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Autore: post_stress    06/01/2016    0 recensioni
Chorinne è una ragazza adolescente come tante altre: una passione per il fumo, amici più o meno spericolati, un cane, un padre che a volte si vede costretto a ricoprire il ruolo di madre e un bambino, Dylan, che ha il potere di salvarla nelle sue giornate NO. Tutto a norma per un ragazza come lei; ma ad un certo punto, però, arriverà un imprevisto che sconvolgerà completamente le sue abitudini, la sua vita e questo imprevisto si chiama Harry Styles.
-NELLA STORIA-
"Ma guarda un po' chi si vede..." parlo con sicurezza con un lieve cenno di scherno. Incrociò gambe e braccia nel suo modo di superiorità e piantò gli occhi sui miei.
" Styles." sospirai. Non sapevo se avevo detto il suo nome ad alta voce solo per rendermi conto del fatto che fosse realmente li. Sinceramente? Non me l'aspettavo che si presentasse li senza problemi ma era proprio di lui che stavamo parlando, non una persona di buon senso qualsiasi.
"Non mi saluti neanche C? Ne è passato di tempo" disse con il suo sorrisino sghembo marcato Styles.
" Ciao Styles." dissi lentamente.
Feci per andarmene: non volevo vederlo, non questa sera ma mi fermai e dissi " Vattene da qui"
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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                          1 capitolo                                                             


“Oh andiamo !!” la sveglia iniziò a suonare ed io, come una forsennata, mi protendevo verso il comodino per spegnere quell’oggetto infernale. Giuro che non l’avevo mai sopportata. Ok, non potevo essere considerata di certo una ragazza mattiniera, però il senso del dovere era una delle qualità che mi appartenevano. Mi concessi ancora due minuti sotto le calde coperte. Non avevo molta voglia di alzarmi e affrontare la giornata che mi si prospettava davanti, ma dopo pochi istanti sentii la voce di mio padre che mi chiamava, o meglio, urlava il mio nome come se non ci fosse un domani. Lo odiavo quando faceva così però gli volevo un mondo di bene, lo ammetto. Non so cosa avrei fatto senza di lui. Presi una grande boccata d’aria e mi feci forza tendendo gli addominali per alzarmi dal materasso. Un forte giramento mi colpì la testa ma non ci feci molto caso dato che mi capitava di continuo. Mi diressi verso il bagno per farmi la mia doccia mattutina che consideravo rigenerante per il corpo. Uscii dalla cabina con un asciugamano che mi fasciava il corpo e uno sui capelli. Li frizionai per bene e li lasciai asciugare naturalmente. Ritornai in camera dove trovai Benny, il mio cagnolone, sdraiato sul letto a pancia in su.
“Benny scendi subito giù da li !” risi avvicinandomi al bordo del materasso per poi buttarmici sopra con tutto il peso per spaventarlo e per attirare la sua attenzione. Si non era una cane molto sveglio e reattivo però faceva parte della nostra famiglia da ancora prima che io nascessi per cui era Benny il Saggio considerando che aveva più anni di me e mio padre messi assieme. Gli accarezzai il muso barbuto che si ritrovava con vigore tanto che lui mi abbaiò pensando che volessi giocare.
“Benny lo sai che non posso, ma dopo quando torno da scuola ti faccio fare il più bel giro del parco che tu non abbia mai fatto ! Porto anche Dylan !! Sei contento ?!” sentendo quelle parole iniziò a saltare sul letto, disfandolo completamente. Risi per la sua reazione e dovetti sforzarmi per non buttarmi a terra. Era magico il nostro rapporto. Mio padre diceva che io e lui potevamo capirci come se parlassimo la stessa lingua. In fatti sembrava anche a me a volte che avessimo qualcosa che non andava: lo capivo in ogni occasione e mentirei se dicessi che non mi avesse mai preoccupato la cosa.
“Benny ora vai giù che mi devo vestire su !” e con un colpo di zampe posteriori salto giù dal letto con tutta la grazie di un cane settantenne.
Finalmente ebbi il tempo per vestirmi. Presi dalla armadio il mio paio di jeans preferiti, una maglia a maniche corte e una vecchia felpa nera che mi regalò mio padre, o meglio gliela presi in prestito dal suo armadio anni fa, quando ancora mi arrivava sotto le ginocchia. Indossai le mie immancabili e fidatissime All Star bianche che di bianco non avevano più niente. Presi la borsa dove buttai qualche penna e due libri a caso e il mio pacchetto di Malboro rosse, il mio secondo migliore amico dopo il mio cane. È vero fumavo, mio padre lo sapeva ma non si faceva problemi e a me andava bene così. Costituivamo un perfetto equilibrio io e lui insieme perchè sapevamo benissimo che uno senza dell’atra eravamo letteralmente persi.
Non mi truccai, non ne avevo mai voglia e non credevo mi servisse. Scesi di sotto per trovare mio padre con un grembiulino in pizzo azzurro e con la faccia china sulla pentola. Risi a quella vista così buffa ! Si ostinava sempre a cucinare qualcosa di non precotto per variare dai soliti cereali o biscotti che torreggiavano immancabili sulla nostra tavola la mattina. Si voltò con un  sorriso raggiante in viso. Aveva qualche sbuffo di farina sulla guancia che lo rendeva alquanto divertente ed adorabile. “ Brayan hai un pacchetto di farina in faccia lo sai vero ?” lo derisi appoggiandomi con un fianco sullo spigolo del tavolo incrociandomi le braccia al petto con fare altezzoso. “ Te l’ho già detto: apprezzo lo sforzo ma lo sai che non mangio nulla di mattina.” gli dissi. “ Andiamo Chorinne potresti mangiare  almeno la mattina quando so che mangi  qualcosa di decente !” mi disse spazientito “ Ti ho preparato le frittelle !! Potresti fare un eccezione almeno oggi che per riuscire a fartele sono in ritardo al lavoro ?” mi disse continuando a maneggiare mestoli e palette. Sembrava una casalinga frustrata, glielo dicevo sempre ma lui mi rispondeva serio che era costretto a farlo ma poi ritornava il Brayan gentile e scherzoso che era costantemente. Si voltò con un sorriso da maniaco tipo Joker in Battman e mi porse un piatto con sopra una frittella: il giusto compromesso pensai. “Così mi piaci capo !” gli urlai posizionando una mano sopra la testa in segno di saluto come facevano i soldati. Mi guardò stralunato ma poi mi rivolse di nuovo la schiena per pulire il fornello e le ciotole che aveva utilizzato per l’impasto. “Cho ti darebbe fastidio se oggi non ritornassi a cena ?” mi chiese con fare attento e serio.
Mi infastidii allo sentire quello stupido soprannome che mi avevano dato quando ero ancora in tenera età, ma andai oltre concentrandomi piuttosto sulla domanda che mi aveva posto.
“Sbaglio o mi hai appena chiesto, o meglio, informata che probabilmente non ci sarai a cena questa sera ?” gli dissi quasi strozzandomi con il latte che stavo bevendo.
“Cho esco con una mia collega…” mi informò con fare paziente.
“Vorresti dire quella che ti scopa con gli occhi non appena entri in ufficio e che ha le tette rifatte e che palesemente è una finta bionda?! Scommetto che la sotto e tutto nero…” non ebbi il tempo di finire la frase che mio padre cominciò a ridere sguaiatamente come se fosse un iguana incinta che sta per morire. Ecco proprio così.
“Chorinne, mi devi capire, ogni persona ha le sue esigenze e per di più io sono un maschio e sai che cosa fanno i maschietti… alla mia età pensiamo ancora a quello incostantemente. Non è facile per me, lo sai !!”mi disse con un mezzo sorriso per sdrammatizzare.
“Fai come ti pare, ma non la voglio trovare qua in casa quando arrivo. So che è strano sentirlo dire da me ma potresti andare a casa sua e passare la notte con lei e poi andare direttamente al lavoro.” Gli dissi in modo cauto gesticolando per quel poco di imbarazzo che si era creato. Non ero molto convita su ciò che avevo appena detto ma potevo fare un eccezione per questa volta. In fondo faceva così tante cose per me. “ Io starò da Kathia questa notte” aggiunsi sperando che non avesse sentito. Lui mi guardò subito stranito.
“Ma lo sai che lei ci sta ! Perché proprio lei Chorinne?” mi chiese supplicandomi di cambiare idea.
“ Senti, non vuol dire che se te la sei scopata non sia mia amica” dissi con fare ovvio.
“ Ma se ci mancava poco che la picchiassi l’ultima volta che l’hai vista ?! No Cho, non voglio che tu vada da lei questa notte!” disse risoluto. A quel punto lo guardai con fare furbo.
“ Facciamo così: tu vai dalla tua signorina si-sono-tanto-rifatta-e-finta…” mi interruppe dicendo “ Si chiama Miranda, Chorinne” mi disse come se stesse parlando ad un bambino rincoglionito ma andai oltre la cosa continuando il mio discorso: “e io vado da Kathia. Sono io che mi trovo qualcosa da fare perchè tu non ci sei questa sera. Se tu non mi avessi detto che non ti muovevi allora non sarei qui a farmi i piani per la serata.” Dissi ingoiando l’ultimo boccone di quella roba che era tutto tranne che una frittella.
Lui sembrò protestare ma io lo precedetti: “ Brayan esce, Chorinne esce. È semplice papà” dissi racimolando le mie cose e dirigendomi verso la porta.
“Non chiamarmi papà ! Lo sai che mi fa sembrare vecchio!” mi disse scherzando solleticando la barba sotto il mento.
“ Non ti fa sembrare più intellettuale se ti gratti quei pochi peli che hai sotto la bocca” gli dissi con finta cattiveria.
“ Il caso è chiuso: mi vedo con Kathia e poi usciremo con gi altri. Va bene ?” gli chiesi sapendo già la risposta.
“ Ci saranno anche Niall, Zayn e la banda ?” mi chiese con fare speranzoso. Loro lo conoscevano e sapeva che se avessi fatto qualche cazzata loro glielo avrebbero detto. Li odiavo tanto per questo, ma allo stesso tempo li amavo.
“ Si ci saranno anche loro Brayan, come sempre !” dissi spazientita.
“ Ok allora ma non fare stronzate! E…” non fece in tempo a finire la frase che gli chiusi la porta in faccia con un sorriso perfido stampato in faccia. Mi accesi una sigaretta e incominciai ad incamminarmi diretta verso la scuola: “il buco infernale” la chiamavamo noi. La gamba mi vibrò ed estraendo il cellulare dalla mia tasca scoprii due messaggi. Uno da Niall ovviamente che sicuramente mi augurava il buongiorno e mi avrà scritto una domanda a caso e uno da mio padre. Lo aprii subito:
 
 
Grazie per avermi chiuso la porta in faccia! Vai a scuola mi raccomando !! Ti voglio bene piccola … B. xx
 
 
Gli risposi subito:
 
 
Stai tranquillo… se voglio ci vado a scuola non ti preoccupare. Ti voglio bene anche io Brayan … C. xx
 
 
Sorrisi e posai il cellulare nuovamente in tasca. Avevo perso troppo tempo e se fossi arrivata in ritardo di sicuro quella strega della  Mayer mi avrebbe tenuta fuori dalla classe per tutta l’ora. Stupida stronzetta che era.
Sorvolai su quel pensiero e velocizzai allo stesso tempo l’andatura delle mie gambe. Dopo cinque minuti buttai la sigaretta consumata dentro una siepe che contornava il perimetro delle mura scolastiche. Tirai un sospiro quando vidi il piazzale vuoto ad eccezione di qualche ragazzo qua e la. Mi incamminai verso l’entrata quando scorsi dietro la rampa della scala che stavo percorrendo una chioma bionda. Cacciai un urlo: “ Niall !”  si girarono tutti tranne che lui, ovviamente. Scesi pazientemente l’intera rampa e li andai dietro le spalle. Portava le cuffiette quello sfigato!
Gli saltai addosso e lui si spaventò talmente tanto che per poco non cademmo entrambi per terra. Si strappò gli auricolari dalle orecchie guardandomi con uno degli sguardi alla Niall ed io, logicamente, scoppiai a ridere.
“Perché devi sempre fare così ?!” mi chiese con il fiatone.
Lo guardai come se fosse un pinguino steso al sole. “ Spero tu stia scherzando! Che senso ha aspettarmi quando ti nascondi peggio che gli immigrati che per farti trovare servono i cani antidroga e se ti chiamo hai la musica a mille nelle orecchie ?!” chiesi stralunata ed incredula allo stesso tempo.
Lui sembrò rifletterci su quando alla fine gli tirai un braccio. “ Dobbiamo andare o la Mayer ci ammazza.” dissi diligentemente.
Lui mi seguì senza proferire parola segno che non aveva ascoltato un cazzo di quello che avevo appena detto. A quel punto gli pestai un piede. “ Ahiiaaa !!” urlò
Lo zittii con una mano sulla bocca.” Vuoi farci espellere? Togliti quelle cazzo di cuffiette che siamo quasi dentro, coglione !” lo sgridai ma poco dopo gli posizionai un braccio sul fianco e appoggiai la mia testa sulla sua spalla mentre camminavamo tra i corridoi.
Non appena arrivammo davanti alla classe la porta era ancora aperta e per fortuna la professoressa doveva ancora far incastrare l’immenso culo che si ritrovava nella sedia che avrebbe chiesto pietà, se fosse stata in grado di parlare. Andava tutto bene mentre noi ci stavamo districando tra un banco e l’altro con qualche risatina provocata dai nostri gesti buffi probabilmente. Il nostro intento era quello di non farci vedere da quella cieca di un’insegnante ma a quanto pare le risate sguaiate di Zayn non aiutarono.
“Horan! Lelsinky! Che cosa state facendo ?” chiese l’elefante incinta non appena si voltò dalla lavagna.
“Stiamo controllando la qualità dei banchi prof, dovrebbe esserne contenta !” rispondo con fare ovvio. A quel punto Zayn iniziò a guaire dalle troppe risate. La Mayer fulminò anche lui. “ Malik lo trova divertente ?!” chiese con gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia.
“ Beh prof … a dire la verità si !” disse lui in difficoltà ma con il sorriso. Nessuno era mai stato beccato da lei. Era conosciuta per la sua diciamo “elastica” sopportazione dell’uso del volume della voce e del comportamento adeguato da tenere in classe. In poche parole era stonata peggio che un troll addormentato e nelle sue lezioni ognuno faceva un po’ quel cazzo che voleva. Ma oggi purtroppo non era uno di quei giorni.
“ Lelsinky!, Malik!, Horan! Fuori! Ora!” ci disse con la vena del collo che pulsava. Aveva il viso paonazzo la poveretta.
“Guardi prof le sue lezioni sono fantastiche e istruttive ma oggi penso che accoglierò la sua proposta con un certo piacere !” le dissi ironica. Procurai una risata generale dagli altri.
“ Visto che non le basta signorina, credo che farete una visitina al signor Ritter” disse lei con tono di sfida.
Prontamente l’accolsi: “In effetti è da un po’ di tempo che non faccio un salutino ad Adam… credo di mancargli” dissi con un sorriso innocente.
Zayn e Niall ci guardavano come se fosse una partita di ping-pong e stessero seguendo con gli occhi la pallina bianca. Aspettavano semplicemente che dicessi qualcosa che la lasciasse spiazzata e che ci lasciasse andare fuori senza troppi complimenti.
A quel punto mi illuminai: “ Porterò i suoi saluti al signor Ritter professoressa spero che le vada bene ! Ora se ci vuole scusare… “ mi interruppe “E voi signori? La seguite ?”  chiese loro ingenuamente.
“Noi ?” domandò Niall piuttosto scocciato dalla domanda. Ci fu un momento di silenzio che aleggiò sulla classe.“Sempre.” rispose Zayn ad un certo punto con fare enigmatico ed uscii con loro alle spalle subito dietro. Chiusi la porta prima che Moby Dick potesse dire ancora qualcosa con il suo modo di parlare simile ad uno starnazzare di un corvaccio. Li amavo quei due. Erano sempre pronti a pararmi il culo. C’erano sempre per me ed era questo il motivo per cui li adoravo così tanto. Proprio come una famiglia; perché noi in fondo lo eravamo, non di sangue, ma lo eravamo.
“Dai andiamo da Ritter cosi poi possiamo andare dagli altri” dissi prima che ci perdessimo in qualcos’ altro. Loro mi seguirono sapendo che avevo ragione.
Andiamo da Adam Ritter, forza!



Eccomi qua! Questa è la mia prima storia su EFP, ( siate brutali quanto volete con me HAHAHAHA ) ...
e niente; spero vi sia piaciuto :) Naturalmente se questo capitolo lo avete trovato carino, degno di recensione o anche solo leggibile ...
magari lasciate un commentino !!
Se vi va vediamo cosa succede nel prossimo capitolo.
Alla prossima, spero :)
   
 
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