Buona sera a tutti,
Ecco il nuovo capitolo, come sempre spero vi piaccia e a malincuore vi annuncio che questo è il penultimo capitolo della storia.
Un abbraccio
EmmaSnix
Sedicesimo Capitolo
“Anche se non siamo realmente dietro le sbarre,
questo mondo è una prigione con la cella un po' più grande
e prendere frasi fatte e ficcarcele dentro un testo
è il modo più intelligente per dire ciò che non penso.”
Quella sera Federico si sentiva stanco e incazzato, la giornata di lavoro era andata bene ma non riusciva a smettere di pensare alla conversazione con Mika, continuava a sentire quelle parole che gli giravano in testa come un vortice impazzito ma soprattutto quegli sguardo, carico di sentimenti e parole non dette.
Prese il telecomando del televisore e iniziò a fare zapping alla ricerca di un film che lo potesse distrarre. Aveva appena trovato un film quasi interessante quando la programmazione fu interrotta dal telegiornale. Una scritta a caratteri cubitali infondo allo schermo diceva: Attentato nel cuore di Parigi.
Parigi. Il cuore di Federico fece una capriola.
Alzò al massimo il volume del televisore per cercare di capire qualcosa ma ormai il suo cervello era scollegato, la paura iniziò a crescere dentro di lui. A Parigi c’era Mika.
Il telegiornale era in diretta e gli eventi stavano succedendo proprio in quel momento. Nessuno riusciva a dare notizie più approfondite. Il numero dei morti era in crescita e il cuore di Federico stava impazzendo. Prese il telefono tra le sue mani sudate.
Chiamata in uscita: Mika
Siamo spiacenti ma il cliente da lei chiamato potreb-...
“Merda!” Fede era completamente nel pallone, doveva sapere che stava bene.
Razionalmente sapeva che poteva essere nel suo hotel di Parigi che dormiva beato ma aveva bisogno di confermare quell’ipotesi, altrimenti sarebbe impazzito.
Messaggio inviato da Fede:
Dimmi che stai bene
Messaggio inviato da Fede:
Rispondi Mika
Messaggio inviato da Fede:
Ti prego, ho bisogno di sapere che stai bene
Chiamata in uscita: Mika
Il telefono era sempre staccato e Federico perse ogni briciolo di lucidità
Lo squillo acuto del citofono lo riportò alla realtà spaventandolo a morte. Il suo cuore batteva così forte che avrebbe potuto rompergli la cassa toracica.
Gli è successo qualcosa e adesso sono venuti a dirmelo. No, non voleva aprire, non poteva accettare l’idea che gli fosse successo qualcosa. Il campanello suonò di nuovo, Federico si avvicinò piano alla porta, non voleva sapere ma non poteva rimanere in quel limbo maledetto un secondo di più. Aprì.
“Fede...” il rapper tornò a respirare. Mika era difronte a lui, gli occhi pieni di lacrime, il volto stanco, provato ma era lì, stava bene.
“oh mio dio” Federico lo abbracciò forte, una lacrima scivolò via. Il suo cuore esplose ancora una volta ma stavolta di un sentimento completamente opposto. Michael lo guardò e notò la lacrima che gli rigava il volto. La cancellò via con il suo pollice. “mi dispiace” disse abbassando leggermente lo sguardo.
“non m’importa Mic, stai bene. Dio ho avuto così paura” entrarono e si sedettero sul divano “non sei partito...” il battito di Fede si stava lentamente regolarizzando.
“no” si vergognava un po’ di quello che stava per dirgli “quando sono tornato a casa stavo poco bene, la mia testa scoppiava. Mi sentivo uno schifo perché ti aveva trattato male. I miei collaboratori mi hanno detto che lo progetto non era urgente, di restare a casa. Così ho fatto. Ero al telefono con la mia mamma quando ho sentito la notizia. Aveva bisogno di stare con te e sono venuto qui”
Fede non credeva in Dio ma in quel momento sentiva di dover ringraziare qualcuno, un angelo, una divinità, qualsiasi forza superiore che li aveva fatti discutere quel pomeriggio. Si sentiva dannatamente fortunato.
Voleva dirgli tante cose, troppe ma alla fine si avvicinò e lo abbracciò ancora, trasmettendogli tutto quello che Federico aveva provato: rabbia, paura, angoscia, tristezza ma anche gioia, tranquillità e gratitudine.
Era ancora sconvolto, anche se adesso si trovava tra le sue braccia e poteva vedere con i suoi occhi che stava bene, continuava a sentirsi fragile. Mika stava per sciogliere l’abbraccio, lentamente memorizzando il calore dell’altro, quando Fede si ritrovò a pochi centimetri dalle sue labbra e in quel momento capì di cosa aveva bisogno. Lo baciò con una dolcezza disarmante che fece tremare Michael.
Federico doveva capire, sentire, toccare, doveva provare al suo corpo che Mika era lì con lui. Il baciò durò il tempo di un respiro e si staccarono, piano. Federico non aveva mai baciato così.
“scusami... ho avuto così paura oggi che-“
“va bene Fede, è tutto okay” Mika lo strinse fra le braccia ancora una volta.
Quella notte passò velocemente. Michael era triste, sentiva Parigi e la Francia come una seconda casa, del resto ci aveva vissuto per otto anni. Aveva bisogno di sfogarsi un po’, parlarono molto mentre continuavano a seguire il telegiornale, tristi nel sentire che le vittime aumentavano. Rabbrividivano ad ogni vittima di quell’atto di odio. Mika pianse nel vedere Parigi in ginocchio e fu grato del supporto che gli stava dando Federico, non avrebbe mai potuto affrontare tutto quello da solo.
Il giorno dopo dovettero tornare alla vita di tutti i giorni, nonostante il peso che avevano sul cuore. Quello che era successo tra loro due, quel bacio quasi sussurrato, divenne una parentesi della serata e del loro rapporto. Lo giustificavano come un momento di debolezza, un bisogno disperato di aggrapparsi a qualcosa. Un’ancora.