Erano passarti da
poco cinque anni dal disgraziato giorno in cui il quarto Hokage sacrificò la
sua vita per liberare il Villaggio dal demone della Volpe a Nove Code.
Naruto era uscito
di casa e scorrazzava per le vie del Villaggio, infastidendo gli anziani che
cercavano un po’ di pace e tranquillità. D’altronde ogni cosa che faceva Naruto
era reputata esagerata o uno scherzo di cattivo gusto. La gente odiava quel bambino anche se non gli aveva fatto niente di male; lo
temevano, avevano il terrore che una forte emozione avrebbe rotto il sigillo e
Kyubi sarebbe tornato, e stavolta per restare. Il piccolo non riusciva ancora a
capire perché tutti lo sgridavano e lo allontanavano, ma sentiva un vuoto nel
cuore, un vuoto che faceva male. Non un dolore fisico ma un dolore che veniva
dal profondo, dall’anima.
Anche Sasuke,
figlio del capo del clan Uchiha ( uno dei più forti e prestigiosi clan del
Villaggio, nonché membri della Polizia, il cui simbolo è il ventaglio del clan
Uchiha racchiuso in una stella) era uscito di casa e stava allegramente
passeggiando per le strade di Konoha sotto lo sguardo vigile del suo fratellone
Itachi, cinque anni più grande di lui.
L’Uchiha stava passeggiando
lungo il ponte ovest del Villaggio quando, ad un tratto uno scapestrato Naruto
arrivò di corsa, lo urtò e lo fece finire a capofitto del fiume sottostante.
Mentre l’artefice
della malefatta rideva e sghignazzava, orgoglioso del suo capolavoro di
cattiveria, il povero Sasuke annaspando e agitando furiosamente le braccia si
trascinò faticosamente a riva urlando:
-Ma che sei scemo?
Potevo affogare?-
-Tze! Non son affari che mi riguardano!-
-Guarda che chiamo
il mio fratellone e così lui chiama papà e poi lui ti picchia!-
-Chiama chi vuoi
non me ne importa niente!-
-Chi saresti tu
per dire certe cose?-
-Naruto uzumaki! E tu,
chi sei per contraddirmi?- Naruto era abituato a vivere in un mondo dove esisteva
solo lui, dove decideva lui cosa, quando, dove, perché e con chi fare un
determinato gioco.
-Sasuke Uchiha! Il mio clan è il più rispettato e
il più famoso del Villaggio!-
-Ah si? Mai
sentito nominare!-
Le urla dei due
bambini avevano attirato l’attenzione di Itachi che provvedè subito a chiamare
suo padre e Yondaime che corsero immediatamente a separare i bambini. Il padre
di Sasuke non voleva che suo figlio intrattenesse certe amicizie e Yondaime non
voleva crearsi altre antipatie in un Villaggio dove tutti ce l’avevano con il
suo “falso” figlio.
A casa Yondaime
stava rimproverando Naruto:
-Mi spieghi il
sacrosanto motivo per cui ti metti a litigare con il figlio del capo del clan
Uchiha? Vuoi che nessuno ci rivolga più la parola? Se è questo che vuoi la
porta di casa è aperta e te ne puoi andare! Non ho bisogno di un figlio che mi
faccia perdere anche i pochi contatti finanziari che ho!-
-E’ stato lui a
provocarmi! E poi con me non ci parla nessuno! Non me ne importa niente dei
tuoi contatti!-
-Questa è troppo!
Non ti sopporto più! E ora che impari che cos’è il rispetto!- urlò Yondaime
dando un sonoro e doloroso schiaffone al bambino facendolo volare dall’altra
parte della stanza.
Naruto rialzandosi
a fatica e con il sangue che gli colava copiosamente dal labbro inferiore urlò
al padre:
-Ti odio! Non
voglio più avere niente a che fare con te! Sparisci dalla mia vita!- e con
queste parole scappo di casa dando uno spintone a Yondaime.
Scusate se non
rispondo alle recensioni ma vado di fretta. Ringrazio tutti quelli che hanno
letto e recensito, mi raccomando continuate così. Spero che questo capitolo vi
piaccia.
Genio95