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Autore: Ila_JL    14/01/2016    4 recensioni
Sguardi carichi di sentimenti ed emozioni non espresse.
Questo è stato per me "The 100" fino ad adesso.
Così ho sentito l'esigenza di provare a interpretare tutto il rapporto Clarke-Lexa. O per lo meno i loro pensieri da quando si sono incontrate.
Dal testo:
Mi giro a guardare i terrestri che mi hanno accompagnata e vedo subito gli occhi del comandante trovare i miei. Ma non prima che io possa scorgere lo sguardo che stava rivolgendo a quelli che erano i corpi dei suoi soldati.
Ancora quello sguardo, quello stesso sguardo rivolto alla treccia di Ania. Rammarico? Dolore? Senso di colpa?
Non ho molto tempo per farmi queste domande, infatti lo sguardo che rivolge a me è ancora più determinato a scoprire se sto mentendo. Vorrei tanto saperlo anche io.
“Di qua” dico semplicemente.
Ti porto via da questa scena dolorosa per entrambe. Ci porto a scoprire cosa ne sarà di noi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1:
A lungo in un abisso
 

Ho creduto a me, ferma a una stazione,
vuota di allegria e piena di persone.
Vince chi rimane, io resto.
Clarke
Sto bluffando.
E quello che mi guida in questo bluff non è solo la speranza, ma è anche la disperazione.
“Se sbagli moriremo tutti” le parole di mia madre mi rimbombano nelle orecchie.
Ma non ho altra scelta. Buffo, non ho molte scelte da quando ho messo piede sulla terra, anzi, ripensandoci, non ne ho avute tante nemmeno sull'Arca. Ma sull'arca avevo anche poche ragioni per cui chiedere di scegliere, ora, invece, la motivazione è salvare la mia gente.
Quindi bluffo.
Cammino a testa alta per l'accampamento dei terrestri, cercando di guardarmi intorno il meno possibile, perché so per certo che quello che vedrò non mi infonderebbe coraggio. Avanzo il più velocemente possibile tra le tende, puntando a quella più grande e maestosa che suppongo essere quella del comandante. Nonostante i miei sforzi parecchi guerrieri entrano nel mio campo visivo. Alcuni fanno cenno ai vicini indicandomi, altri sollevano solo lo sguardo continuando ad affilare le loro armi. Nessuno mostra paura.
Io, invece, cerco di trattenere un brivido.
Sono quasi arrivata quando un guerriero terrestre mi si para davanti fermando il mio cammino. È enorme e quando inizia a parlare non posso che deglutire.
"Se solo la guardi nel modo sbagliato ti taglio la gola"
Non rispondo, ma nella testa cominciano ad affollarsi molte domande.
Chi sei, comandante? Come hai fatto a conquistarti questa fiducia spropositata dei tuoi uomini?
Non posso fare altro che scostare l'entrata della tenda e scoprirlo.
 
°°°
 
Lexa.
Sono pronta. Ho appena finito di prepararmi per la battaglia e di discutere delle strategie dell'attacco con i miei generali. Sono certa della nostra vittoria. Il popolo del cielo non è una minaccia troppo grande per noi. Anche se le loro armi da fuoco non sono da sottovalutare. Ma sono così pochi..
Un messaggero entra nella tenda, mi comunica che una ragazza del popolo del cielo ha chiesto udienza con me. Non posso dire di essere particolarmente sorpresa. Ho capito dagli altri due stranieri, soprattutto da Marcus, che cercano la pace a tutti i costi: non hanno sfruttato neanche la possibilità che ho lasciato loro di partire, in nome di una pace che sperano ancora di ottenere. Rimpiangeranno questa scelta. Tuttavia acconsento all'udienza e attendo la ragazza sedendomi sul trono, giocando con il mio pugnale.
Indra al mio fianco vigila attenta. Poco dopo sento la tenda scostarsi, facendo entrare dei raggi del sole che delineano una figura esile. So bene di chi si tratta, poteva essere solo lei. Così parlo per prima.
"Quindi tu sei quella che ha bruciato vivi trecento dei miei guerrieri migliori".
Secco, diretto. Non un esordio molto amichevole.
È così che mi hanno insegnato, è così che voglio essere.
Perché comunque non c'è bisogno di convenevoli qui, e lei lo sa bene.
"E tu sei quella che li ha mandati ad ucciderci".
Appunto.
Una parte di me è positivamente sorpresa da questa risposta. Sincera quanto efficace. Non ha cercato di negare o giustificarsi. Appoggio la punta del mio pugnale sul legno del trono.
"Hai una risposta per me, Clarke del popolo del cielo?"
La studio mentre prende un bel respiro, cercando di capire che tipo di persona è.
Sostiene lo sguardo.
"Vengo per farti un'offerta."
"Questo non è un negoziato." Rispondo secca senza lasciarle il tempo di continuare. No, non lo è. Abbiamo già dato un'opportunità al popolo del cielo, ma non è stata sfruttata.
"Lasciate che la uccida e che andiamo in fondo a questa storia" interviene Indra nella nostra lingua. Ma la zittisco alzando una mano. Neanche io credo che cambierò idea e presto attaccheremo il suo accampamento, quindi la sua morte non mi sconvolgerebbe, anzi. Ma sono curiosa di sapere cosa l’ha spinta ad attraversare il mio campo da sola, quale ultima speranza le è rimasta.
“So come farti vincere gli uomini della montagna” dice tutto d’un fiato, come se avesse paura di non avere un’altra occasione per dirlo, come se in qualche modo avesse compreso la frase di Indra, nonostante non conosca la nostra lingua.
Ma sortisce l’effetto desiderato.
“Continua” la sprono, mostrando meno interesse di quanto in realtà ne sto provando.
È così che mi hanno insegnato, è così che voglio essere.
“Molti dei tuoi uomini sono prigionieri dentro Mount Weater. Tenuti in gabbia. Il loro sangue viene usato come cura.”
Maledetti, penso.
“E tu come lo sai?”, dico.
“Anche molti dei miei sono prigionieri là, ero una di loro.” Mi risponde.
“Mente – la interrompe Indra -  nessuno scappa dalla montagna”
“Io l’ho fatto – le risponde Clarke, poi si gira verso di me e aggiunge – con Ania, abbiamo lottato insieme per fuggire.”
Quasi non sento neanche Indra che le risponde accusandola di nuovo. La mia mente per un attimo è interamente concentrata sul mio mentore, colei che mi ha addestrata e insegnato ad essere come sono.
Ania, che è morta senza che io sappia come, e senza che io abbia potuto evitarlo. Senza che abbia potuto dirle addio.
Clarke si mette una mano nella tasca con aria stizzita, come per rispondere alla nuova insinuazione del mio generale. Sembra non rendersi neanche conto di ciò che comporta questo suo gesto in un momento delicato come questo. Anche i miei guerrieri infatti stanno tirando fuori le armi. Si blocca immediatamente, capendo di essersi mossa in modo troppo brusco. Ma io non sono in allarme.
So poche cose di te, Clarke del popolo del cielo. Ma ora che sei davanti a me ho la certezza che non sei una ragazza stolta. Sei venuta qui contro ogni speranza, e hai saputo attirare la mia attenzione. Meglio di quanto mi aspettassi. Quindi so bene che non stai tirando fuori un’arma dalla giacca, perché morire tentando vanamente di uccidere me o qualcun altro in questa stanza non è una decisione saggia. Non  è una decisione che prenderesti tu.
Mi guarda negli occhi, non riesco a capire se per chiedermi il permesso o per farmi capire che non è una minaccia. Forse entrambe le cose. E io non posso fare altre che spostare lo sguardo sulla sua mano, che ricomincia a muovere, questa volta con un movimento più misurato. Quando la tira fuori dalla tasca e vedo cosa contiene, la mia solidità vacilla per un istante. I miei occhi, leggermente sgranati, rimangono incatenati alla ciocca di capelli che ora mi sta porgendo.
“Mi ha detto che eri il suo braccio destro, so che vorrai avere questa.” Dice avanzando.
Touchè. Avevo ragione a ritenerla intelligente, ora so anche che non la devo sottovalutare.
Perché io non posso fare altro che allungare la mano, afferrare i capelli del mio mentore e passarmeli tra le mani. Spero che lei interpreterà il mio atto come una verifica dell’autenticità di quello che mi ha portato. In realtà non ce n’è neanche il bisogno, li ho riconosciuti all’istante.
Infatti zittisco anche Indra, che prova a mettere in dubbio questa verità.
“Ania era il mio mentore, prima che fossi chiamata a guidare il mio popolo” a quanto pare sa già queste cose, ma sento l’esigenza di spiegarle anche io quale fosse il nostro legame, forse in qualche modo voglio farle capire l’importanza di questo suo gesto. Ma sospetto lo sappia già.
Per l’ennesima volta dalla maledetta battaglia con il popolo del cielo mi chiedo come sia morta la persona che mi è stata più vicina negli ultimi anni. E per la prima volta esprimo esattamente quello che sto pensando.
“È morta bene?” chiedo distogliendo lo sguardo dalla treccia, ma continuo a evitare quello dalla ragazza davanti a me, che invece mi sta ancora fissando.
“Si. Al mio fianco.” Afferma sicura. Io torno a rivolgerle il mio sguardo, cercando di capire fino a che punto può spingersi per ottenere questa tregua.
Non devi mentire Clarke, non su queste cose, non a me.
Lei sostiene il mio sguardo improvvisamente, e finalmente, tornato irremovibile. E aggiunge:
“Cercando di farti avere un messaggio”.
“Che messaggio.” Dico subito, ed è un ordine, non una domanda.
Devo chiudere fuori tutto ciò che sento in questo momento. Devo tornare al comando.
È così che mi hanno insegnato, è così che voglio essere.
È così che Ania mi ha insegnato ad essere.
“L’unico modo per salvare entrambi i nostri popoli è unirsi” dice tutto d’un fiato, cercando di imprimere la maggior decisione possibile in queste poche parole.
Ascolto Indra rinfacciarle di poter dire qualsiasi cosa, visto la situazione disperata in cui si trova.
Ma io ho deciso di non farmi coinvolgere da questi gesti. Se devo decidere qualcosa di importante voglio sapere esattamente come stanno le cose. E la ragazza del cielo non mi ha ancora detto nulla di decisivo.
“Sto ancora aspettando l’offerta Clarke” dico piatta.
“A Mount Weather trasformano i tuoi uomini in mietitori.” Sa che non mi sta dicendo niente di nuovo.
Gli uomini della montagna sono  una piaga per il nostro popolo. L’unica cosa che ancora non sono stata in grado di fermare.
“Io posso curarli” afferma decisa, troppo decisa.
“Impossibile” afferma Indra, prima di implorarmi nella nostra lingua di permetterle di ucciderla.
Io taccio. Tu continui.
“L’ho già fatto. Con Lincoln.”
Indra scatta si avvicina con la mano sul coltello: “Quel traditore. E’ il motivo per cui il mio villaggio è stato massacrato dal tuo popolo.”
Conosco Indra. Sta agendo così perché è ferita nel profondo da quanto successo al suo villaggio e ai suoi guerrieri. Ciò nonostante il comandante qui sono io.
Per la prima volta dall’inizio della conversazione mi alzo e le impongo di smetterla. Secca, brutale.
Lei continua a fissare con rabbia la ragazza, ma non può disobbedire a un ordine così diretto.
Clarke, nonostante sia visibilmente spaventata, non si muove di una virgola.
A che gioco stai giocando, ragazza del cielo? Ti presenti qui e fai una mossa giusta dopo l’altra. Hai la stoffa del leader, si vede, eppure non nascondi le tue emozioni, le tue paure. Chi sei, Clarke?
Mi avvicino studiando ogni sua minima reazione. Non può nascondersi a me. So giocare anche io.
“Puoi far tornare i mietitori degli uomini?”
“Si.” Dice annuendo, sempre con troppa decisione. Ti stai convincendo anche tu, Clarke?
“Provalo – dico semplicemente – fammi vedere Lincoln.”
Continuo a fissarla, e la sua sicurezza comincia a vacillare.
 
°°°

Clarke.
Ho desiderato questo momento da quando ho deciso di venire a parlare con il comandante dei terrestri. 
È quello che volevo ottenere, quello che dovevo ottenere.
Ciononostante non riesco ad esserne contenta. Troppe cose possono andare storte, ho cercato di essere il più convincente e sicura possibile, ma la realtà è che non ho la minima idea di come stiano andando le cose alla navicella.
Posso solo sperare, disperatamente, che mia madre sia riuscita a salvare Lincoln, altrimenti tutto ciò che sono riuscita ad ottenere sarà stato vano. Anzi, potrebbe peggiorare ancora di più la nostra situazione.
Cammino nel bosco seguita dai terrestri. Non mi giro a controllare che mi stiano seguendo, né che non mi attacchino mentre volto loro le spalle. Se il comandante mi avesse voluta morta non avrebbe dovuto fare altro che permettere al suo soldato di uccidermi. Le sue intenzioni erano ben chiare.
Il comandante.. Non avevo idea su come aspettarmela. Avevo sentito varie voci su di lei, mi era stato riferito il suo immenso desiderio di proteggere il suo popolo. Così potente da riuscire ad unire tutte i clan di terrestri e portare la pace. E per quello che ho potuto vedere io da quando ho messo piede sulla terra, i terrestri non sono le persone più disponibili e pacifiche del mondo.
Tuttavia, nonostante l’aurea di potere che emana, non riesco a fare a meno di pensare che sia solo una ragazza. Come me.
Il suo desiderio di proteggere i suoi uomini l’ha spinta a considerare la possibilità di un compromesso, che sembra assurdo. Proprio come ho fatto io.
Non so chi tu sia, comandante. Ti ostini a voler sembrare un grande leader, a nascondere tutto ciò che provi. Eppure ho visto il tuo sguardo mentre posavi gli occhi sulla treccia del tuo mentore.
Sei più di quello che dici di essere, più di quello che vuoi essere.
Ci avviciniamo alla navicella, che comincia ad intravedersi fra gli alberi. Forse avrò l’occasione di capire meglio il comandante. Se non mi ucciderà tra pochi istanti.
Entro nell’accampamento, il luogo che per un discreto tempo ho considerato casa. Il luogo che ho cercato di difendere a tutti i costi. E il prezzo della mia battaglia è ancora ben visibile tutt’intorno.
Scheletri carbonizzati sono sparsi in pezzi nella terra nera. Cerco di non guardare, ma quando arrivo davanti allo scivolo della navicella mi fermo, perché non sento più passi dietro di me. Vorrei portare tutta questa gente via da questa scena, prima che vedere in prima persona cosa ho fatto a trecento guerrieri terrestri faccia cambiare idea al comandante. Potrebbe uccidermi sul posto e non scoprirei mai se mia madre è riuscita a guarire Lincoln.
Mi giro a guardare i terrestri che mi hanno accompagnata e vedo subito gli occhi del comandante trovare i miei. Ma non prima che io possa scorgere lo sguardo che stava rivolgendo a quelli che erano i corpi dei suoi soldati.
Ancora quello sguardo, quello stesso sguardo rivolto alla treccia di Ania. Rammarico? Dolore? Senso di colpa?
Non ho molto tempo per farmi queste domande, infatti lo sguardo che rivolge a me è ancora più determinato a scoprire se sto mentendo. Vorrei tanto saperlo anche io.
“Di qua” dico semplicemente.
Ti porto via da questa scena dolorosa per entrambe. Ci porto a scoprire cosa ne sarà di noi.
 
°°°

Lexa
Distolgo lo sguardo dall’immagine di centinaia dei miei soldati morti così crudelmente. Trovo subito quello della ragazza del cielo, che mi sta già osservando.
Sei stata tu.
È l’unico pensiero che riesco a formulare.
Non so proprio cosa pensare di te. Vuoi la pace, ma hai ucciso trecento persone. Così indifesa all’apparenza, ma così forte. Sei soltanto spavalda, o davvero coraggiosa? Che peso ti porti dietro?
A conferma dei miei dubbi, la ragazza del cielo mi rivolge uno sguardo che fatico a comprendere. Comprensione e paura. Forse.
“Di qua” dice, e la seguo senza dire una parola.
Entriamo nella navicella e saliamo una scala a pioli.
Appena la botola si apre sento provenire dei singhiozzi. La prima immagine che vedo è il corpo di Lincoln, steso a terra e legato.  E palesemente morto.
Non riesco a trattenere un pensiero triste e rabbioso: un altro dei miei uomini è stato ucciso.
Cerco di concentrarmi sulla situazione, però. Qui si mette male per il popolo del cielo.
Ti guardo, Clarke, e la tua espressione conferma che la tua decisione era una maschera per convincere anche te stessa che il tuo piano poteva funzionare. Ma ti sbagliavi.
Anche Indra sbuca dalla botola. Non la fermerò questa volta, e lei lo sa. Ora comprendo perfettamente l’espressione di disperazione che si dipinge sul suo volto.
Vedo che come ultima speranza indica con lo sguardo a uno dei suoi amici una delle loro armi appoggiata sul pavimento, e lui allunga la sua mano per prenderla. Così come gli altri si avvicinano alle proprie.
Anche lei non vede una via d’uscita, allora. E per me è come un segnale.
Mi giro verso il mio generale e annuisco soltanto.
È lei ad urlare la vostra condanna a morte.
Tutti afferriamo le armi, tranne Clarke, ma situazione è temporaneamente in stallo.
Non avrò pietà, però. Il trucco della ragazza del cielo non ha funzionato, anche se il suo volto mi dimostra che ci ha creduto veramente.
Ora dovrò farli uccidere tutti, e poi tornare all’accampamento per la battaglia definitiva.
Mi concedo un ultimo sguardo verso Clarke, che mi guarda con occhi spalancati.
“Vi prego. Non è necessario farlo.”
Non si prega, Clarke. I veri comandanti non lo fanno. Bisogna accettare la morte, soprattutto se è una conseguenza delle proprie scelte.
Sono arrivati sui nostri territori, hanno ucciso trecento dei miei soldati. Addirittura un villaggio di donne, bambini e anziani è stato devastato. A me sembra proprio necessario. O per lo meno, così sembra al mio popolo, che vuole giustizia. E non sarò io a negargliela, specialmente dopo aver visto tutti i cadaveri là fuori.
“Hai mentito. Ed è scaduto il tempo” chiudo il discorso.
È sua madre la prima a muoversi, ma compie un gesto che mi lascia immobilizzata dallo stupore, e così i miei uomini. Rivolge l’arma di metallo che ha in mano contro Lincoln, e gliela conficca nel petto.
No, l’appoggia soltanto, e lui è colto da un improvviso sussulto, mentre dal bastone fuoriesce uno strano rumore elettrico e una luce.
“Fallo di nuovo” ordina Clarke, esterrefatta.
La donna esegue.
E Lincoln respira.
Non posso fare altro che guardarlo, mentre una ragazza del cielo si avvicina a lui sussurrando il suo nome.
Lui la guarda, e le risponde senza la minima traccia del mietitore che so per certo essere diventato.
Guardo Indra, ma è senza parole anche lei.
Ti guardo, Clarke, e ti giri verso di me.
Ripongo la mia spada, e tu annuisci.
Non serve altro. Con un cenno della testa precedo i miei uomini verso il nostro accampamento.
Ci sono tante cose di cui discutere. Non può essere tutto così semplice, sebbene so già che questa scena rimarrà impressa nella mia testa per molto tempo.
Mentre cammino per la foresta non trattengo il pensiero che prima non ho voluto far emergere per non essere disillusa nuovamente: c’è una speranza per tutti i miei uomini che credevo perduti.
Si deve scendere a compromessi, se la posta in gioco è la salvezza di molti.
So per certo che alcuni non saranno contenti, che dovrò convincerli. Ma dovrò andare fino in fondo a questa nuova speranza a cui ho appena iniziato a credere.
E’ così che sono.


Siamo nella mia tenda all’accampamento. La ragazza del cielo mi ha raggiunta poco dopo, una volta accertatasi delle condizioni di Lincoln.
Siamo intorno al tavolo su cui avevo programmato di uccidere a uno a uno tutto il suo popolo.
Invece mi ritrovo a dirle:
“La guarigione di Lincoln è stata…impressionante” affermo sincera, cercando le parole giuste.
“Nessuno era mai sopravvissuto a un simile destino” continuo, e non posso trattenere un sorriso pensando a quanti uomini potremo far tornare alle loro famiglie.
“In realtà non è complicato – precisa  – dobbiamo solo tenerli in vita finché la droga non sarà eliminata dal corpo, so di poter fare lo stesso per gli altri” afferma, ormai con totale sincerità.
Ed io non ho più motivo di non crederle, non dopo quello che ho visto con i miei occhi poco fa.
“Avrai la tua tregua” concedo.
Mi guardi e mi rispondi con gratitudine e ancora una volta non provi neanche a mascherare i tuoi sentimenti.
C’è ancora un problema però, ne ho discusso con i miei uomini mentre tornavamo all’accampamento. Tutto il sangue innocente sparso nel villaggio di Indra non può rimanere impunito. I miei guerrieri non lo permetterebbero.
Il massacro deve avere una conseguenza. Il sangue chiama altro sangue.
Ma sono riuscita ad ottenere un compromesso con loro, per permettere al suo popolo di sopravvivere e curare i nostri uomini.
“Voglio solo una cosa in cambio” ti comunico mantenendo lo sguardo.
Capisco che credi davvero di poter esaudire la mia richiesta.
“Dimmi”
“Portami quello che chiamate Finn. La tregua comincia con la sua morte.”
Dico senza smettere di guardare i suoi occhi.
E ancora una volta quello che ci vedo dentro è un sentimento che non prova neanche a celare, o ad attenuare.
È la disperazione.
 

 
 
 

NOTE.
Buonasera.
Non vorrei proprio annoiarvi con quello che sto per dire, ma sento il bisogno di spiegare alcune cose, anche per darvi un’idea dell’assurdità che sto facendo, e più o meno di chi sono. So già che mi impappinerò.
Mi capita spesso di scrivere, di solito sui libri. Ma su libri che leggo e rileggo più volte, quelli che quasi conosco a memoria e penso di potermi permettere di aggiungere qualcosa di mio, e lo faccio proprio per me di solito. Non penso di essere particolarmente brava, soprattutto perché parto da un’esigenza di un momento. Infatti devo confessare che è la prima volta che pubblico qualcosa su un telefilm.  Mi ha sorpreso non poco quando ho avuto bisogno di buttare giù qualcosa dopo aver visto il finale della seconda stagione.
Ho conosciuto “the 100” per puro caso, poco prima di Natale, e all’inizio pensavo anche che non mi piacesse molto, ma volevo sapere come sarebbe andata a finire. Ora della fine mi sono appassionata (anche perché essendo in pausa dagli esami ma ancora da sola fuori città guardavo circa 5 episodi al giorno, ma questi sono dettagli).
Così quando ho visto i titoli di coda dell’ultimo episodio ho sentito che mi mancava qualcosa.
Poi mentre guidavo una sera ho sentito una canzone alla radio, che mi ha colpito per le sue parole (ho cominciato anche a dubitare della mia integrità mentale). È quella che ho riportato all’inizio del capitolo, ma anche tutto il resto del testo è, a mio parere, inerente, quindi la utilizzerò all’inizio dei capitoli. (Sempre che non mi chiediate di non scrivere più, non si sa mai.)
Altra cosa che mi ha spinto a scrivere è stata la differenza con i libri, in cui, nella maggior parte dei casi, i pensieri almeno del protagonisti sono espressi. E penso che questo telefilm, invece, di pensieri inespressi e significati nascosti di sguardi e affermazioni sia pieno. Ed era questo che mi mancava.
Così canzone e esigenza mi hanno spinto a provare questa cosa.
Siccome però sono una novellina qui, se sbaglio qualcosa sui contenuti, critiche e suggerimenti sono molto benvenuti. Anche per lo stile e per insulti vari.
Precisazione: non voglio inventare una storia diversa da quella che ho visto. Questo è essenziale, perché ho cercato di sviscerare le scene descritte in modo da rimanere il più aderente possibile. Ho scritto scene dei prossimi capitoli che in realtà non ho visto, ma è stato per dare continuità ai pensieri e alle vicende. Non credo di essere molto brava, ma accetto suggerimenti o proposte! 
Ultima cosa sullo stile.
Sono stata a lungo indecisa se scrivere tutto come se le due protagoniste si parlassero, ma poi ho optato per  tenere per la maggior parte del tempo un distacco, e per usare la seconda persona nelle scene più cariche emotivamente. Non so se è chiaro, ma le mie capacità si stanno riducendo a vista d’occhio.
Ho finito con questo papiro. Ho scritto così tanto solo perché è il primo capitolo, prometto. (o ci provo, sono abbastanza logorroica, se non si fosse notato.)
Alla prossima, spero.
I.
  
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