Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    10/01/2016    2 recensioni
….la piccola tolse le mani dalla ferita, strinse in un ultimo abbraccio Ben e chiuse gli occhi, il suo amico se ne era andato per salvare lei; triste pensò che, se non lo avesse conosciuto, lui sarebbe ancora vivo e questo la fece stare ancora peggio. L’aveva protetta fino all’ultimo, ma non era servito a niente. Niente. Poi un’arma sparò.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura de “la stanza dei specchi”
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Addio ad un angelo

Ben ripose sopra il comodino il cellulare, accanto alla pistola d’ordinanza, poi guardò la piccola che stava dormendo pacifica nel letto.
Era pomeriggio inoltrato, Livyana fisicamente stava abbastanza bene e la ferita che aveva al polpaccio era meno grave del previsto.
Ma quello che più lo preoccupava e spaventava era ben altro, la terribile verità che avrebbe appreso dopo essersi svegliata.
Sicuramente la prima cosa che avrebbe chiesto e come logico pensare qualsiasi bambino lo avrebbe fatto , sarebbe stato chiedergli dei suoi genitori.
Ben la guardò ancora una volta con tenerezza, lui aveva perso la madre quando era ancora piccolo, ma Livyana aveva perso entrambi i genitori, lui almeno aveva avuto il conforto del padre, una sorella con cui condividere quel triste momento, Livyana invece non aveva più nessuno.
Con il cuore in tumulto tornò al suo lavoro.
In fondo anche lui aveva bisogno di distrarsi un po’ da quell’orribile pensiero e dai terribili giorni che aveva passato alla disperata ricerca di Livyana.
Il ragazzo aveva chiesto ad un’infermiera se poteva portagli qualche foglio di carta ed una penna, in questo modo avrebbe ingannato l’attesa scrivendo il testo di una canzone che, dopo il ritrovamento di Livyana aveva cominciato a frullargli per la testa.
Scrisse per tutto il pomeriggio e buona parte della notte; le parole uscivano fluenti e chiedevano solo di essere messe su carta e poi, quando fosse tornato a casa, in musica.

Ormai stava albeggiando Ben era riuscito a dormire qualche ora sulla poltrona vicino al letto della piccola.
Livyana invece si era svegliata durante la notte, ma vedendo Ben che dormiva accanto a lei non aveva avuto il coraggio di svegliarlo; dopo un po’ riprese a dormire, sicura che nessuno l’avrebbe più allontanata da lui.
Erano quasi le cinque Ben si era svegliato, aveva ripreso a scrivere, non prima di aver sistemato le coperte alla piccola che durante la notte si era scoperta.
Era così assorto nel suo lavoro che non si accorse che la bimba aveva aperto gli occhi e come sempre lo stava guardando con tenerezza e ammirazione.
Livyana osservava il suo giovane amico, lo vide canticchiare tra sé e sé e battere impercettibilmente il piede.
Mentalmente si chiese cosa stesse facendo, quindi decise di attirare la sua attenzione.
“Ciao Ben…” il suo fu quasi un sussurro.
“Ehi, ciao piccola, come ti senti?” rispose Ben, smettendo di scrivere e sorridendole.
“Bene…e tu?” rispose stropicciandosi gli occhi con le piccole manine.
“Anche io” replicò il giovane poggiando i fogli sopra il letto.
“Per favore Ben, mi aiuti a sedermi sul letto? E dimmi…mamma e papà? Perché non sono qui?” chiese aggrottando la fronte.
“Ecco ci siamo…” pensò tra sé il giovane.
Ben ebbe un tuffo al cuore la sua espressione cambiò repentinamente, la piccola colse subito il cambiamento.
“Ben cos’è quella faccia?” poi non avendo subito risposta incalzò il giovane amico “Ben per favore…è successo qualcosa? E’ successo qualcosa alla mia mamma? Al mio papà? Ben…rispondimi…” disse appena fu seduta sul letto con la schiena appoggiata a due enormi cuscini.
Tra loro si era creata una specie d’empatia, e per il poliziotto fu difficile nasconderle la verità.
Ben avrebbe voluto essere ovunque, ma non lì.

Molte volte il suo lavoro lo costringeva a recarsi dai parenti delle vittime dell’autostrada e comunicare loro che qualcuno non avrebbe più fatto ritorno e ogni volta per lui era un’autentica tortura.
Comunicare poi ad una bambina e soprattutto a Livyana che non avrebbe più rivisto i genitori…
La piccola vedendo che Ben se ne restava zitto continuò:
“L’uomo che mi ha rapito, ha detto delle cose strane…ha detto che papà e mamma  erano delle spie, che mi avrebbe separato da loro, ha detto che li avrebbe uccisi. Mi diceva queste cose perché gli piaceva vedermi piangere, ma io non l’ho mai fatto, tu non avresti voluto, volevo essere coraggiosa e forte…come te…però avevo tanta paura…”
Ben prese la manina della piccola tra le sue.
“Sei stata una bambina coraggiosa…” Ben non continuò la frase, non ne aveva nemmeno la forza.
Purtroppo la piccola capì subito la terribile verità.
“Non li rivedrò mai più vero? Ben ti prego dimmi la verità, tanto la verrò a sapere comunque…” proseguì la piccola e i suoi occhi divennero lucidi.
Ben aveva sempre ritenuto Livyana una bambina sveglia, cambiare discorso o rinviarlo, non sarebbe servito a niente e aspettare i servizi sociali…non avrebbe migliorato la drammatica situazione.
Pensò che se almeno a dirglielo fosse stato lui forse la piccola avrebbe affrontato la cosa meglio, potesse soffrire meno, anche se lui era il primo a non esserne convinto.
Cercò le parole e il tono più adatti, ma negli occhi della piccola Ben capì subito che sapeva già cosa stava per dirle.
“Purtroppo è così piccola, mi dispiace tanto, non sono riuscito a salvarli, ho fatto tutto ciò che mi era possibile…e non me lo perdonerò mai…” e Ben la strinse tra le sue braccia, il suo visino appoggiato al suo petto.
La piccola cercò di reprimere le lacrime, ma poi scoppiò in un pianto disperato.
Ben la lasciò sfogare diversi minuti, sentiva le lacrime che copiose scendevano bagnandogli la maglietta.
“Ascolta Livyana” disse dolce Ben “Sono sicuro che i tuoi genitori non vorrebbero vederti triste, vorrebbero che tu fossi forte, coraggiosa…”
“Ben…ho paura…non so se sarò capace di…mamma…papà…senza di loro…” e singhiozzando strinse Ben ancora più forte.
Ben gli si strinse il cuore nell’assistere a quella scena, poi cercò le parole più adatte per poterla rassicurare e consolare almeno un po’.
“Livyana” le disse dopo qualche minuto “Lo so che io non potrò mai sostituire la tua mamma o il tuo papà…ma ti prometto che mi prenderò cura di te, con me non sarai mai sola”
La piccola alzò il viso e incrociò gli occhi tristi di Ben.
 Il suo amico non voleva vederla triste, quindi si asciugò alla meno peggio il viso rigato dalle lacrime. Ben le diede un fazzoletto e un bicchiere d’acqua.
Livyana cercò di sorridergli, ma era così difficile, specie avendo davanti a lei il volto triste di Ben.
Ma Livyana non voleva vederlo triste. E aveva mentalmente promesso ai suoi genitori che sarebbe stata forte, coraggiosa…
Poi spostando lo sguardo sui fogli che Ben aveva appoggiato sul letto domandò:
 “Che stavi facendo?” domandò indicando i fogli.
Ben assecondò la piccola.
Sapeva che lo stava facendo per non pensare ai genitori che non avrebbe più rivisto, un modo suo per combattere il dolore, o per lo meno accantonarlo momentaneamente.
“Sto scrivendo una nuova canzone, ma questa volta la scrivo in tedesco…così poi possiamo suonarla e cantarla assieme”
“Che bello, e come si intitola? Di che parla?” si interessò la piccola.
“Beh il titolo provvisorio che ho messo è ‘fort von heir’, mi piacerebbe che suonasse un po’…”
Ben cercava le parole giuste, non voleva dirle bugie, ma nemmeno farle ritornare in mente che le era stato appena detto che i suoi genitori erano morti.
“Ecco parla di quando hai una persona accanto a cui tieni molto, il dove sei, o meglio il posto dove ti trovi con quella persona non conta, ciò che conta è la persona…che giri di parole vero?” concluse Ben.
“Sì è vero detta così sembra complicato…però è una cosa bella, mi piace e poi a volte è vero, ad esempio questo posto è meno brutto dal momento che ci sei tu qui con me…”
E a quelle parole Ben si trovò spiazzato.
I due continuarono a parlare ancora un po’di musica e canzoni, poi Livyana venne  visitata da un dottore e le venne portata la colazione.
Nel frattempo Ben nel corridoio, stava mettendo al corrente la dottoressa Elise Kladden, la psicologa che avrebbe seguito Livyana.
 
Erano le otto di mattina quando al Ministero della Difesa il vicedirettore Guillaume uscì dall’ufficio del direttore dei servizi segreti e quasi si scontrò con la segretaria Tanja che era appena entrata nell’anticamera dell’ ufficio per cominciare un’altra giornata di lavoro.
“Vicedirettore ” chiese stupita la segretaria vedendolo a quell’ora così inusuale tenuto conto che prima delle nove in ufficio non si presentava mai.
 “Ma lei non dovrebbe essere alla riunione con i membri della sicurezza nazionale insieme al direttore Koller?”
“Ci sto andando, Tanja, dovevo prendere dei fascicoli importanti che il direttore ha dimenticato" e velocemente uscì  dalla vista della segretaria che lo guardò andar via stupita.
Tanja conosceva a fondo il direttore Koller, era al suo servizio da parecchi anni e mai e poi mai si sarebbe dimenticato documenti o altro dovendo presenziare qualche importante riunione.
Koller era troppo preciso nelle sue cose , se non maniacale.
Nello stesso istante le venne in mente lo sguardo del giovane ispettore dell’autostradale, quando venne a colloquio coi suoi superiori.
Rammentava lo sguardo duro e severo che aveva, si ritrovò a pensare che tra il poliziotto e i suoi capi non scorresse buon sangue, al giovane non piaceva soprattutto il vicedirettore Guillaume.
Poi come se qualcuno dietro di lei le avesse dato una spinta la segretaria si alzò dalla sedia e senza bussare entrò nell’ufficio del direttore Koller.
Un brutto presentimento si fece strada in lei.
Infatti la scena che le si presentò le fece mancare alcuni battiti del cuore.
Dietro l’enorme scrivania riverso a terra in una pozza di sangue  c’era il direttore Koller.
La segretaria non urlò, mostrò un notevole sangue freddo e si avvicinò al corpo dell’uomo.
“Ja…ger …perico…Guillaume … deve…ferma…” balbettò Koller alla vista della segretaria.
“Direttore resista ora chiamo i soccorsi…” e cercò di alzarsi per prendere il telefono sopra la scrivania, ma l’uomo con le poche forze che gli erano rimaste prese per un braccio la segretaria.
“Jager …ragaz…sono…perico…” ma spirò prima di finire la frase.
“Direttore…direttore…” chiamò purtroppo non ricevendo risposta.
Mille domande in pochi istanti cominciavano a frullarle per la testa, cosa aveva voluto dirle Koller? L’ispettore Jager era pericoloso? No impossibile…poi una folgorazione…l’ispettore Jager ERA in pericolo!
La segretaria si alzò, prese subito il telefono e avvertì immediatamente la sicurezza.
“Centrale operativa…” ma la ragazza bruscamente interruppe l’agente di guardia.
“Sono Tanja Marcus, ufficio del direttore Koller” e raccontò all’uomo quello che era appena accaduto nell’ufficio del direttore.
Purtroppo quando informò l’agente che aveva il forte sospetto che ad uccidere Koller fosse stato il vicedirettore Guillaume l’uomo la mise al corrente che questi era appena uscito dall’edificio.
Senza farsi prendere dal panico e dimostrando nuovamente nervi saldi , Tanja chiese all’agente di metterla subito in comunicazione con il distretto della polizia autostradale.
 
Passarono dei momenti a dir poco concitati.
Susanne messa al corrente dei fatti appena accaduti al ministero da Tanja Marcus chiamò immediatamente il commissario Kruger che era appena arrivato in ufficio.
Kim non perse tempo e informata dalla segretaria, chiamò subito Semir che era di pattuglia per le autostrade di Colonia.
Appena Semir venne a conoscenza dell’omicidio di Koller e dei forti sospetti che aveva Tanja Marcus nei confronti del vicedirettore Guillaume, azionò sirene e lampeggianti.
Inserì con uno scatto deciso la marcia dirigendosi verso l’ospedale di Colonia a folle velocità.
Durante il tragitto telefonò al suo socio, ma Ben si era appena alzato per andare in bagno ed aveva lasciato il cellulare, silenzioso, sopra al comodino presente nella stanza di Livyana.
Semir sempre più in apprensione per le sorti di Ben e della piccola chiamò il centralino dell’ospedale , ma anche lì dopo molti squilli nessuno rispose…e il panico s’ impadronì di lui.
Immediatamente richiamò la sede della CID e almeno lì rispose subito l’efficiente segretaria.
“Susanne, Ben non mi risponde e il centralino dell’ospedale …sembra non ci sia nessuno, com’è possibile?”
“Aspetta un secondo” e Semir sentì il frenetico picchiettare delle dita sulla tastiera.
“Semir” disse la segretaria riprendendo la conversazione “”E’ scattato l’allarme antincendio all’ospedale…”
“Mapporca miseria…fra poco dovrei essere là…” poi il suo istinto gli suggerì un’inquietante sospetto “E’ un diversivo, ci scommetto il distintivo…se la Marcus ha ragione…Guillaume vorrà arrivare a Ben e alla bambina”
“Cerco di avvisare la sicurezza…o perlomeno cerco un contatto…dobbiamo avvisarlo…” intervenne nella conversazione il commissario “Gerkhan lei corra subito da Ben e dalla bambina…l’omicidio di Koller…se la sua segretaria ha detto che le sembra che prima di morire abbia menzionato Guillaume…non possiamo correre rischi…”
“Mi sto già precipitando, spero di arrivare in tempo…” disse un preoccupatissimo Semir.
Semir guidava come se fosse su un autodromo, superando e procedendo a zig zag per superare le varie auto che gli si paravano davanti.
L’esperienza e la fortuna furono dalla sua parte,  trovò semafori verdi e passaggi a livello aperti, ma ciò nonostante l’ospedale era ancora per lui troppo lontano.
Davanti a lui si materializzò la figura del suo amico esanime con un foro di pistola alla tempia, stessa sorte aveva avuto la piccola.
Diverse volte aveva sognato il funerale del suo amico, con tanto di lapide, scritta in oro e i suoi parenti e colleghi in lacrime, non voleva che ora quel triste presagio si avverasse.
 L’ispettore scacciò dalla sua mente quell’orrenda e terrificante immagine e finalmente in lontananza cominciò a scorgere la sagoma del grande edificio ospedaliero.
 
Ben era appena andato alle toilette quando sentì suonare l’allarme antincendio. “Maledizione, neanche qui posso restare in pace” e uscendo dal bagno velocemente si lavò le mani e andò verso la stanza di Livyana.
“Ispettore” disse una giovane infermiera “E’ scattato l’allarme antincendio…pensa lei alla piccola Livyana? Intanto mi informo se dobbiamo evacuare la zona, l’ospedale è enorme e potremmo essere lontani dal pericolo…”
“Sì certo vada pure, si occupi degli altri pazienti a Livyana penso io e mi tenga aggiornato, se ha bisogno d’aiuto…non esiti a chiamarmi” e si avviò verso la stanza di Livyana.
“Ben che succede?” chiese spaventata la piccola vedendolo  entrare tutto trafelato e sentendo l’assordante sirena dell’allarme.
“Non ti preoccupare ora con calma ci prepariamo nell’eventualità che dovessimo evacuare il reparto ok? In quel caso ti porto in braccio”
Mentre il giovane poliziotto stava aiutando Livyana a scendere dal letto e a vestirsi Semir cercò di mettersi di nuovo in contatto telefonico con il socio.
Ben questa volta si accorse della chiamata dell’amico.
 ”Semir non è un buon momento, è scattato l’allarme antincendio e…”
Ma fu bruscamente interrotto da Semir “ Ben è un diversivo, Guillaume sta venendo da te e dalla bambina, vi vuole uccidere…”
 “Cosa???” Ben trasecolò.
“Fa come ti dico, poi ti spiego ora non devi perdere tempo…uscite subito di lì, vai verso l’ingresso principale…io sto arrivando…sarò lì a momenti” lo informò Semir.
“Ma Semir …sei sicuro di quello che stai dicendo?  E poi Livy è solo una bambina…non possono volerla uccidere…”
Ben era sconvolto, ma fece ciò che gli disse Semir, perché se c’era una cosa che aveva imparato a fare era quello di fidarsi ciecamente del suo socio.
Ben concluse immediatamente la telefonata e si avvicinò alla piccola che seduta sul letto e si stava vestendo.
“Vieni Livy facciamo in fretta, usciamo alla svelta…”
Ma Ben non fece a tempo a finire la frase che Guillaume entrò nella stanza.
Ben sentì una presenza alle sue spalle, voltandosi per un secondo gli occhi dei due si incrociarono, poi infilando la maglia alla piccola Ben si accinse a sollevarla dal letto.
L’ispettore cercò di apparire il più calmo possibile, doveva prendere tempo, Semir sarebbe arrivato a momenti o almeno così sperava.
“Vicedirettore Guillaume che ci fa qui? Come vede e sicuramente sente non è un buon momento per farci visita io e Livy stiamo uscendo…” disse affabile Ben.
“Non si preoccupi ispettore non c’è nessun incendio” rispose severo il funzionario.
“Scusi non capisco“ rispose Ben facendo lo gnorri e sempre voltandogli le spalle diede uno sguardo alla pistola dentro la custodia che aveva lasciato sopra il comodino.
“Non mi sembra una buona idea ispettore “ e il poliziotto sentì la fredda canna di una pistola sulla nuca, poi vide una mano prendere la pistola dalla fondina.
Ben si girò lentamente.
Guillaume ora aveva in una mano la sua pistola d’ordinanza e un’altra, puntata contro di lui provvista di silenziatore.  D’istinto il giovane ispettore si mise nella linea di tiro tra l’arma e Livyana.
Ciononostante il ragazzo non aveva paura per la sua incolumità.
Ciò che veramente aveva a cuore era la vita della piccola.
“Mi spiace ispettore Jager, ma lei sarà…come dire il danno collaterale di tutta questa faccenda” disse mellifluo il funzionario.
Ben portò una mano dietro la schiena, cercò e trovò la piccola manina della bambina come se dovesse infonderle coraggio, dietro di lui Livyana cominciava ad essere seriamente preoccupata, ma non tanto per lei, ma per il suo giovane amico.
Ormai sentiva di conoscerlo bene.
Era sicura che Ben l’avrebbe protetta , costasse quel che costasse.
Fino alla fine, fino alla morte.
“Beh se almeno devo morire, almeno mi dica perché?” chiese serio Ben prendendo tempo e in cuor suo sperava che Semir arrivasse in tempo in loro aiuto.
“Sì penso di poterla accontentare” rispose sarcastico il funzionario “Dunque… diciamo che sono stato profumatamente pagato dal Governo, anzi dai capi dei servizi segreti di eliminare tutte le spie presenti nel suolo tedesco, ma doveva essere una cosa pulita, doveva sembrare una lotta tra spie russe. Così attraverso i nostri informatori in Russia sono venuto a conoscenza di D’javol e della sua sete di vendetta”
“Mi sta dicendo che il Governo tedesco sapeva di D’javol e lo ha ingaggiato per eliminare tutte le spie russe?“ Ben era sconcertato, tutto si aspettava, ma questo mai e poi mai.
“Certo lui avrebbe avuto la sua vendetta e noi il lavoro sporco fatto”
“I cecchini sul ponte…avevano l’ordine di uccidere…il vostro ordine vero? “
“Certamente” asserì compiaciuto Guillaume.
“Scommetto che Koller è all’oscuro di tutto, chissà perché, ma ho sempre creduto che chi avesse veramente il comando fosse lei. Koller è…”
“Era” replicò secco Guillaume di fatto interrompendo Ben “E’ appena passato a miglior vita” continuò con un sogghigno diabolico.
“Scommetto che lo ha fatto fuori lei? Non mi dica che si è sporcato le mani…stento a crederci” replicò sarcastico Ben.
“Sa non volevo farlo fuori, almeno non subito, ma ha assistito ad una telefonata tra me ed un mio informatore stamattina nel suo ufficio,  credevo non ci fosse, era uscito pochi minuti prima per una riunione, purtroppo si è dimenticato dei documenti, non lo fa mai e questa dimenticanza gli è stata fatale”
“Beh sicuramente a lei farà piacere, prenderà il suo posto …vacante” sentenziò Ben.
“Già e adesso devo uccidervi entrambi… devo concludere l’operazione, la piccola potrebbe essere una potenziale spia, crescerà e in futuro potrebbe rappresentare un pericolo…e poi lei ispettore è uno scomodo testimone, ora sa troppe cose”
“Livyana è solo una bambina, dimenticherà presto questa storia…le basto io…” tentò di negoziare Ben.
“Mi spiace ispettore, ma non posso correre rischi, ho ordini precisi… e le ripeto io non posso permettermi testimoni…”
“Allora dovrà passare sul mio cadavere” disse spavaldo senza nemmeno pensare a ciò che stava dicendo Ben.
”Come vuole ispettore l’accontento subito “ e conclusa la frase Guillaume sparò.

La piccola vide il suo amico accasciarsi al suolo, come se fosse un burattino a cui avessero improvvisamente tagliato i fili.
Nella caduta il giovane batté violentemente la testa contro il comodino e una volta a terra sul petto di Ben, Livyana vide una grossa macchia di sangue allargarsi sempre più.
Incurante della sua ferita alla gamba, la piccola saltò giù dal letto, si accucciò vicino al ragazzo, e preso il lenzuolo, cercò di tamponarne la ferita.
“Ma che scena commuovente” disse con fare teatrale Guillaume “Purtroppo non servirà a niente e tu raggiungerai presto i tuoi genitori e il tuo amichetto”
Livyana restò in silenzio, gli occhi fissi su quelli chiusi di Ben.
La piccola non aveva la forza di parlare, le sue piccole manine non riuscivano a fermare il sangue che usciva dalla ferita, le sue dita si tinsero di rosso.
A quella vista qualsiasi persona se fosse svenuta avrebbe avuto tutte le attenuanti, ma la piccola continuava a premere, tuttavia con scarso successo.
“Perché? Perché lo ha fatto? Lui era buono, non c’entrava niente…lui mi voleva solo proteggere, mi voleva bene…era il mio angelo...il mio angelo custode…” balbettò disperata e le sue lacrime cadendo si mescolarono al sangue di Ben.
“Coraggio” disse crudelmente Guillaume “Saluta il tuo amico sbirro, fra poco sarete di nuovo insieme”
Dopo quelle parole la piccola tolse le mani dalla ferita, strinse in un ultimo abbraccio Ben e chiuse gli occhi, il suo amico se ne era andato per salvare lei; triste pensò che, se non lo avesse conosciuto, lui sarebbe ancora vivo e questo la fece stare ancora peggio. L’aveva protetta fino all’ultimo, ma non era servito a niente.
Niente.
Poi un’arma sparò.

Angolino Musicale: E così siamo giunti al prologo…e guarda caso con uno sparo finale…Ultimamente ho il grilletto molto facile…Wiz Khalifa e Charlie Puth ‘See you again’(ti rivedrò) e io aggiungerei forse…ma prima voglio ringraziare ancora una volta i miei ‘tre compagni d’avventura’: la mia preziosissima Beta Maty, Furia & Claddaghring.
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=RgKAFK5djSk
 
E’ stata una lunga giornata senza di te amico mio E ti racconterò tutto quando ti rivedrò Ne abbiamo fatta di strada da dove siamo partiti Oh ti racconterò tutto quando ti rivedrò Accidenti, chi si sarebbe immaginato tutti gli aerei su cui abbiamo volato Bei momenti che abbiamo vissuto Che starei proprio qui A parlarti di un altro percorso So che ci piacerebbe viaggiare e ridere Ma qualcosa mi diceva che non sarebbe durato Abbiamo dovuto cambiare piano, guardare le cose diversamente, vedere il quadro complessivo Quelli erano i giorni Il duro lavoro paga sempre Ora ti vedo in un posto migliore Come non parlare della famiglia quando la famiglia è tutto ciò che abbiamo? Tutto quello che ho passato, tu eri al mio fianco E ora tu sarai con me per l’ultima corsa Primo, entrambi usciremo a modo tuo E l’atmosfera si sente forte E ciò che è piccolo si è trasformato in un’amicizia Un’amicizia si è trasformata in un legame E questo legame non si romperà mai L’amore non potrà mai perdersi E quando la fratellanza arriva prima Allora non sarà mai superata la linea Stabilita da noi Quando quella linea doveva essere disegnata E quella linea è quello che abbiamo raggiunto Così, ricordati di me quando sarò andato Così lascia che la luce guidi la tua strada, Conserva ogni ricordo mentre vai E ogni strada che prendi Ti porterà sempre a casa
  
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