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Autore: Tecla_Leben    05/01/2016    2 recensioni
Pitch Black sta per fare ritorno: le stelle che punteggiano la volta celeste stanno sparendo a vista d'occhio, minacciando di far ripiombare la Terra nell'oscurità dei Secoli Bui. Una vecchia conoscenza si affida ai Guardiani per riportare le cose com'erano prima e scongiurare l'imminente minaccia, ma le cose degenerano al punto che lo scontro con l'Uomo Nero si prospetta inevitabile.
Dal capitolo 2:
"Non capivo cosa fosse successo. Ero stesa a terra, vestita di brandelli di tessuto carbonizzati, in mezzo a fumanti cumuli di cenere e tizzoni ardenti. Nessuno sembrava curarsi della mia presenza, ma anzi, la gente che passava lanciava un'occhiata annoiata e incurante nella mia direzione e tirava dritto, ignorando le mie flebili richieste di aiuto."
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, I Cinque Guardiani, Manny/L'uomo nella Luna, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon salve a tutti! 

Per una volta, le note dell'autrice le caccio in alto. Prevalentemente per avvisare che da questo capitolo in poi si giustifica il rating dell'intera storia, in quanto inizia a farsi seriamente un po' più oscura e...non so se sia il termine corretto, ma diciamo ... violenta? Nulla di che, eh, però io intanto vi avviso. In ogni caso, fatemi sapere se secondo voi sia il caso di cambiare rating o modificare qualcosa. Forse per ora è un po' presto dirlo ma... va beh. Sbrigativamente saluto Dracarys, con la speranza che il capitolo sia di tuo gradimento, e tutti gli altri che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite.

Dunque, buona lettura!

Tec




Quando le fu di fronte, Bellatrix si accovacciò sui talloni in modo da incontrare lo sguardo assente e vitreo della bambina.

<< Jamie? Per caso, quando Sophie è scomparsa, stavate giocando con i colori? >> chiese, senza distogliere lo sguardo da lei, le mani puntate sulle ginocchia.

Jamie sembrò sorpreso da quella domanda, e le rispose battendo i denti.

<< N-No! Stavamo giocando in giardino, facevamo un-due-tre-stella! Perché? >>

<< Vieni a vedere... >> si limitò a rispondere lei, chiamandolo con un gesto sbrigativo della mano.

Calmoniglio sciolse le braccia incrociate dietro alla schiena, permettendo al bambino di scivolargli via di dosso e raggiungere la ragazza.

Si avvicinò tremando un po' per il freddo e un po' per l'opprimente senso di angoscia che d'un tratto lo investì in pieno. Bellatrix gli indicò una ciocca che ricadeva sul volto della sorella, che circa a metà della sua lunghezza sembrava sbiadirsi per scurire man mano che l'occhio saliva verso la radice dei capelli.

La voce di Jamie risuono alta e innaturale sulle pareti della sala.

<< Sophie! Che cosa le sta succedendo? >>

La bambina esibiva due profonde borse violacee sotto gli occhi e teneva la bocca socchiusa: un sottile filo di bava le colò dall'angolo delle labbra sul mento, ma lei non fece il minimo movimento per pulirsi né reagì al suono della voce del fratello che continuava a chiamarla.

Bellatrix si soffermò con lo sguardo su ogni dettaglio che riusciva a cogliere sul corpo della bambina. Il pallore innaturale, quasi luminescente della sua pelle, le suggeriva che Sophie non vedeva la luce del sole da un bel po' di tempo. Le guance, l'ultima volta che l'aveva vista, erano rosee e paffutelle: adesso le sembrava di guardare un teschio su cui ancora si tende un sottile strato di pelle. Le maniche aderenti del vestito lasciavano intravvedere due braccini scarni e deboli, e da sotto la gonna sporgevano due ginocchia ossute e scarne.

<< La sta facendo morire... >> mormorò Bellatrix, con voce tremante.

<< Credo... credo che voglia ucciderla per farla diventare come lui... e... e al contempo se ne serve come fabbrica di incubi, per rendersi più forte! >>

Jamie la guardò con occhi traboccanti di lacrime, e scosse ripetutamente il capo come se il solo atto di negare la realtà gli permettesse di cancellarla e riscriverla daccapo.

Bellatrix si sentì crescere un nodo nel petto: quel bambino le trasmetteva un senso di pietà che quasi la faceva star male.

Si alzò in piedi, voltandosi verso il bambino che minacciava di scoppiare a piangere da un momento all'altro, e allargò le braccia. Jamie le si buttò addosso quasi a peso morto, aggrappandosi forte ai suoi fianchi mentre cercava di soffocare il pianto nel bassoventre di lei.

Dopo un attimo di smarrimento in cui cercò con lo sguardo l'aiuto di Calmoniglio, Bellatrix abbassò gli occhi sul bambino con affetto e gli pose le mani sulla testa, stringendolo a sé.

<< Non preoccuparti, Jamie. Siamo qui, ora, e la salveremo. È una promessa! >>

Il bambino alzò la testa di scatto, guardandola incredulo.

<< Questo >> proruppe una voce ben nota, echeggiando con una risata dal fondo oscuro della sala, << solo se prima riuscirete a salvare voi stessi! >>

Accadde tutto in poco più di un battito di ciglia: un'onda di sabbia nera si abbatté sibilando su Calmoniglio, che riuscì a evitarla in extremis con un possente balzo. Bellatrix strinse ancora di più a sé Jamie, che aveva smesso di piangere ma non di tremare come una foglia. Un istante dopo parve cambiare idea e lo spintonò via, mentre una seconda ondata di sabbia puntò su di loro e li divise. Bellatrix fu trascinata in aria, lontano da Jamie, e scaraventata a terra con violenza inaudita. Lo schianto fu così potente che lei sentì le pietre spaccarsi sotto il suo corpo e un dolore lancinante al fianco destro strizzarle l'aria fuori dai polmoni.

Attraverso la cortina di sabbia che le vorticava intorno e addosso, voltando il capo a destra, intravide Jamie. Il bambino era impietrito dalla paura, e la guardava con impotenza a qualche metro di distanza, senza osare muoversi. Lontano, da qualche parte dietro di sé, udì un grido strozzato, uno schianto e un tonfo: tese il collo e vide Calmoniglio steso ai piedi del grande portale a pancia in su, il fiato mozzo e gli occhi sgranati dalla sorpresa.

Bellatrix si portò una mano al fianco dolorante, sentendo il dolore irradiarsi fulmineo dallo sterno a tutto il corpo: perfino il solo compito di respirare era doloroso come una spada rovente infilata tra le costole, ma nonostante ciò trovò la forza di ribaltarsi e urlare al ragazzino con quanto fiato aveva in gola.

<< Jamie, corri! Vai a liberare gli Yeti, e poi...! >>

E poi, cosa? Chiama i Guardiani? Nessun mortale, a parte Sophie, era mai entrato nel nascondiglio di uno di loro, e tanto meno era mai stato in grado di raggiungerlo a piedi o con qualsiasi altro mezzo...

<< Sante Pleiadi, Jamie! Corri! >>

Il ragazzino le lanciò un'ultima occhiata terrorizzata e si voltò, scattando verso il grande portale.

<< Non credo proprio! >> urlò Pitch furibondo, spedendogli dietro un dardo di sabbia. Questo luccicò letale, fendendo l'aria con un terribile sibilo. Era a pochi passi dal bambino, quando una stella-shuriken schizzò fuori dal nulla e lo deviò, finendo la corsa conficcandosi nella parete umida con una pioggia di scintille.

Pitch si voltò nella direzione dalla quale era piombata l'arma, stringendo i pugni con un ringhio furioso.

La sabbia si era diradata, e Bellatrix era riuscita a rialzarsi: con una mano si reggeva il fianco, mentre con l'altra si puntellava sul ginocchio piegato, ansimando pesantemente come un vecchio cane.

<< Perché tanta fretta, vecchio mio? Neanche il tempo di scambiare due parole? >>

Lanciò una fulminea occhiata di lato: Calmoniglio giaceva immobile così come l'aveva visto qualche secondo prima. Sembrava incapace di alzarsi, inchiodato a terra da una forza opprimente e invisibile, il petto che si alzava e abbassava a scatti irregolari.

Sentì la risata agghiacciante di Pitch e si costrinse a tornare a guardarlo con uno scatto stizzito della testa, le sopracciglia corrucciate in un'espressione di sfida. Bastò un battito di ciglia, un millesimo di secondo di oscurità, e gli occhi di Pitch furono a pochi centimetri dai suoi, penetranti come quelli di un grosso gufo: giallo paglierino dentro giallo ambrato.

<< E sentiamo, che tipo di parole vorresti scambiare con me? Spero non poco lusinghiere, o potrei ritenermi offeso! >> sibilò l'uomo, con un sogghigno a mo' di sfottò.

Bellatrix avvertì un colpo inaspettato allo stomaco e lei fu scaraventata all'indietro,oltre l'altare, senza riuscire a fare altro se non spalancare gli occhi soffocando un verso sorpreso.

La ragazza scivolò a terra schiena al muro, senza emettere un fiato. Dopo qualche istante si rialzò in piedi, la mano schiaffata sul fianco dolorante.

<< Tranquillo, le parole poco lusinghiere le conservo nel caso dovessi scrivere un libro su di te! >> ringhiò, squadrandolo con odio.

<< No... è da un po' che voglio chiederti una cosa, e pretendo che tu mi risponda! >>

Pitch si limitò a guardarla con astio, senza muovere un muscolo quasi a incoraggiarla a proseguire.

<< Quella volta, nel castello. Guardai nella tua memoria e vidi un'immagine nitida come uno specchio d'acqua. Sai di cosa sto parlando, no? La donna coi tre bambini. Voglio sapere chi sono, e cosa hanno a che fare con me >> .

Pitch rimase in silenzio diversi istanti. Dapprima parve sorpreso, ma poi le sue labbra si curvarono in un sogghigno e ne scivolò fuori una risatina sommessa, che crebbe gradualmente di intensità fino a diventare un latrato che rimbombò spettrale e accapponante sulle pareti della cripta.

<< E perché non lo chiedi a loro? Hai forse paura di quello che potrebbero risponderti? >> urlò infine, puntando l'indice accusatorio contro Calmoniglio.

<< Non voglio saperlo da loro. Voglio saperlo da te. E farai meglio a dirmelo in fretta! >>

<< Dovrai tirarmi le parole fuori di bocca con le pinze, se ci tieni tanto! >>

<< Per me va bene, Black! >>

Bellatrix spiccò un balzo e schizzò verso il soffitto, con Pitch alle calcagna deciso a batterla a ogni costo. Lei, che lo staccava di un paio di metri, scagliò un paio di stelle nella sua direzione, ma lui le evitò prontamente e queste sparirono oltre le sue spalle.

Per contro, Pitch alzò le mani e un vortice di sabbia nera si sprigionò dalle sue dita, circondandola. Bellatrix sentiva ogni singolo granello scivolarle addosso prepotente, minacciando di accecarla di nuovo, mentre le dita dell'uomo si stringevano sul manico di una falce dalla lama lunga e minacciosa apparsa dal nulla.

<< Non ci casco più, Black! >> urlò lei, schizzando fuori dalla tormenta schermandosi gli occhi con l'avambraccio. Balzò all'indietro, accarezzando l'aria con gesto deciso. Un istante dopo brandiva una grande stella con innumerevoli, sottili e aguzze punte, con una gamba più lunga delle altre, come una gigantesca mazza chiodata e luminescente. Pitch si avvicinò fulmineo brandendo la propria falce con rabbia e le alzò l'arma sopra la testa, pronta a colpire.

All'improvviso un sonoro clangore li distrasse entrambi. Scure e mazza rimasero immobili, l'una sospesa a pochi centimetri dall'altra. Pitch abbassò invelenito lo sguardo e Bellatrix lanciò una rapida occhiata oltre il proprio braccio teso.

Calmoniglio fissava l'Uomo Nero con le pupille dilatate, la bocca socchiusa e Sophie stretta fra le braccia. Gli shuriken di Bellatrix non avevano affatto mancato il bersaglio come Pitch aveva creduto, ma giacevano conficcati nel marmo dell'altare, recidendo di netto le catene che tenevano imprigionata la bambina.

La distrazione di Pitch gli costò cara: approfittandone, Bellatrix caricò il colpo e affondò un dente della stella nel braccio di lui, ad altezza della spalla.

L'urlo di dolore che riempì l'aria le fece accapponare la pelle, ma lei puntò il piede sul petto di Pitch e lo scaraventò lontano senza battere ciglio. Per qualche istante restò a fluttuare a mezz'aria, poi si tuffò dietro all'Uomo Nero. Mentre si precipitava su di lui evocò un'altra arma: stavolta la stella era a forma di croce, e l'estremità più lunga era decorata con sottili ghirigori argentei. Un istante dopo gli fu addosso afferrando la propria spada da entrambi gli estremi, e con essa lo scaraventò a terra, tenendo la lama premuta contro il suo petto.

Atterrarono dietro all'altare con uno schianto, sollevando un polverone denso e scuro. Bellatrix tremava per lo sforzo di tenere Pitch inchiodato a terra col proprio peso, il fianco attraversato da fitte lancinanti ad ogni minimo movimento.

Lei distolse lo sguardo dal volto che la guardava con un misto di rabbia e odio e cercò quello di Calmoniglio, immobile a qualche metro di distanza.

<< Calmoniglio, corri! >> urlò, intensificando la pressione sul torace dell'avversario.

<< Non così in fretta! >> gridò Pitch a sua volta, aprendo le mani rivolte verso di lei. Due fiotti di sabbia partirono in quarta verso il soffitto, trascinando Bellatrix lontano da lui. Pitch rotolò sul fianco e si rimise in piedi puntellandosi sull'altare con un ringhio furioso. Calmoniglio era appena sparito oltre il portale, portando con sé Sophie, e Pitch gli spedì dietro un'ondata di sabbia alta diversi metri.

Bellatrix liberò un braccio dalla sabbia che la opprimeva e da un suo gesto nacque una sfera di gas incandescente, che pian piano crebbe fino a raggiungere le dimensioni di un'automobile. La cripta fu invasa dalla sua luce sfavillante, che distrasse Pitch dal suo obbiettivo e alzò gli occhi sulla sua fonte. Appena la individuò, la sfera schizzò rapida sopra la sua testa e si abbatté contro il portale.





Jamie si mise a correre alla disperata su per la ripida scala di legno fatiscente, con il terrore di essere inseguito da Pitch e il senso di colpa che cresceva ad ogni gradino per aver lasciato il Coniglio di Pasqua e la donna-gatto ad affrontarlo da soli. Finalmente raggiunse la cima e si buttò a terra per riprendere fiato: i polmoni e la gola gli stavano letteralmente andando a fuoco, tanto che il solo passaggio dell'aria era doloroso al punto da risultargli quasi insopportabile. Si tastò il fianco, per essere sicuro di non aver perso la milza per strada, posò la fronte sul pavimento ghiacciato, la tempia che pulsava dolorosamente contro la pietra.

Per diversi minuti restò ad occhi chiusi, ascoltando il proprio cuore che pompava all'impazzata contro il petto, la guancia rossa e calda spalmata sulla roccia gelida.

Jamie aprì gli occhi e con fatica si mise a carponi, tornando a guardarsi attorno con più attenzione. Il cappello da esploratore gli era scivolato sulle spalle e lui se lo ricacciò in testa con mano tremante, alzandosi in piedi. Iniziò a percorrere il cunicolo, sbirciando dentro le varie celle. Era così tetro che poteva distinguere a malapena le sagome degli Yeti ammassati gli uni sugli altri, ma sentiva che loro, invece, lo vedevano benissimo arrancare alla cieca in quel buio pesto e lo seguivano con lo sguardo senza perdersi una sola mossa. Sempre procedendo a tentoni, il ragazzino si avvicinò alle sbarre e sfiorò la serratura con le dita. Già da tempo aveva avviato una promettente carriera da scassinatore, e se avesse potuto vederla avrebbe anche potuto provare a forzarla. Pensieroso, il ragazzino si palpò la tasca e sentì sotto la stoffa la presenza rassicurante del coltellino multiuso che si era portato dietro. Frugò nella tasca e ne tirò fuori anche la stellina che gli aveva dato Bellatrix tempo addietro. Anche se fioca, la luce che emanava era sufficiente a illuminargli la strada. Così infilò la lama del coltellino della serratura e armeggiò qualche secondo che parve dilatarsi nell'arco di un'ora, finché finalmente sentì lo scatto liberatorio del meccanismo. Una volta aperta la porta, si aspettò che gli Yeti uscissero in massa, ma vedendoli immobili lì dove si trovavano si insospettì ed entrò cautamente nella cella. Li osservò attentamente da vicino, e si accorse subito di quello che ai Guardiani era sfuggito nella fretta di trovare Pitch: una sottile ragnatela di sabbia che avvolgeva le loro teste come una stretta aureola, luccicante come le scaglie di un serpente alla luce azzurrina della stella. Impugnò il coltellino con mano ferma e recise la ragnatela dalla fronte dello Yeti più vicino, aspettando con impazienza di vederlo reagire in qualunque modo.

Dopo qualche istante di assoluto silenzio, lo Yeti sbatté le palpebre come disturbato improvvisamente dalla luce, ed emise qualche sommesso verso concitato.

<< Ti prego, zitto! >> sussurrò il ragazzino, portandosi l'indice alla bocca, << Usciremo da qui, ma prima dobbiamo liberare gli altri! >>

Jamie tornò a guardare gli altri Yeti, rimboccandosi le maniche. Uno dopo l'altro, li liberò tutti dal loro torpore. Quando si furono ripresi, alcuni di loro emisero versi incuriositi guardandosi attorno, come a chiedersi come avessero fatto ad arrivare in un posto simile. Jamie, che li aveva guardati pieno di sollievo, all'improvviso ricadde nel terrore di essere catturato da Pitch. Gli Yeti non avevano colto il suo disagio improvviso, e Jamie si affrettò ad attirare la loro attenzione schioccando le dita due rapide volte.

<< Ok, ragazzi, dobbiamo fare in fretta! Prima liberiamo i vostri amici, e poi ce ne andiamo da questo postaccio! >>

Non era sicuro che gli Yeti lo avessero capito, ma poi li vide guardarsi tra loro, annuire e uscire dalla cella spintonandosi con smania, riversandosi nel corridoio stretto. Divisi in gruppi di tre o quattro, iniziarono a irrompere nelle celle vicine o a divellere le fitte grate dietro le quali erano confinate le fatine.

Il corridoio era ormai gremito di Yeti e fatine dei denti quando un suono di passi frettolosi si alzò dalla stretta rampa alle spalle di Jamie, che si voltò terrorizzato in quella direzione, temendo di essere stato scoperto dall'Uomo Nero. Ma la sagoma che gli apparve alla luce flebile della stellina aveva larghe spalle possenti e lunghe orecchie da roditore, e si rivolse a lui con voce tremante e innaturalmente alterata.

<< Pitch... Bellatrix... correre! Scappare! ORA! >>

Calmoniglio non riuscì a mettere in atto il suo stesso suggerimento che il pavimento e le pareti iniziarono a tremare violentemente, percorsi da scosse terribili. Dal soffitto cominciarono a piovere grandi calcinacci e polvere, che si riversarono sul pavimento ingombrando il passaggio sempre di più. Calmoniglio strinse più forte a sé la bambina e batté due rapide volte sul pavimento con la grande zampa pelosa. Diversi tunnel si aprirono tra le macerie e gli Yeti ci saltarono dentro, terrorizzati come un gregge spinto nel recinto da un bravo cane pastore, finché non rimasero solo lui, Sophie e Jamie. I due si misero a correre alla disperata nella speranza di raggiungere il tunnel più vicino, ma proprio in quell'istante il soffitto cominciò inesorabilmente a crollare. Un'asse marcita si schiantò loro davanti, sbarrando la strada mentre una pioggia sempre più fitta di calcinacci e polvere li sommergeva, impedendo di vedere e respirare bene. Calmoniglio strinse a se Sophie col braccio destro, mentre col sinistro si caricava Jamie sulla groppa, pronto a spiccare il balzo. Ma, proprio quando sembrava che stesse per farcela, un calcinaccio gli piombò in testa, facendolo cadere a terra privo di sensi. Jamie allungò una mano a scrollarlo per la spalla, ma proprio in quell'istante una voragine oscura si aprì nel pavimento, inghiottendoli tutti e tre.




Bellatrix sentiva la polvere invaderle prepotente i polmoni e bruciarle la gola. Sopra di sé sentiva il peso enorme di una montagna di macerie, e il dolore al fianco era appena anestetizzato da un bruciore insopportabile e fulminante che le attanagliava la gamba. Un liquido caldo e appiccicoso, dall'odore di ferro le colava lento sul polpaccio, finendo sulla pietra sottostante goccia dopo goccia ed espandendosi in un macabro flusso. Lentamente alzò le mani sopra la testa e, sentendo la pietra gravarle addosso, cominciò ad armeggiare per aprirsi un varco tra le macerie. Dopo alcuni secondi le sentì rotolarle via di dosso e poté prendere una boccata d'aria, tossendo come se i suoi polmoni avessero voluto saltarle via dal petto. La cripta era immersa nell'oscurità così più totale e fitta che nemmeno i suoi occhi felini potevano darle un'immagine precisa dell'aspetto attuale dell'ambiente. Le sue pupille fissarono il vuoto nero e si restrinsero fino a diventare due sottili spaghi verticali. Si tastò la gamba dolente, e poco sotto il ginocchio avvertì quella che sembrava una lunga stanga di ferro conficcata nella carne. Al solo sfiorarla, il polpaccio prima e tutto il suo corpo poi fu attraversato da un dolore incommensurabile che le fece sfuggire un gemito di bocca.

Con una smorfia di disgusto e dolore afferrò la stanga con entrambe le mani, e dopo qualche attimo di esitazione, cercando di non pensare al male che avrebbe provato, tirò.

Nonostante si fosse ripromessa di non farlo, urlò di dolore quando la strappò via dal polpaccio. Il liquido scuro dall'odore così penetrante e ferroso schizzò copiosamente, spargendosi sulle macerie su cui era ancora adagiata come una macchia d'inchiostro scuro e denso.

Ansimando, con le gambe tremanti, le vertigini e una nausea tremenda, Bellatrix si alzò faticosamente in piedi, le braccia tese davanti a sé a sondare lo spazio circostante: l'oscurità era solo un po' meno opprimente di poco prima. Davanti a sé scorgeva un debole bagliore, come di un oggetto fosforescente coperto da un panno leggero. Lei si avvicinò, sdrucciolando sulle macerie bagnate. Si trovò carponi in mezzo alla polvere, col naso a poche decine di centimetri dal frammento luminoso e appuntito di quella che riconobbe come l' arma usata pochi minuti prima per combattere contro Pitch.

Lo raccolse, soffocando un colpo di tosse, e lo levò alto sopra la testa nel tentativo di rischiarare quel posto.

Visioni di calcinacci affiorarono dal buio quel tanto che bastava per identificarli come tali. A un tratto un fastidioso solletico le risalì dallo stomaco su per l'esofago e i colpi di tosse spezzarono quel silenzio altrimenti indisturbato, forti e prepotenti al punto da bruciarle la gola e farle lacrimare gli occhi. Lacrimando, si guardò attorno in quel buio pesto, passandosi il dorso della mano sulla bocca.

<< Fatti vedere, Pitch! >>

Certo, la sensazione di formicolio alla nuca poteva benissimo non essere dovuto allo sguardo di lui addosso. Con un po' di fortuna, Pitch poteva essere stato sepolto dalle macerie...

Passarono alcuni istanti in cui l'aria stessa parve solidificarsi, carica di tensione e attesa.

Una folata di vento, un fruscio e il suo fiato caldo sul collo, pericolosamente vicino.

<< Sono qui >> .

Capì che si era allontanato nel momento stesso in cui lei si voltava a fronteggiarlo, rifugiandosi al di fuori del suo campo visivo, forte dell'oscurità che lo proteggeva da qualsiasi tentativo di attacco da parte di lei e che la circondava come un immenso oceano circonda una minuscola isola. Mentre affondava lo sguardo in quel sipario nero e opprimente cercando di cogliere il minimo movimento al suo interno, non riuscì a trattenere un chiaro verso di frustrazione. Quasi come in risposta, la risata di lui le arrivò con la potenza di uno schiaffo e la minaccia riconoscibile in ogni suo riverbero contro le pareti.

Adesso ne era certa, sentiva i suoi occhi addosso come due invisibili riflettori che la seguivano in ogni suo movimento con attenzione famelica. Riusciva quasi a vederselo mentre le girava lentamente attorno, oltre il suo limitato campo visivo. Allora chiamò a sé ogni briciola di concentrazione e abbandonò il braccio lungo il fianco, lasciando che il frammento le scivolasse via dalle dita molli, e al contempo quelle dell'altra mano si strinsero più forte attorno alla stanga ancora sporca del suo stesso sangue.

<< Vieni a prendermi, Uomo Nero! >> sussurrò, più rivolta a sé stessa che a lui per farsi coraggio.

Un sibilo la raggiunse alle spalle e lei piegò indietro le orecchie pelose, nel tentativo di individuarne il punto d'origine e la distanza che la separava da quell'attacco furtivo, aspettando il momento giusto per contrattaccare.

Ancora un po', vieni più vicino... aspetta che sia più vicino...

E quando seppe di averlo alle spalle, piroettò su sé stessa brandendo la stanga come una mazza, con entrambe le mani, e lo colpì al volto con forza sorprendente.

Pitch urlò di dolore e rotolò sul pavimento, le mani sul volto. Rimase immobile qualche istante, poi abbassò i palmi insanguinati e cercò faticosamente di rimettersi in piedi.

Bellatrix gli puntò la spranga contro il petto e lo spinse di nuovo a terra senza particolare sforzo. Lui annaspò, cercò un appiglio con le braccia tese all'indietro e si puntellò su una grande roccia polverosa, nel tentativo di assumere una postura più dignitosa. I due rimasero in silenzio, guardandosi con reciproco odio. Alla debole luce azzurra, i loro volti sembravano fluttuanti e spettrali maschere mortuarie di cera.

<< Direi che ti ho battuto senza mezzi termini. Cominci da solo o hai bisogno della domanda iniziale? >> disse lei, osservando con interesse il liquido scuro che dal naso colava sul mento dell'uomo.

<< Ho detto che mi avresti dovuto cavare le parole di bocca, non che ti avrei spifferato tutto se mi avessi battuto in uno scontro! >> rispose gelido lui, sputacchiando sangue con collera.

Bellatrix si abbassò davanti a lui, continuando a guardarlo con espressione impassibile. Ed impassibile rimase, anche quando strinse più forte la stanga di ferro e la conficcò con decisione rabbiosa nella coscia di lui.

Un grido lacerante riempì l'aria, ma Bellatrix non permise alla pietà di farsi strada in lei. Anzi, la ricacciò più a fondo nell'abisso del suo animo, dominato invece da un senso di determinazione, rabbia, e dalla gioia sadica e selvaggia del gatto che gioca col topo prima di finirlo. Continuò a guardarlo con cattiveria anche dopo che si fu rialzata, le mani puntate sui fianchi in un atteggiamento che non ammetteva contestazioni. Lo guardava con le sopracciglia vertiginosamente corrucciate, le pupille strette e immobili, la bocca contratta e le narici larghe, mentre il grido si affievoliva e lasciava posto a respiri affannati e pesanti.

Pitch si guardò fulmineo attorno, nella speranza di vedere una via di fuga: le iridi gialle schizzarono da una parte all'altra, e a lei parve di scorgere una scintilla di paura attraversarle fugacemente. Dalle mani della ragazza apparvero diversi globi stellari di gas incandescente, che dopo qualche istante schizzarono a disporsi lungo il perimetro della sala, illuminando al loro passaggio montagne e montagne di macerie. Il baldacchino dell'altare era stato divelto e ora giaceva a terra, sommerso quasi del tutto, lacero e consunto. Del portale, unica via di uscita, non era rimasto altro se non qualche lamina contorta: il resto era stato distrutto da una frana che ne aveva interamente occupato la soglia.

<< È inutile anche solo pensare di poter fuggire. Da qui non puoi scappare, e io non ho alcuna fretta... >>

<< Se è per questo >> ansimò l'Uomo Nero, stringendosi il ginocchio con le dita pallide, mentre un rivolo di sudore gli scivolò lungo il naso mischiandosi con quello rosso del sangue << neanche tu puoi uscire da qui! Ti sei condannata da sola! >>

Per tutta risposta, Bellatrix si lasciò cadere davanti a lui con un verso di dolore, a gambe incrociate.

<< Ma io non ho mai detto di voler uscire! Non senza le informazioni che cerco, comunque >> .

Pitch continuò a guardarla con astio per un minuto ancora circa, senza che una parola volasse tra loro. Ma quando finalmente sembrò sul punto di vuotare il sacco, lei lo anticipò bruscamente.

<< Voglio la verità, Pitch. La donna, dimmi chi è! >>

Lui si pulì il volto con l'avambraccio e cominciò a raccontare, guardandola con espressione seria.

<< Durante i Secoli Bui, il mio regno di terrore prosperava incontrastato. Finché l'Uomo nella Luna ha messo i Guardiani a tenermi a bada. La donna che hai visto non era altri se non la prima persona a cui il primo Guardiano si è palesato. L'ha incaricata di parlare di lui agli abitanti del suo villaggio, in modo che cominciassero a credere in lui. Solo così lui avrebbe potuto proteggerli. Per quanto concerne i bambini, loro erano i suoi figli >> .

Le pupille di lei erano dilatate, attente a ogni sfumatura della sua espressione, quasi a voler ricercare quella della menzogna.

<< Che fine hanno fatto? >>

<< I figli? Li ho uccisi, naturalmente! Erano ancora abbastanza piccoli da poterli soggiogare con facilità. >>

<< Perché mai...? >>

Bellatrix si bloccò, portandosi le mani alla bocca.

<< Ti sei vendicato di lei su di loro! >>

Pitch annuì, compiaciuto.

<< Li ho presi uno alla volta, quei mocciosi! Li ho indotti io a togliersi la vita, uno per uno! Una delle due gemelle si è impiccata in casa, mentre i fratelli dormivano. E l'altra si addentrò nella foresta e si perse. Finì in pasto alle belve feroci. Quanto al bambino... lui l'ho fatto annegare nel fiume che scorreva poco lontano dal villaggio. I compaesani arrivarono ad accusare la madre per ogni omicidio. Alla fine lei non ha più potuto sopportare oltre: si è piantata un pugnale nello stomaco >> .

Bellatrix inghiottì un groppo di saliva: a darle i brividi non era stato il racconto in sé, quanto il tono divertito con cui lui ne discorreva. Represse un fremito e incasso la testa tra le ginocchia, ascoltando il proprio respiro affannoso.

Si immaginò le sponde del fiume, nitide come se ne avesse appena distolto lo sguardo. Le parve quasi di vedere la figura del bambino rotolare lungo la sponda con i capelli scuri sporchi di fango e sparire sotto la melma per sempre.

La voce di Pitch la fece sobbalzare impercettibilmente: dal tono, sembrava che si fosse ricordato all'ultimo di un dettaglio saliente. Bellatrix alzò di scatto la testa, guardandolo con occhi dilatati.

<< Ah, ma non ti ho ancora detto la parte più bella! La donna si uccise dopo che le ebbi portato via anche l'ultimo figlio che le era rimasta! >>

Continuò a fissarlo, disorientata.

<< Non può essere, >> disse infine, esitando, << I bambini che ho visto erano tre! >>

Lo ricordava bene, l'immagine era come impressa a fuoco nella sua memoria. Tre bambini: due femmine e un maschio. Tre, non quattro.

Ma Pitch continuò a guardarla con quel sogghigno inquietante.

<< Ah, sì! Ma io non ho mai parlato di un bambino maschio! >>

La sua risata cattiva la trapassò da parte a parte come una pioggia di frecce avvelenate. Dentro di sé Bellatrix continuava a ripetersi la stessa filastrocca. Impossibile. Non è vero. Bugiardo.

<< Bugiardo... >> ripetè a mezza voce, più per rassicurare sé stessa che per accusare lui. Si mise in ginocchio, sedendosi sui talloni chiudendo un pugno dentro l'altro senza riuscire ad alzare lo sguardo sull'uomo che era stato causa di tanta sofferenza, e che anche adesso la guardava vittorioso, senza riuscire a reprimere una risata sommessa. All'improvviso lei gli fu addosso, stringendogli le dita attorno alla gola. Sentì la testa di lui sbattere violentemente contro la pietra sottostante, e la sua risata trasformarsi in un latrato rabbioso.

<< BUGIARDO! Se quel che dici è vero, com'è che non conservo memoria di ogni cosa che sostieni? Spiegami perché non ricordo nulla di tutto ciò! >>

<< Bugiardo?! >> ripetè Pitch in un urlo, a metà tra la minaccia e l'indignazione. La afferrò per i capelli, costringendola ad allacciare lo sguardo al suo, i loro nasi che si sfioravano.

<< Allora guarda con i tuoi stessi occhi! >>

Le loro fronti si toccarono. Pitch mantenne gli occhi fissi su quelli di lei, che però sembrava incapace di tenere aperti i suoi.

E allora li vide: decine di flash della sua vita mortale, una vita diversa da quella che credeva di aver realmente vissuto. Sprazzi di vita quotidiana, per lo più insignificanti per chiunque li avesse visti. Ma per lei! In quelle fulminee scene che scorrevano davanti ai suoi occhi come fotogrammi di un film, riconosceva il volto di questo o quel fratello. Alcuni mostravano la loro ( ...mia? ) madre assieme a lei, altri li vedevano tutti insieme, le due donne intente a giocare coi più piccoli. E poi tutta la famiglia, riunita attorno a una modesta tavola poveramente imbandita. Si rivide da piccola, una bimbetta robusta con un'aureola dorata attorno alla testa, imparare a stare in piedi sulle gambette tozze. E poi ancora i tre fratellini che dormivano tutti in un unico letto, ai cui lati stavano sempre lei e sua madre a vegliare su di loro come due buoni angeli. Si rivide neonata, vide neonate le gemelle e il suo stesso fratellino. Li vide fare il bagnetto e li vide poppare avidamente dal seno materno. E poi le visioni divennero meno spensierate. Vide il bambino che rotolava giù dalla sponda del fiume, scomparendo nell'acqua melmosa. Una gemella, bionda come lei ma dai capelli lunghi e ricci, il viso molto più paffuto e tondo, dondolare in preda agli spasmi coi piedi sospesi a qualche decina di centimetri da terra. Poi vide l'altra gemella, dai capelli color pel di carota e due pozzi azzurri per occhi, circondata dai lupi nel fitto della foresta.

E infine rivide sé stessa legata al palo dove di lì a poco sarebbe avvampato il rogo che l'avrebbe strappata alla vita.

Si ritrovò scaraventata all'indietro, sulle macerie polverose: le parve di essere riemersa da una gara di apnea in una vasca piena di acqua gelida, tremante e col fiato corto.

Pitch li aveva tenuti d'occhio in silenzio per tutta la loro vita, aspettando l'occasione buona per vendicarsi. Lo guardò incredula e lui le rivolse uno sguardo carico di amaro divertimento. Quell'unica contrazione della sua bocca scatenò in lei una pericolosa reazione a catena: dapprima si sentì derisa, nuda e indifesa; un senso di vergogna e pietà per sé stessa la invase come acqua imbarcata da una falla su una nave alla deriva. E poi la rabbia prese il sopravvento, soffocando tutte le altre emozioni ed irrompendo con la potenza di un terremoto. Voltò il busto ignorando la puntuale fitta al fianco e afferrò il frammento di stella che ancora mandava deboli bagliori poco lontano, puntandolo poi alla gola dell'Uomo Nero, la cui espressione divertita sfumò nella serietà.

<< Se quel che dici è vero, allora dimmi perché non ricordo nulla di quanto hai detto! Cos'è, un trucco? L'ho capito, sai! Tu vuoi solo confondermi! >> sibilò perentoria, stringendo la lama saldamente nella mano. Piccoli rubini rossi nacquero tra le dita e il palmo chiuso, si ingrandirono e gocciolarono lenti sulla gola di Pitch, che però non mosse un solo muscolo e lasciò che colassero fin dentro il colletto della sua veste.

<< Come potrebbe essere un trucco? Non avrei alcun interesse nel confonderti, le immagini che hai visto corrispondono alla realtà. Ma non ho idea del perché tu non riesca a ricordarlo >> rispose lui, in tono calmo.

<< Balle, tutte BALLE! Parla, o giuro che ti faccio il piercing alla trachea! >> gli urlò in faccia, premendo leggermente il frammento di stella sulla sua pelle grigia chiazzata di rosso.

<< Ti ho detto che non lo so >> ripetè lui. Il suo tono impassibile di poco prima si era improvvisamente incrinato.

<< Ti sei sbagliata, prima... >> aggiunse, con rinnovato piacere. Lei lo guardo spiazzata, mordicchiandosi il labbro inferiore, cercando di capire a cosa si stesse riferendo.

<< Io non ho bisogno di una porta, per uscire di qui. Al contrario di te! >>

Bellatrix assimilò il significato di quelle parole come a scoppio ritardato e gli rivolse uno sguardo rabbioso.

<< Non osare...! >>

<< L'interrogazione è finita. Ci vediamo in giro, bellezza! Ma, a pensarci bene.. non ci conterei troppo! >>

Si divincolò dalla sua stretta, le strappò il frammento dalle dita e gliela piantò con decisione fulminea nel dorso della mano.

Prima che lei potesse fare altro che spalancare gli occhi e urlare in preda al dolore, lui si era già dileguato in un vortice nero, abbandonandola a sé stessa.









  
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