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Autore: FreWolfie5    17/01/2016    2 recensioni
Iris Luna era una di quelle ragazze che si ritrovano a metà strada fra l'oscurità e la luce. La sua vita era abbastanza strana e avvolta nel mistero, ma a lei piaceva così com'era...finché un giorno la sua intera esistenza venne sconvolta.
Iris si ritroverà ad affrontare una realtà del tutto nuova, piena di sfide mortali e lotte senza precedenti. In compagnia di alcuni fra i più valorosi eroi sulla terra, si getterà in un'impresa oltre ogni limite dando vita ad una amicizia che sovrasterà qualsiasi avversità.
TRATTO DALLA STORIA
-Ma guardali. A volte penso che sarebbe stato molto meglio essere come loro. Gli adulti continuano a ripeterti “mi raccomando, sii te stesso” come se fosse facile, ma non è affatto così. Io ho deciso di essere me stessa ed ecco che cos'è successo, mi sono ritrovata sola. Le persone hanno paura di restare sole, è una cosa del tutto naturale, non mi sorprende che il resto del mondo decida di indossare una maschera pur di essere accettato-.
Desideravo tirare fuori dalla mia mente quelle parole mai pronunciate da un sacco di anni, ma non ne avevo mai avuto l'occasione.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Le Cacciatrici, Mostri, Nico di Angelo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima, dopo o durante la lettura si consiglia l'ascolto della seguente canzone:
We'll meet again by Vera Lynn

Mentre continuavo a perlustrare le varie aree della Casa Grande, non riuscivo a togliermi dalla testa la profezia rivelata da Rachel. Insomma, luce e tenebre, colui che è perduto, tempo sfuggito, frutto del fuoco, un bivio...cosa mai poteva voler dire? Nulla di buono, immaginai, dato che la predizione in rima comprendeva anche la rovina del mondo da evitare ed il costo di un futuro. Liberai la mente e rimandai i ragionamenti legati a questa storia in un secondo momento. La cosa più importante era scoprire il luogo e lo scopo della missione segreta di papà. 
Rovistai in ogni angolo, ma niente, zero spaccato! Com'era possibile? Rifeci il giro del perimetro per controllare che non mi fosse sfuggito nulla. 
Quando passai distrattamente davanti ad una porta chiusa al termine di un lungo corridoio stretto, udii delle voci provenire dall'interno della stanza. Avrei preferito non interferire con affari che non mi riguardavano, non mi piaceva invadere la privacy della gente, ma per mio padre questo e ben altro. Mi accostai lentamente alla porta e cercai di seguire la conversazione in corso. Le voci appartenevano sicuramente a tre uomini e non ci misi molto a capire di chi si trattasse.

-Sto solo dicendo che avremmo potuto almeno darle qualche informazione in più sulla faccenda-

esclamò una voce calma, ma allo stesso tempo autoritaria e decisa. Il signor Sean.

-Ridicolo! A cosa le sarebbe servito? Avrebbe semplicemente rischiato di finire in un mare di guai! Nessuno dei ragazzi qui al campo deve sapere ciò che cerchiamo-

protestò una seconda voce leggermente irritata, ma comunque non molto interessata alla conversazione, come se sapesse già di uscirne vincente. Senza dubbio il Signor D.

-Sono d'accordo. Questa missione non è adatta a loro, sono troppo giovani ed i rischi sono elevati. Sarà meglio continuare a mantenere il segreto-

concordò infine la terza voce, seria, ma calda e rassicurante. Chirone.

Dopo pochi attimi Sean riprese parola

-Volete dirmi che Oliverius è morto e sua figlia non ha nemmeno il diritto di sapere com'è successo o per cosa? Quella ragazza ne ha passate di tutti i colori in questi ultimi giorni! Lui stesso me lo ha raccontato...quando era ancora in vita-

le ultime parole che pronunciò somigliarono ad un mormorio flebile e triste, come se prima di allora non le avesse nemmeno mai adoperate. Colsi una vena di dolore in quella parte.

-Senti Sean, sappiamo tutti quanto eravate uniti tu e Oliverius. Anche a noi dispiace moltissimo, era un eroe formidabile, uno dei migliori, credimi. Ma ciò non cambia affatto le cose. Se proprio vuoi fargli onore, allora proteggi ciò che aveva di più caro. Prenditi cura di Ivy! Non può venire a conoscenza di niente, potrebbe essere molto pericoloso per lei. Non riesco a credere di averlo detto, ma so che è così-

cercò di farlo ragionare il Signor D. Io stessa mi stupii di ciò che avevo sentito. Davvero si stava preoccupando per la mia incolumità? Quell'uomo? Quello che aveva appena sbagliato il mio nome?

-Conoscendo Iris, se ha ereditato la testardaggine del padre e il coraggio del padre adottivo, nonché l'animo buono e nobile della madre, allora una volta scoperto tutto insisterà per dare una mano nella ricerca. Questa cosa non deve assolutamente accadere, potrebbe mettersi male-

concluse Chirone. Mi fece strano sentir parlare del mio genitore divino come padre, per me quel ruolo spettava ancora ad Oliver. Mi uscii quasi un sospiro quando invece sentii nominare mia madre. Come faceva Chirone a conoscerla? Anche lei un tempo si allenava qui? Lui poteva dirmi qualcosa sul suo conto? L'intreccio s'infittiva sempre di più.

-E va bene, mi avete convinto. Manterrò il segreto sulla missione, ma non eviterò di descrivere con fierezza le magnifiche gesta del mio caro amico caduto. Iris saprà che suo padre è morto da vero eroe- 

disse Sean

-Naturalmente. Ora che ne dite di spostarci all'esterno? Una bella ventata d'aria fresca è ciò che ci serve dopo questa lunga giornata-

propose Chirone. Quando la porta si aprii, io mi nascosi dietro ad essa, rimanendo in completo silenzio in attesa del via libera. Quando i tre se ne furono andati, mi intrufolai nella stanza alla ricerca di altri indizi. Apprezzavo il fatto che volessero tenermi al sicuro, ma ormai era troppo tardi per cambiare idea, avrei portato a termine la spedizione ad ogni costo. Frugai in ogni singolo cassetto, perlustrai la scrivania, controllai gli scaffali e cercai perfino qualcosa come un buco segreto nel muro o una botola nascosta. 
Sapevo che gli eroi genealogici erano partiti alla ricerca di qualcosa, ma cosa? E soprattutto dove? Fin dove si erano spinti? Mi serviva assolutamente un luogo da dove poter partire. 
La ricerca non stava dando poi molti frutti come invece speravo. Ero sfinita, demoralizzata e con i nervi a pezzi. Per di più stavo facendo tutto clandestinamente, senza che nessuno lo sapesse. Se lo avessero scoperto avrei potuto anche dire addio alla mia vita. 
Non vedendo nessuno in arrivo, decisi di prendermi una pausa e mi lasciai cadere su una delle sedie accanto alla scrivania. Nel farlo sollevai un mucchio di polvere ed aria. Feci sparire la nuvola di sporcizia agitando le mani e guardando a terra notai un biglietto che era volato fuori dalla tasca di una giacca appoggiata dietro alla sedia. Lo raccolsi incuriosita per esaminarlo meglio. Il ticket era rovinato sui bordi, con le scritte sbiadite e macchiato di una sostanza rossa mista a terra che identificai come sangue. Sul retro vi era uno strano simbolo con un ingranaggio contenente un serpente che si mordeva la coda e al centro una specie di ariete o vaso antico che non riuscivo a riconoscere.

-Mammoth Cave-

lessi ad alta voce sulla parte alta del biglietto. Avevo già sentito quel nome da qualche parte, papà doveva avermene parlato. Rimisi velocemente tutto in ordine, uscii dalla stanza e misi il biglietto nella tasca dei pantaloni. Ero decisa ad andare fino in fondo. Mentre camminavo per il campo era ormai giunta la sera. Cercai di ripescare dalla mia fedele banca dati informazioni in più su Mammoth Cave. Ricordai che si trattava di un parco nazionale situato nel Kentucky. Racchiudeva al suo interno il sistema di grotte più lungo al mondo. Sarebbe stata una bella occasione per sfidare la mia claustrofobia, perfetto. 
Stavo per incamminarmi verso la mia nuova cabina, quando mi ritrovai davanti la figlia di Apollo.

-Iris! Ecco dove ti eri cacciata! Sono stata così in pensiero. Devi smetterla di dartela a gambe ogni volta, sai?-

esclamò Solaris

-Soly! Ti prego non urlare, non vorrei attirare l'attenzione dell'intero campo se è possibile-

-Come ti senti? So che oggi eri sconvolta per la storia di tuo padre-

-Ecco, io...-

-Preferisci non parlarne? Oh, Iris, mi dispiace tanto! Se vuoi sono qui pronta ad ascoltarti, qualunque cosa tu debba dirmi-

disse tutto d'un fiato la bionda

-Non preoccuparti. Ora sto bene-

-Da adesso in avanti qualsiasi cosa succeda, la supereremo insieme. Niente più fughe-

-Niente più fughe-

promisi. La mia amica mi abbracciò con affetto ed io quasi mi commossi davanti a quel dolce gesto ricambiando l'abbraccio. Quando finì la magia, decisi di mantenere la promessa e raccontai cosa avevo in mente di fare a Solaris. Le dissi del biglietto e della profezia. Almeno una persona doveva saperlo, giusto nel caso in cui non fossi più tornata.

-Sai che sei fuori di testa, vero?-

mi chiese

-Grazie-

-Vuoi veramente andare alla ricerca di un oggetto misterioso, da sola, nel Kentucky?-

-In sintesi sì-

-Potresti morire-

-Questa consapevolezza rende l'impresa più interessante, no?-

-Beh, sai come si dice, i migliori amici non ti permettono mai di fare cose stupide. Non da sola-

-Che vuoi dire?-

domandai cercando di interpretare il sorriso beffardo che le si era dipinto sul viso

-Voglio dire che partirò anche io, non vorrai mica tenere tutto il divertimento per te, vero?-

-Non sia mai-

risposi ironicamente

-Allora andiamo a prepararci-

terminò.

-Sicura di voler venire? Sarà senz'altro pericoloso-

l'avvertii mentre riempivamo i nostri zaini con i beni di prima necessità e altre cose utili

-Per favore! Sono una fan del pericolo, perciò non cercare di farmi desistere. Tu piuttosto, sei convinta di potercela fare, novellina?-

Mi stuzzicò racimolando scorte di ambrosia

-Stai scherzando? Che ti piaccia o no, questa è ancora la mia impresa, quindi resta al tuo posto, Firejewel-

ribattei, calcando di proposito sul suo cognome. Ricordavo ancora il primo giorno al campo, quando aveva dichiarato di odiarlo.

-Oh no, non farlo mai più!-

-Scusa, te la sei voluta-

dissi mettendomi a ridere. Era bello poter condividere questa follia delle ultime ore con qualcuno, specie se quel quel qualcuno riusciva a capirti bene come Solaris. Quando scherzavo con lei, il mio dolore sembrava svanire, anche se per pochi istanti. 
Quando finalmente finimmo di organizzarci, era già calata la notte. Fummo costrette a sgusciare fuori dalle nostre cabine di nascosto, oltre il coprifuoco, con i nostri zaini in spalla, pronte a partire. Ovviamente avevamo anche le nostre armi, pronte all'uso in caso di emergenza. Riuscimmo ad inoltrarci nella foresta senza problemi, con Fenrir al seguito, non me la sentivo di lasciare solo il mio povero cucciolo. Proprio mentre stavamo per oltrepassare i confini del campo, una voce dietro di noi disse

-E voi due che state combinando?-

Quando mi voltai, fui sinceramente felice di vedere che si trattava di Nico

-Noi? Niente. Stiamo solo facendo un'innocua passeggiatina notturna-

-Con gli zaini?-

-Spuntino di mezzanotte-

cercò di spalleggiarmi Soly

-E secondo voi ci dovrei credere?-

-Se ti dicessi cosa abbiamo davvero in mente, di sicuro tenteresti di fermarci-

-Possibile. So per certo che qualsiasi cosa sia, non porterà a nulla di buono-

-Non puoi semplicemente lasciarci andare?-

chiese speranzosa Solaris

-Credimi, vorrei tanto farlo, ma ho dato la mia parola e non sono il tipo di persona che infrange le promesse. Sono ancora responsabile della sicurezza della tua amica, quindi se dovesse morire, probabilmente poi ucciderebbero anche me-

spiegò il figlio di Ade

-Che esagerato. Non è necessario preoccuparsi così tanto, viene Soly con me-

-Esatto, un motivo in più per preoccuparsi. Senza offesa...Solaris, vero?-

-Sì-

rispose lei

-E poi dov'è che vorreste andare di preciso?-

-Non molto lontano, ci vorrà solo qualche ora di viaggio-

minimizzai

-Qualche...ora?!-

-Beh, non vorrai mica andare in Kentucky a piedi!-

sbraitò la figlia di Apollo

-Cosa? Siete pazze? Cosa ci andate a fare nel Kentucky?-

domandò furioso Nico

-Dobbiamo scoprire che cosa stanno cercando gli eroi genealogici...cosa cercava mio padre. Devo riuscire a trovare quell'oggetto, qualunque cosa sia. So di potercela fare, è l'unico modo per ringraziarlo, il minimo dopo tutto quello che ha fatto per me. Cerca di capire, è una cosa che devo fare necessariamente-

lo pregai convinta che fosse la cosa giusta da fare. Lui rimase in silenzio per un po' guardandomi serio negli occhi, poi riprese a parlare

-D'accordo. Se la metti in questo modo, allora non mi lasci altra scelta-

-Oh, grazie! Sapevo che avres...-

-Verrò anche io-

mi interruppe

-Come, scusa? E chi l'ha deciso?-

-Io. Così almeno evito che vi facciate ammazzare dopo due passi-

continuò

-E con questo cosa vorresti dire? Guarda che siamo perfettamente in grado di cavarcela da sole!-

protestò arrabbiata la mia amica

-Più siamo, meglio è. Inoltre, vorrei proprio sapere con che cosa avevate intenzione di arrivare fino in Kentucky. Avrete pur messo in conto un mezzo di trasporto, giusto?-

-In realtà noi...-

mormorò Soly imbarazzata. Non avevamo idea di come arrivare al parco naturale.

-Come pensavo. Va bene, ora risolvo il problema-

sospirò Nico oltrepassando definitivamente la barriera. Noi lo seguimmo in silenzio, curiose di vedere dove ci avrebbe portate. Poco più avanti, a lato della strada, trovammo un'auto color nero metallizzato con un teschio disegnato sul cofano. Sul vetro posteriore vi era addirittura un ridicolo adesivo, come quelli che si usano per segnalare la presenza di neonati agli altri automobilisti, con su scritto "morti a bordo". La vettura non mi sembrava molto sicura, certo non mi intendevo troppo di auto, ma ero certa che quella davanti a noi avesse almeno il doppio dei miei anni e anche di più. 

-E...questa che cos'è?-

domandai preoccupata

-Questa è la mia macchina. Una favolosa Chevrolet Bel Air del '65-

rispose fieramente Nico

-Ed è sicura?-

chiese Soly perplessa

-Certo che lo è! Questo gioiellino ha fatto la storia-

-Sì, è vero...trent'anni fa!- 

replicai. Non lo dissi ad alta voce, ma mi sembrava di aver letto da qualche parte che la Chevrolet non fosse esattamente fra le auto migliori del mondo. Sperai vivamente che quel modello fosse l'eccezione alla regola. 

-Smettetela di preoccuparvi così tanto! Preferite andare a piedi in Kentucky?-

sbraitò esasperato il figlio di Ade

-Ok, d'accordo, daremo al tuo "gioiellino" una possibilità-

si arrese Soly

-Io avrei solo un'ultima domanda da porre-

dissi

-Se il viaggio durerà tutta la notte fino all'indomani, contando anche che ci servirà una pausa per dormire, e tu sei l'unico fra noi con la patente, come farai a guidare così tanto tempo senza morire di sonno sul volante?-

-E chi ha detto che sarò io a guidare?-.

Quel sorrisetto sul volto di Nico non mi piaceva affatto, era il tipico ghigno di chi sta architettando qualcosa ed io lo odiavo. Mi dava un senso di irrequietezza, impotenza. Non sapere cosa sarebbe successo mi spaventava...l'ignoto mi spaventava. 

Il ragazzo si accucciò e premette una mano contro il terreno. Chiuse gli occhi, probabilmente per concentrarsi meglio. Sembrava quasi alla ricerca di qualcosa. Dopo pochi secondi, li riaprì esclamando 

-Hey, Jules-Albert, amico mio, abbiamo un lavoro da svolgere-.

Quello che accadde dopo mi lasciò senza parole. Un autentico non morto si fece strada aggrappandosi all'erba con le mani ossute e sbucò letteralmente dal sottosuolo come se niente fosse. 

-Ragazze, vi presento il mio chauffeur personale, Monsieur Jules-Albert- 

-Ma è...è un...insomma, lui non...è-

balbettò Solaris, cercando di trovare le parole adatte. Decisi di darle una mano 

-Quello è uno zombie! Uno zombie vero! Ed è appena uscito da sotto i nostri piedi come succede nei vecchi film horror a basso costo!-

-Lo so. Forte, vero? E' un regalo di mio padre- 

a Soly scappò quasi una risatina

-Oh, wow, che pensiero carino. Ed io che da mio padre ho ricevuto soltanto un arco dorato che mi ha salvato la vita. Ecco cosa dovevo chiedere, uno zombie autista- 

rispose ironicamente la bionda.

Essendo semidei, ricevere regali da parte dei proprio genitori divini era una cosa normale, o almeno avrebbe dovuto esserlo generalmente, ma io avevo già preso la mia decisione a riguardo. 

-Io da quello che ha abbandonato mia madre non voglio niente, non vorrei nemmeno averci a che fare. Desidero solo rendere onore al mio vero padre e tornarmene alla mia vita-.

Lo dissi più a me stessa che ai miei compagni d'avventura, come se stessi pensando ad alta voce. 

Il mio commento fece calare un silenzio glaciale nel gruppo, finché il figlio di Ade non decise di rompere il ghiaccio 

-Allora, vogliamo andare? Comincia a fare freddo qui fuori-

io e Solaris annuimmo leggermente e montammo in macchina sui sedili posteriori. Nico si sedette accanto al conducente zombie, che accese il motore dell'auto e partì. A rendere l'atmosfera ancora più cupa si aggiungeva la radio, che faceva risuonare la melodia di una canzone piuttosto vecchia cantata da una donna. Sebbene il testo infondesse speranza, su di me aveva un effetto deprimente. 

Io non avrei mai più rivisto Oliverius, non avrei mai rincontrato il mio papà. Con questa dolorosa certezza nel cuore, mi addormentai con una silenziosa lacrima che ancora mi scendeva lungo la guancia. 

 

Angolo Autrice 

Salve! Rieccomi qui! Come al solito ringrazio tutti coloro che leggono la mia storia e che la sostengono. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ora inizia il nostro fantastico viaggio!

Baci,

Fre<3 

 

 

   
 
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