Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Arabella1897    18/01/2016    6 recensioni
Il gelo le colpì il cuore, ghiacciandolo e rendendolo arido. All'esterno la temperatura del suo corpo crebbe, rendendola tiepida, umana... Fu così che i suoi poteri scomparvero, lasciandola inerme in un mondo crudele.
Helsa
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno gente! Non sapete quanto mi faccia piacere ricevere le vostre recensioni e notare che la storia vi piaccia. Vi giuro, mi riempie il cuore **
Ovviamente vi ringrazio di cuore tutti <3 Questa è la seconda fan fiction che scrivo e, siccome la prima non aveva riscontrato interesse, temevo che pure questa si tramutasse in un secondo flop.
Siete anche voi la mia fonte di ispirazione, che con domande e parole mi date pazze idee per rendere la vita impossibile a queste creature.
 

 
Demons
When your dreams all fail
And the ones we hail
Are the worst of al
And the blood’s run state

I want to hide the truth
I want to shelter you
But with the beast inside
There’s nowhere we can hide
 
Erano passati ormai un paio di giorni da quell’incontro ravvicinato tra Elsa ed Hans, sebbene lui l’avesse spiata più volte quando era riuscito ad eludere i controlli. Lei d’altro canto aveva voluto comprendere bene la situazione e godersi per quei due giorni una totale privazione di incombenze lavorative, permettendo al Principe Fen di accompagnarla in giro per le Isole del Sud. Era un’ottima compagnia, totalmente differente dall’ultimo dei suoi fratelli. Fen era simpatico, disponibile e decisamente attraente. Aveva capelli neri come la pece e gli occhi chiari che contrastavano con il suo crine scuro. Lo sguardo vigile, attento e curioso osservava sempre con estrema e mal celata attrazione la Regina e questo ad Elsa, sebbene all’inizio fosse sembrato impertinente, iniziava a piacere. Per una rara volta si sentiva apprezzata, forse persino desiderata.
In quei due giorni di completo relax il principe non l’aveva abbandonata nemmeno per un istante e con egli pure San, il quale era stato la sua ombra. Avevano girovagato e visitato posti nuovi, belli, meravigliosi, ma soprattutto la Regina si era sentita viva, come mai le era capitato prima di allora. Non aveva più pensato ai suoi poteri e alla mancanza di essi, era riuscita a scordarsi chi fosse e di come terminati quei giorni sarebbe dovuta tornare alla triste realtà. Per il momento voleva godersi quell’ozio e le attenzioni di due maschi, un bambino di cinque anni che pareva non avere che occhi per la propria zia e un principe, il decimo in successione, ma al quale non pareva interessare la ricchezza, bensì solo la bellezza di Elsa.
In quel momento si trovavano loro tre nei pressi uno dei pochi laghi presenti su quell’isola. Pareva di essere nell’Eden e Elsa non poté far altro che ammirare e godersi quello spettacolo.
Camminavano tra la natura e non appena San vide il laghetto corse per giocare, a nulla valsero le raccomandazioni della ragazza, il bambino non l’aveva nemmeno udita.
- Non preoccupatevi, non arriva nemmeno ai 30 cm di profondità. Lo definiamo lago per il semplice motivo che è una delle poche pozze d’acqua dolce che abbiamo. Inizierà sicuramente a giocare con i girini. -
Elsa non era comunque tranquilla, non era suo figlio ed aveva un’enorme responsabilità addosso. Anna aveva acconsentito a lasciarlo a lei durante quella “vacanza”. Osservava il bimbo da lontano, sedutasi a terra, sfiorando con le mani l’erba tenera. Il principe si era seduto accanto a lei ed osservava a sua volta San.
- Siete fortunata ad avere un figlio come San, è adorabile, curioso e desideroso di conoscere, ma nonostante questo non pare essere viziato. – A quelle parole Elsa si ridestò e girandosi verso il principe scoppiò in una sincera risata. Fen non parve comprendere questo improvviso scoppiò di ilarità. Aveva detto qualcosa di sbagliato?
- Vedete mio caro principe, San non è mio figlio, ma mio nipote – Comunicò la regina, rivolgendo all’uomo un bel sorriso.
- Ma concordo con voi, sua madre è fortunata. – Aggiunse subito dopo, mentre restava voltata verso il principe.
- Ed io che ero convinto, come tutti dopotutto, che fosse vostro figlio! Vi assomigliate così tanto che nessuno aveva messo in dubbio nulla, ma anzi ne eravamo tutti certi! – Ridacchiò Fen, scuotendo appena il capo, come se si fosse rasserenato con quella notizia ed in parte lo era, poiché ora avrebbe potuto agire più facilmente. Non aveva le stesse intenzioni del fratello, quell’uomo era realmente infatuato della Regina Elsa, solo che temeva una reazione da parte di ella, dopotutto non poteva di certo biasimarla.
Rimasero seduti lì a lungo, in quel paradiso naturale, che infondeva nei loro cuori gioia. San era preoccupato a catturare poveri girini, mentre Fen dopo una lunga e piacevole chiacchierata si era sporto verso la sua interlocutrice, tentando un approccio. Sebbene Elsa fosse restia, pensò che un semplice bacio non avrebbe mai fatto del male ad alcuno e così sperimentò per la prima volta in vita sua che significasse ricevere un bacio. Temeva di essere incapace, ma ben presto riuscì a ricambiare ciò che il principe stava creando e le loro bocche si fusero, come fossero state una soltanto. Fu San ad interromperli, urlando e sbracciandosi nella direzione per attirare la loro attenzione. Solo quando vi riuscì allora smise di fare il pazzo. Mostrò ad entrambi cosa aveva costruito per la protezione e cura dei girini e poi fu pronto per tornare al palazzo. Il bambino prese la mano della zia e la condusse verso casa, senza però più richiamare l’attenzione del principe. Che fosse geloso? In realtà no, solo che preferiva Hans al fratello per un qualche oscuro motivo. Solo quando si trovò solo con la zia rivelò alla donna che Fen gli piaceva solo come amico. Elsa si lasciò andare in una risata cristallina, agguantando San e prendendolo in braccio. Era convinta che fosse solo gelosia.
- Rimarrai comunque il mio diletto, San. Non ti preoccupare! -
- Lo so, ma stai attenta. – Cosa poteva saperne di amore o desiderio un bambino di cinque anni? Probabilmente più di qualsiasi adulto. Per i bambini l’amore era una cosa genuina, non malata.
Elsa si lasciò andare ad un sospiro, schioccando un bacio al nipote, mettendolo poi giù. Quest’ultimo scappò via, affermando che doveva vedersi con un suo amico.
Sorrise di nuovo la regina, contenta che il bambino si fosse fatto delle amicizie. Incapace di tenere a freno la propria curiosità, iniziò a seguire il nipote, desiderosa di godersi la scena di due bambini giocare. Anche nei due precedenti giorni era successa la stessa cosa, lui era sgattaiolato via per andare a giocare. Era solo curiosità quella di Elsa, non ci vedeva alcun pericolo nell’amicizia tra un bambino di Arendelle ed uno delle Isole del Sud.
Senza farsi notare sgattaiolò dietro San e si bloccò solo quando pure il bambino si fu arrestato. Era nel bel mezzo di nulla, fermo, dritto, l’occhio vigile alla ricerca di qualcuno che tardava ad arrivare. Elsa poteva notare quanto scalpitasse il bambino e solo quando una sagoma iniziò a stagliarsi in lontananza il bambino si calmò, correndo incontro al famoso amico.
Con orrore constatò che non si trattava di un bambino, ma bensì di un uomo ed uno in particolare: Hans!
San aveva iniziato a scappare per incontrarsi con quella vipera?
Fu costretta a portarsi una mano alla bocca per soffocare un’imprecazione.
Hans scese da cavallo e con un solo gesto, senza apparente fatica, issò San sul suo destriero, tenendo le redini dell’animale.
Che diavolo pensava di fare? Era un bambino di cinque anni, non poteva salire su un cavallo da guerra! I due si mossero, Hans guidava il cavallo, apparentemente docile e mansueto, e San gli poneva domande su domande. Il principe rispondeva con pazienza, una pazienza che Elsa non gli aveva mai visto e non credeva potesse caratterizzarlo, ma giunse alla conclusione che stesse recitando. La ragazza si limitò a seguire silenziosamente i due, desiderosa di sentire i loro discorsi. Non riusciva a captare poi molto, era troppo lontana per farlo, così decise di diminuire ulteriormente la distanza che la separava dai due.
- Fen vi ha portato in giro per il regno di nuovo? – fu la domanda che Hans pose al bambino, continuando nella passeggiata.
- Sì, ma non è stato molto divertente. Non mi piace Fen. – Elsa non riusciva a capire che cosa vi trovasse di poco gradevole San nei confronti di Fen. Davvero, non riusciva a capacitarsene.
In tutta risposta il tredicesimo principe rise, divertito da quella affermazione.
- L’ha anche baciata ed è stato disgustoso! – Se ne uscì il bambino, fingendo un conato di vomito per rendere il tutto ancora più teatrale.
- Davvero? E lei? Ha ricambiato? – Hans si fece più attento, come se quell’argomento gli interessa particolarmente.
- Oh lei ricambiava, eccome! Fino a quando non ho interrotto tutto per far loro vedere una stupida tana per dei girini. – Quindi San li aveva interrotti di proposito, non gli interessava alcunché far vedere la sua creazione per le piccole rane! Elsa rimase scioccata da tale comportamento, non se lo aspettava da un bambino della sua età.
- Mi piaci di più tu. Elsa ha bisogno di essere felice, ma anche di avventura. Altrimenti se ne sta tutto il giorno chiusa in camera. – Secondo Elsa, Hans lo stava solo prendendo in giro, San non meritava di essere trattato in quel modo.
- Hans posso dirti una cosa? – Quest’ultimo annuì solamente, in attesa della confessione del piccolo principe.
- Elsa è un fiore. In casa i fiori muoiono, mentre all’aria aperta rinascono, no? E poi è bella, non deve stare da sola. E’ per questo che mi sono nascosto nel baule e sono venuto qui, per non lasciarla sola. A casa mamma ha Kristoff, mentre Elsa non ha nessuno. Vero? Ti piace Elsa? – Le parole di San le strinsero il cuore, facendole scendere una sola e solitaria lacrima. Era da tanto che Elsa non piangeva, ma il nipote l’aveva proprio commossa.
Hans parve sorpreso quanto lei sia dalla profondità del bambino, sia dal fatto che non fosse suo figlio.
- Sì, è molto bella tua zia. – Si limitò a dire il principe, intuendo che la madre fosse Anna, colei che aveva abbindolato sei anni prima.
- Dovresti chiederle di uscire! Se vuoi glielo chiedo io da parte tua! Non ti direbbe di no, lei è troppo buona. – In che meandri si stava conducendo quel discorso?
- Non credo accetterebbe, non siamo molto amici. – Replicò Hans facendo le spallucce.
- L’hai fatta arrabbiare? – San sembrava non demordere.
- Tanti anni fa. -
San fece per aprire di nuovo bocca, ma Hans gli fece cenno di tacere e sguainò la spada. C’era qualcuno e quel qualcuno era Elsa, la quale aveva messo un piede in fallo, facendo rompere un rametto secco. La Regina si ritrovò improvvisamente bloccata contro il tronco di una secolare pianta, una tagliente lama premuta contro il collo e gli occhi verdi di Hans dritti nei suoi. Aveva il cuore che batteva a mille, pareva quasi che avrebbe potuto sfondare le pareti del suo petto.
- Elsa! – Esclamò San stupito di vederla lì e soprattutto bloccata da Hans.
- Vostra Maestà – Bofonchiò il principe, lasciando immediatamente la presa sulla donna.
Elsa fece per avvicinarsi a San e tirarlo immediatamente giù dal grigio animale, timorosa potesse cadere o gli potesse succedere qualcosa per mano di Hans, ma il suo abito rimase impigliato nei rovi e i suoi passi furono vani. Fu costretta a chinarsi e distruggere quel bell’abito, creatosi addosso quando ancora possedeva la magia. Non appena i pezzi di tessuto si separano dall’intero abito, lasciandole un profondo spacco sulla gonna che arrivava a più di metà coscia, i pezzi che caddero a terra si tramutarono in acqua. Pure i suoi abiti stavano morendo, non bastava ella stessa che lentamente si sentiva spegnersi. Non fu l’unica a notare quel tramutarsi in acqua, ma gli stessi Hans e San videro tutto.
- E’ magia quella! – Esclamò il bambino e a quelle parole Elsa si volse con gli occhi spalancati verso il nipote, il quale aveva assistito a quella disgrazia.
- Ma quale magia, è solo un abito fatto apposta da sarte esperte per illudere gli stolti che la magia esista. Non crederai in queste cose, vero San? – Fu Hans a salvarla dall’impiccio. Aveva capito subito che il bambino non era a conoscenza del terribile segreto della donna e così aveva evitato che il marmocchio potesse risentire di un mondo al quale non apparteneva, fatto di magia, potere e sete di sangue. Hans si rispecchiava in quel bimbo, così genuinamente ingenuo, ma desideroso di fare del bene, come era stato lui da piccolo, quando ancora non conosceva l’odio e il disprezzo. Voleva preservare quell’anima innocente dal mondo degli adulti, nonostante fosse il nipote di colei che detestava e aveva detestato.
- Dici sul serio? Per poco non ci avevo creduto! – San sembrava credere come oro colato alle parole del principe, come se avesse una forte influenza su di lui e probabilmente l’aveva.
Elsa non poté replicare a nulla, era stata salvata dal proprio nemico e basta, doveva accettarlo. Afferrò così la mano che Hans le porgeva per uscire dal pantano in cui si trovava e mormorò un mesto grazie. Avrebbe fatto i conti con lui dopo.
- San sarebbe meglio tornare indietro ora. – Annunciò avvicinandosi al destriero, allungando le braccia verso il bambino per accoglierlo in braccio. Questo scosse violentemente la testa e non accennò minimamente a muoversi.
- Hans mi ha promesso che mi avrebbe fatto imparare ad usare la spada oggi! Ho bisogno di muovermi, sono stato con i girini tutto il giorno, Elsa. Ti prego ti prego ti prego! Può insegnarlo anche a te, così sarai più sicura e tranquilla da tutti coloro che ti guardano male. Li ho visti ad Arendelle! – Così il bambino la stava mettendo nei guai, stava svelando troppo ad Hans, il quale molto probabilmente pensava di essere la sua unica e sola minaccia. No, ne aveva molti di nemici che si fingevano amici.
Prima che Elsa potesse negare, affermando che era pericoloso per un bambino usare la spada, Hans tirò fuori dal suo mantello un paio di spade di legno e con un sorriso smagliante si rivolse alla Regina.
Idiota si ritrovò a pensare volgarmente la ragazza, sbuffando e acconsentendo. Non che le andasse realmente di starsene con Hans e San nel bel mezzo del nulla, priva di alcun suo potere. Si stava pure domandando in che razza di prigionia si trovasse il principe, visto che era libero di girare a cavallo e di spingersi così lontano dal palazzo. L’uomo tirò giù Hans dal cavallo e legò l’animale ad un ramo. Elsa nel frattempo si sedette a terra, tanto ormai il vestito era completamente da buttare, lo spacco era troppo profondo, avrebbe destato inutili pettegolezzi.
Rimase ferma ad osservare i due, Hans gli spiegava le regole basilari e mostrava al bambino, il quale pendeva dalle sue labbra, i movimenti che avrebbe dovuto fare. Quando ebbe terminato con la teoria tentarono di mettere in pratica gli insegnamenti orali. Nel vederli così buffi, per quanto Hans fosse elegante nei movimenti, Elsa finì più volte per ridere e battere anche le mani quando necessitava. San era invasato da quella nuova arte e quando il bimbo fu stanco il principe si lasciò andare in un’ammonizione che lasciò perplessa e sorpresa la Regina.
- Ricorda San, quest’arte si usa solamente in caso di pericolo e mai con l’intento di ferire a morte o peggio uccidere. Intesi? Giuramelo San.- Fu severo, ma corretto, come mai lo era stato. Sembrava quasi tenesse realmente a quel bambino e lo volesse condurre verso la retta via, totalmente opposta a quella che aveva intrapreso lui. San in tutta risposta e con estrema serietà annuì deciso, promettendo ciò che gli era stato chiesto e a quel punto il principe gli scompigliò i capelli con un sorriso, compiaciuto del suo discepolo.
- Elsa tocca a te! -
La ragazza tentò di declinare l’offerta, ma l’insistenza di San e il sorriso furbo di Hans la spinsero a crollare e ad accettare.
I fondamenti della spada vennero rispiegati anche a lei e così pure per le posizioni. Il principe tentava di toccarla il meno possibile, ma in certi momenti fu inevitabile. Il tutto cambiò quando iniziarono lo scontro diretto. Elsa si diede più volte della ridicola per le mosse assurde alle quali si lasciava andare e per le quali veniva ripresa dal maestro. Finì più volte al tappetto, ipoteticamente infilzata in più parti del corpo e San se la rideva di gusto, felice che sua zia fosse più impedita di lui in quella danza mortale. In effetti non aveva tutti i torti, lei era abituata a danzare con il ghiaccio, a creare vita o a distruggerla con il potente potere del ghiaccio e del freddo, non con un’impura arma. Esasperata dalle continuate stoccate che riceveva e dalle innumerevoli morti, si ritrovò a giocare sporco e mentre la finta lama di legno le veniva puntata per l’ennesima volta al petto, fece finta di svenire, obbligando Hans a soccorrerla. Quando si ritrovò tra le sue braccia muscolose, gli diede un’improvvisa gomitata nello stomaco e, cogliendolo impreparato, i suoi addominali non poterono fare nulla. Si staccò da lui e con uno sgambetto lo mandò pure con le gambe all’aria. Questa volta la finta arma era puntata verso di lui e un sorriso soddisfatto era apparso sulle scarlatte labbra della donna. Hans la guardava esterrefatto, mentre San se la rideva della grossa.
- Giochi sporco! Non vale! – Esclamò il principe, mentre si riprendeva dallo shock di aver appena vissuto e visto una Elsa non arrendevole e con spina dorsale.
- Avrò pur imparato da qualcuno, principe Hans. – Le rinfacciò la ragazza, soddisfatta del coraggio e dell’idea che aveva avuto. Non fece nemmeno in tempo a complimentarsi mentalmente con sé stessa che venne immediatamente attaccata dall’uomo, il quale la buttò a terra, atterrandola con il proprio peso.
- E guerra sia allora! – Non si trattava più di utilizzare la spada, ma di solletico, il che era ben peggio. Persino San, rinvigoritosi, si buttò sulla zia e prese a tormentarla con fastidioso solletico. La donna, immobilizzata dal peso dell’uomo e torturata dal nipote, rideva come mai aveva fatto in vita sua, apparendo ancora più bella e splendente del normale. Sembrava radiosa e felice. Fu a quella vista che Hans si domandò con quale coraggio, in passato, aveva tentato di privare il mondo di tale splendida creatura. Cacciò via immediatamente quei pensieri inusuali e ordinò a San di andare a recuperare il cavallo, mentre lui non si decideva a liberare la ragazza. Elsa lo guardava con il fiato corto, ancora immersa in quel mondo di allegria e privo di pensieri negativi, non era ancora conscia di essere bloccata a terra dall’uomo che aveva attentato alla sua vita sei anni prima. Lo osservava tranquilla, priva di ansia o angoscia, semplicemente rimaneva inerme, osservandolo con occhi curiosi. Hans era ancora chinato su di lei e le sue mani non erano poi molto lontane dal suo viso, erano appoggiate proprio ai lati. Lo smeraldino sguardo di lui era incatenato a quello lapislazzulo di lei e in un lento movimento si ritrovò ad assaggiare le labbra della donna. Fu un gesto che gli venne spontaneo, non ci pensò molto mentre agiva, Hans desiderava solamente diminuire velocemente lo spazio che divideva le loro bocche per togliersi una volta per tutte lo sfizio di aver baciato due sorelle, ma soprattutto una donna dotata, almeno in passato, di magia. Il principe doveva ammettere che la Regina aveva un certo fascino, o per meglio dire, l’avrebbe avuto se ella avesse creduto maggiormente in sé stessa e se avesse messo da parte la fragilità che la contraddistingueva. Hans avrebbe scommesso in un palese quanto immediato rifiuto della ragazza, cosa che invece non avvenne, almeno non subito. Anzi le mani di lei corsero sulle braccia del principe, scivolando leggere, definendo i muscoli del ragazzo, sussultando a quello strano e piacevole contatto. Elsa sapeva che non avrebbe mai dovuto fare tal cosa, ma in quel momento la mente confusa non le permetteva di ragionare razionalmente. In quel momento di totale incoscienza e perdizione le sue mani sprigionarono lievi fiocchi di neve, i quali fecero rabbrividire l’uomo. Entrambi si bloccarono, aprirono di scatto di occhi, mentre lei staccava immediatamente le mani dal corpo caldo di lui, portandole davanti agli occhi e notando come due piccoli fiocchi erano ancora presenti su di esse. Sorrise e si trattò di uno dei più bei sorrisi che Hans avesse mai visto. Per quanto difficile gli risultasse, dovette ammettere che vederla sorridere era quasi appagante, come una beatitudine, dopotutto non era da tutti poter rimirare cotanta bellezza da così vicino. Con uno spintone Elsa allontanò bruscamente il principe e si sollevò con le mani tremanti. La sua magia! La sua magia era risorta! Le mani non riuscivano a starle ferme e lei piangeva per la gioia, del tutto disinteressata al bollente bacio che aveva scambiato anche con il tredicesimo dei fratelli. Il suo pensiero era rivolto alla sua magia e null’altro. Si sforzò di creare nuovi fiocchi di neve, ma non successe nulla. Hans la guardava a debita distanza, incerto sul da farsi. Non successe più nulla, niente più neve, niente più ghiaccio. Frustrata batté un piede a terra, proprio nel momento in cui San, che aveva osservato compiaciuto la scena da lontano, si stava avvicinando.
- Noto con piacere che con Fen non è scoccata la stessa scintilla, o forse dovrei dire lo stesso fiocco di neve! – Le sussurrò soddisfatto Hans, consapevole di averla in pugno ora più che mai, mentre le passava accanto, concedendosi persino il privilegio di appoggiare una mano sulla sua schiena, facendola scendere sul lato b della donna.
A quel contatto la Regina si irrigidì, strabuzzando gli occhi azzurri, sconcertata dalla cafonaggine di quel principe. Un’espressione irata andò lentamente a dipingersi sul viso, proprio mentre afferrava la mano di quest’ultimo e con un secco gesto la spostava, allontanandola da sé.
- Non permettetevi più, cafone. – Si ritrovò a sussurrare la ragazza, le labbra contratte ed un’espressione che dimostrava tutta la sua indignazione.
- Altrimenti che cosa mi fate, vostra Maestà? -
Idiota, Elsa non avrebbe saputo definirlo altrimenti. Evitò di dire alcunché, limitandosi a sbuffare sonoramente e ad alzare gli occhi al cielo, esasperata dal suo dover tacere per la presenza del nipote.
Hans non si era scomposto in quanto era consapevole di avere il coltello dalla parte del manico, così afferrò San e lo rimise sul cavallo, prese le redini ed iniziò ad incamminarsi verso il castello, lasciandola li nella sua disperazione.
Elsa era frustrata, irritata dalla libertà che si era preso Hans, demoralizzata per il fatto che i suoi poteri fossero scomparsi ancora, sconvolta dal fatto che fossero invece comparsi con il bacio rubatole dal tredicesimo principe.
La regina era un mix di emozioni che, anni fa, l’avrebbero resa una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere, ma che ora la rendevano solo una donna incapace di descrivere le sue emozioni.
- Elsa? – Una voce tenera e carica di preoccupazione giunse fino alla donna e la riscosse, inducendola ad alzare il capo e lentamente ad aggregarsi allo strano trio che si era formato poco più in là, ovvero un cavallo, un principe rinnegato ed un bambino. Li osservò rimanendo a debita distanza, chiedendosi come avesse potuto Hans stregare San ed indurlo a scappare da lei per seguire quel finto eroe.
Ancora una volta la regina si domandò come potesse quell’uomo affascinare così tanto le persone, al punto tale da indurle a perdere il senno e seguirlo ovunque.
 


NOTE AUTRICE: Come vi è parso? Spero vi sia piaciuto! Vi avverto che il prossimo capitolo, già in revisione, sarà uno di quelli più importanti e sinceramente non vedo l’ora di farvelo leggere.
Grazie a chi recensirà o solo leggerà questo capitolo <3
Alla prossima!

Arabella
  
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