19)So you can drag me through Hell if it meant I could hold your hand
Leah
p.o.v.
È
una serata tranquilla, sono sul pullman dei Pierce The Veil per stare
un po’
con Mike.
Sono
sicura che Ryan e Derek se la caveranno benissimo da soli e che Jacky
si
prenderà cura di Asia.
Sono
comodamente sdraiata su Mike a guardare la tv quando il mio smartphone
inizia a
emettere le inquietanti note di “Oh, Fortuna.”e la
cosa mi preoccupa perché è
la suoneria che ho messo per la mia famiglia.
“Leah,
il tuo smartphone sta suonando.”
“Lo so, lo sento.”
“Perché non rispondi allora?”
Mi chiede Vic.
“Perché
non ho voglia, ma mi sa che dovrò farlo.”
Accetto la telefonata.
“Leah
Marie.”
La
voce di mia madre non è cambiata, ha sempre
quell’accento elegante che
associano alla nobiltà e una certa nota imperiosa.
“Mamma.”
“Ho saputo che hai disatteso due volte ai miei ordini, sei
uscita con due
rockstar, di cui uno è un avanzo di galera.”
“Sono
lieta che tu abbia appreso la lieta novella, significa che forse
qualcosa ti
importa ancora di me.”
“Non
osare quel tono con me, Leah Marie.”
Io sospiro, a ventisette anni non posso ancora usare del sarcasmo con
mia
madre.
“Perché
mi hai chiamata?
Sono
sicura che non sia per contestare le mie scelte di vita.”
“Lo sto facendo per il tuo bene, ma tu non lo capisci. Hai
comunque ragione,
Leah Marie, non ti ho chiamato per questo.
Tua
sorella Ariadne si sposa tra due settimane.”
“Falle gli auguri da parte mia.”
“Non essere sciocca. Tu parteciperai a quel matrimonio, non
abbiamo potuto
mandarti un invito perché fai la vagabonda e non hai un
indirizzo fisso.”
“Cosa?
Non ci penso neanche!”
“Leah
Marie Eulalie, l’etichetta impone che tu partecipi alle nozze
di tua sorella e
parteciperai a quelle nozze. Portati dietro quell’avanzo di
galera o chiunque
frequenti, spero solo che non ci faccia sfigurare troppo.”
“Mamma, io non ho intenzione di venire alle nozze di Ariadne
per nessuna
ragione al mondo.”
“Tu
verrai, a costo di venirti a prendere io di persona. Questo
è tutto.
Buonasera.”
Mi
chiude il telefono in faccia, io butto il telefono dall’altra
parte della
stanza dalla rabbia.
“Che
succede?”
Mi chiede Vic preoccupato, mentre Jaime recupera il mio telefono e
anche Sofia
e Tony fanno la loro comparsa.
“Mi
ha telefonato mia madre, mia sorella si sposa tra due
settimane.”
“E
allora?”
“E allora, Mike, siamo
obbligati ad
andare al matrimonio e lei cercherà di farti sfigurare in
ogni modo. Ti
tratterà di merda, ti farà sentire a disagio e lo
stesso farà con me.”
Lui
impallidisce.
“Non
puoi non andarci?”
“No, l’etichetta impone che la sorella della sposa
partecipi alla cerimonia a
meno che sia moribonda, rapita o con qualche malattia contagiosa e
mortale.
Ho
tentato di evitarlo, ma mi ha detto che se non verremo verrà
lei a prenderci.”
“Dai,
scherzava!”
Dice
conciliante Tony.
“Mia
madre non scherza mai. Devo cambiare numero di cellulare senza darle
quello
nuovo, forse sarò salva allora.”
“Fammi capire bene, Leah. Tra due settimane io e te saremo
catapultati in un
gruppo di nobili che parlano con quell’accento che gli
americani tanto vi
invidiano?”
“Ah ah.”
“E visto che sono tatuato, con un piercing e sono un
batterista e non un cazzo
di aristocratico mi tratteranno come se non valessi nulla?”
“Mi
dispiace, Mike.
Anche
io vorrei evitarlo, visto che mi riserveranno commenti al veleno per
come vivo,
la mia professione, i miei amici e le mie relazioni. E su di
te.”
“Te l’ho già detto che odio tua
madre?”
“No, ma mettiti in fila. Io la odio da più tempo
di te, ha sempre reso la mia
vita un inferno e ha sempre preferito Ariadne a me.”
“Penso
di avere bisogno di un po’ di whisky.”
Borbotta Mike, la mano appoggiata sulla fronte.
“Come
medico ti appoggio, anzi versane un po’ anche per
me.”
“Noi non siamo invitati, vero?”
“No, Vic. Stai tranquillo, la tortura è riservata
a un solo fratello Fuentes.
Mike,
mi dispiace. Non credevo che avresti dovuto fare i conti con questa
parte della
mia vita così presto.”
Dico
con praticamente le lacrime agli occhi, ho una paura folle che mi
molli.
L’unica volta che ha parlato con mia madre lei non ha fatto
altro che
umiliarlo.
Vengo
seppellita in un abbraccio di gruppo e poi mi lasciano da sola con lui.
“Non
ti mollo, Lancaster.
Non
ho intenzione di farlo, a costo di prendere a calci in culo
l’intera
aristocrazia britannica se ti farà soffrire. Non rinuncio
facilmente a ciò che
amo.”
“Non sarà bello, Mike.
Tu
non li conosci, a loro interessano solo i soldi e la purezza di sangue,
tollerano i borghesi solo perché alcuni sono ricchi e lori
poveri. Si fanno
ancora i matrimoni di interesse, credi che mia sorella ami il suo
futuro sposo?
Non
lo ama affatto, ma è ricco da fare schifo e questo
rimpinguerebbe le finanze
del casato, mia nonna non lo avrebbe permesso, ma lei è
morta e io non ho voce
in capitolo. Quando mi hanno diseredata ho perso i miei diritti, tra
cui quello
di parola, e ho solo doveri nei loro confronti.”
“Mi dispiace, ma sono convinto che uniti ce la faremo. Se ci
rompono troppo le
palle li mandiamo al diavolo e ce ne andiamo.”
Io annuisco contro il suo petto, la chiamata di mia madre mi ha
completamente
rovinato la serata.
Doveva
essere una serata tranquilla con il mio ragazzo e miei amici e si
è trasformata
nel preludio di una tragedia.
Perché
sono stata così stupida da lasciare loro il mio numero di
cellulare?
Due
settimane dopo il tour è finito.
Asia
e Jacky sono ancora insieme e lo stesso vale per Delilah e Ronnie,
quando
tornerò da questo manicomio io e lei ci scambieremo i ruoli.
La
sera prima della partenza organizziamo un mega party e finiamo per
ubriacarci
dopo, quindi la mattina dopo è difficile infilare le cose
giuste – ossia i miei
vestiti più eleganti – in valigia e Mike si trova
nella stessa situazione.
Abbiamo
entrambi un gran mal di testa e nessuna possibilità di
mangiare prima di
prendere il volo che dall’assolata San Diego ci
porterà nella piovosa Londra.
Niente cibo, niente medicine per il mal di testa.
Prendiamo
un taxi e arriviamo giusto in tempo per prendere il nostro volo, il
maggiordomo
dei miei – Miles – dovrebbe aspettarci
dall’altra parte dell’oceano.
Miles
ha sempre mostrato una certa simpatia nei miei confronti quindi forse
non
verremo investiti subito dall’odio della mia famiglia.
Quando
passa il carrello compriamo entrambi del the freddo e un panino,
mangiato
quello possiamo finalmente prendere gli antidolorifici.
Senza
mal di tesa il mondo inizia ad apparirmi in una prospettiva quasi
migliore.
Quasi,
perché nulla mi farà abituare del tutto al fatto
che sto tornando nel posto da
cui ho provato a scappare per tutta la mia vita. Il mio malumore deve
essere
evidente perché Mike mi prende per mano e mi sorride in
maniera incoraggiante,
io ricambio con un vago sorriso.
Il
volo dura troppo poco per i miei gusti, mi sembra di essere appena
salita e
subito annunciano che siamo arrivati a Londra e bisogna allacciare le
cinture.
Lo
faccio e guardo fuori dal finestrino: piove.
Cristo,
che grande sorpresa!
Questa città non poteva accogliermi con una giornata di
sole, giusto per
cambiare ogni tanto.
Atterriamo
e recuperiamo il bagaglio a mano, poi scendiamo dall’aereo e
ci dirigiamo verso
l’aeroporto. Lì recuperiamo anche le nostre
valigie e poi andiamo verso gli
arrivi internazionali.
Chi
avranno mandato?
Qualcuno
alza educatamente la mano e ci indica di avvicinarci, non appena ci
siamo fatti
largo nella folla con i nostri carrelli mi accorgo che è
Miles.
“Miles!
Posso abbracciarti?”
Gli chiedo, felice di vederlo.
“Non
c’è nessuno della sua famiglia, milady, quindi
può farlo.”
Io abbraccio quest’uomo di quasi sessant’anni che
è stato uno dei pochi a
trattarmi affettuosamente.
“Come
stai?
E
come sta tua moglie?”
“Sto benone e anche mia moglie sta bene.
È
andata in pensione l’anno scorso, non appena la sua famiglia
mi concederà le
ferie faremo una crociera.”
“Non darmi del lei, Miles.
Lo
sai che non mi piace.”
“Sì, milady.”
Mi risponde con un sorriso.
“E
questo è il tuo fidanzato?”
“Sì, si chiama Michael.
Michael,
lui è Miles, il maggiordomo di casa mia.”
I
due si stringono la mano, non sembrano ostili.
“Alla
signora non piacerà.”
“A mia madre è mai piaciuto qualcosa che facessi
io?”
Lui mi rivolge un sorriso ironico.
“Dobbiamo
andare ora.”
Miles insiste per spingere il carrello e raggiungiamo la berlina di
famiglia.
Lui ci fa segno di entrare mentre lui carica i bagagli, io e Mike
protestiamo,
ma lui scuote la testa.
Alla
fine entriamo e lo aspettiamo.
Ritorna
dopo pochi minuti e la macchina parte, non appena entriamo in
città rivedo il
Tamigi, il Big Ben, Hyde Park e un sacco di posti che ho tentato di
dimenticare
in questi anni.
Sospiro
triste e chiudo gli occhi, cercando di concentrami sul rumore della
pioggia per
non pensare.
Alla
fine la macchina si ferma in una dimora patrizia con un grande
giardino,
qualcuno scarica le nostre valigie e le porta dentro, Miles ci scorta
verso una
casa che conosco fin troppo bene.
Apre
la porta e ci scorta in salotto. Mia madre è seduta davanti
al camino, indossa
un abito rosa di Chanel, uno di quelli classici e intramontabili,
sempre
eleganti, non ha più i capelli biondi, ma di un morbido
color caramello. Lo
sguardo è rimasto lo stesso: due freddi occhi azzurri che
scannerizzano me e
Mike.
“Buongiorno,
Leah Marie.
Mi
presenteresti il tuo accompagnatore?”
Mi dice con una punta di disprezzo, giusto per far capire che Mike non
le
piace.
“Certo.
Mamma, lui è Michael Christopher Fuentes.
Mike,
lei è mia madre: lady Eleanor Penelope Lancaster.”
Lei gli tende una mano e lui la sfiora con un bacio, mia madre se la
pulisce
subito.
“Ho
fatto preparare una camera per voi, questo non vi dà il
permesso di compiere
atti immorali sotto questo tetto. In camera troverete gli abiti che
indosserete
al matrimonio.”
“Veramente
avrei co…”
Lei mi zittisce con un gesto della mano.
“Li
conosco i tuoi gusti, Leah Marie. Ami vestire come una bambola e
ciò non si
addice a un matrimonio. Vestirete ciò che io ho deciso e che
è conforme alle
regole, almeno causerete meno vergogna alla povera Ariadne.
Alle
cinque verrà servito il the, a cui parteciperanno anche
Ariadne e Jasper.
Alle
sette verrà servita la cena.
I
ritardi non sono ammessi e nemmeno gli abiti da straccioni che
indossate
abitualmente.
Puntualità
ed eleganza, ricordate, puntualità ed eleganza.”
Batte
due volte le mani con eleganza per congedarci.
Una
cameriera spunta dal nulla.
“Prego,
milady, mi segua.”
La ragazza ci conduce alla stanza che occupavo quando vivevo qui, io mi
butto
sul letto dalla trapunta nera, scelta da me ovvio.
“Amorevole
tua madre.
Chi
l’ha educata? Hitler?”
“Ecco
perché non volevo venire, la vedi
com’è?”
Lui annuisce e poi il suo sguardo si posa su due pacchi.
“Cosa
sono quelli?”
“I vestiti, credo.”
Mike apre il suo e si rigira tra le mani uno smoking confezionato da
una nota
sartoria italiana, attaccato a quello c’è un
biglietto che recita che i
cappellini non sono ammessi e che le scarpe – italiane anche
quelle – sono
nell’altra scatola.
Apro
il mio pacchetto e mi trovo davanti un vestito lungo color
dell’oro pallido e
un paio di scarpe a tacco alto. Sembra un abbigliamento da damigelle,
fa’ che
mia sorella non mi abbia fatto davvero questa carognata!
Non
voglio essere la sua damigella!
“Come
mai fai quella faccia?
Ok,
un vestito di quel colore non è qualcosa che avresti preso
tu, ma non è poi
così brutto.”
“Non è questo, Mike. Vestiti come questi li
indossano le damigelle e io non
voglio esserlo.
Ecco
perché non volevo tornare?
Vedi
da cosa sono scappata non appena ho potuto?”
“Capisco e mi dispiace.
Com’è
Ariadne?”
“La copia di mia madre.”
Borbotto cupa, mentre inizio a mettere via la mia roba e Mike fa lo
stesso.
Alle
cinque – dopo una doccia – scendiamo per il the, io
indosso un abito nero dalla
linea semplice a maniche lunghe, Mike una camicia bianca infilata in un
paio di
pantaloni e una giacca.
Mia
madre siede al suo posto accanto a un uomo dai corti capelli brizzolati
che
indossa un paio di pantaloni beige, una camicia e una giacca di tweed.
Dall’altra parte del tavolo c’è una
ragazza dai lunghi capelli castani
– tonalità cioccolato caldo, come
Kate
Middleton – che indossa un vestito azzurro chiarissimo e un
uomo in completo
sartoriale dai capelli biondicci, già stempiati.
Io
mi siedo accanto a mio padre Percival, Mike accanto a Jasper
O’Donnel, ricco
proprietario di una fabbrica di tessuti.
“Ora
che Leah Marie e Michael si sono graziosamente uniti a noi, possiamo
iniziare.
Bertha!”
Una
donna con i capelli neri raccolti in un severo chignon fa il suo
ingresso con
il vassoio del the, Ariadne studia con malcelato disprezzo il mio
ragazzo.
“Almeno
non ha tatuaggi in faccia come l’altro.”
Commenta.
“Immagino
che tu non li abbia scelti per l’aspetto, ma per
altro.”
Rincara, a me iniziano a prudere le mani.
“E
per cosa li avrei scelti?”
La mia voce gronda minaccia da tutte le parti.
“Per
come ti sanno accontentare nei tuoi piaceri carnali e per i
soldi.”
“Carissima Ariadne, mi duole ricordarti che il mio patrimonio
personale è
nettamente superiore a quello di tutti i presenti in questa stanza, non
ho
quindi bisogno di elemosinare soldi, come invece sei obbligata a fare
tu
sposando il caro Jasper.”
Lui fa per parlare.
“Senza
rancore, caro.
In
quanto ai piaceri carnali mi pare di cogliere una leggera punta di
invidia nel
tuo discorso e non posso fare a meno di domandarmi se sia dovuta a una
qualche
mancanza nella tua unione con il caro Jasper.
Sono
ovviamente felice della vostra unione, ma non vi presenzierò
se sarà detta
un’altra cosa negativa sul mio fidanzato.
Bertha,
versa del latte nel mio the e tanto zucchero.”
I
volti di mia sorella e del suo patetico futuro sposo sono una maschera
di
rancore.
“Carissima
Leah Marie.”
Riparte comunque con quella voce leziosa che odio.
“Desidero
vivamente che tu prenda parte al mio matrimonio, vorrei che tu fossi
una delle
mie damigelle.”
“Declino cortesemente l’invito.”
Rispondo asciutta, lei mi scocca un’occhiataccia.
“Ma
ormai non posso più scegliere un’altra
damigella.”
“Sono sicura che potrai farlo, soprattutto perché
io non ho seguito nessuna
delle prove, né intendo farlo.”
“Leah Marie, il cerimoniale impone…”
Inizia
mia madre.
“Il
cerimoniale impone che partecipi, non è specificato che io
debba essere
obbligatoriamente una damigella.”
Adesso sono in due a fumare di rabbia, non c’è da
stupirsi che nessuno parli
durante il the e che la futura copia di sposi levi le tende subito dopo
aver
bevuto l’ultima goccia.
Anche
io e Mike torniamo in camera, lui mi guarda stupito.
“Non
ti ho mai sentito dire così tante cattiverie con
gentilezza.”
“È
un’abilità frutto di anni di allenamento, non ho
intenzione di lasciarti
maltrattare da quelle due.”
“Dubito che tua sorella mi rivolga ancora la parola, le hai
detto che è
un’arrampicatrice sociale e una repressa.”
“Dimentichi
che lei mi ha dato della puttana e dell’arrampicatrice
sociale tra le righe.”
“Giusto, siete mai andate d’accordo?”
Io mi gratto la testa.
“Quando
eravamo molto piccole, ma è durata poco.”
Rimaniamo sdraiati a letto – senza fare nulla
perché sorvegliati a turno dai
domestici – fino all’ora di cena.
“Sempre
così affollato quel corridoio?”
Mi
domanda a bassa voce mentre scendiamo.
“Hai
sentito mia madre? Niente sesso in casa sua.”
Ci sediamo a tavola e come cena mia madre ha fatto preparare delle
escargot e
me le fa servire con un sorriso maligno, lo sa che le odio.
I
miei le mangiano con evidente piacere, mentre io e Mike li guardiamo
affamati.
“Non
ti piacciono, Leah Marie?
Le
ho fatte arrivare da Parigi a posta per te.”
Io vorrei rovesciarle in testa il vassoio pieno di rivoltanti lumache.
Resistiamo
stoicamente fino alla fine della cena, poi visto che il dolce e il
caffè non
sono nel menù ce la filiamo. Ci imbuchiamo al primo Mac e
ordiniamo il menù più
ricco di cibo spazzatura su cui ci buttiamo come disperati.
“Ti
piacciono davvero le lumache?”
Mi chiede Mike, tra un morso e l’altro al suo panico.
“Macché!
Le odio, le ha fatte cucinare per vendicarsi delle stoccate che ho dato
all’ora
del the.”
Finito di mangiare – abbiamo preso due menù
ciascuno – passeggiamo per un po’
lungo il Tamigi, come se fossimo una normale coppietta.
La
tappa successiva è il London Eye, quando ci chiudono nella
nostra cabina lui si
rilassa sul sedile.
“Questo
matrimonio sarà un incubo.”
“Puoi giurarci.”
Sospiro.
“Ma
almeno sono a Londra con te, vieni qui.”
Con cautela mi siedo accanto a lui che mi abbraccia, insieme guardiamo
la città
e i suoi riflessi sul fiume.
Per
la prima volta lo trovo bellissimo
E
trovo ancora più bello il fatto che quando la ruota
raggiunge il suo apice lui
mi baci.
Un
bacio lento, tranquillo, quello di chi si vuole godere un bel momento
con la
persona che ama.
Direi
che compensa lo stress della giornata e poi quelle due arpie si
chiedono perché
lo ami.
Lo
amo perché lui sa cosa fare per farmi stare bene senza
secondi fini.
Tutto
qui.
Facile,
no?