Nightmares Are Back
11
Ethan
avrebbe subito voluto precipitarsi a Southampton Yard: nella sua immaginazione
lui avrebbe trovato il nascondiglio di Pitch Black, gli avrebbe mollato un paio
di sberle per regolare i conti e poi sarebbe ritornato a casa con Sam. Nella
realtà, invece, le Leggende misero ben presto a tacere le sue proposte belliche.
Si trovavano sul retro del bar in cui lavorava Ellen, seduti attorno ad un
tavolo a studiare un piano di attacco. Nicole era con lui, e anche Octavia si
era aggiunta al gruppo; la bambina era stata davvero felice di sapere dove
potevano ritrovare Samuel e – ma questo l’aveva tenuto per sé – non vedeva
l’ora di vedere Ethan in azione: era certa che, adesso che sapeva quale era il
suo obiettivo, nulla l’avrebbe fermato. Neanche l’Uomo Nero.
-Lui
non può aspettarsi il nostro arrivo-
Ethan,
infervorato com’era, non si curava neanche di tenere basso il tono della voce. Gesticolava
in modo fin troppo plateale, e si curava di dare una dettagliata spiegazione di
come avrebbe spaccato tutte le ossa di Black se solo a Sam fosse successo
qualcosa. Era scattato in piedi, le mani serrate attorno al bordo del tavolo. Per
fortuna a quell’ora la strada e il locale erano deserti.
Guardò
i compagni impaziente, certo di avere la piena approvazione del gruppo. I
Guardiani si scambiarono un’occhiata perplessa; si stupivano ancora di quanta
energia quel ragazzino potesse avere dentro di sé, nonostante la loro
situazione fosse ancora disastrosa malgrado la nuova scoperta. L’entusiasmo di
Ethan si smorzò: perché la risposta tardava ad arrivare?
Nord si
schiarì la voce, guardando impacciato gli altri –Ecco forse…-
-Cosa?-
-Non è
prudente addentrarsi nel territorio di…-
-Sì che
lo è!-
-Potrebbe
essere rischioso-
Ethan
stava per replicare, ma le parole gli morirono in gola. Guardò l’anziano
spirito di fronte a sé e poi tutti gli altri. Sul viso gli si era dipinta
un’espressione di vivo disappunto.
-No- scosse con decisione la
testa –no, scordatevelo-
-Ethan,
cerca di capire: non possiamo mettervi tutti in pericolo-
-E
quindi intendete piantarci qui? Va bene, sono d’accordo che Nicole e Octavia
restino al sicuro, ma io…-
Non
seppe più come continuare. Nord si era alzato e lo scrutava dall’alto in basso,
e sotto quello sguardo perentorio Ethan si sentì di nuovo come il bambino che
era quando aveva incontrato Santa Claus la prima volta: piccolo e del tutto
insignificante di fronte all’antica luce di quello sguardo senza tempo.
Nonostante la figura della Leggenda fosse sbiadita ai suoi occhi, non gli
sfuggiva di certo l’ammonimento di quelle iridi celesti: era inutile discutere.
Il
ragazzo strinse i pugni: erano arrivati fin lì insieme, se adesso che era
giunta la resa dei conti l’unico suggerimento dei Guardiani era di rinchiudersi
in casa, allora avevano fatto male i loro conti. Guardò le Leggende con aria
supplichevole, non riuscendo più a nascondere la preoccupazione.
-Io
vengo. Devo trovare Sam. Per favore- il suo sguardo passò in rassegna gli
spiriti di fronte a lui in cerca di sostegno –devo trovare Sam…-
Un
lungo silenzio seguì quell’affermazione disperata. Un gioco muto di sguardi
corse tra Nord e i compagni: tutti sapevano che il convincere Ethan a non
partecipare attivamente alla lotta contro Black sarebbe stata un’impresa
titanica, un’impresa che con molta probabilità nessuno di loro sarebbe riuscito
a concludere neanche con la più ferrea fermezza. Quel tentativo stava andando a
vuoto proprio come avevano previsto.
Infine il
Guardiano annuì.
Solo
mezz’ora dopo il gruppo si trovava di fronte ai cancelli socchiusi del cimitero
di Southampton Yard. L’aria era fredda e immobile, e ma mano che si
avvicinavano alla loro destinazione il cielo era diventato sempre più cupo.
Grosse nuvole nere stavano immobili sopra di loro, sembravano quasi circondare
l’intero perimetro del camposanto. Una fitta nebbia grigia era sospesa
nell’aria; tutto il paesaggio sembrava sfocato e risultava ancora più tetro di
quanto fosse in realtà.
Per un
po’ rimasero tutti a guardarsi intorno, indecisi su cosa fare. Ethan teneva
Octavia per mano, la bambina teneva le dita strette alla sue e cercava di
scrutare oltre i cancelli arrugginiti. Nicole si guardava intorno, sillabando i
nomi sbiaditi sulle cappelle e le lapidi più vicine. Aveva un sorriso triste
dipinto in viso.
-Sapete,
qui ci sta la mia mamma-
I
ragazzi la guardarono sorpresi, ma lo sguardo di lei vagava sul paesaggio in
lontananza.
-Non ho
pensato di portarle dei fiori. Alla mamma piacevano i fiori. Prima papà e io venivamo
a trovarla spesso, e ripulivamo il suo posto ogni volta. Poi lui ha smesso, e
non mi ci ha più portata. Forse pensava che mi faceva male venire qui. O forse faceva
male a lui. Non sono mai riuscita a deciderlo-
Tra
tutti, era Octavia ad essere rimasta più impensierita da quella confessione. Aveva
per un attimo provato ad immaginare come sarebbe stata la vita senza la sua
mamma, e le si era presentata alla vista la prospettiva di una vita buia e
triste. Un tempo le sarebbe piaciuto vivere con il padre, ma questo era stato
molto tempo fa. Adesso il suo papà non le piaceva più, e l’idea di dover
abitare con lui senza la madre le faceva paura.
-Davvero
non hai più la mamma?-
Nicole
abbozzò un sorriso e si chinò per arrivare alla sua altezza –Ce l’ho ancora la
mamma. Solo che non è più umana: adesso è un angelo, l’angelo più bello del
cielo, credo. A volte la vedo, sai? Viene a sedersi sul mio letto, la notte, e
io posso parlarle di tutto quello che voglio. Lei mi ascolta sempre, e a volte
in sogno mi dà consigli. So che è con me, anche se io non posso vederla sempre-
Mentre
parlava Ethan la guardava, sempre più sorpreso da ciò che quella ragazza si
stava rivelando. A vederla così, con quel suo aspetto trasandato e i vestiti
scuri e fuori moda, con quel suo sguardo trasognato, non c’era da farsi
meraviglia che la gente la vedesse come una persona strana, in qualche modo
diversa da tutti. Ma sarebbe bastata una seconda occhiata, sarebbe bastato
rivolgerle la parola per capire che, dietro quella sua stravaganza, c’era
qualcosa di più che semplice noncuranza della propria immagine. Perché la gente
non era in grado di mettere da parte i pregiudizi e cercare di capire da sé
come davvero erano le persone?
Alcune
raffiche di vento scatenarono loro contro una danza di foglie morte e
spazzarono in parte via la nebbia. Presero ad incamminarsi tra le croci e le
cappelle diroccate, senza una vera meta.
Tutto
era muto, fatta eccezione per le canzoncine di Nicole.
-… e così, nelle notti, al fianco io giaccio
del mio amore – mio amore – mia vita e mia sposa, nel suo sepolcro lì in riva
al mare, nella sua tomba in riva al risonante mare-
Che
certo non aiutavano ad alleggerire l’atmosfera del luogo.
-Ma
cos’è?-
Lei li
guardò sorpresa –Annabel Lee. Edgar Allan Poe. Conoscete Edgar
Allan Poe, vero?-
-Sì,
ma…-
-Preferite
I Sepolcri, di Foscolo? … oh,
eccola!-
E
indicò qualcosa in lontananza, lasciando da parte le proposte di recitazione.
Il suo dito puntava a una cappella poco distante.
-Travis
ha detto che alcune delle ombre quella notte sono uscite da lì. Conviene dare
un’occhiata-
L’edificio
aveva accesso attraverso alcuni scalini. Non c’era tempo per discutere, così
Ethan dovette accettare che le Leggende fossero i primi ad addentrarsi nella
piccola camera buia; loro avrebbero aspettato lì il segnale di via libera. Dopo
che i Guardiani furono spariti in quell’antro buio un tempo infinito parve
trascorrere nell’immobilità silenziosa del cimitero. I ragazzi cercavano di
scrutare l’interno del sepolcro, impazienti di ricevere un segno. L’unica cosa
viva, lì dentro, sembrava il buio, tutti e tre avrebbero potuto giurare di
vedere figure evanescenti danzare all’interno della cappella abbandonata, e
l’aria parve riempirsi di sussurri incomprensibili.
Ethan
guardava quell’oscurità senza quasi curarsi delle ombre che avevano preso vita
in essa. Sam era lì, se lo sentiva. Non poteva aspettare un secondo di più. Si
alzò dalla croce sulla quale aveva preso posto e fece un passo nella struttura
fatiscente.
-Io
vado- si rivolse alle ragazze dietro di lui –voi restate qui. Non allontanatevi
per alcun motivo. Il tempo di spaccare la faccia a Black e sarò di ritorno-
Nessuna
delle due ebbe il tempo di protestare: un attimo dopo il ragazzo era sparito
nel buio.
L’interno
della cappella era scuro come la notte senza luna. Ethan dovette avanzare con
cautela, poggiando una mano sul muro polveroso e umido. Quasi subito batté su
qualcosa di duro e freddo e rischiò di inciampare: era arrivato ad un cancello
semiaperto che conduceva ad una scala in discesa. Imprecò sottovoce,
puntellandosi contro il muro e iniziando la discesa. Ogni scalino sembrava
sporgere nel vuoto e tutto era freddo e scivoloso. Dopo quella che gli sembrò
un’eternità, infine il ragazzo arrivò ad un nuovo corridoio alla fine del quale
proveniva una scarsa luce. Attorno a lui sembravano sfrecciare ombre
sussurranti, residui di incubi lontani. Ethan strinse i pugni: se Pitch sperava
di spaventarlo in quel modo aveva sbagliato di grosso.
Si
avvicinò passo dopo passo a quella luce sfocata fin quando non sbucò in una
sala di medie dimensioni nella quale sembrava essersi scatenato l’inferno: infinite
ombre volteggiavano vorticosamente nell’aria, per di più attorno ai Guardiani,
spinti in un angolo della stanza. L’odiosa risata di Black si levava
vittoriosa, disperdendosi in un’eco infinita tra le pareti di roccia. L’uomo
Nero gli dava le spalle, in quel momento si ergeva come un’ombra gigantesca
sugli occupanti della cripta.
Tutto
quello, lo sguardo di Ethan lo colse in un secondo: subito dopo venne catturato
da qualcosa di ben più importante. Il suo intuito non si sbagliava: Sam era
davvero lì, di fronte a Pitch, le spalle contro il muro. Un sollievo infinito
colse il ragazzo il tempo strettamente necessario a risollevargli lo spirito.
Subito dopo fece il suo ingresso in sala in una corsa che non si curava degli
Incubi sibilanti intorno a lui, con un unico, chiaro obiettivo.
-Sam!-
Tutti
gli occhi si puntarono su di lui; si fermò a pochi passi dall’Uomo Nero, pronto
per la resa dei conti. Agli occhi dello spirito non doveva certo sembrare un
granché di avversario: era solo un ragazzino dai vestiti impolverati e i
capelli scomposti, i pugni stretti come pronto alla lotta, il respiro corto
dovuto alla corsa. Eppure c’era qualcosa, in quel suo sguardo scuro, che
continuava a brillare, combattendo le ombre fuori e dentro di sé. E questo,
senza dubbio, era qualcosa che l’Uomo Nero continuava a detestare.
Se
dunque con la sua entrata in scena non avesse fatto molta impressione su Black,
in compenso Samuel lo aveva trovato di gran lunga il più bello di tutti gli
eroi. Non aveva creduto di poterlo rivedere, e le maligne insinuazioni di Pitch
sul fatto che di certo Ethan non si sarebbe preso la briga di andare a cercarlo
avevano in qualche modo spento le sue speranze. Ma adesso, adesso che lui era
lì d’un tratto tutto gli sembrava possibile.
Ethan
fece per corrergli incontro, ma Black gli sbarrò la strada.
-Hei, hei, non così in fretta, ragazzino. La partita non è ancora
finita-
-Fatti
da parte, Pitch-
-Oh no,
Ethan, sei tu che devi farti da parte! Non ti sei guardato intorno? È finita. È
finita per le tue Leggende, è finita per i sogni di speranza, ed è finita per te. Come pensi di poter combattere tutto
questo? Che potere puoi mai avere per fermare me?-
-Io…-
Il
ragazzino abbassò lo sguardo sui propri pugni. In effetti le prospettive di
vittoria erano al quanto scarse. Erano soli, lui e Sam, e i Guardiani, presi
com’erano dalla lotta contro gli Incubi che li assediavano, non avrebbero
potuto difenderli in alcun modo. Come potevano, loro due, pensare di poter
sconfiggere l’esercito di ombre dell’Uomo Nero?
Poi
ricordò il motivo per il quale si trovavano in quella situazione. Loro non
erano due ragazzini comuni, come i tanti piccoli adulti che popolavano le città
del mondo. Loro avevano un potere celato nel cuore, il dono più prezioso che un
bambino potesse custodire man mano che l’età adulta si avvicinava inesorabile.
Con quello, avrebbero potuto farcela. Ethan si ritrovò a stringere i pugni con
tanta forza da farsi male. Sollevò lo sguardò su Black e l’Uomo Nero si sentì
quasi graffiare dalla luce di quegli occhi da ribelle.
-Io credo-
Mai la
sua voce era suonata tanto forte e sicura di quel che diceva. Pitch si
ritrasse, guardandolo furente. Era ora di terminare i giochi con quel piccolo
impertinente. Non tollerava più il suo sguardo, né il suono della sua voce, né
la sua presenza. Era giunto il momento di liberarsene una volta per tutte.
Con un
gesto rabbioso Pitch Black diresse un fascio di quelle ombre verso quello che
era diventato il suo avversario peggiore, l’ossessione che rischiava di
annientare i suoi sogni di rinascita.
Ma
l’attacco non raggiunse mai il suo bersaglio. Sam si ritrovò a barcollare e
subito dopo in ginocchio, una mano stretta al petto. Un gelo di morte sembrava
volergli penetrare fin dentro le ossa, e per un attimo si sentì soffocare da
una sensazione di panico del tutto ingiustificata. Poi sentì Ethan scuoterlo
per le spalle e il suo viso teso dalla preoccupazione gli si affacciò alla
vista.
Gli si
era parato davanti inaspettatamente, facendogli da scudo contro il colpo dell’Uomo
Nero.
-Sam,
che cosa…? Perché…?-
In
qualche modo gli venne spontaneo sorridere –Te l’ho promesso, ricordi? Avremmo
combattuto questa guerra insieme. Sai io… io non sono mai stato come te. Non
sono né forte né coraggioso, non sono mai stato all’altezza delle difficoltà
che ho incontrato. Ma questa volta… credo di aver trovato una ragione per
cambiare. Non è sempre possibile scappare dai guai, né puoi sempre contare su
qualcuno che ti difenda. I tuoi problemi puoi affrontarli solo tu, perché è
dopo i problemi che c’è il lieto fine. E per fare questo devi essere forte. Io…
è così che voglio essere. Ora ho capito. Non nasci forte o debole, ma lo
diventi in base a come ti comporti davanti ai problemi della vita. Io fuggivo
sempre, e mi lasciavo sconfiggere. Ma adesso voglio vincere, questa e altre
battaglie. Lo faremo insieme, vero Ethan? Io non ti lascerò solo-
Ethan
ascoltava e lo fissava con uno stupore sempre maggiore, e qualcos’altro, a
scaldagli il cuore. Orgoglio di lui, o qualcosa di del tutto diverso. Sam era
cresciuto molto in quei mesi, ma solo allora gli parve di ritrovarsi davanti il
vero Samuel che era nato da quando si erano conosciuti.
Strinse
la mano che l’amico aveva ancora stretta al cuore e rimasero entrambi ad
ascoltare quei battiti regolari quasi fossero rimasti per sempre fermi in
quella frazione di tempo che si moltiplicava all’infinito.
Black fremeva
di rabbia. Non riusciva a tollerare quella vista, quei due ragazzi così vicini
e le loro mani unite, e quei loro sguardi persi l’uno in quello dell’altro.
Cos’era qual sentimento che leggeva nei
loro occhi…? Tutt’intorno a loro sembrava formarsi un alone
luminoso sempre più splendente, e quella luce lo bruciava ma mano che
rischiarava la sala sotterranea. Le ombre si ritraevano fischiando, vorticando
sulle pareti in cerca di riparo. Non potevano fermarlo. Non potevano davvero riuscire a fermarlo.
Ma quando
si avvicinò per tentare di separarli entrambi si alzarono, Sam afferrò il
braccio che Pitch aveva proteso verso di loro e di nuovo l’orrore del
fallimento arrivò a spezzare l’anima stracciata dell’Uomo Nero. Era chiaro che
non lo temevano, che non si sarebbero fermati. A contatto con la mano del
ragazzino la sua figura cominciava a bruciare, così com’era successo quando Ethan
l’aveva toccato per la prima volta. Inutile tentare di fargli mollare la presa.
In pochi secondi Black fu un ginocchio, una smorfia di dolore impressa sul viso
di cenere. Sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi che aveva così ferocemente
odiato per tutto quel tempo: tuttavia non c’era vittoria, nello sguardo di
Ethan, né compiacimento. Tutto ciò che l’Uomo Nero riusciva a leggervi era solo
una profonda pietà.
Quando infine
il ragazzo allungò una mano e poggiò il palmo all’altezza del cuore, lì dove
per la prima volta Pitch l’aveva colpito, si levò un inferno di vento freddo e un
turbine di ombre impazzite insieme ad un ultimo grido di quello che era stato
il Signore dell’Oscurità.
Tutto si
placò dopo un tempo indefinibile e null’altro rimaneva di Pitch Black se non
lievi tracce di cenere nera sparse sul pavimento di roccia.
I ragazzi
ispezionarono la sala con cautela, ancora troppo stupiti per credere che tutto
fosse finito.
-Ce l’abbiamo
fatta…?- Sam scrutava ogni angolo quasi si aspettasse di vedere l’Uomo Nero
sbucare di nuovo dall’ombra –Hei, ce l’abbiamo fatta davvero!-
-Ottimo
lavoro di squadra-
La voce
gioviale di Nord proveniva dalle loro spalle. Quando Ethan si voltò non poté
fare a meno di tirare un sospiro di sollievo: di nuovo le Leggende avevano
acquisito, ai suoi occhi, quell’alone di splendore immortale con cui li aveva
sempre visti. Era finita, dunque, e tutto era andato per il meglio. Aveva conservato
la sua fede e ritrovato il suo pieno potere. E ancora…
Si voltò
di nuovo e un attimo dopo stringeva Sam tra le braccia, colto dal sollievo di
saperlo finalmente fuori pericolo.
-Sei
stato un vero cavaliere. Non ce l’avrei mai fatta senza di te-
Lui si
era irrigidito, nell’imbarazzo più totale. Avrebbe potuto scommettere di avere
le guance in fiamme, e un fastidioso nodo in gola minacciava di incrinargli la voce
alla minima parola che avesse osato pronunciare. Tuttavia ricambiò la stretta,
e poteva giurare che non esisteva epilogo migliore di quel momento.
-Te l’avevo
detto che non ti avrei lasciato solo-
A pochi
passi da loro, i Guardiani osservavano la scena con un sorriso, lieti del fatto
che tutto si fosse infine risolto, e certi che un’altra storia sarebbe presto
cominciata per quei due ragazzi. Nord strizzò l’occhio rivolto a Jack, sollevando
al contempo le mani come in segno di resa.
-In
fondo avevi ragione su loro due-
-Andiamo,
Nord- un sorriso spigliato in risposta –io ho sempre ragione-
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Buonciao a tutti!
Bè… in realtà mi sarebbe piaciuto aggiornare prima del nuovo
anno, purtroppo nel periodo prefestivo non ero proprio dell’umore adatto per
scrivere – sì: sono un Grinch, odio le feste xD o meglio, odio la confusione che le feste portano,
quindi credetemi quando dico che, paradossalmente, verso Natale ho i maròn particolarmente girati. Comunque! Spero
che voi abbiate passato delle belle vacanze e che Nord via abbia portato tanti
regali :D
Per quanto riguarda l’aggiornamento, credevo che la storia
sarebbe stata un po’ più lunga, e invece il prossimo sarà già l’ultimo capitolo <_< mi ci stavo
affezionando… d’altronde Pitch è “esploso”, abbiamo ritrovato Sam, i Guardiani
sono tornati vispi e luccicanti… credo che tutto sia andato a buon fine, no? Vi
avevo promesso che non avrei ucciso nessuno *Black
la guarda male* – hem, quasi nessuno, a parte il cattivone della situazione che in qualche
modo doveva pur scomparire di scena, non ti lamentare sai! Sono stata mooolto clemente, chiedilo ai miei OC originali u_u
Ok, lo ammetto, mi è dispiaciuto fare del male al povero Pitchino, spero non me ne voglia. Si sarà già appostato
sotto il mio letto? Probabile. Vorrà dire che ricorrerò al sistema dello sprimaccia-guancina-fino-all’esaurimento *^* a noi due,
Black >: )
Chiudendo i siparietti idioti, mi pare che non ci sia null’altro
da dire.
P.S: Ricordate di venerare Edgar Allan Poe, o Nicole ci rimane
male.
Saluti e buon anno (anche se schifosamente in ritardo),
alla prossima,
Rory_Chan