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-Isabella…
sei proprio tu… - esclamò Roberto, piegando le labbra in un sorriso e
avvicinandosi alla ragazza come per abbracciarla. Malgrado le parole dure che
aveva pronunciato qual pomeriggio, in cuor suo non stava più nella pelle
all’idea di rivedere dopo tutto quel tempo l’amica d’infanzia.
Isabella
lo fulminò con lo sguardo e Roberto si immobilizzò.
-Come
osi rivolgerti alla tua padrona in questo modo!?- sibilò lei tra i denti.
Sconvolto
più dal tono che dalle parole usate da Isabella, il ragazzo cercò di posare la
sua mano sul braccio della ragazza.
-Isabella…
ma che ti prende? – chiese, venendo bruscamente respinto e notando che la
contessina stava arretrando aumentando la distanza fra loro.
-Non
permetterti mai più di toccarmi, hai capito! Altrimenti giuro che ti faccio
cacciare da questo palazzo! –
Isabella
sentiva le lacrime pungerli gli occhi, non avrebbe resistito ancora molto tempo
prima di scoppiare e piangere. Con uno scatto si mise a correre verso
l’ingresso del palazzo, senza che Roberto la fermasse.
Giunse
a grandi passi nella sua stanza e si gettò sul letto, potendo dare finalmente
sfogo al pianto. Sapeva che il momento in cui avrebbe rivisto Roberto sarebbe
giunto, ma non avrebbe mai immaginato che potesse essere così doloroso.
***
La
mattina seguente Anna si diresse nelle cucine per preparare, come ogni giorno,
la colazione per i padroni e i colleghi. Solitamente si occupava lei del primo
pasto della giornata in quanto Maffeo ogni sera restava in piedi fino a tardi
per poter lavare le stoviglie e aveva bisogno di riposo.
Entrando
nella stanza si sorprese nel trovare seduto accanto al tavolo suo figlio che,
sentendo dei passi, si voltò verso di lei.
Le
profonde occhiaie che il ragazzo aveva lasciavano intuire che quella notte non
avesse chiuso occhio. La donna, però, fece finta di nulla.
-Già
alzato Berto? – gli chiese, sorridendogli amorevolmente, prendendo posto
accanto a lui.
-Non
ho chiuso occhio… - le rispose, incrociando le braccia sul tavolo e
appoggiandoci la fronte. –Non mi sono sentito molto bene. – mentì –devo aver
esagerato con il vino ieri… -
-Povero
il mio bambino… - disse Anna, alzandosi e dirigendosi verso un secchio di latta
su di uno scaffale. – Sai cosa mi diceva sempre mia madre? – chiese, voltandosi
nuovamente verso il figlio. Il ragazzo, scorgendo nelle parole della madre un
certo divertimento, avvertì un brivido percorrergli la schiena. –Diceva che non
c’è niente di meglio che un po’ di sano lavoro per far passare i sintomi di una
sbronza! –
-C…come
scusa? –
-Dovresti
andare nella stalla, mungere e portarmi il latte per la colazione. - terminò,
sorridendo e porgendogli il secchio, facendo avverare i timori di Roberto.
-Starai
scherzando spero! – chiese, sgomento, il ragazzo facendo ricadere la testa sul
tavolo.
-Nessuno
scherzo. – riprese Anna, con tono serio –Questa è la punizione giusta per
essere mancato ieri al ritorno di Isabella. Ti è sembrata un’azione corretta
nei confronti della padroncina? – si mise la mani sui fianchi – Anche se non lo
ha dato a vedere, sono certa che l’assenza tua, e anche quella di Diego,
l’abbiano ferita molto! -
Roberto
si appoggiò allo schienale e incrociò le braccia al petto. – Non credo proprio.
– disse, puntando gli occhi in quelli della madre, quasi in gesto di sfida, ma
desistendo subito. Sospirando si mise in piedi e, con passo deciso, prese il
secchio di mano alla donna uscendo, lasciando la donna sbigottita: solo in quel
momento si era resa conto che il figlio aveva uno strano segno rosso sulla
guancia sinistra…
***
In
pochi minuti Roberto raggiunse la stalla. La mungitura non era una delle sue
mansioni preferite, ma in quel momento avrebbe svolto qualunque lavoro, pur di
tenere la mente occupata.
Prese
lo sgabello accanto alla porta e si avvicinò alla prima delle bestie legate in
fila e iniziò il lavoro.
-Berto!
– al suono del suo nome il ragazzo fece un piccolo sobbalzo, cercando il
proprietario della voce. Dala porta si fece avanti il vecchio Guido, sorretto
da un bastone. –Devo star sognando! Tu già in piedi a quest’ora e che ti occupi
di mungere le vacche? –
Vedendo
l’amico, Roberto sorrise. – Ebbene sì… purtroppo oggi questo increscioso
compito è toccato a me. –
-Avevi
per caso le pulci nel letto, che lo hai lasciato così presto? –
-Magari
amico mio! Magari fosse questo! Questa notte il letto non l’ho proprio visto! –
-Oh
bontà divina! – esclamò Giudo, arrossendo lievemente –Cosa devono sentire le
mie orecchie! –
Il
giovane scoppiò un una fragorosa risata. –No, non è come pensi tu. Non riuscivo
a prendere sonno, così ho passato la notte sulla panchina nel cortile. –
Il
vecchio annuì e gli si avvicinò un poco, strizzando gli occhi. –Come ti sei
fatto quel segno sulla guancia? – gli chiese, prendendogli il mento fra le mani
e voltandolo per esaminare meglio il livido.
-Ehm…
nulla… - disse Roberto, scostandosi dalla presa – Ieri sera ho bevuto un po’
troppo e uscendo dalla locanda ho urtato contro la porta. – rise e riprese il
lavoro.
-Dovevi
essere davvero ubriaco, per dare far colpire la guancia, anziché la fronte… -
replicò, dubbioso, l’altro.
Roberto
deglutì rumorosamente – G…già… sono stato proprio uno stupido… -
-Bene…
- continuò Giudo – Vedo che hai molto lavoro da fare per ora. Ti aspetterò in
cucina per la colazione, così potremmo iniziare subito con il lavoro nei campi.
– terminata la frase, il vecchio uscì lasciando Roberto solo.
***
-Trovo
che sia una splendida idea. – disse Clelia, rivolta al marito, che annuì
soddisfatto. L’uomo aveva proposto alla moglie di organizzare un ballo in onore
della figlia. Inoltre i conti avrebbero approfittato dell’occasione per far sì
che Giacomo, il promesso sposo di Isabella, e la ragazza passassero un poco ti
tempo insieme.
-Vedrai,
anche Ferdinando sarà felice di questo. - riprese il conte – Ormai i ragazzi
hanno quindici anni, l’età giusta per poter organizzare un matrimonio. –
-Oh
caro… - esclamò la donna, portandosi una mano alla bocca –Non credi sia troppo
presto? In fondo i ragazzi si sono visti un'unica volta da bambini… -
-So
bene che l’idea non ti piace cara, ma pensa al bene di nostra figlia. – disse
Giuseppe, alzandosi e avvicinandosi alla finestra – I marchesi De Fiore sono
molto facoltosi, e Giacomo assicurerà un futuro più che sereno per Isabella. –
Clelia
sospirò. – Hai ragione caro… solo non so come potremmo dirlo a nostra figlia… -
Proprio
in quel momento Isabella entrò nella stanza, attirando su di sé gli sguardi dei
genitori.
-Oh
tesoro… - esclamò Clelia – Vieni, siedi qui. – le disse, indicando alla ragazza
la sedia accanto a lei.
Isabella
obbedì. Fortunatamente la notte, passata quasi insonne e in lacrime, non aveva
lasciato segno troppo evidenti sul viso della ragazza, che non poté che esserne
sollevata. Non avrebbe dovuto dare spiegazioni ai genitori.
-Vedi
cara, tuo padre ed io abbiamo qualcosa da dirti… -continuò la donna, volgendo
lo sguardo al marito.
-Ditemi…
-
-Ecco…
- iniziò Giuseppe – Avevamo intenzione di organizzare un ballo in tuo onore… -
Ad
Isabella si illuminarono gli occhi – Un ballo? –
Giuseppe
annuì - Non solo quello, però… ci sarà anche un ospite speciale, che verrà solo
per te. –
La
ragazza guardò il padre incuriosita. –Posso chiedere di chi si tratta? –
-Del
marchesino Giacomo De Fiore. – rispose il padre.
-Ti
ricordi di lui? – intervenne la madre – Vi siete conosciuti alcuni anni fa. Ora
è divenuto un giovanotto bello e sano. Sia lui che suo padre non vedono l’ora
di rivederti. –
Isabella
rifletté alcuni istanti, fino a quando un lampo le illuminò la mente. Malgradi
si sforzasse non le riusciva proprio di immaginare Giacomo De Fiore, che
ricordava come un bambino viziato e antipatico, come un bel ragazzo. Decise,
comunque, di sorridere alla notizia. –Sarei lieta di rivederli. –
Senza
dubbio anche il giovane marchese doveva essere cambiato molto e, di sicuro, si
sarebbe rivelato un’ottima compagnia.
N.d.A.:
Ecco, dopo un secolo, il settimo capitolo!! ^^
Spero
vi sia piaciuto! Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggerlo! ^^ E mi scuso
peri continui ritardi nell’aggiornamento! -.-‘
Grazie
a tutti!!
Un
bacione!
SoGi