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Autore: paoletta76    06/01/2016    2 recensioni
Ecco. Adesso sei davvero nei casini, Darcy.
Un assassino. Hai davanti un assassino senza scrupoli, ridotto al fantasma di sé stesso. Chiunque sia stato, ieri come settant'anni fa.
E tu? Sei come lui?
Fissare a lungo entrambe le siringhe, la consapevolezza di tenere una vita letteralmente fra le mani.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La macchina dei ricordi.
 
Il nome evocava qualcosa di piacevole e magico. O almeno, avrebbe dovuto.
La osservava da una manciata di passi di distanza, continuando a chiedersi come quella cosa avrebbe potuto aiutarlo. Una poltrona, lunga e reclinabile come quelle della piscina, però imbottita invece che in legno. Un macchinario con luci, uno schermo, sensori. La scomoda sensazione di aver già passato del tempo in un posto del genere. Troppo tempo.
Voltò lo sguardo di lato, continuando a sentire la presenza di quell'uomo biondo alle spalle. Un brivido, lunghissimo, a percorrergli la spina dorsale.
 
Gli avevano detto che si chiamava Pierce, che occupava un posto strategico e molto importante. Che era stato solamente l'ultimo, in ordine cronologico, fra gli uomini che l'avevano torturato rubandogli ogni spiraglio di vita, per settant'anni.
La donna dai capelli rossi gli aveva mostrato delle foto. Gli era sembrata insolitamente poco ironica, piuttosto colpita, vedendolo perdere il fiato di fronte a quella che ritraeva il suo viso incorniciato da una specie di oblò e da uno spesso strato di ghiaccio.
- Ti sei conservato bene.- gli aveva detto, provando ad alleggerire la tensione che le cresceva nel cuore, aiutando i medici a legarlo e a posizionargli addosso i sensori. Non aveva trovato parole per risponderle.
- Quindi non ti ricordi neanche di me.- Nat aveva stretto le ultime due cinghie con un un piccolo strappo -..e neppure di questo.- sollevava la maglia, scoprendo una cicatrice a tagliarle il fianco - colpa tua, non potrò più portare il bikini.
Adesso quella voce malcelava rancore, costringendolo a spostare lo sguardo, a deglutire.
- La mia idea era quella di portartici morto, qui.- lei s'era allontanata, andando a sfiorare un paio di tasti su un monitor e facendo abbassare lo schienale della poltrona - ma non tutte le tue vittime hanno votato a favore. Quelle ancora capaci di farlo.
- Cosa..? Quando..? - voltò il viso verso di lei, prendendo lentamente il respiro.
- Un po' di anni fa. Difendevo uno dei tuoi obiettivi. Hai pensato di sparargli attraverso me.- adesso Nat gli dava le spalle, continuando a trafficare in maniera quasi convulsa. Strano; era raro, impossibile quasi, che la presenza di un nemico la facesse innervosire.
- Mi dispiace..- fu tutto ciò che il giovane le rispose, prima che si voltasse tenendo in mano fili e bottoni da collegare ai sensori, ed iniziasse ad allacciarli.
- Sai che c'è.. James..? A pensarci bene, anch'io ero come te. Una bambina stronza come te. Tutto per colpa di qualcuno che ha deciso di rubarmi la vita. E poi ho incrociato una persona. Lui doveva uccidere me, ma ha deciso di non fare la cosa giusta. E' colpa sua se sono ancora qui.
- Darcy.. lei.. lo ha fatto con me..
- Già. Ho saputo che vi siete dati alla pazza gioia, per festeggiare.
Adesso la piccola smorfia su quelle labbra sembrava addirittura divertita.
- Io..
- Non credo tu ti debba vergognare. Non di questo, almeno. E poi da quanto eri in astinenza? Venti, trent'anni?
- Non lo so..- lui voltò lo sguardo verso il soffitto - è successo.. è successo e basta..
- Che cosa provi, per lei? - Nat si fece seria, occupando il suo spazio visivo - perché è una specie di sorella minore, per me. E se le fai del male, sarò costretta a fregarmene del suo parere e ad ucciderti.
 
Cristallo. Quegli occhi adesso erano puro cristallo, e la sua testa si ritrovò a dare ragione a Steve.
Loro lo controllano, Nat. Non farebbe del male a nessuno..
- Vediamo che ti hanno lasciato nella testa, dai.
 
La terza iniezione. Quella che conteneva tutte le speranze, quella che l'avrebbe fatta camminare come prima. Darcy chiuse gli occhi ed attese che l'ago le trafiggesse la schiena, pregando che Bruce non avesse la mano pesante.
La prima iniezione non se la ricordava; gliel'aveva fatta contemporaneamente all'intervento, ed al risveglio ne aveva trovato traccia appena accennata accanto alla cicatrice. Della seconda, quella fatta una settimana dopo, aveva un ricordo vago e sfocato. L'avevano sollevata, il suo primo tentativo di stare in piedi era stato un miserevole fallimento.
Ricordava di aver aspettato di essere sola nella propria stanza, per piangere.
 
E, sotto la cicatrice, la schiena continuava a farle male.
Se senti dolore il sistema è vivo - le aveva detto Bruce - alla fine del ciclo di riabilitazione faremo la terza.
Ed ora, di fronte a quell'ago, non sapeva più cosa desiderare.
Prendere il respiro, la sensazione della puntura. Poi il fuoco a riempirle la schiena, e giù fino ai piedi e su fino alla base del collo.
- Adesso aspettiamo qualche minuto, poi proviamo a sollevarci, ok? Pian piano, senza fretta.
 
Aveva annuito, continuando a fissare quel punto avanti a sé sul muro e pensando agli occhi di ghiaccio di James. A lui stava toccando la macchina dei ricordi, giusto in questo preciso istante.
Chissà come se la sta cavando. Speriamo non faccia troppo male.
 
- Ok. Direi che per oggi può andare.- Nat strinse appena le labbra, osservando il battito del giovane che accelerava, mentre la macchina proiettava a poca distanza da lei l'ologramma di un sogno che lo vedeva viso al soffitto in una specie di stanza delle torture.
Ed era la voce del consigliere Pierce, quella che ripeteva:
- Rapporto missione. Subito.
 
- Ti hanno ordinato di ucciderla, vero? - gli chiese, senza pietà, non appena il soldato riaprì gli occhi.
La risposta fu un solo leggerissimo annuire.
-..E poi cancellato ogni memoria. Quelle che affioravano della tua vita precedente e quelle delle missioni.
- Credo.. credo di sì..
- Dai, andiamo.- gli fece cenno di alzarsi - non ti tortureranno più.
 
Silenzio, nel seguirla lungo il corridoio, osservandole le spalle e cercando di capire se diceva la verità, se quella donna dai capelli rossi corrispondeva effettivamente ad una missione.
Poi, la voce di Darcy a distrarlo da ogni pensiero.
 
No one knows what it's like
To be the bad man
To be the sad man
Behind blue eyes
And no one knows what it's like
To be hated
To be faded to telling only lies
 
Canticchiava, leggera. Sembrava felice. Spostò lo sguardo su Nat, lei lo ricambiò forzandosi a restare indifferente.
 
But my dreams they aren't as empty
As my conscious seems to be
I have hours, only lonely
My love is vengeance
That's never free
 
Un sorriso le riempì le labbra, all'incontrare la sua figura. Le mani salde alle stampelle, levò il passo e lo raggiunse:
- Ehi.
- Ehi..- replicò, debole e leggero, aspettando il suo abbraccio ed appoggiandole le mani ai fianchi.
- Tutto ok? Sembri uno straccio..- la ragazza spostò lo sguardo da lui alla donna - forse dovreste andarci un po' più piano, con quella macchina.
- Darcy, non..- lui prevenne la risposta di Natasha - non è doloroso. Non fisicamente; ma quello non è colpa della macchina. E non ci sono solo ricordi cattivi, qui.- s'indicò la fronte, provando a sdrammatizzare - ho visto.. ho visto il quartiere in cui sono cresciuto, ho un'immagine abbastanza precisa di casa mia. Ho ricordato Steve quand'era ragazzino, gracile e pallido e tremendamente combattivo. La torta di mele di sua madre, il sapore che aveva il brodo di pollo. Poi c'è tutto il resto, ma..- lanciò uno sguardo verso Natasha - ci sono ancora cose a cui non so dare un senso. E altre che mi fanno paura. Da morire.
 
Ancora lì accanto, la rossa sgranò appena gli occhi, ritrovandosi a deglutire.
Era stato un fotogramma; un unico, minuscolo fotogramma, ma era riuscita a vederlo anche lei nella ricostruzione olografica.
 
James non ricordava di lei soltanto quella cicatrice. Non l'aveva vista solo attraverso un mirino.
  
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