Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: micia95    10/01/2016    0 recensioni
Antico Medioevo. Tomoeda è divisa in quattro regni pacifici, ma un re malvagio e assetato di potere cercherà di conquistarla tutta. L’ultima principessa in grado di fermarlo è scomparsa. Si riuscirà a ritrovarla prima che il mondo intero cada nel caos più completo?
Una classica storia fantasy, con amori, magia ed esseri magici.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Sinceramente non mi aspettavo di essere qui oggi a pubblicare questo capitolo. Mi scuso tantissimo di pubblicare adesso questo capitolo se c'é ancora qualcuno che si ricorda di questa storia. Più sotto c'è una cosa che vorrei leggeste se non vi annoiate prima :). E prima di lasciarvi al capitolo, facciamo un breve riassunto:

Shaoran, un cavaliere che gira da solo con il proprio cavalo Aliseo, un giorno incontra una ragazza di nome Sakura. Dopo alcune incomprensioni, i due continuano il loro viaggio verso Mamiya insieme. Viaggiando i due si innamorano e rivelano parte dei loro segreti: Shaoran è il principe di Chiaki e sta andando a Mamiyaper incontrare e poi sposare la principessa Sakura; Sakura invece, è una bambina orfana che non ricorda niente prima dei cinque anni e dopo una serie di sfortunati eventi, scappa da casa e dalla sua migliore amica Tomoyo. Lei vuole raggiungere il re Touya per informalo della sete di potere e dei piani malvagi del re Hiiragizawa e per offrirsi di cobattere come paladino contro il re. Si fermano nella città di Misoji dove Sakura incontra Kaho Mitsuki e Mei-Ling (che poi si scoprono essere dotate di poteri magici) e compra una collana a forma di stella. Purtroppo devono scappare in fretta e furia dalla città perché inseguiti da alcuni cavalieri del re Hiiragizawa e nell'inseguimento Aliseo viene ferito a morte. Prima di questo però incontrano anche alcune adepte delle Sorelle del Pugnale, misteriosa congrega di sole donne su cui si circolano strane voci e leggende, tra di loro c'è anche Tomoyo  e con la quale la Sakura combatte; così Shaoran scopre che la ragazza faceva parte della congrega dalla quale però è scappata anche se ancora non si conosce la vera ragione.


 

PASSATO PRESENTE E FUTURO

Entrò nella piccola stanza gettando per terra il mantello fradicio, stizzita. Si sedette pesantemente sul letto collocato contro il muro e si prese la testa tra le mani. Troppe emozioni si agitavano dentro di lei: rabbia verso sè stessa, furia verso Sakura, amarezza, nostalgia per i ricordi che vedevano come protagonista lei e la sua migliore amica. Aveva un gran voglia di piangere ma si impose di non farlo facendo lenti e profondi respiri. Fu tutto inutile, le lacrime le sgorgarono copiose sulle guance e il suo corpo fu percorso dai singhiozzi. Non sapeva neanche quale delle troppe emozioni che provava l’aveva spinta alle lacrime, molto probabilmente tutte.
Rimase lì seduta su quel letto fino a quando il respiro non le si calmò e le lacrime cessarono di scendere. Solo allora sollevò la testa pronta per uscire e affrontare tutte le Sorelle. Ma non fece in tempo ad alzarsi e ad uscire che la porta della camera fu aperta da un visitatore inaspettato.
“Madre....” sussurò sorpresa la ragazza dai lunghi capelli scuri.
“Tomoyo, cara” le rispose la donna in piedi di fronte a lei. “Vieni a farti un bagno caldo? Sei tutta infreddolita” le chise spostandosi e aprendo la porta per farla passare. Ora che ci pensava sentiva il freddo penetrarle nelle ossa e se non si fosse tolta al più presto i vestiti bagnati dalla pioggia torrenziale a cui era stata esposta si sarebbe ammalata gravemente e questo non se lo poteva assolutamente permettere. Seguì la madre fino alla stanza da bagno e vi entrò da sola. L’aria era calda e si spogliò velocemente degli abiti bagnti lasciandoli cadere a terra, poi si diresse verso la vasca e vi si immerse. L’acqua sembrava fin troppo calda ma ben presto si abituò alla temperatura e si lasciò cullare dalle sensazioni.

“Che posto strano!” le disse Sakura alzando gli occhi sull’entrata  di quella caverna così buia. Nessuna delle due aveva paura perchè si tenevano per mano. E poi c’ era sua mamma con loro.
“Dai ragazze, entriamo. Voglio farvi vedere un posto speciale” disse loro con un sorriso precedendole. Le due bambine di otto anni la seguirono. Quando entrarono in qulla caverna non poterono fare a meno di esclamare in coro un “oh!” pieno di ammirazione. Il soffitto era tutto illuminato e anche le parti erano luminose.
“Sembrano tante stelle! Vero Tomoyo?” gli occhi verdi della sua migliore amica brillavano sia per l’eccitazione della bambina che per il riflesso di tutte quelle luci. Lei annuì felice ed eccitata come l’amica per quella nuova avventura che si preannunciava magica e piena di mistero.


Tomoyo riaprì gli occhi di scatto. Una profonda nostalgia le appesantiva il cuore a quel ricordo. Lei e Sakura che bambine entravano in quella che poi avrebbero imparato a chiamare “casa”, lo stesso posto dove si trovava lei adesso. Sola.
Erano entrate e sua madre Sonomi le aveva guidate in quella grotta fatta di labirinti. Negli anni successivi avrebbero imparato a non perdersi e che quelle luci erano magiche: non si spegnevano mai e non bruciavano. Avevano vissuto come sorelle e come migliori amiche senza separasi mai. Avevano diviso per anni quella stanza che ora Tomoyo occupava da sola, avevano imparato a combattere, a usare la magia, a guarire, a vedere, sentire, annusare come le creature della foresta, avevano allenato il corpo e la mente. Avevano imparato ad essere delle Sorelle del Pugnale. E Sakura era sempre stata la più brava. Ma poi tutto era precipitato.

Era il giorno della loro iniziazione. Da quel giorno in poi avrebbero fatto parte ufficialmente delle Sorelle del Pugnale, i loro nomi sarebbero stati scritti sulla pergamena e avrebbero partecipato a riti per cui si erano preparate per anni. Avrebbero finalmente ricevuto il tatuaggio definitivo che le avrebbe marchiate come appartenete ala congrga. Lei era così eccitata all’idea! Invece Sakura sembrava triste, provata e un po’ spaventata. Ma lei non aveva capito.
Quando arrivarono nella sala più grande della grotta, quella che si trovava al suo centro, tutte le appartenti alla congrega erano presenti e tutte indossavano il mantello scuro con il cappuccio abbassato. Erano in tante e si sentivano le chicchiere allegre rimbalzare sulle pareti. Oltre a loro c’erano altre ragazze più o meno della loro età che avrebbero ricevuto il tatuaggio come loro e anche loro erano agitate. L’unica sovrappensiero sembrava Sakura. Tomoyo non notò gli sguardi e i bisbigli che si sollevarono quando videro l’amica dagli occhi verdi.
“Stai bene?” le chiese Tomoyo prendendole la mano. Sakura sussultò.
“Sono un po’ nervosa” le rispose stringendole forte la mano.
Poi la cerimonia era iniziata e loro si erano sedute in cerchio al centro della sala con le altre ragazze.
“Questo è un giorno speciale mie care Sorelle!” aveva iniziato la madre di Tomoyo. “Siamo qui per accogliere nelle nostre fila delle giovani ragazze che, come noi alla loro età, hanno deciso di votare la loro vita alla nostra causa: mantenere la pace a Tomoeda aiutando gli abitanti nelle piccole azioni quotidiane e consigliando in caso di bisogno anche i re e le regine. Siamo qui perchè questa caverna è il luogo donatoci dalle Guardiane, fondatrici del nostro Ordine, per addestrarci, meditare e in alcuni casi nasconderci.” Continuò il discordo ricordando il coraggio delle Guardiane e la loro storia. Tomoyo e Sakura la conoscevano già, tra i vari studi che avevano seguito quegli anni c’era anche questa storia: quella delle Guardiane. Erano donne coraggiose e  dotate di grandi poteri magici che avevano deciso di mantenere puro il mondo e insegnare ad amare tutte le sue creature. Non si sapeva con certezza chi fossero le Gruardiane ma era sicuro che fossero donne straordinarie e che i loro insegnamenti erano stati tramandati di genrazione in generazione. Si diceva che alcuni maghi potessero addirittura contattarle in casi del tutto eccezionali e che esse si rivelassero solo a chi ne era veramente degno; si diceva inoltre che il capo della congrega sarebbe entarata di diritto nella loro schiera. Tomoyo e Sakura avevano sempre pensato che fossero delle specie di principesse.
“...e ora cominciamo”
Tomoyo e tutte le altre drizzarono le schiene a quelle parole. Sakura le strise forte le mano. Cominciarono a chiamare le ragazze per nome. Dovevano alzarsi, rispondere a delle domande di rito e offrire dei fiori, e quella era la parte semplice; poi avrebbero ricevuto quello che non era un semplice tautaggio ma un marchio. Quella sarebbe stata la vera prova: l’inchiostro era incantato e solo chi avrebbe resitito versando solo poche lacrime da offrire alle Guardiane sarebbe entrata a far parte delle Sorelle del Pugnale. Apparentemente sembrava una prova facile ma non era affatto così, era capitato a volte che ci fosse qualche ragazza che non riusciva a superare la prova. Era possibile ritentare con un massimo di due volte.
“Tomoyo” la chiamò Sakura poco prima che le chiamassero. “Ti voglio bene” le disse soltanto. La ragazza si era voltata sorpresa sentendo quelle parole e stava per rispondere quando incontrò gli occhi verdi di Sakura. Era sempre riuscita a leggerci dentro ma in quel momento non sapeva interpretare quello che si specchiava in quegli occhi verdi. L’unica cosa che fece fu abbaracciarla e dirle “Anch’io Sakuara e non smetterò mai di farlo”. Poi l’avevano chiamata. Aveva risposto alle domande e offerto fiori di ciliegio. Prima che le venisse fatto il tatuaggio sulla spalla destra si era voltata verso Sakura e l'aveva vista piangere, ma non aveva potuto rifletterci sopra perchè avevano cominciato a farle il tatuaggio. Le fece male ma riuscì a superare la prova e tornò euforica al suo posto vicino a Sakura.
La sua amica fu chiamata e lei si alzò senza asciugarsi le lacrime. Quello che successe dopo nessuno avrebbe potuto prevederlo
.

Tomoyo aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere nella vasca. L’acqua ormai era quasi fredda; si era addormentata e aveva sognato un ricordo. Il più doloroso di tutti. Avrebbe voluto smettere di ricordare ma mentre usciva dalla vasca e si vestiva altre immagine le si affaciarono nella mente.

Sakura aveva risposto alle domande e aveva offerto fiori di ciliegio, avevano deciso di donare gli stessi fiori cosicchè tutti sapessero che loro si sentivano sorelle e affinchè le Guardiane benedicessero quell’amore fraterno che le legava. Poi si era spogliata la spalla destra e tutte avevano visto quello che Tomoyo sapeva da anni: Sakura aveva una voglia a forma di rosa sulla spalla destra dove avrebbero dovuto farle il tatuaggio. Le due amiche avevano immaginato che si sarebbero alzati mormorii ma non che tutte, Sonomi per prima, si sarebbero inginocchiate davanti a lei. Tomoyo e le altre ragazze si guardarono intorno smarrite.
“Sakura...” aveva cominciato a dire Sonomi offrendole una specie di corona.
Sakura invece aveva urlato impedendole di sentire le altre parole della madre 
“NO!”
Aveva fatto cadere la ciotola per le lacrime ed era corsa via. Nessuno aveva fatto in tempo a fermarla: Sakura aveva acquisito grande agilità e forza magica e non permise a nessuno di raggiungerla.
Tomoyo era poi rimasta sola nella grande stanza dopo la fine della cerimonia e dopo che le più anziane dell’Ordine si erano riunite per parlare. Aveva capito che Sakura aveva già intenzione di fuggire dall’inizio della cerimonia, era per questo che era così tesa e nervosa.
Tomoyo pianse molto quella notte, arrabbiata con la sua migliore amica perchè non le aveva parlato e perchè l’aveva abbandonata qundo aveva promesso di non farlo.


Tomoyo si sfirò la spalla con il tatuaggio pensierosa con le lacrime che minacciavano di rompere gli argini nuovamente. “Basta” pensò “Ho già pianto abbastanza”. 
Era stata così arrabbiata con Sakura i primi tempi che era arrivata persino ad odiare se stessa per essersi legata così tanto a una persona che non mantiene le promesse. Poi aveva capito perchè le avevano spiegato tutto, anche quello che Sakura non sapeva e che forse sospettava solo e che faceva finta di non vedere. Ma adesso le cose erano cambiate, che lo volesse o no, Sakura avrebbe ricevuto il suo aiuto e avrebbe capito, anche a forza di schiaffi.
Uscì in fretta dal bagno per dirigersi in una sala adiacente a quella dei suoi ricordi e incubi. C’era un tavolo rotondo dove erano riunite sua madre e le esponenti più anziane e con le cariche più alte all’interno della congrega. Aveva acquisito il diritto di partecipare a quelle riunioni non appena aveva ricevuto il tatuaggio in quanto figlia dell’attuale capo.
“Tomoyo. Stavamo giusto discutendo del tuo incontro con Sakura” la salutò la madre facendole posto al tavolo.
Tomoyo annuì. “Non era sola, con lei c’era anche Sahoran del regno di Chiaki. Erano inseguiti da un gruppo di soldati e siamo arrivate appena in tempo prima che li prendessero.” Fece una pausa per vedere le reazioni sui volti delle donne e vide quello che si aspettava: sorpresa mista a compiacimento. “Abbiamo combattuto ma siamo state interrotte. Comunque non credo sarei riuscita a riportarla qui” concluse un po’ sconsolata. Quella era la missione che si era prefissata: riportare a casa Sakura a aiutarla a compiere il suo destino.
“E Sato di Misoji?” chiese poi una delle presenti.
“Non si sono incontrate. È stata lei a dirmi che erano fuggiti inseguiti dalle guardie. A quanto pare Sakura a parlato nella Lingua e qualcuno se ne è accorto” rispose appoggiando un braccio sulla tavola.
“Sai dove sta andando?” le chiese Sonomi.
“Sì. A Sato è arrivata una lettera da Mihaki che diceva sarebbero arrivati una ragazza e un ragazzo diretti a Mamiya. Direi che li dovremmo trovare lì”
“Sì, direi che è molto probabile” riflettè qualcuna delle presenti.
“Partiamo tra due giorni, prima che si metta a nevicare” disse a quel punto Tomoyo risluta. Sapeva che nessuno glielo avrebbe impedito, infatti dopo un veloce scambio di sguardi annuirono nella sua direzione; quindi si alzarono tutte senza una parola e si ritirarono.
Tomoyo rimase quasi completamente sola e si sedette pesantemente sulla sedia che sembrava quasi un trono a causa dell’alto schienale. 
“Non abbatterti, ce la farai. I vostri destini sono legati” le disse una voce maschile appongiandole una mano sulla spalla. Lei la strinse prima di rispondere.
“Lo spero Eriol”. 



Di nuovo mi scuso di esseressere sparita. Da quando ho iniziato questa storia ne sono successe di cose: allora ero in quarta superiore, adesso al secondo anno di università. Non ho mai avuto l'intenzione di abbandonare questa storia, ma poi per un motivo o per l'altro il tempo per scrivere e spesso purtroppo anche la voglia non c'erano. In questo periodo però sempre più  spesso mi è tornata la voglia di scrivere, e quindi eccomi qui. Non voglio promettere niente, spero che questo momento non passi troppo in fretta, di certo cercherò di impegnarmi per mettere giù le mie idee e finire la storia.
Per andare avanti a scrivere, sono tornata indietro a rileggermi i capitoli già pubblicati e ho cambiato "le Grandi Madri" con "Guardiane" perché mi suonava meglio. Inoltre mi sono resa conto di quanto questa storia abbia come modello, se così si può dire, il Ciclo dell'Eredità di Paolini (infatti qui e là ci sono nascosti alcuni riferimeni e camei dei primi due libri sopratutto). Tuttavia ieri sera, mentre riguardavo Sissi con Romy Schneider, mi sono accorta che la mia mente mentre creava la storia aveva in mente anche quel film. E niente, tutto qui, mi andava di condividere questa scoperta con voi.
Ringrazio chi avrà ancora voglia di leggere e di seguirmi fino alla fine di questa storia! Al prossimo capitolo :D
micia95
 
  
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