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Autore: Helen    08/01/2016    1 recensioni
Londra è fredda e grigia eppure è conosciuta come la bellissima Londra, la città al centro del mondo, la metropoli dalle mille speranze ma io che conosco le sue strade e la sua gente posso dirvi che non è assolutamente così.
Sono Annie, una normale ragazza cresciuta tra i vicoli di questa città, ed ecco come ho conosciuto i Rooks.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La Mia Londra

 

Londra è fredda e grigia eppure è conosciuta come la bellissima Londra, la città al centro del mondo, la metropoli dalle mille speranze ma io che conosco le sue strade e la sua gente posso dirvi che non è assolutamente così.

Sono Annie, una normale ragazza cresciuta tra i vicoli di questa città, ero solo una bambina quando mia madre è stata ritrovata morta per strada e mio padre... bhè non so neanche chi sia. Io non ero nessuno, non sono nessuno, quindi perché qualcuno avrebbe dovuto prendersi cura di una bambina che neanche conosceva? Ed è esattamente quello che è successo per i primi anni, così ho imparato ad improvvisare e a mostrarmi forte anche quando in realtà non lo ero, a lottare quando tutto sembrava perduto e credetemi io non sono una che si arrende facilmente, ho imparato a vivere nella mia bella Londra, poi il destino a voluto premiarmi. Quella sera faceva freddo, pioveva e avevo fame così mi sono avvicinata ai cancelli dell'ospedale di Lambeth, lì la mia vita è cambiata, ho imparato a disinfettare le ferite e a medicarle, a riconoscere alcune malattie e ad aiutare chi ne aveva più bisogno ma soprattutto ho imparato ogni scorciatoia e ogni vicolo, a correre veloce finché non sento i polmoni bruciare perché quando un nobile richiede un particolare farmaco o antidolorifico, le strade sono piene di carrozze o più semplicemente i controlli della polizia ne impediscono il transito sicuro, l'unica cosa che puoi fare è correre e se ci tieni alla tua vita corri, così ho conosciuto le famiglie più benestanti, conosco le loro case e le loro abitudini. Conosco la mia corrotta Londra.

Oggi sono una giovane donna ma faccio le stesse cose di prima, probabilmente questa è la vita che è stata scelta per me quindi... perché non annegare i dispiaceri in una buona pinta di birra?

“forse non è stata un ottima idea” penso tra me e me, dei blighters sono appena entrati nel locale e non ci sarebbero problemi se non fosse per il fatto che nello stesso bar ci sono anche alcuni Rooks, che festeggiano insieme al loro capo il recente furto di carico ai danni della banda rivale.

“Se mi sbrigo posso sparire alla svelta e non finire nei casini” penso ma onestamente non è ciò che voglio, non conosco questi uomini vestiti di verde ma so perfettamente di odiare i blighters quindi spero vivamente che gli facciano il culo. Così mi metto nel mio angolino e aspetto. Ci vuole poco e i primi insulti iniziano a volare per la stanza, l'atmosfera si scalda e poco dopo una bottiglia di whisky si infrange al suolo, volano i primi pugni e anche qualche sedia.

“Birra e spettacolo chi lo avrebbe mai detto?!” sorrido felice di essere rimasta.

A quando pare questi Rooks sanno il fatto loro! Eh.. Larry – il povero blighter cade accanto a me privo di conoscenza e anche di qualche dente ma la mia attenzione viene presto attratta da lui, è alto ed è bello sebbene i suoi lineamenti non siano propriamente comuni, i suoi occhi guizzano da una parte all'altra, lo osservo combattere e penso che sia un mostro, eppure, è affascinante, perfino con quel sorriso mentre atterra l'ennesimo avversario ma nella foga dell'attimo non riesce ad evitare un colpo al fianco destro e poi un altro diretto allo stomaco che lo costringe ad indietreggiare, ne evita un'altro per riceverne uno in viso, la lotta continua a suon di pugni e qualche calcio,non so secondo quale logica o legge fisica ma riesce comunque a rialzarsi e a stendere il suo avversario, un pelato decisamente più grande di lui.

Lo spettacolo è finito gente! - ha una bella voce penso e lo osservo mentre aiuta uno dei suoi compagni a rialzarsi mi alzo anch'io e mi avvicino ad un uomo accanto a me, osservo il suo braccio e capisco subito che c'è qualcosa che non va e so anche che cosa come so che farà malissimo.

- Qualcosa non va signorina? - è la sua voce ne sono certa

Ha una spalla lussata – rispondo senza girarci intorno – E se non verrà sistema il suo braccio sarà fortemente debilitato se volete posso farlo io ma sarà doloroso -

Segue un attimo di silenzio.

- Fallo! - dice l'uomo davanti a me

Idiota- sospiro – Avresti dovuto berti qualcosa di forte prima – ma non gli concedo il tempo di ripensarci, sento il classico clack dell'osso che rientra al suo posto seguito da un urlo quasi inumano, recupero la mia sciarpa e sotto gli occhi allibiti di tutti gli fascio stretto il braccio affinché rimanga fermo un torace lo infirmo velocemente su cosa fare nei prossimi giorni e cosa succederebbe se non lasciasse a riposo in braccio poi passo al prossimo paziente, non so perchè ma ho voluto controllare anche lui, l'uomo che combatteva come una furia, nonostante avesse solo un piccolo taglio sulla tempia e qualche graffio, è più alto di me ma non di tanto, sento i suoi occhi che mi studiano e il mio cuore inizia ad accelerare, avvicino le mani al suo volto, ha una vistosa cicatrice su una guancia, lui non si ritrae, mi avvicino ancora per vedere meglio il taglio, ha un buon profumo, gli piego leggermente la testa e inizio a disinfettare il taglio con un po' di alcool, lui sussulta leggermente ma rimane lì, immobile con le mani lungo i fianchi ancora insanguiate.

E' solo un piccolo taglio – Sussurro più a me che a lui, faccio due passi indietro e sorrido non sapendo cosa aggiungere poi mi volto verso il barista e sorrido

- Grazie Earl! Domani passerò a controllare Matt anche se direi che ormai l'infezione è passata -

- Grazie Annie! Non potrò mai ringraziarti abbastanza! -

- Una birra è più che sufficiente qualcuno deve pur fare qualcosa per la brava gente di Londra, si fa quel che si può – Dico allontanandomi e agitato una mano a mezz'aria.

 

Devo accelerare il passo sono pur sempre una ragazza e non è carino che sia fuori da sola a quest'ora di notte, sento un tonfo alle mie spalle e mi giro con gli occhi spalancati mentre un brivido mi correre lungo la schiena, sono sicura che prima dietro di me non c'era nessuno ma ora c'è un uomo incappucciato, rapida estraggo il coltello che porto sempre con me da quando avevo 9 anni eppure non lo mai usato per ferire qualcuno, non ne sarei capace.

- Interessante! -

- Conosco quella voce... - dico perplessa.

L'uomo si toglie il cappuccio mostrando il volto – Ho pensato che non era carino lasciare andare da sola e di notte una ragazza così gentile -

- Quindi hai deciso di spaventarla a morte piombandogli alle spalle? Bel modo per ringraziare - il mio sarcasmo è una di quelle cose che non mi abbandona mai, lui ci pensa un po' prima di rispondere poi scoppia ridere – Lei, mia cara signorina ha pienamente ragione -

- Avevate dubbi al riguardo signore? E comunque non ho di certo intenzione di farmi accompagnare da uno sconosciuto quindi... -

- Jacob, Jacob Frye – mi interrompe - Ora, non siamo più sconosciuti -

- Per quanto mi riguarda Signor Frye, lei potrebbe essere un comune delinquente o addirittura un assassino! Quindi le ... - non ho il tempo di finire la frase

- Oh, mia cara signorina Annie lei non ha idea di quando questa sua affermazione sia veritiera- mi cinge le spalle con il braccio tirandomi contro di lui e mi sorride, è così dannatamente bello, io mi sento avvampare non sono mai stata così vicino ad un uomo, ad un uomo che non fosse un paziente o un cadavere ovviamente.

- Dove siamo diretti? - Mi chiede soddisfatto.

   
 
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