che la osservava con preoccupazione, si sentiva di nuovo padrona del suo corpo ed accettò comunque l’offerta di Arvika con un debole sorriso.
“Sicura di non conoscerlo?”
“Non abita qui, di questo ne sono certa, ma onestamente non so chi possa essere né da dove provenga.”
“Quindi non sai neanche il suo nome.”
“Già.”
Si voltò a guardarlo scomparire nel bianco della neve. “Però è carino, non trovi?”
“Sì ma…. Non lo so…” Si strinse nelle braccia. “Ha qualcosa di strano che non mi fa stare tranquilla.”
Giunsero davanti alla porta d’ingresso della sua abitazione, salutò l’amica, aprì e mentre si toglieva il mantello, involontariamente udì i genitori parlare.
“Tranquilla, non si è accorto di nulla.”
“Sei sicuro? A me pareva piuttosto scuro in volto.”
“Lui è fatto così, è diffidente nei confronti di tutto e di tutti. L’importante è che non trovi l’antico testo di Badeneisten.”
“Eppure non credo sia giusto nei confronti suoi e di….”
“Ranja, tesoro!” Aryus si accorse della presenza della figlia bloccando in modo piuttosto brusco le parole della moglie. “Non ti abbiamo sentita rientrare.”
“Vi ho forse interrotti?”
“Oh no, niente affatto…. Sei riuscita a sbrigare tutte le commissioni?”
“Sì." Poggiò il cestino con il pane sul tavolo. “Gli abiti cerimoniali saranno pronti entro alcuni giorni, mentre per lo stoccafisso dovremmo attendere una settimana.” Rispose educatamente a quanto richiesto nonostante avesse ben compreso che i genitori avevano cambiato di proposito l’argomento.
Si ritirò nella sua camera ingannando il tempo leggendo il libro che le avevano regalato un paio di mesi prima in occasione del suo ventesimo compleanno e che narrava di un principe misterioso rinchiuso in un vecchio maniero. Adorava quel genere di storie e infatti quel libro l’aveva talmente rapita che le mancavano solo poche pagine al termine, perciò il giorno successivo sarebbe scesa in archivio in cerca di qualcosa di nuovo da leggere.
E solo pronunciando mentalmente la parola archivio subito il giovane misterioso balzò prepotentemente al centro dei suoi pensieri. E pure quelle parole origliate al suo rientro a casa: suo padre aveva di proposito nascosto un libro…. Perché lo aveva fatto? Aveva forse a che fare con quel ragazzo?
 
La notte artica scese di nuovo a coprire con il suo manto gelato le piccole case di Beflavik che, al pari di tante sorelle colorate, si stringevano l’una accanto all’altra come a volersi incoraggiare a vicenda nell’affrontare il clima così estremo che ogni giorno flagellava quel remoto lembo di terra proteso verso il nord.
 
 
 



 
Ciao a tutti!
Con quallche giorno di ritardo rispetto alla consuetudine, sono tornata con il secondo capitolo di questa mia nuova storia. Qua ha inizio la vicenda vera e propria ed incontriamo molti dei personaggi che faranno compagnia a tutti quelli che vorranno accompagnarmi lungo questa nuova avventura.
In questo capitolo non ci sono particolari colpi di scena, ma non temete, in futuro arriveranno! Quindi, se vorrete continuare a seguirmi, vi do appuntamento per i primi giorni del nuovo anno (spero) non prima di aver ringraziato VOI che avete recensito e tutti quelli che hanno inserito la storia in una delle liste delle seguite/da ricordare/preferite.
 
Grazie a tutti ed ovviamente BUON 2016!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
 

 
  
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