Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Emily Mortensen    19/01/2016    1 recensioni
*ATTENZIONE*: il rating arancione è dovuto ad alcuni capitoli in particolare e non alla storia generica!
Londra, ai giorni nostri
Sara: giovane studentessa universitaria con una carriera promettente e un carattere scoppiettante
Sherlock: portentoso detective privato e genio della deduzione
Due esistenze che non hanno nulla in comune, due vite destinate a non incrociarsi mai: Impossibile convivere insieme, impossibile apprezzarsi a vicenda...o non è così?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Londra, Baker Street 221 b                                                                                Ottobre
POV SARA DI TOMA
Siamo in macchina e, mentre fisso la strada attraverso il vetro che è costellato di gocce di pioggia, mi chiedo se sto facendo una cosa giusta.
In fondo io e John neanche ci conosciamo e, a parte due o tre informazioni basilari, non sappiamo nulla delle nostre reciproche vite. Nonostante tutto io sento che posso fidarmi di lui anche se non so per quale motivo, ne sono consapevole e basta.
Probabilmente la maggior parte della gente che conosco in questo momento mi prenderebbe per le spalle e, scuotendomi con forza, mi urlerebbe nelle orecchie che devo risvegliarmi dal mio innocente mondo di arcobaleni e unicorni e che l’uomo che ho alla mia sinistra potrebbe essere anche uno psicopatico serial killer pronto a rapirmi e uccidermi. Ma non credo che John, con la sua faccia sbarbata fradicia di piaggia e con l’aria smarrita sia il genere di persona che vivrebbe facendo del male alle persone solo per il gusto di vederle soffrire. Perciò ho deciso di ignorare qualunque tipo di obiezioni poste dalla mia ragione e mi sono fidata di un perfetto sconosciuto.
E così mi trovo qui in macchina, guidando sotto un diluvio universale che farebbe arrossire d’invidia Noè e la sua arca, cercando di orientarmi tra le vie del centro di Londra per trovare una via che, fino a 10 minuti fa, non sapevo neanche che esistesse e il cui nome è Baker Street. In più da quando siamo partiti John si è chiuso in un silenzio meditabondo che, col passare dei minuti, mi sta mettendo davvero in imbarazzo.
Decido di farla finita e accendere la radio per ascoltare un po’ di musica per riempire quel vuoto e cercare di distrarre il mio vicino di sedile dai pensieri che gli stanno facendo passare un ombra sul viso che di solito mi pare essere sempre sereno.
La radio parte all'improvviso e le casse sparano le note di una canzone pop a tutto volume, tanto che mi sembra che i miei timpani si polverizzino nelle orecchie. Il piccolo abitacolo della mia MINI sembra una discoteca il sabato sera. Così, mentre John sobbalza sul sedile,  io cerco di abbassare il volume senza distrarmi dalla strada scivolosa.
“MA CHE DIAMINE!? …NON CREDI CHE IL VOLUME SIA UN PO’ ALTO?” mi urla John nelle orecchie per farsi sentire attraverso quel frastuono.
Lo fisso con uno sguardo impotente e gli rispondo:
“SÌ SCUSA! NON SO PERCHÉ! OGNI TANTO LA RADIO IMPAZZISCE E PRENDE DECISIONI DA SOLA!! RIESCI A PREMERE QUEL BOTTONE ALLE TUA DESTRA, PER FAVORE?”
Gli indico il tasto di abbassamento del volume e lui obbedisce, mostrandosi subito sollevato dal cambiamento del suono.
“Ahh! Okay così va molto meglio!” mi dice guardandomi divertito.
Io arrossisco dalla punta dei piedi fino alle orecchie ( che ormai credo che abbiano smesso completamente di funzionare), sono imbarazzatissima e non so cosa dire per scusarmi.
“ottimo possiamo aggiungere anche questa situazione alla mia collezione di figure di merda”
John nota il mio imbarazzo e scoppia a ridere di cuore, cosa che fa sorridere anche me perché noto che, almeno, un obbiettivo sono riuscita a raggiungerlo: John non è più scuro in volto ed è uscito dal suo silenzio.
“dai fa niente! Non te la prendere! Sai in quante situazioni imbarazzanti mi sono trovato ad affrontare da quando vivo qui a Londra!? Ormai diventare sordo a causa di una radio è il minimo che mi può capitare…”
Io rido pensando che la sua sia una battuta fatta per tirarmi su di morale, ma quando vedo che il suo sguardo fissa serio fuori dal finestrino, mi ricompongo immediatamente e gli domando:
“Sei sicuro che sia tutto a posto? Mi sembri un po’ giù…”
Lui sposta lo sguardo dal finestrino a me, fissandomi per un paio di secondi prima di aprire bocca.
“Si…cioè no. Oddio non so da dove partire tant’è complicata questa situazione!”
Aggrotto le sopracciglia e lo fisso dubbiosa, invitandolo semplicemente a partire dall'inizio.
“non è semplice… vedi il problema non sono io ma il mio coinquilino. Ma in verità io e lui non siamo solo coinquilini ma…beh è difficile da spiegare…”
Io realizzo in un secondo e, un po’ scandalizzata dalla scioccante rivelazione sbotto, usando tutta la delicatezza da camionista che possiedo:
“ommioddio! SEI GAY!!”
Lo fisso sbalordita e lui ricambia il mio sguardo.
“oh cielo! NO! Non è QUEL tipo di relazione. No no no! Assolutamente no! Io sono tendente a bel altre sponde, per così dire, non sono affatto attratto dal genere maschile!”
La sua faccia è un miscuglio talmente buffo di indignazione, schifo e l’essere scandalizzato, che non riesco a rimanere seria e gli scoppio a ridere in faccia un’altra volta.
“non c’è nulla da ridere, seriamente! Te l’ho detto ti sbagli! Non stiamo insieme io e lui!”
Mi rimprovera guardandomi di sbieco.
“ahahah ma no! Non è per quello, ma per la tua faccia quando te l’ho detto…va beh lasciamo perdere. Che cosa mi stavi dicendo? Vai avanti!”
Lui apre la bocca per parlare, ma poi il suo sguardo viene attratto da qualcosa all'esterno dalla macchina e i suoi tratti cambiano subito espressione.
“Io…ALT! FERMA! Accosta qui, siamo arrivati!”
Colpita da quell'improvviso cambiamento in lui, obbedisco immediatamente al suo comando e accosto al marciapiede, facendo in tempo a vedere lui che si scaraventa fuori dalla macchina in direzione di una piccola porta, alla quale è appeso l’indirizzo 221 B. 


Rimango un attimo bloccata a fissare la figura di John che corre verso la porta di casa sua senza neanche un ombrello, poi mi riprendo e urlo:
“JOHN! Ma che diamine sta succedendo?”
L’uomo non mi risponde, anzi! Mi ignora del tutto e incomincia a rovistare nelle sue tasche alla ricerca, presumo, delle chiavi della porta; così mi decido a parcheggiare la macchina e a seguirlo fino in casa.
Lo raggiungo affrontando impavidamente la pioggia sferzante e lo seguo mentre, dopo aver aperto la porta, si scaraventa dentro correndo a rotta di collo sulle scale.
Percorriamo una rampa di scale, poi entriamo in un appartamento dall’aspetto a dir poco incredibile.
A prima vista mi sembra di essere appena entrata in una di quelle scatole piene di roba che, dopo essere state scosse e sbattute qua e là per bene, vengono aperte e rovesciate sul pavimento. Infatti mi trovo circondata da fogli, computer, posacenere pieni e un’infinità di altri oggetti che assomigliano troppo a parti organiche di esseri viventi; inoltre l’aria nella stanza è irrespirabile a causa di un denso lezzo di nicotina e tabacco da sigarette.
Mi sale la nausea e d’un tratto credo di non sentirmi tanto bene lì dentro, quando però all’improvviso scorgo, in mezzo a questo universo caotico di paccottiglia, due figure: la prima è la sagoma della persona, ormai quasi famigliare, di John, tuttavia la seconda, dal profilo alto e slanciato, mi risulta sconosciuta ed estranea.
Mi faccio strada a tentoni tra il fumo e il disordine della casa cercando il più possibile di non slogarmi una caviglia o, perlomeno, non rompermi l’osso del collo mettendo i piede nel posto sbagliato, cercando di raggiungere John dall’altra parte della stanza.
“SHERLOCK! MALEDIZIONE A TE DANNATO UOMO! Ma guarda che fumo! Ti pare normale una cosa del genere! Vuoi morire soffocato?”
John inizia a urlare contro la figura alta, che a quanto pare porta l’assai inusuale nome di Sherlock, e inizia a sventolare dei fogli per far diradare la cappa di nebbia in cui siamo.
D’altro canto l’altro pare del tutto indifferente alle proteste di John e ai suoi tentativi di far diradare il fumo nella stanza, anzi! Da quando sono entrata non si è spostato si un solo millimetro dalla poltrona sul quale è seduto. All’improvviso mi ritrovo a chiedermi se per caso non sia sordo, muto e cieco.
Intanto John ha attraversato la stanza, raggiungendo le finestre che danno sulla strada e aprendole, permette ad un po’ di aria pura di entrare e ai miei polmoni di respirare un po’ di ossigeno senza farmi di morire intossicata!
“Ahh grazie a Dio!” sbotto senza riuscire a trattenermi.
D’un tratto l’uomo dal nome di Sherlock alza la testa e mi fissa con uno sguardo glaciale, reso ancora più evidente dai suoi occhi azzurri. Con un brivido inspiegabile che mi percorre la schiena capisco che non è cieco. Subito dopo però lui sposta la sua attenzione sulla sfuriata che John sta facendo e io mi sento più sollevata senza i suoi occhi inquisitori addosso.
“Ma che diamine Sherlock! Voglio delle spiegazioni! Ti ha dato di volta il cervello? Che volevi fare? Bruciare l’intera casa?”
John è fuori di sé e si vede che sta faticando per mantenere il tono della voce normale, senza tornare ad urlare contro il suo coinquilino.
Tuttavia Sherlock, invece di rispondere, si alza di scatto dalla poltrona e, prendendo il cappotto dice con una voce profonda: “ Mi ha contattato Lestrade. Ha detto che ha bisogno per un caso nella zona popolare al sud di Londra. Dobbiamo partire subito.”
John e io fissiamo quell’individuo sbalorditi, senza sapere cosa replicare. Dopodiché il mio compagno di avventura prende in mano la situazione e replica:” Sherlock non so se hai guardato fuori recentemente, ma sta diluviando e io non ho intenzione di uscire fuori a infradiciarmi solo per andare a risolvere un caso a me sconosciuto!”
Nella mia testa iniziano a formarsi numerosa domande che cosa significa che devono risolvere un caso? Di che cosa stanno parlando? Perchè quest'uomo vuole uscire sotto un diluvio per rispondere all'appello di un uomo che l'ha contattato? Ma dove sono finita?
Intanto il signor Sherlock ha ignorato le proteste del suo coinquilino, e sembra non notare che esso è completamente fradicio dalla testa ai piedi (sintomo della pioggia che si sta imperversando fuori dall'appartamento) ed è già sulla porta quando John gli si avvicina e prendendolo per un braccio lo fa voltare in modo da poterlo guardare in faccia.
I due rimangono l'uno di fronte all'altro fronteggiandosi in silenzio per un po': l'uomo alto, magro e a dir poco strambo e l'ordinario medico dalla fronte alta e non di grande statura. Improvvisamente mi assale una sensazione di imbarazzo e mi sento dannatamente fuori luogo in quell'appartamento così disordinato tra due uomini che stanno litigando.
La voce profonda di Sherlock è la prima a rompere il silenzio:” John stare ancora rinchiuso qui dentro a far niente è così noioso! ”
“Non è vero che non stai facendo niente!” ribatte l'altro con voce ancora alterata “ stamattina hai risolto già due casi e ora stavi dilettandoti in quello che sembra il gioco del piccolo pirotecnico rischiando di bruciare l'intero edificio!”
Sherlock fissa John come se fosse un bimbo innocente che non sa di aver detto una cosa senza senso e  gli risponde con assoluta tranquillità: “oh risolvere piccoli casi di quartiere è banale, noioso! Potrebbe farlo chiunque persino te John con la tua mente piccola e limitata!” 
Noto che le sopracciglia di John si sono aggrottate in maniera preoccupante ma che tuttavia non ribatte nulla e rimane in silenzio ad ascoltare il suo interlocutore.
“Comunque ora stavo sviluppando una nuova idea sulle fratture scomposte inferte sui cadaveri per falsificare le prove...”
“ E nel frattempo ha pensato bene di fumarti due o tre pacchetti di sigarette in una stanza a finestre e porte chiuse piena di oggetti infiammabili!” lo interrompe John senza darsi pena di mascherare il suo furore
“Si esatto!” risponde l'altro allegramente “ Sapevo che ci saresti arrivato nonostante tutto”
Sposto lo sguardo su John chiedendomi come faccia a non arrabbiarsi e tirargli un pugno dopo tutti quegli insulti che l'individuo gli ha rivolto
“Sherlock” risponde invece quello “ Le sigarette ti sono vietate, ne avevamo già parlato. Devi smetterla di nascondere pacchetti per poi fumarteli mentre non ci sono! QUESTA STORIA DEVE FINIRE!”
John ha urlato alla fine e il suo amico sembra non essersene accorto e lo continua a fissare con sufficienza
“Smettila di infiammarti John e vediamo di discutere civilmente..”
“ Con te è impossibile” ribatte l'altro fissandolo con aria truce
Io inizio ad avere le formiche ai piedi per le scarpe fradicie e mi sento davvero come un pesce fuori dall'acqua, tanto che mi trovo a domandarmi se non è meglio andarmene e lasciare i due uomini a discutere da soli. Tuttavia Sherlock è piazzato proprio davanti all'unico ingresso, bloccando ogni mia possibilità di uscita.
“Facciamo un patto allora” Controbatte l'alto uomo fissando improvvisamente divertito il suo coinquilino”Io non fumo più e ti do i miei pacchetti di sigarette, tu ora mi accompagni da Lestrade al sud di Londra dove ci sta aspettando”
John rimane per un po' in silenzio e sul suo viso si vede chiaramente la lotta interiore tra orgoglio, razionalità e istinto che lo porterebbero ad essere in  disaccordo con l'altro.
Tuttavia dopo un paio di minuti alza la testa e, fissandolo negli occhi dice risoluto. “voglio tutte e ripeto TUTTE le sigarette qui nella mia mano con la tua promessa che la smetterai di fumare di nascosto rischiando di far saltare in aria la casa”
Sherlock adesso pare più divertito che mai e annuendo inizia a rovistare tra le numerose cianfrusaglie sparse per la casa, tirando fuori dai posti più improbabili dei pacchetti di sigarette strong.
L'operazione procede per qualche minuto, al temine del quale John si ritrova le mani piene di sigarette e Sherlock si riposiziona davanti alla porta attendendo che l'altro lo raggiunga.
John scarica tutti i pacchetti in un sacchetto informando il suo amico con dipendenza da nicotina che le avrebbe buttate durante il tragitto e prendendo una giacca asciutta dall'attaccapanni si cambia in fretta e raggiunge l'uomo.
“E ora illuminami genio del crimine” domanda poi sarcastico “ Come facciamo a raggiungere il sud della città sotto questo nubifragio, dato che i taxi non hanno l'ardire (e a ben ragione!) di circolare con questo tempo?” 
Sherlock inizia a scendere le scale con noncuranza e senza voltarsi risponde all'amico: “ Facile John: Ci accompagna la tua amica con la sua auto."

NOTE DELL'AUTRICE: Ciao a tutti!! ^_^
oggi sono in vacanza da scuola e volevo approfittarne per aggiornare la storiella e aggiungere un altro nuovo, fondamentale personaggio...che ne pensate? l'ho caratterizzato bene o si può fare di meglio? e della trama?
Ah volevo approfittare dell'occasione per ringraziare di cuore Starsshine per la bella recensione e anche  chiara_LN e Javaneh_97 per aver iniziato a seguire la storia!! GRAZIE GRAZIE GRAZIE!! VI MANDO UN ABBRACCIONE!! XD
Alla prossima se vi va! :)
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Emily Mortensen