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Autore: CatFraBrune    12/01/2016    0 recensioni
Amanda Bigelli è di Bologna. O meglio, lo era. Si ritrova improvvisamente in un altro mondo, dove gli anni sembrano essersi fermati al medioevo. Come e perché è li? Come può tornare a casa?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 – Il risveglio

Amanda amava le tende. Le amava poiché odiava essere svegliata dai raggi di sole all’alba. Eppure, doveva essersi dimenticata di tirarle la sera prima perché era da almeno mezz’ora che c’era un fastidioso raggio di sole che non la faceva dormire. Il caldo torpore sotto quel morbido panno di lana era però troppo accogliente per essere abbandonato tanto presto e quindi la ragazza continuava a cadere in un sonno leggero per poi risvegliarsi. Qualcun altro però era giunto alla conclusione che fosse ora di svegliarsi e la scosse con poca grazia.

“Mamma, è domenica…” Mugolò invano, girandosi dall’altra parte. Sua madre sapeva bene di non disturbarla di prima mattina perché altrimenti avrebbe subito la sua ira. Un altro scossone e la voce bassa quasi scocciata di un uomo la destarono completamente pochi secondi dopo:

“Non so cosa sia questa domenica ma io non sono tua madre.”

Amanda spalancò gli occhi e cercò di alzarsi in tutta fretta ma non fece altro che inciamparsi nel grande panno in cui si era nascosta fino a pochi secondi prima e ricadde pesantemente nello stesso identico punto, faccia a faccia con un uomo. No, non un uomo, un ragazzo. La voce bassa l’aveva tratta in inganno, in realtà davanti a lei c’era un ragazzo con lunghi capelli biondi legati in una treccia e dei penetranti occhi grigi. Aveva un leggero accenno di barba ma il volto dai lineamenti dolci e privo di solchi lasciava intendere che non potesse avere molti più anni di lei. La realizzazione che quel ragazzo non era sua madre e il posto in cui aveva dormito non era il suo letto le piombò addosso insieme a tutto quello che era successo la sera prima in un secondo soltanto. Amanda si ritrovò con la bocca spalancata, incapace di dire qualcosa di concreto. Cosa avrebbe fatto? Come sarebbe tornata a casa? Una sensazione di sconforto mista a paura non la stava aiutando a ragionare. Il ragazzo le agitò una mano callosa davanti agli occhi per risvegliarla dai mille pensieri che le stavano turbinando in testa contemporaneamente. Aveva uno sguardo annoiato.

"Cosa sei, ritardata?” Le chiese, “Ieri sera siamo stati generosi a farti rimanere qui ma devi andartene.”

Andarsene? E dove, di nuovo nel lago ad affogare? Il luogo in cui si trovava non era Bologna e di certo le temperature esterne non le avrebbero permesso di andare da nessuna parte, vestita com’era. In più, non poteva dire di sentirsi benissimo poiché sentiva il corpo pesante e aveva male un po’ dappertutto. Aveva quasi sicuramente la febbre. Amanda doveva convincere il ragazzo ad aiutarla, almeno ad essere ospitale fino a quando non avrebbe trovato un modo per capire dove si trovasse e cosa fare. Doveva cercare di contattare la sua famiglia, cosi gli chiese se avesse un telefono.

“Un cosa?” Le fece lui, con sguardo perplesso, “Jamer aveva ragione, devi essere straniera.”

Quindi non sapevano cosa fosse un telefono. Il panico cominciò a insediarsi in lei. Non riusciva nemmeno a pensare.

“Un telefono! Devo chiamare i miei genitori e farmi venire a prendere!” La buona educazione poteva anche andare a quel paese. Voleva un dannato telefono, voleva un’auto e voleva andare a casa sua.

“Quindi non sei una delle stelle rosse di Gall?”

“Una cosa…?” Fece lei, non avendo esattamente capito di cosa stesse parlando. In più, aveva sentito nominare quel Gall fin troppe volte da quando era lì e da come ne parlavano tutti, non sembrava una cosa particolarmente positiva.

“Una puttana.” Disse sbuffando lui.

“NO!” Urlò Amanda, indignata. Chi diavolo poteva mai pensare che fosse una prostituta? Era fin troppo vestita per esserlo. “Come ti viene in mente?!”

“Hai degli strani vestiti e sei comparsa improvvisamente in piena notte senza dare troppe spiegazioni. Gall e la sua banda non di rado frequentano queste zone e si portano appresso tutte le stelle rosse. Per quanto ne so, potresti essere semplicemente fuggita e fingere di non ricordare.”

“Non sono una stella rossa o come diavolo le chiamate qui! Mi sono persa e voglio tornare a casa mia.” Disse lei, abbassando gli occhi e trattenendo le lacrime. Più parlava con il ragazzo, più le sembrava remota la possibilità di riuscire a tornare indietro. Lui sembrava uscito da chissà quale epoca e tutto il contesto in cui si trovavano non faceva altro che avvalorare questa tesi. Lui si morse il labbro. Era evidente l’indecisione sul suo volto.

“Jamer mi ha detto che ti chiami Amanda, giusto?” Lei annuì, aspettando che continuasse. “Se non sei onesta con me, non posso aiutarti.”

“Tu mi prenderesti per pazza!”

“Potrei sorprenderti.” Fece lui. “Mi chiamo Yoris comunque.”
Il primo pensiero che balenò in testa ad Amanda fu quello di dirgli che aveva un nome orrendo, ma ci ripensò velocemente. Le ricordava una marca di yogurt.

“Non ho tutto il giorno, Amanda.” La intimò lui pochi attimi dopo. “Quindi?”

“Quello che ho detto a quei due signori l’altra sera è la verità. Mi sono trovata nel lago e per poco non ci morivo dentro. Poi ho visto una luce e l’ho seguita, tutto qui. Non c’è molto altro da dire.”

“E prima di allora non ricordi nulla?” Pressò.

“No.” Amanda rispose cercando di sembrare sicura di sé ma qualcosa nella sua voce vacillò. Yoris avvicinò il volto al suo e improvvisamente le sorrise freddamente.
“Non mi mentire.”

“Ti ho già detto che non mi crederesti…ma se proprio insisti…” Raccontare la sua storia non avrebbe portato delle gravi conseguenze, forse. L’avrebbe solo presa per pazza ma tanto Amanda dubitava che non la considerassero già tale. “Non ho la minima idea di dove ci troviamo. Tu sei vestito strano e mi sembra di essere tornata indietro di seicento anni nella storia. Per quanto mi ricordo, prima del lago ero seduta sul mio letto a leggere. Ti basta?”

E lui cosa fece? Si mise a ridere. “Devi avere battuto molto forte la testa,” rise lui, “per inventarti una storiella del genere!”

“Non ho inventato nulla ma tanto a chi importa… probabilmente morirò di qualche malattia strana nel giro di poco tempo.”

“Se non mangi sicuramente.” Detto questo, Yoris si avvicinò al pentolone e le mise sempre gli stessi due mestoli di zuppa in una scodella. “Mangia, è ancora calda dal pranzo.”

“Ma che ore sono?” Chiese lei, prendendo la ciotola rovente.

“Circa le tre del pomeriggio.”

Ad Amanda cadde il cucchiaio di legno nella zuppa, schizzandone in giro. Le tre del pomeriggio? Era convinta fosse mattina! Doveva trovare in fretta un modo per andarsene a casa. Improvvisamente l’idea di rimanere in quella casa le fece salire la nausea. Non le importava di stare male, non le importava di seguire quella vocina che aveva in testa che le diceva di calmarsi e ragionare. Non poteva rimanere lì. A fare cosa poi? Ad essere la nuova pazza del villaggio? E poi ecco l’idea: doveva tornare al lago, tutto era iniziato da lì e tutto sarebbe finito lì. Finì in fretta la zuppa e si alzò, facendo cadere giù dalle spalle il panno. Nel mentre, Yoris si era voltato a guardarla stranito. Sicuramente erano i vestiti a renderlo curioso.

“Grazie per l’ospitalità ma devo andare, prima però devo chiederti un ultimo favore… hai qualcosa con cui coprirmi di più?”

“Si, certamente.” Fece lui, nel mentre che le trovava un mantello pesante e glielo portava. “Dove stai andando?”

“Torno a casa.” Rispose semplicemente lei, prendendolo e mettendoselo intorno alle spalle. Forse era subentrata la più totale ed incontrollata isteria nel suo cervello. Lui le lanciò uno sguardo dubbioso, quasi preoccupato.

“Ma dici di non sapere dove ti trovi, come ci torni a casa?” Ma poi aggiunse “E chi mi ripaga della zuppa che ti ho dato?”

Amanda roteò gli occhi.

“Il lago. Il lago è il mio biglietto per tornare a casa.” Non era certa nemmeno lei di cosa stesse facendo ma ormai era l’unica soluzione alla quale riusciva a pensare e anche stando poco bene ci sarebbe andata ugualmente. Il lago le avrebbe dato delle risposte e se non l’avesse fatto… sarebbe potuta sempre tornare indietro a chiedere aiuto in ginocchio nella fattoria, per quanto la sua dignità non glielo avrebbe reso facile. Yoris continuava a lanciarle delle occhiate indecise, forse decidendo se fermarla o no. O forse stava cercando di capire se fosse completamente andata fuori di testa.

“Amanda dai, non dire idiozie… non puoi andare a farti una nuotata nel lago e sperare che il freddo ti faccia capire come tornare a casa. Morirai congelata. Stai per caso cercando di finire l’opera di ieri sera?”

“Ascolta, tu non puoi capire-“

“Non voglio dover seppellire il tuo cadavere.”

Gentile, il ragazzo. Quasi premuroso.

“Ah! Sei proprio simpatico… grazie per tutto.”

Detto questo Amanda aprì il portone con non poca fatica e se lo richiuse alle spalle. Bianco. Una immensa distesa di bianco era l’unica cosa che vedeva intorno a sé. E l’unica cosa che pensò fu: cazzo!
   
 
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