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Autore: Sommersadaoceani    10/01/2016    1 recensioni
Io e Calum eravamo solo amici, spinti dalla voglia irrefrenabile di salvarci a vicenda. Salvare lui dal baratro e salvare me dal fuoco con cui potevo scottarmi.
Io e lui, nessun altro contava quando eravamo insieme. Avvicinandoci ci rovinammo entrambi, accecati dalla voglia di riemergere e conquistare il mondo con le nostre armi migliori.
Ma a cosa serve combattere da sola quando tutto rema contro di te?
sommersadaoceani-2015
copia vietata.
Pubblicata anche su wattpad.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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For the first time- the Script

La coperta arancione logora copriva le mie gambe mentre una tazza di the alla vaniglia si trovava fra le mie mani. La televisione di fronte a me dava repliche del film più triste che avessi mai visto ed era l'ideale per come mi sentivo in quel momento. Avevo sperimentato il mio primo cuore rotto e mi sentivo come se un camion mi fosse passato più volte sopra, sotterrandomi. Mi sentivo debole e afflitta dalla tristezza che percepivo ogni qualvolta vedevo lo schermo illuminarsi, ma non era con il suo nome. Ma avevo ancora la speranza che potesse suonare al mio campanello e non la persi fino all'ultimo minuto.

Non sapevo perché mi sentivo così quando ero stata io a dare un taglio ai nostri incontri per pensare ancora a ciò che lui aveva fatto. E mi stava dando lo spazio necessario per rielaborarlo. Ma il problema era che non riuscivo a farlo e mi sentivo sempre più vuota non avendolo accanto.
Misi pausa al film, presi il mio telefono e chiamai il suo numero che ormai sapevo a memoria. Rispose dopo poco, pronunciando il mio nome sorpreso. E dio quanto lo amavo quando lo diceva.

Gli dissi di venire a casa, che non ce la facevo più e avevo bisogno di sentire tutta la sua versione. Sentivo come svoltava con la sua auto per venire a casa mia grazie al vivavoce del suo telefono e dopo chiuse rendendosi conto della chiamata ancora aperta.
Mi alzai dal divano con i pantaloni della tuta e una felpa gigante che usavo per andare a dormire. I miei capelli erano legati disordinatamente e la mia faccia era pallida, coperta da quei grandissimi occhiali che usavo per via dei gradi che mi mancavano.
Mentre posai la tazza sulla penisola della mia cucina, il campanello suonò incessantemente. Andai ad aprire e la sua figura snella entrò piano, senza fare rumore con una bottiglia di vino rosso in mano.

«E quella?» la indicai interrogativa.

«Un po' di alcool prima di parlare toglie la tensione. Non è forte, tranquilla» spiegò, alzando le spalle e andando in sala, sedendosi sulla vecchia poltrona mentre io lo seguivo, chiudendo la porta. «Ti sei vista Titanic? L'hai presa veramente male» constatò.

Per risposta, presi il telecomando e spensi la tv, sedendomi a gambe incrociate sul di vano difronte a lui.

«Cosa vuoi che ti dica? Ti ho già detto tutto quella sera anche se non ricordo molto» si grattò la testa imbarazzato, prendendo un sorso dalla bottiglia verde per poi passarmela.

«Perché lo hai fatto?» chiesi solamente. «Io non ti capisco, da quando sta succedendo tutto questo fra di noi non mi parli più di te. Sei assolutamente chiuso nei miei confronti.» bevvi un po', facendo una smorfia per quanto fosse amaro.

«Perché tu con me come sei? Prima mi raccontavi dei tuoi ideali, i viaggi che volevi fare, cosa credevi che sarebbe successo nel tuo futuro. Ora sei chiusa» mi sgridò, cercando di addossarmi la colpa. «In tutti i sensi» ridacchiò.

«Calum!» esclamai, facendo scappare un risolino. «Sento che siamo più distanti, io ti voglio ancora come migliore amico.»

«Dimmi come ti senti dopo quella sera che mi hai cacciato da casa tua» disse, prendendo la bottiglia di vino.

«Incazzata» brontolai. «Beh, adesso non più. Mi sento solo delusa. Mi hai delusa.»

«Mi sento un completo stronzo. Ti giuro, non volevo farlo. Quando si è ubriachi non si capisce più nulla» scosse la testa.

«Cosa ci hai fatto con quella rossa?» domandai, abbassando la testa. Sentendomi una vittima, intrappolata nella sua ragnatela d'amore.

«Ci ho scopato» sputò controvoglia. «Mi sento così sporco per averlo fatto. Doveva essere una cosa che avrei dovuto fare solo con te.»

«Mi avresti solo scopata?» chiesi interessata, incrociando le braccia sotto il seno.

«Ti avrei fatto l'amore piano, facendoti sentire benissimo in quel momento» si alzò, inginocchiandosi difronte a me. Mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi sorrise. «Ti avrei trasmesso tutto l'amore possibile che ti meriti. Perché tu sì hai bisogno di sapere quanto vali. E vali tantissimo per me, piccola» pronunciò dolcemente, dandomi un bacio sulla guancia.

«Sei solo parole, ma non dimostri nulla» lo sgridai sull'orlo delle lacrime.

«Potrei farlo in questo preciso istante» iniziò a baciarmi il collo, mentre mi scioglievo ad ogni movimento che faceva spostando quelle labbra così morbide.
«Questi sono tempi duri, amore mio. Tutto questo ci rende pazzi, ma non rinunciare a me. Cercherò di farti felice in qualche modo. Ce la faremo insieme, nessuno di noi ha mai avuto relazioni, impareremo insieme ad andare avanti nel modo giusto» sottolineò, mentre saliva sulla mia mascella per poi lasciare un tenero bacio sulle mie labbra screpolate.

«Non mi sento pronta, Cal» confessai, senza vergogna.

«Aspetterò fin quando mi dirai che potrò farti sentire l'unica per me.»

E lo fece, aspettò tanto tempo, senza ripeterlo più volte. Mi sentivo così agiata ad avere qualcuno come lui al mio fianco anche se questo mi faceva vivere brutte emozioni durante la mia crescita. Ma la vita è così, o si cade o ci si rialza. E noi ci rialzammo piano, mano nella mano mentre gridavamo per le strade con i nostri urli muti tutto l'amore che entrambi sperimentavamo per l'altro.






 
  
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