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Autore: ValeDowney    09/01/2016    1 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Rose of true Love

 
 
 
Capitolo XV: Supercalifragilistichespiralidoso -  Seconda Parte


Storybrooke del presente
 
“Come mai è qua? Nessuno, stavolta, l’ha chiamata” chiese Gold.
“E’ vero. Ma ho percepito che qualcuno ha bisogno del mio aiuto” rispose Mary Poppins.
“Lei è sempre stata molto previdente. Lo devo ammettere” disse Gold, facendo un piccolo sorriso.
“La previdenza è una delle mie caratteristiche. Soprattutto riguardo alle persone a cui ho già prestato aiuto” disse la donna.
“Ultimamente non stiamo passando un bel periodo. E mia figlia è quella che sta soffrendo di più” disse Gold.
“Perdere un caro amico è sempre un duro colpo” disse Mary Poppins. Gold la guardò sorpreso. Come faceva quella donna a sapere della morte di Graham? Si sorprese ancora di più quando la donna aggiunse: “E so anche che avete ben due nuovi membri in famiglia. È stato molto gentile da parte sua, Signor Gold, aiutare quella bambina e tenerla qua al sicuro, finché non troverete il padre naturale. E per quanto riguarda quella volpe, ritrovarla deve essere stata una sorpresa.” Gold se ne rimase lì, a fissarla in silenzio. Per poi dire semplicemente: “Be'… sì.”
“Ora vado dalle bambine. A dopo” disse Mary Poppins sorridendo, e salì su per le scale, raggiungendole sul pianerottolo.
“Ciao, Rose. Sei cresciuta dall’ultima volta” le disse la donna.
“Be', è passato un po’ di tempo. Avevo sei anni” disse Rose. Mary Poppins guardò l’altra bambina, dicendole: “E tu, invece, devi essere Paige.” Questa sgranò gli occhi e stupita domandò: “Come sa che mi chiamo così?”
“E’ un nome molto comune” rispose semplicemente Mary Poppins. Le due bambine si guardarono stranamente. Poi guardarono la camera da letto e la donna aggiunse: “L’ultima volta era molto più in disordine.”
“Cerco di ascoltare papà… almeno un po’. Credo di avergli fatto venire già abbastanza capelli bianchi” disse Rose. Ma si vedeva che la bambina era triste. Quindi Mary Poppins si fece seria: “Rose, so che la  morte del tuo amico ti ha molto segnata. Ma non per questo devi abbatterti ed escludere la tua famiglia e gli altri. Graham non lo avrebbe voluto.” Rose guardò da una parte, per poi dire: “Non sarebbe dovuto succedere. Lui non ne aveva colpa” e riguardò Mary Poppins con gli occhi lucidi.
“E’ giusto che tu pianga. Sfogati e ti sentirai meglio” disse Mary Poppins, mettendole una mano su una guancia.
“Credo di aver già versato troppe lacrime” disse Rose.
“Ma piangere ancora potrebbe farti bene” disse Mary Poppins.
“Le mie lacrime non riporteranno in vita Graham. E poi bisogna andare avanti” disse Rose e si asciugò le lacrime. Mary Poppins sorrise per poi proporre: “Che ne dite se andiamo a fare una bella passeggiata nel parco?”
“L’ultima volta non è finita molto bene” disse Rose.
“Oh, suvvia, è anche una bella giornata di sole. Su, oplà. Passo avanti a me, bambine” disse Mary Poppins e le due bambine scesero le scale, seguite dalla donna. Gold le raggiunse insieme a Excalibur.
“Dove pensate di andare?” chiese loro.
“Mary Poppins ci sta portando al parco” rispose Rose.
“E’ meraviglioso. Dopo tanto, mio piccolo fiore, esci da questa casa” disse Gold, facendo un piccolo sorriso.
“E sono sicura che ci divertiremo un sacco” disse Mary Poppins. Gold ridivenne serio per poi replicare: “Lei non le porterà fuori!”
“Ma Signor Gold, andremo solo al parco. Ci siamo sempre state” disse Paige.
“Voi non ci andrete! E questa è la mia ultima parola” replicò Gold. Ci fu silenzio. Poi Mary Poppins propose: “Se non si fida di me, potrebbe anche lei venire con noi” Gold la guardò non dicendo nulla.
Poco dopo, Mary Poppins e le bambine stavano camminando verso il parco, accompagnate da Gold e Excalibur.
“Ha visto che ha fatto bene a venire con noi? E’ una bellissima giornata di sole” disse Mary Poppins. Gold alzò lo sguardo dicendo: “Io non la reputerei bellissima: quelle nuvole grigie non promettono nulla di buono” e riguardò avanti.
“Non sia sempre così pessimista. Bisogna anche vedere il bello in ogni cosa” disse Mary Poppins. Gold la guardò in silenzio. Arrivarono all’entrata del parco, per vedere un uomo inginocchiato a terra, intento a disegnare sui blocchi del marciapiede. Si fermarono ad osservarlo. L’uomo alzò lo sguardo e sorrise nel vedere la donna: “Mary Poppins! Che bello rivederti!” e si alzò in piedi.
“Mi fa piacere rivedere anche te, Dick” disse Mary Poppins, sorridendo. Dick guardò le altre persone e sbiancò non appena vide Gold. Ma poi le salutò ugualmente: “E vedo che sei anche in buona compagnia.”
“Ti ricordi di Rose, vero?” domandò Mary Poppins. Dick guardò la giovane bambina: “Ma certo. L’ultima volta, se non ricordo male, davi la caccia a un aquilone.”
“Signor Dick, le consiglio di non ritornare su quell’argomento. O, forse, si dimentica come andò a finire l’ultima volta?” disse Gold.
“No. No. Me lo ricordo benissimo. Ma per farle piacere, Signor Gold, non tirerò più in ballo l’argomento aquilone” disse Dick.
“Sarà meglio per lei” disse Gold. Paige si avvicinò a uno dei dipinti, per poi dire: “Sono molto belli. Sei bravissimo a disegnare.” Dick si avvicinò a lei, dicendo: “Grazie per i complimenti, signorina.”
“Mi chiamo Paige e, prima che faccia troppe domande, attualmente sto vivendo con il Signor Gold, sua figlia ed Excalibur” spiegò Paige, guardandolo.
“E chi sarebbe Excalibur? La prodigiosa spada di Artù?” chiese ridendo Dick. Ma smise quando entrambi voltarono lo sguardo per vedere Excalibur che stava starnutendo su un disegno, per poi guardare i suoi padroni. Essi notarono il colore dei gessetti – usati da Dick per disegnare – sul suo muso.
“No. È solamente la nostra volpe combina guai” rispose Rose, avvicinandosi ai due e ammirando il disegno che stavano guardando. Si trattava di un paesaggio alquanto bizzarro: “Sai, assomiglia molto al Paese delle Meraviglie. Ci sono funghi; fiori e persino un bruco blu”
“Sì, è proprio questo che stavo guardando. Ma non credo assomigli al Paese delle Meraviglie” disse Paige.
“Be', mettici uno fuori di testa; un coniglio sempre in ritardo e una che adora tagliare le teste e il dipinto è completo” disse Rose.
“Ma tuo padre che storie ti racconta?!” disse stupita Paige.
“Sarebbe bello passeggiare per le strade presenti in questi dipinti. Non trovate anche voi?” disse Dick.
“Trovo solo, invece, che sia una grossa perdita di tempo. Tempo che avrei volentieri speso in negozio” replicò Gold. Rose abbassò lo sguardo. A volte, suo padre metteva sempre il lavoro prima di lei e ciò la rendeva come tutti quegli oggetti nel negozio: dimenticati. Ma come, poteva, suo padre dimenticarsi della sua adorata figlia? Lo faceva e, forse, era anche per quello che aveva assunto anni prima una tata che si occupasse di lei.
“Signor Gold, avrà sempre tempo per il suo negozio. Direi, invece, che dovrebbe avere più tempo da trascorrere per sua figlia. Dopotutto, lei e Rose siete una famiglia” disse Mary Poppins.
“Stia zitta! Lei non sa nulla del concetto di 'famiglia'!” replicò Gold e diede di spalle al gruppetto. Ci fu silenzio. Ma poi Mary Poppins disse: “Invece lo so e so come è perdere qualcuno” Gold la riguardò e la donna continuò: “Ma, nella vita, bisogna prendere delle decisioni anche se queste possono far soffrire qualcuno a cui vuoi bene o… te stesso.” Gold non sapeva cosa dire. Non l’aveva mai vista così. Quella donna era sempre così misteriosa. Chissà cosa nascondeva.
Sì sentì tuonare e, come aveva previsto prima Gold, iniziò a piovere a dirotto. Mary Poppins aprì l’ombrello, sotto al quale corsero subito Rose e Paige.
“Signor Gold, farebbe meglio a venire sotto anche lei prima che si prenda un malanno” disse Mary Poppins.
“Non dica sciocchezze! Io non mi sono mai ammalato in vita mia. E poi, prima devo cercare di prendere la mia volpe” disse Gold. Excalibur, infatti, stava giocando in mezzo alle pozzanghere appena formatesi e non sentiva ragione di essere presa dal padrone. Fortunatamente, fu Dick che riuscì a prenderla. Andò di fronte a Gold, dicendogli: “Ecco la sua volpe, Signor Gold.” Questi la prese e, senza ringraziarlo, passò accanto a Mary Poppins e le bambine.
“Dick, hai mai pensato di fare lo spazzacamino? Ti ci vedrei bene. E poi il nostro camino sarà sporchissimo. Papà non lo fa pulire da molto tempo” propose Rose.
“Lo terrò in considerazione. Grazie per l’idea. Ma questo è il tempo adatto per le caldarroste” disse Dick, facendo una veloce carezza sulla testa di Rose.
“Coraggio, bambine, è ora di andare” disse Mary Poppins e, dopo aver salutato Dick, se ne ritornarono a casa.
Poco dopo, si ritrovarono nel salotto di Villa Gold. I loro vestiti erano stati appesi accanto al caminetto per farli asciugare. Mary Poppins se ne stava davanti alle due bambine, tenendo in mano una boccetta e un cucchiaio. Gold e Excalibur, invece, se ne stavano in disparte.
“Non la prendo, quella cattiva medicina. Ne avevo già presa una, tempo fa, di papà, ed era amarissima” disse Rose.
“Ma poi ti aveva fatta stare meglio” disse Gold. Rose volse lo sguardo verso di lui per poi dirgli: “In teoria non mi ha fatto nulla, visto che avevo l’appendicite e non la febbre o la tosse come pensavi tu.” E riguardò Mary Poppins che versò un po’ di medicina nel cucchiaio.
“Dobbiamo proprio prenderla?” domandò Paige.
“E’ per il vostro bene se non volete ammalarvi” rispose Mary Poppins e diede il cucchiaio a Rose. L’assaggiò per poi esclamare: “Sa di fragole. Buona” e diede il cucchiaio a Paige. Mary Poppins versò anche a lei la medicina e la bambina disse: “Sa di menta. Deliziosa” e consegnò l’oggetto alla donna che disse: “Signor Gold, tocca a lei.”
“Io non la prendo. Come le avevo detto poco fa, non mi ammalo mai e, di certo, non mi abbasso a prendere una medicina” disse Gold. Quindi starnutì. Mary Poppins si avvicinò a lui dicendo: “Su, non faccia il bambino. Chiunque si bagna i piedi, deve prendere qualche cosa.” E, dopo avergli dato il cucchiaio, gli versò la medicina. Gold era ancora un po’ restio. Poi disse: “Lei non è mia madre. Non può dirmi quello che devo fare.”
“Va bene. Faccia come vuole. Non prenda la medicina, ma l’avverto: un padre con l’influenza non viene molto ascoltato dalla propria figlia, né preso in considerazione. Quindi, le consiglio di essere in piena forma se vuole badare a Rose” disse Mary Poppins. Stavolta, senza obiettare, Gold prese la medicina.
“Allora, di cosa sa?” chiese Rose, guardandolo.
“Brandy” rispose semplicemente Gold, consegnando il cucchiaio a Mary Poppins che si abbassò, riempiendolo nuovamente con la medicina. Poi disse: “Ora tocca a te, Excalibur” La volpe indietreggiò un po’ andando a sbattere contro il caminetto e scuotendo negativamente la testa.
“Non fare i capricci. Scommetto che ti piacerà” disse la donna e mise il cucchiaio nella bocca della volpe. Mentre questa mandava giù controvoglia, Mary Poppins pulì il cucchiaio nel grembiule, per poi rimetterci la medicina. Excalibur, però, si leccò i baffi. Le piaceva quel gusto di bistecca. Strano sapore per una medicina. Anche Mary Poppins la prese, per poi dire: “Punch al rum. Davvero ottima” e la chiuse.
“E tu che facevi tante storie, papà. Non era poi così malvagia. Anche a Excalibur è piaciuta” disse Rose.
“Senti chi parla. Hai sempre fatto storie quando ti dovevo dare delle medicine o farti assaggiare delle cose nuove” disse Gold.
“Però non trovate strano che, in una sola boccetta, ci siano così tanti gusti?” disse Paige.
“E’ stata solo una vostra impressione. E ora a nanna. È tardi” disse Mary Poppins.
“Ma dobbiamo proprio? Non abbiamo sonno” disse Rose e guardò con occhi supplichevoli il padre che disse: “Fate come vi ha detto. Vi raggiungerò dopo per la buonanotte.” Rose non poteva credere alle proprie orecchie: suo padre non dava mai retta a nessuno – a eccezione di lei. E, ora, ascoltava Mary Poppins. Quella donna così misteriosa, capace persino di mettere in riga un uomo come lui.
“Va bene” disse sbuffando Rose e, insieme a Paige ed Excalibur, se ne andò al piano superiore. Mary Poppins stava per seguirle quando Gold la fermò: “Signorina Poppins.” La donna si fermò e, guardandolo, gli domandò “Sì, Signor Gold?”
Gold se ne rimase in silenzio. Poi scosse negativamente la testa e rispose: “No. Nulla. Può andare.” E Mary Poppins andò al piano superiore dove, nella camera di Rose, trovò quest’ultima con Paige e Excalibur. Tutte e tre erano ancora sveglie.
“Vi credevo già addormentate. Come mai siete ancora sveglie?” chiese Mary Poppins socchiudendo la porta dietro di sé.
“Non abbiamo sonno” dissero insieme Rose e Paige e anche Excalibur annuì con la testa.
“E’ tardi. Su, coricatevi e provate a chiudere gli occhi” disse Mary Poppins, avvicinandosi al letto.
“Perché, invece, non ci racconti cosa accadde veramente anni fa al parco?” propose Paige.
“Credi che sia accaduto qualcosa?” domandò la donna.
“Quando oggi hai proposto di andare al parco, il Signor Gold si è infuriato e Rose ha anche detto che l’ultima volta non è finita bene. Quindi sì, credo sia accaduto qualcosa” spiegò Paige. Mary Poppins guardò Rose: sapeva come si sentiva la bambina a ricordare ciò che accadde quel giorno. Ma poi, vedendo che non obiettava, si sedette a bordo letto e cominciò col raccontare.
 
Storybrooke del passato

Mary Poppins e Rose stavano passeggiando verso il parco. Arrivarono all’ingresso dove vi era un uomo che vendeva degli aquiloni.
“Splendidi aquiloni per tutti. Splendidi e colorati. Lasciatevi trasportar e con lui vi parrà di volar” incitava i clienti. Mary Poppins e Rose si fermarono accanto a lui. Questi voltò lo sguardo e sorrise non appena vide la donna.
“Non ci posso credere. Mary Poppins! Sono passati secoli dall’ultima volta che ci siamo visti” le disse.
“Mi fa piacere che ti ricordi di me, Dick” disse sorridendo Mary Poppins. Dick si abbassò e, guardando Rose, chiese: “E questa bella signorina chi è?”
“Lei è Rose Gold” rispose Mary Poppins.
“Finalmente vedo di persona la famosa figlia del Signor Gold” disse Dick.
“Non pensavo di essere famosa” disse Rose.
“Lo sei, perché il Signor Gold non ti fa mai uscire da casa o dal negozio” disse Dick.
“Be', lui lo fa per proteggermi. Dice sempre che qualcuno potrebbe portarmi via e farmi del male” spiegò Rose.
“E’ naturale. Dopotutto è tuo padre” disse Dick accarezzandola sulla testa. La bambina guardò gli aquiloni, per poi esclamare: “Che begli aquiloni! Mi piacciono molto.”
“Se allora ti piacciono, perché non ne scegli uno?” propose Dick.
“Non saprei. E poi, non credo che al mio papà farebbe piacere che comprassi un aquilone” disse Rose.
“E come mai no?” domandò Dick.
“Perché lui zoppica e non potrebbe mai correre insieme a me per il parco, mentre facciamo volare l’aquilone. E io non voglio farlo diventare ancora più triste” rispose Rose. Mary Poppins sorrise. Rose era una bambina molto dolce che pensava sempre prima agli altri, e poi a se stessa. Proprio come la madre.
“Sei davvero una bambina molto dolce” disse sorridendo Dick.
“Magari potrei comprarne uno e regalarlo a Henry. Credo che gli farebbe piacere” disse Rose.
“Ottima idea, piccola. E visto che da ora sei diventata la mia cliente preferita, ho deciso di donartene uno” disse Dick e gliene diede uno con tanti colori. Rose lo prese, per poi dire: “Grazie, sei molto gentile. Ma vorrei pagarti lo stesso.”
“Non ce n’è bisogno. Dico davvero” disse Dick.
“Allora dirò al mio papà di non farti pagare l’ultima rata dell’affitto. Così siamo pari” disse Rose.
“Non credo che il tuo papà sarà d’accordo” disse Dick.
“Non ti preoccupare. Riuscirò a convincerlo. Sai, riesco a essere molto persuasiva anche con lui” disse Rose e guardò Mary Poppins, ricordandosi di ciò che aveva letto sul metro.
“Ora dobbiamo proprio andare” disse Mary Poppins.
“Spero di rivederti ancora in giro, piccola Gold” disse Dick.
“Lo spero anche io” disse Rose e, dopo averlo salutato, entrarono nel parco.
Poco dopo, Rose stava correndo per il prato facendo volare l’aquilone. È vero: aveva deciso di regalarlo al suo amico Henry ma, alla fine, aveva ceduto alla tentazione di volerlo provare tirando fuori la scusa di voler vedere che fosse tutto a posto e che non avesse nessuno strappo.
Era così intenta a guardare l’aquilone nel cielo che non si accorse di qualcuno davanti a lei. Infatti ci andò a sbattere contro cadendo a terra. Di conseguenza, l’aquilone ritornò accanto a lei. La bambina si massaggiò la testa. Alzò lo sguardo per vedersi di fronte Regina, insieme a Henry e a un uomo molto alto e pelato. La donna fece un sorriso malizioso per poi dire: “Bene. Bene. Ma guarda chi abbiamo qua.”
Rose si alzò e disse: “Salve, Signor Sindaco. Ciao, Henry.” Poi guardò l’uomo alto ma, non sapendo il suo nome, non disse altro.
“Lui è Dove. La mia guardia del corpo” disse semplicemente Regina. Poi riguardò Rose, aggiungendo: “Ma tu, cosa ci fai qua tutta sola? Il tuo papà lo sa o sei scappata?”
“Lei è con me” disse Mary Poppins raggiungendo il gruppetto.
“E lei chi sarebbe? Non l’ho mai vista qua nella mia città” chiese Regina.
“Sono Mary Poppins e mi occupo di Rose mentre il Signor Gold è impegnato con il negozio” rispose Mary Poppins.
“Quella Mary Poppins?! La stessa nel mio libro che scende dal cielo con l’ombrello?” domandò stupito Henry.
“Sì, proprio lei. L’ho vista dalla mia finestra scendere dal cielo tenendo aperto l’ombrello. Solo che lei non lo vuole ammettere. Dice che è stato frutto della mia fantasia” spiegò Rose.
“Signorina Poppins, visto che il Signor Gold le ha affidato la figlia, direi di tenerla più sott’occhio visto anche che mi è venuta addosso” disse Regina.
“Rose non stava facendo nulla di male” disse Mary Poppins.
“E’ venuta addosso a me. Qualcosa di male lo ha fatto. Deve portare rispetto a chi è più grande di lei” disse Regina.
“Giocare con un aquilone non è male. Dovrebbe essere lei a stare più attenta e, soprattutto, a stare più calma” disse Mary Poppins.
“Come si permette di dirmi cosa devo fare?! Io qua sono il Sindaco e…” replicò Regina. Ma Mary Poppins la bloccò, dicendo: “E in quanto tale ha tutto il diritto di decidere il bene della sua città. Se vuole posso badare a suo figlio Henry, mentre lei così potrà occuparsi di affari importanti.”
“C’è già la mia guardia del corpo che si occupa di Henry” replicò Regina.
“Se non si fida di me, anche Dove potrà rimanere a sorvegliare suo figlio” propose Mary Poppins. Regina sembrò pensarci un po’ su. Poi disse: “Va bene. Ma badi, Signorina Poppins: un solo passo falso e sarò ben lieta di buttarla fuori dalla mia città.” Mary Poppins fece un piccolo sorriso e, dopo che Regina ebbe salutato il figlio, se ne andò.
Poco dopo i due bambini se ne stavano fermi con il naso all’insù a osservare l’aquilone che volava pacificamente nel cielo, mentre Henry teneva la cordicina. Proprio il bambino chiese: “Davvero questo aquilone è per me?”
“Certo. È un mio regalo per te” rispose Rose.
“Potresti sempre regalarlo a tuo padre” propose Henry.
“Sarebbe inutile e sai già perché” disse Rose.
“Perché zoppica? Sai, potrebbe anche semplicemente stare seduto su una panchina; tenere la cordicina e farlo volare da lì. O semplicemente, stare seduto a guardarti” propose Henry.
“Non ce lo vedo mio padre che fa volare un aquilone” disse Rose.
“Ma alcuni abitanti di Storybrooke non ce lo vedevano nemmeno a fare il padre. Eppure, guarda come ti sta crescendo bene” disse Henry.
“Certo, ma con la sola differenza che pensa più al lavoro in negozio che a me” disse Rose e abbassò lo sguardo.
“Ehi, lui ti vuole bene e non metterebbe mai il lavoro prima di te. Siete una famiglia e rimarrete sempre uniti” disse Henry. Rose lo guardò, sorridendogli. Il suo migliore amico sapeva sempre come tirarla su di morale. Improvvisamente si alzò un forte vento. L’aquilone fu come impazzito e Henry faticava a tenere la cordicina.
“Henry, cerca di tenerlo” disse Rose.
“Non ci riesco! Il vento è troppo forte” disse Henry e, come volevasi dimostrare, la cordicina gli sfuggì di mano e l’aquilone si andò a intrappolare in alcuni rami di un albero al confine tra il parco e la strada. I bambini si appostarono sotto l’albero.
“Questa non ci voleva. E ora come facciamo a riprenderlo?” disse Henry.
“Semplice: ci arrampichiamo” disse Rose.
“Potrebbe essere pericoloso. Meglio non rischiare e pensare ad altro” disse Henry. Ma, appena voltò lo sguardo, non vide più l’amica al suo fianco. La vide però ritornare tenendo tra le mani un grosso ramo.
“Allora vorrà dire che useremo altri metodi” disse, con fatica, Rose.
“Ehm… Rose… non per dar contro alla tua idea, ma quel ramo mi sembra molto grosso. Rischieremo di farci male” disse Henry.
 “Non ti preoccupare più del previsto. Con questo butterò giù l’aquilone” disse Rose e, dopo essersi avvicinata all’albero, con il ramo cercò di togliere l’aquilone dal folto fogliame. Ma più ci provava, più l’aquilone si andava a nascondere ancora di più tra le foglie.
Mary Poppins li stava osservando standosene seduta su una panchina con Dove, in piedi, al suo fianco. La donna fece un piccolo sorriso e soffiò su una mano. In quel momento, si alzò il vento che mosse l’aquilone.
“Dai Rose, si sta muovendo” la incitava Henry. Ma l’aquilone, invece di cadere a terra, se ne volò in mezzo alla strada. I due bambini andarono accanto al muretto.
“Questa non ci voleva” disse Henry. Rose stava per oltrepassare il muretto quando Henry le disse: “No, ferma! E’ pericoloso!”
“Ma è il mio aquilone. Devo recuperarlo” replicò Rose.
“Ma andando in strada rischierai che qualche macchina ti venga contro. Ed è più importante la tua vita che un aquilone” disse Henry. Rose sembrò pensarci su. Poi, però, oltrepassò il muretto andando in strada.
“Rose! Rose, torna indietro. È pericoloso” la richiamò Henry. Ma la bambina, testarda com’era, arrivò dal suo amato aquilone, prendendolo in mano. Lo guardò per poi dire: “No. Si è rotto. E ora come lo riparo?”
“Non ci pensare e ritorna subito qua, prima che ti accada qualcosa” disse Henry e, proprio in quel momento, si sentì un clacson. Entrambi voltarono lo sguardo per vedere una macchina che stava arrivando a tutta velocità.
“Rose! Spostati da lì!” gridò Henry, ma l’amica era rimasta pietrificata. Osservava con paura il veicolo che si stava avvicinando sempre di più a lei.
Come volevasi dimostrare, Gold – che aveva chiuso prima il negozio, avendo deciso di raggiungere la figlia al parco – stava passeggiando dall’altra parte della strada e, come Rose, si pietrificò vedendola al centro della via.
“Rose!” gridò e a passo veloce andò in suo soccorso. Ma con la storpiatura al piede, molto probabilmente, non sarebbe riuscito in tempo a salvare l’amata figlia.
Nello stesso momento, Mary Poppins si alzò. Guardò Dove accanto a sé, dicendogli: “Sai cosa fare” e il possente uomo corse a tutta velocità verso Rose. Scavalcò il muretto e prese la bambina poco prima che la macchina li investisse. Caddero sull’altro lato della strada. Gold andò a passo veloce da loro, insieme a Henry.
“Rose! Bambina mia!” disse Gold, inginocchiandosi, lasciando cadere il bastone a terra e abbracciando forte la figlia.
“Rose, stai bene? Ti avevo detto di non andare in strada” disse Henry. Gold guardò la figlia, replicando: “Come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere?! Potevi morire!” Solo in quel momento, Rose sembrò focalizzare chi l’aveva abbracciata. Quindi lo guardò e gli domandò: “Papà, che cosa ci fai qua? Non eri in negozio?”
“A quanto pare ho fatto bene a chiudere prima! E dov’è la tua tata?!” replicò Gold. Alzò lo sguardo per vedere Mary Poppins raggiungerli.
“Mary Poppins, vuole spiegarmi perché mia figlia ha quasi rischiato di essere investita da una macchina?” chiese Gold, guardandola.
“Papà, non dare la colpa a lei. La colpa è solo mia. Ecco, tutto è iniziato quando io e Henry stavamo facendo volare l’aquilone e…” iniziò a spiegare Rose. Ma Gold la interruppe: “Aquilone?! Quale aquilone?” La figlia, allora, gli mostrò l’oggetto. Gold riguardò Mary Poppins, replicando: “Un aquilone?! Ha comprato a mia figlia un aquilone?! Non lo sa che gli aquiloni sono uno degli oggetti che causano più incidenti?”
“E’ provato?” domandò Mary Poppins.
“Lo so e basta! E poi, un aquilone è solo uno spreco inutile di soldi!” replicò Gold. Rose abbassò tristemente lo sguardo. Gold si alzò e guardò Dove. Mary Poppins disse: “Lui è Dove. Ha salvato la vita di sua figlia.”
“Dove. Che strano nome. Venga con me. Vorrei scambiare due chiacchiere con lei” disse Gold guardando l’uomo. Poi guardò Mary Poppins aggiungendo: “E in quanto a lei, Signorina Poppins, finiremo stasera.” E, dopo aver preso per mano Rose, che si trascinava a terra l’aquilone strappato, se ne andò verso il negozio, seguito da Dove. Henry si avvicinò a Mary Poppins chiedendole: “Aveva già previsto tutto questo, vero?” Mary Poppins lo guardò e sorrise.
Venne sera e, a Villa Gold, proprio questi stava facendo una bella ramanzina a Mary Poppins mentre Rose era già a letto.
“Le avevo affidato mia figlia! Avevo riposto la mia fiducia in lei! Eppure, anche se oggi è stato il suo primo giorno di lavoro per me, ha quasi rischiato che mia figlia morisse! E’ così che si è comportata con tutti gli altri bambini che ha accudito?! Li lascia correre in mezzo alla strada verso una morta certa?!” esclamava Gold, andando avanti e indietro alla donna in salotto.
“Lei ha perfettamente ragione, Signor Gold. Ma, così facendo, ha assunto una nuova guardia del corpo, no? E poi sono sicura che quell’uomo si trovi meglio con lei che con il sindaco” disse Mary Poppins. Infatti, dopo aver fatto una bella chiacchierata in negozio, Gold aveva capito che quell’uomo – Dove il suo nome – veniva trattato male da Regina. Così, visto anche che si trovava in debito con lui per aver salvato la figlia, aveva deciso di assumerlo come sua guardia del corpo. L’uomo aveva accettato, promettendogli fedeltà e lealtà eterna.
“E’ vero. Ma questo non toglie il compito che le avevo affidato” disse Gold. Sospirò, portandosi una mano nei capelli.
“Signor Gold, se posso permettermi, non dovrebbe sgridare sua figlia. Rose è una bambina molto dolce e voleva quell’aquilone per donarlo a lei. All’inizio non voleva comprarlo perché pensava che lei si rattristasse ancora di più, non potendo correrle appresso mentre lo facevate volare. Rose vorrebbe solo un po’ di affetto paterno. Lo so che non le fa mai mancare nulla, ma quello che vuole lei è che dedichi meno tempo al lavoro. Ci pensi su” spiegò Mary Poppins. Ci fu silenzio. Gold era rimasto senza parole. Poi la donna aggiunse: “Ora, se non le dispiace, vado a mettere a letto Rose. Sono sicura che sia ancora sveglia.” E se ne andò al piano superiore. Appena Rose la vide entrare in camera, scese dal letto e, andandole di fretta, disse: “Mary Poppins, non voglio che tu venga licenziata!”
“Licenziata?! Io non vengo mai licenziata” disse Mary Poppins.
“Quindi rimarrai ancora, vero?” chiese entusiasta Rose.
“Rimarrò finché non cambierà il vento. Ma ora a nanna” rispose sorridendo Mary Poppins e, mentre Rose ritornava a letto, disse: “E’ che avevo visto papà molto arrabbiato e, di solito, vuole sempre averla lui l’ultima parola. Quindi avevo paura che ti licenziasse.”
“Tuo padre ha un caratteraccio, ma è anche molto buono. Ti vuole bene e tu non dovresti disobbedirgli così tante volte” disse Mary Poppins mentre le sistemava meglio le coperte, per poi andare verso un armadio.
“Ma io sono una brava bambina e cerco di essere ubbidiente. Ma lui mi dà sempre così tante regole da rispettare” disse Rose guardandola.
“Se ti ha dato così tante regole è solo perché vuole proteggerti. Ha solo te” disse Mary Poppins, ritornando da lei e sedendosi sul letto, tenendo in mano un oggetto: si trattava di una palla di vetro. C'era qualcosa al suo interno. Rose si avvicinò per osservarla meglio.
“Ma è la torre dell’orologio della biblioteca” disse la bambina osservando l’ oggetto.
“Rose, devi capire che anche le piccole cose possono portare a tanto” disse Mary Poppins e, dopo aver capovolto la palla di vetro, in essa scese come della neve. Rose l’osservava incantata. Poi la donna continuò: “E, se ci si crede, si può vedere ciò che si desidera con tutto il cuore.” In un attimo, Rose vide comparire l’immagine di una bellissima donna dagli occhi azzurri e i capelli mossi che le sorrideva, per poi scomparire. La bambina batté più volte gli occhi, non credendo a ciò che aveva appena visto. Che quella donna fosse la sua mamma? Impossibile, visto che era morta. Ma Rose non l’aveva mai conosciuta, perciò avrebbe tanto voluto conoscere più di lei. Ogni volta che chiedeva al padre, lui cambiava subito discorso. Lo vedeva soffrire per la perdita della donna amata. Rose riguardò Mary Poppins, la quale incominciò a cantare una dolce ninnananna. In poco tempo, la bambina si ridistese sul letto, per poi chiudere gli occhi e addormentarsi. Mary Poppins finì la ninnananna e, dopo aver depositato la palla di vetro sul comodino e aver aggiustato meglio le coperte a Rose – accarezzandola dolcemente sulla testa – uscì dalla camera. Appena si voltò, si trovò Gold intento a entrare nella sua camera. O, almeno, così voleva far capire lui. L’uomo, infatti, era stato fino a quel momento fuori dalla camera della figlia ad ascoltare ciò che si erano dette lei e Mary Poppins.
“Signor Gold” lo richiamò la donna. Gold si voltò, dicendo: “Io… ecco… stavo andando a letto” Mary Poppins sorrise per poi dire: “Allora… buonanotte.” Voltandosi, stava per andarsene quando Gold la fermò: “Signorina Poppins.” La donna si voltò: “Sì, Signor Gold?”
“Io… volevo scusarmi per prima. Ha ragione: dovrei essere più presente per mia figlia e pensare meno al lavoro” disse Gold.
“Non si deve scusare. Aveva tutte le ragioni nell’essere arrabbiato. Sua figlia si trovava in mezzo alla strada e stava per essere investita da un’auto. Qualunque genitore, nella sua stessa situazione, si sarebbe arrabbiato. E poi la colpa è esclusivamente mia: avrei dovuto tenerla maggiormente d’occhio” spiegò Mary Poppins.
“L’importante è che ora Rose stia bene. Così come anche Dove: non dovrà più sottostare alle tirannie del sindaco” disse Gold. Mary Poppins sorrise per poi dire: “Sarà meglio che vada a dormire. È stata una giornata abbastanza pesante e sicuramente domani Rose vorrà divertirsi. Buonanotte, Signor Gold” e voltandosi se ne andò in camera.
“Buona notte, signorina Poppins” disse Gold. Ma, invece di entrare in camera sua, entrò in quella della figlia. Si avvicinò al letto e accarezzò delicatamente Rose sulla testa. La bambina si mosse un po’, ma non si svegliò. Poi il suo sguardo si posò sulla palla di vetro. La prese in mano, osservandola. La capovolse, facendone scendere la neve. La stava per rimettere sul comodino, quando gli sembrò di vedere l’immagine di una donna dagli occhi blu e i capelli mossi che sorrideva a qualcuno opposto a lei.
“Belle” sussurrò Gold quasi con le lacrime agli occhi. Ma poi scosse negativamente la testa e, dopo aver rimesso la palla di vetro sul comodino, si abbassò baciando delicatamente la figlia su una guancia. Poi le disse: “Il papà ti vuole molto bene, mio piccolo fiore. E te ne vorrà sempre. Non dimenticartelo mai.” E, silenziosamente, uscì.
 
Storybrooke del presente
 
Passarono i giorni e Rose si era completamente ripresa. Un giorno della settimana a scelta, si recava al cimitero locale per portare fiori freschi sulla tomba di Graham. Su richiesta di Gold – per voler far felice la figlia -  la tomba era in legno di rosa. Uno dei legni più pregiati in circolazione. Sulla tomba – fabbricata personalmente da Marco - erano incisi un cervo, il nome e una frase. Quest’ultima diceva: “Graham – Caro amico. Per sempre nei nostri Cuori
Rose si abbassò depositando le rose. Poi domandò: “Credi che non gli dispiaccia se sono venuta con un giorno di ritardo, vero?”
“No. Graham ti voleva molto bene. E poi queste rose sono molto belle” rispose Mary Poppins, mentre se ne stava dietro a lei insieme a Paige. Ci fu silenzio. Poi Rose disse: “Papà è stato molto gentile nel voler far fare da Marco una tomba così bella. Be'… non che le tombe siano belle. Ma questa è venuta bene e, come mi ha detto papà, è legno pregiato di rosa.”
“Tuo padre ha voluto il meglio per Graham. Dopotutto, è stato lui a farvi ritrovare” disse Paige.
“Grazie, Graham. Senza di te il mio papà sarebbe stato perso” disse Rose. Rimasero ancora un po’ lì per poi proseguire con i loro impegni mattutini. Finché Mary Poppins non imboccò una strada sconosciuta alle bambine.
“Ehm… Mary Poppins… non perché non ci fidiamo di te, ma dove ci stai portando? Non mi pare di essere mai venuta per questa strada” chiese preoccupata Rose.
“Vedrai che vi piacerà” disse Mary Poppins.
“Perché sono preoccupata quando, invece, secondo te non dovrei esserlo?” disse Rose. Si fermarono davanti a una villa. Il numero della targhetta posto sul muretto esterno era il trecentosedici. Mentre le bambine alzavano lo sguardo verso l’alto, guardando fino la punta del tetto, Mary Poppins suonò al campanello. Dapprima non si sentì nulla. Poi, però, dall’altra parte, risposte la voce di un uomo: “Chi è?”
“Una persona che sicuramente non hai mai dimenticato” rispose Mary Poppins. Non si sentì nulla. Ma poi il cancello si aprì. La donna entrò. Le due bambine la seguirono titubanti. La villa aveva fin quasi un’aria spettrale. Rose e Paige se ne rimasero in silenzio finché non arrivarono davanti alla porta, che un uomo aprì. Sorrise nel vedere la donna.
“Certo che non ti ho mai dimenticato, Mary Poppins. Come avrei potuto” disse l’uomo.
“Ma non mi riferivo a me” disse Mary Poppins facendo un piccolo sorriso e passandogli accanto. L’uomo abbassò lo sguardo verso le bambine ma, in special modo, lo puntò su Paige. Sapeva chi era quella bambina ma, molto probabilmente, lei non si ricordava di lui. Le due entrarono, seguite dall’uomo che chiuse la porta dietro di sé. Andarono in salotto.
“Allora, a cosa devo questa vostra lieta visita?” domandò l’uomo.
“Passavamo qua per caso e ho pensato di rivedere un vecchio amico” rispose Mary Poppins.
“Sicura proprio per caso?” chiese l’uomo avvicinandosi a lei e sorridendole maliziosamente. Le bambine, intanto, si guardavano intorno. Paige poi disse: “Avete una casa molto bella.”
“Grazie, piccola. Almeno cerco di tenerla il più in ordine possibile… anche se non viene molta gente a visitarla” disse l’uomo. Rose alzò lo sguardo e stupita disse: “Sedie sul soffitto?!” Guardando l’uomo aggiunse: “Come mai ci sono delle sedie sul soffitto?”
“Per un tè sul soffitto” rispose l’uomo. Rose lo guardò stranamente.
“Lo trovo bello” disse Paige.
“E io strano. Sa, cose di questo genere avvengono in un posto presente in un libro di favole che mi legge sempre il mio papà. Un posto dove la gente è pazza” spiegò Rose.
“Mi piacerebbe visitarlo” disse Paige.
“Mio papà dice sempre che un pazzo lo è quando pensa di esserlo se è anche pazzo ciò che fa. Non ci ho mai capito nulla in questo gioco di parole. Ma un senso lo dovrà pure avere” spiegò Rose.
“Tu devi essere la figlia di Gold, vero? Ci assomigli” disse l’uomo. Rose lo guardò, dicendogli: “E lei è uno che non ho mai visto in città.  Mio padre conosce tutti e tutto di loro. Ma non mi ha mai parlato di lei e nemmeno di questa casa stupenda. Come mai non si è mai fatto vedere prima?”
“Mi piace la tranquillità. E poi ti confido un segreto: anche la tua mamma era molto curiosa” disse l’uomo. Rose sgranò gli occhi e stupita chiese: “Conosceva la mia mamma?!”
“Belle era una donna straordinaria e dalle mille risorse. Riusciva a trovare il buono in chiunque e a nasconderne i difetti. Persino in tuo padre. Lui che non prendeva mai ordini da nessuno. Che voleva sempre fare di testa propria e agire da solo. Con tua madre cambiò. Be'… non del tutto. Ma almeno a lei dava ascolto” spiegò l’uomo.
“E quando ha conosciuto la mia mamma?” domandò Rose. Ma prima che l’uomo potesse risponderle, Mary Poppins propose: “Perché non ci offri del tè? Ho sentito dire che sei il migliore a prepararlo.”
“L’ho già sul fornello” disse l’uomo e andò in cucina. Mary Poppins lo seguì. Le due bambine, rimaste sole, si guardarono intorno.
“Questa casa è fantastica e quell’uomo mi sembra anche molto simpatico e gentile. Mi chiedo perché viva da solo e nessuno lo venga a trovare” disse Paige.
“Perché è pazzo” replicò Rose. L’amica la guardò chiedendole: “Rose, cosa c’è? Come mai ti sei arrabbiata tutta ad un tratto?”
“Non sono arrabbiata!” replicò Rose.
“Sì, che lo sei. Avanti, che c’è?” domandò nuovamente Paige.
“Quell’uomo conosceva la mia mamma. Mi stava dicendo di più, ma Mary Poppins lo ha bloccato. È logico che la mia tata non voglia che sappia. Lei e papà sono uguali. Anche lui, quando gli chiedo della mamma, cambia subito discorso. Perché non vogliono dirmi di lei? Cosa mi stanno nascondendo?” spiegò Rose.
“Forse vogliono proteggerti” disse Paige.
“E da cosa?” chiese Rose.
“Dalla verità” rispose Paige, e Rose la guardò in silenzio. Nel frattempo, in cucina…
“Avresti dovuto avvertirmi che portavi anche lei” disse l’uomo.
“Lo so. Vedere la figlia di Gold è stata una sorpresa. Normalmente lui la tiene sempre segregata in casa o in negozio” disse Mary Poppins.
“Non mi riferivo a lei ma… a Grace. Non fare finta di nulla. Lo hai fatto apposta!” replicò l’uomo.
“Sai che ora si chiama Paige ma sai anche che è in buone mani. Gold la sta proteggendo e tu sarai in debito con lui. In passato eravate amici e scommetto che lo siete ancora. Solo che tu ti sei isolato da tutto e tutti” disse Mary Poppins.
“L’ho fatto per proteggere la mia bambina” disse l’uomo.
“Davvero? E da chi la vuoi proteggere?” domandò Mary Poppins.
“Da me. Io ricordo tutto e non so come” rispose l’uomo.
“Ma lei non si ricorda di te” disse Mary Poppins.
“Ed è questo che mi rende pazzo!” replicò l’uomo e colpì una tazzina che cadde a terra rompendosi. Mary Poppins gli mise una mano su una spalla dicendogli: “Jefferson…” L’uomo, dopo essersi voltato, porse la completa attenzione su di lei: “… anche il Signor Gold si ricorda tutto. Non vorrebbe, e lo sai perché? Perché ciò lo fa soffrire per la mancanza del suo compianto amore. Ma lui va avanti per il bene di sua figlia. Cerca di proteggere e crescere Rose al meglio, proprio come avrebbe voluto Belle. Jefferson, non dovresti proteggere tua figlia da te stesso. eVedrai che tra non molto vi ritroverete.” Jefferson se ne rimase in silenzio. Ma poi disse: “Voglio solo riaverla con me. Per troppo siamo dovuti stare lontani.”
“E questo per colpa di chi? Per colpa di una persona che, per questi anni, ha voluto comandare su tutti. Una persona che non voleva il lieto fine degli altri ma solo il proprio” disse Mary Poppins.
“E questa persona prima o poi la pagherà” disse Jefferson.
Poco dopo, Mary Poppins e le bambine ritornarono a casa ma, appena varcarono la soglia della porta, videro tutti i mobili in salotto coperti con dei teli bianchi. Nella stanza c'erano anche Gold e Dick.
“Dick?!” disse stupita Rose. I due si voltarono.
“Bentornate. Come è andata la vostra passeggiata?” chiese Gold.
“Direi… bene. Ma papà, come mai Dick è qua? E, soprattutto, come mai è vestito di nero ed è così…sporco?” domandò Rose.
“Faccio lo spazzacamino e tuo padre mi ha chiamato per pulirvi il camino” rispose Dick. Excalibur, che stava curiosando in giro, entrò nel camino. Poi starnutì per la troppa fuliggine e ne uscì coperta per metà di nero.
“Rose, perché non andiamo a giocare in camera tua? Magari possiamo anche immaginare di prendere un tè sul soffitto” propose Paige, mentre le bambine andavano verso la scala seguite da Mary Poppins.
“Paige, ora non ricominciare. Piuttosto potremmo incominciare a fabbricare qualche strano cappello” disse Rose.
“Tè sul soffitto?! Strano cappello?! Che accidenti state blaterando?!” disse stupito Gold, raggiungendole ai piedi della scala. Le due bambine si fermarono. Mary Poppins si fermò un po’ più avanti di loro. Lo guardarono.
“Prima Mary Poppins ci ha portate da uno strano uomo che abita in una sontuosa villa quasi al confine con la foresta. Ha sedie attaccate al soffitto e cappelli di ogni tipo dappertutto” spiegò Rose.
“Mary Poppins, le ho forse dato il permesso di portare le bambine da perfetti estranei?!” replicò Gold.
“No, non l’ha specificato. In effetti mi ha solo detto di tenerle d’occhio ed è ciò che ho sempre fatto in questi giorni. Specialmente con Rose” disse Mary Poppins.
“Sarebbe potuto accadere loro qualcosa! Quell’uomo è pazzo! E’ per questo che si è isolato da tutti! Non le permetterò mai più di portarle da lui! D’ora in poi le passeggiate saranno solo al parco” replicò Gold.
“Ma papà, non ci è successo nulla. E poi quell’uomo mi ha anche parlato della mamma” disse Rose. A quel punto Gold scoppiò del tutto dalla rabbia: “Così ho deciso e così sarà! Se no non uscirete più!” Poi guardò Mary Poppins e aggiunse: “Questa è tutta colpa sua! La deve smettere di immischiarsi nelle vite degli altri!”
Lo sguardo di Mary Poppins divenne minaccioso. Per poi dire: “Signor Gold, mi lasci chiarire una cosa.”
“Sì, signorina Poppins” disse Gold.
“Io non chiarisco mai nulla” disse sorridendo Mary Poppins e, insieme alle bambine, salì al piano superiore. Gold la guardò incredulo, per poi ritornare in salotto dove Dick stava pulendo con un panno la parte superiore del caminetto, tirando via la fuliggine in eccesso.
“Quella donna! Ma come si permette?! E’ lei la causa di tutto!” replicò Gold.
“Di chi sta parlando, se posso saperlo?” chiese Dick.
“Mary Poppins. Da quando è ritornata, è come se tutti mi stessero contro. Be', mi sono sempre tutti contro, ma non la mia piccola Rose. Dà più retta a quella donna che a me, che sono suo padre” replicò Gold mentre camminava avanti e indietro. Excalibur lo seguiva con lo sguardo per poi starnutire per la fuliggine che aveva ancora addosso.
“Quella Mary Poppins? La conosco. È solita dire un poco di zucchero e la pillola va giù. Che anche le piccole cose possono fare molto” disse Dick.
“Ecco, proprio a questo alludevo! Per lei tutto deve sembrare semplice, quando invece non lo è! Lei non sa come è la vera vita! Non sa come è crescere da solo una figlia! Cercare di renderla felice e proteggerla da chiunque voglia farle del male. Mary Poppins queste cose non le sa!” replicò Gold fermandosi e guardandolo.
“Mary Poppins le ha fatto tutto questo? Ma come si è permessa? Proprio lei che è un uomo che vuole solo il meglio per Rose. Un uomo così pieno di lavoro da pensare poco a sua figlia che ha assunto una tata che si occupasse di lei, così da gestire al meglio entrambe le cose” spiegò Dick guardandolo.
“Be'… ecco… io…” disse titubante Gold.
“Sì, come dice lei Signor Gold. Lei è un brav’uomo secondo alcuni. Mentre per altri – molti altri; direi parecchi – è visto come un tiranno dal cuore nero e non capace d’amare. Ma in lei c’è una luce e si chiama Rose. Quella dolce bambina che ha solo bisogno di avere accanto il suo papà, troppo occupato con il suo tram tram giornaliero. E troppo occupato con il lavoro e a gestire gli affitti degli abitanti di Storybrooke. È vero, se Rose sta male lei è subito lì al suo fianco. Ma se continuerà a pensare prima al negozio che a sua figlia, come crede andranno le cose? Quando Rose diventerà grande, penserà più ad altro che al suo papà. Mary Poppins sta solo cercando di farle capire tutto questo e di non farle commettere degli errori dei quali poi si pentirà. Non sto difendendo Mary Poppins, ma ci rifletta” spiegò Dick e, dopo aver preso tre scope per pulire il camino, salutò Gold e, fischiettando un motivetto, uscì di casa. Gold lo guardò andarsene e, dopo aver sospirato, si sedette su una delle poltrone. Si mise le mani tra i capelli mentre Excalibur si sedeva di fronte a lui, emettendo dei versetti. Gold la guardò, dicendole: “Quell’uomo ha ragione: sto allontanando Rose da me. Non voglio perderla. Cosa posso fare, Excalibur?” Excalibur abbassò tristemente orecchie e testa.
Passarono altri giorni, nei quali successe anche che Emma,  dopo aver salvato Regina da un incendio improvviso – anche se poi si scoprì che fu Gold ad appiccarlo – venne eletta nuovo sceriffo e il vento cambiò. Mary Poppins, come aveva detto, stava facendo la valigia. Rose, Paige e Excalibur erano nella sua camera.
“Devi proprio andartene?” domandò Rose, mentre singhiozzava.
“Potreste passarmi la pianta?” disse Mary Poppins, cercando di rimanere impassibile. Rose e Paige presero la pianta e, dopo avergliela data, Rose disse: “Tu non mi vuoi bene. Se no saresti rimasta.”
“E allora cosa devo dire di tutti quei bambini a cui ho detto addio? E poi lo sapevi che, appena sarebbe cambiato il vento, me ne sarei andata” disse Mary Poppins.
“Ma non puoi andartene. Papà non mi parla. In effetti è da giorni che si è rinchiuso nello scantinato a fare non so cosa. Tu sei venuta qua per aiutarci” disse Rose.
“Sono venuta qua per aiutare te. Tuo padre è un caso a parte” disse Mary Poppins.
“Mary Poppins, ti prego, rimani. Ci sono ancora tante cose che devi risolvere” disse Rose andando dalla donna.
“Rose, ascoltami. Io non devo risolvere più nulla: tocca solo a te e a tuo padre. Il mio compito qua è finito. Altri bambini hanno bisogno di me. Vedrai, andrà tutto bene” disse Mary Poppins mettendole una mano su una guancia.
“No, non è vero che andrà tutto bene! Appena te ne andrai, succederà qualcosa. Ne sono sicura, perché nella favole succede così: appena l’aiutante se ne va, accade qualcosa di brutto” disse Rose.
“Ma qua non siamo in una favola” disse Mary Poppins facendole un piccolo sorriso. Poi ritornò a mettere via gli oggetti nella propria borsa. In quel momento, sentirono Gold gridare dal piano inferiore: “Rose! Paige!”
“Tuo padre vi sta chiamando” disse Mary Poppins.
“A me non sembra papà” disse Rose.
“Rose! Paige! Venite giù!” gridò Gold.
“Se non è lui, è uno che ha la voce uguale alla sua e che imita molto bene il suo accento scozzese” disse Paige. Rose la guardò stranamente e Paige aggiunse: “Che c’è?! Mi piace il suo accento scozzese.”
“Rose! Paige!” le richiamò Gold.
“Su. Andate da lui” disse Mary Poppins. Rose, Paige ed Excalibur andarono verso le porte e, mentre Paige e la volpe uscivano dalla stanza, Rose si fermò, guardando la tata. Questi le sorrise e Rose, non dicendo nulla, uscì, raggiungendo le altre due sul pianerottolo. Abbassarono lo sguardo, per vedere Gold che le stava guardando. L’uomo sorrise e, da dietro la schiena, estrasse un aquilone. Ma non era un aquilone qualunque. Era lo stesso aquilone che, anni prima, Rose aveva preso e che poi si era rotto.
“Il mio aquilone!” disse entusiasta Rose e, insieme a Paige e Excalibur, corse giù dalle scale, fermandosi di fronte al padre, il quale le consegnò l’oggetto.
“Allora è questo il famoso aquilone che si era impigliato in quell’albero per poi finire in strada” disse Paige. Quello strappo che aveva era ora cucito finemente. Rose guardò sorridendo il padre per poi chiedergli: “Come ci sei riuscito?”
“Ho i miei assi nella manica” rispose Gold sorridendole.
“E’ per questo che sei stato nello scantinato per tutti questi giorni? Scommetto che hai usato l’arcolaio per ricucire l’aquilone, vero?” disse Rose.
“Perché non andate a provarlo nel retro? Io vi raggiungerò più tardi” propose Gold, spingendo delicatamente la figlia verso la porta.
“Coraggio, Rose: l’ultima che arriva dovrà fare il bagno a Excalibur” disse Paige correndo verso la porta. L’aprì e uscì. Excalibur drizzò le orecchie al solo sentir nominare il bagno e corse a nascondersi dietro una delle poltrone. Rose guardò il padre il quale, con il solo cenno della testa, le fece capire di seguire l’amica. Così fece.
Appena la figlia uscì, Gold sentì una presenza dietro di sé. Fece un piccolo sorriso e disse: “Allora è proprio vero: se ne sta andando.” Voltandosi, si trovò di fronte Mary Poppins con ombrello in una mano e borsa nell’altra.
“Il vento soffia in un’altra direzione e qualche altro bambino ha bisogno di me” disse Mary Poppins.
“L’ultima volta se ne è andata senza neanche salutarci. Almeno oggi è diverso” disse Gold camminando verso di lei.
“E’ che non mi sono mai piaciuti gli addii” disse Mary Poppins.
“Se è per questo, nemmeno a me” disse Gold.
“Almeno abbiamo una cosa in comune” disse Mary Poppins facendo un piccolo sorriso. Ci fu silenzio, nel quale però si poterono sentire le urla di gioia di Rose e Paige, intente a giocare fuori nel giardino del retro con l’aquilone.
“Dovrebbe andare a salutare Rose. Ci rimarrebbe male non vedendola più” disse Gold.
“Non vorrei farla soffrire. È così felice ora” disse Mary Poppins. Mentre i due parlavano, Excalibur uscì dal suo nascondiglio, correndo poi fuori nel giardino.
“Sarebbe più felice se rimanesse” disse Gold.
“Glielo ho detto: non posso” disse Mary Poppins e Gold vide i suoi occhi come se stesse per piangere.
“E’ triste perché ci lascia?” domandò Gold.
“Una persona praticamente perfetta come me non si lascia confondere dai sentimenti” rispose Mary Poppins, cercando di rimanere impassibile.
“Già” disse semplicemente Gold ma con un velo di tristezza nella voce. Non voleva ammetterlo. Non lo avrebbe mai detto, ma quella donna gli stava simpatica. O, almeno, non lo seccava e importunava come facevano certe persone di sua conoscenza.
“Ho qualcosa per lei” disse Mary Poppins e, dopo aver tirato fuori un oggetto dalla borsa, si avvicinò a Gold. Poi aggiunse: “Mi dia la mano.” Gold fece ciò e, sul suo palmo, Mary Poppins gli mise una palla di vetro. Gold la guardò più attentamente per poi dire: “Cosa ci fa la torre della biblioteca di Storybrooke dentro a questa palla di vetro? E poi cosa me ne dovrei fare di questo oggetto?”
“E’ un mio regalo. Ma mi ascolti bene: ci sono persone che non riescono a guardare in là del proprio naso” disse Mary Poppins.
“Io riesco perfettamente a guardare al di là del mio naso!” replicò Gold.
“Io non ho mai detto questo, Signor Gold. Quello che le voglio far capire è che anche le piccole cose possono portare a tanto” disse Mary Poppins e, dopo aver messo una mano sotto a quella di Gold, capovolse la palla di vetro e, in essa, scese la neve. Quindi aggiunse: “ E bisogna crederci.”
Gold avvicinò il viso e, tra la neve, gli parve di vedere, anche solo per un attimo, una donna cadere da una scala e qualcuno prenderla al volo. L’immagine poi svanì. Gold alzò lo sguardo verso Mary Poppins, incredulo da ciò che aveva appena visto. La donna gli sorrise per poi spiegargli: “Per qualunque cosa tu e Rose aveste bisogno, non dovete fare altro che guardare in questa palla di vetro e ogni risposta vi verrà data.”
“Perché solo io e Rose?” chiese Gold.
“Lei crede alla magia, signor Gold?” domandò Mary Poppins.
“Io non escludo mai nulla” rispose Gold.
“Allora, col tempo, avrà tutte le risposte che desidera. Ma, al momento, visto che a entrambi non piacciono gli addii, le dico arrivederci e speriamo di vederci presto” disse Mary Poppins avvicinandosi alla porta.
“Non in circostanze che riguardino la perdita di qualcuno a noi caro” disse Gold seguendola. Mary Poppins lo guardò sorridendo. Poi aprì la porta e uscì. Si fermò nel vialetto e, dopo aver aperto l’ombrello, si alzò in volo. Gold stette sulla soglia a guardarla, mentre il vento gli soffiava tra i capelli. Poi abbassò lo sguardo, guardando la palla di vetro. Come mai quella donna gliela aveva donata? Dopo essere rientrato e aver messo l’oggetto sulla tavola in salotto, raggiunse nel retro le bambine ed Excalibur, mettendosi dietro a Rose. La figlia lo guardò e, sorridendogli, semplicemente gli disse: “Grazie.”
“Per cosa?” chiese Gold.
“Per tutto e per essere il mio papà” rispose Rose e Gold le sorrise. Mary Poppins aveva ragione: tutti e due avevano bisogno l’uno dell’altra. Erano una famiglia e dovevano rimanere uniti. Gold baciò la figlia sulla testa e, dopo averle messo le mani sulle spalle, entrambi alzarono lo sguardo verso l’aquilone.
Henry stava leggendo il libro di Mary Poppins – volendoci capire di più- con il libro sul davanzale della finestra in camera sua, quando, alzando lo sguardo, vide Mary Poppins volare nel cielo. La donna lo guardò sorridendogli. Anche Henry le sorrise, sapendo di aver avuto sempre ragione. E mentre Mary Poppins lasciava Storybrooke, il vento entrò nella camera da letto di Rose, sfogliando velocemente le pagine del libro “Once Upon a Time” che la bambina aveva lasciato aperto sul letto. Poi si fermò proprio sulla storia della Bella e la Bestia.


Note dell'autrice: Buona sera Oncers ed eccomi finalmente con la seconda parte del capitolo. Ce ne ho messo di tempo ma alla fine eccolo qua. Ho dovuto spiegare un sacco di cose. Come avete potuto capire da entrambe le parti del capitolo, ho voluto includere molte cose che sono presenti nel film Mary Poppins, dove però qua la parte del Signor Banks, troppo impegnato con il lavoro da badare ai figli, è "affidata" a Rumple. Alla fine, però, le cose finiscono bene (come nelle favole :)) e Rumple riceve pure un regalo da Mary Poppins: una palla di vetro con dentro la torre della biblioteca di Storybrooke. Ma ecco la sorpresa: dove avete già visto questa palla di vetro? Ebbene sì, in un episodio della quarta stagione, dove Rumple la tiene in mano e la guarda ( e dove poco dopo entra la Regina delle Nevi nel suo ghiaccio e la congela). E' lì che mi è venuto in mente dove Rumple dove ( o chi) possa aver trovato quella palla di vetro ( vi allego lo screenshot dell'episodio) E, altra lieta notizia, finalmente sono arrivata a Skin Deep

Come di consueto ringrazio tutti/e coloro che stanno recensendo questa fanfict; chi la sta semplicemente seguendo; leggendo e messa nei preferiti. Grazie davvero di cuore e spero che continuerete a leggerla e che non vi stia annoiando. Inoltre ringrazio la mia amica Lucia per tutto l'aiuto che mi sta dando. Allora alla prossima Oncers e buona serata


 
 
 
 
 
 
 
 


 
 

  
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