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Autore: Richhh    18/01/2016    0 recensioni
La storia segue le vicende di Callum e Annalise due ragazzi che vivono a Brooklyn, in un futuro non ben definito, dove alcune società iniziano a studiare un gene che si manifesta dalla nascita negli occhi di un essere umano, dotandolo di poteri sconosciuti fino al momento in cui esso non diventa cosciente di tutto ciò che lo circonda.
Call è affetto dal gene, e la sua vita vacilla ogni giorno come su un filo sospeso, dove le raffiche di vento arrivano sottoforma della crescente depressione di Travis, il ragazzo che ama da quasi due anni, la gente che cerca di condannarlo ad abominevoli sperimentazioni, e l'oppressione di un mondo che sembra sempre più schiacciare chi, come lui, nasce invisibile sotto un marchio d'infamia.
Potete trovare la storia anche su Wattpadd: https://www.wattpad.com/story/58514953-matiallomenes
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Trav si accascia sulla mia schiena tutto intorno a noi cessa di muoversi. Sono sudato, freddo e mi tremano le mani. - Trav.. - Cerco di girarmi lentamente per non farlo cadere dal letto e lo guardo. Il suo corpo nudo e esile è del tutto teso, ma non è quello che mi preoccupa: il naso di Trav perde sangue. Ha la faccia pallida e gli occhi aperti che guardano il vuoto. - Trav! - urlo. 
Sono sopra di lui e cerco di farlo riprendere, è svenuto, deve essere svenuto ma non da segni di vita. Provo con un massaggio cardiaco, qualsiasi cosa, mi rifiuto all'idea che possa essere più che svenuto. Non può essere. - Ti prego.. svegliati! SVEGLIATI! - 
Inizio e piangere e la disperazione inizia a divampare nel mio corpo, sento il fiato che diventa sempre più corto, non può andare a finire così ma non posso fare niente. Mi passa per la mente di chiamare l'ambulanza ma servirebbe solo a peggiorare le cose. Annalise. Scendo dal letto di corsa e mi precipito nello zaino dove ho lasciato il telefono. Non lo uso mai e mi limito solo ad utilizzarlo per chiamare Travis, mamma o Anne. Digito il suo numero con le mani ancora tremanti e gelide. - Pronto?-
- ANNE VIENI DA TRAV. ORA SUBITO. TI PREGO.. - Gli sto urlando addosso e piangendo allo stesso tempo, sta parlando ma non riesco a sentirla.
- Call. Cazzo Call ci sei? Dimmi che succede.. -
- Non lo so Anne! Lo abbiamo fatto, ti prego vieni, vieni. -
- PAPA'! - Urla dall'altra parte del telefono - Siamo lì tra 10 minuti Call arriviamo. Arriviamo. - chiude la linea e io ritorno sul letto insieme a Trav. Metto la testa sul suo petto e cerco di sentire il suo cuore, un piccolo battito, qualcosa che sia la dimostrazione che non sia quello che penso io. Ma niente. Non si sente niente. E' colpa mia. E' solo colpa mia, non avrei dovuto dire quelle cose, dovevo stare zitto. - TRAV E' COLPA MIA! CAZZO CAZZO CAZZO! - inizio a tirarmi i capelli e a urlare più che posso. Non doveva andare a finire così.
Per strada si sente il rumore di gomme che strisciano sull'asfalto - CALL! - Era Anne insieme a suo padre. Sento il cancello aprirsi in un forte botto e dopo i loro passi che salgono le scale, mi precipito alla porta di casa per aprirla ed ecco Anne. - Call.. - Suo padre è dietro di lei. Sono entrambi affannati e sudati per la corsa che hanno fatto. Li sento parlare ma le loro voci paiono come un ronzio nelle mie orecchie, inizio a vedere tutto sfocato e il mio corpo cede. L'unica cosa che sento è il pavimento duro e freddo, prima di chiudere gli occhi e non sentire più niente.

**

La pioggia picchietta costantemente sulla finestra di casa Mailgros, un po' come la mia testa. Non so da quanto sono qui, l'unica cosa che so è che ho avuto dei risvegli traumatici che duravano secondi finché non riperdevo coscienza, ma almeno mi hanno permesso di capire dov'ero. Mi pare di aver scorso Annalise una notte, era accanto a me che mi diceva di stare tranquillo e che sarebbe andato tutto bene, molto filmico da parte sua, ma avrei potuto darle ragione solo dopo aver visto Travis. I risvegli saranno stati sette, otto. Non lo so. Spero solo che ogni risveglio non equivalga ai giorni passati in questo posto. Alzo la testa dal cuscino e mi guardo intorno. E' la camera degli ospiti di Anne, dove ho dormito la notte di capodanno e sembra uguale identica a come la lasciai mesi fa. C'è un forte odore di chiuso, la polvere è ben evidente sui mobili e il letto credo abbia le stesse lenzuola dell'ultima volta in cui ci ho dormito, forse è così , ma so per certo che sono pulite e a confermarlo è l'odore di lavanda su di esse, come l'odore dei capelli di Trav la stessa sera in cui abbiamo festeggiato qui l'anno nuovo, è rimasto il suo odore o forse è solo una mia sensazione. Non voglio pensare ad altro se non a risentire di nuovo la sua voce e basta. Ricordo l'ultima volta che lo vidi sdraiato sul letto. Lui sta bene, ne sono sicuro, deve essere così.
Scosto le coperte che mi hanno avvolto per giorni e scendo dal letto. Indosso un pigiama da donna,mi guardo intorno e non vedo nessun mio vestito. Dovevo essere nudo quando sono svenuto sul pavimento della casa di Trav. Ero quasi sicuramente nudo. Il fatto è che non lo ricordo e questo forte mal di testa non aiuta per niente. Nonostante abbia dormito giorni mi sento terribilmente stanco. La stanza è ricoperta di carta da parati in cui sono raffigurate delle line curve che ricordano l'edera che si arrampica sui muri delle vecchie case. In fondo alla stanza erge uno specchio che riflette interamente il mio corpo. Ho i capelli schiacciati che mi cadono in fronte e una faccia da schifo. I miei occhi brillano nonostante la poca luce. Non li guardavo da un po'.
Apro la porta della camera e l'odore di chiuso che permeava l'intera stanza va via via scomparendo. - Anne! - la mia voce è roca e il mio alito rancido. - Call? - la sua voce mi risponde dal piano di sotto e in pochi secondi la sento salire a passi pesanti su per le scale che portano al piano superiore. La vedo avvolta in una coperta e porta una tazza di Thè in mano evidentemente vuota perché nel momento in cui mi abbraccia niente del suo contenuto va attera. - Ti senti bene? - mi chiede mordendosi il labbro inferiore. - Sì. Dov'è Trav? Devo vederlo.- lo sguardo di Anne dopo quelle parole inizia a incupirsi. - Call.. Non è qui. E' con mio padre, sta facendo tutto il possibile per.. -
- Per cosa? -
- Non lo so Call.-
- Dimmi solo come sta ti prego. - stavo imprecando e Anne non sapeva cosa dire, mi stava nascondendo qualcosa, la conosco ormai, lo noto dal suo sguardo colpevole.
- Sta ancora dormendo.. - mi dice lei come se non avesse mai voluto dire quelle parole.
Sta ancora dormendo. Non è possibile. - Da quanto sono qui? - dovevo saperlo.
- 5 giorni. Hai preso una bella botta e ci hai messo un pò più del normale a riprenderti.. Abbiamo avvertito tua madre, è venuta di corsa e ogni giorno, era qui fino a due ore fa ma è dovuta andare via. Se vuoi la chiamo subito.. - 
Stava cercando di cambiare argomento. Travis non avevo ripreso coscenza dopo 5 giorni. Da 5 giorni. Mi faccio prendere in preda al panico. Non poteva essere. Sento gli occhi pieni di lacrime. Abbasso lo sguardo per non farmi notare da Anne - Il bagno? - gli chiedo il più normale possibile
- Call sta tranquillo.. io.. -
- Anne. Ho bisogno del bagno! - Sto per scoppiare a piangere me lo sento.
- In fondo a sinistra.. - mi risponde indicando il corridoio alla sua spalle.
Mi precipito, apro la porta entrando, la richiudo e scoppio a piangere contro il primo muro che trovo. Cerco di fermare i singhiozzi per non farmi senire da Anne ma con pessimi risultati. Travis non può essere morto. Saranno giorni che ripeto questa frase inconsapevolmente nella mia testa. Continuamente. Ma non servirà a niente. Devo combattere la realtà. e vedere Travis il prima possibile.
Mi asciugo le lacrime e mi tolgo il pigiama scoprendo del tutto il mio corpo per poi entrare nella doccia levando tutta la puzza accumulata in quei 5 giorni.
Penso che la doccia sia il miglior calmante che ci sia; Quando esco mi sento meglio fisicamente, indosso il primo accappatoio che trovo ed esco dal bagno.
Non appena esco trovo Annalise davanti a me con una maglia e dei pantaloni - Vestiti. - Li prendo e faccio quello che mi dice senza guardarla o ringraziarla;
Dopo pochi minuti indosso una maglia di cotone completamente nera e un paio di jeans consumati blu scuro. Anne entra nella camera. Mi guardo allo specchio e non ho più l'aspetto che avevo circa mezz'ora fa: Ho i capelli pettinati da un lato e indosso l'unico paio di scarpe che trovato in un angolo - Stai meglio? - la guardo.
- Portami da Trav. -

**

Nel tardo pomeriggio la pioggia continuava a bagnare le strade di Brooklyn. L'aria è impregnata come di suo solito del classico odore di carburante molto frequente in quella zona a causa del continuo passare di macchine e taxi. Annalise è dietro di me con un ombrello arancione a pallini verdi in mano, mi segue a fatica e non ha la minima idea delle mie intenzioni. Nemmeno io d'altronde.
Trav si trovava nella AGD ( Association Genetic Development ), suo padre lavora lì. E io devo tirarlo fuori di lì, non è un esperimento, non è niente a che fare con tutte quelle cose.
- Cosa cazzo? ANNALISE! LO AVETE PORTATO IN UN LABORATORIO PER GENTE ANORMALE COME NOI! CHE CAZZO DI PROBLEMI AVETE! -
- VA BENE CALL! ERA MEGLIO LASCIARLO QUI A MORIRE! GIUSTO. FANCULO MUOVI IL CULO CHE TI PORTO DA LUI. -
Fu più o meno la conversazione tra me e Annalise prima che mi disse dove si trovasse. In parte ha ragione. Forse ha ragione.
Attraverso un viale in pietra dopo aver sorpassato la strada principale, svolto l'angolo con Anne alle calcagna e un palazzo in vetro enorme si erge davanti ai nostri occhi.
Non si riesce a scorgere un minimo di cemento in quell'edificio, interamente in vetro, almeno dall'esterno, chiunque lo vedesse poteva rimanere a bocca aperta.
- Eccoci. - dice Anne con voce gelante. Ce l'ha ancora per la discussione di prima ma non le dico niente, mi limito a salire le scale per poi raggiungere una porta girevole tipica dei grossi magazzini in centro a Brooklyn.
Annalise mi sorpassa - Aspetta. - la prendo da un braccio - Hai ragione, scusami. Davvero. Sono stato scontroso, scorbutico e deficiente. Voglio solo vedere Travis.. -
Mi guarda come se non vedesse l'ora che dicessi quelle parole, non aspettava altro. Giuro per un millesimo di secondo di aver colto nel suo sguardo un minimo di soddisfazione.
- Niente Call.. - Gli lascio il braccio e lei prosegue verso un bancone. Sembrava uno dei banconi che trovi in qualsiasi hotel per poter effettuare il Check-In.
L'interno dell'edificio rifletteva un sacco di luce, non per i led accessi e appesi artisticamente sul soffitto,ma principalmente per il colore dei muri, di un grigio chiaro ma allo stesso tempo intenso.
Alla mia destra sono sparse poltrone e divanetti dal colore rosso scuro, accompagnati da tavolini-caffè. Un signore in giacca e cravatta nera ne sta utilizzando uno ma deve esserci un bug nel sistema del tavolino, lo noto dal fatto che continua a premere continuamente su "Marocchino" ma le cannule nascoste alla base del tavolo non rispondono.
Alla mia sinistra in fondo sono situate le scale e vicino ad esse indicazioni connumeri e lettere scarlate nell'acciaio: ognuna per ogni settore analitico diverso. Poteva quasi assomigliare a un ospedale con l'unica differenza che di pazienti in genere non se ne vedevano.
- Sono la figlia di Arthur Mailgros - Annalise è davanti al bancone che parlava con la segretaria dell'ADG. Indossa un completo verde con un gonnellino a quadri sccozzese viola e rosso. Il naso aquilino e la faccia appuntita le dava un aspetto inquietante.
- Immagino che voglia comunicarle qualcosa - Dice la segretaria con fare tutt'altro che interessato.
- In realtà no, ma in ogni caso SIAMO - precisa.
-C'è lui con me. - Mi indica senza distogliere lo sguardo dalla signora - E dobbiamo vedere nostro padre. - Gli occhi della signora rimbalzano tra Annalise e me come una pallina da ping pong impazzita.
- Voi siete come loro. - Dice con un misto di disgusto e interesse.
- Non ne avevo mai visti in giro. -
Annalise inizia a grattarsi il palmo della mano con le unghie lunghe. Non è un buon segno. E' suo solito farlo quando inizia a perdere la pazienza. E quando perde la pazienza le cose non vanno mai come dovrebbero andare. E mi riferisco agli effetti collaterali come li chiama lei.
- Signora. - Ero rimasto tutto il tempo dietro Anne - Dobbiamo vedere il Signore Mailgros, Urgentemente. -
- 13esimo piano, reparto 8GM- Mi risponde leggendo da un display precedentemente alle sue spalle. - Ma non mi dire - aggiunge ironicamente.
- Cosa vuole dire? - Dice Anne digrignando in denti.
- Grazie mille signora. - La spingo verso le scale il più veloce che posso.
- Non perdiamo tempo.. - Riesco a scorgere dal cartellone affisso accanto alle scale la didascalia GM, era il reparto riservato alle mutazioni genetiche. Ora si spiega il commento del tutto sarcastico della segretaria.
Saliamo le scale e ad ogni piano che salgo l'ansia aumenta e insieme ad essa anche il desiderio che Trav stesse bene.
Sento il fiato corto di Annalise quando poi realizzo che abbiamo superato inconsciamente una decina di ascensori.
" Piano 13. Reparti: DN, LA, EI, RT , MA , GM. "
Leggo la didascalia scolpita in un materiale simile all'oro che quasi sicuramente non aveva niente di oro.
Non bado al sudore che mi impregna i vestiti - Dobbiamo trovare il reparto GM laboratorio 8 - dico ad Annalise mentre apro una porta vetrata scorrevole che dava su un corridoio dalle pareti verde scuro.
I reparti DN MA GM sono alla nostra destra. Comincio a percorrere il corridoio con Anne che mi segue a passo felpato - Non sei mai stata qui? - Le chiedo mentre cerco la stanza che mi interessa. - No, mio padre non ha mai voluto. Dice che non è il posto ideale per dei ragazzini. Peggio ancora se si tratta di ragazzini come noi. -
Stringo i denti a sentire quelle parole. - Molto coerente da parte sua. -
Non mi risponde.
" Reparto GM ( Genetic Mutations ) "
- Okay siamo nel reparto giusto. Dobbiamo trovare il laboratorio 8. -
- Non credo ce ne sia bisogno. - risponde Anne alle mie spalle.
Una figura familiare esce da un porta in fondo al corridoio, indossa un camice bianco, capelli corvini e occhi neri come la pece, almeno in parte. Il viola che circonda il suo iride è molto visibile sul nero sotto la luce dei led appesi al soffitto.
- Che ci fate qua? - il Signor Mailgros aveva assunto una faccia stupita e allo stesso tempo turbata.
Non rispondo. - Papà, dobbiamo vedere Travis. - Ormai ci aveva raggiunto.
- Non è possibile.. in ogni caso mi fa piacere che tu ti sia ripreso Call ma non dovresti uscir.. -
- Non importa signor Mailgros. Voglio vedere Trav. - gli dico con tono fermo e determinato interrompendo la sua lezione di vita.
- Non è possibile. -
- Cosa vuole dire? -
Distoglie lo sguardo da me e lo riposa su Anne cercandone un aiuto.
- Cosa c'è? - Qualcosa non andava. Il battito del mio cuore inizia ad accelerare e l'ansia aumenta sempre di più.
- Call.. non pensiamo che Trav si possa riprendere.. - mi risponde Anne incerta su quali parole usare.
- Dov'è? - chiedo nella maniera più normale che posso. Non era così.
- Call.. -
- DITEMI DOV'E'! - La mia voce echeggia per tutto il corridoio. Mi dirigo a passi veloci verso la porta da cui il signor Mailgros è uscito pochi minuti fa ma mi blocca il passaggio prendendomi dalle spalle.
- Call calmati ti prego! -
- DEVO VEDERLO. -
- CALL NON CAMBIERA' NULLA CAPISCI? -
- COSA CAZZO DEVO CAPIRE? - sento le lacrime che iniziano a rigarmi il volto.
- Call.. Travis è morto. -

 

   
 
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