Lesson 30 (epilogo) Generazione di Fenomeni
LESSON
30 (EPILOGO): GENERAZIONE DI FENOMENI
-Tesoro, se non ti spicci non sarai mai pronto per l’arrivo degli
ospiti, lo sai vero? –
Grace Amelia Parker in Malfoy, 33 anni, usciva in quel momento dal
bagno, sorridendo ironica. Un bellissimo vestito lilla fasciava il suo corpo
formoso di donna, le spalline sottili sostenevano un corpetto stretto e tutto
ricamato, la gonna non molto ampia scendeva poco più giu del ginocchio in
armoniose pieghe che facevano frusciare il raso leggero sulle gambe tornite e
snelle, i lunghi boccoli viola le ricadevano sulle spalle e gli occhi di un
violetto brillante luccicavano di gioia.
-Sì…sì lo so…però sai, stavo pensando, e ho perso la cognizione del
tempo. –
Draco Lucius Malfoy, 33 anni, stava seduto sul loro letto matrimoniale
appena rifatto con la magia. I capelli biondi ancora un po’ scompigliati, la
camicia leggera semiaperta, una fotografia in mano.
-A cosa pensi? –
Chiese la donna, avvicinandosi lentamente. L’uomo sorrise.
Era bellissima.
I lucenti
capelli biondi erano raccolti in un elegante chignon e nascosti dal velo che le
arrivava alle spalle. Gli occhi azzurri erano valorizzati dal trucco leggero e
le labbra piene erano rese brillanti dal lucido.
Il
vestito con scollo a barca, color avorio, le fasciava il busto delicatamente,
come una carezza di satin, e poi scendeva leggero in una gonna di media
ampiezza e finiva con un piccolo strascico. Sobrio e semplice, ma comunque
speciale, perché indossato da lei.
Percorreva
la navata con un dolce sorriso che illuminva i suoi occhi come il sole al
mattino. Il padre, che la accompagnava a braccetto, lo guardava con una muta
minaccia negli occhi, se l’avesse fatta soffire, lo avrebbe ucciso.
Ma
lui non lo vedeva.
Vedeva
solo la sua Grace che a passo lento e deciso percorreva quella navata per dire
un sì che avrebbe cambiato le loro vite.
Arrivata
all’altare, il padre le aveva baciato una mano, e aveva detto al biondo:
-Te
la affido Draco, abbi cura di lei. –
Lui
aveva assentito con la testa e Christopher era tornato al suo posto, vicino
alla moglie che già piangeva, commossa, proprio come Narcissa e la signora
Weasley.
Le
mani dei due ragazzi si congiunsero, e il prete iniziò a recitare le frasi di
rito.
Gli
occhi dell’uno erano sempre impegnati a divorare l’altro, a parte quando, ogni
pochi minuti, a turno la coppia si voltava verso destra, dove la loro piccola
Delia, di appena otto mesi, era impegnata a tirare i capelli sgargianti di un
paziente Ronald Weasley. Non potevano fare a meno di sorridere ogni volta che
incontravano lo sguardo della figlia, due occhi azzurri come un cielo d’estate
e i capelli biondi come quelli di suo padre.
-I ragazzi
hanno voluto scrivere da soli le loro promesse. Draco, comincia tu. – disse a
un certo punto il prete, sorridendo benevolo al giovane di appena diciannove
anni.
Anche
lui sorrise, emozionato, guardando la sua Grace negli occhi carichi d’amore.
-Sai
Grace, la nostra storia è sempre stata atipica, fin dalla sua nascita, ma se
c’è una cosa che sono riuscito a capire fin da subito, è che sei una donna
speciale, unica e inimitabile. Sei sempre stata l’unica donna con cui abbia mai
potuto parlare, confidarmi, che mi abbia mai ascoltato e dato il suo appoggio e
il suo aiuto quando ne avevo bisogno. In te ho trovato tutto quello che mi
serve per essere felice: un’amica, una confidente, un’amante, ma soprattutto
una donna straordinaria, la madre di mia figlia, con la quale non ho il minimo
dubbio di voler passare il resto della mia vita. Con te, ogni giorno significa
imparare qualcosa di nuovo. Ho imparato a ridere, a piangere, a guardare la
vita da altre prospettive, ma soprattutto, grazie a te ho imparato ad amare.
Perciò io ora giuro di amarti e onorarti sempre, da qui alla fine dei miei
giorni. –
Già
dopo le prime parole, Grace aveva gli occhi lucidi, ma alla fine non riuscì a
trattenere una lacrima di gioia e commozione, prontamente asciugata dalla
carezza affettuosa di Draco.
-Prego
Grace, tocca a te. –
Disse
ancora il prete, sempre sorridendo. Con occhi colmi di felicità e amore, Grace
iniziò le sue promesse.
-La
prima cosa che ho imparato dell’amore è che è imprevedibile. Non sai quando
viene, quando se ne va o chi porterà con se. Puoi solo assecondarlo. Quando mi
sono resa conto di amarti, mi è sembrato strano, non avrei mai pensato a te
come l’uomo della mia vita. Ma quando ti ho conosciuto per l’uomo meraviglioso
che sei, non ho più saputo fare a meno di te e della tua presenza. Mi hai fatto
capire che per quante avversità possiamo affrontare, il nostro amore può
superarle tutte, perché è troppo grande per essere schiacciato, troppo sincero
per essere messo in dubbio e troppo forte per cedere di fronte a qualsiasi
cosa. Ed è con la promessa di amarti e onorarti sempre, fino all’ultimo respiro,
che ti consegno il mio cuore e tutto l’amore che è in grado di provare. –
E
ora, persino l’algido Draco Malfoy aveva gli occhi lucidi.
Le
mise la fede al dito con mano tremante, disse sì col cuore e con l’anima quando
gli fu chiesto se la voleva in sposa, e lei fece lo stesso. E infine, sotto
esplicito invito del pastore, la baciò.
Un sorrisino ebete si era stampato sul viso liscio e virile del
biondo.
-Pensavo alle nostre nozze, e al fatto che sono già trascorsi quindici
anni…sono volati, vero? Sembra ieri che Delia ha imparato a dire papà, con quel
sorrisone sdentato…e ora ha gia passato i G.U.F.O… -
Disse Draco, rispondendo alla moglie, che sorridendo dolcemente gli si
era seduta accanto e gli accarezzava la nuca passando la mano nei capelli serici.
-Già, è sempre così, quando si è felici il tempo passa più in fretta.
– rispose la moglie, guardando la foto nelle mani del marito.
Era per l’appunto una foto animata del loro matrimonio, dove Draco
stringeva forte Grace per le vita, mentre la ragazza teneva in braccio una
scalpitante Delia. Alla fine c’era una zoommata in primo piano su loro due che
si baciavano, sorridendo a fior di labbra.
-Maaammaaa! –
-Diiimmiii! Che succede? –
Una ragazza di quindici anni, alta e snella, con dei bei capelli liscissimi
e biondi che le arrivavano al sedere e bellissimi occhi azzurri come polle
d’acqua pura si catapultò nella stanza matrimoniale dei genitori, con addosso
solo una lunghissima e vecchissima maglietta di un gruppo musicale babbano.
-Che ci fai ancora conciata così? Tra poco i tuoi ospiti saranno qui,
vuoi presentarti con una maglietta dei Metallica? – chiese la madre,
ridacchiando.
-Non è il momento di scherzare, mamma! Quella peste di vostro figlio
mi ha nascosto il vestito che mi hai preso per la promozione, e ora non lo
trovo più! Esigo che tu e papà facciate qualcosa, altrimenti lo appendo per i
piedi fuori dalla finestra finché non mi dice dove l’ha messo! – disse la
ragazza, incrociando le braccia sotto il seno.
-Diplomatica come te, eh amore? – disse il padre, ghignando verso
Grace.
-Sì, è un aspetto che ha ereditato da me. Piuttosto, renditi utile e
di a tuo figlio di restituire il vestito a sua sorella, mentre io vado a vedere
come se la cava il resto della banda. – disse la donna, sorridendo al marito,
divertita.
-Come mai quando fa una marachella è solo mio figlio e quando si fa
abbracciare tutto coccoloso è figlio tuo? – chiese Draco, un po’ contrariato.
-Perché certi atteggiamenti sono di voi serpeverde non certo miei. –
rispose lei, dicolpandosi.
-Ma sentila! Come se lei non avesse mai fatto diventare i miei capelli
verde fluorescente! – disse Draco, ironico, facendo scoppiare a ridere la
figlia. La madre si atteggiò a finta offesa.
-Insomma, avevi cominciato tu! Non potevo mica lasciartela passare
liscia! –
-Mamma sei una grande! –
-Come sarebbe? Vado da Ed, che almeno lui mi capisce! – disse Draco,
indignato, lasciando le due ragazze a ridacchiare alle sue spalle e uscendo
dalla camera.
Arrivò nei pressi di una stanza piuttosto grande, che sembrava
tagliata a metà da una linea invisibile. Metà era tutta dipinta di un rosa
pastello classico piuttosto delicato, l’altra di azzurro pallido.
Una parte era piena di disegni bellissimi di fatine e creature magiche
varie, l’altra piena di poster di quidditch.
C’erano due scrivanie ai due lati opposti della stanza, una carica di
libri ordinatamente disposti in ordine alfabetico, l’ altra colma di libri di
pozioni e fumetti babbani.
C’erano due finestre che rendevano l’ambiente luminoso e solare, e
tende scure da tirare quando si voleva poltrire fino a tardi la mattina.
Due letti a una piazza e mezza troneggiavano, simmetricamente
disposti, vicino alla linea di demarcazione immaginaria, e su uno di essi stava
un ragazzino di tredici anni dal viso affilato e la pelle lattea, i biondi e
corti capelli platinati coprivano un poco la fronte, gli occhi grigio-azzurri
scorrevano veloci le pagine di un libro di pozioni prestatogli dalla madre.
-Eh-Ehm. Edward? Tua madre mi ha mandato a dire di restituire il
vestito a tua sorella Delia, prima che ti appenda per i piedi fuori dal
balcone. – disse Draco, divertito e segretamente fiero del figlio, entrando
nella stanza.
Il ragazzino alzò lo sguardo soddisfatto incrociando gli occhi del
padre, ghignando.
-Vuoi davvero che si metta quello pseudo-vestito, papà? È talmente
corto, pensavo non approvassi! – rispose il figlio, con quell’aria strafottente
e tipicamente Malfoy.
Edward Ace Malfoy era un vero serpeverde fino al midollo, proprio come
suo padre. Infatti, oltre ad esserne una copia sputata fisicamente, era anche
caratterialmente molto simile a Draco, e aveva ereditato da entrambi i genitori
la fastidiosa dote di saper macchinare scherzi incredibili, e quindi la
capacità di far impazzire la sorella maggiore.
-Perché, è tanto corto? A me non l’hanno fatto vedere. Se è davvero
troppo corto non ridarglielo, ok? –
-Draco! Non dire scemenze e non istigare nostro figlio a farsi
uccidere da Delia! –
Si sentì Grace urlare per il corridoio proprio quelle parole. Draco
ridacchiò, e si fece restituire il vestito dal figlio, che l’aveva incastrato
sotto le doghe dello stesso letto su cui stava placidamente seduto.
-Ah, ancora una cosa. La McGranitt mi ha scritto una lettera dove mi
intimava di dire a te e tua sorella di smettere di barare quando giochi a
quidditch. Ha detto che usate la telepatia per comunicarvi dove sta il boccino.
Un vero cercatore non bara, sai? – disse Draco, severo.
-È successo solo una volta! E non l’abbiamo nemmeno fatto apposta! Sai
che a Elly nemmeno piace il quidditch! Solo che una volta mentre mi guardava
giocare ha viso il boccino, ha pensato a dove fosse e io l’ho sentita, l’ho
preso e abbiamo vinto, tutto qui. –
Spiegò Edward, ghignando. Il padre gliela diede per buona, raccomandandogli
di non approfittare più della telepatia con la sorella gemella per vincere a
quidditch, portando poi il vestito alla figlia maggiore.
Grace invece si era avventurata nel bagno che avevano deciso di
lasciare in possesso delle donne di casa. Dentro stava una ragazzina di tredici
anni, i capelli che arrivavano a metà schiena castano scuro, con dei bei
riflessi ramati, e gli occhi di un profondo marrone che ti incatenavano a se
quando la fissavi troppo a lungo, le lentiggini della madre chiaramente visibili
sul nasino dritto e sottile e sulle guance. Si sistemava i capelli e brontolava
una qualche minaccia se non si fossero messi a posto più che decentemente in
meno di tre secondi. La madre ridacchiò, entrando nel bagno.
-Serve una mano, principessa? – chiese la donna, prendendole la
spazzola di mano, sorridendo.
-Oh, sì, magari! Non li sopporto più questi capelli! E la treccia non
vuole saperne di venire come si deve! Beata te, che li cambi come ti pare, i
capelli! – proruppe la figlia, voltandosi verso di lei, un po’ arrabbiata. Lei
rise ancora.
Elisabeth Kallisto Malfoy era la sorella gemella di Ed, ed erano come
il giorno e la notte. Erano gemelli eterozigoti, e lei era l’antitesi del
fratello, ma chissà perché, andavano d’amore e d’accordo. Lei era una
grifondoro, un tipo pignolo e perfettivo, che da se stessa pretendeva sempre il
massimo. Orgoglio e coraggio all’ennessima potenza, e una faccia tosta senza
eguali l’avevano resa una vera grifondoro, e la miglior nemica di Piton,
proprio come Grace ai suoi tempi. E quindi, il suo profondissimo legame col
fratello era ancora più strano, dato che univa le due casate più cariche di
contrasti, grifondoro e serpeverde. Erano talmente in sintonia, che riuscivano
a percepire l’uno i pensieri dell’altra, e quando si annoiavano durante le
lezioni intrattenevano intere conversazioni, divertendosi un sacco.
-Come mai hai messo questa camicetta qui? Credevo volessi mettere
quella rosa. – disse ad un certo punto la donna. La ragazzina storse il naso.
-Ed me l’aveva un po’ stropicciata, così ho messo questa che è appena
stirata. – la donna ridacchiò ancora, legando la treccia della figlia con un
nastrino azzurro che si abbinava alla camicetta azzurra che indossava e alla
gonna blu.
-Sei proprio la mia Elly-perfettina! –
-Mamma! Io non sono una perfettina! Mi piace solo essere in ordine
quando abbiamo ospiti in casa, è così sbagliato? –
-No, piccola, no. Ma sei comunque la mia bambina-perfettina! – disse
la madre, divertendosi a guardare il broncio della figlia.
TOC TOC!
-Sei presentabile, signorina? Ho il tuo vestito. – disse Draco
attraverso la porta di Delia, che come una saetta corse ad aprire, con un
accappatoio verde scuro avvolto addosso.
-Grazie papà. – disse la ragazza, entrando in bagno con l’abito.
Il padre diede un occhio nella camera della figlia. La sua materia
preferita era astronomia, e si vedeva lontano un miglio. C’erano poster di
costellazioni e cartine astronomiche ovunque, e il soffitto era stato incantato
dalla madre in modo che riproducesse sempre il cielo, come quello di Hogwarts,
così Delia, la notte, poteva vedere le sue amate stelle. Nessuno sapeva come
avesse fatto Grace a scoprire quale fosse l’incantesimo usato a scuola, fatto
sta che Delia era l’unica ad avere il privilegio di vedere il cielo notturno al
caldo e al coperto ogni notte. Lei e sua madre avevano un rapporto stupendo,
non inferiore a quello col padre, ma diverso, perché Grace era anche un’amica
oltre che una mamma, era speciale.
La giovane strega aveva una vera passione per il quidditch e giocava
con il fratello per serpeverde, la sua casa, come battitrice. Lei era stata più
difficile da collocare per il cappello parlante, era un perfetto connubio tra i
genitori, ma in lei prevalevano più la furbizia e l’ironia sarcastica. L’unica
che riusciva a strapparle un po’ di dolcezza e con cui si lasciava andare un
po’ era la madre, ma lei era un’altra storia.
Uscì dal bagno con addosso un bel vestitino verde acqua, che arrivava
al ginocchio. Si legava dietro il collo coprendo completamente il petto, ma
lasciando nuda la schiena fino ai fianchi, dove cominciava la gonnellina
leggera e frusciante. I capelli li aveva resi boccolosi e scendevano morbidi
sulle spalle e a coprire parte della schiena. Una linea di eyliner faceva risaltare
gli occhi azzurri e il lucidalabbra rendeva luminose le labbra disegnate e
rosee. Ai piedi aveva delle scarpe nere con un tacco piuttosto basso, era un
tipo pratico, anche se un po’ vanitosa, come suo padre.
-Sei bellissima, tesoro. – disse il padre, baciandola tra i capelli.
Lei fece un sorriso un po’ imbarazzato.
-Lo so papà, sono pur sempre tua figlia, no? – disse lei, con aria
spavalda. Lui ghignò, fiero.
-Già, una vera Malfoy, il nostro orgoglio. Sono fiero di te, sai
bambina? –
disse Draco, stranamente dolce. Ci teneva a far sapere ai suoi figli
quanto li amasse e quanto lo rendessero orgoglioso.
La ragazza non rispose, ma abbracciò forte il padre. In quei momenti,
conoscendolo, poteva fare uno strappo alla regola e dimostrargli un po’ d’affetto,
era uno dei loro momenti d’intesa, e non andavano sprecati.
-Se hai invitato quel Bred di cui parli sempre, fa che non ti metta le
mani addosso o lo disintegro, chiaro? –
Disse Draco, serio, ad un certo punto, facendo però scoppiare a ridere
la ragazza.
-Sei incorreggibile, papà! –
TOC TOC!
-Sveglia, pigrone, è tardi e devi ancora prepararti! –
Grace aveva fatto irruzione in un'altra camera da letto. Erano le
undici ma quello scansafatiche del figlio minore, Alan, era ancora a letto,
anche se tra poco meno di un’ora si sarebbe tenuta la festa che avevano
organizzato per festeggiare il superamento dei G.U.F.O di Delia col massimo dei
voti.
-Mmm…mamma…ancora cinque minuti, dai… - si sentì una voce impastata di
sonno superare le coperte che sommergevano il ragazzino, sul letto piuttosto
grande al centro della stanza.
-Scherzi? Tra poco il salotto sarà pieno di amici che vorranno vedere
i Malfoy al completo tirati a lucido, ti devi alzare ora, Al. – disse la madre,
spalancando le finestre.
-Ci sarà anche lo zio Blaise, vero? – chiese il bambino, emergendo
appena da sotto le coperte leggere.
-Certo, vengono tutti: i miei fratelli, lo zio Harry e la zia Dafne,
Ron e Lavanda, Blaise ed Emily, la zia Hermione e lo zio Micheal e viene anche
la zia Ginny con lo zio Dean, e poi i nonni, tutti gli amici dell’Ordine… -
-Sì, mamma, ho capito…non elencarmeli tutti, l’importante è che ci sia
lo zio Blaise, che mi deve portare il mio videogioco… ci si diverte da qualche
mese ormai… - la interruppe il ragazzino, ancora un po’ assonnato.
-No, l’importante è che tu sia pronto per quando arriva. – disse la
madre, seria.
Il ragazzino allora si alzò dal letto, con ancora gli occhi socchiusi.
I capelli erano castano chiaro e gli occhi verdi, i colori della nonna materna.
O almeno, erano così prima che diventassero blu scuro per essere stato
costretto ad alzarsi controvoglia. Già, il piccolo Alan Ray Malfoy era un
metamorfomagus come la madre, e aveva undici anni. Era un grifondoro doc,
caratterialmente identico alla madre, era la sua piccola copia al maschile,
meno che per le lentiggini, quelle le aveva solo Elly, e l’istinto omicida,
quello lo aveva solo Grace. Era fissato coi babbani, gli piaceva studiare le
loro abitudini e soprattutto la loro teconologia, infatti in camera sua c’era
la tv, un telefono e persino un computer, che però usavano un po’ tutti,
persino Draco a volte si era divertito a farsi insegnare dal figlio ad usarlo. Però
fin da piccolo, quando provava forti emozioni, gli oggetti intorno a lui
prendevano a levitare.
-Sono in piedi…YAHHHUUN… contenta? – chiese il ragazzino, sbadigliando
sonoramente. La madre rise.
-Sarò più contenta se ti andrai a cambiare prima di subito e se ti
deciderai a pettinare quella zazzera di capelli che porti in testa. – disse
Grace, scappando poi fuori dalla stanza, ridacchiando.
Alan aveva sviluppato una psicocinesi piuttosto forte, fin dai primi
anni di vita, e ora sapeva gestirla alla perfezione, perciò mentre andava in
bagno non fece lo sforzo di portarsi dietro i panni, ma furono i panni a
seguirlo in bagno, levitando poco dietro di lui.
-Mamma, suona il campanello! – urlò Delia ad un certo punto, cercando
la madre.
-Ma io non ho sentito nulla! – urlò Draco.
DLIN DLON!
Dopo pochi secondi era suonato il campanello, e Grace era andata ad
aprire. Delia aveva questa specie di sesto senso, che Draco definiva istinto
femminile, che l’avvertiva prima delle cose che sarebbero successe
nell’immediato futuro. In realtà aveva ereditato dalla bisnonna materna una
leggera preveggenza, con cui sentiva prima cosa sarebbe accaduto.
In men che non si dica tutti i piccoli Malfoy e Draco si prepararono
davanti alla scala per scendere, prima Delia, la festeggiata, poi i fatellini e
infine il padrone di casa.
-Che la festa abbia inizio! – disse Draco, scendendo le scale,
ritrovando la moglie e abbracciandola, baciandola a stampo.
Due maschi e due femmine, due serpeverde e due grifondoro.
Una veggente, due telepatici e uno psicocinetico.
Ognuno con la sua personalità, i suoi pregi e i suoi difetti, ma tutti
speciali e cresciuti con lo stesso amore, i loro figli erano tutto questo e
molto di più, ed erano tutta la loro vita.
Anche se Draco era a capo di una squadra di spionaggio degli auror, e
Grace gestiva un laboratorio di ricerca pozionistica del Ministero, era il
momento delle vacanze estive o quelle natalizie, quando arrivavano i loro
“piccoli” da Hogwarts che bramavano più di tutti, perché per quanti screzi ci
potessero essere, stare insieme era uno dei loro più grandi piaceri. Erano una
vera famiglia. Ed ora che c’erano proprio tutti, parenti e amici, ora si che
cominciava la festa!
Antro dell’autrice
Eccoci qui, epilogo della mia epica avventura…devo dire che come prima
long fiction sono soddisfatta, poteva uscire peggio… ho maltrattato parecchio i
miei poveri eroi, e a dire la verità ora stanno scioperando perché il loro
sindacato pretende che gli dia più ferie e che alzi gli stipendi…( Secondo me c’è
lo zampino di Hermione, con le sue manie sindacaliste -.-)… ora rispondo alla
mia fedele fan:
X lady lululu: allora come al solito sono felicissima che il capitolo
ti piaccia, anche perché lo aspettavi da non so quante lesson ^.^ spero che
anche l’epilogo sia di tuo gusto, e per quanto riguarda il seguito, non lo so,
ci devo pensare bene comunque sono stata ben attenta a dare ai miei due tesori
dei bimbi pestiferi, nel caso mi venisse voglia di proseguire…
Passiamo ai ringraziamenti…
Innanzitutto ringrazio tutti coloro che hanno messo la fan tra i
preferiti (ben 31, al momento!):
1 - 19sunflower88
2 - alice brendon
cullen
3 - amante pazza
4 - beabi
5 - bella95
6 - CallieAM
7 - danswife
8 - DarkHiwatari
9 - deisy87
10 - Devily
11 - doval79
12 - Dubhe92
13 - fly girl_HH
14 - gajta
15 - gemlye
16 - huli
17 - Impetuosa
18 - lady lululu
19 - Lady85
20 - leo miao
21 - littlelove
22 - lucia_hp
23 - meeko
24 - Meredith91
25 - miiRU
26 - mirichan
27 - mustardgirl
28 - samuel87
29 - tigre
30 - Uzira
31 - virgi_lycanthrope
in particolare poi voglio dire un caloroso grazie a tutti coloro che
hanno recensito:
Devily
cassandra 287
Sere XX
lady lululu
ashleys
lucia_hp
19sunflower88
Perchè le recensioni sono sempre un valido sostegno, che siano
critiche positive o meno, sono sempre utili e fa piacere riceverne.
Inoltre, voglio ringraziare più genericamente tutti coloro che la
leggono, e che l’hanno seguita fino alla fine.
Forse ci rileggeremo, in un prossimo futuro, un bacio graande grande a
tutti!!
Firmato: Nami l’autrice non più troppo insonne