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Autore: AlexTheOgre    15/01/2016    0 recensioni
Nella vita non mi è mai mancato nulla, mi sono sempre mostrata una ragazza solare e gentile, anche se sotto sotto ero un po’ annoiata. Ero circondata da amici e persone che speravano solo il mio bene, ma poi non fu più così. Solitamente gli stessi errori non si fanno due volte, e se non ne hai mai commessi, tendi proprio ad evitarli, sempre se avrai una seconda possibilità. Io l’ho avuta, mi è stata regalata una seconda vita dove ho sbagliato tutto.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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«La scuola di magia, devo iniziare dalle basi!» gli ho risposto così, ma ora me ne pento! Quel ragazzo gentile di cui non conosco nemmeno il nome mi ha accompagnato al teletrasporto della città, un gigantesco portale tutto viola e sono finita nel cortile senz’erba di quest’edificio interamente bianco. Ovunque io mi giri c’è gente che si allena, che urla ordini o che si benda delle ferite. E questa dovrebbe essere una scuola?! Voglio scappare! «Ehi tu!» urla una voce possente dietro di me, mi giro lentamente, ho paura di chi potrei trovar dietro di me «perché sei ferma?!» un uomo alto, con una divisa blu piena di stelle con la schiena eretta mi guarda dall’alto al basso «Sei nuova?» «Sì» mi indica un gruppo di persone «Là, muoviti!» Mi dirigo nel punto da lui indicato e mi aggrego ad un gruppo di una decina di persone. Sembrano tutti più grandi di me, tranne quattro o cinque ed uno che sembra ancor più piccolo. C’è solo una ragazza. Ha il terrore sul volto, così decido di avvicinarmi «Tutto bene?» «Non molto» fa lei spostando il suo sguardo su di me. Ha i capelli bruni con dei boccoli che le ricadono sulle spalle e gli occhi grigi. «C’è qualcosa che non va?» «Hai visto come trattano quei poveretti là giù? Prima erano con noi in questo gruppo, ma poi sono stata chiamati e si son divisi ed ora guarda…» dietro il muro di un altro edificio, identico a quello centrale ma più piccolo, ci sono tre guardie e cinque o sei persone accovacciate a terra. Quelle guardie armate di frusta urlano qualcosa a quei poveretti. Quando una sola di loro utilizza l’arma, il rumore si diffonde per tutto il cortile assieme alle grida di terrore. È una pazzia. Nello stesso momento arriva un altro uomo in blu e fa un cenno con la mano di seguirlo. Altre cinque persone si staccano dal gruppo che ora è dimezzato. La ragazza affianco a me si porta le mani alla testa e chiude gli occhi in un espressione di paura «Tranquilla, è solo un gioco» «No, il dolore è reale» «Ci sono solo delle piccole scosse, nulla di cui doversi preoccupare» cerco di consolarla, ma senza molto successo «Sì, se subisci colpi da nulla. Altrimenti…» si rabbuia e poi torna a fissarmi «Da dove vieni?» «Dalla città del Nord» «Ecco perché, lì lasciano sempre le cose a metà. Io vengo dalla città dell’Ovest, o meglio, prima venivo dalla città dell’Ovest. Sai, io ho già giocato a questo gioco, sono già morta una volta ma ti prego non dirlo in giro, nessuno lo deve sapere o la mia reputazione calerà tanto da rischiare di morire di nuovo. Comunque so come si gioca, ma non ero mai stata qui… chiunque descrive questo luogo come un posto fantastico, ma hanno tutti subito un lavaggio del cervello, questo è un inferno!» arriva un’altra guardia, sente le sue parole e la prende per i capelli mentre alza una mano con un altro cenno. Seguo la guardia e tengo la mano alla mia amica cercando di non essere vista. Il posto si è liberato e veniamo sbattuti noi in quel vicolo. Ci fanno sedere e ci scrivono qualcosa sulla mano: un numero, 1042. Sono la 1042°? «Da oggi questi saranno i vostri nuovi nomi. Se combinate qualcosa dovrete rispondere a quel nome ma» fa scoccare la frusta «non penso vi convenga» dice con un ghigno. Ci parlano delle varie regole da seguire, degli orari obbligatori e delle conseguenze delle nostre azioni. Ogni volta che terminiamo un argomento ci frustano a tal punto che, uno di noi si è alzato per protestare dicendo che non ha pagato così tanto per ricevere questo trattamento. «È così che vanno le cose qui, non saresti dovuto venire» gli risponde la guardia seccata «Allora me ne vado!» altre due guardie lo prendono dalle braccia alzandolo da terra e lo trasportano altrove mentre lui si dimena «L’unico modo per andarsene è morire» Qualcuno si copre gli occhi per non nascondere le lacrime, visto che piangere è contro il regolamento, mentre altri si stringono la testa tra la mani. Io mi tappo la bocca per non urlare contro le guardie, per poi far solo la stessa fine di quel poveretto. Terminato l’intero regolamento ci lasciano andare in una stanza con lunghi tavoli di legno così bassi da far si che il terreno brullo ci funga da sedia. «Myla» mi dice la ragazza «Mi chiamo Myla» sfodera un sorriso che mi sembra impossibile a giudicare dal contesto in cui siamo. «Alex» «Bene, Alex, da dove vieni? i-intendo la tua vera città» Da quello incominciamo a parlare senza interromperci un attimo, scopro che abita a neanche cinque chilometri da me. Ha due anni di più e vuole rientrare in un clan dove ha lasciato gli amici, mi ha invitata ad unirmi a loro, ma non mi sento ancora pronta quindi per il momento ho deciso di rifiutare. Quando stava per parlarmi dei suoi amici una guardia irrompe nella sala ed urla «Prendete un arma e andate fuori, subito!» Ubbidiamo come animali al macello che hanno una sola strada in cui sfociare e che non possono interrompere il flusso, così da esser costretti a proseguire anche forzatamente. Estraggo una spada di legno da un barile e con una spinta, dopo aver segnato il nostro numero su un registro ci buttano in mezzo ad un massacro di massa. «Chi rimane in piedi vince!» si limita ad urlare la guardia mentre io varco la soglia di quello che mi sembra il vero inferno ma che so che non è.
   
 
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