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Autore: Sognatrice_2000    16/01/2016    2 recensioni
"Non è sbagliato?" Lo sussurrai piano, mille domande arrotolate sulla lingua, mille interrogativi schiacciati sul cuore. E il mio corpo trema, forse per la paura, forse per l'emozione. O forse entrambe.
Due occhi azzurri mi fissano con dolcezza. Il mio angelo, l'altra metà della mia anima.
Un luccichio li fa scintillare nella penombra della stanza.
E con poche, sincere parole, cancella tutti i miei timori e le mie incertezze.
"Perché, esiste un modo sbagliato di amare?"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 4: E poi ci fu solo felicità Tutti dicono che l'amore è una forza cieca, che ci attrae nel baratro contro la nostra volontà, e ci risucchia giorno dopo giorno. Prima di conoscere Kaito, non credevo che questo fosse possibile. Ero troppo razionale, troppo rigido e inflessibile per credere ad una sciocchezza del genere. Per me l'amore era una semplice favola, e io non credevo nelle favole, neanche da bambino. Alla, nostra, invece, ci credevo eccome. Lui era piombato nella mia vita all'improvviso, e contro la mia volontà, poco a poco si è preso una parte di me. Ed io, che non mi ero mai innamorato, mi ero sorpreso, e non poco, di provare sentimenti del genere, così puri e profondi, per un ragazzino con la metà dei miei anni. Non era un amore come gli altri, il nostro. Non ci sentivamo sicuri, se non eravamo sempre insieme, vicini, o almeno, per me era così. Agli occhi degli altri il nostro legame poteva risultare morboso, ossessivo, e forse era davvero così. Ma avevamo sinceramente bisogno, un bisogno disperato, l'uno dell'altro. Credo che Kaito avesse trovato in me una specie di ancora di salvezza, ma senza saperlo, era stato lui a salvare me. Lui era l'unica persona che mi avesse accettato e amato per come ero, era l'unica persona che, con la sua allegria e la sua purezza, mi aveva insegnato ad essere di nuovo felice. Era lui che mi trascinava, che mi coinvolgeva, che mi incantava e mi affascinava. Nel mio mondo impazzito, solo lui era bello. Solo lui era meraviglioso. E mentre chiudo gli occhi, lascio che i ricordi del meraviglioso periodo trascorso insieme mi avvolgano e mi trascinino con loro... "Shinichi, guarda che bello!" Kaito mi prende per mano, facendomi incespicare sul marciapiede coperto dalla neve. Alzo lo sguardo, un po' stupito e infastidito da tanto entusiasmo, e vedo dei fiocchi di neve che lentamente stanno cadendo davanti ai nostri occhi. "E' solo acqua ghiacciata."Mugugno, cercando di liberarmi dalla sua stretta. Ma Kaito non mi ascolta, anzi, si guarda attorno entusiasta, gli occhi che brillano di gioia. Senza accorgermene, un piccolo sorriso compare sul mio volto. Sono grato alla neve, che lo rende così felice. "Dai, andiamo."Lo esorto a un certo punto, dato che si è imbambolato a fissare i fiocchi di neve in mezzo alla strada. Cerco di essere duro, ma il tono mi è uscito più dolce del solito. "Ho un'idea, Shin."Kaito ignora completamente le mie proteste, e si gira guardandomi con una strana luce maliziosa negli occhi. "Per ogni fiocco che cade, voglio un bacio." "Cosa?" Credo che le mie guance siano diventate due peperoni, e infatti lui ridacchia. E poi, non so perchè, ma il cuore mi batte più forte nel petto. Kaito si avvicina, sollevandomi il mento con gentilezza, e io sento la voglia di protestare che già mi abbandona. "Se... se qualcuno ci dovesse vedere... c'è troppa gente, Kaito..."Bisbiglio, la mente completamente annebbiata. "Hai ragione, potrei essere tuo figlio." "Kaito!"Sbotto imbarazzato e stizzito, ma lui mi sfiora la guancia con un dito, sorridendo, talmente bello e dolce che mi passa all'istante la voglia di protestare. "Stavo solo scherzando. Allora dammi un bacio sulla guancia, se preferisci." Soffia sulle mie labbra, incredibilmente ironico e tenero allo stesso tempo. So che ama mettermi in difficoltà, e questa volta ci è riuscito fin troppo bene. Gli circondo i fianchi con un braccio, tirandolo verso di me, mentre lui sorride beffardo. "E i miei baci?"Sussurra, sempre più vicino. Rabbrividisco, e senza esitare, quasi con un gesto violento, lo afferro per le spalle e lo tiro contro di me, facendo in modo che le mie labbra lambiscano le sue. La mia lingua scivola nella sua bocca, impaziente e vogliosa, e si intreccia con la sua. Kaito mi circonda il collo con le braccia, ridendo sulle mie labbra e facendo scivolare le mani tra i miei capelli, mentre io lo stringo più forte. In questo momento, non mi importa affatto che gli altri possano vederci e pensare chissà cosa di noi. Mi sento in pace con il mondo, mentre lo stringo a me, beandomi del contatto del suo corpo e delle sue labbra contro le mie. Non so quanto tempo sia passato, ma quando ci stacchiamo abbiamo entrambi il respiro affannato. Le nostre fronti si toccano da tanto siamo vicini, e rimaniamo a guardarci negli occhi, così, immobili, in un tempo sospeso. Kaito sorride, e io ricambio quell'espressione gioiosa. "Ti è bastato?" "Direi di sì. E se mi accompagni a casa, potrei darti la giusta ricompensa..."Le parole che ha mormorato al mio orecchio mi fanno rabbrividire, e senza badare agli sguardi degli altri, lo sollevo tra le mie braccia e mi metto a camminare più in fretta, quasi correndo. Kaito ride divertito. "Quanta fretta, sei così impaziente?" Non rispondo, limitandomi a stringerlo più forte contro di me, e lo sento sorridere, mentre si accoccola sul mio petto. "Ho freddo..."Mormora ad un certo punto, e io lo avvolgo ancora di più nel mio cappotto. Quando arriviamo a casa mia, mi accorgo subito che si è addormentato tra le mie braccia, con un'espressione serena e rilassata, ma la cosa non mi dà fastidio, tutt'altro. Lo bacio sulla fronte e, delicatamente, stando attento a non svegliarlo, lo faccio sdraiare sul mio letto, sotto le coperte. Ma quando sto per allontanarmi, lo sento sussultare nel sonno, quasi spaventato, e allungare la mano fino a stringere con forza la mia. Sento il cuore fare una capriola, e sorrido intenerito. Senza nemmeno curarmi di spogliarmi, mi stendo accanto a lui, abbracciandolo stretto come prima. E lui sorride di nuovo. ** Il tempo passava, i giorni scorrevano sereni, e lentamente stavo riacquistando quella serenità che con gli anni avevo perso. Di giorno lavoravo in agenzia, e quando tornavo a casa, trovavo sempre Kaito ad aspettarmi. Non lavorava più sulla strada, e si era trasferito definitivamente da me. Entrambi avevamo paura che un giorno scoprissero dove si trovava e venissero a prenderlo, ma io cercavo sempre di rassicurarlo, lo abbracciavo, gli dicevo che finchè c'ero io non avrebbe avuto nulla da temere, e lui sembrava calmarsi. La sua compagnia era tutto ciò di cui avevo bisogno per vivere. Accanto a lui mi sentivo sereno, mi sentivo una persona migliore. Non avevo bisogno di fingere, non avevo bisogno di mostrarmi diverso. Lui mi amava per ciò che ero, e io lo ricambiavo con la stessa intensità. Se eravamo insieme, ogni cosa, anche la più banale, acquistava un significato speciale. Kaito mi faceva vedere il mondo con altri occhi, mi spingeva ad entusiasmarmi per le cose più banali, a stupirmi e ad apprezzare anche quelle più scontate. Poco a poco, anche il suo atteggiamento cambiò. Se prima i suoi occhi parevano sempre oscurati da un velo di malinconia, con il passare del tempo aveva ricominciato a sorridere. Ed era bellissimo, più bello di sempre. Ricordo che una volta, di ritorno dal lavoro, l'avevo trovato a giocare con il mio cagnolino. Era accucciato a terra, e strofinava amorevolmente il viso contro il suo musetto, sorridendo. Intenerito, mi ero nascosto dietro la porta, osservando attraverso lo spiraglio socchiuso, e sentii che gli stava parlando, mentre gli accarezzava dolcemente il pelo. "Ti chiami Waston, non è vero? Beh, è davvero un bel nome, si vede che il tuo padrone è proprio fissato con Sherlock Holmes! Scusami, sono io ad avere il tuo collare. A dire il vero... sono un po' invidioso. Anche a me piacerebbe avere un guinzaglio per essere legato al tuo padroncino, quindi, per adesso, non te lo restituisco!" Sorrisi tra me e me. Allora non era un'illusione, anche lui aveva bisogno di me. Entrai salutandolo come se niente fosse, ma non riuscii a fingere indifferenza ancora per molto. Lo afferrai per il polso, tirandolo contro di me, e lentamente iniziai a spogliarlo. Tremò per tutto il tempo, mentre lo stringevo tra le braccia, mentre lo accarezzavo, mentre lo baciavo. Gli chiesi se aveva paura, e lui annuì. "Ho paura di perderti."E il mio cuore si fermò, in quell'istante. Anch'io, anch'io avevo quel timore, ma mi vergognavo troppo ad ammetterlo apertamente. Solo in quel momento capii che si era tenuto lamia medaglietta solo per avere una scusa per rivedermi, perchè non era sicuro dei miei sentimenti, e aveva paura che stessi insieme a lui soltanto per metterlo a tacere. Era ben lontano dalla verità. Io lo volevo semplicemente perchè era lui, senza nessun altro motivo. Mi ero dimenticato che avrebbe potuto denunciarmi da un momento all'altro, e in ogni caso mi fidavo ciecamente di lui. Sapevo che non l'avrebbe mai fatto, sapevo che teneva a me quanto io tenevo a lui. Lui che, come un angelo era apparso nella mia vita e mi aveva salvato da quel vortice di dolore e di pazzia che mi stava risucchiando giorno dopo giorno. Mi aveva insegnato a sognare, mi aveva regalato un pizzico di magia, di pura poesia, con le sue frasi a volte ingenue ma cariche di signficati profondi. Come quella sera, quando stavamo osservando il cielo dalla finestra, e lui, con un sorriso, mi aveva chiesto: "Secondo te che cosa si prova a vivere su una stella?" Avevo sbuffato, rassegnato, senza rispondere. Non riuscivo a concepire una simile fantasia, per questo non riuscivo a comprenderlo fino in fondo. Qualsiasi cosa sarebbe stata meravgliosa, con lui al mio fianco, ma questo non avevo avuto il coraggio di dirlo. Un giorno, mi aveva accompagnato al luna park, dove io, dopo quel tragico pomeriggio che vi trascorso da piccolo con mia madre, non ero più tornato. Avevo vinto le mie paure, avevo superato i fantasmi del mio passato, e tutto questo solo grazie a lui. Non dimenticherò mai quell'immagine: Kaito sorrideva felice, agitando per un braccio per salutarmi, l'espressione spensierata e radiosa, circondato da palloncini colorati, i suoi lineamenti, delicati come quelli di un angelo, illuminati dai raggi del sole. Sì, è per questo che non riesco a dimenticarlo. Non riesco a dimenticare il suo sorriso. E la sua immagine persistente, accecante in tutta la sua bellezza, è sempre qui, davanti ai miei occhi, dentro al mio cuore. E non se ne vuole andare.
  
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