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Autore: beornotobe    15/01/2016    1 recensioni
PROLOGO
Una ragazza.
Un viaggio studio.
Un ragazzo.
Una compagnia.
Un'organizzazione.
Un pericolo.
New York corre dei rischi.
La parola chiave è ...
ASDAR.
Periferia.
Edifici nascosti.
Quartier generale.
ATTENZIONE.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Continuammo a seguirli per un bel po', a un certo punto inaspettatamente rallentarono e noi gli fummo addosso. Il tubo che avvolgeva il quadro sporgeva dallo zaino di uno dei 5, che ai piedi aveva delle Dr. Martens. "Ma come si fa a correre con certe scarpe!", pensai. Accellerai un altro po', anche se la mia amica continuava a implorarmi di rallentare, ma io volevo arrivare sufficientemente vicino da afferrare il quadro e scappar via. Ne afferrai la punta e lo stavo quasi tirando via completamente, quando sentii uno dei ragazzi afferrarmi dalla vita e un forte dolore alla nuca. Le ultime cose che vidi furono il cielo e Sarah che giaceva sul pavimento accanto a me nelle mie medesime condizioni. Poi più niente, il buio. Dopo un tempo che mi parve interminabile ripresi a vederci qualcosa, ma tutto appannato. La prima cosa che misi a fuoco furono due occhi scuri sopra di me, che mi fissavano attentamente. "Questa è la ragazza che ha tentato di sabotare la missione?", sentii una voce in lontananza. Il ragazzo chinato sopra di me rispose di si, annuendo col capo. Si accorse che avevo aperto gli occhi e sorrise, ma in quel sorriso non c'era niente di buono. Girai la testa da entrambi i lati, ma della mia amica non c'era traccia. "La portiamo dove abbiamo portato anche l'altra?", fece una voce da ragazzino. "No, lei la terremo nei sotterranei. Ha l'aria di essere un tipo irrequieto.", disse sempre il ragazzo sopra di me. Capivo tutto, ma non avevo il coraggio di parlare. Dove mi avrebbero portato? Poco dopo un ragazzo biondo con i capelli spettinati mi mise uno straccio in bocca e una benda sugli occhi. Poi mi legó le mani, l'una all'altra, con un filo che sembrava spinoso, e prese a trascinarmi dai piedi. Cercavo di urlare, di chiedere dove mi stesse portando, ma tutto quello che usciva dalla mia bocca erano solo dei suoni confusi nei quali non si distingueva una sola parola, inoltre lo straccio messomi in bocca scivolava sempre di più all'interno e non potevo muovere le mani per togliermelo, mi sarei graffiata i polsi e avrei perso sangue. Non volendo aggiungere un altro problema alla mia condizione attuale, stetti in silenzio e mi abbandonai alla mia sorte. Dopo chissà quanto tempo il ragazzo si fermó e di conseguenza smise di trascinarmi. Non vedevo nessuna luce attraverso la benda verde che avevo sugli occhi, solo buio. "Sono i sotterranei", pensai allarmata, ricordando le parole del ragazzo dagli occhi scuri. Sentii che mi lasciava le caviglie e che chiudeva una porta a chiave. "Mio Dio dove sono finita?", fece la mia mente. Gridai, sperando di raggiungere l'orecchio di qualcuno. Avevo le mani imprigionate da quel filo, mi risultava impossibile liberarmi così da sciogliere la benda sugli occhi. Mi erano stati tolti gli occhiali, non avrei comunque visto niente, ma l'idea di passare tutta la notte nell'oscurità con qualche rumore sinistro proveniente di tanto in tanto da chissà dove, non mi entusiasmava affatto. Lo straccio affondava sempre di più verso la gola, cercavo di trattenerlo coi denti per impedirgli di scendere, ma qualsiasi movimento della mandibola lo faceva scivolare ancora di più mettendomi in uno stato di totale agitazione. Dopo qualche minuto mi arresi, sarei dovuta stare lì per sempre. Le lacrime cominciarono a sgorgare e bagnarono tutta la benda verde, che adesso era ancora più fastidiosa, si attaccava alla pelle e non potevo scostarmela. Nella disperazione alla fine mi addormentai, almeno così non avrei sentito dolori o rumori per le ore seguenti. Mi sveglió uno schiaffo sulla guancia, nè troppo forte nè troppo debole, ugualmente doloroso. Lo straccio in bocca mi venne sfilato, respirai di nuovo a pieni polmoni. "Po...potresti togliermi anche la benda?", domandai esitante. Erano le prime parole che dicevo dopo ore. "No", non esitó a rispondere una voce sottile, ma allo stesso tempo profonda. "Perché?", chiesi. "Perché no.", fece il ragazzo. "Chi sei?", domandai ancora. "Non ti è dato saperlo", rispose lui, poggiando qualcosa per terra e liberandomi le mani. "Grazie", mormorai. "Perché sei qui?", aggiunsi. "Ti ho portato da mangiare", affermó lui. Sentivo il suo respiro a pochi centimetri da me. Avevo la sensazione fosse molto vicino. Allungai una mano e trovai una ciotola con del pane. Tastai il pavimento accanto: c'era anche un bicchiere d'acqua. Addentai il panino, avevo fame. Dopo un po' mi rilegó le mani e io lo maledissi mentalmente. "Quando potrò andarmene da qua?", chiesi poi. "Quando avremo eseguito tutti gli accertamenti. Non è detto che andrai via, ci potrà essere qualcosa che ci trattenga dal lasciarti andare, sono quasi sicuro che la troveremo" sogghignó lui. Dette queste parole lo sentì alzarsi dal pavimento. "Dove vai?", feci. Tacque e sentii i suoi passi allontanarsi e chiudere nuovamente la porta. Aveva lasciato nell'aria un profumo a me noto, lo avevo sentito qualche giorno prima nella profumeria più famosa di Los Angeles. Si trattava della nuova fragranza di Dior, era davvero buona. "Non hai tempo per pensare a queste cose, Julia", mi riportó al giusto la mia mente e tornai a mangiare il mio panino chiedendomi quando mai sarei uscita da lì e dove effettivamente fossi finita. Volevo solo riprendere un quadro...
  
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