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Autore: Lissa Bryan    11/01/2016    3 recensioni
Ambientato durante il regno di "Maria la Sanguinaria" Tudor. Bella viene catturata da Edward per crescere sua figlia. Lui le promette di liberarla, un giorno, ma lo farà veramente? Intrighi di corte e pericoli dietro ogni angolo. Potranno, loro e il loro nuovo amore, sopravvivere?
Dal cap. 1
«Non aver paura, Selkie. Non ti farò del male.»
Lei emise un piagnucolio e raddoppiò gli sforzi per trovare la sua pelliccia, le mani che grattavano le rocce, come potessero aprirsi per darle la salvezza.
«Ho io la tua pelliccia», annunciò lui.
Lei si sedette, come se le avessero ceduto le ginocchia. «Ti prego», sussurrò. «Ti prego, ridammela.» I suoi enormi occhi scuri lo imploravano.
«No, non credo.» Lui la studiò per un momento.
«Farò qualunque cosa mi chiederai. Ti prego, però, ridammela.»
Lui scosse la testa e gli occhi di lei si riempirono di lacrime. «Ho bisogno di te», disse lui.”
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Emmett Cullen, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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“THE SELKIE WIFE” è stato scritto da Lissa Bryan e tradotto in italiano da beate

A questo indirizzo potete trovare la versione originale

https://www.fanfiction.net/s/7598322/36/The-Selkie-Wife

 

 

 

 

Capitolo  36

 

Bella sedeva al tavolo alto con Maria, dopo cena, e guardavano i ballerini. La regina stringeva la sua coppa così forte che le sue nocche erano bianche, e Bella era lieta che fosse d’oro e non una di quelle nuove coppe di vetro veneziano.

Filippo e Madame Denali erano circondati dagli altri ballerini, inclusi Bess e Edward (che Bess aveva più o meno trascinato sulla pista da ballo) ma gli occhi di Maria erano incollati a suo marito mentre roteava e sollevava sua cugina.

Tutta la corte era incantata da Madame Denali. Il re le mostrava apertamente il suo favore e così tutti i cortigiani si accalcavano intorno a lei. Il giorno dopo il suo arrivo, indossava un vestito con maniche che si fermavano al gomito, con una stoffa fine e trasparente che continuava fino al polso. Alla fine della settimana, la nuova “Manica alla Madame Denali” si vedeva per tutta la corte. Maria disse che era volgare e immodesta, così le sue dame rimasero con le piene, solide maniche di stile inglese.

Madame Denali era acculturata. Aveva viaggiato molto. Era intelligente, consigliera fidata di re e principi. Era giocosa e divertente. I suoi capelli erano di un soffice miele-castano e sebbene il suo naso fosse un tantino lungo e il mento ritratto, molti non lo notavano perché la loro attenzione era attirata dai suoi brillanti occhi bruni e dalle labbra inarcate, quasi sempre arricciate maliziosamente. Le sue guance rotonde avevano le fossette quando sorrideva, il che succedeva spesso.

La Regina la odiava.

Si era seduta alla destra di Maria durante il banchetto, il posto d’onore, normalmente riservato a Edward a meno che non ci fosse un nobile di più alto rango in visita alla corte. Maria riuscì a malapena ad essere cordiale con Madame Denali, ma la donna non sembrò notare alcuna ostilità e chiacchierò di ameni pettegolezzi sui reali che conosceva e sulle corti che aveva visitato. Disse che era molto grata per la graziosa ospitalità di sua maestà, perché aveva sempre desiderato visitare l’Inghilterra. Filippo le aveva promesso che l’indomani l’avrebbe portata a fare un giro per vedere i luoghi e aspettava con ansia la festa di caccia che Maria aveva organizzato per lei.

Maria mangiò molto poco e parlò ancora meno. Bella voleva chinarsi dietro Madame Denali e pregare Maria di mangiare ancora qualche boccone. I salassi continui ordinati dai suoi medici erano il motivo per cui era troppo debole per ballare. Aveva bisogno di rinforzarsi con cibo e riposo. Bella sapeva che non stava facendo né l’una né l’altra cosa.

I ballerini rotearono lontano dai loro partner. Filippo e Madame Denali si separarono, le braccia allungate, le mani che scivolavano sulle maniche l’uno dell’altra fino ad indugiare alla punta delle dita. Filippo si riaccostò e la sollevò mentre lei saltava. Lei scivolò lentamente lungo il corpo di lui. I loro sguardi erano allacciati.

Il vino sciabordò nella coppa di Maria.

C’era solo una piccola misericordia. Madame Denali non era diventata un membro permanente della corte, e Maria non avrebbe dovuto subire l’umiliazione di essere costretta ad accettarla come dama di compagnia, come sua madre aveva dovuto un tempo sopportare Bessie Blount, Maria Bolena, Madge Shelton e Anna Bolena, una parata di amanti sempre scelte dal re  tra le dame di sua moglie.

Madame Denali era qui perché Filippo voleva che Bess sposasse il Duca di Savoia. Dato che era l’unica erede  di sua moglie, sempre più evidentemente malata, Filippo voleva assicurarsi che l’Inghilterra restasse saldamente sotto il suo controllo nel caso Maria morisse. Aveva pensato che se c’era una persona in grado di convincere Bess al matrimonio, sarebbe stata Madame Denali.

Il Duca di Savoia era cugino di Filippo e governatore dei Paesi Bassi. Le sue terre erano state confiscate dai francesi e quindi aveva buoni motivi per sostenere Filippo nella sua guerra contro di loro. La promessa di restituirgliele da parte di Filippo, ne aveva fatto un suo fedele alleato, un marito perfetto per Bess, agli occhi di Filippo. Sperava di mandare Bess nei Paesi Bassi insieme a Madame Denali.

Bess, nel suo modo indiretto, aveva già declinato quell’accoppiamento e Maria aveva concordato di cuore, anche se era materia di speculazione se l’avesse fatto per proteggere sua sorella da un matrimonio che non voleva o semplicemente in spregio a Madame Denali.

Bella si chiese se Maria sapesse dei regali che Madame Denali aveva mandato a Bess e decise che no, probabilmente non lo sapeva. E probabilmente non sapeva neanche dei loro incontri segreti, anche se il soggetto del Duca di Savoia veniva accuratamente evitato, tecnicamente, se mai Maria avesse dovuto scoprirle.

«Mi piace Madame Denali», aveva confessato Bess con aria imbarazzata. Bess si sentiva come se dovesse odiarla per semplice lealtà di famiglia, ma Madame Denali l’aveva conquistata con il suo spirito e il suo fascino. Erano molto simili, pensò Bella, entrambe dotate di un’intelligenza affilata, politicamente astute, di buone letture, e condividevano un oltraggioso senso dell’umorismo.

I ballerini si allontanarono ancora dai loro partner. Filippo fece scivolare le dita all’interno del braccio di Madame Denali. Il suo indice accarezzò gentilmente la pelle del polso di lei e si infilò per un attimo sotto il polsino. Mentre si ritraevano, Madame Denali disse qualcosa e lui scoppiò a ridere. I ballerini sobbalzarono e si fermarono mentre tutti lo guardavano sbalorditi. Nessuno alla corte inglese l’aveva mai sentito ridere.

«Va avanti da quasi dieci anni», le aveva detto Bess. «Lui voleva sposarla, ma altri accoppiamenti erano politicamente più benefici. Dicono che fosse imbarazzante il modo in cui lui la seguiva di corte in corte, sempre portandole doni sontuosi.»

Come Maria era un tempo andata dietro al suo disinteressato marito, pensò Bella. Perché Filippo non aveva avuto compassione di Maria e non le aveva mostrato un po’ di gentilezza, dato che sapeva come ci si sentiva di fronte a un amore non corrisposto? E poi era veramente amore quello che sentiva lui? C’erano molte altre a cui dedicava la sua attenzione quando Madame Denali non era alla sua corte.

Filippo sollevò di nuovo Madame Denali e poi la riabbassò in quella scivolata lenta e sensuale, gli occhi eccitati e brillanti.

Maria sbatté la coppa sul tavolo. «Basta!»

I musicisti gelarono a metà nota e i ballerini si fermarono. Tutti fissavano la Regina.

«Sono stanca e desidero ritirarmi,» disse, la voce fredda come il vento artico.

Filippo sembrava voler protestare e arrossì di rabbia quando si rese conto che non poteva. Sua moglie aveva il potere, qui. Con la faccia tesa dalla rabbia, Filippo seguì Maria fuori dalla sala, con le loro dame e gentiluomini dietro di loro. Alcuni nobili spagnoli ridacchiarono.

Seguirono la Regina alla sua camera da letto e cominciò il complicato processo della svestizione di Maria e Filippo. Lei andò a letto con la sua sottoveste e lui con la sua camicia. Entrambi erano stesi rigidamente uno da una parte e uno dall’altra del letto quando le cortine furono tirate. Maria congedò tutti i domestici.

Bella andò a cercare Edward. Era ancora nella sala grande, su una seggiola vicino alla finestra e parlava con Bess, che era appoggiata casualmente contro la parete. «Eccoti», disse Bess. «Pensavo di venire da voi a Hampstead Heath, stasera. Edward e io volevamo giocare a scacchi. Giocherai col vincitore?»

Bella scosse la testa. Non era brava a scacchi, non come Bess, che aveva passato la vita a pensare  due tre mosse avanti.

Bess chiacchierò di cose senza importanza mentre andavano a casa sulla portantina, consapevoli delle orecchie che li circondavano, ma i suoi occhi dicevano che aveva qualcosa di importante da dire. Questo rese Bella molto tesa.

Quando entrarono in casa a Hampstead Heath, incontrarono Rosalie che stava scendendo le scale, la sua grossa pancia gravida che la precedeva. Scese lentamente verso di loro, tenendosi stretta al corrimano, dato che non poteva più vedersi i piedi.

«Per le ossa di Dio, Rosalie», disse Bess meravigliata. «Ogni volta che ti vedo sei il doppio. Sei sicura di non avere una portantina lì, invece che solo un bambino?»

«Mi sto prendendo tanti di quei calci al fegato da pensare che siano più che un paio di piedi», gemette Rosalie. Si mise la mano alla schiena e si stirò. Bess la abbracciò e diede una piccola pacca sulla sua pancia.

«Dov’è Emmett?» chiese Bella.

«Mi andava un po’ di pane col miele. È andato a prendermelo in cucina.» Emmett aveva preso molto seriamente l’avvertimento che a una donna incinta va dato ogni cibo che desidera, altrimenti rischiava il bambino che portava.

La stanza di Rosalie era stata preparata con attenzione per lei e sarebbe andata al confinamento molto presto. Bella aveva trovato degli arazzi con scene della storia d’amore preferita di Rosalie, quella di Eros e Psyche. Costavano una fortuna, ma Bella pensò che ne valeva la pena, se avessero fatto felice Rosalie durante il mese che avrebbe passato in quella stanza. Rosalie non li aveva ancora visti, e Bella era tutta eccitata per la sorpresa.

Lei e Rosalie avevano lavorato insieme per fare una veste da battesimo degna del nome dei Cullen, riccamente coperta di ricami e piccole perle di fiume. Erano rimaste sorprese quando nessuno era riuscito a trovare le vesti da battesimo di Edward o Emmett e nessuno sapeva se ci fosse una veste di famiglia che venisse tramandata di generazione in generazione. Così decisero di farne una, e il bambino di Rosalie sarebbe stato il primo a indossarla. Bella aveva ricamato lo stemma di famiglia sul retro della veste, così che tutti avrebbero saputo a chi apparteneva

Emmett arrivò dalla cucina portando il piatto con il pane e miele per Rosalie. Sembrava molto fiero di se stesso, come se avesse ucciso un drago andando in cucina con i suoi piedi a prendere qualcosa. Vide tutti nell’ingresso e aggrottò la fronte. «Riunione di famiglia?» chiese. «Guai in vista?»

«Ci sono sempre guai», sospirò Bess.

Andarono nel salotto d’inverno, un piccolo soggiorno sul retro della casa che era chiamato così perché era piccolo e pesantemente pannellato, così che la stanza era calda e accogliente d’inverno. Kat Ashley arrivò mentre si sedevano, portando delle coppe di vino. Bella si chiese quando Bess le avesse detto di portarle e poi scosse la testa. Kat semplicemente sembrava sapere di cosa aveva bisogno la sua signora in ogni momento, anche se non avevano parlato per tutto il giorno.

«Cos’è stavolta?» disse Emmett stancamente. «Non sono andato a nessun incontro di preghiera. Lo giuro.»

«Non si tratta di quello», replicò Bess. «Ho parlato con Madame Denali. Se ne va alla fine del mese.»

«Grazie a Dio», disse Edward di cuore. «Penso che andrò al manicomio se dovrò ancora vedere Maria digrignare i denti per tutto un altro ballo.»

«Questo era l’argomento iniziale della conversazione. Si è resa conto che sta creando un vero problema. Maria probabilmente non sarà così sensibile alle richieste di Filippo, se lei resta qui.»

«Ma forse questa è una buona cosa», disse Rosalie. «Noi non vogliamo che la Regina accetti di entrare in guerra con la Francia.»

«Sì, ma abbiamo bisogno anche che gli affari dell’Inghilterra vadano avanti», disse Bess. «Ricorda, gli atti del Parlamento devono essere approvati da tutti e due. C’è un arretrato di lavoro che Filippo deve sbrigare in questo viaggio, e non credo che gli andrà tanto di lavorare se sua moglie gli scocca sguardi di morte dall’altra parte della scrivania. La sua permanenza qui sarà breve.»

Nessuno fu sorpreso dall’ultima rivelazione. Un tempo, Maria aveva creduto che se ne sarebbe andato per poco tempo a sistemare i suoi affari nei Paesi Bassi e poi sarebbe tornato a vivere con lei in Inghilterra per il resto delle loro vite. Adesso, cominciava a capire che la casa di suo marito era oltremare e lui si sarebbe fermato solo per brevi visite, quando la sua agenda glielo permetteva.

Bella pensò all’imbarcazione che Maria aveva tenuto pronta per il momento in cui avesse saputo che Filippo era pronto per  tornare in Inghilterra. Era rimasta alle foci del Tamigi, in attesa che la Regina desse l’ordine di partire. Quando esauriva le scorte, il capitano risaliva il fiume fino ai docks. Questa procedura si era ripetuta molte più volte di quanto si aspettassero, e alla fine la nave era stata ancorata per riparazioni. Lo scafo stava marcendo ed era ricoperto di crostacei. Dopo questo, Maria non ordinò più che tornasse alla foce in attesa. Anche le sue speranze erano marcite.

«Quando se ne va?» chiese Bella.

«La prima settimana di giugno, più o meno,» disse Bess, e sorseggiò il suo vino.

«La Regina lo sa?»

«Ovviamente no. Filippo non vuole passare il suo tempo qui annegando in un diluvio di lacrime. Aspetterà fino all’ultimo momento per dirglielo.»

Sembrava così crudele … e pietoso allo stesso tempo.

«Non andare a dirglielo, Bella», l’avvertì Bess. «Non ti dirò le cose, se non posso fidarmi di te.»

«Non glielo dirò», disse Bella, e sollevò il mento. «Non ho mai tradito la tua fiducia.»

«E credo che non lo farai mai.» Bess alzò la sua coppa in un brindisi. Bella guardò oltre lei la finestra, da cui poteva vedere lo scintillio dell’acqua del piccolo fiume. Desiderava essere lì, adesso, in quel mondo freddo e silenzioso, libera dalle preoccupazioni, trasportata dalle correnti gentili. Qui era portata da correnti che non capiva, correnti che cambiavano direzione all’improvviso, che portavano le persone contro scogli che non vedevano nell’oscurità.

Prese la mano di Edward. Edward, il suo unico rifugio. Ma era fragile. Poteva essere tolto loro in ogni momento. L’unica cosa che potevano fare era tenersi stretti e pregare.

 

 

Meno di due settimane dopo, Bella era nella stanza da letto della Regina, e la aiutava a spogliarsi per la notte.

Erano state due settimane difficili per la Regina. Aveva guardato suo marito e la sua corte  danzare intorno a Madame Denali e Maria fluttuava ai margini della sua stessa corte. Bella capiva la ragione. Madame Denali aveva portato qualcosa che a corte non si vedeva da anni: divertimento. Le sue risate e la sua giocosità  mostravano,  come un doloroso contrasto, quanto triste e austera fosse diventata la corte di Maria.

Maria era come la corda di un arco troppo tirata. Ogni giorno la sua tensione cresceva di un grado e ne stava soffrendo anche la sua salute. Le sue emicranie erano ritornate e spesso doveva ritirarsi per rimanere stesa al buio nella sua camera, seguita e schernita dal rumore attutito di risate e musica che echeggiava per i corridoi.

Prima o poi si sarebbe spezzata, e Bella temeva quello che sarebbe potuto succedere.

Il messaggero che aveva mandato a cercare il re era tornato. Maria stava mettendo la veste da notte. «Allora? Dov’è?»

Il messaggero balbettava. «V-vostra maestà, i-il re è … um … il re non è p-pronto a ritirarsi, ancora.»

«Dov’è?» ripeté Maria. I suoi occhi si assottigliarono. Il messaggero cominciò a tremare.

«L-lui … um …»

«Dove. È.» La voce bassa e roca di Maria era un ringhio.

«È negli appartamenti di Madame Denali», disse il messaggero tutto d’un fiato.

Maria si voltò e uscì dalla stanza con passo pesante, lasciando il messaggero sbalordito dietro di lei. Le dame di Maria le andarono dietro, scioccate di vedere la Regina lasciare la propria stanza in vestaglia. La regina era sempre stata troppo modesta per farsi vedere in un abbigliamento così intimo dalla corte, anche se altri monarchi, incluso suo padre, ricevevano gli ospiti nelle loro vesti da notte. I suoi capelli  scendevano dal suo semplice copricapo di lino in una treccia un po’ inargentata sulle spalle, e sobbalzava alla forza del suo furioso passo di marcia.

Il rumore delle risate la salutò ancora prima che le porte della stanza fossero aperte. Filippo era al centro di un anello di cortigiani, una benda sugli occhi, le braccia tese in fuori. Madame Denali gelò quando vide Maria entrare, gli occhi sgranati nel vedere la faccia della Regina, chiazzata di rosso per la rabbia. Tutto intorno a loro i cortigiani si inchinarono profondamente, sperando che la rabbia della Regina non ricadesse sulle loro teste.

La mano di Filippo strusciò Madame Denali e lui esclamò, «Presa!» in spagnolo. Non sembrava aver notato che le risate si erano interrotte e passò la punta delle dita sul suo viso. «Chi può essere? Non sono sicuro…» Fece scivolare le mani a stringere i suoi seni. «Ah! Madame Denali! Riconoscerei ovunque queste paperelle!» Si tolse la benda e guardò sua cugina e poi ne seguì lo sguardo fino alla porta, dove stava sua moglie, tremante di furia.

La guardò impassibile e inarcò un sopracciglio. Maria indossò il mantello gelido della dignità reale, la spina dorsale d’acciaio che aveva ereditato da generazioni di regine della sua linea di sangue. «Desidero ritirarmi», disse. Le chiazze rosse avevano dato il via a un arrossamento generale che aveva portato la sua faccia a un’allarmante sfumatura scarlatta.

«Allora ritirati!» scattò Filippo.

Gli occhi di Maria divennero due fessure scintillanti. «Desidero ritirarmi», ripeté e tutti nella stanza sentirono un brivido gelido nel sangue a quella voce. Filippo non fece eccezione, ma si rifugiò nella rabbia. Buttò a terra la sua benda e uscì a passo di marcia dalla stanza.

Gli occhi di Maria lo seguirono finché non scomparve nel corridoio e poi si voltarono verso Madame Denali. Le sue labbra erano arricciate per il disgusto, ma Madame Denali non si lasciò intimidire. Alzò il mento e guardò la Regina diretta negli occhi. Anche il suo era sangue di re.

«Tu te ne andrai dalla mia corte», disse Maria.

Madame Denali annuì. «Partirò alla fine del mese.»

«Tu te ne andrai adesso», disse Maria. «Stanotte.»

Si sentirono dei respiri improvvisi. Madame Denali guardò Maria ancora qualche momento prima di replicare «Come desiderate.»

Maria non disse nient’altro. Si voltò e uscì dalla stanza. Bella e le altre dame la seguirono stordite. Maria le congedò sulla porta della sua camera da letto e Bella andò alla portantina per andare a casa. Per una volta, pensò,  sarebbe stata lei a dare a Bess una notizia, invece che il contrario.

 

 

Jacob, non più Padre Jacob, aveva trovato rifugio in un fienile bruciato. Parte del locale era ancora intatto e lui era riuscito ad arrampicarsi sul muro di pietre fatiscenti e si era rannicchiato lì, all’interno di tre muri e una parte di tetto. Aveva visto che il luogo era stato usato da altri vagabondi, ma adesso lo aveva dichiarato suo.

Come era arrivato a quel punto? La strega lo aveva distrutto, costringendolo al peccato e portandolo sempre più in basso. Tutto quello che aveva a questo mondo era una camicia di lana grezza e un paio di pantaloni da lavoro di canapa, gli indumenti che la chiesa gli aveva restituito quando l’aveva solennemente spogliato dei suoi paramenti liturgici.

Aveva trovato un sacco di tela e vi aveva messo le cose che aveva raccolto lungo la strada: un tappeto che una ragazza stava sbattendo su un filo, e quando lei era stata richiamata per un momento, lui lo aveva preso; un pasticcio di carne che si stava raffreddando su un davanzale; una piccola forma di formaggio che   aveva visto quando aveva preso il pasticcio.

Rese grazie a Dio per quelle cose che aveva messo sul suo cammino. Il tappeto lo avrebbe tenuto al caldo in quello squallido posto e Dio aveva provveduto al cibo. Non lo considerava rubare. La gente doveva sfamare i servi di Dio, ma lui era stato ingiustamente scacciato, e la gente non lo capiva.

L’incantesimo della strega non era mai svanito nonostante i digiuni, le autoflagellazioni, le notti insonni in preghiera. Aveva abusato del proprio corpo come un adolescente che avesse appena scoperto i piaceri della carne. Aveva addirittura abbandonato l’ostia di notte per quello (e il Duca lo aveva sorpreso a farlo!) Invece che mitigare la sua empia lussuria, questo lo aveva solo infiammata di più. Ma non poteva fermarsi. Ogni volta che chiudeva gli occhi la vedeva, la sua pelle pallida che luccicava alla luce della luna come una perla.

Considerò le Scritture: Se il tuo occhio destro ti offende, strappalo via. Non credeva che Gesù intendesse che i suoi servi dovessero accecarsi o tagliare le proprie membra. Doveva intendere che andava strappato via il peccato. E l’unico modo in cui poteva farlo era spegnendo il fuoco che la strega aveva acceso nei suoi lombi.

Andò dalla puttana del villaggio. Somigliava perfino un po’ alla strega. Vestito con quegli abiti da lavoro, non pensava che l’avrebbe riconosciuto. (Di certo non l’aveva mai vista nella cappella). La pagò per una notte e la ragazza si guadagnò ogni pence. Si era sentito un po’ colpevole, al tempo, per essere stato così rude, ma era solo una puttana e sicuramente abituata a un tale trattamento. L’unica richiesta strana che le aveva fatto, era stata di aprire le imposte della finestra così da poter vedere sulla sua pelle brillare alla  luce della luna. Ma quella donna non brillava, e questo, per qualche ragione, lo aveva reso più rabbioso e rude di quanto avrebbe dovuto.

La visitò altre due volte. Lo fece pagare di più, in quelle occasioni, perché, disse, dopo che lui aveva finito con lei, non era in condizioni di avere altri clienti per un paio di giorni. Lui sospettò che mentisse, forse provando a lusingarlo per le sue misure o il suo vigore, ma in realtà non gli importava. I soldi non erano un problema.

Dopo quella terza visita, pensò di aver finalmente esorcizzato  la maledizione della strega. Per qualche mese, riuscì a tornare alla sua vecchia routine senza distrazioni. E poi era divampato di nuovo, a oltranza. Ritornò dalla puttana altre tre volte nell’anno successivo. Sei volte in tutto, come aveva confessato agli esaminatori.

Ma loro gli avevano messo davanti un documento con la sua firma in cui la chiamava “moglie”. Sapeva che non gli avevano creduto quando aveva detto loro che non aveva mai visto prima  quel documento. Il documento, unito al fatto che aveva giaciuto con quella donna come un uomo fa con sua moglie, era sufficiente a renderli legalmente sposati.

I preti che rinunciavano alle proprie mogli e si pentivano, venivano ricondotti nella chiesa, ma per essere perdonato avrebbe dovuto convenire che lei fosse davvero sua moglie, e questo non l’avrebbe mai fatto. Lui proveniva da un’eccellente famiglia, che non avrebbe imbrattato concedendo il suo nome a una comune puttana, anche se solo per il breve periodo necessario a rinunciare a lei.

Così gli avevano strappato i suoi paramenti e l’avevano scacciato. Non avrebbe potuto essere reintegrato senza il permesso del papa, e il nuovo papa era così ostile agli inglesi e agli spagnoli che aveva ordinato a tutti loro di lasciare Roma. Non avrebbe guardato con benevolenza un prete inglese che si rifiutava di ammettere il proprio peccato.

Era difficile non provare risentimento. Vescovi e cardinali avevano apertamente delle amanti, e i loro figli (a cui ci si riferiva educatamente come “nipoti”) raggiungevano spesso alti uffici all’interno della chiesa stessa. Bastava vedere i Borgia, il padre un papa, suo figlio fatto vescovo a quindici anni, sua figlia sposata a lord e duchi per interesse politico. Il Vescovo di Winchester aveva perfino autorizzato un bordello nelle terre di palazzo, le cui occupanti erano chiamate “le oche di Winchester”.

Passò lunghe ore in preghiera, aumentando gradualmente il tempo  finché si trovò a pregare per tutto il tempo di veglia, seguendo il comandamento delle Scritture, “Prega incessantemente”. Capiva adesso perché Dio avesse permesso che fosse spogliato del suo ufficio. Questo lo aveva purificato spiritualmente. Non essere più focalizzato  sulla vita spirituale degli altri lo liberava verso una più profonda comunione con lo Spirito Santo. Parlava con Dio costantemente.

E a un certo punto, Dio cominciò a rispondergli.

Era stato quando era  malato, con la febbre alta, che l’aveva sentito per la prima volta. E forse Dio aveva avuto bisogno di colpirlo con la malattia per avere tutta la sua attenzione. Più tardi, si rese conto che era quasi morto di quella febbre, ma aveva alla fine purificato la sua mente al punto che poteva sentire La Voce. E La Voce gli aveva assicurato che sarebbe stato riaccolto nella chiesa, incaricato di un alto ufficio e stimato per la sua purezza spirituale.

E la strega sarebbe bruciata.

Oh, sì, sarebbe bruciata.

 

 

 

 

 

Note storiche

-          “Madame Denali” è Cristina di Danimarca, Duchessa di Lorena. Era cugina di primo grado di Filippo,  considerata   bella, erudita e colta. Servì come reggente di Lorena e fu consigliera di molti monarchi d’Europa. Quando era un’adolescente, Enrico VIII  prese in considerazione l’idea di sposarla dopo la morte della terza moglie  Jane Seymour. Si dice che Cristina abbia fatto una battuta  dicendo che  se avesse avuto due teste, una delle due l’avrebbe di certo messa a sua disposizione. L’affetto che Filippo le mostrava venne rimarcato da molti, al tempo. Le faceva doni esagerati e cercava di convincerla ad unirsi alla sua corte, oppure visitava quelle dove era lei appena possibile. Le attuali famiglie reali di Svezia, Danimarca e Norvegia discendono da lei.

-          Filippo era un tipo arcigno che non sembra avesse un gran senso dell’umorismo. Secondo le descrizioni del tempo: “Si è fatto un nome per l’arroganza”. L’ambasciatore veneziano scrive: “Il suo aspetto severo e scontroso lo ha reso sgradito agli italiani, odiato dai fiamminghi e detestato dai tedeschi.” Uno dei biografi di Cristina scrive: “Parla poco in pubblico e raramente sorride. Durante l’anno che passò a Bruxelles, si dice che nessuno l’abbia mai visto ridere, tranne in un’unica occasione, quando con tutta la corte guardò (uno spettacolo con) un orso che suonava un organo (…) e dei gatti sfortunati, legati per le code, riempivano l’aria di grida discordanti. Alla vista di queste immagini grottesche  (Filippo) rise fino alle lacrime.” In questa storia, Filippo ha riso un’altra volta, di fronte ai suoi gentiluomini, a spese di sua moglie, ma la corte non ne è stata testimone.

-          I bordelli erano tecnicamente illegali, a Londra, ma la legge raramente veniva fatta rispettare. Le “Oche di Winchester” vivevano in un pezzetto di terra conosciuto come “liberty”. Era esentata dalle leggi della città, sostanzialmente come un piccolo regno per suo conto.

 

 

  
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