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Autore: HarleyHearts    14/01/2016    1 recensioni
Lyla ha sempre avuto una vita normale, come tante sue coetanee ventitreenni.
Viveva con la madre e la sorellina minore, in una piccola casetta a schiera a Washington, e divideva le sue giornate tra l’Università e i migliori amici Rebekka e Robert. Andava tutto bene nella sua quotidiana monotonia.
Almeno, era così prima di incontrare in ospedale il nuovo medico pediatra Ciel O’Konnor; 27 anni di pure bellezza canadese, e un passato traumatico alle spalle.
Da quel giorno, da quel lieve sfioramento di mani, tutto è cambiato drasticamente.
L’esistenza di un mondo che credeva impossibile, una guerra sanguinosa che durava da decenni, creature straordinarie... persino Alpha; tutte cose che travolgeranno la sua vita, come un fiume in piena.
Prima storia della serie “Diversi, Simili ed Uguali”
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
Cioccolata calda

 

Il locale in cui la portò Ciel era davvero molto carino.

Era un baretto piccolo, dall’aria confortevole e retrò, con il bancone e buona parte del mobilio in legno scuro e con un discreto numero di posti a sedere.

A primo impatto, le era sembrato uno di quei posti aperti da così tanto tempo che neanche gli stessi proprietari sapessero dire con esattezza da quanto lo fossero; un po’ come vedeva spesso in alcuni film o serie TV su Netflix.

Vennero accolti da una giovane cameriera bruna che, con un ampio e cordiale sorriso sulle labbra scure, li invitò a sedersi in uno dei tavolini rotondi ancora disponibili. Una volta accomodatisi, la ragazza diede loro un paio di sottili menù plastificati per scegliere le proprie ordinazioni, e si allontanò lasciandoli finalmente soli.

C’era l’imbarazzo della scelta, e Lyla non aveva la più che pallida idea di cosa prendere. Di una cosa era certa: voleva qualcosa di super zuccherato, per tirarsi su dopo quello che le era successo poco prima. Non le era mai successo in vent’anni di vita di avere uno svenimento, o anche solo un incidente simile, prima di allora. Non sapeva come spiegarselo, razionalmente.

La sera prima stava benissimo, e solo poche ore dopo si era sentita male. Che fosse stato davvero un calo di pressione, così improvviso?

Anche se le sembrava a dir poco assurdo, quella era la spiegazione più plausibile che riusciva a darsi.

Dopotutto quello che le era successo era una cosa normalissima. Poteva tranquillamente accadere a chiunque. Non aveva ragioni di stare a preoccuparsi ulteriormente.

Lyla alzò appena gli occhi dal menù, per osservare la figura dell’uomo seduto davanti a lei.

Ciel O’Konnor stava facendo scorrere veloce lo sguardo sulle parole stampate, e aveva un’aria alquanto assorta. Fin troppo, quasi.

Per pochi secondi, la ragazza pensò che stesse persino facendo finta di essere così concentrato, ma cacciò via quel pensiero quasi subito. Il corvino non aveva ragioni di fare una cosa del genere; almeno così Lyla credeva.

Non poteva di certo immaginare che il pediatra, seduto davanti a lei con quell’aria così rigida e composta, stesse morendo dentro per l’agitazione.

- Te cosa prendi? -

- Come, scusa? -

Ciel parve cadere dalle nuvole, dopo la domanda della ragazza.

- Te cosa prendi? - scandì nuovamente Lyla, alzando appena il menù - C’è così tanta scelta, che non so davvero cosa scegliere. Volevo sapere se te avevi già scelto qualcosa - ridacchiò, appena.

Per quanto stupido, alla ragazza era sembrato un buon modo per rompere il ghiaccio ed iniziare un discorso. Un buon punto di inizio, ecco.

Dall’altra parte, Ciel parve un attimo riprendersi e sciogliersi un poco. Appoggiò la lista plastificata sul tavolino, e si sporse appena in avanti con il busto, cogliendo impreparata la ragazza. Non aspettandosi di ritrovare il viso del dottore così vicino al proprio, Lyla sentì le gote colorarsi.

- Pensavo di prendere una cioccolata calda. Qua ne fanno di davvero buone, e sono parecchio conosciuti nella zona proprio per questo - disse, indicandole con un dito le lettere stampate che riportavano il nome della bevanda - Se posso permettermi di consigliarti qualcosa, e ti piacciono le cioccolate calde, ti direi di provarne assolutamente una delle loro. Non te ne pentirai, credimi -

Lyla annuì un paio di volte, prima di distogliere lo sguardo da Ciel abbassando il capo.

- Vieni qua spesso? -

- Abbastanza - rispose lui - Di solito ci vengo nel mio giorno libero, o nei week-end quando ne ho il tempo, ma non mancano le piacevoli eccezioni come questa -  

Le guance della ragazza si colorano di un leggero rosa. Il dottore, alla fine, non le aveva detto niente di esagerato, ma l’ultima parte della frase l’aveva fatta sentire… speciale. Era sciocco, se ne rendeva conto. Anche perché con molte probabilità lei non c’entrava niente in quel discorso.

 

- Come va, adesso? -

Lyla alzò gli occhi dalla tazza di ceramica fumante, dopo averla riposta di nuovo sul tavolino.

- Molto meglio, grazie - rispose, con un piccolo sulle labbra - Avevo proprio bisogno di qualcosa di zuccherato da bere, e questa cioccolata è fantastica -

- Te l’avevo detto, no? Una delle migliori in circolazioni - disse, con una lieve nota soddisfatta nella voce.

- Già - abbassò un secondo lo sguardo, alla ricerca di qualcosa da dire - Di solito andavo in un posticino vicino alla mia Università, per bere una buona cioccolata, ma non ha niente a che vedere con questa -

- Che cosa studi? - le domandò, curioso.

- Storia dell’Arte. Sono all’ultimo anno -

Ciel parve rimanere leggermente sorpreso, una volta saputo il suo indirizzo di studi.

- Deve essere interessante - commentò - E dopo che cosa ti piacerebbe fare? -

La corvina aspettò un po’ prima di rispondere. Non era nuova a domande del genere. Ogni volta che qualcuno scopriva il suo indirizzo, da parte sua o di altri era irrilevante, saltava sempre fuori quella domanda.

“Che cosa vuoi fare dopo?”

Alcuni glielo chiedevano per mera curiosità, altri invece per giudicarla e cercare di farle capire che quello “non l’avrebbe mai portata ad avere un lavoro come si deve o un futuro garantito”. Le cene con i colleghi di sua madre le avevano insegnato tanto.

Era lieta però di leggere semplice curiosità negli occhi chiari del dottore seduto davanti a lei. Nessuna aria di superiorità, perplessità o voglia di giudicarla. Solo semplice e spontanea curiosità.

Fu questo a convincerla e a spingerla a rispondergli sincera.

- Mi piacerebbe insegnare, dopo. Magari in una scuola media, o un liceo - gli rivelò, non poco imbarazzata.

Non parlava molto spesso di quello che avrebbe voluto fare nella sua vita con leggerezza. Tendeva sempre a rimanere un passo indietro, dando risposte vaghe o inventandosi persino di non saperlo.

Ma con Ciel O’Konnor… una piccola parte di lei sentiva che era diverso.

- Davvero? - chiese - Gli adolescenti sanno essere dei veri sciacalli. Io non avrei mai il coraggio di andare ad insegnare qualcosa, anche solo ad un paio di loro. Avrei il terrore di finire sbranato vivo da un momento all’altro -

Lyla ridacchiò divertita, coprendosi la bocca con una mano.

- Vero, possono essere tremendi, ma non così tanto. Se tu fossi un loro docente, dubito fortemente che ti torcerebbero anche solo un capello -

Uno come lui come professore sarebbe stato il sogno proibito di chiunque. Non solo aveva una bella presenza, ma aveva un modo di porsi e parlare che riusciva ad incantare chi lo ascoltava. Per un professore del genere, Lyla avrebbe venduto un rene.

- Dici? - inarcò un sopracciglio.

- Dico dico - ridacchiò ancora lei - Hai un buon modo di porti, e parlare. Saresti il sogno di qualsiasi studente -

- Persino il tuo? -

Il cuore della ragazza accelerò di colpo.

- Mh. Potrebbe essere, ma dipende molto da che materia andresti ad insegnare - rispose, riuscendo a mantenere il controllo per miracolo - Se ti avessi avuto come professore di fisica, molto probabilmente ti avrei visto come una manna dal cielo. Quello che avevo al liceo era una vera carogna, e riusciva a farti odiare qualsiasi cosa -

- Ti capisco alla perfezione. Io ne avevo uno così per storia. Per tutti e cinque gli anni è stato il mio incubo peggiore, e pure dopo. Alle volte mi capita di risognarlo, mentre mi urla contro con quella sua voce gracchiante “O’KONNOR TI METTO F!”. Ho i brividi solo al pensiero -

- I professori così sono un fattore comune di tutti gli studenti del mondo - ragionò ad alta voce lei, rigirandosi la tazza di ceramica tra le dita - Ed è questo il vero peccato, secondo me. Tantissimi studenti si ritrovano a odiare materie in cui, con molte probabilità se avessero avuto docenti diversi, non lo avrebbero mai fatto. I lavori come questo ti danno l’opportunità di trasmettere la propria passione ai più giovani, e di far comprendere loro quanto certe cose nel nostro mondo possano essere… meravigliose -

Ciel ascoltò le parole della ragazza con estrema attenzione, e gli occhi che brillavano d’ammirazione. L’evidente passione che aveva messo in quel discorso era tangibile.

Gli era più chiaro ora perché la ragazza volesse fare un lavoro del genere, nel suo futuro. Voleva trasmettere le stesse emozioni che provava per quella materia, a classi intere di adolescenti.

Un obiettivo tanto ammirevole, quanto difficile da raggiungere. Specialmente se ci si voleva rivolgere ad un pubblico di giovanissimi.

- Secondo me diventerai una professoressa fantastica - le disse d’istinto, sincero - Ci sarebbe bisogno di più gente come te in giro -

Lyla arrossì violentemente, e sentì il cuore batterle nel petto con maggiore intensità.

- G-grazie - balbettò, evitando di guardarlo dritto negli occhi per quanto era nervosa.

Nessuno, prima d’allora, le aveva mai detto una cosa del genere, e l’effetto delle sue parole era stato devastante per il suo corpo. Era così emozionata, che non riusciva più a trovare delle parole adatte da usare e non sapeva che rispondergli oltre a quel semplicissimo “grazie”.

Fortunatamente ci pensò Ciel a riequilibra la situazione, e senza nemmeno rendersene conto, presero a parlare con leggerezza come due amici di vecchia data.

 

 

Uscirono dal bar quasi un’ora e mezza dopo, ridendo e chiacchierando allegri. Il corvino fu così gentile da riaccompagnarla fino alla porta di casa sua, non sentendosela affatto di farle percorrere tutta quella strada completamente da sola.

Arrivati a destinazione, il dottore aspettò un po’ prima di andarsene e, con entrambe le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni e lo sguardò rivoltò altrove per l’imbarazzo, disse - Sono stato davvero bene con te, Lyla -

- Anch’io - disse lei, emozionata quasi quanto lui.

- Sarebbe bello… rifarlo, qualche volta -

Ciel aveva assunto un’aria parecchio impacciata, così tanto da far sorridere spontaneamente la ragazza. Le sembrava un ragazzo troppo irreale per essere vero.

- Già. Lo penso pure io -

Quello fu il turno del cuore del giovane dottore di perdere un battito, per l’emozione.

Lyla lo salutò con un timido saluto, prima di salire le scale ed entrare in casa. Dopo che scomparve dietro la porta, Ciel rimase ancora qualche secondo lì fuori, con la mano tesa in aria e un ampio sorriso ad illuminargli il viso. Poi, si rimise le mani in tasca e se andò.

 

 

Il giorno dopo in Università, Lyla raccontò tutto per filo e per segno ai suoi due migliori amici.

- Non ci posso credere - commentò sorpresa Rebekka, prima di prendere un lungo sorso del suo cappuccino.

- Hai capito la nostra Lyluccia! Te la fai con il dottore, e non ci dici niente -

- Ma se ve l’ho appena detto, Rob. Ed io me la faccio con nessuno, per la cronaca. Siamo andati solo a prendere una cioccolata insieme, e poi mi ha accompagnata a casa - ci tenne a chiarire la corvina, giocherellando con il coperchio di plastica del proprio caffè d’asporto.

- Queste sono cose che vanno dette subito, non appena accadono. Non di certo il mattino del giorno dopo, nella caffetteria della scuola - borbottò, con fare offeso lui.

- Sono pienamente d’accordo con Rob - rincarò la dose Beki, annuendo con la testa e prendendo un nuovo sorso di caffeina - A quando il prossimo appuntamento? -

- Ah, questo non lo so. Non abbiamo fissato niente, e per quel che ne posso sapere potrebbe anche non esserci mai una seconda uscita -

- Ma come? - domandò il ragazzo, evidentemente confuso - Da quello che ci hai raccontato il dottore è ben intenzionato a voler uscire con te ancora, e te pure. Da dove vengono tutti questi dubbi? -

Lyla impiegò un po’ per rispondere.

- Non lo so, ragazzi - sospirò, poi - È che è troppo bello per essere vero. Un uomo bellissimo, medico, super divertente e simpatico, interessato a me. Ci deve essere per forza la fregatura; c’è sempre, dai -

In ventitré anni ne aveva viste davvero di tutti i colori, e specialmente da quando aveva iniziato l’Università. Lei, Robert e Bekka avevano fatto una bella collezione tra casi umani e relazioni disastrose. Alla faccia degli album di figurine.

- Non essere sempre così negativa, tesoro - la ripresa la bella texana - Non stare a crearti problemi persino dove non ci sono. Sei una ragazza fantastica, e ti meriti una persona fantastica al tuo fianco. Magari è tutto così bello, proprio perché non ci sono fregature -

- Do ragione al cinquanta percento a Beki - intervenne il ragazzo.

- Persino il cinquanta? Sono sorpresa - commentò lei, ricevendo un’occhiataccia da parte del castano.

- Sul fatto che ci possano essere o meno delle gabole dietro l’angolo, non lo possiamo sapere con sicurezza. Però non devi essere così negativa, specialmente ora. Vivi questa esperienza con serenità. Conta che te lo sta dicendo uno che è negativo per natura -

- Vero. Lo sappiamo tutti quanto posso essere negativo il nostro Robby - lo interruppe ancora la bionda, dandogli un lieve pizzicotto giocoso sul braccio.

- Ehi! Mi hai fatto male, disgraziata - si lamentò, massaggiandosi la parte offesa.

Lyla e Rebekka scoppiarono a ridere divertite.

Forse i suoi amici avevano ragione. Non doveva stare a farsi problemi inutili, e tantomeno non doveva crearseli lei dal nulla.

Forse, per una volta, il Destino aveva deciso di premiarla mettendole sulla propria strada una persona come Ciel.

 

Finite le lezioni verso l’ora di pranzo, i tre uscirono dall’edificio scolastico con un’aria a dir poco distrutta.

- Rebekka, sei dei nostri? Io e Lyla volevamo andare a mangiare qualcosa al volo al giappo di cui vi avevo parlato -

- Quello con il cameriere che ti piace? - domandò la ragazza, per avere una conferma.

- Esattamente - rispose, dandole una gomitata complice insieme ad un occhiolino malizioso - Vieni con noi? -

L’espressione desolata della bionda valeva più di mille parole.

- Lo vorrei tantissimo, ma devo andare da mia nonna. Le devo dare una mano in negozio - sospirò, triste - Sarà per la prossima volta -

- Mangeremo una ciotola di cirashi anche per te, amica - le promise lui.

- Grazie - si finse commossa la bionda - Ci sentiamo dopo, ragazzi - li salutò, andando verso la metro vicina.

- A dopo, Beki -

Lyla e Robert salutarono ancora una volta l’amica bionda, prima di incamminarsi verso il ristorante lì vicino. Una bella abbuffata di cibo, dopo una giornata scolastica davvero stancante, era quello di cui i due ragazzi avevano proprio bisogno.

 

 

 

 

ANGOLO DELLA MENTE MALATA:

Eeeeeeeee, siamo qui. Alla fine del quarto capitolo completamente revisionato, yey!

Chiedo perdono per averci impiegato così tanto tempo per farlo uscire ;-; perdonatemi.

Sono una brutta persona ;-;

Devo dire che sono molto soddisfatta di come sia uscito. Rispetto alla “vecchia versione” penso che il miglioramento sia parecchio evidente XD Voi quale versione preferite?

Se volete, lasciatemi un commentino per farmi sapere cosa ne pensate.

Io vi porgo i miei omaggi

HH

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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