17)Good
girls, bad guys.
Delilah
p.o.v.
Oggi
è una serata tranquilla.
Mike
è uscito con Leah, Liz e Vic si stanno coccolando sul
divano, Sofia e Tony stanno
guardando insieme un film nel loro bunk e Viviana e Jaime sono andati a
fare un
giro in città.
Sto
facendo un solitario quando il mio cellulare si mette a squillare, io
inarco un
sopracciglio, chi diavolo mi chiama a quest’ora?
“Pronto?”
“Meine Schatz! Meine prinzessin”
“Nonno!
Che bello sentirti, come stai?”
“Oh, benissimo!
Riesco
ancora a pisciare e a fare la spesa da solo, anche se la saponetta del
piano di
sotto lava sempre il suo dannato pianerottolo quando esco, vuole
vedermi
morto.”
Io trattengo una risata.
“Forse
se la chiamassi Ester invece di saponetta smetterebbe di attentare alla
tua
vita.”
“Prinzessin, è lo scopo della sua vita farmi
fuori, ma io resisto.
Non
ti ho chiamato per questo, comunque.
Il
mio amico Hans mi ha mostrato una certa cosa.”
Immaginando che sia un qualche relitto militare dell’esercito
tedesco non mi
preoccupo.
“Cosa?
Un elmo?
Una
Luger?
Nonno,
non hai bisogno di una pistola! Basta il tuo fucile, non vorrai
metterti nei
guai con la polizia?”
“No, mi ha mostrato delle foto sul computer di sua nipote che
ti ritraggono con
un tizio pieno di tatuaggi di nome Ronnie Radke. Ho cercato notizie su
di lui e
non mi piace che ti ronzi intorno. Ha già una figlia, una
donna che sarà sempre
la madre di sua figlia e – peggio ancora –
è stato in carcere per omicidio e ha
delle denunce per maltrattamenti.”
Io sospiro, non credevo che mio nonno diventasse tecnologico tutto
d’un colpo,
l’ho lasciato qualche mese fa che a malapena sapeva accendere
un computer.
“Nonno,
è stato in carcere, ma non ha ucciso nessuno. Era presente
al momento
all’omicidio, l’ha ucciso un suo amico, lui
è finito in carcere perché non
rispettava le condizioni della libertà vigilata.”
“È
un tossico.”
“Ha smesso, te lo posso assicurare. Mi accorgerei se si
facesse e per quanto
riguarda le accuse di violenza sono state ritirate e con me
è sempre
correttissimo.”
Proprio in questo momento si apre la porta del pullman e Ronnie entra,
io gli
faccio un cenno di saluto.
“Schatz,
cosa succede?”
“Nulla,
nonno. È solo arrivato Ronnie.”
“Passamelo, almeno risolvo la questione.”
“Va
bene, ma non fare il nazista.”
Passo
lo smartphone a Ronnie e mimo la parola “mio
nonno.”, lui annuisce.
“Pronto.”
Pausa.
“No,
non si preoccupi. Non ho intenzione di…
Sono
state ritirate, era lei a essere pazza, glielo giuro.
Ho
già pagato il mio debito con la giustizia e sono sobrio, non
mi drogo. Lo
faccio per mia figlia, per non darle un padre tossico.
Non
si preoccupi.
No,
stia tranquillo.”
Mi
ripassa il telefono.
“Tutto
a posto, nonno?”
“Sì, prinzessin. Buonanotte.”
Chiudo la chiamata e guardo Ronnie con aria dispiaciuta.
“Cosa
ti ha detto?”
“Di non trattarti male o mi avrebbe sparato con il suo
fucile, come avrebbe
dovuto fare con tuo padre anni fa. Mi ha chiesto delle accuse di
maltrattamento
e di omicidio.
Ah,
mi ha detto che non vuole un drogato come fidanzato della sua
prinzessin e mi
ha ripetuto che se mi fossi comportato mi avrebbe ridotto il culo a un
colabrodo.
Tizio davvero
singolare tuo nonno.”
Io
mi passo una mano sul volto.
“Scusalo,
sono la sua unica nipote femmina – quella che ha cresciuto
lui – e sente di
dovermi proteggere.”
“Lo capisco, anche io non vorrei un tizio come me attorno a
Willow, ma spero di
essere riuscito a convincerlo delle mie buone intenzioni.
Se
non ci fossi riuscito ti toccherà rimuovermi le pallottole
dal culo.”
“Oh, Cristo, no!
Come mai sei venuto qui?”
“Volevo passare un po’ di tempo con te, Luna.
Ti
va se facciamo un giro a Portland?”
“È
un appuntamento o una cosa tra amici?”
“Può essere entrambe le cose, dipende da
te.”
Il mio cuore salta un battito.
“Oh,
ok.
Lasciami
mettere qualcosa di decente e arrivo!”
Mi
metto un vestito nero, le calze, un paio di anfibi e la giacca di pelle
nera,
afferro la borsa e lo raggiungo nella zona relax. Lui sta
tranquillamente
chiacchierando con Vic e Liz, che hanno deciso di smettere di fare i
fidanzatini per un attimo.
“Sono
pronta.”
Lui mi guarda e mi sorride.
“Allora
andiamo, buona serata, ragazzi.”
“Buona serata anche a te, Ronnie.
Trattala
bene.”
“Non ti preoccupare.”
Usciamo e lui ridacchia.
“È
la serata delle ramanzine, prima tuo nonno, poi Vic.”
Si
dirige verso l’ultima macchina lasciata libera, io lo seguo e
mi siedo sul
sedile passeggeri, lui si mette a quello di guida e accende la macchina.
“Hai
un’idea su dove andare?”
“Sì, ma non voglio dirtela. Voglio che sia una
sorpresa, Luna.
A
proposito, cosa vuol dire prinzessin?”
“Principessa, è tedesco.”
“Grazie
mille.”
Lui guida tranquillo verso il centro fischiettando, ma senza rispondere
alle
mie domande sulla nostra destinazione. A un certo punto si ferma e
scende dalla
macchina, dall’altra parte della strada
c’è un’entrata in legno in stile
giapponese: due sottili colonne e il tetto.
“Che
posto è questo?”
“È
il Japanese Garden di Portland. C’è anche un
giardino cinese, ma penso che Mike
e Leah siano andati lì e sarebbe stato poco carino
interromperli.
Andiamo.”
Entriamo e seguiamo il sentiero, intorno a noi c’è
un tripudio di alberi
contorti e rivestiti di rosso per l’autunno, statue e
lanterne che
illuminano il tutto.
Il
sentiero si snoda tra il verde decorato dai colori
dell’autunno, i laghetti che
costeggiamo, le scale e le cascate. Ci sono anche vari ponti che
percorriamo in
silenzio, io sono troppo impegnata ad ammirare il panorama e solo Dio
sa cosa
stia pensando Ronnie ora.
C’è
persino un giardino zen fatto di rocce e sabbia.
Una
meraviglia, un oasi di pace in cui rifugiarsi, ma anche una
destinazione
piuttosto romantica, la prova sta nella sua mano che stringe la mia.
Mi
ha presa per mano nel punto panoramico sul lago e non mi
ha più mollata e la cosa non mi dispiace.
Ci
fermiamo davanti a un edificio in stile giapponese, io guardo curiosa
Ronnie
che non ha perso per un attimo il suo sorriso con la solita sfumatura
ironica.
“Che
posto è questo?”
“Una
sala da the, vieni entriamo.”
Io annuisco ed entro con lui che sceglie un tavolo con vista sul lago,
ordiniamo entrambi del the verde.
“Ti
è piaciuto il posto?”
“Oh, è stato meraviglioso! Hai scelto la stagione
giusta, gli alberi accesi dai
colori dell’autunno sono così belli e poetici. Ti
fanno sentire in pace con il
mondo.
Grazie
per avermi mostrato questa meraviglia.”
“Sono felice che ti sia piaciuta, aspetta di provare il the.
Sembra di bere il
vero the verde giapponese.”
“Sei
stato in Giappone?”
“Una
volta. Abbiamo visto molto poco, ma è stato davvero bello e
non nego che mi
piacerebbe tornarci. I fans sono gentili e rispettosi.”
“Sogno di andare in Giappone da quando ero piccola. Io e mio
nonno abbiamo
visto un documentario sul Giappone e mi sono innamorata di quel
paese.”
“Forse potresti venire con me la prossima volta.”
Io arrossisco violentemente.
“Non
ti sembra di correre troppo?
Non
che non voglia venire con te perché mi stai antipatico o
cose simili, solo che
non è troppo presto?”
“No,
prinzessin.”
Prinzessin
detta da lui sembra la parola più bella del mondo.
A
interrompere questo momento romanticamente imbarazzante arriva la
cameriera con
le nostre ordinazioni e io accetto volentieri questa pausa.
Bevo
immediatamente un sorso di the ed è buonissimo, non so come
sia il vero the
giapponese, ma questo è il the migliore che abbia mai bevuto
in vita mia.
“Ti
piace?”
“Sì, è ottimo.
Dio,
ti amo per avermelo fatto provare!”
Quando capisco cosa ho detto la mia faccia diventa di fiamma.
“Cioè,
non è che ti ami in quel senso, è solo un modo di
dire. Sai, quando sai davvero
entusiasta o ammiri quello che fa una persona glielo dici, ma non in modo romantico,
è…”
Lui appoggia un dito sulle mie labbra.
“È
ok, va bene.
Ho
capito cosa intendevi, ma un giorno ti strapperò quelle
parole.”
“Cosa?”
“Hai capito bene, Luna.
Cosa
ne diresti di uscire con me domani?
È
l’ultimo giorno libero prima del concerto.”
Io
divento improvvisamente seria.
“Solo
se sarai sincero con me, rispondendo a una domanda semplice. Sono una
sostituta
di Leah?
Lo
fai per dimostrarle che puoi trovare subito un’altra ragazza
dopo di lei?
Ti
ho difeso con mio nonno, ma ciò non significa che lui abbia
torto: sei tu il
cattivo ragazzo e io lo so benissimo.”
“Delilah..”
“Ronnie.”
“Va
bene, sarò sincero. No, non voglio sostituire Leah, se
avessi voluto farlo
avrei trovato una ragazza che le somigliasse in qualche modo, non
totalmente
diversa da lei.
E,
no, non voglio dimostrare a Leah che posso trovarmi una ragazza quando
voglio. Tu
mi fai un effetto strano, Luna, con te non riesco a fare lo stronzo,
alla mia
maniera sto cercando di fare il serio.
So
che ho una brutta reputazione, ma questa volta – davvero
– non ho cattive
intenzioni.”
Io
rimango in silenzio.
“Va
bene.”
“Va bene cosa?”
“Verrò
a un appuntamento con te domani.”
Lui sorride e mi stringe una mano tra le sue.
“Grazie
mille della possibilità, Luna.
Ci
vediamo domani alle otto e mezza allora.”
Finiamo di bere il the.
Accettare
la sua proposta mi sembra allo stesso tempo la cosa più
giusta e più sbagliata
che potessi fare.
Farlo
è stato come salire su un treno senza freni, sperando che
non si schianti, ma il
gioco vale la dannata candela.
Il
giorno dopo mi sveglio prestissimo e passo in rassegna il mio
guardaroba.
Non
ho nulla di elegante o di carino, ma non pensavo certo che sarei andata
a un
appuntamento durante il tour, una dimenticanza idiota che è
totalmente da me.
Disperata
vado da Sofia e le chiedo un vestito, lei socchiude un attimo gli occhi
come a
studiarmi e poi annuisce.
“Sì,
ho quello che per te.”
Poco dopo arriva con in mano un abito nero mediamente corto e aderente.
Ha le
maniche lunghe, ma mi lascia le spalle scoperte, a parte le maniche il
vestito
è lavorato come se fosse a righe che qualcuno avesse
pazientemente cucito
insieme.
“Sofia,
io lì non ci entro!”
“Stronzate!
Provalo.”
Io sospiro e me lo provo, incredibilmente – pur essendo quasi
una seconda pelle
– mi sta benissimo.
“Oh.”
“Cosa ti dicevo?
Ho
un buon occhio e con questo il signor Radke lo stendi!”
“Come
no. Chissà cosa ci troverà in me…
Non
sono una delle sue solite ragazze bellissime.”
“Forse
è per questo che gli piaci, perché hai
cervello.”
Io borbotto qualcosa su come sono un’idiota di prima
categoria e lei sbuffa.
“Sarai
anche un’idiota, ma quando Asia ha avuto quella crisi sei
stata tu a
risolverla.
Smettila
di sottovalutarti e preparati per bene a questo appuntamento.”
Io sospiro e mi faccio una lunga doccia, mi raso, spalmo di creme e
piastro i
miei capelli rosa, perché ho scelto questo colore assurdo?
Mi
sembra di essere una specie di barbie alternativa e mi sento a disagio,
è
passato tanto tempo da quando qualcuno mi ha chiesto di uscire e non
è finita
bene. Nessuno vuole avere a che fare con una stramboide come me per
troppo
tempo, ecco perché temo che anche lui si stanchi rapidamente
di me e si cerchi
una ragazza più adatta a lui.
Mi
siedo sul letto in accappatoio e guardo l’abito che mi ha
dato Sofia, mi
vergogno a indossarlo. Viviana mi becca in questo stato e mi guarda
senza
capire.
“Che
c’è, Delilah?
Pensi
che quel vestito si metterà da solo sul tuo corpo?”
“Mi sento a disagio a indossarlo e poi penso che Ronnie si
stancherà presto di
me.”
“Non vedo perché.”
“Sono una nullità, brutta rispetto alle sue
ragazze precedenti.”
“Non
dire così, sei una bella ragazza e sei diversa
perché non metti in mostra il
tuo corpo, ma il tuo cervello. Cerca di stare calma.”
Io
annuisco, per niente convinta.
Adesso
che ci penso mi sembra tutto una grande fregatura.
“Io
non ci vado a quell’appuntamento, secondo me
c’è sotto qualche fregatura!”
Viviana
guarda il suo ragazzo e Tony in cerca di aiuto.
“Delilah,
è un po’ che vi sentite e che trascorrete insieme
del tempo quando potete. Ti
ha mai dato l’impressione di fare finta?”
Mi chiede paziente.
“No,
ma… Non è lui che canta il fatto che le brave
ragazze non dovrebbero stare con
i cattivi ragazzi, perché loro vogliono cambiarli e loro
solo scopare. La
morale è che le brave ragazze dovrebbero lasciare stare i
cattivi ragazzi e io
sono una brava ragazza e lui, beh, è il cattivo ragazzo per
eccellenza.”
“È
solo una canzone, non dovresti dargli troppo peso.”
“Ma l’ha scritta lui.”
“Ok, ma i cattivi ragazzi si possono redimere. Tony ne
è l’esempio vivente.”
Io
guardo il chitarrista che è seduto tranquillo e gioca con il
suo cappellino a
disagio.
“Mi prendi
in giro?
Tony,
un cattivo ragazzo?
In
quale universo parallelo?”
“Beh, l’anno scorso lo era. Sofia e Viviana te lo
possono testimoniare.”
Viviana annuisce con energia.
“Oh,
sì. Era uno stronzo pronto a trattare male tutti.”
“Grazie, Vivi.”
“Dico la verità, devo ricordarti del casino che
hai combinato con Sofia?
A
momenti ci scappa il morto.”
Sofia
spunta e annuisce.
“Sì,
te lo confermo. Era uno stronzo epocale.
Poi
ho, beh ecco, provato a uccidermi dopo che lui mi ha licenziato senza
motivo si
è calmato, si è dichiarato e ci siamo messi
insieme. Ma prima…”
Alza gli occhi al cielo.
Io
sono ancora dubbiosa.
“Ok,
allora prendi Mike come esempio.”
“Chi nomina il mio nome invano?”
Urla
il batterista facendo la sua comparsa insieme a Vic e Liz.
“Non
sei Dio.”
Lo rimbecca Jaime.
“Lo
so, ma ci stava troppo.
In
ogni caso cosa volete da me?”
“Di’ a Delilah che una brava ragazza può
domare un cattivo ragazzo.
“È
raro, ma può succedere. A me è successo con Leah,
prima di lei hai visto come
ero, no?”
“Alysha
ha molte corna infatti e io non voglio fare la stessa fine.
No,
io a questo appuntamento non ci vado.”
“Non ci sto capendo un cazzo.”
Mormora Vic.
“Beh,
lei non vuole più andare all’appuntamento con
Ronnie perché teme che lui la
stia prendendo in giro e voglia una sola cosa da lei.”
“Oh, ma non si deve preoccupare.”
Dice sereno lui.
“Come
mai?
È
perché sono troppo brutta?”
Lui
mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite.
“No,
ma cosa c’entra?
Voi
ragazze siete complicate! Semplicemente ho fatto una chiacchierata con
lui per
capire che intenzione avesse. Lo sanno tutti che fama ha e un medico
con il
cuore spezzato non lo volevo, quindi l’ho obbligato a sputare
tutta la verità.”
“E?”
“Gli piaci davvero o non ti avrebbe invitata.”
“Vic,
ti vedo poco a fare il padrino della situazione, sicuro che non stai
scherzando?”
Domando,
leggermente scettica.
“No,
fidati. L’ho fatto davvero.”
“Sul serio, Delilah. Lui è più
protettivo di quello che dimostra.”
Mi
dice ridendo la ragazza dai capelli lilla, io li guardo tutti, non
ancora del
tutto convinta.
La
mia paura è forte, ma forse è comprensibile
quando sei cresciuta con un nonno
che non faceva altro che maledire tuo padre per la sua fuga e tua madre
per il
su egoismo. Lasciarmi a lui a cinque anni per fare la giornalista a
Londra e
non tornare mai indietro, nemmeno per Natale o per il mio compleanno,
lasciano
dei buchi affettivi.
Ho
paura di essere abbandonata.
Di
nuovo.
Ho
paura che Ronnie si comporti come le due figure più
importanti della mia vita,
ma non posso rimanere in eterno paralizzata dal passato.
“Va
bene.”
“Va bene, cosa?”
“Probabilmente
è come dite voi, andrò a
quell’appuntamento.”
Mi sorridono tutti in maniera incoraggiante, ma dentro di me
c’è ancora un
piccolo grumo di paura.
Ed è
quello che devo combattere.