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Autore: Layla    18/01/2016    1 recensioni
Leah è la dottoressa dei Pierce The Veil, ama Mike Fuentes da anni, ma proprio quando lei decide che è arrivato il momento di dichiararsi lui inizia una relazione con Alysha Nett.
Lei scappa e, ascoltando il consiglio dell'amico Jacky Vincent, diventa medico dei Falling In Reverse.
Ma la fuga non risolve nessuno dei suoi problemi e sarà chiaro quando le due band dovranno fare un tour insieme.
Leah dovrà fare i conti con i suoi sentimenti e decidere chi vuole veramente: Ronnie o Mike.
Asia è la merchgirl dei Falling in Reverse, da sempre innamorata di Jacky riesce a vivere con lui una notte di passione che porterà a delle conseguenze. Asia vuole scappare, riuscirà a capire che non è la cosa giusta?
Delilah è la nuova dottoressa dei Pierce The Veil. Stringe amicizia con Ronnie, ma quando le cose si faranno serie vorrà scappare. Riuscirà a non farlo e ad affrontare le sue paure?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Fuentes, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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19)So you can drag me through Hell if it meant I could hold your hand

 
Leah p.o.v.

 
È una serata tranquilla, sono sul pullman dei Pierce The Veil per stare un po’ con Mike.
Sono sicura che Ryan e Derek se la caveranno benissimo da soli e che Jacky si prenderà cura di Asia.
Sono comodamente sdraiata su Mike a guardare la tv quando il mio smartphone inizia a emettere le inquietanti note di “Oh, Fortuna.”e la cosa mi preoccupa perché è la suoneria che ho messo per la mia famiglia.
“Leah, il tuo smartphone sta suonando.”
“Lo so, lo sento.”
“Perché non rispondi allora?”
Mi chiede Vic.
“Perché non ho voglia, ma mi sa che dovrò farlo.”
Accetto la telefonata.
“Leah Marie.”
La voce di mia madre non è cambiata, ha sempre quell’accento elegante che associano alla nobiltà e una certa nota imperiosa.
“Mamma.”
“Ho saputo che hai disatteso due volte ai miei ordini, sei uscita con due rockstar, di cui uno è un avanzo di galera.”
“Sono lieta che tu abbia appreso la lieta novella, significa che forse qualcosa ti importa ancora di me.”
“Non osare quel tono con me, Leah Marie.”
Io sospiro, a ventisette anni non posso ancora usare del sarcasmo con mia madre.
“Perché mi hai chiamata?
Sono sicura che non sia per contestare le mie scelte di vita.”
“Lo sto facendo per il tuo bene, ma tu non lo capisci. Hai comunque ragione, Leah Marie, non ti ho chiamato per questo.
Tua sorella Ariadne si sposa tra due settimane.”
“Falle gli auguri da parte mia.”
“Non essere sciocca. Tu parteciperai a quel matrimonio, non abbiamo potuto mandarti un invito perché fai la vagabonda e non hai un indirizzo fisso.”
“Cosa? Non ci penso neanche!”
“Leah Marie Eulalie, l’etichetta impone che tu partecipi alle nozze di tua sorella e parteciperai a quelle nozze. Portati dietro quell’avanzo di galera o chiunque frequenti, spero solo che non ci faccia sfigurare troppo.”
“Mamma, io non ho intenzione di venire alle nozze di Ariadne per nessuna ragione al mondo.”
“Tu verrai, a costo di venirti a prendere io di persona. Questo è tutto.
Buonasera.”
Mi chiude il telefono in faccia, io butto il telefono dall’altra parte della stanza dalla rabbia.
“Che succede?”
Mi chiede Vic preoccupato, mentre Jaime recupera il mio telefono e anche Sofia e Tony fanno la loro comparsa.
“Mi ha telefonato mia madre, mia sorella si sposa tra due settimane.”
“E allora?”
“E allora, Mike, siamo obbligati ad andare al matrimonio e lei cercherà di farti sfigurare in ogni modo. Ti tratterà di merda, ti farà sentire a disagio e lo stesso farà con me.”
Lui impallidisce.
“Non puoi non andarci?”
“No, l’etichetta impone che la sorella della sposa partecipi alla cerimonia a meno che sia moribonda, rapita o con qualche malattia contagiosa e mortale.
Ho tentato di evitarlo, ma mi ha detto che se non verremo verrà lei a prenderci.”
“Dai, scherzava!”
Dice conciliante Tony.
“Mia madre non scherza mai. Devo cambiare numero di cellulare senza darle quello nuovo, forse sarò salva allora.”
“Fammi capire bene, Leah. Tra due settimane io e te saremo catapultati in un gruppo di nobili che parlano con quell’accento che gli americani tanto vi invidiano?”
“Ah ah.”
“E visto che sono tatuato, con un piercing e sono un batterista e non un cazzo di aristocratico mi tratteranno come se non valessi nulla?”
“Mi dispiace, Mike.
Anche io vorrei evitarlo, visto che mi riserveranno commenti al veleno per come vivo, la mia professione, i miei amici e le mie relazioni. E su di te.”
“Te l’ho già detto che odio tua madre?”
“No, ma mettiti in fila. Io la odio da più tempo di te, ha sempre reso la mia vita un inferno e ha sempre preferito Ariadne a me.”
“Penso di avere bisogno di un po’ di whisky.”
Borbotta Mike, la mano appoggiata sulla fronte.
“Come medico ti appoggio, anzi versane un po’ anche per me.”
“Noi non siamo invitati, vero?”
“No, Vic. Stai tranquillo, la tortura è riservata a un solo fratello Fuentes.
Mike, mi dispiace. Non credevo che avresti dovuto fare i conti con questa parte della mia vita così presto.”
Dico con praticamente le lacrime agli occhi, ho una paura folle che mi molli. L’unica volta che ha parlato con mia madre lei non ha fatto altro che umiliarlo.
Vengo seppellita in un abbraccio di gruppo e poi mi lasciano da sola con lui.
“Non ti mollo, Lancaster.
Non ho intenzione di farlo, a costo di prendere a calci in culo l’intera aristocrazia britannica se ti farà soffrire. Non rinuncio facilmente a ciò che amo.”
“Non sarà bello, Mike.
Tu non li conosci, a loro interessano solo i soldi e la purezza di sangue, tollerano i borghesi solo perché alcuni sono ricchi e lori poveri. Si fanno ancora i matrimoni di interesse, credi che mia sorella ami il suo futuro sposo?
Non lo ama affatto, ma è ricco da fare schifo e questo rimpinguerebbe le finanze del casato, mia nonna non lo avrebbe permesso, ma lei è morta e io non ho voce in capitolo. Quando mi hanno diseredata ho perso i miei diritti, tra cui quello di parola, e ho solo doveri nei loro confronti.”
“Mi dispiace, ma sono convinto che uniti ce la faremo. Se ci rompono troppo le palle li mandiamo al diavolo e ce ne andiamo.”
Io annuisco contro il suo petto, la chiamata di mia madre mi ha completamente rovinato la serata.
Doveva essere una serata tranquilla con il mio ragazzo e miei amici e si è trasformata nel preludio di una tragedia.
Perché sono stata così stupida da lasciare loro il mio numero di cellulare?

 

Due settimane dopo il tour è finito.
Asia e Jacky sono ancora insieme e lo stesso vale per Delilah e Ronnie, quando tornerò da questo manicomio io e lei ci scambieremo i ruoli.
La sera prima della partenza organizziamo un mega party e finiamo per ubriacarci dopo, quindi la mattina dopo è difficile infilare le cose giuste – ossia i miei vestiti più eleganti – in valigia e Mike si trova nella stessa situazione.
Abbiamo entrambi un gran mal di testa e nessuna possibilità di mangiare prima di prendere il volo che dall’assolata San Diego ci porterà nella piovosa Londra. Niente cibo, niente medicine per il mal di testa.
Prendiamo un taxi e arriviamo giusto in tempo per prendere il nostro volo, il maggiordomo dei miei – Miles – dovrebbe aspettarci dall’altra parte dell’oceano.
Miles ha sempre mostrato una certa simpatia nei miei confronti quindi forse non verremo investiti subito dall’odio della mia famiglia.
Quando passa il carrello compriamo entrambi del the freddo e un panino, mangiato quello possiamo finalmente prendere gli antidolorifici.
Senza mal di tesa il mondo inizia ad apparirmi in una prospettiva quasi migliore.
Quasi, perché nulla mi farà abituare del tutto al fatto che sto tornando nel posto da cui ho provato a scappare per tutta la mia vita. Il mio malumore deve essere evidente perché Mike mi prende per mano e mi sorride in maniera incoraggiante, io ricambio con un vago sorriso.
Il volo dura troppo poco per i miei gusti, mi sembra di essere appena salita e subito annunciano che siamo arrivati a Londra e bisogna allacciare le cinture.
Lo faccio e guardo fuori dal finestrino: piove.
Cristo, che grande sorpresa!
Questa città non poteva accogliermi con una giornata di sole, giusto per cambiare ogni tanto.
Atterriamo e recuperiamo il bagaglio a mano, poi scendiamo dall’aereo e ci dirigiamo verso l’aeroporto. Lì recuperiamo anche le nostre valigie e poi andiamo verso gli arrivi internazionali.
Chi avranno mandato?
Qualcuno alza educatamente la mano e ci indica di avvicinarci, non appena ci siamo fatti largo nella folla con i nostri carrelli mi accorgo che è Miles.
“Miles! Posso abbracciarti?”
Gli chiedo, felice di vederlo.
“Non c’è nessuno della sua famiglia, milady, quindi può farlo.”
Io abbraccio quest’uomo di quasi sessant’anni che è stato uno dei pochi a trattarmi affettuosamente.
“Come stai?
E come sta tua moglie?”
“Sto benone e anche mia moglie sta bene.
È andata in pensione l’anno scorso, non appena la sua famiglia mi concederà le ferie faremo una crociera.”
“Non darmi del lei, Miles.
Lo sai che non mi piace.”
“Sì, milady.”
Mi risponde con un sorriso.
“E questo è il tuo fidanzato?”
“Sì, si chiama Michael.
Michael, lui è Miles, il maggiordomo di casa mia.”
I due si stringono la mano, non sembrano ostili.
“Alla signora non piacerà.”
“A mia madre è mai piaciuto qualcosa che facessi io?”
Lui mi rivolge un sorriso ironico.
“Dobbiamo andare ora.”
Miles insiste per spingere il carrello e raggiungiamo la berlina di famiglia. Lui ci fa segno di entrare mentre lui carica i bagagli, io e Mike protestiamo, ma lui scuote la testa.
Alla fine entriamo e lo aspettiamo.
Ritorna dopo pochi minuti e la macchina parte, non appena entriamo in città rivedo il Tamigi, il Big Ben, Hyde Park e un sacco di posti che ho tentato di dimenticare in questi anni.
Sospiro triste e chiudo gli occhi, cercando di concentrami sul rumore della pioggia per non pensare.
Alla fine la macchina si ferma in una dimora patrizia con un grande giardino, qualcuno scarica le nostre valigie e le porta dentro, Miles ci scorta verso una casa che conosco fin troppo bene.
Apre la porta e ci scorta in salotto. Mia madre è seduta davanti al camino, indossa un abito rosa di Chanel, uno di quelli classici e intramontabili, sempre eleganti, non ha più i capelli biondi, ma di un morbido color caramello. Lo sguardo è rimasto lo stesso: due freddi occhi azzurri che scannerizzano me e Mike.
“Buongiorno, Leah Marie.
Mi presenteresti il tuo accompagnatore?”
Mi dice con una punta di disprezzo, giusto per far capire che Mike non le piace.
“Certo. Mamma, lui è Michael Christopher Fuentes.
Mike, lei è mia madre: lady Eleanor Penelope Lancaster.”
Lei gli tende una mano e lui la sfiora con un bacio, mia madre se la pulisce subito.
“Ho fatto preparare una camera per voi, questo non vi dà il permesso di compiere atti immorali sotto questo tetto. In camera troverete gli abiti che indosserete al matrimonio.”
“Veramente avrei co…”
Lei mi zittisce con un gesto della mano.
“Li conosco i tuoi gusti, Leah Marie. Ami vestire come una bambola e ciò non si addice a un matrimonio. Vestirete ciò che io ho deciso e che è conforme alle regole, almeno causerete meno vergogna alla povera Ariadne.
Alle cinque verrà servito il the, a cui parteciperanno anche Ariadne e Jasper.
Alle sette verrà servita la cena.
I ritardi non sono ammessi e nemmeno gli abiti da straccioni che indossate abitualmente.
Puntualità ed eleganza, ricordate, puntualità ed eleganza.”
Batte due volte le mani con eleganza per congedarci.
Una cameriera spunta dal nulla.
“Prego, milady, mi segua.”
La ragazza ci conduce alla stanza che occupavo quando vivevo qui, io mi butto sul letto dalla trapunta nera, scelta da me ovvio.
“Amorevole tua madre.
Chi l’ha educata? Hitler?”
“Ecco perché non volevo venire, la vedi com’è?”
Lui annuisce e poi il suo sguardo si posa su due pacchi.
“Cosa sono quelli?”
“I vestiti, credo.”
Mike apre il suo e si rigira tra le mani uno smoking confezionato da una nota sartoria italiana, attaccato a quello c’è un biglietto che recita che i cappellini non sono ammessi e che le scarpe – italiane anche quelle – sono nell’altra scatola.
Apro il mio pacchetto e mi trovo davanti un vestito lungo color dell’oro pallido e un paio di scarpe a tacco alto. Sembra un abbigliamento da damigelle, fa’ che mia sorella non mi abbia fatto davvero questa carognata!
Non voglio essere la sua damigella!
“Come mai fai quella faccia?
Ok, un vestito di quel colore non è qualcosa che avresti preso tu, ma non è poi così brutto.”
“Non è questo, Mike. Vestiti come questi li indossano le damigelle e io non voglio esserlo.
Ecco perché non volevo tornare?
Vedi da cosa sono scappata non appena ho potuto?”
“Capisco e mi dispiace.
Com’è Ariadne?”
“La copia di mia madre.”
Borbotto cupa, mentre inizio a mettere via la mia roba e Mike fa lo stesso.
Alle cinque – dopo una doccia – scendiamo per il the, io indosso un abito nero dalla linea semplice a maniche lunghe, Mike una camicia bianca infilata in un paio di pantaloni e una giacca.
Mia madre siede al suo posto accanto a un uomo dai corti capelli brizzolati che indossa un paio di pantaloni beige, una camicia e una giacca di tweed. Dall’altra parte del tavolo c’è una ragazza dai lunghi capelli castani  – tonalità cioccolato caldo, come Kate Middleton – che indossa un vestito azzurro chiarissimo e un uomo in completo sartoriale dai capelli biondicci, già stempiati.
Io mi siedo accanto a mio padre Percival, Mike accanto a Jasper O’Donnel, ricco proprietario di una fabbrica di tessuti.
“Ora che Leah Marie e Michael si sono graziosamente uniti a noi, possiamo iniziare.
Bertha!”
Una donna con i capelli neri raccolti in un severo chignon fa il suo ingresso con il vassoio del the, Ariadne studia con malcelato disprezzo il mio ragazzo.
“Almeno non ha tatuaggi in faccia come l’altro.”
Commenta.
“Immagino che tu non li abbia scelti per l’aspetto, ma per altro.”
Rincara, a me iniziano a prudere le mani.
“E per cosa li avrei scelti?”
La mia voce gronda minaccia da tutte le parti.
“Per come ti sanno accontentare nei tuoi piaceri carnali e per i soldi.”
“Carissima Ariadne, mi duole ricordarti che il mio patrimonio personale è nettamente superiore a quello di tutti i presenti in questa stanza, non ho quindi bisogno di elemosinare soldi, come invece sei obbligata a fare tu sposando il caro Jasper.”
Lui fa per parlare.
“Senza rancore, caro.
In quanto ai piaceri carnali mi pare di cogliere una leggera punta di invidia nel tuo discorso e non posso fare a meno di domandarmi se sia dovuta a una qualche mancanza nella tua unione con il caro Jasper.
Sono ovviamente felice della vostra unione, ma non vi presenzierò se sarà detta un’altra cosa negativa sul mio fidanzato.
Bertha, versa del latte nel mio the e tanto zucchero.”
I volti di mia sorella e del suo patetico futuro sposo sono una maschera di rancore.
“Carissima Leah Marie.”
Riparte comunque con quella voce leziosa che odio.
“Desidero vivamente che tu prenda parte al mio matrimonio, vorrei che tu fossi una delle mie damigelle.”
“Declino cortesemente l’invito.”
Rispondo asciutta, lei mi scocca un’occhiataccia.
“Ma ormai non posso più scegliere un’altra damigella.”
“Sono sicura che potrai farlo, soprattutto perché io non ho seguito nessuna delle prove, né intendo farlo.”
“Leah Marie, il cerimoniale impone…”
Inizia mia madre.
“Il cerimoniale impone che partecipi, non è specificato che io debba essere obbligatoriamente una damigella.”
Adesso sono in due a fumare di rabbia, non c’è da stupirsi che nessuno parli durante il the e che la futura copia di sposi levi le tende subito dopo aver bevuto l’ultima goccia.
Anche io e Mike torniamo in camera, lui mi guarda stupito.
“Non ti ho mai sentito dire così tante cattiverie con gentilezza.”
“È un’abilità frutto di anni di allenamento, non ho intenzione di lasciarti maltrattare da quelle due.”
“Dubito che tua sorella mi rivolga ancora la parola, le hai detto che è un’arrampicatrice sociale e una repressa.”
“Dimentichi che lei mi ha dato della puttana e dell’arrampicatrice sociale tra le righe.”
“Giusto, siete mai andate d’accordo?”
Io mi gratto la testa.
“Quando eravamo molto piccole, ma è durata poco.”
Rimaniamo sdraiati a letto – senza fare nulla perché sorvegliati a turno dai domestici – fino all’ora di cena.
“Sempre così affollato quel corridoio?”
Mi domanda a bassa voce mentre scendiamo.
“Hai sentito mia madre? Niente sesso in casa sua.”
Ci sediamo a tavola e come cena mia madre ha fatto preparare delle escargot e me le fa servire con un sorriso maligno, lo sa che le odio.
I miei le mangiano con evidente piacere, mentre io e Mike li guardiamo affamati.
“Non ti piacciono, Leah Marie?
Le ho fatte arrivare da Parigi a posta per te.”
Io vorrei rovesciarle in testa il vassoio pieno di rivoltanti lumache.
Resistiamo stoicamente fino alla fine della cena, poi visto che il dolce e il caffè non sono nel menù ce la filiamo. Ci imbuchiamo al primo Mac e ordiniamo il menù più ricco di cibo spazzatura su cui ci buttiamo come disperati.
“Ti piacciono davvero le lumache?”
Mi chiede Mike, tra un morso e l’altro al suo panico.
“Macché! Le odio, le ha fatte cucinare per vendicarsi delle stoccate che ho dato all’ora del the.”
Finito di mangiare – abbiamo preso due menù ciascuno – passeggiamo per un po’ lungo il Tamigi, come se fossimo una normale coppietta.
La tappa successiva è il London Eye, quando ci chiudono nella nostra cabina lui si rilassa sul sedile.
“Questo matrimonio sarà un incubo.”
“Puoi giurarci.”
Sospiro.
“Ma almeno sono a Londra con te, vieni qui.”
Con cautela mi siedo accanto a lui che mi abbraccia, insieme guardiamo la città e i suoi riflessi sul fiume.
Per la prima volta lo trovo bellissimo
E trovo ancora più bello il fatto che quando la ruota raggiunge il suo apice lui mi baci.
Un bacio lento, tranquillo, quello di chi si vuole godere un bel momento con la persona che ama.
Direi che compensa lo stress della giornata e poi quelle due arpie si chiedono perché lo ami.
Lo amo perché lui sa cosa fare per farmi stare bene senza secondi fini.
Tutto qui.
Facile, no?

 

 

   
 
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