Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: clasaru    13/03/2009    4 recensioni
L'umanità è minacciata! Il Male imperversa! Temibili crminali minacciano il Bene! Abbiamo bisogno di un Eroe! Naruto...? Sasuke...? ...Non loro, non questa volta. Perché a essere benedetta da poteri sovrumani, stavolta, sarà la mite Hinata. Ma come? la meno adatta a vestire i panni del Super Eroe (lei stessa non si considera adeguata a questo ruolo...)!! Riuscirà la piccola Hinata a salvare il mondo?...e già che c'é, a risolvere quelche questioncina sul piano personale...? ///*°*/// Unta storia tragi-comica, una sorta di metafora sulla condizione di Hinata, una parodia dei supereroi..Compariranno vari personaggi in versione Supereroe, in soldoni. [Pairing da definirsi. Tifate per quello che vi piace di più!] ultriori note all'interno.
Genere: Parodia, Triste, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note dell’autrice.

n°1: ve lo dico subito: so che per l’opinione di maggioranza, Hanabi è una piccola vipera. Anche se non è ben chiaro il motivo ( Kishimoto l’ha fatta apparire troppo poco, per farne intuire il carattere) lei è ufficialmente l’antagonista di Hinata, quella che le fa i dispetti, la fa sentire inferiore, tenta di fregarle Neji (?!?). Ecco, qui non sarà così. Per una volta, ho deciso che Hanabi sarà una buona sorella. Non un angelo, forse, o una santarellina, ma di certo una persona leale, anche se mi avrebbe fatto più comodo nel ruolo di perfida sanguisuga, per ragioni di copione.    

n°2: sì, lo so, il capitolo precedente e anche questo qui sono un po’ malinconici o addirittura tristi, e io nelle avvertenze avevo messo “comico”. È che ci vorrà un po’, per alleggerire l’atmosfera della storia. Vi prego di essere pazienti.

 

 

 

 

Capitolo secondo:

Gli Eroi sono l’orgoglio della famiglia

 

 

Hiashi Hyuga vide tornare a casa la figlia nelle seguenti condizioni: zoppicante, bagnata, con i vestiti sgualciti e bruciacchiati, gli occhi arrossati e lo sguardo basso.

Hiashi Hyuga non approvò. 

« Ma si può sapere che hai combinato? » l’accolse, sbraitando sul pianerottolo della loro regale villetta « mi auguro proprio che tu abbia una buona giustificazione da darmi! ».

Hinata indirizzò mollemente lo sguardo verso il vaso di ortensie accanto alla porta, un po’ per non guardare in faccia il padre, un po’ perché, se riusciva a concentrare con forza tutta la sua attenzione su un particolare circostante, le riusciva meglio trattenere le lacrime.

« Io…» cominciò, con voce rotta « mentre tornavo d.. da scuola, ..cioè ..ho sentito che avevano bisogno di m-me.. c’era un incendio…p-poi ho salvato.. io non p-pensavo che mi sarei ridotta così… p-però.. ».

« Ah, sì, va bene va bene, ho capito » tagliò corto il signor Hyuga, avendo decodificato automaticamente, per abitudine, i farfuglii confusi della sua primogenita.

L’uomo si scanzò dalla porta, invitando la figlia a entrare con un gesto spazientito della mano. Una volta che lei ebbe oltrepassato la soglia, sempre con quello sguardo rasente al pavimento, lui scosse tristemente la testa; da quando Hinata aveva acquisito quei super poteri, da semplice peso morto che era, si era tramutata addirittura in una vera e propria scocciatura.

Sì, va bene che ora ricopriva un ruolo con alte potenzialità, che chissà, magari (anche se forse era davvero sperare troppo da una come Hinata) avrebbe accresciuto e riconfermato la pregiata nomea della famiglia Hyuga. Ma doveva proprio metterci tutto quel tempo per imparare a usare i suoi poteri decentemente? Ogni volta che tornava a casa doveva ridursi in quelle condizioni penose?

Ah! Se solo la vittima di quell’incidente non fosse stata quella frana di Hinata, ma la ben più scaltra Hanabi…

Hinata, pur non essendo fornita, tra i suoi seppur numerosi poteri, della capacità di leggere il pensiero, aveva comunque la certezza assoluta di cosa il padre stesse pensando di lei. Non le ci voleva certo la telepatia, per saperlo.

Hinata non era un’imbranata. Lei stessa ne era consapevole. Certo, era vero che a volte la sua proverbiale timidezza la bloccava, ma quando era tranquilla aveva esattamente le stesse facoltà mentali e fisiche di qualsiasi altra persona.

Eppure suo padre aveva fatto in fretta a bollarla come quella “in ritardo rispetto alla sorella”, o “inferiore al cugino”. E di sicuro non aveva mai fatto epici sforzi per mantenere celate queste sue opinioni.

La giovane Hyuga tentava di compiacere il padre con tutti i mezzi a sua disposizione: studiava sodo per ottenere buoni voti, si comportava a modo per essere all’altezza del nome che portava, si rivolgeva sempre al padre con obbedienza e abnegazione.

Ma per Hiashi Hyuga non era abbastanza.  

Qualche tempo prima, quando era avvenuto l’incidente, Hinata aveva pensato ingenuamente che suo padre, una volta venuto a conoscenza degli straordinari poteri che aveva acquisito, avrebbe cambiato opinione su di lei, pensava che avrebbe iniziato a stimarla, a rispettarla.

Invece non era cambiato nulla.

Suo padre la trattava esattamente come prima, anzi, forse con un pizzico d’insofferenza in più. Il punto era che Hiashi, ragionando in un modo tutto suo, aveva pensato che Hinata, con quei poteri, si sarebbe rinnovata totalmente: aveva sperato sinceramente, nei primi tempi, di vedere la sua timida bambina trasfigurata in una ragazza dallo sguardo fiero e sprezzante, che avanzava in eleganti falcate, e non in uno struscio di piedi insicuri. Aveva realmente desiderato una nuova Hinata sicura di sé stessa, forse persino un po’ arrogante, perché dopo tutti quegli anni di balbettii incoerenti e ditine intrecciate, un po’ di sacrosanta sfrontatezza sarebbe stata una fresca novità.

Inutile dire che il suo entusiasmo si era spento con una certa velocità, quando aveva compreso che, a parte una forza anomala, sguardo termico, soffio boreale e chissà quali altre diavolerie, Hinata era rimasta esattamente la stessa di prima.

Hinata avrebbe dovuto rassegnarsi:

Per Hiashi Hyuga non era mai abbastanza.

Ma nonostante la freddezza del padre, Hinata tentava ancora tenacemente di renderlo fiero di lei.

« Ho salvato la vita di un bambino, oggi » disse lentamente, voltandosi, una volta in fondo al corridoio. Era anche riuscita a incrociare lo sguardo del signor Hyuga, determinata, per quanto la tentazione fosse pungente, a non distogliere assolutamente gli occhi da quelle fredde iridi color metallo.

Hiashi Hyuga tentò di riprodurre un tono di voce sufficientemente orgoglioso: dopotutto non poteva rimanere totalmente indifferente davanti a una cosa del genere, per quanto in verità la sua naturale reazione non sarebbe stata più che un alzata di spalle.

« Ben fatto Hinata. Ottimo lavoro. ». Suonò sintetico e alquanto falso.

Hinata stava per avere un crollo emotivo. Il che non avrebbe di certo migliorato la situazione. Desiderò con forza che qualcuno la venisse a salvare da quella piccola tortura quotidiana.

( Sì, buffo, proprio lei, una super eroina, voleva essere salvata).

Strinse i pugni, sperando che facendolo le sue mani avrebbero smesso di tremare. Ormai non ce la faceva più…non ce la faceva più…stava per perdere il controllo…ancora un attimo e sarebbe scoppiata…avrebbe pianto, oppure urlato, urlato da tanto da svenire.. sì, ormai solo un miracolo avrebbe potuto fermarla, bloccarla dall’avere finalmente uno sfogo, a lungo desiderato ma mai (per mancanza di coraggio? Per pazienza? Per rassegnazione? ) veramente appagato ed espresso…sì…i suoi muscoli si contrassero ..solo un miracolo…  

« Oh, ma che bello! Onee-chan* sei tornata! ♥ ».

Il miracolo fece capolino dalle scale. Sorrideva sbarazzina, e scese le scale con disinvoltura.

L’atmosfera, fino a poco prima congelata, parve sciogliersi all’improvviso, mentre il signor Hyuga e la sua primogenita smettevano di fissarsi reciprocamente per rivolgere la loro stupita attenzione verso la piccola nuova arrivata.

« Onee-chan era ora che arrivassi, cominciavamo a preoccuparci seriamente! » Hanabi, la sorellina di Hinata, si mise tra i due con spigliatezza, come un arbitro che separa due pugili che si studiano a vicenda. Il suo comportamento sarebbe parso spontaneo a chiunque, ma Hinata sapeva, per esperienza, che in realtà Hanabi aveva il secondo fine di “salvarla” dal papà. La sorella maggiore avrebbe volentieri ringraziato la sorellina salvatrice con un radioso sorriso, ma era così scombussolata che riuscì a offrirle a malapena uno sguardo vacuo.

Hanabi afferrò Hinata per un braccio: « Coraggio, coraggio, andiamo di sopra, così ti metti a tuo agio, e poi ho delle cose da mostrarti…» disse, cominciando a trascinarla verso le scale.

« Aspetta un attimo » esclamò il signor Hyuga, allungando una mano come volesse afferrarle « io e Hinata dobbiamo finire di parlare. Ci sono dei principi che evidentemente non le sono ancora chiari, per quanto concerne il suo nuovo ruolo da…».

« Oh, andiamo, gliene parlerai la prossima volta! » ribadì la bambina con tono squillante, senza volersi arrendere « non vedi che ora è stanca? Chissà con chi deve aver combattuto questa volta, eh, Hinata? ».

Hinata, troppo provata dall’impresa dell’incendio e dall’atteggiamento del padre, neanche rispose. In quel momento, le sembrava di essere capace solo di farsi sbatacchiare di qua e di là come una bambola, e con la stessa volontà di una di esse.

Lei sapeva che, se non fosse stato per Hanabi, stavolta suo padre avrebbe rischiato grosso: un tempo non sarebbe stato lo stesso, ma adesso Hinata era dotata di una forza sovrumana; se perdeva la testa e le partiva la mano, chiunque aveva davanti poteva rimanerci secco. Un tempo, prima dell’incidente, non sarebbe mai riuscita ad alzare le mani neanche se minacciata di morte. Ma ora era diverso. Si rendeva conto che, grazie alle sue super capacità, aveva acquisito un potere tale che cominciava a scatenare in lei la voglia di ribellarsi.

Ribellarsi.

Non avrebbe mai osato, lei, Hinata Hyuga, che piegava sempre la testa con condiscendenza, fare una cosa del genere.

Ma la tentazione, aizzata dalla rabbia repressa, si faceva sempre più ribollente. Sua sorella Hanabi se ne era accorta.

Suo padre no.

Calò il silenzio. Hanabi e Hiashi si squadravano a vicenda, Hinata non guardava nulla, persa com’era nei suoi stanchi pensieri.

« e va bene, portala pure di sopra » rispose finalmente il capofamiglia.

Hanabi mandò un gridolino di vittoria e trainò la sorella maggiore su per i gradini. Per quella volta l’avevano avuta vinta.

La camera di Hanabi era come quella di una tipica ragazzina delle madie: le pareti erano tappezzate di poster variopinti e vestiti firmati di vario genere giacevano abbandonati sul letto o perfino per terra. Sulla soglia della stanza, Hanabi lasciò finalmente il braccio della sorella, per andare a togliere un cumulo di abiti da una poltroncina. Una volta che ebbe fatto spazio, invitò la sorella a sedersi.

« Ma guarda come sei ridotta, Onee-chan! Che è successo? » esclamò, passandole una mano sul volto bruciacchiato. Aveva abbandonato il falso sorrisetto superficiale, che in genere usava col padre quando voleva ottenere qualcosa, per far posto alla sua naturale espressione molto più matura, che lasciava trasparire forte preoccupazione.

Hinata spiegò brevemente cos’era accaduto, mentre la sorellina, con una pezzetta bagnata le ripuliva il viso e le braccia.

« …e al quel punto, me ne sono andata.. » concluse la ragazza, e Hanabi le tolse le calze per infilarle le ciabatte.

« Cavoli Hinata! Non è cosa da tutti i giorni lanciarsi giù da un palazzo in fiamme. Che figata! ».

Hinata arrossì e sorrise: almeno una persona che apprezzava il suo operato c’era…

« …e pensare che tu non sapevi nemmeno se avresti retto l’urto col terreno! Troppo forte! Non sai quanto t’invidio, vorrei essere al tuo posto..! ».

« Non dirlo nemmeno per scherzo, Hanabi! » la rimbeccò Hinata, stavolta senza traccia d’incertezza « come se fosse piacevole, vivere in queste condizioni… non so che darei per tornare n-normale.. ».

Essere una super eroina non era affatto una passeggiata! E a lei in più andava quasi tutto male. Ora che ci pensava, i superstiti del palazzo in fiamme non l’avevano nemmeno ringraziata.

« Scusa se te lo dico, Hinata, » ribadì Hanabi, tentando di essere il più delicata possibile « ma in realtà io credo che tu trovi così orribile essere una super eroina solo perché non sei tagliata per farlo: sei timida, tranquilla e pacifica, dunque questo ruolo non ti si addice, ma altre persone darebbero via l’anima per essere come te… ».

Hinata dovette darle ragione. In fin dei conti era vero, lei non era portata per quel ruolo, per quanto impegno ci mettesse. L’ironia della sorte è tagliente: con tutte quelle persone adatte a usare i super poteri, perché donarli proprio a lei, che avrebbe vissuto molto meglio senza?

Hanabi tentò di sdrammatizzare:

« Cambiando argomento: abbiamo scoperto un tuo nuovo potere! Adesso lo aggiungiamo sulla bacheca! » dichiarò allegra, precipitandosi a prendere carta e penna.

« Oh, Hanabi andiamo! » sorrise Hinata, mettendosi una mano in fronte « “saper atterrare senza sfracellarsi” non è un super potere.. ».

« Se lo chiami in quel modo no, …» spiegò la secondogenita degli Hyuga, avvicinandosi a un pannello di sughero davanti alla sua scrivania, appeso da poco tempo a quella parte, « …ma se lo chiami “ sospensioni muscolari anti-gravitazionali” prende tutto un altro senso, non ti pare? ».

E così dicendo appese il bigliettino con su scritto il nuovo potere di Hinata sulla bacheca, accanto agli altri già scoperti:   “super forza”, “soffio congelante”, “sguardo termico” e “agilità”.

Sia la bacheca che le denominazioni erano opera di Hanabi, secondo la quale i super poteri erano una fortuna per la sorella, nonché una “gran figata” sotto ogni aspetto. Era stata proprio Hanabi a consigliare a Hinata di urlare il nome delle rispettive capacità prima di usarle, durante le sue imprese, e Hinata non aveva avuto il fegato di deluderla, pur sapendo benissimo che Hanabi non avrebbe mai potuto controllarla.

« Ah, mi ero quasi dimenticata di ringraziarti » aggiunse Hinata, serena « se non fosse stato per te, prima con papà…m-mi sarei sentita male.. ».

Hanabi si voltò a guardarla con un largo sorriso:

« Ah-ah! Non sperare di cavartela con un semplice “grazie”! voglio qualcosa in cambio,…e tu sai di cosa parlo! ».

Hinata prese un colorito vermiglio, agitando le mani in segno di disperato diniego: « Nonono! Hanabi t-ti prego q-quello no…!! ».

Ma era troppo tardi: Hanabi era già scomparsa dei meandri del suo armadio a stanza, riemergendone con un involucro di plastica sotto il braccio e alcuni fogli in mano.

« Guarda! Questi erano i disegni preparatori, creati da me qualche giorno fa.. » esultò, tutta contenta, porgendo i disegni a Hinata, la quale avvampò: davanti agli occhi le scorsero immagini di abitini succinti e scollati, dalle vivaci tonalità pastello, e orrore degli orrori, ad ognuno era abbinato un mantello!

« …e questo qui l’ho fatto fare dalla sarta! » continuò la secondogenita, lanciando alla sorella un completino, tolto dalla confezione.

« Ho scelto questo perché penso che i colori s’intonino bene ai tuoi. Certo, forse il rosso e il giallo sul petto fanno un po’ contrasto, ma se pensi che il resto è tutto blu non ci sono problemi no? Tanto tu hai i capelli neri e gli occhi bianchi, e il bianco e nero vanno bene su tutto,si sa, comunque male che va se non ti piace possiamo sempre farne un altro con colori diversi, anzi, idea fantastica! Facciamo vari vestiti di diversi colori, così li puoi cambiare da una volta all’altra! Ai tuoi fan piacerà un sacco, vedrai quanti ne avrai, con un costume intercambiabile che… ».

Hanabi parlava a vanvera, ma Hinata non ascoltava da un pezzo. Se ne stava inginocchiata per terra, tutta ripiegata su se stessa, con il suo nuovo super-costume tra le braccia: era un pezzo unico, un abitino aderente, corto, con le pieghe sulla gonna, una “H” sul petto (Hinata arrossì, una lettera lì non avrebbe fatto si che le fissassero il…il…s..s..seno?), spalline ornamentali con allacciato un lungo mantello rosso ( Hinata non voleva indossare un mantello! Era un capo così appariscente…). Ed in cuor suo era sicura che Hanabi teneva da qualche parte degli stivaletti rossi coi tacchi, e che presto o tardi gli avrebbe fatti indossare.

La ragazza era tutta rossa. Con che coraggio avrebbe mai potuto indossare un abito tanto succinto e bizzarro?

« Scusami Hanabi…»

« …e magari aggiungendo degli accessori extra sarebbe… »

« Hanabi! »

« ..molto più…uh? Che c’è? »

« Hanabi, sono m-mortificata, so che ti sei impegnata per creare questo vestito, ma non posso proprio metterlo! »

« Oh, ma come, perché no? » ribatté la sua sorellina, pur conoscendo già bene la risposta.

« Ma perché mi vergognerei come mai in vita m-mia indossandolo! È… è così c-corta la gonna.. ed è così a-attillato…e poi lo sai che io i mantelli.. »

« ..sì, sì, lo so, i mantelli non li puoi nemmeno vedere.. » Hanabi mise il broncio. Capiva le ragione della sorella maggiore, ma non le condivideva. Lei non avrebbe voluto altro che un pretesto valido, per mettere un vestito del genere, e Hinata, che invece lo aveva, preferiva sprofondare in maglioni extra-large e pantaloni lunghi.

E pensare che madre natura era stata decisamente generosa con Hinata: la giovane Hyuga aveva forme femminili floride e rotondeggianti, seppur con una vita stretta e alta. Il suo viso era ancora tondo, da bambina, e conservava le gote rosse dell’infanzia. A incorniciarlo, lunghi capelli lisci e neri, un’elegante cascata d’inchiostro. Non appariva molto alta, specialmente perché tendeva a raggomitolarsi su se stessa persino quando stava in piedi, ma si intuiva che, se avesse raddrizzato la schiena, avrebbe mostrato un portamento sicuramente molto elegante.

Hanabi sospirò: santa pazienza.

« Non fa niente Hinata, non fare quella faccia » rassicurò la sorella maggiore, che davanti al muso di Hanabi era stata aggredita dai sensi di colpa « non devi per forza indossarlo, okay? Però almeno prendilo…».

Hinata accettò di buon grado di tenere il vestito, prendendolo con se e ringraziando la sorella minore con un inchino. Ma dentro di sé sperò con tutta l’anima di non doverlo mai indossare.                     

   

 

 

* Onee-chan=sorellona         

              

 

      

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: clasaru