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Autore: MissKiddo    04/01/2016    1 recensioni
Jessica Ludlow ha vent'anni e sta per affrontare l'avventura più grande della sua vita. I suoi genitori le hanno offerto un viaggio e lei ha deciso di partire per l'Alaska insieme alla sua migliore amica.
Quando arriverà al piccolo paesino rimarrà affascinata da quel luogo così suggestivo ma quando si perderà nel bosco in mezzo ad una bufera di neve si renderà conto che la sua scelta si è rivelata fin troppo estrema. In suo aiuto arriverà Vincent Sullivan, un ragazzo cresciuto nel bosco insieme a tutta la sua famiglia.
Tratto dalla storia: "Si incamminò nella direzione che pensava fosse giusta ma dopo cinque minuti ancora vagava per il bosco senza sapere dove fosse. Fermandosi vicino ad un albero il panico iniziò a prendere il sopravvento. Non aveva camminato così tanto per raggiungere lo scoiattolo. Il suo istinto di sopravvivenza iniziò a mandarle un messaggio molto chiaro. “Mi sono persa, mi sono persa, mi sono persa”. Iniziò ad urlare il nome di Fran senza sentire alcuna risposta."
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 7

Sto tornando


Jessica stava seduta sulla sedia a dondolo che si trovava sul portico dell'albergo. Era molto presto e faceva freddo ma non le andava di muoversi, stava pensando alla notte precedente. Non aveva dormito molto dopo l'incontro con Jason. Cosa aveva quel ragazzo di sbagliato? Forse era colpa sua se lui si comportava in quel modo, doveva smetterla di permetterglielo. Sospirò, dalla bocca le uscì una nuvoletta di fumo. L'importante era che non lo avrebbe più rivisto, se ne era andato e a lei bastava questo per stare tranquilla.
Alzò il viso e scrutò l'orizzonte, il cielo era terso e ancora violaceo a causa dell'alba. Quel posto era un paradiso, così calmo e silenzioso. Chissà cosa stava facendo Vincent in quel momento? Ripensò ai suoi occhi e percepì un fremito lungo la schiena. «Dormito bene?» Jessica si voltò al suono della voce di suo padre. «Non molto» Roger si avvicinò alla figlia e si sedette accanto a lei, porgendole una tazza di caffè caldo. «Voglio scusarmi per ieri sera, sono stato troppo brusco...»
«Non sei brusco, sei solo convinto che io sia ancora una bambina che non può prendere decisioni» Roger la fissò per alcuni secondi, sua figlia aveva ragione. Nella sua testa lei era ancora una bambina di quattro anni che giocava in giardino, era così tenera. Ricordò come lo guardava, come se lui fosse un eroe. «Hai ragione, lo ammetto. Ma è perchè ti voglio bene e cerco di proteggerti»
«Papà...» Jessica non riuscì a trattenere le lacrime. Si sentiva in colpa per ciò che era successo poche ore prima e le mancava Vincent, così si sfogò con suo padre. «Piccola, cosa c'è che non va?» Jessica poggiò la testa sulla spalla di Roger. Non poteva dire la verità. «Non lo so, mi sento... strana»
«È perchè vuoi rimanere qui per un'altra settimana?» Jessica annuì lentamente continuando a piangere. «Beh, va bene. Puoi restare, tanto è già tutto pagato»
«Prometto che penserò all'università, sceglierò finalmente cosa fare» disse lei asciugandosi le lacrime. Roger la guardò dritta negli occhi. «Voglio che tu sia felice, pensa bene a cosa dovrai fare, intesi?» Jessica si morse il labbro inferiore. Sapeva che stava mentendo a suo padre, ma non poteva dirgli che voleva rimanere per stare con Vincent. «Intesi» rispose infine cercando di avere un tono di voce sicuro. Roger parve soddisfatto. «E Jason dove è finito?»
«È andato via questa notte, ha detto che doveva tornare immediatamente a casa» Roger era pensieroso. «Ha avuto un'emergenza? Sai ancora non ho ben capito il motivo per cui vi siete lasciati...» Jessica si irrigidì, doveva di nuovo mentire a suo padre. «Semplicemente non avevamo più niente in comune, anzi, credo che non abbiamo mai avuto niente in comune. Quando ci siamo conosciuti eravamo due ragazzini e adesso siamo cresciuti...»
«Forse è meglio così, non mi ha mai convinto quel ragazzo. Molto spesso ho pensato che mi leccasse il culo!» Jessica sgranò gli occhi. «Ma papà!» esclamò iniziando a ridere. Roger rise insieme a sua figlia. «È meglio che io vada da tua madre, stiamo preparando le valigie» disse lui alzandosi. «Va bene, verrò a darvi una mano» Roger entro nell'albergo sghignazzando ancora. Jessica sorrise, molto spesso non era d'accordo con suo padre, avevano un rapporto conflittuale, ma lo amava.

 

Vivien stava mettendo i vestiti in una grande valigia di chanel. Quando sentì bussare alla porta pensò che fosse suo marito e invece si ritrovò di fronte sua figlia. «Serve aiuto?»
«Certo, vieni. Tu hai già fatto la valigia?» Jessica entrò nella stanza rimanendo in silenzio. «No, non verrò con voi. Rimarrò per un'altra settimana» Vivien inorridì alle parole della figlia. «Assolutamente no! Non voglio che tu ti perda ancora e mi faccia provare quel dolore...»
«Mamma... non mi perderò di nuovo, starò attenta. Quante probabilità ci sono? Ho già parlato con papà, lui è d'accordo» Vivien si voltò verso la figlia, il suo sguardo era colmo di tristezza. «E io? Non conto niente?»
«Cosa dici? È ovvio che mi interessa il tuo parere, ma io ho il diritto di decidere della mia vita» Vivien si sedette sul letto e abbassò il viso verso il pavimento. «Quindi ha deciso di rimanere?»
«Ne sono assolutamente sicura. Tornerò tra una settimana sana e salva» Jessica si avvicinò alla madre e le diede un bacio sulla guancia. «E va bene. Ma promettimi che starai molto attenta!»
«Lo farò!».

 

Cristel si trovava sul sentiero che portava alla fattoria, scrutava l'orizzonte, come se stesse aspettando qualcuno. Sapeva che Jessica sarebbe tornata, ma ogni volta una voce interiore le bisbigliava che era una sciocca. «Cosa stai facendo?» Cristel quasi sobbalzò. Voltandosi vide suo fratello Vincent. «Niente...stavo raccogliendo i mirtilli...» Vincent inclinò la testa verso sinistra, la stava studiando. «Sul sentiero?» chiese sospettoso. «Si, cosa c'è di male?»
«Niente, stavo solo chiedendo» per fortuna poco distante vi erano veramente dei mirtilli, così Cristel, si avvicinò e iniziò a mangiarli. «Come stai?» chiese infine con la bocca piena di frutti viola e gustosi. «Sto bene...» rispose Vincent osservando il cielo. «A me non sembra proprio»
«E perchè lo pensi?»
«Ti manca Jessica, l'ho capito, sai...» Vincent sorrise e scompigliò i capelli della sorella minore. «Sei gentile sorellina, ma devi farti i fatti tuoi»
«E a cosa servirebbero le sorelle minori? Vincent perchè non vai da lei?»
«Ma cosa avete tutti? Secondo te dovrai andare in città, urlare il suo nome e poi portarla qui in sella ad un cavallo bianco?»
«Si, più o meno» Vincent scosse la testa. «Probabilmente sarà già tornata in California»
«Secondo me no. Anche lei ti sta aspettando, ma non lo capisci? È cotta di te!» Vincent inarcò un sopracciglio. «Cristel, lascia perdere. Torniamo a casa»
«E va bene! Ma sei proprio cocciuto!» disse lei lanciandogli un mirtillo sulla fronte. «Come osi!» Cristel iniziò a correre ridendo, Vincent la inseguì.

 

Vivien e Roger stavano attendendo l'autobus che li avrebbe portati all'aeroporto. Jessica e Fran erano accanto a loro. «Quindi... ne sei proprio sicura?» chiese Vivien preoccupata. «Si, mamma, sicurissima»
«La terrò d'occhio io» aggiunse Fran sorridendo. «Beh, non l'hai tenuta d'occhio quando si è persa» disse Roger. Fran arrossì e rimase in silenzio, cosa avrebbe potuto dire? Un grande autobus si avvicinò e si fermò davanti a loro. Vivien si voltò verso Jessica e la strinse, mentre Roger caricò le valigie. «Fa attenzione. Ci vediamo tra una settimana» disse Roger abbracciando la figlia. «Promesso, adesso andate o arriverete in ritardo. I due salirono sull'autobus e presero posto. Vivien si avvicinò al finestrino e salutò con la mano le due giovani rimaste fuori. Poco dopo partirono. Jessica e Fran rimasero ancora per qualche minuti a fissare il pullman che si allontanava, divenendo sempre più piccolo. «Non hai detto ai tuoi genitori che tornerai da quel tipo, vero?»
«Purtroppo no...» Fran osservò il cielo. «Stai diventando una cattiva ragazza»
«Per forza, mi contagi» le due ragazze risero. Jessica stava pensando ad una sola cosa: voleva assolutamente rivedere Vincent.

 

Fran stava mangiando avidamente la torta alle mele che aveva ordinato. Lei e Jessica erano andate a fare colazione nella piccola tavola calda che si trovava al centro del paese. «Quindi? Cosa dobbiamo fare?» chiese Fran masticando con la bocca aperta. Jessica prese un sorso del suo caffè e poi parlò: «La sorella di Vincent, Cristel, mi ha dato un lettera prima che io me ne andassi»
«E cosa c'era scritto?»
«Che ho dimenticato la mia maglietta a casa loro, non posso di certo lasciarla» Fran sorrise. «Furba la ragazza!»
«È simpatica, ti piacerà!» Fran continuò a mangiare la sua torta, pensierosa. «Come faremo a trovare la fattoria?» Jessica rimase in silenzio, non ci aveva pensato.
«Credo di ricordare la strada, ci servirebbe una macchina»
«Che vuoi che sia trovare una macchina... Jess, sveglia!»
«Potremmo chiedere ai Rey, avranno una macchina» Fran guardò fuori e poi bevve dell'acqua. «Dovremmo chiedere. Ma dimmi, che fine ha fatto Jason?»
«Semplicemente ha capito che non volevo vederlo ed è tornato a casa»
«Meglio così. Secondo me era super geloso di Vincent» Jessica non rispose, voleva cambiare argomento. «Che ne dici se andiamo a chiedere la macchina?» chiese infine. «Va bene, ma prima finisco la torta!» Jessica roteò gli occhi.

 

Jason osservava il piccolo capanno in cui lo aveva condotto Buckster. Era un piccolo tugurio sudicio e pericolante. Buckster scese dal furgone e poi raggiunse il suo nuovo amico. «Che te ne pare?» chiese subito dopo aver sputato per terra. «Questa sarebbe casa tua?» Jason aveva il viso nauseato. «Un tempo lo era, in Alaska ci basta poco per vivere»
«Ci crollerà sulla testa» bisbigliò Jason calciando un sasso poco distante. Buckster finse di non aver sentito ed entrò lasciando il ragazzo da solo.
Jason era frastornato, la sbornia della sera precedente lo aveva destabilizzato. Stava davvero facendo la cosa giusta? Decise di raggiungere Buckster e chiarire qualche dubbio. «Quindi? Cosa dovremmo fare?» Buckster si tolse le scarpe logore e si accasciò sopra ad un divano sporco. «Per prima cosa dormiremo, agiremo con il buio»
«Non voglio avere dei casini» Buckster lo fissò. «Quali casini? Ti ricordo che quei tipi hanno stuprato la tua ragazza!» Buckster voleva insistere sullo stupro, sembrava che facesse molto effetto al ragazzo. Jason sembrò pensarci. «Qual'è il piano?» Buckster sospirò, aveva mal di testa e voleva soltanto dormire. «Dobbiamo rapire la sorella di quel tipo... non è un bel dispetto?» Jason strinse i pugni. «E io cosa ci guadagno?»
«Vincent ne sarà distrutto, e tu vuoi vederlo distrutto, non è così?»
«È così, ma...» l'altro lo zittì con un gesto della mano. «Sono sicuro che la tua bella fidanzatina tornerà dai Sullivan» Jason serrò la mascella. «No... non lo farà»
«Io penso di si. Senti, la strada qui fuori porta alla fattoria, stai pure a fare la guardia e vedrai che passerà da qui» Jason camminò avanti e indietro, stava iniziando ad innervosirsi. Rapire una persona era una cosa grave, lo sapeva bene. Ma in fondo avrebbero fatto un favore a quella povera ragazza, costretta a stare con uomini così cattivi e depravati. «Se Jessica passerà di qui, ti aiuterò» Buckster sorrise, compiaciuto. «Bene, vai pure fuori, ma non farti vedere. Adesso lasciami dormire» Jason uscì senza aggiungere altro.

 

Gilbert portò la macchina fuori dal garage, non la usava spesso, ma era ancora in ottime condizioni. Fran e Jessica stavano aspettando. «Ecco a voi le chiavi» disse Gilbert una volta uscito dalla macchina. «Grazie, le siamo molto grate signor Rey» disse Fran. «Ma state attente, rimanete sempre sulla strada»
«Certo, lo faremo» Gilbert le osservò ancora, non era sicuro di aver fatto la cosa giusta lasciando le chiavi. Ma lo avevano pagato bene e poi era sicuro che non si sarebbero cacciate in altri guai. Dopo averle salutate tornò all'albergo.
Jessica aveva le chiavi, non le restava che partire. «E se poi lui non vuole rivedermi?» chiese improvvisamente quando accese l'auto. «Non succederà» rispose Fran sicura. Jessica ingranò la prima e partì. L'auto era vecchia e le marce erano dure ma riuscì a guidare tranquillamente. Ogni metro di strada la portava sempre più vicina a lui. Scoprì di ricordare perfettamente la strada.
«Mi dicevi che Vincent ha due fratelli...» disse Fran guardando fuori dal finestrino. «Esatto, ma uno è partito. Noah è molto simpatico, secondo me ti piacerà»
«Ed è figo?» Jessica rise. «Lo è» Fran iniziò a battere le mani. «Incredibile, hai trovato una famiglia sperduta nel nulla con geni niente male». Continuarono il viaggio in silenzio, Jessica era presa dalla strada e Fran era meravigliata dalla bellezza che la circondava, stava rivalutando la natura.

 

Jason stava aspettando ormai da ore, ma il sentiero era silenzioso. Iniziò a pensare che quel vecchio ubriacone fosse soltanto un bugiardo. Voleva davvero rapire una ragazza? Ci pensò su e decise che se avesse veramente visto Jessica tornare dai Sullivan l'avrebbe fatto. Nessuna ragazza lo avrebbe ridicolizzato in quel modo.
Proprio mentre stava per perdere le speranze sentì il rumore di un auto, decise di nascondersi in mezzo agli alberi. Aspettò con ansia, l'avrebbe vista? Dopo pochi minuti vide un vecchio macinino arancione. Si sporse in avanti per vedere meglio e la vide. Jessica stava guidando l'auto e accanto a lei c'era Fran. «Quelle puttane!» esclamò sottovoce. Mentre imprecava notò che Fran lo stava guardando, ma non lo aveva visto era impossibile. Si ritirò dietro all'albero e respirò a fondo. Giurò a se stesso che l'avrebbe fatta pagare a quella stupida. Voleva farla soffrire e sapeva perfettamente cosa fare.

 

Fran si strofinò gli occhi con la mano, aveva visto bene? Le era parso di vedere qualcosa tra gli alberi. «Hai visto anche tu?»
«Cosa?» chiese Jessica rallentando. «Mi sembra di aver visto Jason nel bosco...» Jessica sorrise. «Ti rendi conto di quello che hai appena detto? Jason ormai sarà in California» Fran sapeva che era una cosa assurda, probabilmente era stata la neve che l'aveva abbagliata. «Hai ragione! È una sciocchezza»
«Esatto. Forse era un cervo» Fran non era sicura, ma non voleva insistere. «Già, scusami, è che sono emozionata!»
«Siamo quasi arrivati. Non farmi fare figuracce!»
«Certo che lo farò!» Jessica diede un un pizzicotto sulla coscia dell'amica e rise. «Ehi! Mi hai fatto mal...» Fran non finì la frase, di fronte a se vide la fattoria, la osservò in silenzio. Finalmente erano arrivate.

 

Spazio autrice:
Eccoci arrivati al settimo capitolo! Cosa ve ne pare? Inutile dire che Buckster e Jason formano la coppia più insopportabile del mondo! Mi raccomando, recensite e ditemi tutto ciò che pensate! Grazie a tutti quelli che leggeranno la storia.
A presto,
MissKiddo

   
 
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