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Autore: carmen16    04/01/2016    1 recensioni
E se Bella ricoprisse il ruolo del vampiro e Edward fosse il fragile umano? e se dovessero incontrarsi nel momento più sbagliato che il destino dovesse scegliere? se dovessero anche risultare nemici?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
Capitoli:
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Salve a tutti i miei carissimi lettori. Ho postato questo nuovo capitolo quasi in tempo, augurandovi uno splendido 2016! Almeno spero. Ringrazio tantissimo chi mi segue e legge oltre che commentare i miei capitoli. Voglio sapere le vostre opinioni!! Per il resto, buona lettura!

~POV EDWARD

Sdraiato sul prato del retro del piccolo ospedale di Forks, fissava il cielo, osservando le nuvole che giocavano a rincorrersi una dopo l'altra, senza un ordine preciso. Erano così veloci da sebrare stormi di uccelli durante le migrazioni. Anche lui avrebbe voluto un posto cui far ritorno nonostante le distanze e tutto ciò che poteva accadere. Ma il suo istinto sembrava muto e la sua casa, persa. Era un nomade, senza fissa dimora o un punto di riferimento. Il bagliore dorato del sole gli fece pensare agli occhi particolari di Bella, a come avevano cambiato colore quel pomeriggio. Si chiedeva se avesse fatto la cosa migliore andandosene da casa sua, anche se lei glielo aveva chiesto. L'aveva quasi baciata... La sua pelle perfettamente liscia e bianca, anche se un pò troppo fredda.. Aveva avvertito una scossa elettrica a partire dalle labbra che stavano baciando la sua pelle alle mani che la stringevano. Una sensazione molto forte che, era il caso di dirlo, l'aveva folgorato.  In quei pochi istanti si era sentito bene, come se non fosse alla ricerca disperata di qualcosa che nemmeno lui sapeva cosa fosse o dove trovarla. Ma iniziavano ad esserci troppe domande senza risposta, e Ian chi era? Un amico di famiglia? Un fidazato? Ma allora perchè era scappata di casa? Anche lei come lui cercava un nido? Doveva conoscere come si sentiva dato che era anche lei orfana come lui. Ricordò il suo volto irritato sporco di farina e scoppiò a ridere senza ritegno. In sua presenza si era trattenuto per non indispettirla, ma ora poteva finalmente liberare tutte le sue risate. Lo scoppio improvviso aveva fatto scattare in piedi Misha che, spaventato, era stato catapultato dai suoi sogni felici fatti di corse e rincorse. Il cane lo guardò con uno sguardo interrogativo, piegando leggermente il capo nel classico gesto che compiono i cani quando si trovano di fronte a qualcosa di inspiegabile per loro. Chissà se lo trovasse pazzo come lui credeva di esserlo diventato. Per una ragazza. Basta così. Chiuse gli occhi, con l'intento di schiacciare un pisolino, nell'attesa. Cercava di sembrare il più rilassato e tranquillo possibile. Di certo non l'aveva turbato un quasi bacio con quella ragazza misteriosa, e di certo non stava fremendo dall'idea di rivederla e di conoscere la verità. Certo che no. Forse a furia di ripeterselo, sarebbe stato realmente così. Non poteva prendersi una cotta per una ragazza che conosceva da poco. I suoi pensieri furono interrotti però da un peso improvviso che gli schiacciava il petto. Aprì immediatamente gli occhi, allarmato, e sentì una risata biricchina sopra la sua testa, vide dei capelli neri svolazzanti e un vestito bianco vaporoso che ad ogni mossa della sua padrona gli solleticava il viso facendogli venire lo stimolo a starnutire.

Prima che potesse reagire, dalla coltre di pieghe a fisarmonica una voce lo canzonò:

- Edwaaardddd, avevo visto che stavi arrivando e ti stavo aspettando già da cinque minuti. Dato che non ti decidevi a venire, ho deciso di prenderti di sorpresa. Cosa stavi facendo al freddo, eh? Di certo non siamo in estate. - E quella bambina impertinente iniziò a saltare sul suo petto come se fosse un materasso e non gli diede tregua finchè lui non la prese per le braccia e non ribaltò le posizioni facendole il solletico ovunque, e le rispose:

- Alice! La mia piccola fata dispettosa! Non si prendono alla sprovvista le persone. Non volevo disturbare il dottor Masen perciò aspettavo qui fuori, e per dirti la verità non mi sono reso conto del tempo che stava passando. Ero sovrappensiero. Ma dimmi, come sta la mia piccola nana malefica? E' sopravvissuto il dottore ai tuoi capricci?-

Alice era una bambina dell'orfanotrofio di cui nessuno si curava. Tutti la evitavano e nessuno la adottava perchè possedeva un dono che spaventava tutti: sapeva leggere nel futuro. Nessuno però ha mai considerato la sua capacità come una qualità in più, ma come un handicap o peggio. Tutti gli altri bambini la deridevano e le facevano molti dispetti che lei era costretta a subire senza potersi ribbellare perchè in quel luogo nessuno era dalla sua parte, e gli adulti se evitavano di fare commenti di fronte a lei, in fondo concordavano con l'operato degli altri orfani. Un'ingiustizia senza pari. Già crescere senza genitori era un'esperienza traumatica, ma vivere in un ambiente ostile e da emarginati per un qualcosa che non si può nemmeno controllare e fa parte della propria natura, è atroce. Lui ammirava molto la sua energia e coraggio, per questo si era subito affezionato a lui, la prima volta che l'aveva vista perchè aveva deciso di fare volontariato in quella struttura. Chi meglio di lui poteva capire il disagio di crescere da soli? Senza sapere dove fossero i propri genitori e se mai li avessero amati? Così andava a trovare quel piccolo uragano quasi tutti i giorni, perchè non voleva che lei si sentisse sola, e dopo la prima volta che l'aveva incontrata, non l'aveva mai più vista piangere. Sembrava un controsenso, ma in realtà vederla faceva bene prima di tutto a lui, lo riempiva di gioia ed energia. Se avesse potuto, l'avrebbe presa e tenuta con sè. Sapeva che non era un cucciolo e aveva bisogno di molte cure, ma l'amava profondamente. Era una bambina adorabile, dolce, ma anche dispettosa e diventava pericolosa quando vedeva dei negozi di vestiti o di scarpe. Eccentrica, ma era impossibile non assecondarla.  Edward non riusciva a concepire come le persone non riuscissero a guardare oltre la sua diversità e notare quanto di buono e gentile c'era in lei. La sollevò di peso e la fece girare velocemente finchè lei con le lacrime agli occhi per le risa non l'aveva implorato di smettere. Soddisfatto la lasciò andare e le permise di fare ciò che la divertiva di più: giocare con i suoi capelli. Li aggrovigliava fra le dita e li scombinava ridendo ai riflessi che cambiavano al sole. Rimaneva minuti interi concentrata sui suoi capelli e lui non poteva fare altro che osservare la sua espressione.

Con le sopracciglia corrugate gli rispose: - Non sono una fata. Le fate non leggono il futuro. E perchè tu lo sappia sono stata bravissima. Il dottor Masen mi ha lasciato giocare con il suo camice e anche i suoi capelli sono simpatici, sai? Come i tuoi. Ha detto che voleva parlarti, vuoi che ti accompagni? - e aggiunse abbassando la voce, quasi sussurrandoglielo nell'orecchio con fare cospiratorio - e... Ho visto parecchie cose interessanti, sai? Per caso il motivo per cui eri sovrappensiero ha dei capelli castani e occhi marroni- dorati? - e gli fece un sorriso grandissimo con quell'espressione da finta innocente.

Ecco perchè la chiamava nana malefica. Anche se sapeva mostrarsi buona e gentile, in realtà era furba come una volpe. Per la sua età aveva una statura minuta, ma si muoveva con grazia, e anche una salute cagionevole. Il che gli fece ricordare il motivo per cui si trovava lì in quel momento. Nascose l'imbarazzo crescente e cercò di dominare la curiosità che aveva su Bella. Cos'aveva visto Alice? Moriva dalla voglia di saperlo, ma venirne a conoscenza forse avrebbe alterato il destino, e ciò avrebbe potuto giovare come anche dare conseguenze gravissime. Poi chiederle di rivelare ciò che aveva visto, per lui, era come sfruttarla per i suoi scopi. Sapeva che lei non era ancora a suo agio con la sua abilità più di quanto lui non lo fosse con la sua... Perciò non la forzava, e al più non le poneva nessuna domanda. Le sorrise solo dolcemente e la strinse nel loro abbraccio stritolatore che si scambiavano ogni qual volta si vedevano. Era molto contento di vederla in buone condizioni. Sperava che il dottor Masen volesse riferirgli solo esisti positivi per la sua guarigione.

Quando allentò la stretta vide la bambina spostarsi una ciocca di capelli dalla fronte e sbuffare frustrata. Dopodichè gli disse:

- So che tu non mi chiederesti mai nulla su ciò che ho visto, perciò ti dirò qualcosa io. Ascolta: Innanzitutto la voglio conoscere perchè so che diventeremo molto amiche in futuro e poi una persona che le è vicino farà parte della mia vita, non so nè quando nè come, ma so che è così. Quella ragazza cambierà totalmente le nostre vite, perciò non lasciartela scappare, ma sta attento, non è una persona come tutte le altre e presto dovrai fare una scelta molto difficile...Ma non fare quella faccia, fratellone! Andrà tutto bene!!- Prendendolo per mano, cambiò totalmente espressione, tornando il tornado allegro di sempre.

La sua premonizione gli aveva fatto venire la pelle d'oca. Aveva una faccia molto seria. Strattonandolo per la mano lo incitò a camminare, conducendolo verso l'ospedale e riempiendolo di racconti e aneddoti. A quanto pare, nemmeno un luogo come l'ospedale riuscivano ad inibirla. Era una forza della natura. A lui quei luoghi, completamente bianchi e candidi con il costante odore di detersivo e medicine gli trasmettevano una profonda inquietudine, non se ne spiegava bene il motivo, ma più se ne teneva lontano e meglio era. Per la sua piccola Alice però avrebbe fatto di tutto, pensò. Ecco che riprendeva con il tono paterno! Trovato l'ufficio del dottor Masen bussarono contemporaneamente alla porta, sorridendo subito dopo. Edward prese il piccolo tornado in braccio e se la strinse forte al petto mentre lei con un sorrisone faceva un urletto di gioia e iniziava ad intrecciargli i capelli come se fosse una bambola e scompigliandoglievi. La lasciò fare, accostando il viso al suo. Quando la porta si aprì vide gli occhi dorati del dottore illuminarsi di gioia nel vederlo e salutarlo con una calorosa stretta di mano e una pacca sulla spalla, attento a non infastidire Alice. La sua voce gentile e rassicurante li accolse invitandoli ad entrare.
Edward conosceva il dottor Masen da qualche tempo, lo aveva incontrato quando suo padre adottivo dopo l'ennesima bevuta si era sentito troppo male e lui non sapendo cosa fare aveva chiamato il numero nella rubrica del padre dove compariva la voce, dottore. A rispondere dopo un paio di squilli era stata quella voce dolce che tranquillizzandolo gli aveva chiesto cosa avesse il padre e che si era precipitato da loro in un lasso di tempo incredibilmente breve dopo avergli dato l'indirizzo. Non appena gli aveva aperto alla porta era rimasto basito. Tutto di quell'uomo era affascinante. Non avrebbe saputo dire con esattezza quanti anni avesse, ma doveva essere sulla trentina o giù di lì. Il suo portamento, gli abiti con la camicia leggermente slacciata, il camice mettevano quasi in soggezione, mentre il suo viso era e sguardo erano di una bontà unica. L'unico pensiero che era riuscito ad elaborare era che doveva trattarsi di un angelo, che appena l'aveva visto si era commosso come se avesse visto una persona cara. Nonostante il suo comportamento bizzarro, il suo intervento tempestivo, avevano impedito che il padre entrasse in coma etilico, dopodichè mentre il padre adottivo era rimasto sdraiato totalmente inconsapevole di cosa stava accadendo, quell'angelo era rimasto con lui raccontandogli alcune storie che lo avevano fatto ridere e dandogli il suo numero nel caso avesse avuto bisogno, anche solo per una chiacchierata. D'allora l'aveva visto alcune altre volte, principalmente per far controllare lo stato di salute di Alice, ma lui non aveva mai avuto il coraggio di presentarsi a casa di quell'uomo, nonostante qualcosa del suo aspetto gli fosse così familiare e rassicurante... Cos'avrebbe potuto raccontargli? Non poteva sobbarcare le sue preoccupazioni a uno sconosciuto. Poi lui era un medico, di sicuro ogni giorno affrontava e vedeva cose orribili, che di certo non avevano a che fare con i suoi problemi, una nullità al confronto. Era pur sempre un uomo, e come tale doveva affrontare ciò che accadeva da solo. Il comportamento del dottore nei suoi confronti non era mai cambiato fino a quel momento, neanche sapendo che famiglia avesse e rattristandosene molto. Alcune volte gli raccontava di sua moglie, e di un figlio che adorava anche se non vedeva spesso, ed allora i suoi occhi si accendevano di amore. La stessa reazione che aveva ogni volta che lo vedeva, non sapeva spiegarsi il perchè, forse perchè lo aveva preso a ben volere dopo aver saputo della sua famiglia o forse gli ricordava in qualche modo il figlio come gli aveva detto una volta, quasi imbarazzato. Non credeva che esistessero uomini così, che non gridassero, non rompessero oggetti, e dedicassero la loro vita ad aiutare gli altri. Il dottore rappresentava l'esempio di uomo che lui avrebbe voluto diventare, se fosse che la sua esistenza rimanesse così irreale. Nella sua mente rimaneva un angelo travestito di spoglie umane sulla terra. Però manteneva un contegno e cercava di mostrarsi normale in sua presenza. Si sedette sulla poltrona che gli aveva indicato il dottore mettendo Alice sulle sue ginocchia mentre quest'ultima si dibatteva cercando di arrampicarsi ovunque sul suo corpo. Sgusciava dalla sua presa come un'anguilla. Prese una ciocca più lunga delle altre che aveva fatto crescere appositamente per lei e gliela porse in modo che stesse tranquilla. Chiunque l'avrebbe preso in giro per questo motivo, se non fosse che lui la nascondeva sempre sotto la maglia, e la sfilava solo con Alice per farla divertire. Gli unici che ne erano a conoscenza a parte la bambina, era il dottore che sorrideva con una tenerezza infinita nel vederlo, e il suo barbiere che lo aveva guardato corrucciato quando gli aveva chiesto di non tagliere una ciocca. Era esageratamente stucchevole ma non poteva farci nulla. Per far sorridere Alice avrebbe anche imparato a camminare sui trampoli se lo avesse volto, e lui aveva paura delle altezze, anche minime.

Schiarendosi la voce, il dottore gli disse allegramente:

- Sono lieto di annunciarti che questa signorina si è completamente ristabilita e posso dimetterla anche oggi pomeriggio. -

- Perfetto- Rispose Edward sorridendo grato e riempiendo la sua piccola di carezze. Osservò il viso del dottore e vedendo che questi aveva ancora qualcosa da aggiungere, aspettò che finisse di parlare, ma aveva un cattivo presentimento.

Infatti gli disse:

- Il problema è che Alice non può assolutamente tornare in quel posto, con il freddo e l'umidità potrebbe risentirsi di molto la sua bronchite e la sua salute è abbastanza debole perciò dovremo trovare un posto dove lei possa stare sicuro e protetto, qualcuno di cui ti fidi ciecamente Edward, dopo tutto sei ciò che più si avvicina ad un fratello o un padre per lei. Mi dispiace perchè è una scelta difficile, ma ne va della sua salute- I suoi occhi erano tristi e incerti, come se in realtà volesse proporre un'alternativa non sapesse con certezza la sua reazione.

Ci pensò un pò di tempo e poi rispose:

- Dottor Masen...-

- Chiamami Carlisle per favore- Quel nome gli fece scattare una lampadina nella mente ma fece finta che non lo avesse sorpreso. Non poteva essere... No, avevano cognomi diversi. Si concentrò allora su ciò che stava per dire.

- Carlisle, io non sono ancora maggiorenne altrimenti l'avrei adottata già da tempo, e anche se mi concedessero la possibilità di tenerla, casa mia non è posto sicuro per lei... Mi dispiace ma l'unica persona di cui mi fido, è lei. So che sarebbe molto impegnativo ma potrebbe tenere lei Alice per un pò di tempo? Sono sicuro che sarebbe molto più tranquilla stando con qualcuno che conosce piuttosto che cambiare ambiente in compagnia di estranei e...-

L'uomo lo fermò alzando una mano sorridendo e rispose:

- Edward in realtà stavo per proportelo io, se non fosse che non avrei voluto offenderti. Potremmo adottarla noi se non è un problema e tu potresti venirla a trovare ogni volta che vuoi. Mia moglie poi è molto affettuosa e adora i bambini. Non cerca altro che qualcuno a cui riversare tutto il suo amore. Sempre che non ti dispiaccia piccolina. - e aggiunse chinandosi sul faccino della bambina  : - che ne dici Alice, vuoi venire a casa mia e conoscere mia moglie? Sa fare dei biscotti buonissimi. -
La bambina sorrise e dopo un attimo rispose allegramente : - certo signore mi farebbe molto piacere, così non devo vedere per un pò quelle camere tristi. -

Guardando Edward un pò preoccupato per lei gli rispose : - Sta tranquillo fratellone, andrà tutto bene. Ho già visto che saranno molto buoni e gentili con me. Io farò la brava. -

Per quanto si volessero bene non lo aveva mai chiamato in quel modo... Era arrossito come un pomodoro e a stento riuscì a chiederle:

- Fratellone??-

Lei gli fece l'occhiolino e gli disse a bassavoce : - Presto capirai tutto. Devi solo avere il coraggio di chiedere. Ti aspetto fratellone! Voglio conoscere al più presto Bella. Devo parlarle. -

Cosa stava complottando quella fata malefica?
Scompigliando i capelli di entrambi era uscita dalla stanza prendendo le chiavi che Carlisle le aveva porto, probabilmente per entrare nella sua macchina.
Carlisle non poteva fare a meno di ridere. Gli posò una mano sulla spalla e dandogli un bacio sulla guancia gli diede il suo indirizzo civico.

Abitava un pò fuori la città, si sarebbe fatto una bella passeggiata. Mentre lui stava per andarsene il dottore lo fermò sulla soglia richiamandolo indietro e gli disse:

- Comunque riguardo la capacità di Alice non ti preoccupare, l'ho notata e non mi condizionerà affatto nel mio comportamento. Mia moglie ha una mentalità molto aperta quindi ce ne prenderemo cura trattandola come una bambina normale. Ti aspetto presto. -

Annuì osservando bene quegli occhi dorati, che in qualche modo aveva già visto da qualche parte , nello sguardo di qualcun'altro.. Salutò con la mano dopodichè chiuse la porta dietro di sè e si apprestò ad uscire da lì. Sembrava che le cose si sarebbero risolte.

POV SCONOSCIUTO

Signor Cullen,
verrò da lei a farle rapporto questo pomeriggio. L'ho vista al quanto occupata oggi.. Spero che non abbia problemi a dire la verità. Posso chiederle un favore? 
Suo devoto servitore

 
   
 
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