Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
Segui la storia  |       
Autore: Recchan8    04/01/2016    1 recensioni
Padre Enrico Pucci venne fermato prima della creazione del Nuovo Universo. La Fondazione Speedwagon e Jotaro Kujo presero una decisione drastica al fine di eliminare per sempre il seme di Dio Brando dalla terra: Enrico Pucci, Ungaro, Rykiel e Donatello Versus furono uccisi. Per vari motivi, solo Giorno Giovanna venne risparmiato.
Maggio 2012: Finalmente ogni traccia oscura di Dio Brando era stata spazzata via.
O meglio, così si credeva.
"Non ti fidare di Jotaro Kujo. Trova Giorno Giovanna; ne va della tua vita" sono le parole che spingono Celeste a fuggire a Napoli. Ma a chi appartiene la voce suadente che le parla? Perché vuole che trovi Giorno? E perché Jotaro Kujo pare ossessionato dalla voglia a forma di stella che possiede Celeste, così tanto da chiederle un campione di DNA?
Che la stirpe di Dio non si sia estinta?
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Giorno Giovanna, Jotaro Kujo, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Deep Memories'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rohan adagiò la cartella sul portabagagli e si lasciò cadere sul proprio sedile, incrociando poi le braccia al petto e sospirando rumorosamente. Guardò fuori dal finestrino e vide il capotreno camminare lungo la banchina e fischiare animatamente: il treno sarebbe partito tra poco. Allungò le lunghe gambe fasciate da un paio di pantaloni blu rigorosamente di Gucci e si congratulò con se stesso per aver scelto un posto in prima classe. Quando si trattava di viaggiare, il mangaka non badava a spese.
Le porte si chiusero e il treno ad alta velocità iniziò la sua corsa.
-”Kishibe”- l'aveva chiamato al telefono quella mattina Jotaro. -”Sei sempre in Italia?”-.
-”Dannazione, Kujo, stai iniziando a essere molesto quasi quanto tuo zio!”- aveva esclamato infastidito. -”Sì, sono a Firenze”-.
-”Ho bisogno di te qui a Napoli. E' giunto il momento di troncare ogni dubbio una volta per tutte”-.
Se c'era una cosa che Rohan aveva imparato era di non dire mai di no a Jotaro Kujo. Quell'uomo odiava essere contraddetto, e se si ficcava una cosa in testa era impossibile fargli cambiare idea. Non si sarebbe arreso fino all'ottenimento delle risposte cercate.
-”Quanto è importante?”- aveva domandato sapendo già quale sarebbe stata la risposta.
-”Troppo”-.
Un'ora dopo, a mezzogiorno, Rohan si era recato alla stazione di Firenze Santa Maria Novella per salire a bordo del treno che lo avrebbe portato a Napoli.
Giuro che se mi ha fatto sospendere il lavoro per una paranoia lo ammazzo!”.

 

 

Rohan trovò Jotaro ad aspettarlo fuori dalla stazione. Il suo viso, come al solito, era impassibile, ma i suoi occhi turchesi dal taglio occidentale lasciavano intravedere quella paura che per giorni albergava nel cuore del biologo marino.
-”Credo di doverti delle spiegazioni”- esordì Jotaro.
-”Direi di sì”- concordò Rohan visibilmente irritato.
Jotaro si ficcò le mani nelle tasche dei pantaloni neri e si incamminò verso Corso Arnaldo Lucci, seguito da un Rohan che si era appena messo al collo la sua fida macchina fotografica. Jotaro gli lanciò un'occhiata di sottecchi e fece schioccare la lingua.
-”Non provare a dirmi che non siamo qui per hobby”- lo anticipò il mangaka. -”Ho il costante bisogno di documentarmi per le mie storie e, sorpresona, sono multitasking”-. Si fermò per scattare una fotografia a due persone davanti alla vetrina di un negozio e poi riprese a camminare. -”Quindi”- proseguì. -”Parla pure. Ti ascolto”-.
Jotaro si calò la visiera del vistoso cappello sugli occhi, borbottò qualcosa che a Rohan parve diverso dal solito “Yare yare daze” e si strinse nelle spalle, sospirando.
-”Dobbiamo trovare un edificio. Questo”- disse passando una fotografia a Rohan.
-”Carino”- commentò il mangaka. Stava già pensando a come farne una trasposizione su carta.
-”E' la villa di un boss mafioso”- spiegò Jotaro.
-”Ehi ehi ehi ehi ehi...”- mormorò Rohan restituendo la foto a Jotaro. -”Cosa c'entra la ragazza bionda con la mafia?”-.
-”E' la sorella del boss. Da parte di padre. Sorellastra”-.
Rohan si fermò e costrinse Jotaro a fare lo stesso. Il nipote di quella seccatura di Josuke l'aveva trascinato a Napoli senza dirgli praticamente niente; adesso non si sarebbe mosso da lì finché il biologo non gli avesse spiegato la situazione fin nei minimi dettagli. Jotaro intuì le intenzioni di Rohan ma non cedette allo sguardo inquisitorio del mangaka giapponese.
-”Quando avremo trovato la villa e il boss ti spiegherò tutto. Ti basti sapere che se la mia ipotesi risultasse esatta dovremo essere pronti ad agire per il bene dell'umanità”-.

 

 

Celeste non aveva mai avuto un pranzo così imbarazzante.
Per tutto il tempo né lei né Mercuzio avevano aperto bocca, se non per mangiare. Se qualcuno avesse chiesto a Celeste quale fosse stato il momento più bello di quel pranzo, avrebbe risposto “La pizza con la mozzarella di bufala”. Non si erano parlati neppure al momento di pagare il conto; Mercuzio aveva tirato fuori il portafoglio e aveva pagato per entrambi. Celeste non era riuscita a ringraziarlo e Mercuzio non glielo aveva fatto pesare.
Uscirono dalla pizzeria, l'uno con lo sguardo rivolto a destra, l'altra a sinistra.
Mercuzio aveva mostrato le sue debolezze e preso coscienza dei suoi sentimenti, mentre Celeste si era vista distruggere la sua più grande certezza e stava ancora lottando contro se stessa; era naturale che i due non riuscissero a guardarsi negli occhi.
Raggiunsero la fermata e riuscirono per un pelo a prendere l'autobus delle 15:06. Si sedettero vicini, Mercuzio dalla parte del finestrino, e portarono avanti il loro imbarazzante silenzio. Per Celeste furono tre quarti d'ora di agonia: voleva parlare, dirgli qualcosa, ma al tempo stesso il suo orgoglio la tratteneva dal farlo. Mercuzio le sembrava arrabbiato, sul piede di guerra e pronto ad attaccar briga alla prima parola sbagliata della giovane dai capelli color miele. I suoi occhi, nei quali Celeste era solita vedere una luce brillante, parevano spenti e opachi. Per lui aveva messo da parte le sue priorità, come comunicare a Giorno dello strano incontro con suo padre o della presenza di Jotaro Kujo a Napoli. Perché? L'aveva fatto per curiosità, e quindi per se stessa, o per il bene del ragazzo che le sedeva accanto? Celeste non ne aveva la più pallida idea. C'era troppa confusione nella sua mente, troppe emozioni che le vorticavano in testa e, apparentemente, nessun modo per farle quietare.
I quarantacinque minuti trascorsero molto lentamente, e l'autobus si fermò ai piedi del colle per far scendere i due ragazzi. Celeste e Mercuzio s'incamminarono lungo la strada in salita che si snodava attraverso il bosco e che conduceva alla villa del boss di Passione. Quando raggiunsero il palazzo, Mercuzio, di qualche metro davanti a Celeste, si fermò improvvisamente e alzò un braccio, intimando a Celeste di non proseguire.
-”C'è qualcuno davanti al portone”- sussurrò Mercuzio. Celeste si sorprese nel sentire la sua voce. Si sporse oltre le spalle della sua guardia del corpo e vide, in piedi di fronte al portone, una ragazza: indossava un top nero dalla scollatura a cuore, un paio di pantaloni lunghi leggeri beige dal cavallo basso e delle francesine laccate nere. I capelli, di un fucsia brillante, erano acconciati in dolci boccoli che le arrivavano a metà schiena. Alzò una mano, il polso pieno di braccialetti, e prese a bussare con foga. Sembrava particolarmente irritata.
-”C'è nessuno?!”- esclamò la ragazza. -”Non fatemi arrabbiare!”-.
Il campo visivo di Celeste si liberò a causa della scomparsa di Mercuzio. Lo vide riapparire in uno sbuffo di fumo vicino alla ragazza, scambiare due parole con lei, farle il baciamano e prendere il cellulare. La ragazza, invece, si voltò nella direzione di Celeste, si abbassò gli occhiali da sole sul naso e la squadrò con evidente scetticismo. Celeste, sentendosi giudicata, raggiunse a passo spedito i due ragazzi, incrociò le braccia al petto e fulminò Mercuzio, intento a parlare al telefono, con un'occhiataccia.
-”Scusami tesoro, posso sapere chi sei?”- le domandò la ragazza dai capelli fucsia.
-”Ti faccio la stessa domanda”-.
-”L'ho fatta prima io”- disse freddamente.
-”Non mi interessa”- ribatté Celeste.
Mercuzio chiuse la chiamata e si frappose tra le due ragazze.
-”Il boss non è in casa, ma sta arrivando Mista. Stava dormendo...”- disse.
La ragazza, più bassa di Celeste, alzò il mento e fece un breve sbuffo di disappunto.
-”Mercuzio, chi è questa sbruffona?”-.
-”Scusa?!”- gridò Celeste andando su tutte le furie. Senza pensarci, evocò Deeper Deeper e minacciò la ragazza con l'alabarda. Mercuzio agì a sua volta d'istinto: legò Celeste con una spessa catena di fumo e fece retrocedere la ragazza dai capelli fucsia di qualche passo.
-”Ti ammazzo!”- le ringhiò Celeste. Tutta la tensione che aveva accumulato fino ad allora aveva trovato come valvola di sfogo l'irritazione che Celeste provava per quella tipa. -"Te li faccio ingoiare quei cazzo di occhiali da sole! Anzi, non ti dico dove te li ficco perché sono una ragazza fine!"- sbraitò.
Le sue iridi si tinsero di rosso; Mercuzio se ne accorse, spinse via la ragazza e si parò di fronte a Celeste, afferrandole il viso tra le mani.
-”Blu... Blu, ascoltami”- sussurrò, la punta del naso a sfiorare quella di Celeste. -”Mi stai ascoltando? Calmati, stai tranquilla. Va tutto bene. Va tutto bene, hai capito? Non ti devi arrabbiare. Avete cominciato col piede sbagliato, ma vedrai che andrete d'accordo. Controllati. Calmati”-.
-"Come si è permessa?!"- disse Celeste a denti stretti.
-"Ha sbagliato. Hai ragione, sei nel giusto, stai tranquilla, ma adesso calmati. Ti prego..."-.
Lentamente l'iride di Celeste tornò al suo colore naturale e i suoi occhi misero a fuoco quelli verdi di Mercuzio. Passò rapidamente lo sguardo da uno smeraldo all'altro, deglutì e annuì. Richiamò Deeper Deeper e Mercuzio la liberò dalle catene. Si allontanò di un passo, senza però togliere le mani dal suo viso.
-”In qualunque situazione tu ti trovi, in qualunque momento, prima di agire chiamami. Sono la tua guardia del corpo, è il mio lavoro. Intesi?”- le disse lasciando trapelare una certa nota di dolcezza nella voce.
-”Sì...”- mormorò Celeste.
Il portone si spalancò di colpo e ne uscì Mista con uno sguardo sconvolto.
-”Dov'è?!”- gridò guardandosi furiosamente intorno.
La ragazza sconosciuta alzò una mano e si mise sulla testa gli occhiali da sole. Mista, lasciando il portone aperto, si precipitò verso di lei e la abbracciò.
-”Non ci credo, sono passati dieci anni da quando te ne sei andata!”-.
-”Già...”- disse lei tentando di non soffocare tra le braccia muscolose dell'uomo.
-”Vieni, entra! Sono sicuro che anche Giorno sarà contento di rivederti!”-. Detto ciò, Mista trascinò la ragazza dentro la villa.
Celeste, rimasta da sola con Mercuzio, si voltò verso il ragazzo, esigendo delle spiegazioni.
-”Lei è la figlia del precedente boss di Passione. Fai attenzione a come ti poni nei suoi confronti... E' più fragile di quanto sembri. Suo padre ha tentato di ucciderla e il ragazzo che amava, per salvarla... è morto”-.

 

 

 

NOTA DELL'AUTRICE
Suppongo abbiate tutti capito chi è il nuovo personaggio arrivato. No? Allora non ve lo dico :> Inizialmente la sua presenza, così come quella di Rohan, non era prevista; c'è stato un cambio di programma in corso d'opera. 
Alla prossima! :D

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo / Vai alla pagina dell'autore: Recchan8