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Autore: Darth Ploly    14/01/2016    0 recensioni
Una Ponyville corrotta e marcia. Uno spietato killer a piede libero. Una puledra che cerca di portare giustizia nella sua città.
Tra indagini, sentimenti e una buona dose di citazioni, le cupe avventure di una detective che muove i suoi passi in una Ponyville più pericolosa e oscura di Gotham City.
Ho deciso di affidare il ruolo da protagonista a uno dei background pony di Friendship is Magic, ma compariranno comunque le Mane 6, altri pony che tutti conoscete e anche alcuni personaggi inediti.
Questa è la mia prima storia, spero sappia prendervi per mano e trascinarvi in un mondo folle e magnifico.
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Hai fatto tre domande, ed è abbastanza,
Concluse il padre, il mio tempo oro vale.
Non attacca con me la tracotanza.
Fuori di qui, o rotolar ti faccio per le scale.
Finita! Bella, vero? Ti è piaciuta? Sono stata brava?” Ma l’unicorno non risponde, sembra aver perso totalmente le forze. Gli occhi le si sono chiusi e le sue labbra si muovono con lentezza formulando una silenziosa preghiera. Siamo ormai all’atto finale.
“Beh, è stato un piacere conoscerti, miss Rarity. Sei fortunata ad andartene senza soffrire” La saluto mentre avvicino inesorabilmente l’ago al suo collo.
“Metti giù quella siringa”
Vengo fermata da una voce alle mie spalle. Dall’ingresso, sugli ultimi gradini della scala a chiocciola, qualcuno mi osserva.
“Mi fa piacere che tu non abbia ucciso l’addetto alle consegne che hai sedato fuori al locale. Hai anche fatto evacuare tutti i pony della palazzina in fiamme, devo rendertene atto. Eppure rimani un’assassina. Non voglio che altri pony si facciano del male, perciò posa la siringa a terra e voltati lentamente”
E così è arrivata …
“La Melodia della Giustizia! Sei riuscita a trovarmi, alla fine” Le dico rimanendo ferma.
“Non è stato difficile seguire le tue tracce dopo aver letto Alice. Ogni vittima era riconducibile al libro: l’orologiaio, il grifone e gli uccelli, e poi Candy Liddell. Anche la puledrina a cui Mareoll dedicò il libro si chiamava Liddell”
“Una bella fortuna, eh?”
“E perché hai scelto Eris Liz?”
“Perché aveva seguito un corso di formazione per cameriere: il Coniglio Bianco avrebbe avuto finalmente la sua Marianna”
“Avevi calcolato tutto, dunque” La sento borbottare “Nel corso delle indagini mi sono resa conto che Rarity, la proprietaria della fumeria d’oppio, era la più adatta per rappresentare il quinto capitolo. Perché è così che hai sempre ragionato, no?”
“Già! Il mio lavoro è stato incredibile, non trovi? Ogni capitolo è stato riprodotto fedelmente. Sono fiera di me!”
“Hai ucciso degli innocenti”
“Ho realizzato delle opere d’arte!” Non capiscono, non capisce neanche lei. Perché tutti si ostinano a non vedere la grandezza del mio lavoro? Perché non capiscono?
“Come hai fatto a scoprire chi sarebbe stata la prossima?” Le domando mentre continuo a guardare l’unicorno bianco.
“Non è stato facile, restringere un campo vasto quanto Ponyville era quasi impossibile. Mi sei stata un passo avanti fino al ponycidio di Eris Liz. Immagino che tu non abbia avuto tempo di studiare bene la scena del delitto, in fondo avevi solo un’ora. Se lo avessi fatto, avresti trovato un libro che era stato preso in prestito dalla biblioteca. Quel libro ha segnato la tua fine”
“La biblioteca …”
“Sì, la biblioteca! Dove ci siamo incontrate la prima volta! La biblioteca dove hai visto Eris Liz e William Tokmane! Mi sono insospettita per via del tuo amore per la storia di Alice e ho indagato negli altri posti dove lavori. Il tuo nome rientrava tra quelli degli aiutanti principali di Tree Hugger. Immagino che per una come te non sia stato difficile procurarsi qualche foglia per il composto in negozio o all’orto botanico”
“Ah-ah! Errore!” La correggo “Soltanto in negozio. Ti ricordo che Tree Hugger parla con gli alberi” Segue un breve silenzio a cui riesco a dare una spiegazione solo dopo qualche secondo “Tu non ci credi, vero? È un peccato. Spesso il vero è invisibile agli occhi” Accompagno l’ultima frase con una risatina.
La detective continua: “Tutti i ponycidi sono avvenuti nel tuo solo giorno privo di impegni, a distanza di una settimana l’uno dall’altro. Tutti tranne l’ultimo. Perché hai anticipato i tempi? Sapevi che Eris sarebbe partita?”
“Onestamente no, ma il problema era un altro: ti eri avvicinata a me! Quando quella stupida ti ha dato il libro, ho capito che dovevo accelerare i tempi. Se solo l’avessi fermata …”
“Smettila di nasconderti!” Urla con tono minaccioso. Resto ad ascoltarla silenziosa “Non puoi più scappare, ormai ti ho presa. Girati e levati il cappuccio! È finita, Pinkie Pie”
Nel sentire quel nome non riesco a trattenere le risate. Si propagano per tutti i sotterranei diventando sempre più acute e dando origine a una musica celestiale. Quando finisco di ridere, poso la siringa a terra e dico: “Sei stata brava, Melodia della Giustizia, ma su questo ti sbagli. Oh, non prendertela, non potevi sapere” Mi giro e le mostro la mia vera identità.
“Io non sono Pinkie Pie”

All’inizio penso che si tratti di una scherzo. La puledra che ho di fronte è chiaramente Pinkie Pie, non posso sbagliarmi. Eppure è diversa dall’ultima volta: la sua criniera non è più folta e vaporosa, ma totalmente liscia, e anche il suo sguardo e la sua  espressione sono diversi.
Sono cattivi.
“Pinkie Pie …” Provo a sussurrare.
“Pinkie Pie! Pinkie Pie!” Mi imita la pony rosa deridendomi “Non capisci proprio? Io non sono lei! La simpatica Pinkie Pie ti darebbe mai del tu? Si rivolgerebbe mai a te, il suo idolo, chiamandoti “Melodia della Giustizia”?”
Ha ragione. Tra le cose che mi colpirono di lei c’era anche il rispetto che mi mostrava chiamandomi soltanto per nome. Eppure sono davvero due gocce ‘acqua.
“Chi sei tu?”
La sconosciuta sembra soddisfatta. Si siede a terra appoggiandosi al lettino su cui è stesa la povera Rarity e inizia a spiegare: “La mia è una storia che ha inizio anni fa. In una fattoria di rocce nacque una puledrina, terza di quattro sorelle, che fu chiamata Pinkie Pie per via del suo manto dal particolare colore.
La piccola cresceva sana e con una gran voglia di vivere: era sempre allegra, amava far feste e trasmetteva gioia a chiunque la incontrasse. Come molti puledrini della sua età, anche Pinkie Pie aveva un’amica immaginaria, di nome Pinkamena. Pinkamena però esisteva veramente: era nata con lei, aveva vissuto da sempre nella sua testa. All’inizio però era debole, fragile e invisibile alla stessa Pinkie. Ottenne più forza con il passare degli anni, finché non si sentì in grado di manifestarsi a Pinkie sotto forma, appunto, di compagna di giochi immaginaria.
Però Pinkamena era triste. Con la sua intelligenza, più sviluppata di quella dell’infante, si rese conto che lei era schiava. Schiava di Pinkie perché costretta a vivere soltanto dentro di lei mentre la sua carceriera aveva un corpo che usava per interagire con il mondo intorno a lei. La situazione peggiorò quando Pinkamena capì che non poteva più manifestarsi nemmeno a Pinkie stessa. La puledrina stava crescendo: che sarebbe successo se avesse continuato a parlare con una creatura immaginaria anche da adolescente o da adulta? Così, non trovando alcuna soluzione, Pinkamena dovette sparire.
Eppure non poteva finire così. Pinkamena non poteva restare per sempre nell’ombra perché lei c’era, lei era viva. Così prese una decisione: avrebbe sostituito Pinkie Pie. Avrebbe accresciuto ancora e ancora il suo potere finché non fosse riuscita a controllare il corpo. Certo, non fu un’impresa facile. Dovette iniziare con gesti semplici e rapidi che né Pinkie né nessun altro avrebbe considerato, come ad esempio il battito delle ciglia. Doveva anche imparare a dosare la sua forza: se da un lato doveva essere in grado di chiuderle, dall’altro lato non doveva tenerle chiuse troppo a lungo, altrimenti Pinkie si sarebbe accorta della sua presenza. Con il passare del tempo riuscì a causare starnuti, colpi di tosse, sbadigli e singhiozzo finché, dopo un lunghissimo allenamento, non riuscì a muovere una zampa per la prima volta. La gioia di Pinkamena era incontenibile: presto sarebbe stata libera!
Ma adesso il problema era un altro: come prendere il sopravvento su Pinkie? A stento riusciva a muovere una zampa e il legame che la mente di Pinkie aveva con il corpo era infinitamente più forte del suo. Come fare allora? La risposta venne spontanea: doveva attendere il sonno. Da addormentata, non solo Pinkie non era in grado di percepirla, ma la stessa Pinkamena riusciva a tenere più sotto controllo la mente avversaria. Ogni notte Pinkamena si allenava disperatamente per controllare totalmente il corpo. Questo sforzo durato anni provocò una specie di corto circuito nel cervello sviluppando il Pinkie-Senso. Incredibile, eh? Non era controllabile ma funzionava autonomamente sia per Pinkie che per Pinkamena. Fu una sorpresa davvero gradita.
Beh, da qui in poi tutto divenne più semplice: Pinkamena riuscì a controllare perfettamente il corpo di Pinkie. Quando una dormiva, l’altra comandava. E Pinkamena si era spinta perfino oltre, riuscendo a provocare il sonno stesso di Pinkie! Per farlo dovette rivelarsi, certo, ma ormai non conta più. Pinkamena è libera, ha ottenuto quel che voleva e anche di più. E adesso guardami, Melodia di Ponyville! Guarda la mia forma perfetta! Io sono più di quanto quell’inetta di Pinkie Pie potrà mai essere! Io sono Pinkamena! Ahahahahahahahahahahahah ….”

La sua acutissima risata rimbomba sulle pareti e sembra circondarmi. Mi sento come risucchiata in un vortice da cui non posso sfuggire e, nonostante sia armata, ho paura di lei. Ho paura di quella giovane pony rosa. Era da due anni che non provavo una simile sensazione. Trixie mi insegnò cosa fosse il vero terrore, cosa si provi quando si è del tutto impotenti di fronte a qualcuno che vuole uccidere te e i pony che ami. Ma allora avevo paura perché conoscevo la sua forza; adesso è l’ignoto a gelarmi il sangue nelle vene, il mistero che avvolge Pinkie Pie. Due anime in un solo corpo? Impossibile! È una ragazza bizzarra ma è comunque una pony come me. Eppure il suo comportamento, il suo modo di parlare, perfino alcuni elementi del suo aspetto sono diversi da quando l’ho incontrata in biblioteca. Che si tratti di magia? Ma Pinkie … o Pinkamena, che dir si voglia, non ha parlato di alcun incantesimo. E se non sapesse nemmeno di esserne vittima?
Lei è ancora seduta lì, appoggiata allo stesso lettino. Sollevo lo sguardo e, mentre osservo l’unicorno sopra di lei, mi torna alla mente quel che disse quando venni qui al Jolly Roger con Dash: il Jolly Roger non è frequentato da pazzi.
Aveva ragione. Ancora una volta la barista aveva compreso la natura di Ponyville meglio della detective. In tanti anni di indagini non mi sono mai scontrata con pony dagli evidenti disturbi mentali. Oggi invece, per la prima volta, ho di fronte a me una pazza.
“Ascoltami, Pinkie …”
“PINKAMENA!”
“Pinkamena, va bene … ascolyami, hai bisogno di aiuto, di qualcuno che ti stia vicino. Io posso aiutarti! Potrei contattare la tua famiglia, cercare una soluzione … io posso …”
Un rapido e inaspettato movimento della pony mi spinge a tuffarmi di lato. Quando rialzo lo sguardo mi accorgo che, precisamente dove mi trovavo, ci sono due aghi a terra. Deve averli presi dal mantello mentre ero distratta.
“Non penserai mica che mi lasci fermare da qualcuno dopo tutta la fatica che ho fatto per arrivare a questo punto?” Dice la criminale alzandosi di nuovo “La minaccia maggiore per me era Pinkie ma, per quanto ci provi, ormai nemmeno lei riesce più a trattenermi. E pensi che sarai tu a farlo? Povera idiota! Ti ucciderò e porterò a termine indisturbata il mio progetto”
“Non sottovalutarmi!” Sparo un colpo mirando alle zampe ma lei lo schiva con grazia compiendo un salto all’indietro. Prima di toccare terra lancia altri due aghi, ma questa volta sono pronta: scatto in avanti e tento di colpirla al fianco mentre è scoperta. Con un nuovo movimento fluido, la mia avversaria mi afferra lo zoccolo e mi riblata gettandomi violentemente con la schiena a terra. Mentre accuso il colpo, la vedo afferrare altri due aghi e puntare ai miei occhi; riesco a liberarmi facendola cadere con una spazzata rasoterra ma si rialza rapidamente. Stavolta è lei a partire alla carica: mentre corre verso di me, lancia altri tre aghi che riesco a intercettare con un cuscino sul lettino alla mia destra, ma questo movimento mi apre un varco di cui lei approfitta colpendomi con un potente calcio al petto. Un mio sputo di saliva e sangue va a macchiarle la criniera; lei sorride. Senza darmi per vinta provo a colpirla ancora e ancora, ma ogni attacco va a vuoto. I suoi movimenti sono rapidi e istintivi, riesce a evitare e a parare i miei colpi con stupefacente semplicità.
Non ho mai incontrato nessuno tanto abile nel combattimento corpo a corpo: se da questo scontro non dipendessero la mia vita e quella di Rarity, osserverei il suo stile con l’entusiasmo di una puledrina.
D’improvviso afferra con una zampa qualcosa dietro la sua schiena, nascosto sotto il mantello. La fiamma di una candela si riflette sull’oggetto e io riesco a spostare all’indietro il muso un istante prima che la lama di un coltello mi tagli la gola.
“Non avrai pensato che andassi in giro solo con quei miseri aghi, vero?” Mi domanda mentre cerco di riprendere fiato “Ponyville è una città così pericolosa … Comunque, permettimi di farti i complimenti: te la cavi nonostante il tuo svantaggio”
“Di che cosa parli?” Che abbia scoperto tutto?
“È chiaro che il mio Pinkie-Senso mi renda più facile capire da dove verranno i tuoi colpi. Ti credevo più attenta ai dettagli”
In questo momento non riesco minimamente a concentrarmi sui dettagli. Però è vero, mi ero totalmente dimenticata del suo potere. Non solo ha una tecnica e un’agilità invidiabili, ma riesce anche a prevedere i miei attacchi. Come posso sconfiggerla? Non ne ho idea, ma a zoccoli nudi non ho possibilità: devo ricorrere al piano B.
“Ti stai distraendo di nuovo?” La folle pony avanza urlando e alternando fendenti e affondi assetata di sangue. Riesco appena a evitarli e a proteggermi afferrando un piccolo candeliere vicino. È un assurdo gioco del gatto e del topo di cui non riesco a invertire le parti. Salto su un lettino cercando di ottenere una posizione favorevole, ma è tutto inutile. Decido di cambiare strategia: cerco di interporre una maggiore distanza tra me e lei spostandomi lateralmente e faccio partire altri colpi dalla pistola. Pinkie, non volendo rinunciare al vantaggio del corpo a corpo, evita i proiettili avvicinandosi a me con una scivolata e, da terra, mi colpisce con un terribile calcio alla mascella. Il colpo mi fa vacillare confusa all’indietro finché non vado a sbattere contro il lettino su cui è legata Rarity addormentata. Osservo per un istante la sua espressione, una smorfia di paura e dolore, come se stesse avendo un incubo. Salto oltre il lettino dandomi la spinta con le zampe anteriori mentre Pinkie prova un affondo dall’alto mancandomi per un soffio. Il coltello va a piantarsi nel materasso a un centimetro dal muso di Rarity. Osservo con terrore la scena e capisco di non poter più perdere tempo.
“Non qui!” Urlo mentre le volto le spalle e inizio a correre verso la scala a chiocciola, intenzionata a raggiungere il salone principale.
“Adesso che fai: scappi?” La pony rosa è infuriata ma fortunatamente decide di seguirmi.
Il combattimento prosegue al piano superiore. Supero con un salto gli ultimi due scalini e aspetto la mia avversaria che, correndo, inciampa nella mia trappola: un filo da me teso precedentemente fa cadere da uno scaffale laterale alcune bottiglie. Pinkie riesce a evitarle e queste si schiantano contro il muro, ma io approfitto della sua sorpresa per portare a segno i miei primi colpi: dopo averla colpita più volte al muso, riesco a sollevarla e a sbatterla con la schiena su un tavolo. Nonostante tutto, continua a impugnare saldamente il coltello e sono costretta a indietreggiare per evitare due pericolosi fendenti. Per non restare del tutto scoperta, afferro una stecca da biliardo e cerco di usarla come se fosse una lancia. Pinkie ridacchia divertita: effettivamente devo sembrare ridicola.
Ma in quel momento un rumore proveniente dai sotterranei ci interrompe.
Pinkie si guarda attorno senza capire, ma un’espressione nuova inizia a comparire sul suo muso. Abbasso la stecca e scoppio a ridere senza dire una parola, consapevole di aver vinto. La letale pony scende di corsa le scale a chiocciola e, quando raggiunge la sala di prima, grida disperata.
Quando la raggiungo, la trovo vicino al letto dove fino a pochi minuti fa si trovava Rarity. Sconvolta, regge le corde spezzate che prima la tenevano legata.
“Non sei andata a visitare il resto dei sotterranei, vero? Avresti potuto vedere cose interessanti: riserve di oppio, alcol, le polveri di Rarty … un ingresso dal retro”
La pony rosa trema e sussurra: “Non sei venuta sola. Non sei mai stata sola. Avevi qualcuno che ti aiutava, sia ora che durante l’indagine, vero?”
Io rimango in silenzio.
“Ma sì, certo! Hai chiesto informazioni su di me in biblioteca, ma lì non conoscono perfettamente gli orari di lavoro di Pinkie. Eppure tu sapevi dell’ora di spacco durante la quale ho ucciso Eris Liz nonostante tu non fossi mai venuta allo Sugarcube Corner. Pensavo che avessi parlato con la proprietaria quando Pinkie non era al lavoro, invece hai semplicemente inviato un altro pony. E adesso mi ha portato via la mia preda! Ma quell’idiota non sa con chi ha a che fare: lo troverò e …”
“Non potrai fare nulla se prima non mi sconfiggi” Mi avvicino a lei puntandole la pistola contro, ma …
“Sei mia!”
Pinkie salta oltre il letto compiendo lo stesso mio movimento di prima e, mentre è in aria, mi lancia un ago raccolto da terra. L’attacco è improvviso ma manca di precisione e si limita a graffiarmi il muso. La inseguo ma, dopo un lungo corridoio, lei si ferma nel magazzino finale dei sotterranei, il magazzino delle polveri. Potrebbe raggiungere l’uscita, ma invece resta a guardarmi e a ridere.
“Che c’è di così divertente?” Le domando.
“La tua preoccupazione ti fa perdere di vista le cose importanti, detective? Rifletti: che particolarità hanno i miei aghi?”
Lentamente muovo lo zoccolo verso il muso e lo passo sula ferita. Osservo il sangue e capisco.
“La sostanza”
“Precisamente! Hai detto che per catturare il tuo aiutante devo prima sonfiggerti, vero? Bene, è quel che intendo fare! Ormai il sedativo è entrato in circolo e tra meno di dieci minuti farà effetto. Domani mattina questa città vedrà la testa della sua Melodia conficcata sull’asta della bandiera del municipio!”
“Hai finito?” La interrompo bruscamente “Ho ancora dieci minuti, vero?”
Pinkie sembra infastidita: “Sì, ma credi forse che …”
“Basteranno? Certo!”

Assaporo la dolcezza di quel momento con tutta me stessa: il rumore delle due lame che si sfilano dai foderi nascosti dietro alle zampe posteriori, l’espressione incredula di Pinkie e il suo urlo: “Sai! Sono pugnali Sai!”
Comprai i due Sai da Ren Maa due anni fa, quando capii di non voler essere mai più difesa da nessuno. Non so cosa mi colpì, se la loro elegante forma, il loro essere piccoli e maneggevoli, o forse l’abilità con cui li usava il mercante. Mi innamorai perdutamente di loro e, da quel momento, mi allenai senza sosta, consapevole di non voler vedere mai più una seconda Vinyl.
“Chiedo scusa per non averteli presentati prima. Li avevo lasciati nascosti dietro alcune bottiglie al piano di sopra: volevo sembrarti inerme così che mi seguissi in caso di necessità. Direi che ha funzionato, no?”
Lei digrigna i denti rabbiosa. Le sorrido e continuo: “Quello a sinistra, con l’impugnatura rossa, è Pëtr, mentre quello con l’impugnatura nera è Ludwig”
“Sembra interessante” La rabbia scompare velocemente dal suo muso per far spazio a un grande sorriso: è estasiata dall’idea di un simile scontro. Mi metto in posa d’attacco e lo stesso fa lei con il suo coltello. Ci osserviamo negli occhi e il nostro respiro si fa sempre più lento e silenzioso.

E infine danziamo.
   
 
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