Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: ValeDowney    19/01/2016    3 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



The Rose of true Love

 
 
 
Capitolo XVI: The Rose of True Love -  Prima Parte

 

Foresta Incantata del passato
 
Per quanto tempo sarebbe ancora rimasta in quella lurida e fredda cella? Era ritornata da lui. Voleva cambiarlo o, almeno, così aveva sperato. Ma quel bacio non era contato nulla. Lui voleva il potere e nient’altro. Si era sentito tradito e, così, l’aveva rinchiusa nuovamente in quella cella, suo primo luogo da quando si era offerta di andare con lui e salvare la sua gente.
“Dovresti ritenerti fortunata” aveva iniziato lui un giorno. “Se non fosse per la mia virtù misericordiosa, saresti già fuori da queste mura a morire dal freddo. Oh, ma è vero: tu sei mia per sempre” e con una risatina le aveva sbattuto nuovamente la porta in faccia. Ma lei aveva accettato quel patto e sarebbe rimasta. Avrebbe combattuto in ciò che credeva. La sua determinazione e la sua bontà l’avrebbero aiutata a fare luce nel cuore di Tremotino. Ma, come le aveva detto lui, era un uomo difficile d’amare e, soprattutto, chi avrebbe mai potuto amare una bestia?
 
Storybrooke del presente
 
Gold tirò via il termometro dalla bocca di Rose. Quest’ultima si trovava in camera sua insieme al padre e a Paige. La bambina, da un paio di giorni, si sentiva strana e, quella mattina, dopo vari richiami da parte del padre, non si era nemmeno alzata da letto. Gold, insospettito che la figlia potesse mentire sulla propria salute per evitare la scuola e un qualsiasi compito in classe, volle constatare personalmente la situazione e così, quella mattina di febbraio, con termometro in mano, si presentò nella camera della figlia.
Gold guardò il termometro. Poi guardò Rose. Il padre fece un piccolo sorriso. Quindi Rose disse: “Non mi piace quel sorrisetto, e ti dico subito che non ho messo il termometro sulla lampada e non ho nemmeno usato nessun tipo di borsa dell’acqua calda.”
“Anche perché eravamo tutti e due presenti, mentre ti provavi la febbre” disse Paige.
“Trentotto e mezzo. Hai la febbre” disse Gold e mise il termometro sul comodino.
“E tu che non mi volevi neanche credere che, praticamente, sono sangue del tuo sangue” disse Rose mentre Gold si alzava, dicendole: “La sola cosa che farai oggi è l’assoluto riposo.”
“Cioè non mi concedi nemmeno di uscire?!” domandò stupita Rose.
“Ti concedo di guardare la televisione. Ma niente videogiochi: quelli fanno male” rispose Gold.
“Stare rinchiusa in casa mi farà male” disse Rose.
“Prendila dal lato positivo. Qualsiasi bambino vorrebbe essere nelle tue condizioni e saltare la scuola. Sfrutta la situazione” disse Paige sorridendo ma, dopo aver visto lo sguardo di disapprovazione di Gold, il sorriso scomparve.
“Papà, ti prego, almeno fammi uscire da questa camera” disse Rose.
“Non ho detto che non potrai uscire dalla tua camera. Ho solo detto che dovrai riposare e niente scuola, almeno finché non ti sarà passata del tutto la febbre. E ciò sottintende che mangerai anche della buona zuppa calda” spiegò Gold andando verso la porta.
“Sei serio?!” chiese stupita Rose.
“Mai stato più serio di così” rispose sorridendo Gold e uscì. Rose incrociò le braccia.
“Dai, Rose, non te la prendere. Ti prometto che ti porterò tutti i compiti” disse Paige. Dopo tutto ciò che era successo, Gold aveva deciso di spostare Rose nella classe di Paige e Henry. Aveva minacciato entrambe le sorelle Tremaine e la loro madre che se, mai avessero ancora alzato un dito sulla sua bambina, le avrebbe fatte lavorare nelle stalle e cacciate dalla loro casa. E le minacce di Gold andavano sempre fino in fondo.
“E’ brutto essere ammalati proprio il giorno di San Valentino” disse Rose.
“Aspettavi il fidanzato segreto?” chiese Paige.
“Non scherzare. E, poi, queste sono robe da grandi. È che speravo di trovare anche quest’anno una rosa rossa sul mio banco” disse Rose. Ma dopo aver visto lo sguardo curioso dell’amica, continuò: “Ogni anno, per San Valentino, trovo sempre una rosa rossa sul mio banco.  E un biglietto, con scritto “ Per la  Rosa del Vero Amore.
“E non sai di chi sia?” domandò Paige.
“Nessun nome. So solo che il messaggio è uguale tutti gli anni e che Rosa è scritto con la lettera maiuscola. Quindi penso si riferisca a me e non al fiore” rispose Rose.
“Non saprei, Rose. E se è qualcuno che ti prende in giro? Qualcuno che ti vuole solamente illudere? Io ci andrei piano e direi tutto a tuo padre” disse Paige.
“Scherzi?! Non posso dire tutto a mio padre! Se scopre che c’è qualcuno che ogni anno, per San Valentino, mi lascia una rosa rossa sul banco, andrà alla sua ricerca e lo ammazzerà. È meglio lasciare mio padre, per il momento, da una parte. Poi se la faccenda dovesse diventare più ardua del previsto, allora gli chiederò un parere” spiegò Rose. Ci fu silenzio. Ma poi Rose aggiunse: “Ehi, forse ci sono: potrai indagare tu su questa cosa.”
“Io cosa devo indagare cosa su chi?!” domandò stupita Paige.
“Devi scoprire chi mi manda quelle rose. Se non è della nostra classe, cerca nelle altre. Cerca per tutta la scuola. Ma almeno non farmi stare qua ad annoiarmi. E magari fatti aiutare anche da Henry” rispose Rose.
“Non credo sia ciò che voglia tuo padre” disse Paige.
“Cos’è che non vorrei io?” chiese Gold entrando nella camera e tenendo in mano un vassoio con sopra una ciotola e un barattolo. Al suo fianco c'era Excalibur, che saltò sul letto.
“Rose vorrebbe uscire dalla camera per… ehmm… andare in salotto e… ehm… giocare ai videogiochi” rispose Paige, sperando che Gold non avesse ascoltato la loro conversazione. Fortunatamente Gold disse: “Rose, te l’ho detto anche prima: niente videogiochi. Fanno male.”
“Allora perché mi hai comprato la Playstation 3 e la Wii se dici che fanno male? Avresti potuto risparmiare i soldi per altro” domandò Rose.
“Perché li aveva comprati Regina a suo figlio e pensavo che quelle strane scatole avrebbero potuto far felici anche te” rispose Gold.
“Grazie, mi hanno fatto felice. Ma non dovevi far a gara con il Sindaco solo per vedere chi era il migliore genitore in circolazione” disse Rose.
“Non stavo facendo a gara per la carica di genitore migliore. Volevo solo renderti felice. Come ho sempre fatto anche dopo” spiegò Gold.
“Papà, tu mi fai sempre felice. Non c’è bisogno che mi regali i videogiochi. Anche se… i miei sono migliori rispetto a quelli di Henry. Ma che rimanga tra noi: non voglio che il Sindaco lo senta e se ne abbia a male” disse Rose. Gold fece un piccolo sorriso per poi dire: “Apprezzo questo tuo complimento. Ma apprezzerei di più se ora mangiassi questa zuppa calda che ho preparato per te” e mise il vassoio sulle ginocchia.
“E questo barattolo cosa contiene?” chiese Rose.
“La tua medicina. Dove, comunque, sa già tutto” rispose Gold.
“Che cosa c'entra lui?” domandò Rose.
“E’ o non è la nostra guardia del corpo? Quindi fa solamente il suo mestiere” rispose Gold.
“Ovvero tenerti d’occhio” disse Paige. Rose le lanciò un’occhiataccia. Riguardò il padre quando questi disse: “Dove dovrà venire un attimo con me per svolgere un piccolo lavoretto. Poi ritornerà qua e si prenderà cura di te finché non ritornerò dal negozio. Nel frattempo, finisci la tua zuppa. Stai a letto e riposati” e la  baciò sulla testa. Rose non disse nulla. Excalibur si avvicinò alla ciotola sul vassoio, annusandone il contenuto. Ma si allontanò subito quando Gold la richiamò: “Excalibur! Quella zuppa non è per te. Giraci alla larga. E poi ho già riempito la tua ciotola giù in cucina.”
La volpe emise un versetto di disapprovazione: odiava gli avanzi. Da quando l’avevano portata dal veterinario per la visita annuale, scoprendo che era in sovrappeso – almeno riguardo le dimensioni di una qualsiasi volpe – Gold aveva deciso di metterla a dieta e ciò significava dover rinunciare a quelle succulente bistecche. Forse anche quella zuppa calda era addirittura più buona degli avanzi.
Gold si voltò verso Paige dicendole: “Andiamo, Signorina Grace, o faremo tardi a scuola” e uscì.
“Non ti preoccupare. Ti prenderò tutti i compiti” disse Paige.
“Sprizzo gioia dappertutto” disse sarcasticamente Rose. Poi aggiunse: “Tu e Henry vedete di indagare su quella cosa.”
“Vedremo di fare il possibile” disse Paige e uscì anche lei. Rose sbuffò.
Poco dopo, Rose e Excalibur guardavano la zuppa calda in mezzo a loro. Di tanto in tanto, la volpe si leccava i baffi ma, ricordandosi delle parole del padrone dette poco prima, fu restia a mangiarla. Fu Rose a rompere quel silenzio: “Ok, facciamo un patto: se mangi questa zuppa io ti mostro un barattolo pieno di biscotti che papà tiene nascosto in una credenza.”
Excalibur si leccò subito i baffi. Poi però scosse negativamente la testa. Non avrebbe mai disubbidito al suo padrone. Rose sbuffò. Quindi prese il telecomando e, accendendo la televisione, disse: “Va bene. Allora, intanto che decidi, mi guarderò i cartoni animati” e guardò la volpe che scosse nuovamente la testa.
“Papà mi ha proibito solamente di giocare ai videogiochi e non di guardare la televisione” aggiunse. Ma quando la televisione si accese, non c’era ciò che cercava.
“Un sacco di canali e neanche uno che trasmetta i cartoni animati. Ovvio: neanche un bambino a casa ma tutti a scuola. Dovrebbero pensare a quelli che come me sono stati così sfortunati da essersi presi l’influenza. Ma perché papà non ha preso un’antenna parabolica per beccare più canali? Ah sì, perché Storybrooke è isolata dal resto dal mondo” disse Rose e spense la televisione. Si guardò intorno cercando qualcosa per ingannare il tempo. Il suo sguardo si posò sul libro “Once Upon A Time”. Lo prese per poi dire: “Forse potrei continuare a leggere la storia dove Henry mi aveva messo il segno. Anche perché dovrei darglielo indietro. È mesi che ce l’ho” e, dopo averlo aperto, fermandosi sulla storia de La Bella e La Bestia, continuò a leggerlo: “Belle rimase per giorni in quella cella. L’unica illuminazione disponibile era la poca luce che filtrava da quella piccola finestra. Tremotino le faceva portare da mangiare costantemente. Di certo non voleva che la sua serva morisse di fame. Aveva bisogno di qualcuno in forma che gli pulisse l’intero castello. La ragazza si sentiva sola. Le mancava suo padre. Il suo regno. Ma non si sarebbe neanche immaginata che le cose, di lì a poco, sarebbero cambiate, soprattutto con l’inizio di una nuova amicizia
 
Foresta Incantata del passato
 
Belle se ne stava seduta su quel freddo pavimento nella sua piccola cella dei sotterranei del Castello Oscuro. Ormai ci aveva fatto l’abitudine. Era da giorni che si trovava lì. Tremotino l’aveva definita la sua nuova camera. Accanto a sé, aveva un piattino con dentro qualche cosa che non si poteva di certo definire cibo. Era fortunata che almeno lì non ci fossero i topi. Pensava a suo padre. A quanto si sentisse solo nel loro castello ad Avonlea. Ma lei aveva giurato eterna servitù al Signore Oscuro affinché con la sua potente magia potesse mettere per sempre fine alla guerra degli orchi. Così, infatti, era stato. E lei sarebbe andata fino in fondo alla sua promessa.
Era così assorta nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno che qualcuno entrò dalla piccola porticina presente nella porta. La ragazza abbassò lo sguardo non appena sentì dei versetti e si ritrovò il cucciolo di volpe del Signore Oscuro con in bocca una mela rossa. Excalibur mise la mela a terra e, con un leggero colpo del muso, la fece rotolare accanto a Belle. Quest’ultima prese in mano il frutto e, osservando la volpe, disse: “Non credevo che il tuo padrone si abbassasse a così poco: se voleva avvelenarmi poteva benissimo usare altro.”
Excalibur spostò lateralmente lo sguardo. Belle quindi aggiunse: “Ma, forse, questa mela non viene neanche da lui, non è così?” Il cucciolo emise come una specie di piccolo guaito. La ragazza diede un morso alla mela. Era squisita. Diede altri morsi, assaporandone pienamente il gusto. Era da un po’ che non mangiava così bene. Riabbassò lo sguardo quando sentì dei movimenti e, infatti, vide il cucciolo di volpe che si era seduto sulle sue ginocchia e la stava guardando. Avvicinò la mela al cucciolo chiedendole: “Ne vuoi un po’?”
La risposta la ebbe subito: Excalibur diede dei piccoli morsi al frutto, gustandoselo. Belle sorrise e, mentre il cucciolo mangiava, l’accarezzò delicatamente sulla testa per poi dire: “ Sei proprio una tenera volpe. Ancora mi chiedo come tu faccia a vivere con il Signore Oscuro. Ma ho visto come ti tratta: come se fossi sua figlia. Un suo tesoro da custodire. È da mesi che sono in questo castello, eppure so che non l’ho ancora conosciuto del tutto. Cerca di nascondere i suoi sentimenti, ma penso che in cuor suo forse prova qualcosa per me. Quel bacio aveva quasi funzionato. Ma lui non ha voluto cedere al suo potere. Ma sono fiduciosa che le cose andranno bene, soprattutto ora che ho una nuova amica.” Excalibur la guardò e scodinzolò.
In quel momento, la porta si aprì magicamente. Entrambe voltarono lo sguardo per vedere Tremotino entrare. Il Signore Oscuro si fermò sulla soglia e unì i polpastrelli delle mani, accennando un sorrisetto non appena vide chi altri c’era nella cella. Quindi disse: “Bene, vedo che hai finalmente un po’ di compagnia. Peccato che non possiate parlare del più e del meno, ma almeno vedo che hai riacquistato il tuo appetito. Sembra proprio che sia merito del mio cucciolo e per questo voglio premiarti. Su, in piedi” Belle si alzò e stette lì, ferma davanti a lui senza dire nulla. Quindi Tremotino aggiunse: “Be', che cosa stai aspettando?! Che ti dia un regalo? Non certamente dopo ciò che hai cercato di farmi.”
“Ma lei ha appena detto…” iniziò col dire Belle. Ma il Signore Oscuro la bloccò: “So perfettamente ciò che ho detto. Semplicemente riprenderai con le tue mansioni di sempre. Spero che te le ricorderai tutte.”
“Certo” disse Belle.
“Il castello deve risplendere e la mia volpe deve essere nutrita e lavata” disse sorridendo Tremotino ed Excalibur drizzò le orecchie. Odiava fare il bagno. Lei e l’acqua non andavano molto d’accordo.
“E ora va’, prima che cambi nuovamente idea” aggiunse e Belle, passandogli accanto, uscì. Excalibur si affiancò al padrone che, abbassando lo sguardo, disse: “Noto con piacere che la mela è stata di suo gradimento. Ben fatto, mia fedele amica.” Excalibur spostò lateralmente lo sguardo. Tremotino la guardò in silenzio, finché il cucciolo non emise dei versetti. Quindi aggiunse: “E va bene, lo ammetto: tu hai fatto solo da tramite per la mela che ti ho detto di portarle. Ma che non si sappia in giro. Deve rimanere tra noi. Ho una reputazione da mantenere. E ora vieni: hai un compito da rispettare” e, mentre si allontanava dalla cella, seguito dalla volpe, la porta si chiuse dietro di loro. Ma qual era il compito che Excalibur doveva eseguire per conto del suo padrone? Semplicemente tenere d’occhio Belle e fare in modo che non andasse a curiosare in alcuni posti.
“Continuerai a servirmi i pasti; a pulire il castello; a spolverare la collezione e lavare le mie vesti. Porterai la paglia fresca mentre lavoro all’arcolaio e inoltre sfamerai Excalibur mentre lei si occuperà di te” spiegò Tremotino mentre entrava, con volpe appresso, nel grande salone dove Belle stava pulendo, con uno spolverino, uno scaffale.
La ragazza lo guardò per poi dire: “Queste cose me le avete già dette il primo giorno che sono arrivata.”
“Sì, lo so, ma rinfrescarti la memoria di tanto in tanto non fa mai male. E poi, non hai prestato attenzione all’ultima cosa che ho cambiato sul momento” disse Tremotino.
“Ho capito perfettamente che devo sfamare la sua volpe” disse Belle.
“Esatto: sfamarla. Ma sarà Excalibur a occuparsi di te” disse Tremotino. Belle fece cadere lo spolverino. Mentre si abbassava per raccoglierlo, guardò il Signore Oscuro che le sorrideva maliziosamente e la volpe che aveva spostato lateralmente lo sguardo. Si rialzò e titubante disse: “Io… io… ecco… ecco…”
“Oh per favore, fa’ almeno una frase di senso compiuto. So benissimo che hai capito ciò che ho detto. Ma guardala dal lato positivo: con Excalibur sempre al tuo fianco, non perderai tempo tra i tuoi libri e a ficcanasare in giro. Così almeno, finalmente, farai meglio le faccende assegnate” disse Tremotino e si andò a sedere dietro all’arcolaio.
“Io non riesco a capire” disse Belle guardandolo.
“Cosa ci sarebbe da capire? Sono solo delle comuni faccende. Persino un bambino le capirebbe” disse Tremotino guardandola a sua volta per poi ridere. La ragazza non disse nulla. Il Signore Oscuro aggiunse: “Non stare lì a non fare nulla. Esci di qua e va’ a pulire il resto del castello” e, voltandosi, iniziò a filare. Belle lo guardò malamente. Poi si voltò. Stava per uscire dal salone, quando Tremotino disse: “Ah, e se dovessi entrare in posti non adatti, io lo saprò.”
La ragazza non disse nulla e uscì, seguita da Excalibur mentre Tremotino sorrise maliziosamente.
Ore dopo, Belle aveva già pulito gran parte del castello. Ora era arrivata al piano superiore. Excalibur se ne stava sempre al suo fianco ma, durante tutto questo tempo, si era messa a giocare con una pallina che aveva trovato in giro per il castello, persa qualche tempo e gioco fa. La ragazza stava pulendo un antico vaso posto su un tavolino quando il suo sguardo si posò sull’enorme porta lì accanto. Guardò le maniglie dorate rappresentate da due teste mostruose di creature non ben definite. Depositò lo spolverino sul tavolo e allungò una mano verso le maniglie. Ma poi la ritrasse subito. Non voleva disubbidire a Tremotino. Lui le aveva proibito di andare a ficcanasare in posti proibiti e, se quella stanza era chiusa, voleva dire che era anche proibita. Ma la curiosità era tanta e poi, dopotutto, una sbirciatina non avrebbe cambiato le cose. Aprì di poco una delle porte e guardò dentro. Ma l’oscurità presente non permise alla ragazza di osservare più del dovuto. Belle si spostò leggermente quando qualcosa le rotolò accanto per poi essere seguita da Excalibur, che entrò nella stanza. Il Signore Oscuro le aveva affidato la sua volpe e ciò sottintendeva che non doveva mai perderla d’occhio e farla finire nei guai. Anche se era proprio Excalibur a finire consapevolmente nei guai. Quindi fece un lungo respiro ed entrò nella stanza.
C’era silenzio e sarebbe stata completamente buia se non fosse per la luce della luna che proveniva dalla finestra. Belle si addentrò tra specchi coperti, mobili a terra e rotti e un sacco di altra roba. Chiamò la volpe, sperando che potesse uscire allo scoperto nel più breve tempo prima che Tremotino la scoprisse: “Excalibur. Excalibur, vieni fuori. Questo non è un posto dove giocare.” Sentì dei versetti. Li seguì e, abbassandosi, vide il cucciolo sotto a un tavolo.
“Ecco dove eri finita. Su, vieni fuori, prima che arrivi il tuo padrone e ci scopra qua. Sai che è un tipo dalla poca pazienza. Ormai dovresti conoscerlo meglio di me” disse Belle. La volpe spostò lateralmente lo sguardo e, appena la ragazza allungò una mano verso di lei, scappò dalla sua presa, correndo- la pallina in bocca – da un’altra parte della stanza.
“Che piccola peste” borbottò Belle ma, appena si alzò, batté la testa contro la tavola. Mentre se la massaggiava, guardò gli oggetti e notò- tra alcune ampolle piene di strani liquidi – anche un ritratto di un bambino e uno scialle. Lo prese delicatamente in mano. Lo strofinò contro una guancia. Era morbidissimo. Quindi un’ombra la oscurò. Si voltò e sobbalzò di paura quando vide che si trattava di Tremotino e il suo sguardo non era di certo compiaciuto.
“Che cosa sei venuta fare qua?!” replicò Tremotino.
“Io… mi dispiace” disse Belle. Il Signore Oscuro adocchiò lo scialle che la ragazza stava tenendo in mano. Quindi replicò: “Mettilo subito giù! Non è tuo!”
Senza obiettare, la ragazza depositò lo scialle sulla tavola. Tremotino avanzò verso di lei per poi domandarle: “Quando ti avevo detto che ti era proibito venire a ficcanasare in posti proibiti, cosa non ti è stato chiaro in questo ordine?!”
“Io non volevo. Mi dispiace. È che ho seguito la vostra volpe e volevo riprenderla” rispose Belle indietreggiando.
“Ora non tirare in ballo il mio cucciolo solo per discolparti! Lo so cosa volevi fare: volevi scoprire le mie debolezze così poi da andarle a spifferare alla regina! Da quando mi hai dato quel bacio, sei sempre stata in combutta con lei, cospirando alle mie spalle! Lei vuole che rinunci al mio grande potere e tu hai fatto da tramite! Avevo riposto la mia fiducia in te! Ti ho dato un tetto sopra alla testa! Ho salvato il tuo popolo dagli orchi! Ed è così che mi ripaghi?! Voltandomi le spalle?!” replicò furente Tremotino alzando la voce e continuando ad avanzare.
“La prego. La smetta. Io non volevo fare niente di male!” disse Belle andando a sbattere con la schiena contro un vecchio armadio.
“Tu non conosci il tormento che mi perseguita! Tu non conosci niente di me! Vattene via di qua e non tornare mai più!” replicò Tremotino e, nella sua mano destra, si formò una palla di fuoco. Per la paura, Belle corse via mentre la palla di fuoco colpì il vecchio armadio, distruggendolo in mille pezzi.
La ragazza corse fuori dalla stanza mentre in essa riecheggiavano le urla del Signore Oscuro: “Nessuno mi amerà mai! Mai!” e dopo aver distrutto altre cose, mise le mani sul tavolo, proprio accanto al ritratto di quel bambino. Si portò una mano sul viso. Poi però abbassò lo sguardo quando sentì dei versetti e vide Excalibur spuntare da dietro una vecchia poltrona per poi sedersi di fronte a lui e con la pallina accanto.
Belle prese il suo mantello e, correndo velocemente giù dalle scale, aprì il portone e uscì, avventurandosi nel gelido e in mezzo alla neve. Continuò a correre e, ormai, il castello oscuro era alle sue spalle. Corse a perdifiato. Voleva ritornare ad Avonlea. A casa sua. Tra le braccia di suo padre. Da chi conosceva e lontana da quella bestia. Ma non si accorse che si era addentrata nella Foresta Nera. La vegetazione si faceva sempre più fitta e, mentre correva, diversi occhi gialli avevano incominciato a fissarla. Belle si fermò per riprendere fiato. Ma voltò lo sguardo quando sentì ringhiare e, tra gli alberi, comparvero quattro grossi lupi. Belle li vide e riprese a correre con tutto il fiato che aveva, mentre i lupi la inseguivano.
La ragazza continuava a correre tra l’abbondante coltre di neve, il che rendeva le cose molto più complicate. I lupi la inseguivano. Belle correva senza voltare lo sguardo. Sperava che i suoi inseguitori ben presto si sarebbero stancati di cacciarla ma, purtroppo, non era così. Con quell’inverno così gelido, ogni genere di animale cacciatore aveva fame, soprattutto i lupi.
All’improvviso, Belle inciampò in una piccola radice sporgente, cadendo a terra. Provò a rialzarsi, ma si accorse di essersi slogata la caviglia. Alzò lo sguardo, quando sentì ringhiare: i lupi l’avevano raggiunta e, ora, stavano intorno a lei. I loro respiri a bocca aperta si condensavano in nuvolette di fumo. Il capo branco balzò, pronto ad attaccarla. Belle si protesse con un braccio, ma quell’attacco non arrivò mai. Al contrario sentì come un gemito. Ma non un gemito animale. Bensì… umano. Si tolse il braccio da davanti il viso e vide, davanti a lei, una figura. Tremotino se ne stava tra lei e i lupi, con le fauci del capo branco affondante nel suo braccio destro. Il Signore Oscuro guardò minacciosamente il lupo che lo aveva attaccato, quindi, con uno strattone, lo scaraventò contro un albero. Poi formò delle palle di fuoco in entrambe le mani, mandandole contro gli altri lupi, che scapparono via impauriti. Ci fu silenzio. Si sentiva solamente il rumore del vento tra i rami spogli degli alberi.
Belle stava per dire qualcosa, ma si trattenne non appena Tremotino si voltò verso di lei con sguardo furente. Quindi disse: “Mi hai disubbidito! Ti avevo ordinato di rimanere tra le mura del castello! Invece sei scappata!”
“Sono scappata perché voi mi avete spaventata!” replicò Belle. Lo sguardo di Tremotino sembrò addolcirsi. Quindi disse: “Avresti potuto farti male. Qua vivono creature ben più spaventose di me.”
“Voi non siete spaventoso. A volte tendete a perdere la pazienza, ma non fate paura” disse Belle e provò a rialzarsi, ma ricadde subito a terra. Tremotino si inginocchiò e le chiese: “Che cosa c’è?”
“E’ la mia caviglia. Me la sono slogata dopo che sono inciampicata in una piccola radice sporgente” rispose Belle. Con un solo cenno della mano, Tremotino guarì la caviglia della ragazza. Belle lo guardò sorridendogli. Ma il suo sorriso lasciò posto alla preoccupazione non appena vide la profonda ferita sul braccio destro del Signore Oscuro e il sangue che gli macchiava la manica del vestito e che scendeva fino a sporcare la neve di rosso.
“Voi siete ferito. Lasci che vi curi” disse Belle.
“Lascia stare. Farò in un attimo con la magia” disse Tremotino. Stava per passare la mano sopra la ferita, quando Belle gliela prese. I loro sguardi si incrociarono e Belle disse: “No. Voglio sdebitarmi.”
“Credo che tu lo abbia già fatto non appena hai accettato di servirmi per sempre” disse Tremotino.
“Non alludevo a quello. Ma a ora, che mi avete salvato la vita” disse Belle. Tremotino la guardò. Poi si guardò intorno e, quando in lontananza si sentirono gli ululati dei lupi, riguardò la ragazza e disse: “Allora è meglio ritornare al castello” e, con un cenno della mano, i due vennero avvolti in una nuvola viola, che li fece scomparire dalla foresta.
Poco dopo si ritrovarono nel salottino e Tremotino se ne stava seduto su una poltrona davanti al caminetto con il fuoco acceso. Excalibur era nella sua cesta lì accanto, intenta a bere del tè freddo. Mentre Dove, su richiesta di Belle, aveva appena portato una ciotola, un panno e dell’acqua calda, per poi ritirarsi con il compito affidatogli, ovvero girare per il castello e assicurarsi che non entrasse nessuno. Anche se non aveva mai capito se fosse un vero compito – considerando che Tremotino poteva sapere già lui stesso se entrava qualcuno – o solo un pretesto per il Signore Oscuro di tenerlo lontano da sé.
Belle bagnò il panno nell’acqua calda e poi, inginocchiata, si avvicinò a Tremotino. Lui la guardò per poi dire: “Non ce ne è bisogno.”
“Si infetterà se non verrà curata” gli disse lei.
“Come te lo devo far capire? Io non ho bisogno di….”  disse Tremotino. Ma non fece in tempo a finire la frase che sussultò dal dolore non appena Belle mise il panno bollente sulla ferita. Tremotino allontanò subito il braccio.
“Stia fermo. Sentirà solo un po’ bruciare” disse Belle.
“Una magia e non sentirò nulla. Proprio come avrei dovuto fare anche prima” disse Tremotino.
“Invece non lo avete fatto. Come mai?” domandò Belle. Tremotino la fissò. Non sapeva cosa rispondere. Persino Excalibur smise, per un attimo, di bere il suo tè freddo e l’osservò. Ma poi il Signore Oscuro guardò davanti a sé e rispose: “Perché me lo avevate chiesto voi.”
Belle fece un piccolo sorriso ed Excalibur emise dei versetti. La ragazza rimise delicatamente il panno bagnato sulla ferita e, stavolta, Tremotino si limitò solamente a guardarla, senza ritrarre il braccio. Vi fu silenzio. Si sentiva lo scoppiettare del fuoco. Poi però Belle disse: “Comunque, volevo ringraziarla per avermi salvato la vita.”
“Era un mio dovere, se no mi sarei ritrovato senza qualcuno che mi pulisse il castello” disse Tremotino. Belle sorrise: era ovvio che il Signore Oscuro stava mascherando la realtà. Il vero motivo del perché l’avesse salvata. Perché teneva a lei. Ma lui lo avrebbe mai ammesso?
 




Note dell'autrice: Buona sera miei cari Oncers con questa prima parte del nuovo capitolo che, come avrete capito (se siete arrivati fin qua) è su Skin Deep. Ma una mia versione di Skin Deep (anche se so che non sarà mai all'altezza del nostro amatissimo episodio)
Prima di tutto, però, vorrei fare un grossissimo e lungo minuto di silenzio. Perchè la settimana scorsa, non solo David Bowie ci ha lasciato, ma anche - inaspettatamente- quel grande attore di Alan Rickman. Lo adoravo. Lo adorerò sempre. Era (ed è) uno dei miei attori preferiti e l'ho conosciuto non per il suo famosissimo ruolo del professor Severus Piton, ma in quello del Colonello Brandon in Ragione e Sentimento. Riposa in pace grande Alan. La sù hanno trovato un altro angelo :(

Ritorniamo al capitolo. Come avrete notato ho aggiunto una scena presente nel cartone animato ma non nella serie. Mi è sembrato dovuto metterla per far rimanere Belle (se no Rose come nasce?). Inoltre qua da me Rumple non ha ancora detto nulla di Bae a Belle ed ecco perchè si arrabbia quando lei scopre gli oggetti del figlio. E a Storybrooke del presente chi sarà mai chi lascia per ogni san valentino, una singola rosa rossa sul banco di Rose? Se Gold lo scoprisse.....

Passiamo ai ringraziamenti. Ringrazio tutti/e coloro che recensiscono, che leggono o anche solo che riescono ad arrivare fin qua in fondo senza annoiarsi. Inoltre ringrazio anche la mia amica Lucia per aver creato la nuovissima copertina. Con ciò vi aspetto alla seconda parte. Buona serata, dearies

 
 
 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: ValeDowney