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Autore: LittleDreamer86    12/01/2016    2 recensioni
Neve. Un duello tra la luce e l'oscurità, tra i due modi di essere la Forza. Tutto sarebbe potuto andare diversamente, per un altro percorso, secondo un altra scelta. Rey vede infatti per un istante se stessa come un fantasma, una possibilità di percorso, che si allontana, scappando via da Kylo Ren e da ciò che potrebbe rappresentare, lontana dalla foresta, al di là della crepa. Invece...
[Questa storia non mi appartiene, la traduco solamente con il permesso dell'autrice. Grazie ms-qualia!!]
Genere: Introspettivo, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kylo Ren, Rey
Note: Movieverse, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: ho dovuto inevitabilemente introdurre nel testo tradotto alcuni elementi per rendere migliore e più piacevole la lettura. Alcune frasi che l'autrice ha messo erano ripetitive per quanto riguardava l'impostazione, così le ho ribaltate cambiando soggetti e predicati. In ogni caso non vi spaventate, il senso globale rimane invariato se leggerete dall'inglese. Spero di aver fatto un buon lavoro. Fatemi sapere che ne pensate se avete voglia e tempo.

Grazie a chi l'ha inserita nelle seguite e preferite. L'autrice ne sarà contenta, come me, che mi impegno a tradurla nel miglior modo possibile!




CAPITOLO 2

 
Tese la mano verso di lei.
E lei la afferrò.

La tirò a sè con una forza che sembrava del tutto impossibile date le sue condizioni, agguantandole poi proprio il braccio che poco prima le aveva slogato. Usava la Forza per tenere il proprio corpo in piedi come un burattino, percepì Rey.

Quel gesto la fece gemere per il male.

“Non posso usare la Forza solo per stare in piedi.  Avrai bisogno di utilizzare questo braccio.”

A quelle parole lei si tirò indietro d’un passo e immediatamente se ne pentì, quando la sua vista divenne bianca dal dolore.

“Non ti muovere se non vuoi che lo rompa.”  Improvvisamente diede uno strattone al quel braccio verso l’alto. Rey urlò forte mentre l’articolazione tornava al suo posto con un forte schiocco.

“Non può portare peso ancora”, le disse serrando le labbra tra loro, insoddisfatto.

Era vero, Rey annuì. La muscolatura che dalla spalla si univa al petto aveva subito sicuramente uno strappo perchè ogni volta che inspirava le bruciava e l’intera parte destra della schiena era assurdamente dolente.

Kylo Ren, senza maschera da molto tempo ormai, buttò la testa all’indietro e guardando in alto, verso cielo scuro, batté qualche volta le palpebre. Sembrò mormorare qualcosa di complesso a se stesso, prima di tornare con lo sguardo verso di lei. Si afferrò uno dei propri guanti neri tra i denti, rimanendo con una mano nuda.

“Non ti farà piacere, ma presta attenzione. Non ci saranno altre volte, in cui mi vedrai fare cose del genere. Non faccio trucchi da salotto Jedi…” le disse, contrariato.

Mentre la mano ancora guantata scivolò sul fianco destro della ragazza come un vero e proprio serpente, l’altra, grande e nuda, s’insinuò al di sotto della sua tunica andandole a sfiorare i seni. Rey si immobilizzò all’istante, troppo spaventata dall’intimità che comportava quel gesto. Sconcertata dal sentire quella mano calda, su di sé.
Kylo Ren lentamente scese dentro se stesso, mentre la sua respirazione rallentava sempre di più ed anche il suo volto, prima contratto dalla battaglia e dalle proprie ferite, si rilassò.

Rey avvertì una calda euforia attraversarle il corpo, come se l’essenza stessa della vita le scorresse attraverso le membra. Chiuse gli occhi; un energia tormentata, bruciante, ed estremamente avvolgente: l’energia vitale di quell’uomo. Il dolore alla spalla, al braccio e il bruciore sui polpastrelli ustionati cominciarono a diminuire, e lui anche troppo in fretta, si ritirò interrompendo quel contatto e il sentire di Rey. 

Quando lei riaprì gli occhi e lo guardò, Kylo Ren aveva di nuovo indossato il suo guanto.
Così provò a muovere la spalla e questo le provocò una smorfia. Il dolore era sopportabile, ma sarebbe occorso del tempo prima che tornasse perfetta. Controllò le dita: due vistose aree filamentose avevano cominciato a rimarginarsi da sole sulle sue dita ustionate, ma non avevano ancora finito. C’erano ancora piccole chiazze di carne bruciata a far capolino.

“Non sono ancora del tutto guarita.”

“Ne sono consapevole. Dobbiamo andare adesso.”

“Cura te stesso prima. Come hai fatto con me.”

"Lo avrei fatto se fosse un'opzione!"
 
Fu il terreno sotto i loro piedi che cominciò di nuovo a tremare, a dare nuovo senso a quelle parole. Si guardarono e poi Rey si decise: con rabbia si gettò il suo braccio attorno alle proprie spalle e con il proprio lo avvolse attorno alla vita. Cominciò a correre più veloce che poteva. Se lo sentiva addosso con tutto il suo peso, un burattino, un pupazzo a cui avevano tagliato i fili. Era esclusivamente suo il merito o la colpa? Si domandò Rey mentre arrancavano verso l’ingresso della base dalla quale lei era appena scappata. Fece ancora qualche passo, lento e doloroso.
 
“Mi hai visto tenermi in piedi usando la Forza. So che sai come.”  Era troppo impegnata a concentrarsi per sostenerlo, così rimase silenziosa. “Perché una ragazza con i tuoi talenti dovrebbe fare affidamento solo sul suo corpo fisico? Incanala il dolore che senti…usalo…”

Si fermò per tirarlo su di sè ulteriormente. Si era come afflosciato e il suo peso morto la opprimeva sempre di più. Era davvero meschino da parte sua. Chiaro che poteva ancora reggersi da solo in piedi, se solo l’avesse scelto. Kylo Ren stava intenzionalmente rendendo la loro sopravvivenza – e la sua personale in particolare, visto che “doveva” esser quasi trasportato – molto più complessa per lei.

Era furente. Arrabbiata con lui. E con se stessa.

Lui la percepì. Quella rabbia nei suoi riguardi.

Come lei inspirò, l’uomo divenne più leggero. La sua schiena tornò dritta, come se gli fosse stato tolto dalle spalle e dall’addome il suo stesso perso.

“Bene.” disse con un mezzo sorrisetto.  “Possiamo correre in questo modo.”  Passò la propria mano sopra la schiena e davanti al braccio della ragazza, poco sotto la spalla. Gli premette quel braccio addosso tenendola stretta, finendo per intrecciare le dita con quelle di lei in quella posizione più “comoda”.

“Quando saremo di fronte all’entrata dell’hangar, fingerai di essere mia prigioniera e farai tutto quello che ti dico, o perderemo troppo tempo…” le sussurrò.

Rey annuì e corsero attraverso la foresta fino a raggiungere una radura. Lui la guardò ed ella capì che era il momento.
Spinse il braccio dell’uomo attorno al proprio collo, e poi usò le proprie mani per aggrapparsi a lui e allo stesso tempo per allontanare la mano di Kylo Ren dalla propria gola, dando calci all’aria in un finto delirio molto ben costruito.

“Lasciami ANDARE, assassino!” gridò Rey. Ogni oscenità, ogni cattiveria che conosceva e che lo riguardava le uscirono facilmente dalle labbra mentre allo stesso tempo sollevava il peso di lui, la sua schiena e le sue spalle, con il potere della propria volontà.
  
Lui la trascinò sulla la neve fino ad una nave da combattimento e ad un piccolo gruppo di piloti Storm Tropper che correvano in quel momento in tutte le direzione per preparare i diversi fighters sulla rampa di lancio.
Si accorsero di lui e parecchi di loro si misero sull’attenti quando si avvicinò, trascinando Rey davanti a sé e nascondendo allo stesso tempo la propria ferita dalla loro vista.

“Uno di voi mi prepari una nave. Il resto è evacuato!”

“Il Generale Hux ha già dato l’ordine di evacuazione, Signore” disse uno dei soldati.

“Ed ora sono io a darlo! Il C-Wing si trova ancora all’approdo interno? Devo portare la ragazza da Snoke.” Quelle parole resero instabile l’equilibrio con cui Rey lo teneva sollevato: per un istante si trovò quindi a lasciarlo appena scivolare; premette la propria testa contro il suo petto per tenerlo, poi rapidamente lo risollevò ben dritto di nuovo.

“Non ci provare! Non osare!”  gridò lei, sottolineando ancora di più quell’ultima parola.

Si prese gioco della sua minaccia, continuando a contrastare facilmente il dibattersi della ragazza. Aveva appena interrotto il suo incedere.

“Si, signore, è ancora lì. Ha bisogno di scorta a bordo?”

“ Tutto ciò di ho bisogno è già nelle mie mani. Legatele braccia e gambe per me”.

“Signore.” Due soldati gli offrirono le manette, staccandole dalle loro cinture. Lui si rifiutò di mettergliele personalmente e indicò con un cenno del capo che voleva lo facessero loro.  Mentre le ammanettarono polsi e caviglie, lei si dibatté con forza. Poi, Kylo Ren la trascinò fino alla passerella che portava al C-Wing, mentre lei gli offriva la Forza per farlo.
Il C-Wing era un vecchio modello, veniva dai giorni nella Guerra Civile Galattica, ed era stato realizzato dal produttore preferito, prima della Ribellione, ed ora della Resistenza.
A prima vista, in una battaglia intensa, un pilota della Resistenza sarebbe stato in grado di dominare  quel vascello. Offriva giusto il tempo per saltare nell’iperspazio. Era molto facile durante i giorni dell’Impero per gli imperiali di alto rango usare quell’espediente per scappare da una battaglia persa.
Appena chiuse il portello dietro le sue spalle, Rey smise di sostenerlo, ed entrambi caddero sul pavimento metallico. Senza liberarla,lui si trascinò fino alla cabina di pilotaggio.
“Togliemele!”
“A loro non importerà se moriamo qui.”
“Posso far volare questa cosa!”
“Non sai dove siamo diretti.”
“Dove siamo diretti, perchè?”
L’uomo prese posto sul sedile e cominciò a fornire linee di comando al computer di bordo. Rey intanto si girò sui gomiti e prese a strisciare verso la sala di pilotaggio. La terra prese a tremare di nuovo. Sentivano entrambi un energia enorme ribollire sotto di loro. Il contenimento attorno al reattore aveva cominciato a incrinarsi e attraverso le grate dell’hangar cominciò ad entrare un vapore ustionante. Solo un sottile strato di metallo ormai li separava dalle radiazioni letali.

“Scordati il decollo, il salto non…” gridò la ragazza. Ma quel esatto pulsante lui l’aveva già premuto.

Apparvero le stelle davanti alle loro finestre, e poi esse si spalmarono come linee anche dietro di loro. La nave si scosse tutta e si udirono inquietanti clangori metallici. Kylo Ren sogghignava per nascondere il dolore della ferita al fianco, appena il suo stesso sedile subì il balzo.

“Il risultato di calcoli molto approssimativi” disse lui.

“Fra quanto saremo fuori?”

Diede un occhiata al timer apparso su un piccolo visore del computer di bordo.

“Adesso”.

E furono fuori. Per il brusco movimento della nave Rey arrivò fin dietro al sedile di comando, alle sue spalle.

“Slegami!” lo pregò di nuovo.

Ruotò il sedile per guardarla in volto “ Io non..”

“Stiamo quasi per colpire quel campo di detriti! Sono migliore come pilota.”

Lui si guardò alle spalle, decine di pezzi di taglio abbastanza grossa di giaccio e rocce cominciarono a fracassarsi sul loro incrociatore. Si lasciò cadere sul pavimento con un tonfo stucchevole, e la sua ferita si riaprì. Se il flusso di sangue dalla ferita, poco prima, si era quasi del tutto esaurito, quel movimento glielo aveva reso costante e copioso.
Le slegò le gambe per prima cosa, e lei si alzò subito e tirò i comandi giusto il tempo per schivare un grosso meteorite che stava per colpire lo scudo. Nonostante questo la nave fu scossa come da un brivido e numerosi allarmi sulla console di comando presero a suonare a tutto volume mentre fu colpito il serbatoio del liquido di raffreddamento del motore e il sistema di comunicazione e quello di navigazione andarono fuori uso.
Freneticamente Rey guardò fuori e poi buttò uno sguardo all’ultima lettura effettuata dal sistema di navigazione prima di rompersi. Fortunatamente il sistema di navigazione magnetico che le avrebbe consentito di vedere dove stavano andando ad atterrare, nella discesa su un eventuale pianeta, era ancora intatto. In quel momento stavano attraversano l’anello di un pianeta abitabile per caratteristiche atmosferiche e di pressione, ma disabitato.

“Abbiamo bisogno di atterrare!”

“Fallo, allora!”

“Ho bisogno che mi liberi le mani!”

Tese i propri polsi giù verso di lui, e lui sollevò il braccio debolmente per togliergliele. Rey si voltò immediatamente, dandogli le spalle.

“Non si può morire mentre si cerca di far atterrare questa nave.”

Rey prestò di nuovo attenzione alle coordinate di atterraggio. Avevano il difetto di essere esattamente dove Kylo voleva che fossero. Ma su un pianeta abitabile, un atterraggio fatto ad occhi chiusi avrebbe potuto lasciarli dentro un oceano, o su un fianco di una montagna, o lasciarli in un area desertica dove sarebbe stato difficile procurarsi rifornimenti.  La scelta che lui aveva fatto fu la loro migliore scommessa.

“Reggiti!” Entrarono nell’atmosfera del pianeta con un sonoro fragore, col fuoco che sfiorava i bordi dei loro finestrini.  Tra le labbra Rey disse una preghiera silenziosa affinchè il motore riuscisse a tenere abbastanza a lungo per farli arrivare al punto in cui sarebbero dovuti atterrare.

La nave sorvolò un grosso lago, punteggiato di isole rocciose. La maggior parte di queste erano anche ricoperte da vegetazione. Volarono a fior d’acqua attraverso la parte superiore del lago, non più di una distanza di due uomini dalla sua superficie. Rey vide la loro destinazione indicata sulle ultime coordinate che lui aveva impostate: un dito di terra che faceva da ponte da un’isola più piccola ad una più grande, quella centrale. Passò quindi ai comandi manuali e mollò i controlli per portarli giù. Atterrarono quindi con un ultimo brivido.
Immediatamente si preoccupò di spegnere i motori per cercare di preservare quello già danneggiato da ulteriori e maggiori rotture.

Kylo Ren, fu il suo primo pensiero dopo l’atterraggio. Si voltò e cadde in ginocchio vicino a lui. Si strinse al suo petto per capire se ancora stesse respirando. Constatò di si, anche se a malapena. Cosa avrebbe fatto se avesse dovuto trascorrere l’intera sua vita su un altro resto dell’antica Guerra Civile Galattica, in uno spazio così grande, e questa volta veramente senza nessun’altra anima a parte lei nell’intero pianeta?

"Non puoi morire adesso. Me l’hai promesso…”

Afferrò il lembo inferiore della sua tunica, scomprendo che la sua veste era fatta da un unico pezzo. Quindi trovato lo squarcio nel tessuto vicino a dove era stato colpito, Rey lo strappò ulteriormente allargandolo, esponendogli il busto e quell’area dove aveva subito il colpo, e che lui aveva ulteriormente peggiorato a causa dei ripetuti colpi che si era auto-inflitto per aumentare la propria andrenalina e la rabbia durante il loro scontro. Lei stessa lo aveva calciato lì, contribuendo a quello che aveva sotto gli occhi.

Rey porse le mani sopra e dentro la parte ferita. Lui non tremò nemmeno.
“Cosa farebbe lui, Rey, cos’è che ha fatto?” mormorò a sé stessa.  “ Ha parlato a se stesso, e poi? Cosa ha sentito? Lui…” 

Respiro lento, e rilassamento. E mentre seguiva l’esempio che lui le aveva dato, la sua mente si schiarì.
 
 
Fece uscire da lei tutto - il suo dolore, la frustrazione, l'odio, la rabbia verso se stessa per aver abbandonato i suoi amici e l’amara sensazione che avrebbe potuto non rivederli mai più, o molto peggio, la paura di come l’avrebbero guarda e giudicata se invece fosse successo il contrario – e tutto quello che rimaneva era la vera se stessa. Era serena e sentì un dolce calore dentro il proprio contenitore fisico. Lo spinse fuori attraverso le proprie mani.  
Era la prima volta nella sua intera vita che non c’era più dolore in lei. Il dolore delle sue ferite, per la morte di Han Solo, e tutto il resto esistevano. Ma erano solamente fatti, situazioni. Quella verità appena concepita era dentro di lei da tanto tempo, ma solo in quel momento l’aveva realmente compresa e fatta sua.
Quella verità la fece sentire protetta, a suo agio, ovunque lei si trovasse nell’universo.

Spinse le dita fuori dalla sua ferita, lentamente, delicatamente, mentre questa si sanava. Lui cominciò a respirare più costantemente e profondamente. Cercò con lo sgurdo il suo volto per vedere se si fosse ripreso.

Gli ormoni che concedono gli esseri umani sollievo clemente nei loro ultimi minuti prima della morte, dilagarono attraverso quel corpo rinnovato dall’energia di Rey. Kylo Ren aveva le labbra dischiuse appena e gli occhi socchiusi in un'estasi di piacere drogato. Rideva come uno squilibrato, inarcando la schiena.

"Basta", ansimò, per poi afferrare le mani di Rey tra le proprie e tirarle indietro, allontanandole dal proprio corpo.

I suoi occhi erano neri come pece. Con quegli occhi lui entrò come dentro di lei, attraversandole lo sguardo. E poi la sua visione scese a quelle giovani labbra morbide. Fu ancora ridendo, che se la spinse addossò, baciando proprio quelle labbra.
Aveva la bocca ancora sporca del proprio sangue dal loro scontro sulla neve, così quel bacio fu strano, inquietante e quasi scorretto. Dolcemente lui le leccò quella linea di giunzione dove le labbra si incontrano. E il suo corpo da adulto tremava tutto a causa di quel folle contatto.

Rey. Il proprio cuore. Lo sentiva battere furiosamente dentro il petto. Un brivido le corse su per la schiena, arrivando fin dietro al collo. Fu in quel momento che tirò via le proprie mani da quelle di lui, e spinse con le ginocchia sull’addome dell’uomo che l’aveva baciata, colpendolo sul petto con forza.

Lui, rigirato su un fianco con lei più distante, riprese a ridere. Si affrettò ad allontanarsi da lui ancora e si pulì quel sangue dalla propria bocca.
“Mi avrebbe fatto male se fossi stato ferito
Si guardò addome e cautamente si sedette, testando i muscoli del suo stomaco e della schiena. Aveva una cicatrice fresca dove c’era stata prima la sua ferita. Toccandosi il labbro inferiore, si accorse che anche quello era guarito.

“Ti deve essere veramente piaciuto, mh?” la squadrò mettendo su un sorriso volutamente malizioso “Penso che hai pure guarito molte più vecchie ferite”

“Non devi toccarmi!”

“Avevi le tue mani dentro il mio corpo un momento fa.”

“Questo” continuava a pulirsi le labbra “è disgustoso!”

“ Non ti ho chiesto di salvarmi la vita. Ti avevo ordinato di fare delle cose, e nemmeno una volta ti ho detto che tra queste c’era anche quella di salvare la mia vita. Tienilo a mente la prossima volta che lo vuoi fare, se ti disgusta.   E' molto impressionante un uomo in delirio, vero?"

“Non puoi farmi la predica o punirmi per aver salvato la tua vita. Mi dirai quello che voglio sapere prima che succeda di nuovo.”

“Sei ferita, sul mio pianeta, sulla mia nave, mia Apprendista, e per questo, sei veramente molto molto fortunata che tu” la indicò e poi puntò il palmo al proprio petto, dove ancora rimaneva parte della tunica “ed io siamo dalla stessa parte, alleati” lui continuava a sorriderle con palese arroganza “perché non sei proprio nella posizione di domandami nulla. Avrai quello che vuoi perché sono Io che lo voglio, e mi obbedirai se vorrai ottenerlo.”

Ogni parola risuonò e scosse qualcosa nel suo cuore, nell’intimo di Rey, come una corda che vibra quando viene pizzicata dal musicista. Lui non ci potè credere, ma era vero. Terribilmente vero. Era lui quel musicista e lei il suo strumento.

Rey si voltò, dandogli le spalle per ricomporsi. Quella rabbia che ora sentiva dentro l’avrebbe portata molto lontano da quel breve momento di pace che aveva provato in se stessa. Trattenne il respiro e le lacrime. Non avrebbe pianto. Si promise. Doveva essere forte.

“E allora? Cosa facciamo adesso?” domandò lei.

“Mi chiamerai Maestro, e cominceremo la tua formazione.”
  
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