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Autore: beornotobe    13/01/2016    1 recensioni
PROLOGO
Una ragazza.
Un viaggio studio.
Un ragazzo.
Una compagnia.
Un'organizzazione.
Un pericolo.
New York corre dei rischi.
La parola chiave è ...
ASDAR.
Periferia.
Edifici nascosti.
Quartier generale.
ATTENZIONE.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ci incontrammo tutti nella Hall dell'Hotel e, con la prof all'inizio del gruppo, uscimmo dal portone. Per raggiungere il museo avremmo benissimo potuto prendere la metropolitana, ma la professoressa fu categorica. Quel giorno avremmo camminato. "Bisogna ammirare la bellezza del paesaggio", disse la Norton. Che paesaggio ci fosse oltre a una lunga strada piena di smog e grattacieli non l'ho mai capito. Ci incamminammo per la Adinson Avenue, io con Sarah e Irish al fianco. Per arrivare ci vollero ben 36 minuti di cammino. Si, so l'ora esatta perché Sarah li cronometró, dicendo: "1", "2", "3", ad ogni minuto che passava. Arrivammo lì alle 2 del pomeriggio, entrammo dalla porta principale e cominciammo la visita seguiti da un accompagnatore. Era piuttosto interessante, ma i miei compagni parlavano in continuazione e non riuscivo a sentire nulla... Dettagli poco importanti. Se non fosse che si trattava di New York, e non sapevo dopo quanto tempo ci sarei tornata... Così acquistai un'audioguida e ascoltai autonomamente le spiegazione inerenti ai vari quadri. Lo stesso fece Sarah. "Te la pago io, dai, ho il resto", dissi io, accompagnandola alla cassa. "No, ma che dici! Pago io.", rispose lei, irritata come sempre. "Ma se mi offro perché rifiuti!", feci io, con un tono un tantino sopraelevato. "Perché è roba tua e non voglio che tu la spenda.", mi intimó lei. Cedetti. Contraddire Sarah era ed è sempre stato impossibile... Comprata l'audioguida ritornammo al punto dove si era fermata la comitiva, ovvero davanti al primo quadro della famosa collezione. Presi ad ascoltare la spiegazione tutta interessata, ma si rivelò ben presto una vera noia. Più che una spiegazione del quadro, la guida si rivelava solo un ammasso di inutili date. "Che noia" fece Sarah, alzando gli occhi. "Hai proprio ragione", feci io, togliendomi le cuffie e mettendole intorno al collo. "Smiths, Anderson, perché vi siete allontanate?".. Sentimmo la voce della Norton e ci girammo all'unisono. "Abbiamo preso l'audioguida e la stavamo consultando, prof. I quadri sono in ordine diversa", risposi io, indicandole l'apparecchio rivelatosi inutile appeso al mio collo. "Ottima pensata, ragazze", ci strizzó l'occhio la prof. "Se lo dice lei", risposi io. Avrei voluto dirle che la guida elettronica era ugualmente una fregatura, ma non volevo rovinare il suo pensiero. Dopo un po' ci rimettemmo al fianco dei nostri compagni, che, al posto di ascoltare, parlavano, scattavano foto e si facevano selfie senza alcun rispetto per quella visita che tutto si stava rivelando tranne che istruttiva. A noi un po' dispiaceva, volevamo seriamente interessarci a quella roba, ma lasciammo correre, e ci unimmo anche noi, facendo baldoria e ignorando i ripetuti tentativi da parte della guida di zittirci. Arrivammo al quadro più famoso del museo, il pezzo grosso della collezione, quello per cui i turisti di tutto il mondo giungevano in quel museo, la "Ragazza con Velo" di Jan Veermer. Lo avevo visto sui libri di storia dell'arte, ricordavo ancora la spiegazione che ci aveva fatto la professoressa della medie, la Lands una tipa tutta stravagante che teneva molto alla sua materia. Peccato solo non la studiasse quasi nessuno. "Il quadro che ci spiegó quella", disse Sarah. "La Lands?", chiesi io. "Si, mi è rimasta impressa la spiegazione" fece lei. "Ah, già, tu studiavi storia dell'arte!", risi io. Io in tre anni di medie non avevo mai aperto libro, tuttavia quel quadro con la relativa spiegazione erano rimasti impressi anche a me. "Bugia, non sempre!", replicó lei, scuotendo la testa. "La ragazza dipinta da Veermer risale al periodo medioevale ed è simbolo di sensibilità, ma allo stesso tempo di fermezza, di volontà, come del resto deve essere una ragazza proveniente da una famiglia nobile", spiegava la guida. Proprio mentre pronunciava la fine della parola nobile, la porta principale si aprì. Entrarono 5 ragazzi vestiti di nero, con il cappuccio in testa, si mossero velocemente, vennero nella nostra direzione. Uno di questi stordì la guida con un calcio al fegato, mentre un altro ci disse: "Se state fermi nessuno si farà male!" . Ci guardammo intorno con occhi impauriti, tanti altri turisti come noi uscirono dalla porta sul lato, altri si rannicchiarono in diversi angoli dello stanzone. Non potevo credere che stesse avvenendo quello che fino ad allora avevo visto solo nei film, la rapina di quadri. Il ragazzo che aveva stordito la guida la teneva ferma, ormai accasciata sul pavimento, gli altri 4 si diressero verso il quadro, né afferrarono le estremità, staccarono la tela dalla cornice e la infilarono in un cilindro dopo averla arrotolata. "Voi, non avete visto niente, intesi?" disse il più alto, con una pistola in mano. Non rispondemmo, tremavamo tutti. "Intesi?", ripetè il ragazzo. Annuimmo, la pistola nelle sue mani puntata verso di noi ci terrorizzava... Furono attimi di panico, la Norton non capiva più niente e si guardava intorno cercando di trovare un altro degli agenti di sicurezza. L'allarme di sicurezza suonava da qualche secondo, ma non era arrivato ancora nessun agente. I 5 ragazzi uscirono dalla stessa porta, noi turisti li seguimmo, correndo per le scale che conducevano all'uscita del palazzo che ospitava il museo. "Non possiamo permettere che il museo venga derubato del suo quadro più famoso", gridai io, per farmi sentire dalla classe. "Io combatterei per andare a riprenderlo, ma non voglio mettermi nei guai", disse Sarah, mentre scendeva di corsa le scale al mio fianco. "Chi è con me mi segua!", feci, arrivata ormai alla fine della rampa a chiocciola. Non sapevo e non ho mai saputo cosa mi passasse per la testa, mi catapultai nella sala principale inseguendo i 5 ragazzi che correvano velocemente, compatti, seguita dalla mia amica Sarah, che aveva messo da parte la sua paura e timidezza e mi aveva seguita. La Norton ci intimó di fermarci, ma noi corremmo ancor più veloce, dovevamo arrivarci. I ladri uscirono dal museo, buttandosi a capofitto nella caotica New York delle 11:00 del mattino. Non avevo intenzione di perderli, perciò, al fianco della mia amica, mi buttai anch'io in quel traffico di gente.
  
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