Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Barbara Baumgarten    06/01/2016    1 recensioni
Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato Twilight se a parlare fosse stato Edward. Ecoo che, allora, ho deciso di ripercorrere l'intera vicenda con gli occhi del vampiro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
HTML Editor - Full Version

I tre avanzavano guardinghi e selvaggi in direzione dei Cullen. Edward era fermo, statuario nella sua immobilità mentre con febbrile agitazione sondava i pensieri dei nuovi arrivati. Il capo doveva essere quello con i capelli neri: lo si poteva intuire guardando la formazione che lo poneva al centro e qualche passo più avanti degli altri due. L’altro uomo, biondo, aveva uno sguardo famelico mentre la donna sembrava avere un certo attaccamento a lui. Con molta probabilità erano una coppia.

Quando furono abbastanza vicini, Carlisle - affiancato da Emmett - andò incontro ai tre con fare sicuro e perentorio. I clan di vampiri non differivano gran che da un qualsiasi altro branco animale: vi era sempre il maschio Alfa, colui che reggeva le redini del gruppo, affiancato dai secondi in linea gerarchica. Inutile dire perché fosse Emmett il secondo: la sua prestanza fisica lo rendeva un vampiro temibile.

“C’è posto per qualche altro giocatore?”, chiese il capo dei nomadi. Carlisle non distolse mai lo sguardo da lui e, cordialmente, diede ai tre le risposte che cercavano.

“A dir la verità stavamo proprio finendo ma la prossima volta potremmo averne bisogno. Avete in programma di trattenervi a lungo da queste parti?”. Il tono di voce di Carlisle era serio e formale. Edward ammirava sempre il modo pacato eppure fermo del patrigno e sapeva, per esperienza, che nessuno avrebbe mai messo in discussione la sua autorità, nemmeno tre nomadi come quelli. La conversazione durò più a lungo del previsto: Carlisle cercava di guadagnare tempo per dare l’opportunità ad Edward e Bella di lasciare il campo, così da scampare il pericolo. Ma le cose degenerarono nella frazione di un secondo. Nel momento stesso in cui Carlisle diede ad Edward il segnale di lasciare il luogo, mentre mentalmente gli dava istruzione di prestare molta attenzione, un leggero rifolo di vento si alzò alle spalle di Bella. La brezza portava sventura: l’odore della ragazza. Nello stesso istante in cui i capelli di Bella si mossero, Edward s’irrigidì: non poteva credere che l’Universo fosse così contro di loro. Stava andando tutto bene… e poi la disgrazia. Quel leggero rifolo avrebbe trasportato l’odore della ragazza alle narici dei tre nomadi e non si sarebbero accontentati di annusare. La rabbia montò ancora prima di rendersene conto.

Il biondo, avvertendo l’odore si acquattò in posizione di attacco con le narici spalancate e gli occhi rossi fissi su Bella. Nello stesso istante, Edward assunse la medesima posizione emettendo un ringhio profondo e cupo che fece gelare il sangue nelle vene di Bella. Era pronto a scattare, Edward, pronto a lottare contro quel vampiro per difendere la ragazza. Gli occhi dei due si scontrarono e in pochi secondi Edward ebbe chiare due cose: la prima, quel James era un segugio; la seconda, il modo in cui lui aveva reagito in difesa di Bella lo aveva fatto eccitare. Non c’era più nulla che potesse fare, nulla che potesse evitare lo scontro. Anche se fossero riusciti ad evitarlo in quel momento, sarebbe stato solo un semplice rinvio: James non avrebbe mai lasciato correre. Edward valutò concretamente l’idea di attaccare. Ormai era tutto perduto. La possibilità di tenere in vita Bella era legata all’attacco: se loro avessero attaccato per primi, avrebbero avuto più possibilità di uccidere quei tre selvaggi in meno di due minuti.

Edward! Era la voce di Carlisle. Suo padre aveva intuito i suoi pensieri e aveva letto la chiara intenzione di attaccare. Non ora, Edward. Non possiamo rischiare di fare uno scontro nel quale potremmo perdere Bella di vista. Una sola distrazione e la ragazza muore, lo sai. Edward spostò il suo sguardo da James a Victoria e poi arrivò a Carlisle. Forse aveva ragione. Il maschio e la femmina erano belli in forze avendo cenato da poco, mentre loro no.

“Vi siete portati lo spuntino?”, chiese malizioso James, pur avendo capito che c’era un legame ben più saldo fra i Cullen e la ragazza. Comprensione che si fece ancora più chiara dopo che Edward ringhiò più forte per quell’affermazione.

“Lei è con noi”, disse perentorio Carlisle, stupendo i tre nomadi.

“Ma è umana!”, replicò il capo, Laurent, evidentemente scioccato del legame esistente.

“Sì”. A parlare era stato Emmet e con quel suo assenso aveva messo ben chiare le carte in tavola: i Cullen avrebbero difeso quella ragazza fino alla morte. Edward lesse nella mente di Laurent la non volontà di uno scontro aperto con loro e questo lo rincuorò, anche se furono i pensieri di James a preoccuparlo. Infatti, sebbene i loro capo stesse dando evidenti segnali di resa, il biondo si era avvicinato a Victoria e l’aveva guardata. Ciò che agli occhi poteva sfuggire, fu cristallino nella mente di Edward.

Quell’umana è mia. La caccia sarà divertente. Berrò il suo sangue alla vostra salute, famiglia dagli occhi gialli. James non poteva sapere che Edward avesse la capacità di leggere nel pensiero e, per una volta nella sua lunga vita, il vampiro ringraziò del proprio potere: senza di esso, non avrebbe mai saputo i piani di James.

“Andiamo Bella”, disse Edward dopo che Carlisle gli ebbe dato il permesso di andarsene. Edward teneva il braccio di Bella faticando nel cercare di mantenere un’andatura umana. Nel frattempo pensava… James non si sarebbe arreso, anzi, la sua reazione l’aveva istigato ancora di più. Doveva portare via Bella, lontana miglia e miglia da quel segugio, ma come? Non potevano spostarsi di giorno a meno di usare l’auto di Carlisle con i vetri oscurati. Vagliò anche la possibilità di andare via a piedi, ma la scartò quasi subito: avrebbe comunque lasciato la scia. No, avrebbero dovuto percorre la strada in macchina, meglio ancora su un aereo, e mettere più distanza possibile fra sé e James. Arrivati alla jeep, Edward sembrava un ossesso: gli occhi guizzavano veloci tutt’attorno, mentre le mani si muovevano rapide per aprire la vettura e cominciare la guida.

“Allacciale la cintura”, ordinò ad Emmett che, prontamente, mise la sicura attorno al corpo di Bella.

“Dove mi stai portando?”, chiese allarmata Bella. Edward nemmeno si accorse della sua voce, impegnato com’era a pianificare una fuga. Valutava e rivalutava le stesse opzioni maledicendo se stesso per la sua incapacità di pensare lucidamente.

“Accidenti, Edward! Dove diavolo mi stai portando?”, la voce della ragazza si fece più acuta ed attirò l’attenzione del vampiro.

“Dobbiamo portarti lontano da qui – molto lontano- e subito”. Non ammetteva repliche, o almeno così sperava Edward.

“No Edward, non puoi farlo! E Charlie? Chiamerà l’FBI, metterà nei casini la tua famiglia! Non posso permettermi che questo accada per colpa mia”. Bella cercava a modo di farlo ragionare ma non c’era possibilità alcuna. Edward teneva gli occhi fissi sulla strada mentre il contachilometri segnava i centottanta.

“Edward”, questa volta fu Alice a parlare. “Edward, accosta e pensiamo”. Il vampiro scosse lievemente la testa in segno di dissenso. Pensare? A cosa? E nel frattempo dare la possibilità a James di avvicinarsi? Nemmeno per idea: lui avrebbe guidato più lontano possibile da Forks e lo avrebbe fatto per tutta la notte.

“Accosta, Edward!”, ora anche Alice sembrava spaventata dalla reazione del fratello.

“Ascolta, Alice: James è un segugio, non te ne sei accorta? Seguire la scia è la sua ossessione. E vuole lei… lei, Alice, capisci ora?”. Quelle parole echeggiarono nella vettura, lasciando senza parole Emmett e anche Alice parve accusarne il colpo. Nessuno di loro sapeva leggere nella mente, tranne lui. E lui sapeva che Bella non sarebbe mai stata al sicuro se nelle vicinanze ci fosse stato James.

“Ascolta”, disse nuovamente Bella.

“No”, ribatté Edward ancora prima di sapere cosa avesse da dire.

“Tu mi riporti a casa. Dirò a Charlie che voglio tornare Phoenix. Faccio le valigie. Aspettiamo che il segugio si sia appostato e che senta quello che dico. Poi scappiamo. Così seguirà noi e lascerà stare Charlie”. Le parole vennero quasi urlate da Bella. Edward ci rifletté sopra, mentre Emmett sembrava sbalordito dall’ottimo piano della ragazza. Non pareva essere una brutta idea, ma sapere che a separare James da Bella c’erano solo qualche decina di metri lo agitava. Avrebbe dovuto correre il rischio?

“E’ troppo pericoloso: non lo voglio nemmeno a cento chilometri da te”. Si, non era sicuro il piano di Bella.

“Non lo vedo attaccare, Edward”, rassicurò Alice.

Perché sembrava l’unico a vedere il pericolo? Perché nessuno capiva quanto la sua decisione di andarsene fosse determinante per salvare la vita a Bella? Si sentiva smarrito, Edward. Perso nel suo delirio personale, nel tormento di poter perdere Bella. Emmett… Alice… loro avevano trovato la loro metà ed era vampira. Lui no. Lui aveva dovuto aspettare anni, quasi un secolo, prima di trovare Bella e ora che rischiava di perderla loro non capivano. Non potevano capire e questo lo faceva imbestialire. Poteva accettare che Bella non comprendesse il pericolo, ma che anche la sua stessa famiglia non lo vedesse… era insopportabile. Il moto di rabbia gli fece schioccare la mascella.

Però, Bella aveva ragione su una cosa: Charlie rischiava la vita. Dovevano fare in modo che James non potesse usare capo Swan come ricatto per Bella… forse l’idea di lei non era così assurda…

“Te ne andrai stasera. Che il segugio ti veda o no. Vai a casa e dici a Charlie che non intendi restare a Forks un minuto di più, raccontagli la scusa che preferisci. Poi prepari una valigia con le prime cose che ti capitano e sali sul pickup. Non mi interessa come reagisce tuo padre. Hai quindici minuti. Capito?”. Tutti nella jeep rimasero scioccati dalla perentorietà di Edward: un vero maschio alfa. Emmett si trovò a guardare il fratellino con una stima nuova, perché in quel momento vide il grande uomo che era. Anche Alice sorrise alla fermezza di Edward. Solo Bella parve sconvolta dal suo tono di voce: non lo aveva mai visto così arrabbiato e spaventato allo stesso tempo. Tutti in quella macchina acquisirono una nuova consapevolezza nei confronti di Edward: Emmett lo ammirò per la grandezza; Alice per il grande amore che provava nei confronti della ragazza; Bella capì quanto lui ci tenesse a lei. Edward, dal canto suo capì che avrebbero potuto provare a portargli via Bella, ma che sarebbe stato solo un vacuo tentativo: nessuno le avrebbe fatto del male, a meno di non perdere l’uso di entrambi gli arti e della testa. Avrebbe ucciso, Edward, e l’avrebbe fatto con la determinazione di un leone.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Barbara Baumgarten