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Autore: Ryuketsu no Kurea    16/01/2016    0 recensioni
"L'ombra che mi segue è diventata solida e adornata di quegli occhi rossi. Mi ritrovo davanti a un vicolo cieco, è la fine, sono in gabbia. Il cuore batte all'impazzata e la paura mi ghiaccia il sangue nelle vene. Sento di nuovo quella voce nella mia testa, che, chissà come, riesce a superare l'assordante battito del mio cuore, pur senza gridare. È come se facesse parte di me, è come se parlasse direttamente alla mia anima. "Sei mia, non vedo l'ora di conoscerti, Clarissa"
Clarissa potrebbe essere una ragazza come le altre (pessimismo a parte), ma ovviamente la sua vita verrà messa sottosopra e si ritroverà catapultata negli anfratti più oscuri del nostro mondo, in una società guidata dall'odio e dall'avarizia con l'unica speranza di non essere risucchiata in quel vortice oscuro.
Genere: Dark, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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my old new life

"It's time to forget about the past
To wash away what happened last
Hide behind an empty face
that has too much to say
Cause this is just a game

It's a beautiful lie
It's a perfect denial
Such a beautiful lie to believe in
So beautiful, beautiful
That makes me lie"

[30 second to Mars, beautiful lie]

-Ora basta!!-

Sento mia madre gridare. Il mio cervello non riesce ad elaborare tutte le informazioni, cosa dovrei provare? Tristezza, sconforto, rabbia? E per chi poi, per persone che non ricordo e che non so come ho fatto a dimenticare?
Anche se il "prendermi cura di te" di Gregor era abbastanza esplicito. Quindi che poteri ha lui? E io?

- Vuoi forse farla impazzire?! Il blocco non si è ancora rotto e tu le ha già raccontato tutto senza un minimo di delicatezza! -

Mia madre continua la sua arringa contro Gregor che la guarda impassibile. No giusto lei non è mia madre, è solo la donna che si è presa cura di me per quattro anni.
Quindi tutti i ricordi che risalgono a prima di quei quattro anni sono finti?
È stata tutta solo una grande bugia?

Mi alzo non né posso più di starli a sentire.

-Dove vai?-

Mi chiede mio padre preoccupato, no giusto non è mio padre, basta non so più se farmi venire una crisi di nervi o se mettermi a ridere.

-A lavarmi la faccia e cambiarmi, dove vuoi che vada?-

Mentre mi avvio al piano di sopra, sento lo sguardo di Sergei sulla nuca.
Non che al momento la cosa valga più di tanto, ma è una sensazione particolarmente fastidiosa.

Non me ne importa più di nulla. In un attimo tutto è stato spazzato via, legami, esperienze, futuro...
Non esiste più niente esiste solo un presente incerto, comincio a chiedermi cosa mi spinga ancora a viverlo.

Sentire l'acqua fredda sulla faccia mi fa riprendere un po', si ho decisamente voglia di una doccia . È la prima volta che mi vedo allo specchio dopo l'attacco alla cupola. Pelle bianca, cadaverica al contrasto con i capelli neri, occhi azzurri e quella cicatrice lungo la parte sinistra della mia faccia, che sembra vecchia di anni. "Chissà, magari è così". Una voce rimbomba nella mia testa, ma non è quella di Gregor, anzi potrei quasi dire che è la mia. Comincia a farmi malissimo la testa, mi sento tirare via dalla realtà, verso l'inconscio. Man mano che affogo nel buio le immagini dell'incubo di stamani riaffiorano più nitide che mai.
Sento qualcuno bussare alla porta, che scatole, ma la gente sa cos'è la privacy?

-Avanti-
Dico scocciata, guarda caso colui che apre la porta è il soggetto più indesiderabile di tutti.

-Devo venire in bagno-
Dice Gregor

-Perché tu vai al bagno?- lo scherno nella mia voce mi rende orgogliosa di me.

-Il fatto che non sia umano non significa che non abbia le stesse funzioni vitali-
Afferma con quel mezzo ghigno sulla faccia.

Alzo gli occhi al cielo, ma un mezzo sorriso si forma anche sul mio viso.

-Beh io devo fare la doccia, quindi trovati un altro bagno -
Gli dico cercando di buttarlo fuori e chiudere la porta. Cosa ovviamente inutile, poiché sarebbe più facile spostare una montagna che lui.

-Se vuoi ti faccio compagnia, sono un tipo gentile io sai? -
Mentre parla sul suo volto nasce un vero e proprio sorriso, che man mano si trasforma in risata,contagiando anche me. Non so come questo essere (perché uomo non lo posso definire) sia capace nel giro di dieci minuti di stravolgere la mia vita prima ed essere quasi simpatico dopo.

-No grazie Grichâ ne faccio volentieri a meno- dico ridendo.

Improvvisamente la sua risata muore e sul suo viso compare un mix tra affetto e rassegnazione.

-Te lo sei ricordato alla fine, il soprannome con cui mi chiamavi da piccola-

Detto questo esce dal bagno lasciandomi lì con l'ennesimo punto interrogativo. La rabbia e la frustrazione uccidono quel poco di felicità e leggerezza che provavo.
Basta mi faccio la doccia, che si trovi un bar vicino e che se ne vada lì in bagno.
La sensazione dell'acqua tiepida sulla pelle è bellissima, non resisto mi lavo anche i capelli, anche se ci vorrà un'ora per asciugarli.

Accidenti a me, ho lasciato i vestiti in camera. Una volta messo l'accappatoio sbircio fuori dalla porta per essere certa che non ci sia nessuno. Esco e chiudo la porta, ma appena mi giro vado a sbattere con il naso contro qualcosa, che si rivela essere il petto di Sergei.

-Oh-
Balbettiamo entrambi abbastanza imbarazzati.
-Se ti serve il bagno è lì-
Gli dico indicando la porta.

-Uhm, oh si grazie... Cioè no io non cercavo il bagno, ero venuto a chiamare te, dovresti venire giù a parlare-
Mentre parla le guance gli si tingono di porpora e gli occhi guardano ovunque tranne il punto dove sono io.

-Ok, mi cambio e scendo-
Lui fa un cenno di assenso e quasi di corsa scende le scale.
Tutto questo imbarazzo mi sembra così strano, non che mi ricordi molto di diverso, sia mai che quell'essere presuntuoso mi metta al corrente di qualcosa. Ma a Sergei ci ho sempre pensato come a un compagno di giochi, uno di quelli con cui fai a cazzotti da piccolo mentre litighi per un giocattolo, o almeno così penso di ricordarlo.

Entro in camera e comincio a vestirmi (dopo aver chiuso la porta a chiave, basta scontri indesiderati).
Dovrei ancora asciugarmi i capelli, ma devo andare al piano di sotto, un moto di ribellione prende il possesso dei miei pensieri e decido di farmi attendere. Dopotutto visto quanto è lunatico Gregor, tanto da farmi seriamente pensare che anche lui abbia il ciclo, ho tutta l'intenzione di ripagarlo con la stessa moneta.

Con calma mi vesto e comincio a sondare man mano tutte le nere ciocche di capelli lunghe fino alla vita.
Comincio ad asciugarle, ma non sono soddisfatta così decido di accendere anche la piastra. Dopo quella che penso sia stata un'ora e mezza decido finalmente di scendere giù.

Lo spettacolo che ho davanti è meno caotico di quanti pensassi, mamma stira, babbo e Seresa stanno guardando la moto GP e Gregor è al telefono vicino alla portafinestra. La mia entrata non desta punto scalpore, amareggiata mi avvio verso la dispensa e prendo un succo all'ace. Come al solito la cannuccia invece di rompere la plastica protettiva si piega, imprecando cerco di bucarla prendendo la cannuccia di punta, senza successo ovviamente. Due mani compaiono alle mie spalle e prendono cannuccia e succo. Sento la mia schiena a un nonnulla dal suo petto e il suo respiro sulla nuca. Nel giro di un secondo, facendolo apparire facile come respirare, infila la cannuccia nel succo e me lo porge.

-Uhm... grazie-

-Figurati-

Se ne va com'è arrivato senza commenti o occhiate strane, giuro sto rinunciando a capirlo.
Mi siedo al tavolo in cucina sorseggiando il mio succo e aspettando che qualcuno si decida a parlare.

- Tesoro potresti andare a comprare un litro di latte al supermercato? -
Mi chiede mia madre.
Rimango un attimo scioccata, mi aspettavo che qualcuno parlasse, ma non mi aspettavo qualcosa di così banale.

- Ok, ma dopo finiamo di parlare, va bene?-

- A dire la verità è meglio aspettare, dopotutto domani c'è scuola-

- Scuola? Ma se oggi è Sabato! -
Esclamo turbata, va bene non essere umana, ma la concezione del tempo mi sembra di averla.

- No tesoro, oggi è domenica, hai dormito per un paio di giorni e in più ce la siamo presa comoda per il viaggio di ritorno, appena usciti da Berlino ci siamo fermati in un motel.-

Oh. Mio. Dio. Questo vuol dire che sono stata per due giorni in braccio a Gregor! Bene quel poco di dignità che mi era rimasta è andata a farsi una girata.

-Ah, ok allora io vado a prendere il latte-

Vado nel sottoscala a prendere le scarpe, mi infilo un po' di soldi nella tasca dei jeans mi metto il giubbotto di pelle ed esco. Proprio quando sono sulla porta sento la sua voce.

- Aspetta ti accompagno -
Ora che ci faccio caso si è cambiato, ha indossato dei vestiti più da comuni mortali, un paio di jeans scuri una maglia grigia e una felpa nera, inutile dire che addosso a lui sembrano comunque vestiti di marca.

- Ma no non importa, il supermercato è qui davanti-
Cerco di fuggire inutilmente, mi viene dietro e blocca la porta mentre cerco di chiuderla.

- Non puoi uscire da sola -
Dice lui perentorio.
Che scatole! Ci manca solo che debba avere anche la guardia del corpo ogni volta che esco.
Si avvia verso il cancello, il sole da una sfumatura rarmata ai suoi capelli.

- Com'è che non bruci al sole? -
Gli dico con una punta di stizza nella voce.

Mi guarda con quel suo sorrisetto da faccia da schiaffi.
- Sono un Succubus non un vampiro, che c'è sei delusa? -

- Si, decisamente-

Ci avviamo verso il supermercato in silenzio. Sto seriamente pensando di cominciare a correre urlando stupratore pur di levarmelo di dosso, ma probabilmente riuscirebbe ad acchiapparmi prima che io apra bocca.
Con un sospiro mi avvio al banco del latte.

-Ora che ci penso dovrei anche comprarmi i biglietti per l'autobus-
Dico pensando ad alta voce

- Non ne hai bisogno, ti accompagnerò io a scuola d'ora in avanti-
Mi dice Gregor togliendomi il latte di mano e prendendo una confezione sullo scaffale più in alto e con la scadenza più vecchia.
Spilungone. Penso concentrandomi verso di lui.

-Grazie- mi risponde a voce ghignando.

-Non c'è di ché, comunque cos'è questa storia che mi accompagni te a scuola? - gli dico arrabbiata.

- Te l'ho detto, non puoi uscire da sola, siamo riusciti a fermare i lupi, ma torneranno sicuramente. Per questo è bene che sappiano che sei con me, più odore mio ti rimane addosso meglio è, e se proprio devi uscire voglio che tu sia in un posto dove ci siano abbastanza odori da coprire il tuo. -

Fantastico, tradotto sono in libertà vigilata, altro che guardia del corpo mi è capitato un vero e proprio aguzzino.

- E perché non può accompagnarmi Seresa? -
Lampo di genio! Mi sento fiera di me stessa a girare così il dito nella piaga.
Tuttavia Gregor rimane indifferente.

-Perché lui è come te e il suo odore non è abbastanza forte da coprire il tuo - dice come niente fosse.
Ormai siamo alla cassa e non posso ribattere come vorrei, maledetto! Avrei un paio di idee su come coprire il suo odore...

Pago e ce ne andiamo, sulla via del ritorno restiamo in silenzio come all'andata. Entrati in casa mollo il latte sul bancone, prendo gallette di mais e formaggio e me ne vado in camera. Non ho intenzione di rimanere con questa gente un secondo di più.

Una volta sbattuta la porta mi metto a studiare, visto che domani a quanto pare è obbligatorio andare a scuola (gli inconvenienti di crescere in una famiglia di secchioni).
Mentre studio cerco di allontanare dalla mia mente tutti i pensieri scomodi, anche se l'immagine del mio carceriere è fin troppo nitida nella mia testa.


   
 
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