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Autore: NewNeon_Traduzioni    02/01/2016    3 recensioni
"Un matrimonio politico tra due principi è reso più difficile dalla barriera languistica e dai due testardi idioti. Ma anche se saranno capaci di superare le difficoltà, ci sono altri che non sono contenti del loro matrimonio..."
Una drabble diventata long dell'autrice New Neon (FanFiction.net), originariamente in inglese, che mi ha rapito il cuore, tanto da indurmi a cominciare a tradurla ancor prima che l'autrice mi desse l'ok per postarla. Spero che l'amiate come la sto amando io.
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Capitolo 5 -


 
Zoro si risveglia nel suo letto e si stiracchia, stendendo le braccia in alto con un sbadiglio così ampio che quasi gli si sloga la mascella. Quando apre gli occhi, i disegni scuri sulle sue braccia entrano nel suo campo visivo e lui resta semplicemente a fissarli per qualche minuto. Con lo sguardo segue tutte le linee di Sanji, i marchi che ha passato ore a disegnare, il motivo venuto dal suo cuore e che ora è ovunque sulle braccia e sul volto di Zoro. Il cuore gli brucia nel petto e le guance gli vanno a fuoco. Questo è il genere di cose su cui di solito scrivono le canzoni.
Si alza con il sorriso che ancora gli aleggia sul volto e si guarda allo specchio. L’inchiostro sul suo viso lo fa apparire orgoglioso e temibile. Lo fa apparire come Sanji ha voluto farlo apparire e non potrebbe essere più felice di questo. È  davvero un peccato che le persone che davvero capirebbero il significato di quei disegni, e del fatto che sia stato Sanji a farli, sono tutte in quell’ala del palazzo e non alla festa di quella sera.
Vaga senza maglietta fino al salone dove è servita la colazione e la vede già pronta sul tavolo. Dovrebbe davvero fare un giro lì intorno, qualche volta, per vedere chi porta il cibo, anche se lui di solito o dorme o si allena, vorrebbe sapere quali servi stanno girando per il posto. Grazie al cielo, Sanji non è il principino viziato che Zoro aveva temuto essere, lui non è mai stato abituato a essere servito e Robin di certo non lascia nessuno fare le cose per lei. Per Usopp probabilmente è lo stesso. È interessante che l’amico con il lungo naso di Sanji possa essere senza sforzo sia uno del paese di Zoro che di Baratie. Ha un genitore di ciascuno stato, il che spiega come mai sia completamente bilingue. Suo padre è partito per esplorare il mondo e combattere, per cui lui è stato lasciato a Baratie e ha finito per assorbire più quella cultura che quella di Zoro. Lo spadaccino spera di riuscire a passare più tempo con il ragazzo nel corso degli anni, perché può vedere lo spirito guerriero di Usopp sepolto in lui, ha solo bisogno di lavorare per portarlo alla luce. Ma è un percorso che deve fare Usopp, Zoro non lo farà per lui. Tutto quello perderebbe significato se fosse lui a farlo. Ma forse quando andranno a Shimotsuki Usopp comincerà a crescere.
Sanji è seduto sulla sua sedia, con i piedi appoggiati su quella di fronte a lui e la tazzina di caffè in mano. Se c’è una cosa che Zoro ha imparato è che Sanji non parla nessuna lingua prima della sua seconda tazza.
“Prima, seconda?”, chiede curiosamente lo spadaccino, mentre si siede.
Sanji esita per un momento o due.
“Seconda.”, risponde, finisce di bere il contenuto della tazza e la riappoggia sulla tavola.
“Il tuo tono era sbagliato, Zoro. L’hai fatta suonare come una constatazione più che una domanda, quindi è risultata più un discorso sul tempo che una questione numerica.”, dice Robin, dando la schiena a Zoro, mentre cerca qualcosa nel frigo.
“Seconda sta per due e qualcosa nel tempo?”, sospira rabbiosamente Zoro. La maledetta parole di quella lingua non dovrebbero avere tanti significati, dovrebbero solo avere una parola diversa per ogni cosa, non è così difficile.
“Non preoccuparti e mangia qualcosa, testa di merda.*”, gli ordina Sanji, passando un piatto di carne e uova strapazzate in direzione di Zoro. Non ha bisogno di farselo dire due volte.
Zoro sorride, rivolto alla forchetta, per il fatto che Sanji continui a provare a parlare nella sua lingua. La sua pronuncia è tremenda qualche volta, ma adesso sta cominciando a imparare qualche fonema che la lingua di Baratie non ha. È quasi dolce per quanto impegno ci sta mettendo. Quando Robin e Usopp si sono rifiutati di tradurre per loro, all’inizio Zoro aveva predetto che loro due si sarebbero parlati il minimo indispensabile, rifiutando di imparare bene la lingua dell’altro, ma non era successo niente del genere. La cosa che rende Zoro più orgoglioso è forse, tra tutte, che Sanji ha iniziato a imprecare completamente nella lingua di Zoro, con tutto il vigore di un cittadino di Shimotsuki. Sanji insulta con creatività e fantasia, tirando fuori gli insulti e le esclamazioni più colorite. Quando loro due litigano e finiscono con l’insultarsi, Sanji più che usare la propria lingua, usa quella dell’altro, malgrado la sua comparativamente più debole comprensione di questa.
“Santo cielo!”, esclama all’improvviso Robin, interrompendo i pensieri di Zoro su Sanji, dopo essersi voltata e aver posato lo sguardo su Zoro. I suoi occhi seguono il contorno dei marchi e dopo si spostano sull’ovvio responsabile, che sta bevendo un generoso sorso di caffè dalla sua tazza, ad occhi chiusi.
“Ha detto che si sentiva di farlo, quindi non…non farlo.”, dice Zoro, in tono piatto, e si infila un grosso pezzo di bacon in bocca.
“Bene, ok allora. È accattivante. Sono un po’ gelosa.”, dice Robin, con un lieve sorriso e riprende il suo posto a tavola.
Sanji sembra a disagio e guarda Robin, corrugando la fronte in un’espressione preoccupata. Zoro nota lo sguardo di Sanji vagare sulla sua pelle e fermarsi sulle zone coperte di segni.
“Se chiedi se hai fatto qualcosa di male ti sbudello con una forchetta.”, dice Zoro, in tono piatto. È piuttosto sicuro che Sanji non ha capito ogni parola, ma ha compreso il significato. Il biondo gli mostra il dito medio e si alza dal suo posto, recupera un frutto dal tavolo e lascia la stanza. Usopp lo aveva già informato che quel gesto è in modo di insultare, per cui anche la risposta del biondo viene compreso bene.
***
Entro il tardo pomeriggio, Zoro si è preparato per il banchetto e il ballo di quella sera. Sta indossando una leggera ma resistente maglia senza maniche, di pelle nera, abbinata a una giacca foderata di seta all’interno e i suoi pantaloni sono dello stesso materiale. Attorno ai fianchi porta una spessa fascia verde da cui pendono le sue tre spade. Non gli ci vogliono più di dieci minuti per vestirsi, ma con un po’ di insicurezza, passa lo stesso tempo per far sì che anche il resto di lui fosse quantomeno in ordine. Controlla che ognuno dei suoi marchi sia ben visibile, che i suoi capelli non si alzino in strani posti e che non abbia tralasciato nessuna porzione di pelle del suo mento quando si è rasato quella mattina.
“Non ti ho mai visto preoccuparti cosi tanto di come stai.”, dice Robin, con un sorrisetto furbo. Zoro si volta verso di lei, non aveva notato che fosse lì, ma ha smesso di tracciare della sua presenza anni prima, quando ha deciso che poteva fidarsi di lei. Lui è sempre preoccupato che le persone possano sorprenderlo alle spalle, ma con Robin non si prende il disturbo di controllare. Se mai Robin lo uccidesse, allora vorrebbe dire che se lo è meritato per essere stato così stupidamente ingannato da lei. Non pensa che questo succederà mai, Robin è la sua nakama** e lo è da anni.
“E allora?”, risponde, con un brontolio. Sa a che cosa si sta riferendo. Tra il fatto che è stato Sanji a dipingere su di lui quei marchi con tanta attenzione e il modo in cui si sta stressando per il suo aspetto è chiaro che sta succedendo più di quanto Zoro sia disposto ad ammettere. Robin sa del discorso di ringraziamento che lo ha aiutato a comporre dopo la sua prima sfida con il biondo, che poi si è rivelata la prima di molte. Ma non pensa, anche se trattandosi di Robin sarebbe possibile, che lei sappia del bacio che ha dato a Sanji. Ha baciato Sanji e Sanji ha baciato lui la scorsa notte. Non è sicuro di cosa significhi realmente per loro due, come vedono i Baratiani quel genere di cose?
“Niente, era solo per dire.”, dice Robin, con un’innocenza così falsa che fa alzare gli occhi al cielo a Zoro. Smette di tormentare i suoi orecchini, si fa strada nel salotto che condividono e si lascia cadere su una delle sedie della sala per aspettare che Sanji finisca di vestirsi. Il biondo è andato a prepararsi molto prima di quanto Zoro si sia disturbato a fare, così si aspettava che ormai avesse finito.
Dopo un’ora e mezza, Zoro si è annoiato abbastanza e si alza a cercare Sanji. Bussa alla porta della sua stanza e quando non gli viene detto di smetterla, sporge la testa oltre l’entrata. Gli occhi di Zoro si spalancano per la sorpresa, Sanji sta brillando di luce riflessa da ogni direzione. La sua maglia bianca come la neve è decorata con piccoli fili d’argento, ricamati una fantasia di spirali e onde  che catturano la luce brillantemente. Gli orli delle maniche e il profondo scollo  della maglietta sono ricamati in modo simile con fili e forse alcune piccole pietre. Indossa una giacca della più fine seta blu e velluto che Zoro abbia mai visto e anche quella è ricoperta di dettagli così elaborati che devono essere costati settimane alla persona che li ha fatti. Le sue gambe sono fasciate da pantaloni di seta aderente che sembra riflettere differenti sfumature di blu, come l’oceano, terminando in un paio di stivali di un bianco così perfetto e brillante da poter a malapena essere creduti.
“Zoro?”, chiede Sanji, curioso, inclinando lievemente la testa nel guardare l’altro. Probabilmente è rimasto a fissarlo per un po’. Si accorge che sembra esserci una sottile catenina d’argento intrecciata ai capelli d’oro di Sanji, alla quale è appeso, sulla sua fronte, un gioiello blu quasi dell’esatto colore degli occhi di Sanji. I suoi capelli da soli sembrano essere intrecciati con i delicati viticci della catena, facendo sembrare la sua persona luccicante e ardente, l’intero effetto finisce per dargli un’aria eterea, come fosse una specie di mistico semidio
“Uh.”, prova a dire Zoro, ma sembra che entrambe le lingue lo abbiano abbandonato. “Io, uh…tu…pronto?”, dice, con voce spezzata, e stavolta senza scuse, visto che sta parlando nella sua lingua madre.
“Quasi”, risponde Sanji, con un sospiro, e prende una collana dall’aria complicata, avvolgendosela due volte attorno al collo prima di  cercare di chiudere il gancetto. Ci si accanisce per qualche momento, prima di sbuffare, frustrato, e lanciare uno sguardo a Zoro. Sanji non chiede aiuto, ma neanche protesta quando Zoro lentamente si posiziona dietro di lui e prende le estremità della collana dalle mani del biondo. Zoro deglutisce nervosamente. Le sue mani non sono fatte per cose delicate come questa, ma anche se si sente teso alla presenza di Sanji vestito così, l’altro principe si è affidato a lui per quel compito e le sue mani rimangono sempre salde.
Aggancia le due estremità della collana e alza lo sguardo solo per accorgersi che Sanji lo sta guardando dallo specchio con una curiosa espressione sul viso. Il biondo davanti a lui lo fissa. Lui è il marito di Zoro e sì, gli ci è voluto un po’ per abituarsi all’idea, ma è vero che l’uomo dietro di lui è indubbiamente suo. Sanji si volta lentamente, indietreggiando casualmente fino a sfiorare lo specchio per guardare come si è vestito Zoro, inclinando la testa in curiosa valutazione, movimento che fa scintillare il complesso ricamo dei suoi vestiti alla luce e, se non si sbaglia, a Zoro sembra che anche la sua pelle sia lucente.
In confronto a Sanji, Zoro ora teme di non essere vestito in maniera adeguata.
“Sei pronto per la battaglia.”, dice Sanji, dopo un momento, nella lingua di Zoro.
“No, beh…è formale. Potrei…è un’armatura.”, mormora lo spadaccino, battendo un dito contro la corazza sul petto, come dimostrazione.
Le mani di Sanji lo raggiungono e sentono il petto di Zoro, toccando il cuoio soffice e di colore nero, sentendo anche il rivestimento sottostante. Il respiro di Zoro si incastra nel petto e il suo cuore quasi si ferma.
“Seta, eh? Penso che sia…quale era quella parola?”, sospira Sanji.
“Formale?”, suggerisce debolmente.
“Sì, formale”, Sanji ribadisce, con un cenno della testa.
Poi i suoi occhi si abbassano e le mani di Sanji sfiorano curiosamente le cosce di Zoro. I suoi pantaloni sono fatti di pelle e seta, il che li rende una sorta di armatura decorativa. I principali muscoli di Zoro sono blandamente protetti, ma lui può muoversi come se niente fosse.
“Anche questi…”, chiede Sanji, quietamente.
“Questo…la seta ferma le frecce.”, Zoro esclama. Ha bisogno di dire qualcosa, qualsiasi cosa, perché Sanji lo sta toccando in un modo che da una parte lo confonde e lo porta a chiedersi se sia una cosa culturale, dall’altra fa battere il suo cuore di anticipazione e speranza. Ma non può dire niente di queste cose, per cui continua a parlare.
“Ci vuole molta forza per penetrare la seta, anche se la puoi tagliare con la spada, ma se vieni colpito da una freccia, anche una dentata, puoi estrarla con la seta perché non ci è passata attraverso. Così puoi tirarla fuori senza peggiorare la ferita. Certo, se comunque stato colpito, ma non è neanche lontanamente così male come avrebbe potuto essere se non ci fosse stata la seta. È un materiale molto resistente, quindi ci cuciamo le armature.”, Zoro continua a balbettare una spiegazione, anche se a giudicare dall’espressione perplessa e confusa sul viso di Sanji, può immaginare che il biondo non stia capendo molto di quello che sta dicendo.
“Ma è una cena”, dice Sanji, lentamente.
“Dovresti sempre essere preparato per la battaglia, anche se potresti rilassarti. Se non sei pronto, allora è quando sarai attaccato.”, risponde prontamente Zoro, guidato da anni di addestramento.
“Sempre?”, Sanji esclama, sorpreso. Zoro increspa le labbra, adesso vede perché il paese di Sanji ha bisogno del suo. Baratie ha molte cose meravigliose, menti brillanti,  eccellente cibo e agricoltura, città sviluppate…ma non hanno davvero nessuna preparazione militare. È soprattutto la conformazione naturale del territorio che ha protetto la gente di Sanji così a lungo, ma nelle ultime centinaia di anni hanno sofferto molto a causa di genti più preparate alla guerra, anche se mai per mano del paese di Zoro.
“Sempre.”, conferma Zoro.
“Ma…questa è solo formale. Non la porterei in guerra, ma per ora mi protegge abbastanza.”, continua lo spadaccino, con un sorriso impacciato.
Sanji sembra pensarci su con un basso “hmm”. Le sue mani tornano alle braccia di Zoro, le dita sfiorano pigramente le linee dei marchi che gli ha lasciato dopo ore di lavoro. Raggiungono, poi, e spostano la corazza di cuoio di Zoro un po’ più a lato, forse un po’ troppo. Le sue mani allora scorrono velocemente lungo il suo petto, come per togliere del granelli di sabbia o sporco da lui. Alla fine, si fermano una su ciascun lato del bacino dello spadaccino e l’uomo gli regala un lieve sorriso.
Sanji dice qualcosa, qualcosa per complimentarsi del suo aspetto, la più vicina approssimazione di significato che Zoro riesce a ricostruire è “stai benissimo”, ma il tono è diverso da come ha sentito pronunciare quelle parole in precedenza. La lingua di Sanji è infida e Zoro sospetta che il tono di Sanji significasse qualcosa di simile ma diverso. Comunque il complimento, anche se non compreso del tutto, e il contatto di Sanji, fanno avvampare il viso di Zoro al punto da farlo preoccupare che la sua faccia possa sciogliersi.
“Andiamo.”, dice Sanji, guidandolo fuori dalla sua stanza.
“Siete arrivati appena in tempo.”, osserva Robin, quando loro entrano nel salone principale. Zoro capisce che la constatazione è più diretta a Sanji che a lui, visto che Robin sta usando la lingua di Sanji.
“Sono mortificato, mia dea.”, esclama Sanji, con un movimento che è a metà tra un inchino e uno svenimento. Zoro alza gli occhi al cielo.
“Cielo…stai d’incanto.”, la loda Sanji, prendendole le mani e osservandola da capo a piedi, in soggezione. Zoro aggrotta le sopracciglia, il tono di quella frase non si avvicina neanche lontanamente a quello che ha usato prima per lui…quello che sta dicendo a Robin deve essere leggermente diverso. Ma in che modo? Stupida lingua dipendente dai toni.
“E com’è che Robin non è vestita come se dovesse uccidere qualcuno, huh?”, chiede Sanji, facendo un gesto per indicare prima Robin e poi Zoro.
Zoro sospira, confuso. Robin sta indossando un corsetto di cuoio decorato che si allarga fino a coprire il cuo collo, tutti i suoi organi vitali sono protetti. È nero e viola con sopra dei fiori, quindi sì, è carino, ma è anche maledettamente funzionale. Sotto il corsetto porta uno scintillante vestito di seta viola con qualche ricamo nero qua e là.
“Lei…lo è.”, dice Zoro, senza capire come Sanji faccia a non accorgersene.
“Io non sono una combattente da corpo a corpo, come Zoro, le mie abilità stanno nella velocità e nella precisione. Questo vestito mi permette entrambe le cose, proteggendomi. E per di più ho addosso non meno di sei coltelli, sai.”, spiega Robin, con un sorriso indulgente e lievemente predatorio.
“D-dove?”,  chiede Sanji, spalancando gli occhi per la sorpresa.
“Non CHIEDERGLIELO!”, guaisce Zoro, mortificato, dando a Sanji un colpo sul braccio.
Nota che Usopp è lì solo allora, appoggiato a una colonna vicino alla porta e piegato in due dalle risate.
“Se chiedi a una ragazza di mostrarti le sue armi lei potrebbe anche accontentarti.”, sussurra Robin, come facendo le fusa, invadendo lo spazio personale di Sanji con l’aria di un gatto che si avvicina a un topo.
“E sarà anche l’ultima cosa che vedrai.”, sogghigna Usopp. Sanji ha almeno la decenza di arrossire e Zoro ricorda a se stesso che dovrà assicurarsi che Usopp e Robin istruiscano Sanji adeguatamente nel non far domande del genere quando saranno nel paese di Zoro. Si sente in imbarazzo per lui. Robin comunque sembra passarci sopra e li guida gentilmente in direzione dei terreni del palazzo principale con un movimento leggero delle mani, come se loro fossero petali che lei cerca di muovere con una brezza.
Quando entrano, la sala da ballo non è ancora pronta per le danze. Zoro è stato informato che quelle ci saranno dopo la cena. Invece ci sono lunghi tavoli apparecchiati, ogni superficie è ricoperta du tovaglioli bianchi. Molte persone sono già sedute e ogni speranza dello spadaccino di potersi sedere e mangiare senza troppa confusione viene rovinata da quel bastardo dell’annunciatore, che grida che loro sono arrivati e facendo girare tutti a guardarli. Fantastico.
“Nessun sta per provare a staccarti la testa, sai?”, gli dice sottovoce Sanji, nella sua lingua.
“Mi sentirò meglio quando lo faranno”, borbotta Zoro in risposta.
“Se lo faranno, non quando.”, lo corregge velocemente Sanji. L’altro grugnisce in risposta. Sa come comportarsi in una battaglia, ma adesso ogni stralcio di etichetta che Robin ha tentato di piantargli in testa sta turbinando in confusione, facendolo sentire un pesce fuor d’acqua.
“Segui me”, sussurra Sanji.
E Zoro lo fa.

Un uomo in una buffa maglietta stropicciata, con scarpe nere, lucide e con tanto di fibbia li conduce ai loro posti con movimenti così rigidi che Zoro si chiede se abbia qualcosa infilato su per il culo che lo fa camminare a quel modo. Lo spadaccino si sistema al suo posto. La tavola non è sistemata come per il giorno del loro matrimonio, dove i tavoli a cui erano seduti erano disposti ad U, con le persone più vicine al re che sedevano vicino a lui. In quella circostanza il re aveva avuto Zoro e Sanji da una parte e il resto della sua famiglia dall’altra, Robin e Usopp erano lì e tutto era andato bene.
Comunque questa volta i tavoli sono disposti in maniera del tutto diversa. La sala è stata riempita di piccoli tavoli circolari da sei posti ciascuno. Se non fosse per l’atmosfera altolocata, Zoro avrebbe detto che sembrava un bar o una taverna con tavoli disposti per far bere le persone in gruppi ristretti e non farli sedere con gente che non conoscono.
Zoro si sistema al suo posto vicino a Sanji e nota che, come per il caso del giorno del loro matrimonio, c’è un numero semplicemente osceno di posate ai lati del suo piatto. Ogni forchetta, cucchiaio e coltello è disposto per un diverso proposito che a Zoro sfugge. Si ricorda solo la regola di Robin, per cui tu le usi iniziando dalla posata più esterna e, fallito quel metodo, ti limiti a copiare cosa fa Sanji. Sfortunatamente Robin e Usopp sono seduti lontano, separati, in un tavolo completamente diverso dal loro e uno dall’altro.
Ci sono alcune persone già sedute al tavolo e Sanji le indica e le presenta a Zoro.
“Zoro, questa è Conis, è mia-…”, Sanji si interrompe con un sospiro.
“Non so come spiegare chi sei per me nella sua lingua.”, dice Sanji, in tono di scusa, lanciando uno sguardo alla ragazza bionda. Zoro inclina la testa verso di lei, curioso. È bionda, carina e vestita con un bell’abito rosa e si mordicchia il labbro mentre sospira, mentre riflette.
“Oh! Mio padre padre è il suo padre padre. Zeff è il cugino di suo padre.”, spiega Sanji nella lingua di Zoro, le sue parole sono confuse ma Zoro capisce il senso.
“Lei è di famiglia.”, risponde Zoro, con semplicità.
“Sì, ma- oh, non importa.”, borbotta Sanji, chiaramente  seccato di essersi tanto impegnato a spiegare quando a Zoro non importa più di tanto.
“Ciao.”, dice l’altro principe, sporgendosi oltre Sanji per stringerle la mano. Lei arrossisce ma dice quando è contenta di incontrarlo.
“Questo è-“, Sanji inizia a spiegare, indicandogli un ragazzo con i capelli azzurri alla destra di Zoro.
“Franky! Io uccido cose!”, esclama Franky, entusiasticamente,  nella lingua di Zoro e con una pronuncia orribile.
“Cosa?”, chiede Zoro, confuso.
“Uh…Franky da quando cavolo parli la lingua di Zoro e…solo…cosa?”, chiede Sanji nella sua lingua madre. Il gigante con i capelli blu arrossisce considerevolmente.
Franky e Sanji cominciano a parlare nella loro lingua in modo un po’ troppo veloce perché Zoro possa starci dietro e il fatto che il ragazzo coi capelli azzurri stia borbottando, un po’ imbarazzato, non aiuta per niente. Il gigante era una delle persone presenti nella negoziazioni che si sono concluse poi con il loro matrimonio e evidentemente aveva provato a imparare la lingua.
“Oooooh…”, dice Sanji, appoggiandosi sullo schienale della sedia con un ghigno.
“E tu ha deciso di iniziare a imparare la sua lingua, uh?”, commenta il biondo, con un sorriso lento.
Franky ormai è più o meno color pomodoro e Zoro nota lo sguardo che lancia in direzione di Robin, non che la mora stia neanche guardando nella sua direzione.
“Sta zitto.”, mugugna Franky.
“Oh. Lo stava facendo per Robin?”, chiede Zoro a Sanji, scivolando nella sua lingua, puntando sul fatto che il gigante probabilmente non capirà cosa sta dicendo con la sua debole padronanza di linguaggio.
“Penso di sì, sì. È una cosa carina.”, risponde quietamente Sanji.
“Ha detto che uccide cose. Di cosa stava parlando?”, chiede Zoro, ripensando a quanto mai strana presentazione dell’uomo.
“È un cavaliere e un vecchio amico.”, spiega il biondo, con un piccolo sorriso.
“Posso parlare te? Per ripasso?”, chiede Franky, speranzoso.
“Puoi parlare con me per fare pratica.”, lo corregge Zoro con un sorriso. “E sì, certo che puoi.”, aggiunge felice.
“SUPER!”, esclama Franky, nella lingua di Sanji, alzando un pugno al cielo e facendo ridere Zoro.
“Allora, tu vedi cibo?”, dice Franky, lentamente. Zoro sta per chiedergli cosa intende quando un altro uomo si unisce a loro all’ultimo posto vuoto del tavolo.
Ha i capelli lunghi e biondi e indossa con ostentazione una giacca nera con una camicia bianca. I bottoni sono lasciati sbottonati per metà sul petto, per mettere in mostra ciò che evidentemente lui crede possa essere considerato allettante. Zoro la vede solo come un invito a pugnalarlo al petto, quell’idiota. Ha gli occhi gialli e un sorrisino compiaciuto, quasi felino, e i suoi lunghi canini non fanno nulla per fermare la somiglianza.
“Non dirmi che dovremo parlare in quella lingua volgare per tutta la notte solo a causa sua.”, sbuffa l’uomo non appena si lascia cadere sulla sedia.
Zoro lo trova subito antipatico e se la vibrazione che sente arrivare da Sanji è giusta, suo marito la pensa allo stesso modo.
“Che mi si fotta con una forchetta arrugginita”, impreca Sanji, sottovoce, nella lingua di Zoro, ma si stampa comunque un gran sorriso sulla faccia.
“Cugino, che bello vederti.”, dice allegramente  Sanji, cambiando lingua.
“Zoro, questo è il mio cugino di merda, Abasalom. Sorridi, così penserà che sto dicendo qualcosa di carino su di lui.”, continua Sanji, in tono vivace, nella lingua di Zoro. Lui ci prova, realizzando in quel momento che quell’uomo non ha capito nulla di quello che stanno dicendo, a parte il suo stesso nome.
“Ovviamente devi ancora tradurre per lui. Sai, quella lingua ha un suono davvero volgare”, ride piattamente Abasalom.
Zoro guarda di rimando l’uomo e sorride educatamente, indirizzandogli un piccolo cenno invece di stringergli la mano. Se Sanji lo disprezza cosi tanto allora Zoro non vuole neanche toccarlo. Se Sanji può essere descritto come elegante e splendente nella sua tenuta luccicante, allora quel tizio sembra essere caduto in una gioielleria, vestito di magneti. È vistoso e pomposo e a Zoro piace sempre di meno ogni secondo che passa. Il fatto che dia per scontato che l’altro principe non possa capirlo non fa che peggiorare il tutto.
“Scusami?”, dice Zoro, nella lingua di Sanji, ma può sentire che non ha preso il tono giusto, così la domanda suona sbagliata.
“E così il selvaggio conosce qualche parola.”, mormora Abasalom, ma con voce abbastanza alta perché Zoro possa sentirla. Il principe può sentire Sanji digrignare i denti.
“Il. Mio. Nome. È. Abasalom.”, dice l’uomo, ad alta voce e scandendo bene le parole. Zoro rimane in silenzio.
“Non posso pugnalarlo, non è vero?”, chiede lo spadaccino, in tono neutro, mentre scivola di nuovo nella sicurezza della sua lingua. Negli occhi di Franky passa un guizzo di comprensione e l’angolo della sua bocca trema.
“Non sai quanto vorrei che tu lo facessi, ma non puoi.”, risponde Sanji, in tono egualmente innocuo.
“Invitalo a venire nella mia terra con noi, infilzerò la sua testa su una picca per te.”, mormora Zoro, come se stesse facendo le fusa, e le orecchie di Sanji diventano rosse.
“Mi piacerebbe poter non parlare con lui, così ti risparmierei.”, dice Sanji, con un sospiro.
“Parla un po’ della nostra lingua, ma non abbastanza per parlare con te.”, mentre Sanji, cambiando di nuovo lingua.
“Comunque. Cosa si è messo addosso, piuttosto? Selvaggi del cazzo. Non so perché il re ha firmato quel dannato trattato con loro, prima di tutto.”, sbuffa Abasalom. La mano di Sanji trova la coscia di Zoro e la stringe, come se il biondo avesse bisogno di sfogare un po’ della sua rabbia e cercare anche allo stesso tempo un po’ di conforto in Zoro.
“Abasalom, dovresti essere più educato! Zoro è un principe ed è nostro ospite.”, dice Conis, con voce chiara e decisa, intromettendosi prima che Sanji possa dire qualcosa che sarebbe probabilmente inappropriato.
“Non sei nella posizione di dirmi cosa devo fare, Conis. Sono il terzo nella linea del trono, portami un po’ di dannato rispetto, tu sei cosa…l’ottava?”, replica Abasalom.
“”Sei il quarto in realtà, ora che sono sposato. E se continui a parlare così a Conis e Zoro io…”, ringhia Sanji, arrabbiato.
“Tu cosa? Sono tuo cugino, faccio parte della famiglia reale e tu non puoi fare un cazzo.”, lo schernisce.
“Adesso basta.”, ringhia sottovoce Zoro, rivolto a Sanji, e poi si sporge in avanti e risponde nella lingua di Sanji, lasciando che il suo tono sia aggressivo quanto gli piace, sapendo che in quel modo le sue parole diventeranno molto più minacciose.
“Lo sai cosa facciamo quando qualcuno non porta rispetto a Shimotsuki? Lo pugnaliamo con una lama arroventata, in modo che non sanguini. Poi lo leghiamo a un cavallo e lo facciamo correre. Se è ancora vivo, gli tagliamo la testa e la mettiamo su una picca. Dovresti venire a trovarci.”, dice Zoro, con un ampio ghigno sardonico.
Abasalom non sta più sorridendo ora. La sua espressione si è congelata per lo shock, sia per la minaccia di Zoro sia per l’improvvisa realizzazione che Zoro può parlare la sua lingua e che ha sentito e capito tutto quello che ha detto.
“Tu- come OSI! Sono un reale, non puoi parlarmi così! E non potresti farmi una cosa del genere in ogni caso, stai bleffando! Sarebbe una dichiarazione di guerra!”, ribatte lentamente Abasalom, indignato, attirandosi gli sguardi di qualcuno degli ospiti dei tavoli vicini.
“Non penso lo sarebbe, non nel suo paese.”, interviene Franky, ad alta voce, guadagnandosi uno sguardo arrabbiato dall’uomo.
“Chiudi la bocca, paesano!”, ribatte il biondo, infuriato.
“Insultare il Principe Sanji di Shimotsuki è tradimento. La punizione è completamente legittimi, ma hai ragione, non senza il permesso di Sanji.”, risponde Zoro, con una lieve scrollata di spalle. La mano che era così stretta sulla coscia di Zoro ora allenta la presa, carezzando la sua gamba da sopra la seta.
“Hmm…è un pensiero allettante Zoro.”, mormora Sanji, riflettendoci.
“Salve Sue Altezze, Franky, Duca Abasalom. C’è qualche problema qui?”, chiede con naturalezza Robin, poggiando una mano sulla spalla di Abasalom e facendolo sobbalzare, non avendola sentita arrivare. Zoro vede con la coda dell’occhio lo scintillio di un pugnale nella sua mano, che è poggiata con falsa casualità sulla sua coscia nuda. La lama è appena visibile attraverso l’orlo del suo vestito. E a giudicare da come trattiene il respiro, lo ha notato anche Sanji.
“Vedi? Mai essere scortesi con una signora, non sai mai dove tiene il pugnale.”, dice Zoro, dolcemente, poggiando una mano su quella di Sanji. Il biondo sposta la mano che teneva sulla coscia di Zoro per andare a intrecciare le dita con quelle dell’altro.
“Penso che mi piaccia come cosa.”, Sanji ricomincia a respirare con calma.
“Toglimi le mani di dosso!”, sibila Abasalom, fulminando con lo sguardo Robin, il cui sorriso diventa un po’ più affilato e la sua mano impugna saldamente il pugnale nascosto, movimento che a quell’uomo rumoroso rimane nascosto.
“Per quanto mi farebbe piacere che tu tagliassi la gola a mio cugino, questo sarebbe probabilmente un disastro diplomatico. Non abbiamo ancora cenato e questo non ci porterebbe da nessuna parte.”, risponde Sanji, nella lingua di Zoro, e la sua parlata questa volta è tanto perfetta che Zoro si sente tremare il petto.
“Non c’è nessun problema.”, risponde Sanji passando alla sua lingua, a beneficio degli altri. Lo sguardo indifferente che posa sul cugino rendono il significato delle sue parole piuttosto chiaro.
“Meraviglioso.”, replica Robin, allegramente, rinfoderando la sua arma nascosta, raddrizzandosi con un sorriso felice e tornando al suo tavolo con un ondeggiamento di fianchi che lascia Franky rosso in faccia.
“La loro barbarie è passata anche a te, non sopporterò tutto questo, me ne vado!”, scatta Abasalom e si alza in piedi, furioso, allontanandosi dal tavolo e dalla sala, facendo alzare qualche sopracciglio tra gli ospiti.
“Oh no, che tragedia.”, commenta allegramente Conis.
“Non mi mancherà di certo.”, ridacchia Franky.
In quel momento entrano i servitori con le braccia piene di più piatti di quanti ne sembrerebbe possibile e ne lasciano uno per ogni posto, includendo quello vuoto del cugino di Sanji.
“Quindi possiamo prendere il suo cibo?”, chiede Zoro, dopo un momento.
“Sarebbe un peccato sprecarlo.”, annuisce Sanji, raggiante di felicità, e prende il piatto di suo cugino per metterlo al centro del tavolo, spostando il basso centrotavola di vetro per farlo. Ognuno attorno al tavolo si serve un po’ della pietanza abbandonata.
Zoro guarda il suo piatto, sembrerebbe un tipo di ostriche. Baratie è famoso per le sue specialità a base di pesce e anche se a Zoro piace, non ha idea di cosa sia esattamente. Sposta l’attenzione su quell’osceno ammontare di posate che circondano il suo piatto e si sente stupido, era la forchetta sottile o quell’altra?
“Mangia come vuoi, Zoro, non essere così- ”, dice Conis e l’ultima parola che usa sfugge a Zoro, ma intuisce che voglia dire che non si deve preoccupare delle posate. Guarda Sanji per conferma e il biondo scrolla le spalle.
“Fin tanto che mangi e ti piace io non mi preoccupo. Il cibo è fatto per essere gradito.”, dice Sanji, con un sorriso. Zoro ghigna e prende una forchetta, infilzando la soffice carne del mollusco e guidandola nella sua bocca. Zoro può dire una cosa su Baratie, il cibo è fottutamente strepitoso. Considerando la qualità del cibo, la compagnia adesso davvero gradevole e il buon liquore…Zoro potrebbe abituarsi a passare sei mesi di ogni anno in quel posto.








 



[Traduttrice]
Saaaalve ^^ Buon 2016 a tutti! Mi dispiace di aver potuto aggiornare solo ora, ma ho avuto delle giornate piene *guarda i kiletti natalizi* e tra una cosa e l’altra ci ho messo un po’ per ricorreggere il capitolo. Spero vi sia piaciuto!
Da oggi ricomincerò ad aggiornare settimanalmente u.u
Ancora auguri, anche se un po’ in ritardo,
SweetHell.


Note
*la parola inglese era “shithead”, un insulto che ho preferito tradurre letteralmente. Purtroppo alcuni insulti sono un po’ difficili da rendere e a volte in italiano non sono la stessa cosa ^^”
**nakama: chi segue l’anime in giapponese probabilmente lo sa già, ma meglio specificare subito. Questa parola, che verrà in seguito molto usata, indica un amico molto stretto, quasi familiare. È la parola che in One Piece viene usata per indicare i compagni di viaggio, la ciurma, che viene intesa così come una famiglia allargata.


 
   
 
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