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Autore: Iris Fiery    14/03/2009    6 recensioni
"Sai, sono quelli i momenti in cui sento la mancanza di te..." E' una DieXKyo, scritta in un oretta^^ Spero possa piacervi<3
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Die, Kyo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti i personaggi narrati in qu

Tutti i personaggi narrati in questa fanfiction sono maggiorenni, inoltre la ff non è ispirata a fatti realmente avvenuti, i Dir en grey sono di loro proprietà, non mi appartengono.

 

Quando muore il sole…

 

Sai, sono quelli i momenti in cui sento la mancanza di te.

Quando il sole sparisce tra i grattacieli di questa città, quando non c’è più luce, e la tenebra ci avvolge.

Da quando tu non ci sei, mi siedo su quel divano in cui abbiamo passato molto tempo, stretti l’uno con l’altro, a ripeterci che c’eravamo uno per l’altro…

Prendo una bibita, non senza nostalgia della tua voce che mi cullava in momenti come questi ,e mi siedo su quel letto immacolato, fissando le pareti intonacate di un bianco panna.

Non la bevo mai, quella bibita, ma mi perdo nei tuoi… nei nostri ricordi.

Ancora rimembro quando, quel giorno di settembre, incontrai i tuoi occhi dall’altra parte della strada.

Tu non mi avevi visto, come potevi vedermi.

Ero insignificante, non ero nessuno di abbastanza interessante, per un tipo come te.

Ma, sarà stato il caso, sarà stata la provvidenza, che ha fatto incontrare i nostri sguardi.

Mi hai sorriso, sebbene non sapessi neanche chi io fossi, e hai continuato per la tua strada.

Quanti anni avevamo?

Io ne avevo compiuti sedici quell’anno, tu ne avevi diciotto, quasi diciannove.

Fu un breve incontro, non posso dire l’opposto, ma il fato ha voluto che, anni dopo, ci incontrassimo dinuovo.

Ti ricordi, vero?

Ero dietro a quel banco insieme al ragazzo che tanto hai amato, e ti sei presentato d’innanzi a noi.

Un chitarrista.

Ci suonasti qualcosa, mentre io elaboravo il tuo viso, ora diventato più adulto, e mi ricordavo dei tuoi occhi incontrati su quella strada, anni addietro.

Tu non ti ricordavi di me, o forse non mi notasti proprio, eri intento nel perderti negli occhi del mio amico.

 

Lo hai sempre amato, vero?

 

Come biasimarti, è sempre stato un po’ la “bambolina”, come ti piaceva chiamarlo in compagnia di quell’altro idiota.

Chiunque si interessava a lui, la sua bellezza era quasi innaturale.

Per le sue labbra così piene, per il suo sguardo serio e sensuale.

Tu lo hai sempre amato, anche quando dicevi il contrario.

Settembre passò, e ormai tu eri dei nostri.

Passò quasi un annetto, fino a quando Kisaki non decise di andarsene a causa di incomprensioni avute col nostro Leader.

Tutti sapevamo che era solo una fandonia, questa, ma mai nessuno ha avuto il coraggio di dirlo.

Trovammo un bassista, o almeno, il chitarrista si ricordò di un ragazzo conosciuto non molto tempo prima, con un grande talento per il basso.

A gennaio del 1997, la band era pronta.

Sai, quasi non ricordo come diventammo famosi.

Certo, il talento, l’aspetto e tutto ci aiutò, ma fu quasi una fortuna, il nostro successo.

Iniziammo dall’esibirci in piccole sale, fino a diventare famosi in tutti il mondo.

La pressione si faceva sentire, dio se si sentiva.

Lo stress nei tuor era sempre alle stelle, specialmente il mio.

Tu, intanto, eri riuscito a conquistare la nostra bambola, eri diventato il suo giocattolo, lo sapevi meglio di me.

Quante volte ti ho visto correre da Kaoru, quante volte ti ho visto correre da me…

Ci sedevamo su questo divano, rimanevamo a guardare in terra per ore ed ore, senza dire nulla.

Alla fine, esordivi con un –Come stà andando l’ultimo testo?-, ti ricordi, vero?

Non servivano parole tra di noi, ci capivamo con un semplice sguardo.

Dormivi nella mia stanza degli ospiti, e via, il giorno dopo tornavi strisciando tra i piedi della bambola, tornavi ad essere la sua marionetta, come in un teatro, quando il burattinaio muove le marionette attraverso dei fili, tu eri incatenato a lui.

 

Senza di lui non vivevi, vero?

 

I tuoi trentacinque anni arrivarono, e anche i suoi trentuno.

Arrivò quel fatidico giorno di SanValentino, quando tu arrivasti in lacrime a casa mia, dicendomi che ti aveva lasciato.

Per un altro, vero?

Parlammo per tutto il giorno e la notte, mentre usavi un fazzoletto dopo l’altro, e ti disperavi, cercando di capire dove avevi sbagliato.

 

Tu non hai mai sbagliato, lo sapevi.

 

Era lui, quello che si divertiva.

Più ti trattava male, più tornavi da lui, come un fedele cane col proprio padrone.

Ancora non capivi, o forse non volevi capirlo, che tu per lui non eri niente.

Arrivò marzo, e lui si scusò.

Tornò per la centesima? volta in pochi anni a vivere da te, a passare ogni secondo con te.

 

Sai, il rimorso è ancora impresso nel mio cuore.

 

Io lo sapevo.

Ero l’unico, nella band.

Quante volte ho visto il batterista uscire di nascosto dalla sala prove, mentre eri occupato da un’altra parte, e scendere, fino a salire in una macchina che lo portava via.

-E’ andato da Miyu- Ti dicevo, col cuore stretto in una morsa per quella bugia, mentre tu sorridevi appena, comprensivo, e tornavi alla tua chitarra, pensieroso.

Sapevi che non era così.

I mesi invernali passavano, fino a quando, ad inizio Luglio, il Leader ci disse che potevamo iniziare le nostre vacanze.

Le solite due settimane, dove ognuno andava in vacanza a sé.

La nostra neo-coppietta, quell’anno, scelse l’Italia come tappa.

Toshiya, mi ricordo, che ne era affascinato, e il nostro Leader non si tirò di certo indietro.

Mentre tu e lui, partiste per l’Egitto.

Ed io?

Annunciai che sarei tornato a Kyoto, che era da un po’ che non potevo vedere.

 

Quante menzogne ti ho raccontato.

 

Tornai alla mia casa natia e, tra quelle pareti così strette per l’adolescente che ero stato, le lacrime tornarono nei miei occhi.

Ero solo, lo ero sempre stato.

Tutti voi, amici miei, avevate trovato qualcuno con cui condividere la felicità.

Ed io?

Ero rimasto in disparte, come quando uscivate a bervi qualcosa, ed io rimanevo nel mio camerino, seduto in terra.

Fino a quel giorno.

Non ricordo la data precisa, ma era metà Luglio.

Il sole splendeva su Kyoto, era quasi un paesaggio incantato.

Una telefonata mi disturbò dal mio sonnellino.

L’ospedale.

Eri tornato a Tokyo, e avevi tentato il suicidio.

Causa sua, vero?

Corsi da te, fui il primo.

Gli altri presero l’aereo per arrivare, ma solo io ti vidi.

Eri steso, in quel letto di ospedale, mentre i tuoi valori erano stabili, tenevi gli occhi chiusi.

Mi avvicinai, mentre il cuore batteva forte per la paura, e ti guardai.

Mi sorridesti, aprendo i tuoi begli occhi neri, e iniziasti a parlarmi.

Dicevi che aveva trovato qualcun altro, che ti aveva tradito, che lo avevi visto.

Lo sapevi che erano anni che ti tradiva, lo sapevi, ma non avevi mai detto niente, non avevi mai fatto niente.

 

Avevi paura di restare solo.

 

Poi, iniziasti a dirmi che, da un po’ di tempo a quella parte, il tuo amore per Shinya era sparito.

Ti piaceva, rimanevi con lui, ma non lo amavi.

Ti eri accorto di me.

Mi ricordo che i miei occhi erano spalancati, il mio cuore sussultava, mentre cercavo di trattenere le lacrime, e il tuo sorriso si allargava, continuando a parlare, accarezzandomi una mano.

Ancora ricordo, quando iniziasti ad essere debole, e quel maledetto oggetto di cui non conosco il nome iniziò a suonare.

Socchiudesti gli occhi e, mentre urlavo ai dottori di venire, mi sussurrasti quella frase

-Aishiteru, KyoChan-.

Ti guardavi, mentre sorridevi, e chiudevi gli occhi per l’ultima volta.

Una, due, cento lacrime scendevano dai miei occhi, mentre i dottori facevano di tutto per tenerti qui.

Mi accasciai nel corridoio, rimanendo lì, fino a quando non arrivarono gli altri.

Eri morto, tutto era finito.

Tutto.

Mi rinchiusi in casa, non volevo mangiare niente, vedere nessuno.

I giorni passarono, fino a quando il Leader non mi chiamò, dicendomi del funerale imminente.

Quel giorno, forse, è stata la prima volta che sono stato orgoglioso di me stesso.

Indossai i miei abiti migliori, presi le chiavi della macchina e guidai fino alla chiesa.

Non mi interessavo degli occhi gonfi a causa delle lacrime e del sonno, ne della mia eccessiva magrezza.

Andai in prima fila, dove sia Kaoru che Toshiya mi abbracciavano.

Lui era lì.

Piangeva.

Dio, che pietà immensa che ho provato.

-Io lo amavo, ero solo insicuro.- Mi disse.

Mi dispiace, ma io non gli credevo come avevi fatto tu.

Lo schiaffo colpì potente il suo viso, e nient’altro.

Mi avvicinai alla tua bara aperta, e vidi il tuo volto.

Sai, ancora non capisco come mai sorridevi.

Le tue labbra, oramai bianche, mi sorridevano.

Ti baciai, non mi interessai degli scatti dei fotografi che si scatenavano dietro di me, mentre Kaoru e Toshiya sorridevano.

Alla fine, hanno sempre saputo cosa provavo per te.

Da quel giorno, è passato quasi un anno.

Sai, sono sempre rimasto chiuso in casa, steso per terra, a pensare e riguardare qualunque cosa mi ricordava di noi.

Ho ripensato più volte a quella tua frase –Quando morirai, io sarò ad aspettarti!-, mi dicevi, ridendo, mentre mi accarezzavi una spalla.

 

Dio, i tuoi ricordi sono davvero insopportabili.

 

Ho preso questa decisione, sai?

Ho scritto una lettera, e l’ho appoggiata lì, affianco ad una nostra foto.

Mi guardo riflesso nello specchio, riuscendo a sorridere.

E’ la seconda volta che sono felice di me stesso.

Salgo su quella finestra del sedicesimo piano di un palazzo al centro di Tokyo.

Chiudo gli occhi, mentre il sole è ormai sparito all’orizzonte, e rimango lì, a sentire quest’aria fredda che spira affianco a me.

I tuoi ricordi si affollano nella mia mente, e le tue parole così dolci risuonano nelle mie orecchie.

Mi ami davvero?

Mi aspetti davvero?

Sorrido, tenendo gli occhi chiusi, facendo un passo nel vuoto.

Gli urli, la voce della gente e l’asfalto rovente a causa delle macchine che sono passate fino a pochi attimi qui.

Sono le uniche cose che percepisco.

-Kyo.-

Questa è la tua voce, ne sono sicuro.

Apro gli occhi, vedendo la tua figura che mi tiene una mano.

Tutt’intorno a noi urlano, guardando il mio corpo, mentre mi stacco da esso.

Sono morto.

Mi stringi la mano, dicendomi di non avere paura.

Il tuo viso è ancora perfetto come quando te ne sei andato.

Ti sorrido, avvicinandomi ad abbracciarti.

Mi baci, mentre ti stringo a me.

Non te ne andrai più, vero?

Ora sei mio per sempre.

Il mio pensiero vola a Kaoru e Toshiya.

Chissà come la prenderanno, nel leggere quella lettera?

 

Salve.

Si, ho deciso di scrivervi una lettera, miei amici di sempre. Ormai è passato un anno dalla morte del nostro chitarrista, è passato un anno da quando non facciamo più Live. Vi ringrazio, siete sempre stati vicino a me. Non mi avete incolpato di non aver più prodotto niente, capivate il mio dolore. Ma ora, è il momento che vi dica addio.

Credetemi, non voglio apportarvi ulteriore dolore, sappiate che io sono felice così. Probabilmente, leggerete questa lettera quando io sarò già insieme a lui, in un altro mondo, forse migliore, forse peggiore di questo. Io sono felice, ora. Ero stanto, ero stanco della vita, ero stanco davvero. Dio, è quasi ridicolo questo ,vero? Un profeta, come mi sono sempre definito, che non riesce a scrivere una lettera… Vi ho sempre detto tutto, ma se avessi fatto così pure questa volta, mi avreste fermato.

Non ho molto da dirvi, vi lascio tutto. I miei testi, la mia casa… Sarò sempre con voi, lo sapete. Probabilmente, sorvolerò il cielo e vi sarò sempre accanto nei momenti difficili. Siate felici insieme, vi auguro sempre questo.

Ricordatevi che siete sempre stati importanti, vitali per me. Ma ora, è giusto che mi ricongiunga con chi ho sempre amato, e con chi, d’ora in avanti, avrò il permesso di amare per sempre. Grazie di tutto, grazie della vita che mi avete donato.

Con amore, il vostro profeta.

 

Mi viene da ridere a ripensare a quella stupida lettera, mentre sento le tue braccia avvolgermi, e le tue labbra esplorare il mio collo.

Dio, da quanto tempo volevo provare questa sensazione.

Continui a ripetere di amarmi ,mentre ti chiamo in un sussurro.

Tu mi guardi, con quei tuoi occhi profondi, e io guardo al di sotto di noi.

Tokyo è piccola, vista da qui, lo sai?

Mi viene da sorridere, nel pensare che, proprio io che non credevo in una vita oltre alla morte, stò qui, abbracciato a te.

Magari, è solo il mio inconscio a creare questa situazione, magari è solo immaginazione…

Ma perché scoprirlo ora?

Ti guardo, allungando una mano ad accarezzarti il viso.

-Aishiteru, Daisuke.-

Ti sussurro, sorridendo.

Erano secoli che te lo volevo dire, e ora è il momento giusto.

Se non ora, quando?

Mi stringi forte a te, mentre ti sento tremare.

Qualcosa di fresco bagna la mia spalla, mentre inizio a ridere, accarezzandoti la schiena.

Piangi per questo, mio rosso?

Piangerai per l’eternità, quindi?

Ti guardo, prendendoti la mano, iniziando a camminare.

La notte si apre d’innanzi a noi, e le stelle si fanno più vicine.

Il mio sorriso si allarga, mentre mi sussurri quelle dolci parole.

-Insieme. Per sempre.-

Chissà se, proprio io che raccontavo di un amore distrutto, di un amore platonico, ora potrò essere felice, con te?

 

Per la prima volta, credo nell’amore. Grazie a te, mio Daisuke.

 

 

Trascorrono la primavera, l'estate, l'autunno e l'inverno
e diventa tardi, ma voglio tenerti per mano ancora una volta
trascorrono la primavera, l'estate, l'autunno e l'inverno
un giorno ci incontreremo, un giorno ci separeremo e poi ti reincontrer
o

[Undecided Dir en grey]

 

 

 

 

 

Salve a tutti.

Dopo molto tempo dal mio ultimo “scritto”, stasera mi è venuta l’ispirazione. E’ un lavoretto di un ora, niente di più, e non dico di esserne soddisfatta (penso che non ne sarò mai), ma per il momento, è quello che ho preferito. La DieXKyo non è mai stata la mia coppia preferita (vedo solo Kao con Die xD), ma per l’idea che avevo, loro erano i più indicati.

Che dire. L’ho scritta in un momento di una leggera tristezza, per motivi che non sto a raccontare, non vi interessano, lo so. Il titolo l’ho preso dalla strofa di una canzone, di cui non ricordo ne l’artista ne il titolo (dovrebbe essere “il tulipano nero” o qualcosa di simile) ma mi sembrava il più appropriato. La morte del sole è vista come la fine della giornata, ma metaforicamente può essere vista anche come la fine della vita. Tengo a precisare che non voglio la morte di nessuno di loro, eh xD ma non avendo mai provato a fare una storia dove moriva qualcuno, ho voluto provare. I Dir en grey sono la band che mi hanno cambiata, che mi stanno facendo diventare quella che sono. Grazie a loro, ho imparato ad esprimere le mie opinioni, ad esprimere la mia personalità, che probabilmente sarebbe rimasta sepolta. Ora come ora, la mia vita è perfetta così, sebbene le persone a cui voglio bene, sono lontane da me. Per questo, sebbene sia poco, ho deciso di scrivere questa fic per loro. So che non è un gran che, ma mi sono impegnata al massimo.

Prima di tutto, voglio ringraziare AintAfraidToDie e ApolloFan. Adoro le loro opere, e ho avuto il piacere di parlare (specialmente con ApolloFan) un paio di volte, e ne sono stata felice. Ho poco tempo di commentare le fic, ultimamente, ma voglio ringraziarle. Per un periodo, non avevo trovato più un motivo per cui scrivere, non avevo ispirazione. Ma poi, leggendo tutte le loro opere, ho ritrovato il senso di scrivere, ho ritrovato quella voglia che avevo perso, e per questo voglio ringraziarle davvero, sperando che continuino con i loro scritti, che tanto mi hanno commosso.

Per secondo, voglio ringraziare la Kiacchan. Ormai, è da un po’ che ci si conosce, e ci siamo viste sia alla Lucca che a Perugia *-* Sono stati due giorni indimenticabili e, sebbene negli ultimi tempi ci siamo un po’ “perse”, le voglio bene, perché ho trovato una persona davvero stupenda.

Per terzo, la mia Collega. Kyah, la mia collega di scleri xD, che mi sopporta tutte le volte che gli rompo le palle (sempre xD). Sebbene ci si sente solo da fine estate, e purtroppo non ci siamo ancora viste (cosa che accadrà presto èwé), gli voglio bene, mi sono affezzionata a lei *-* Dio, non vedo l’ora di incontrarti, sai già quanto ti strapazzerò >3<

E per ultima, ma non per meno importante, la mia aMMora. Lei l’ho voluta tenere per ultima. Ti voglio ringraziare, davvero. Grazie a te, sono cambiata, davvero tanto. Ci siamo viste solo due volte con anche la Kiacchan, ma già ti voglio un mondo di bene. Compagna di scleri, di confessioni, di segreti… ormai, ti conosco bene xD Lo sai quanto vorrei vederti, ora, dio se vorrei. Mi manchi davvero tanto Celly, davvero ç.ç Sai quanto sono felice che tu abbia trovato una persona speciale, e ancora penso quando all’inizio mi dicevi di lui e io “ma dai che andrà bene u.u” sembra che, per una volta, io abbia avuto ragione xD Ne sono felice, perché ti vedo… serena? con lui. Immagino che, quando me ne parli, ti brillino gli occhi, e lo sai che voglio conoscere questa persona che ti ha fatto tanto felice, per ringraziarla. Meriti tutto l’amore e la fortuna possibile, e spero che non ci allontaneremo, ormai sento di volerti davvero bene. Grazie per tutto quello che hai fatto per me, grazie davvero.

 

Bene, ora che la nota è venuta più lunga del racconto xD posso lasciarvi, ringraziando già se qualcuno la commenterà^^

Bie bie, un bacione e alla prossima <3

 

   
 
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