Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: Xion92    04/01/2016    4 recensioni
Introduzione breve: se immaginate un sequel di TMM pubblicato su Shonen Jump invece che su Nakayoshi, probabilmente verrebbe fuori qualcosa di simile.
Introduzione lunga: Un'ipotetica seconda serie, in cui il tema serio di fondo è l'integralismo religioso e il nemico principale è un alieno, Flan, intenzionato a portare a termine la missione fallita nella serie precedente. E' suddivisa in tre parti:
I. In questa parte c'è il "lancio" della trama, del nemico principale, l'iniziale e provvisoria sconfitta di gran parte dei personaggi, l'approfondimento della relazione tra Ichigo e Masaya, fino alla nascita della loro figlia;
II. Questa parte serve allo sviluppo e all'approfondimento del personaggio della figlia di Ichigo, Angel, la sua crescita fisica e in parte psicologica, la sua relazione con i suoi nonni e col figlio di Flan, i suoi primi combattimenti in singolo;
III. Il "cuore" della storia. Torna il cast canon e i temi tornano ad essere quelli tipici di TMM mescolati a quelli di uno shonen di formazione: spirito di squadra, onore, crescita psicologica, combattimenti contro vari boss, potenziamenti.
Coppie presenti: Ichigo/Masaya, Retasu/Ryou.
Nota: rating modificato da giallo a arancione principalmente a causa del capitolo 78, molto crudo e violento.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 34 - Stravolgimento


“Dov’è finita? Dov’è andata a cacciarsi?!” gridava Mew Ichigo, in testa al gruppo di guerrieri, mentre insieme a loro si aggirava per i tetti di Tokyo, cercando di rintracciare Angel.
“Mew Ichigo, dobbiamo andare dove sono stati identificati gli alieni, sarà senz’altro là”, propose il Cavaliere Blu.
“Ma così non va bene!” esclamò Mew Mint. “Se ha detto che è venuta qua per combattere insieme a noi, perché non ci ha aspettato?”
“Già, non è così che funziona una squadra”, aggiunse Mew Pudding, risentita. “Se vogliamo vincere, dobbiamo fare tutto insieme, non ognuno per conto suo. Giusto, Mew Lettuce?”
“Sono d’accordo con te”, approvò la Mew Mew verde. “È stata troppo impulsiva a scapparsene così.”
Mew Zakuro si limitò a dire: “vedrete se quella lì non ci porterà solo guai…”
Mew Angel, nel frattempo, era arrivata un pezzo avanti e, passando per i tetti, era arrivata nei quartieri centrali. La ragazza si sentiva contorcere le viscere, e pensava mezza disperata: ‘non possono essere veramente loro… non possono essermi venuti dietro…’

Nel frattempo, sospesi nel cielo illuminato di Tokyo, Flan e Waffle guardavano di sotto, molto interessati.
“Così, padre, questa era Tokyo prima che arrivassi tu?” gli chiese Waffle, ammirato.
“Esatto, figlio. Dimmi, non ti sale l’istinto omicida al solo percepire una così alta presenza umana sotto di noi?” gli chiese Flan, malignamente.
“Eccome, padre!” rispose disgustato Waffle.
“Ma ora non c’è tempo per ammirare lo spettacolo. Dobbiamo subito trovare quella donna fastidiosa”, lo richiamò Flan. “Hai fatto bene a venirmi ad avvisare, ma trovare un altro frammento di µAqua non è stato per niente semplice.”
“Già”, ammise Waffle “abbiamo perso un po’ di tempo, purtroppo. Però, padre, pensaci: Angel è più sperduta di noi, in una città come questa. Sicuramente sarà ancora da sola, non dovremo fare altro che trovarla e ucciderla.”
“Giusto. Sappiamo bene il motivo per cui è venuta qui, non ci vuole un genio. Vorrebbe farsi aiutare dalle altre Mew Mew. Sono stato io stesso, dopotutto, a dirle che da sola non avrebbe mai potuto vincere. Non ho idea di come abbia fatto a viaggiare nel tempo, visto che non è una di noi, ma non ha importanza. Non occorre che uccidiamo anche gli altri, basta lei. Una volta uccisa lei, ci basterà tornare nel nostro tempo, perché nessuno degli altri guerrieri potrà farlo. Non ricordi una delle clausole? Per poter essere attivata, la µAqua deve essere utilizzata da qualcuno che proviene dal suo stesso periodo temporale. Quindi, se lei è ancora da sola, sconfiggerla sarà una passeggiata”, spiegò il padre.
Waffle, incerto, rispose: “e se, mettiamo, fosse già riuscita ad incontrare gli altri?”
Flan lo guardò col suo unico occhio sano. “Sarà un lavoretto in più, ma niente di preoccupante. Però…” aggiunse fulminandolo, e le sue parole fecero rabbrividire suo figlio. “Se tu avessi fatto più attenzione ad ucciderla prima, sarebbe stato un lavoretto in meno. Quindi non ti aspettare indulgenza da parte mia, se veramente quella lì avrà trovato i suoi compagni.”
A quel punto, i due alieni sentirono un grido provenire da sotto di loro, e guardando in giù, videro quella Mew Mew vestita di nero saltare sul tetto di un grattacielo lì vicino.
“Flan! Waffle!” gridò lei furiosa, con le orecchie abbassate sulla testa.
“Angel!” gridò Waffle, sollevato, e si rivolse freneticamente a suo padre: “hai visto? È da sola! Non ha ancora trovato gli altri!”
Flan annuì, tranquillo. “Parrebbe di sì, figlio. Ti è andata bene.”
Waffle guardò giù, fissando Angel negli occhi, e con tono canzonatorio le disse: “e così, Angel, hai deciso di venire qua per portare le Mew Mew da noi e farti aiutare, eh? Ma ti è andata male! Volevi fare la furba con noi?”
Mew Angel non rispose, ma lo guardò con profondo disprezzo e disgusto. Waffle fece un sorrisetto cattivo. “Sai cosa ti succede se provi a fare la furba con noi?”
Ancora una volta, Mew Angel non rispose, ma rimase immobile e pronta al suo posto.
Waffle le puntò contro il jitte e partì in picchiata verso di lei. “Muori!”
Questa volta però la Mew Mew non si scansò, ma dal suo posto fece un salto verso di lui brandendo la sua Angel Whistle, e appena furono abbastanza vicini i due ragazzi si diedero un colpo a vicenda con l’arma cercando di spezzare la difesa dell’altro, ma Waffle, avvantaggiato dalla gravità, riuscì ad avere la meglio e la atterrò in un momento.
“Bravo, figlio. Uccidila”, rispose calmo e soddisfatto Flan dall’alto.
L’alieno più giovane stava cercando di darle un colpo al collo col jitte, ma la ragazza riuscì a bloccargli il polso con la mano, e intanto agitava le gambe per levarselo di dosso, ma lui era decisamente più forte di lei. Visto che una mano di Waffle era bloccata, con l’altra cercò di premerle sul collo per strangolarla. Mew Angel, con l’unica mano libera, cercò di toglierla, ma la mano sinistra di Waffle era come una tenaglia e premeva sulla sua gola sempre più forte, e a nulla serviva la protezione della sciarpa. Presto alla guerriera iniziò a mancare il fiato e cominciò a uscirle della saliva dalla bocca, mentre disperatamente, a occhi sbarrati cercava di liberarsi invano del suo avversario.

Un attimo dopo, Waffle venne violentemente scaraventato via da una specie di frustata e, dopo essersi ripreso, guardò furibondo chi potesse essere stato. Era una Mew Mew vestita di viola, con orecchie e coda di lupo e un’arma somigliante a una frusta.
Subito dietro di lei, apparvero altri cinque guerrieri, corsi in aiuto della loro nuova compagna.
Mew Angel si mise a fatica a quattro zampe e massaggiandosi il collo dolorante lanciò un’occhiata alla sua salvatrice. “Mew Zakuro, non intrometterti nella mia lotta. Voglio uno scontro leale, uno contro uno.”
Lei la fulminò con lo sguardo. “Ma cosa dici, incosciente?! Non puoi farcela da sola!”
Waffle, che nel frattempo si era ripreso, fece per scagliarsi di nuovo sulla Mew Mew nera, che ancora era a terra ansimante, ma Mew Zakuro si mise in mezzo.
“Dove vai, alieno?! Adesso sono io la tua avversaria!”
Waffle rimase un attimo interdetto, ma poi rispose con sicurezza: “falla finita, se non vuoi morire.”
“Waffle!” si sentì Flan chiamare dall’alto. “Non fare il cretino e torna su!”
Il figlio, obbediente, a malincuore lasciò la lotta e tornò da suo padre.
“Ci siamo sbagliati, evidentemente. È già riuscita a trovare i suoi compagni. Ma non importa. Li ho già uccisi una volta, farlo una volta di più non mi costa niente. Adesso tuo padre ti farà vedere come si fa. Tu goditi lo spettacolo.”
Mew Angel, che nel frattempo si era rimessa in piedi, bofonchiò sottovoce agli altri guerrieri: “state molto attenti, Flan ha la brutta tendenza a teletrasportarsi alle spalle. Sensi all’erta!”
Flan, sopra di loro, squadrò con attenzione ognuno dei sette guerrieri sotto di lui e, un’altra volta, si ripeté nella mente:
‘le Mew Mew, prese una per una, non valgono niente’, e formulato questo pensiero, fece per teletrasportarsi di nuovo alle spalle di quella vestita di verde, come già aveva fatto con successo molti anni prima. Ma non aveva messo in conto che questa volta c’era anche Mew Angel, con i suoi sensi e riflessi acuiti da una vita fatta di lotta per la sopravvivenza. Nel momento in cui Flan cominciò a sparire, prima ancora che fosse riuscito a riapparire alle spalle della sua vittima prescelta, le orecchie della Mew Mew nera si erano agitate, e la ragazza aveva urlato, allarmata:
“Mew Lettuce, spostati da lì!”
Subito, per reazione, la Mew Mew verde aveva fatto un salto dal suo posto, schivando per un pelo il colpo a tradimento alle spalle di Flan, lasciando l’alieno con un pugno di mosche. L’uomo non fece in tempo a riprendersi dalla sorpresa del suo attacco fallito che un potente colpo di spada del Cavaliere Blu l’aveva allontanato da loro di diversi metri. Flan, col suo occhio giallo che brillava di rabbia sorda, cercò di contrattaccare dandogli un colpo coi kunai, ma il Cavaliere Blu, pronto, parò il colpo, bloccando sul posto Flan che cercava, coi suoi coltelli, di allontanare la spada dell’avversario da lui.
Da molto in alto si sentì la voce, preoccupata e apprensiva, di Waffle:
“hai bisogno di aiuto, padre?”
Flan, col fiato spezzato dalla fatica, in evidente difficoltà, gli rispose in un ringhio sordo:
“non startene lì come uno stupido!”
Il figlio allora partì di scatto col jitte puntato contro il Cavaliere Blu, ma venne fermato da un Ribbon Mint Echo, che come una freccia era arrivato verso di lui, scoccato dall’arco di Mew Mint.
Flan allora, vedendo che le cose non si risolvevano, fece uno scatto improvviso all’indietro per evitare che la spada del suo nemico lo decapitasse e ritornò nel cielo insieme al figlio. Si sentiva disorientato per la prima volta in vita sua. Era chiaro che il suo asso nella manica, l’attacco alle spalle con teletrasporto annesso, non funzionava più: Mew Angel lo conosceva bene, e conosceva le sue mosse. Flan non poteva più aspettarsi di sconfiggere le Mew Mew facilmente come aveva fatto la prima volta. Non sapendo cos’altro fare, non trovò niente di meglio che prendersela col figlio che gli era di fianco.
“Tu, stupido ragazzo! Avresti dovuto uccidere quella in nero nel bosco, invece te la sei lasciata sfuggire da sotto il naso come un cretino! Ma vedrai, dopo… faremo i conti a casa!”
Waffle, a quelle dure parole, abbassò il capo remissivo. “Mi dispiace padre, ho fatto tutto quello che ho potuto… non l’ho fatto apposta a lasciarla scappare…”, cercò di giustificarsi, quasi balbettando.
A Mew Angel tutto ciò inizialmente fece impressione. In quella risposta di Waffle non c’era un briciolo dell’arroganza e del senso di superiorità che aveva avuto quando aveva parlato con lei. Il potere e l’influenza che Flan esercitava su di lui sarebbero stati evidenti per chiunque, ma non per lei, che scacciò questa constatazione dalla testa come un pensiero fastidioso.
Mew Ichigo le si avvicino e la toccò sulla spalla. Mew Angel la guardò per sentire cosa aveva da dire.
“Mew Angel, adesso guarda come funziona una squadra! Ragazze! Lanciamo un attacco combinato verso quei due alieni. Cavaliere Blu! Potenzia i nostri attacchi appena li avremo lanciati!”
Tutti gli altri annuirono al comando della loro leader, tutte e cinque le Mew Mew si misero allineate, e ciascuna, nello stesso istante, lanciò il proprio attacco verso Flan e Waffle. Appena i loro colpi furono partiti, il Cavaliere Blu agitò la sua spada liberando un potente fascio di luce azzurra, che si unì agli attacchi lanciati in precedenza e aggiungendo loro potere. I due alieni, al vedere che le cose si stavano mettendo male, cercarono di lanciare un attacco elettrico in contemporanea per parare quel colpo potente. Le due forze si scontrarono, e tutti i guerrieri in campo, meno Mew Angel che, ammirata, era rimasta in disparte, rimasero fermi in posizione, con le braccia tese davanti a sé e le mani salde attorno alle rispettive armi, coi denti stretti, cercando di far avanzare il proprio attacco.
“Mew Angel!” chiamò Mew Ichigo. “Per riuscire a vincere, abbiamo bisogno anche del tuo aiuto. Vieni qui e dacci una mano!”
La Mew Mew in nero, obbediente, si mise di fianco a lei e lanciò anche lei il suo Ribbon Angel Bless, che aggiunse ulteriore potenza all’attacco lanciato prima, e finalmente il loro colpo combinato riuscì a spezzare quello dei due alieni, investendo Flan e Waffle in pieno. Appena tutto fu tornato calmo, i due nemici sembravano essere piuttosto malridotti. Flan ringhiò, rabbioso: le cose si stavano mettendo male per loro. Ora che le Mew Mew erano non più sei ma sette, riuscivano ad eguagliare i poteri suoi e di suo figlio. Non era detto che sarebbero riusciti a vincere, se avessero continuato così. Doveva pensare a un piano. Guardò in giù verso Mew Angel, col risentimento che trasudava dal suo occhio giallo, e vide la ragazza lanciargli uno sguardo di sfida soddisfatto.
“Basta così, Waffle, andiamo via!” ordinò l’uomo, teletrasportandosi insieme al figlio.
I guerrieri rimasti ansimarono per la fatica alcuni istanti, visto che l’attacco che avevano lanciato era costato parecchie energie. Ma appena si furono un attimo ripresi, Mew Pudding, emozionata, esclamò: “non c’è niente da fare, noi siamo i migliori! Avete visto quel brutto cattivone come l’ha presa a male?”
Mew Mint annuì. “Sì, non è andata male per essere la prima battaglia. Insomma, mi aspettavo di peggio”.
Mew Lettuce si rivolse incoraggiante alla sua nuova compagna: “visto, Mew Angel? Non è stato difficile. Vedrai che ce la faremo.”
Mew Angel invece, dopo l’iniziale entusiasmo per questa prima vittoria, aveva chinato la testa, abbattuta. Nulla di quello che era successo era andato come sarebbe dovuto andare: prima di tutto, il combattimento. Quello era indifferente che fosse avvenuto in questa Tokyo del passato o nel suo presente. Il problema era che lei, facilona come al solito, aveva pensato semplicemente tutti e sette insieme batteremo subito Flan. E invece non erano riusciti ad ucciderlo; né lui, né suo figlio. Pure mettendo insieme i loro poteri, non li avevano battuti. Li avevano semplicemente eguagliati, e loro erano fuggiti. L’aveva fatta troppo semplice. Aveva analizzato e programmato tutto, e allo stesso tempo aveva tralasciato il fattore più importante e vitale: non era detto che bastasse essere in sette per battere un nemico tanto potente.
E inoltre… ora Flan e Waffle si trovavano in quella Tokyo ancora sana, viva e intatta. A cosa fare aveva fermato il loro Flan, se il suo Flan l’aveva seguita? Lei aveva intenzione di portare i guerrieri nel suo tempo, dove ormai non c’era più nulla da perdere, invece Flan l’aveva preceduta ed era venuto nel passato anche lui, ed ora la sua ombra incombeva anche su questa Tokyo. Tale pensiero stava gettando la ragazza nell’angoscia più nera. Quella Tokyo era nuova per lei, non la conosceva, la smarriva e disorientava, e non la sentiva sua come quella in cui era cresciuta, eppure sentiva che era ricca di vita e con un futuro, e ora Flan rischiava di rovinarla. Lei non voleva vederlo ridurre anche questa Tokyo come quella da cui veniva lei.
I suoi rimuginamenti vennero interrotti da una voce maschile e gentile: “ehi, Mew Angel.”
Lei alzò lo sguardo e, quando incrociò quello del Cavaliere Blu, riabbassò di nuovo gli occhi, in un gesto innato di rispetto.
“Ormai è inutile restare qui. Torniamo al Caffè”, continuò lui. Mew Angel annuì, col morale a terra.

“Allora, mi volete spiegare tutto per bene?” chiese Ryou, che più quelli parlavano e meno lui ci capiva. “E parlate uno per volta. Ichigo?”
“Allora, Shirogane”, cercò di spiegarsi lei. “Da quello che ho capito, quei due alieni che abbiamo combattuto sono gli stessi del tempo di Angel, che hanno viaggiato nel tempo anche loro per combatterci qui.”
“Ma perché?” chiese Ryou. “Perché hanno voluto seguirla? Cosa cambiava a loro, se voi andavate nel loro tempo di origine?”
“Questo potrebbe spiegarcelo lei”, intervenne Minto. “Ma sta dando in escandescenza da quando siamo tornati qui.”
Tutti voltarono la testa: a pochi metri da loro, Angel era girata faccia contro il muro, e dava testate contro la parete a ripetizione, infilando un’imprecazione peggiore della precedente ad ogni colpo che dava.
“Santo cielo”, commentò Minto disgustata. “Nemmeno al mercato del pesce la mattina presto si sentono espressioni simili…”
Ryou sospirò e la riprese: “Angel! Smettila di dare testate alle pareti, che ci rovini l’intonaco!”
La ragazza tirò un gran respiro e, smettendo finalmente di torturarsi la fronte, tornò dagli altri a testa bassa.
“Allora, signorina, adesso che abbiamo un po’ più di calma, non sarà il caso che ci spieghi tutto quello che sai?” la esortò Ryou, impaziente.
Zakuro, a braccia conserte, aggiunse: “hai portato quegli alieni proprio qui da noi. Siamo tutti in pericolo adesso, o no?”
“Zakuro-san, per favore!” la riprese Ichigo. “Vuoi farla abbattere ancora di più?”
Masaya si avvicinò ad Angel e la toccò appena sul braccio. “Dai, tirati su. Perché non ci spieghi tutto per bene? Più cose sappiamo, e più facile sarà trovare una soluzione”, le disse incoraggiante.
Angel annuì e, con tono molto più calmo rispetto a quello che aveva usato rispetto a quando era arrivata per la prima volta, rispose alle loro domande: “probabilmente Flan ha voluto seguirmi perché aveva capito che avrei voluto chiedere il vostro aiuto. Lui era comunque convinto di battere anche voi con facilità, ma uccidere solo me gli avrebbe dato una seccatura in meno.”
“Perché avrebbe voluto uccidere solo te, Angel-san?” chiese Retasu.
“Perché una delle regole del viaggio del tempo della µAqua è che, nel gruppo che la utilizza, ci sia almeno una persona originaria dello stesso tempo del frammento che usa. Quindi, se loro uccidessero me, sarebbero a posto, gli basterebbe tornare nel mio tempo, e voi non avreste modo di seguirli. Non so… si capisce?”, spiegò Angel, un po’ titubante.
“Quindi questa µAqua ha delle clausole importanti. Come fai a conoscerle?” le chiese Keiichiro.
“Una volta ho sentito Flan mentre le spiegava a suo figlio”, rispose lei.
“Ma questi brutti cattivoni perché ce l’hanno tanto con noi? Insomma… Tar-Tar e gli altri non avranno spiegato tutto ai loro amici, quando sono tornati a casa?” chiese Bu-ling, non del tutto convinta.
“Beh, insomma, sono alieni. Cosa ti potresti mai aspettare da quelli?” disse semplicemente Angel, scrollando le spalle.
Masaya però la contraddisse: “non può essere così semplice, sicuramente c’è altro dietro. Tu lo sai, Angel?”
Angel, davanti alle parole del ragazzo, non riuscì a negare ulteriormente. “No, veramente un motivo c’è: questi due alieni sono rimasti fedeli a Profondo Blu e sono decisi a compiere la sua volontà, sterminando i terrestri com’era stato suo proposito. È solo questo il motivo, credetemi.”
Ichigo spalancò gli occhi: “ma che senso ha? È assurdo! Profondo Blu neanche esiste più! Come fanno a compiere la volontà di uno che non esiste?”
La ragazza mora scosse la testa: “hai ragione, Ichigo, ma vallo a dire a loro… io ho provato a farlo capire a Waffle, ma non c’è stato niente da fare. Sono cattivi dentro, come tutti quelli come loro, che vuoi farci?”
“Non sono cattivi”, si sentì intervenire Zakuro a quel punto.
Angel, nonostante fosse calma in quel momento, sentì il sangue iniziare a ribollirle. “Come hai detto? Devo ripeterti che, da me, hanno quasi ammazzato tutti?”
“E io ti ripeto che non sono cattivi, anche se sembra orribile da dire. Hanno solo la mente annebbiata dalle loro convinzioni. Diciamo che sarebbero più da compatire che da odiare”, rispose brevemente Zakuro senza scomporsi, ma con l’aria di chi è ferrato in queste cose.

Ad Angel iniziò a fare male la testa: la Mew Mew più grande non le aveva detto che poche frasi, ma queste sembravano voler ribaltare tutte le sue convinzioni. Angel odiava sinceramente sia Flan che Waffle, e fino a quel momento era stata certa della loro cattiveria innata, propria della loro specie. Invece, ora la ragazza più grande stava cercando di farle capire che nemmeno loro due si meritavano di essere odiati, nonostante tutto quello che avevano fatto. Questo concetto fu troppo per la mente della giovane del futuro. Non era disposta a ribaltare la sua visione su di loro e sulla loro specie così facilmente. Era impossibile per lei non avercela a morte con loro e con tutta la loro stirpe. In fondo, non era proprio la loro cattiveria intrinseca che aveva portato Waffle a tradirla, tanti anni prima? Non era questa la logica conclusione a cui era arrivata, dopo tanti ragionamenti?
Beh, non era quello il momento di stare a ragionare su queste cose. Era stanca. Era da quella mattina che non faceva altro che correre, letteralmente. Ryou se ne accorse.
“Basta così per stasera, siamo tutti stanchi. È ora che torniate a casa. Ma prima, le mie disposizioni: da domani mattina ricominceremo tutti a lavorare qui, visto che è domenica. E lo farai anche tu”, disse autoritario, rivolgendosi alla nuova arrivata.
Angel fece un passo indietro. “Io?! E cosa dovrei fare?”
“Te lo spiegherò domani. Qui non vive a scrocco nessuno, sei d’accordo?”
Lei annuì. “Certo.”
“Tutto chiaro?” chiese Ryou, rivolgendosi agli altri. Ichigo, Masaya, Minto, Retasu, Bu-ling e Zakuro annuirono insieme.
“Angel”, aggiunse Keiichiro “puoi vivere qui con noi al Caffè fin quando la situazione non si sarà risolta. Ryou ti mostrerà la tua camera.”
Angel rifletté un attimo su quelle parole, e chiese perplessa: “la mia camera? Intendi che avrò una stanza intera dove potrò dormire solo io?”
I presenti spalancarono gli occhi. “Scusa, cosa c’è di così strano?” le chiese Ichigo.
Angel era più meravigliata di lei. “Qui non usate dormire tutti insieme?”
“Oh, santa pace!” esclamò Minto, esasperata. “Cosa mi tocca sentire!”

Appena i ragazzi se ne furono tutti andati, Ryou disse ad Angel:
“intanto, perché non mi dai quel frammento di µAqua che hai in tasca?”
La ragazza si ritrasse, diffidente. “Cosa ci vuoi fare?”
“Assolutamente niente”, la rassicurò il ragazzo. “Solo metterla al sicuro nella cantina. Solo noi sapremo dov’è, e sarà molto più al sicuro lì che in qualunque altro posto.”
Angel decise di fidarsi di lui, ma si raccomandò ancora: “mi raccomando, ti scongiuro, boss, non usarlo. È il mio unico modo per tornare a casa.”
Ryou rispose, allungando la mano: “ti ripeto, tranquilla: resterà lì al sicuro, e potrai riprenderlo quando vorrai.”
La giovane esitò ancora per un attimo, poi tirò fuori il frammento dalla tasca e glielo porse.
“Dopo lo porterò giù. Cerca di rilassarti, Angel”, le consigliò.
Il ragazzò guidò l’ospite su per le scale e aprì una porta di fronte alla sua stanza. La camera era piccola, spoglia ed essenziale, con soltanto un letto addossato contro un muro e un armadio.
“Non è un granché” le disse il ragazzo in un tentativo di giustificarsi. “Ma non eravamo minimamente preparati al tuo arrivo. Ti dovrai accontentare.”
“Capirai, boss”, lo rassicurò Angel “sono abituata a ben di peggio.”
“Allora, puoi farti il letto con le lenzuola e le coperte nell’armadio. Hai un pigiama, dietro?”
“Ehm… no”, rispose a disagio la ragazza.
“Allora dovrò dartene per forza uno mio. Ti starà largo, ma non abbiamo altro.”
“Va bene”, annuì lei.
Ryou uscì dalla stanza e ritornò dopo poco con un suo vecchio pigiama. “Buonanotte. Ci vediamo domattina”, e uscì chiudendo la porta. Prima di tornare al piano di sotto, ripensò per un momento a quel modo curioso e militaresco con cui Angel aveva iniziato a chiamarlo, e scosse la testa con un risolino.

Rimasta sola, Angel si cambiò velocemente e si diresse verso l’armadio. Aprì le ante e squadrò perplessa il contenuto: c’erano due lenzuoli grandi, uno piccolo e una coperta pesante. Cos’è che aveva detto il boss? Di fare il letto. Ma cosa voleva dire? Cosa c’era da fare, da costruire? Il letto era già bello e fatto, con assi e gambe solide, e c’era il materasso sopra. E poi, tutte quelle stoffe? A lei bastava soltanto la coperta. Quelle lenzuola così sottili non le avrebbero certo tenuto caldo. Allora prese solo la prima, ignorando il resto, e si distese esausta sul materasso scoperto, tirandosi sopra il piumone senza nemmeno rincalzarlo.
Era stata accolta piuttosto bene dalla squadra delle Tokyo Mew Mew, eppure le veniva da piangere: il suo piano era andato in fumo, la minaccia di Flan incombeva su quella Tokyo vitale, lei era in un mondo nuovo che non conosceva minimamente, e poi c’era sua nonna… lei, povera donna, che la stava aspettando a casa, da sola, convinta che dopo pochi giorni sua nipote sarebbe tornata con la notizia della vittoria, e invece non avrebbe visto tornare nessuno. Angel non aveva assolutamente idea di quanto tempo sarebbe dovuta rimanere in quella linea temporale. Forse anche mesi… e intanto Sakura sarebbe rimasta sola, a tormentarsi, a chiedersi perché la sua Angel ci stesse mettendo tanto, a disperarsi al pensiero che forse la sua adorata nipote era stata uccisa. Ed Angel mai in vita sua aveva dormito senza sua nonna di fianco a lei.
Cercò come al solito di trattenere le sue emozioni, ma una lacrima le sfuggì comunque, bagnando il cuscino.
‘Nonna, mi manchi… mi manchi tanto…’ fu il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi.

 

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Oh, finalmente la parte più pesante per ora è finita e i prossimi capitoli saranno molto più leggeri, scanzonati e "slice of life", prima di riprendere, più avanti, a tenersi su toni seri. Un po' di respiro ci vuole ogni tanto. Solo un appunto per i titoli: quando ho iniziato a pubblicare, mi ero proposta che il titolo di ogni capitolo fosse costituito da una sola parola, ma la mia fantasia sta iniziando a scemare, quindi mi prenderò la libertà, d'ora in avanti di metterci due parole invece di una.

   
 
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